Scautismo_ottobre_2010

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Rivista mensile Anno LI n. 4 - Ottobre 2010 Poste Italiane Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Verona

corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani Il Reparto Roma 9 (Foto Serena Stefani)

SI RICOMINCIA!

La forza dell’estate scout... ...e adesso?


sommario Branca Elle

Editoriale

Non è strada di chi parte di Roberto Cenghiaro..............................

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Storia di copertina Una favolosa estate scout dai nostri Corrispondenti........................

Dalle sezioni

Akela e Lupi della giungla sconfinata, il vostro fratellino è in pericolo...........

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L’orlo del mondo

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Robin Hood e il Brevetto di Reparto di Paola, Bergamo 3........................... Semplicemente Svezia: l’Uniforme di Enrico Maso..................................... Gli staff del Jamboree 2011: Nord eNord Est............................................ Angolo della tecnica: un fornellino da campo.......................

Alla scoperta delle Alpi svizzere di Ilaria Ottolini................................... Scatta e pubblica . ............................. Jamboree: ma il viaggio può dare la felicità?.............................................

CORPO NAZIONALE GIOVANI ESPLORATORI ED ESPLORATRICI ITALIANI ente morale D.L. n. 1881 del 21-12-1916 SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Direttore responsabile: Carla De Girolamo (carla.degirolamo@cngei.it) Coordinatore: Lorenza Giani Progetto grafico Patrizia Di Cataldo, Patrizia Andronico, Cristiano Andreani Impaginazione e Grafica Patrizia Di Cataldo Patrizia Andronico

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Branca R

Rivista di divulgazione del metodo scout riservata agli iscritti al

ORGANO UFFICIALE DEL C.N.G.E.I. ANNO L - N. 4 - OTTOBRE 2010 Rivista mensile a carattere tecnicoprofessionale Registraz. n. 7755 del 16/11/60, Tribunale di Roma.

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Branca E

Da Pesaro............................................. Da Milano............................................. Da Bari................................................. Da San Severo e da Rovereto.............. Da Verona...........................................

Nel deserto per incontrarsi di Fabio Formisano............................. Emozioni di strada di Luca Pedicini................................... Hakuna Matata di Marco Spulzo.................................. How are you? di Mariano Iadanza.............................

di chi parte...

non è strada

In redazione: Diego Maniacco Massimiliano Della Bona (Branca L) Fabio Olmastroni (Branca E) Ernesto Liconti (Branca R) Ilaria Esposito (Internazionale) Beniamino Cislaghi (Formazione) e-mail: scautismo.giovani@cngei.it Consulenza fotografica di Serena Stefani Resp. DB: Alberto Scolari Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana ITISSN0036-5696 Manoscritti, disegni e fotografie, anche se pubblicati, non vengono restituiti. È permessa la riproduzione purché venga citata la fonte.

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Stampata su carta ecologica “cyclus” Dalum Rivista di divulgazione del metodo scout riservata agli iscritti al CORPO NAZIONALE GIOVANI ESPLORATORI ED ESPLORATRICI ITALIANI Ente Morale D.L. n. 1881 del 21-12-1916 sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sede Centrale: Viale di Val Fiorita, 88 00144 Roma tel. 0683769040 fax. 0683769051 http://www.cngei.it e-mail: sc@cngei.it Stampa: Arti Grafiche Biemmeci s.n.c. S. Martino Buon Albergo (Verona) Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Verona Chiuso in redazione il 6-10-2010

are ragazze, cari ragazzi, un anno scout è finito, è passato tra C avventure, giochi e camminate; tra vacanze di

branco, campi estivi, ed estate rover, un altro anno scout è alle porte. Quante cose succedono, in un anno! Chissà quanti cuccioli hanno fatto la promessa e in caccia la portano orgogliosi con la propria pelliccia lustra, chissà quanti sono ormai pronti a salutare il Branco e proseguire il loro cammino come esploratori, pronti ad affrontare le avventure e le sfide della natura. Chissà quanti esploratori, concluso il loro percorso nei reparti di tutta Italia si preparano a diventare rover, e quanti rover stanno prendendo le partenze, concludendo un lungo cammino, solo per lanciarsi in un altro, qualunque esso sia. Ebbene si! Siamo cresciuti, in un anno. Ognuno di noi ha percorso un cammino. Un cammino che non è mai solitario: siamo in tanti, sulla stessa traccia, chi più avanti, chi più indietro. C’è chi fa fatica perché la strada è ripida, chi saltella cantando, chi torna indietro, aspettando gli amici, chi parte in avanscoperta, curioso di vedere cosa c’è dietro la prossima curva. Ci sono tanti modi di camminare, tutti diversi. Ma nel contempo tutti uguali, perché siamo sulla stessa strada, la strada della Fratellanza Scout, che ci unisce e ci accomuna, nonostante le nostre differenze, che per noi sono delle opportunità di crescita e confronto... Ascoltando un

