Eterno Auriga - Maggio 2021

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Bhagavatha Vahini

Capitolo 4 IL RITO SACRIFICALE

L

A CERIMONIA DI ASSEGNAZIONE del Nome (Namakaranam) al Principe diede grande gioia ai sudditi dello Stato, ai residenti del palazzo e ai membri della famiglia reale, ma Yudhishthira, il maggiore dei fratelli Pandava, pensava che si dovesse fare qualcosa di più perché non era completamente soddisfatto della gioiosa cerimonia appena svoltasi. La sera stessa convocò in assemblea tutti gli anziani, i dotti, i Pandit, i vassalli e i capi della comunità. Pregò poi il Signore Krishna di presiedere l’assemblea per conferire così gioia a tutti. Vi parteciparono anche i saggi Vyasa e Kripa. Entrando nella sala, Yudhishthira rimase immobile in silenzio per alcuni secondi prima di prostrarsi ai piedi del Signore Krishna e del Saggio Vyasa. Quindi, rivolgendosi ai governatori, ai dotti e ai capi, disse: “Sono riuscito a sconfiggere i nemici grazie al vostro aiuto, alla vostra collaborazione e al vostro incoraggiamento, oltre che alle benedizioni del Signore, che è qui presente, e dei saggi e santi che Lo hanno collocato nel loro cuore. Per mezzo di questa vittoria abbiamo riconquistato il regno che avevamo perduto. Inoltre, attraverso tali benedizioni, la luce della speranza che la nostra dinastia possa continuare si è riaccesa nei nostri cuori. La dinastia dei Pandava continuerà con il principe a cui oggi il Signore ha dato il nome di Parikshit. Sebbene tutto ciò mi dia immensa gioia, devo dirvi che sono sopraffatto dal dolore se osservo la scena da un’altra prospettiva. Uccidendo parenti e amici ho commesso innumerevoli peccati e sento di dover espiare

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questa colpa, altrimenti non potrà esserci felicità per me, per la mia dinastia e per il mio popolo. Pertanto, desidero cogliere questa opportunità per chiedervi consiglio su tale questione. Molti di voi hanno conosciuto la Realtà e conseguito la conoscenza dell’Assoluto (Brahma Jnana); anche il grande Saggio Vyasa è qui presente. Gradirei quindi che mi suggeriste un rito di espiazione, attraverso il quale io possa liberarmi dell’enorme quantità di peccati che ho accumulato come risultato di questa guerra.”

Dopo che Yudhishthira ebbe terminato di esporre il suo problema con grande umiltà e contrizione, il Signore Krishna disse: “Yudhishthira, tu sei noto come Dharmaraja (re del Dharma) e quindi dovresti conoscere il Dharma (rettitudine). Tu conosci la complessità del Dharma, della moralità, della giustizia e della retta condotta, perciò sono sorpreso che ti senta afflitto dal dolore per questa guerra e questa vittoria. Non sai che uno Kshatriya (guerriero) non commette peccato se uccide un nemico armato, sceso sul campo di battaglia per uccidere? Qualunque ferita, dolore o perdita inflitta a nemici armati durante la lotta sul campo di battaglia è esente da peccato. È Dharma di uno Kshatriya impugnare la spada e combattere sino alla fine, incurante della propria sorte, con l’unico intento di salvare il suo Paese. Hai semplicemente osservato il tuo Dharma. Come può un’azione (Karma) in linea col Dharma essere peccaminosa? Non è corretto dubitare di ciò e lasciare spazio alla disperazione. Il peccato non può toccarti, circondarti o preoccuparti. Perché, invece di esultare per la cerimonia dell’imposizione

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