roverista voglio provare a condividere con tutti Voi un pezzo di una canzone che ogni tanto cantano i rover: «non è strada di chi parte e già vuole arrivare, non è strada dei sicuri, dei sicuri di riuscire, non è fatta per chi è fermo, chi non vuole camminare, è la strada di chi parte ed arriva per partire». Abbiamo scelto questo percorso perché quello che sappiamo esserci alla fine ci piace: un mondo migliore, di persone che si vogliono bene, sono attente agli altri e sono in grado di lavorare per fare la differenza, cambiare le cose. Sappiamo che dovremo impegnarci, ma sappiamo anche che se non ci impegnassimo non sarebbe una strada così bella. Arriva un nuovo anno, con il suo carico di novità, di incontri, di attività, hike, cacce, uscite e quant’altro. Ragazze, ragazzi, vi auguro di poterlo affrontare con serenità, con il sorriso sulle labbra, anche nelle difficoltà, perché le difficoltà sono sfide che ci permettono di migliorare, di scoprire nuove cose, di cambiare concretamente il mondo, nel grande o nel piccolo. Ogni cosa conta. Portate il mio saluto ai vostri capi, e ricordate loro che lo scoutismo è un bel gioco, e continuate a giocare con loro. Un abbraccio fraterno, il Capo Scout Roberto Cenghiaro

I’m mad for :-) Sarebbe davvero bello Ke Scautismo fosse fatto da persone come te x quelli come te... Diventa corrispondente locale per Scautismo! Scrivi a: scautismo.giovani@cngei.it


una favolosa estate scout! enze...

lupetti a Fir

C

he non fossero le solite Vacanze di Branco l’avevamo capito già durante i primi giorni. Ma quel giorno, mentre ci parlavano della Protezione Civile, un elicottero è atterrato davanti ai nostri occhi e...

Ciao a tutti, siamo tornati dalle VdB svolte a Sereto (Arezzo) con uno zaino pieno di belle esperienze, ma una in particolare ve la vogliamo proprio raccontare: come siamo entrati a far parte attivamente della Protezione Civile! Noi lupetti dei Branchi “Dohut acha” e “Popolo Libero” del Firenze 4 e 5, con gli esploratori e le esploratrici del Reparto “Silmaril” del Firenze 5 abbiamo vissuto una giornata insieme alla Protezione Civile di Cavriglia (Arezzo) perché i nostri campi facevano parte dei Campi Scuola AIB chiamati “Anch’io sono la Protezione Civile”. I nostri VV.LL. avevano preso contatti con il Sindaco di Cavriglia e il Responsabile locale della

Protezione Civile e con loro hanno organizzato una spettacolare attività: già i primi giorni avevamo capito che le nostre VdB erano un po’ speciali (abbiamo fatto varie prove di evacuazione della casa nelle ore più strane, una volta anche durante le docce! è venuto un ispettore da Roma e ci ha parlato della Protezione Civile) ma una mattina sono arrivati al campo, nell’immenso pratone vicino alla casa, un mezzo antincendio della forestale della Provincia di Arezzo, una macchina dei vigili urbani, un fuoristrada dei carabinieri e un’ambulanza 4x4 della misericordia di San Giovanni Val d’Arno: sembrava di essere in una base operativa come quelle che si vedono in tv! Gli addetti ai lavori ci hanno spiegato nei minimi particolari il funzionamento e l’utilizzo di questi mezzi, ma ad un certo punto, mentre il responsabile della P. C. stava parlando, abbiamo sentito un potente rombo, abbiamo alzato gli occhi al cielo e... whow!.... non ci crederete (neanche noi ci credevamo!), stava arrivando proprio liì da noi un elicottero. Ma non un elicottero qualunque! Era un modello francese di ultima generazione, di quelli fatti apposta per spegnere gli incendi, ed è atterrato proprio nel nostro pratone, accanto a noi! Il pilota ci ha spiegato come è fatto e come funziona, ma la cosa più bella ed entusiasmante è stata quando si è alzato in volo e per due volte ha simulato lo spegnimento di un incendio scaricando l’acqua, presa da un laghetto nelle vicinanze del campo, su un fa-

scio di legna che i capi, a nostra insaputa, avevano accumulato durante la notte come punto di riferimento. Che emozione!!!! Ma non è finita: ognuno di noi ha potuto provare la lancia sparaacqua del mezzo antincendio, che ganzata! Ed eccoci al cerchio di chiusura di questa magnifica attività: il Sindaco ha chiamato ognuno di noi per consegnarci un attestato di partecipazione a questa giornata. Al Sindaco e al responsabile della Protezione Civile siamo piaciuti tanto per come siamo stati attenti e interessati che sono rimasti a mangiare con noi e abbiamo concluso questa fortissima giornata con un bel gelato! Chi vuol vedere altre foto, puo’ collegarsi al sito della nostra sezione di Firenze, www.scoutfirenze.it Branco Dout acha Firenze 4 Branco Popolo Libero Firenze 5 Reparto Silmaril Firenze 5


una favolosa estate scout! ..

rraro (Mn).

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L

a corrente dell’oceano nuove storie porterà Il futuro è per chi sceglie una vita in libertà Come luci di smeraldo i colori di quel mar Dove l’acqua tocca il cielo la mia barca arriverà! (tratto dalla canzone del campo)

Rasputin che subito ci mette in guardia chiedendoci informazioni sul nostro conto, chi siamo, da dove veniamo, se abbiamo una legge... Rispondiamo facendogli capire che i valori che ci guidano sono molto simili ai suoi; lealtà, fratellanza, coraggio. La sera stessa comincia a raccontarci la sua storia: si chiama Cortomaltese, è un avventuriero che naviga per il mondo e da molti anni è impegnato a fermare Rasputin, il pirata malvagio che vuole controllare tutto il mare. Il solo modo per fermarlo è quello di recuperare l’antico diamante della libertà e gettarlo nel mare. Il problema è che questo diamante è nascosto e il suo forziere ha sette chiavi! Ci chiede se siamo pronti ad aiutarlo nella sua missione e il Branco si unisce a lui in questa avventura! Nei giorni seguenti la ricerca delle chiavi ci porta a conoscere Hipazia la figlia di un antico saggio dell’isola che ci mette alla prova, un astronomo ci chiede di disegnargli la cartina dell’isola e per ricompensarci ci spiega le costellazioni e anche due nobili veneziani. Ognuno di loro impara a fidarsi di noi e infine ci consegna una chiave... Dopo vari giorni di ricerca le abbiamo tutte e sette ma ormai Rasputin è sbarcato sulla nostra isola! Inizia una battaglia a scalpo, la Candida Luna è forte ma la ciurma di Ra-

Tra le dune selvagge dell’isola di Ca’Roman (Chioggia) il Branco della Candida luna di Roncoferraro (Mantova) ha vissuto le sue Vacanze di Branco. Arrivati sull’isola capiamo che c’è qualcosa di strano, infatti tutti quelli che vi abitavano dicono che quello è il solo posto al mondo in cui si può ancora vivere in libertà perchè Rasputin e la sua ciurma di pirati hanno ormai ridotto in schiavitù tutti i mari... E presto sarebbero arrivati anche su quell’isola! Dobbiamo saperne di più! Proprio il pomeriggio esplorando tra dune e pinete troviamo in una vecchia fortezza un giovane marinaio nemico di

sputin non combatte lealmente e per scofiggerla ci vuole tutta la determinazione e l’impegno di ogni lupo. Ce l’abbiamo fatta! Rasputin è stato sconfitto, ora bisogna trovare il diamante! Dopo una breve ricerca troviamo il forziere in mezzo alle dune! La sera ci riuniamo per un fuoco in spiaggia e dopo aver festeggiato con bans e canzoni della nostra giungla Cortomaltese gira le sette chiavi del forziere ed estrae il diamante.... E’ luminoso e magnifico, ce lo mostra e senza indugiare ci chiama tutti in riva al mare, per evitare che Rasputin o altri malvagi tornino bisogna che il diamante sia gettato nelle acque dove un tempo fu trovato. Cortomaltese lo getta lontano fra le onde, il Branco segue con lo sguardo la sua luce che si allontana lentamente verso l’orizzonte nero della notte e piano piano scompare nelle profondità segrete dell’oceano. Salutiamo Cortomaltese con il nostro grido di Branco: questa è l’ora della forza e dell’orgoglio, artiglio zanna e zampa... Grazie per quest’avventura! Francesco Gasapini, Akela Branco della Candida Luna, Roncoferraro UNA ROTTA PER LA LIBERTA’ (Il saluto di Cortomaltese al Branco): “Ci siamo incontrati solo pochi giorni fa ma sembra che sia passato molto più tempo. Perchè insieme abbiamo affrontato grandi sfide e abbiamo dato del nostro meglio. Ero l’unico marinaio libero rimasto, adesso che abbiamo preso il diamante ognuno potrà navigare libero per i mari e gli oceani e da solo potrà stabilire la sua rotta e scegliere come vivere. Grazie Candida Luna per avermi aiutato, avete dato la vostra parola, il vostro impegno che è la cosa più grande che si possa donare e siete riusciti a mantenerla fino in fondo ed è grazie a voi, al vostro coraggio e alla vostra unione che siamo riusciti a vincere. Ora è tempo che vada, il mare mi chiama su altre isole e in nuove avventure lontane da qui. Ma vorrei che non dimenticaste mai questi giorni. Lupi, ogni volta che guarderete il mare, verso l’orizzonte, che vi chiederete dove va a finire... là dove naviga Morgan e la sua ciurma di pirati sappiate che io sarò là e non mi dimenticherò mai di voi e di quello che abbiamo fatto e vi aspetterò se un giorno vorrete vivere con me altre avventure.” Francesco Gasapini, Akela Branco della Candida Luna, Roncoferraro, Sezione di Mantova


una favolosa estate scout! madrera...

i a val esplorator

vamo permetterci una costruzione traballante. Una volta preparato lo scheletro, abbiamo posto sopra dei bancali (cioè i “pallet” usati per trasportare le merci, che molte ditte gettano via dopo averli usati), ricoprendoli poi con cartoni, sia per isolare meglio dal freddo, sia per evitare che le schegge di legno bucassero il catino. Alla fine abbiamo montato la tenda e ci siamo fatti tante belle fotografie, perché nel nostro reparto erano almeno 10 anni che non si realizzava una so-

Tutto il reparto si dà da fare per costruire la tenda sopraelevata

N

el nostro Reparto erano almeno dieci anni che non si realizzava una costruzione sopraelevata. Le pattuglie ci hanno dormito a turno, ed era molto più comodo.

Quest’anno al campo estivo il super reparto di Valmadrera 1 -Gabbiani del Lario- è andato a Magreglio, in provincia di Como. Fortunatamente non abbiamo fatto grandissime camminate, anche perché ce ne sono state abbastanza durante l’anno scout, in compenso siamo stati molto occupati a costruire una stratosferica tenda sopraelevata! Il piano d’appoggio era sorretto da 4 treppiedi e 2 alberi, quindi da un totale di 6 punti di sostegno. Sopra di questi abbiamo messo prima 3 pali da 4 metri e poi 6 pali da 5 metri, ovviamente facendo benissimo tutte le legature, dato che non pote-

progetto

8 cm, 3 pali da 4 m - 12 pali da 2 m diametro , da 5 m diametro 12 cm diametro 12 cm, 6 pali 0m 18 pallet EUR 0,80 x 1,2

praelevata! Le pattuglie poi ci hanno dormito a turno ed è stato sicuramente più comodo delle tende a terra, infatti lì c’erano un po’ di sassi che mi perforavano la schiena. Non contenti della sopraelevata, i capi ci hanno pure fatto intrecciare delle amache con lo spago, su cui abbiamo riposato abbondantemente e comodamente. Tra un’amaca e l’altra siamo anche riusciti a fare un’uscita con bagno nel Lago di Como, a Bellagio, che ci ha decisamente rinfrescato le idee dopo una giornata-forno. Durante questo campo ho imparato un sacco di cose, tra cui come cucinare senza sporcare di nerofumo le pentole. Sarà un campo che porterò con me per un sacco di tempo. Francesco Carnazza Pattuglia Cobra Reparto “Gabbiani del Lario” Valmadrera 1

La costruzione finita.


una favolosa estate scout! a...

rover a rom

A

bbiamo diviso la nostra Estate Rover in due parti: un hike in Basilicata e il servizio in una comunità di tossicodipendenti. All’inizio eravamo preoccupati, non sapevamo come avremmo dovuto rapportarci con loro, ma poi tutto è stato facile: lavoravamo insieme e i ragazzi ci raccontavano le loro store, le loro vite, i loro errori.

Quest’anno noi della Compagnia 3 Cime del gruppo Roma 6 abbiamo scelto di soffermarci soprattutto sul tema del Servizio, dato negli anni precedenti lo abbiamo un po’ trascurato. Al Consiglio di Primavera abbiamo deciso di fare l’Estate Rover per metà di Hike e per metà di Servizio. La nostra Capo Compagnia aveva già partecipato ad un’Officina Rover a Cassino presso la comunità di tossicodipendenti “Exodus”, e quindi ce ne aveva parlato molto bene sia dal punto di vista della struttura ma soprattutto dal punto di vista della simpatia delle persone della comunità. All’inizio ci sono stati alcuni problemi dovuti al fatto che, dopo un anno di studio, non a tutti andava di prepararsi per un’esperienza così “forte” dal punto di vista psicologico. Infine, con una riunione apposita dedicata alla comunità dei tossicodipendenti, ci siamo tutti convinti di buttarci in questo servizio e abbiamo nominato la nuova ronda esecutiva che ha organizzato in maniera molto efficiente i dieci giorni di estate rover sia nella parte di hike sia nella parte del servizio. Ogni giorno aveva un tema tipicamente scout

ispirato alla raccolta delle figurine degli anni Novanta “Love is”, ad esempio apertura agli altri, positività, partecipazione, forza d’animo, etc. Il 28 luglio siamo partiti di buon mattino in pullman dalla stazione Tiburtina, arrivando all’ora di pranzo a Terranova del Pollino. Qui, dopo aver consumato il pranzo al sacco, abbiamo incominciato gli intensi cinque giorni di hike. Come dice la canzone Rover–ska: “Questo si chiama hike, è romantico lo sai, è fatto di passioni di nuvole e di guai. Questo si chiama hike, è la vita di ogni rover che cammina soffre e non si ferma mai!” Noi rover non ci dobbiamo mai demoralizzare anche quando la strada sembra troppo lunga: quando si sta in compagnia il dolore e la fatica è come se venissero sconfitti dalla serenità dello stare insieme e dal parlare di tutto quello che ci passa per la mente. Siamo rimasti molto entusiasti delle montagne e della natura della Basilicata, abbiamo potuto scoperto i famosi pini Loricati (alberi sempreverdi, una varietà diffusa nell’Italia meridionale). Durante la notte temevamo scherzosamente - anche se c’era chi li temeva sul serio! - che le bande di briganti (autoctoni di questa zona nel 1800) ci rubassero le pentole e le borracce. La tappa più significativa dell’hike è stata l’arrivo alla grande “Porta del Pollino”, una piana in cima ad una montagna dove regna il silenzio, l’aria pulita e vergine. La piana era circondata da creste, dalla cui sommità si poteva ammirare un panorama meraviglioso, al tramonto ancora più bello. Inoltre si potevano scorgere i due mari da cui è bagnata la Basilicata. Le sere trascorse al fuoco a fare le attività prefissate sono state il nostro “pathos” più grande. Una volta coricati ognuno nel proprio sacco a pelo, ci sentivamo bene, privi di energie e con l’unico obiettivo di dormire. Ogni giorno passato insieme era vissuto pienamente.

Arrivati a Rotonda, tappa finale dell’hike, abbiamo passato la notte in bianco a fare i turni di guardia perché i ragazzi “nullafacenti” del paese ci davano fastidio. Per fortuna, alle quattro del mattino abbiamo preso il pullman per Napoli e abbiamo potuto recuperare il sonno. La visita a Napoli è stata meravigliosa, anche se faceva molto caldo. Ci siamo rilassati a vedere i principali luoghi turistici come piazza del Plebiscito, Galleria Umberto I e Castel dell’Ovo. Napoli, anche se considerata da molti una città sporca e confusionaria, per noi è stata una città accogliente. Persino il grande Maradona ne è ancora innamorato! Abbiamo passato la notte ospiti di una compagnia locale, nel quartiere del Vomero. Abbiamo mangiato la “vera” pizza, il morbido babà al rum e soprattutto l’aroma originale del caffè napoletano. Il giorno seguente, arrivati alla stazione di Cassino, abbiamo dovuto prendere il taxi poiché la comunità era parecchio lontana dalla stazione. Dal 3 fino al 6 agosto abbiamo ricevuto una splendida accoglienza dalla comunità. Questo ci ha stupito perché eravamo preoccupati, non sapevamo come avremmo dovuto rapportarci con loro. In quei quattro giorni di servizio siamo stati divisi per partecipare ai gruppi di lavoro dei ragazzi della comunità. Mentre si lavorava insieme, ci raccontavano le vicende che li avevano portati su strade sbagliate. All’inizio pensavamo che provassero dolore nel raccontarci la loro storia, invece soprattutto a loro faceva piacere comunicare a persone esterne le proprie vicende personali. Noi, in cambio, abbiamo giocato con loro, abbiamo insegnato loro i nostri ban e li abbiamo fatti partecipare alla prima parte del fuoco. Consigliamo a tutte le compagnie d’Italia di svolgere il Servizio: ne vale la pena e serve sia a loro che a noi. Compagnia 3 Cime Roma 6


una favolosa estate scout! a l’AQUILA...

E

state di lavoro per sistemare la nuova sede. Sì, perhé finalmente gli scout de L’Aquila hanno una nuova sede, un prefabbricato di legno dove poter riprendere le attività. FORZA RAGAZZI!


una favolosa estate scout! la buri

ontinia...

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S S

tellina sosteneva di aver sentito il verso di un cinghiale e tutti ci credemmo, e ogni rumore faceva paura. Per alcuni era il primo hike, per altri il secondo, comunque l’adrenalina era tanta e anche se qualcuno non la mostrava e rimaneva impassibile, tutti sapevano che un po’ di paura era in tutti i corpi, anche quelli più ”adatti a queste avventure”. Molto tranquillamente i capi dissero alle loro pattuglie, come se si trattasse di una semplicissima attività, di svuotare lo zaino per riporgli dentro il minimo, e sottolinearono minimo, indispensabile. Le quattro pattuglie si sarebbero affiancate in una clamorosa camminata di 22 Km (andata e ritorno) dal campeggio ( Passo San Leonardo, Abruzzo), per poi fermarsi a “Rocca Caramanico”, per visitare un museo, e continuare verso l’orto botanico di Sant’Eufenia. Le pattuglie si erano divise in due gruppi: CobraFalchi e Puma-Orsi, rispettivamente quelle femminili con quelle maschili e avevano costruito due rifugi più o meno uguali, il fuoco era stato acceso e alcuni explo erano andati in paese, i restanti cominciarono a preparare chi gli spiedini e chi le salsicce. Tutto era pronto per la cena, una semplice cenetta alla trappeur. Tornati tutti si misero in cerchio e cominciarono a mangiare, qui comincia la leggenda. Stellina (Mirko) dovette andare in bagno, nessun problema, nei

nostri campeggi non esistono i bagni, come se nulla fosse gli altri continuarono a mangiare beati, quando un ombra comincia a correre, penso sia stato questo a spaventarci. L’ombra era di Stellina, che tremava come una foglia, diceva di aver sentito il ringhio di un cinghiale! All’inizio pareva uno scherzo, Mirko era famoso per le sue battute e i suoi scherzi, ma tutti si rimangiarono quello che avevano pensato, perfino io cominciai a credere a quello che diceva, aveva cominciato a giurare sui suoi genitori quello che aveva visto. Ogni rumore ed ogni luce adesso facevano paura, ad alcuni venne perfino in mente di correre in paese. Tutta questa caotica situazione era scattata anche a colpa di una vecchietta del paese che raccontò ai creduloni degli esploratori la sua storia (sua e del nipote) dove ebbero la sfortuna di incontrare un cinghiale che gli rovinò la giornata (sfortuna pei il cinghiale). Quando ormai la paura ci aveva ricoperto un paio di geni cominciarono a chiamare i capi... Non so chi rispose, ma mezz’ora dopo arrivarono di corsa, con una faccia nera, perché erano quasi le 22:00. Rimanemmo tutta la sgridata con la testa bassa, sapevamo di aver fatto una stupidaggine, ma tutto si risolse con una battuta di Capo Giorgio. Però poi, quando le vesciche e i tagli sono guariti, l’hike è mancato quasi a tutti. Ormai Stellina è diventato un Vip, nessuno non conosce questa storia, anche perché è uno dei punti fondamentali delle nostre scenette. E se, per caso, lì un cinghiale c’era, ho solo una cosa da dirgli: Grazie! Pacini Maira Reparto Impeesa - Pontinia

ono stata una settimana a hogwarts, tra Ippogrifi e Waka Waka. E ho scoperto che essere scout è come andare in bicicletta: se impari una volta, puoi ricominciare dopo anni, e ti sembra di non avere mai smesso. “Ho 46 anni, un lavoro che mi piace, molti affetti e anche un cane. Perché mai mi sono messa in questa situazione? Perché ho deciso di passare una settimana della mia vita a fare la scolaretta, con dei ragazzini che non conosco e che avranno l’età delle mie figlie?”. Ecco cosa pensavo il 13 agosto mentre guidavo verso Verona. Qualche mese prima avevo deciso di partecipare al campo scuola. Sono rientrata

nel Cngei dopo un lunghissimo periodo di assenza, l’associazione mi è sembrata molto diversa, rispetto ai favolosi anni Settanta, e mi sembrava necessario chiarirmi un po’ le idee. Ecco perché frequentare il primo livello della formazione mi è sembrata una buona idea. Ma poi…il panico! Volete sapere com’è andata? E’ andata che, dopo essere stata esaminata dal cappello magico, sono entrata nella casata degli Ippogrifi Smeraldo alla scuola di Hogwarts. E’ andata che la scuola era organizzata in maniera eccezionale: tutto funzionava a puntino (almeno così è sembrato a me che ero lì per la prima volta). E’ andata che i miei formatori erano preparatissimi ma anche simpatici, rigorosi ma anche sereni e rilassati. E’ andata che c’era il GNA (il gruppo nazionale di animazione) e io, che non ho mai ballato in vita mia, mi sono scatenata nel waka waka più di una volta. E’ andata che ho imparato molte cose che non sapevo, e mi è venuta voglia di continuare a impararne. E’ andata che ho capito una cosa: lo scautismo è come andare in bicicletta, una volta che impari, anche se smetti per dieci, venti o trent’anni, poi ricominci esattamente come prima. E i “ragazzini” che erano con me? Da loro ho imparato che, a volte, le differenze di età sono solo un pregiudizio. Sbagliato. Carla, senior di Milano


dalle sezioni

I lavori realizzati durante l’attività della sezione di Pesaro.

Pesaro

Noi a L’Aquila ci dovevamo andare. A fare il San Giorgio Regionale. Ma il terremoto ci ha scosso a tutti e in maniera diversa. Poi qualcuno di noi ci è stato alle tendopoli e ci ha raccontato quel che accadeva. Tutto è partito da un incontro tra senior e capi. Abbiamo pensato fosse giusto coinvolgere tutta la nostra sezione per aiutare concretamente i nostri grandi fratelli abruzzesi. aiuto concreto vuol dire soldi. Sicuri. In mano a persone affidabili che sappiano come spenderli. Abbiamo stampato delle maglie, tante maglie. Arancioni, perchè si vedessero bene. Su quelle maglie c’è disegnata una testa d’aquila bianca, simbolo pellerossa e scout per eccellenza e della città simbolo di questo casino. Chi vi scrive è stato orgoglioso CP delle aquile, e non sarà un caso che mi sia venuta di disegnarla così quella maglietta.

“ove osano le aquile”

Poi c’è L’A’ Che sta per Là, dove noi non vediamo ma c’è una gran confusione, Che sta per L’Aquila Che sta per L’Abruzzo. Poi c’è Edaaaaje esortazione a “darsi una mossa” dell’aquilano doc. Abbiamo fatto muovere tutti. Lupi, esplo, rover e senior. Abbiamo venduto le maglie ad amici, parenti, conoscenti, poi siamo usciti sulle strade di Pesaro, con un banchetto di aquile colorate (fatte dai nostri durante il sangiorgio) e sparse per la strada a mo’ di segnale. Comprate le nostre maglie. Insomma. Tolte le spese di stampa, abbiamo bonificato ai nostri fratelli aquilani 6.048 euro e a noi di Pesaro è rimasta l’incredibile esperienza di una sezione come un sol lupo in caccia per la giusta preda. Buona caccia

Poi c’è L’A’ à, Che sta per oLn dove noi n una a c’è vediamo mfu gran con sione


dalle sezioni

la città

Negli ultimi mesi in tutta Italia si è parlato molto della “terribile” via Padova, strada di Milano abitata prevalentemente da persone immigrate, dove culture di ogni parte del mondo coesistono con successo (anche se chi non ci vive difficilmente riesce a capirlo). Su via Padova si affaccia un parco, un parco che all’interno ospita una scuola tenuta molto bene, con una piccola fattoria e molti laboratori dove i bambini passano anch il loro tempo libero. In questo parco gli scout Cngei del milano 10 hanno la sede e qui sabato 22 maggio si è tenuta una festa del quartie-

Milano

Tutta Mia

re, accolta con molto entusiasmo da tutti gli abitanti di via Padova e dintorni. Anche noi siamo stati invitati a partecipare, scegliendo liberamente le attività che volevamo fare.

Dove culture di ogni parte del mondo coesistono con successo (anche se chi non ci vive difficilmente riesce a capirlo)

Noi esploratori abbiamo deciso di lavorare con i bambini, credendo fosse il modo migliore per dimostrare che le differenze di culture sono del tutto irrilevanti per stare bene insieme. Così abbiamo creato un laboratorio dove venivano costruiti aquiloni e quegli oggetti colorati che in giocoleria si chiamano kiwido (dei sacchetti di stoffa riempiti con il riso, con code colorate di carta crespa che, legati a un filo, si fanno roteare in aria). Il clima era bellissimo e tra musica, giochi e colori i bambini che hanno partecipato hanno superato tutte le aspettative.

Esploratrici ed esploratori del 10° reparto di Milano durante l’attività.

dalle sezioni

Ogni esploratore aiutava uno o due bambini alla volta a costruire il gioco e alla fine nel parco volavano un sacco di aquiloni e kiwido, accompagnati dalle risate dei bambini. Mentre il reparto creava, la compagnia ha esposto foto con temi vari, tutte molto belle e scattate da loro. I ragazzi della compagnia chiedevano poi alle persone che si fermavano a guardarle di votare la foto preferita. Anche quest’iniziativa è stata accolta con entusiasmo e grande partecipazione. A fine giornata chiudere i laboratori è stato più difficile del previsto, perché continuavano ad arrivare bambini che volevano costruire il loro gioco. Le foto invece sono rimaste appese nel parco, in modo che tutti potessero passare a guardarle. La festa è riuscita molto bene e tutti quelli che in questi due giorni sono passati attraverso via Padova hanno in mente il ricordo di una via piena di colori ed emozioni. E forse adesso hanno in testa il mondo che tutti noi ci auguriamo di vedere nel futuro. Bianca Miccione Reparto Woodstock, Milano 10


dalle sezioni

Piccoli

i t n a t r o p m i Gesti

Bari

Siamo a Torre Guaceto, una splendida riserva naturale in provincia di Brindisi, è il 13 giugno 2010. Caldo, la prima cosa che si nota è il caldo. 30, 60, 70 e più persone ciondolano stordite dal sole, con lo sguardo incuriosito, avevamo solo lo zaino con il cambio e il pranzo e una sacca con i guanti e acqua, tanta acqua, fin qui tutto bene. Poi il quadrato e tante testoline con i cappelli rossi urlano i gridi e finalmente, il responsabile della riserva naturale di Torre Guaceto e i responsabili del Club Sommozzatori di Bari, ci spiegano il programma della giornata. Ci dirigiamo verso la spiaggia, una delle poche che non erano ancora state pulite, siamo qui per questo. L’esperto della riserva ci spiega che cosa fare: se sulla spiaggia ci sono delle alghe nastriformi e marroni vuol dire che il mare non è inquinato…la spiaggia ne è piena, quindi non si devono togliere! Ma si devono invece raccogliere i rifiuti, soprattutto di plastica, portati dalle mareggiate di un inverno: la spiaggia ne è tragicamente invasa. Ci spiega pazientemente che tutta la plastica è dannosa a causa della sua indistruttibilità e permanenza quando dispersa nell’ambiente. Non essendo biodegradabile non si dissolve ma si frantuma molto lentamente in parti sempre più piccole.

Frantumandosi raggiunge formati sempre più minuti così da poter essere ingerita da ogni organismo che abita gli oceani passando dai minuscoli crostacei Krill o salpe che costituiscono lo zooplancton per arrivare sino alla balena. Al giorno d’oggi si producono 10 milioni di tonnellate di plastica all’anno. Il 10% finisce in mare, il 20% viene gettato in acqua dalle imbarcazioni e piattaforme, il restante 80% dalla terraferma. Le stesse caratteristiche che rendono la plastica adatta a così tante applicazioni industriali, la sua resistenza e la sua stabilità, rappresentano un problema per gli ecosistemi marini.

Arrivano i giornalisti con le telecamere e quei fantastici microfoni. “Noi in televisione!” e tutti i bambini accorrono verso le telecamere e raccontano come hanno fatto a pulire tutto. Il caldo aumenta a dismisura fino a diventare insopportabile. Via i vestiti, tutti in costume e ci tuffiamo; l’acqua è gelida, niente di meglio. Finalmente un po’ di fresco dopo aver lavorato sotto il sole. Poi usciamo da quel mare cristallino, ci cambiamo e raggiungiamo le jeep e i pullmini. Questi ci portano in una struttura, vicino alla quale una tartaruga era rimasta incastrata in una rete in mare: avremmo assistito al salvataggio. Ma prima, si mangia! Ci rifugiamo all’ombra dell’edificio e i panini vanno da una bocca all’altra, la pancia si riempie e poi gli occhi e le gambe si riposano. Ci chiamano: “La tartaruga sta per essere liberata!”, ci alziamo e un po’ impazienti accorriamo a una nuova spiaggia. Erano già tutti riuniti attorno a una vaschetta abbastanza grande, un’ombra scura si muoveva all’interno. Finalmente riusciamo a vedere la bellissima tartaruga che ora si muoveva sullo scoglio. “Da grande tornerà a fare le uova nella spiaggia in cui è nata”, wow, è femmina. Non avevo mai visto una tar-

Nel mare dovrebbeero esserci tantissim tartarughe, ma l’inquinamento e le i sacchetti di plastica uccidono E allora al lavoro!! Ci dividono in gruppi con persone di età diverse, Lupetti, Esploratori e Rover. Una busta nera e una spiaggia a disposizione, tutti si mettono all’opera e le buste pian piano si riempiono. Riempita una busta si svuota e se ne riempie un’altra, così in un’ora la spiaggia assume un altro aspetto.

Gli scout di Bari nella riserva di Torre Guaceto (Brindisi).

taruga! È più bella di quanto mi aspettassi. Il biologo ci spiega che nel mare ci dovrebbero essere tantissime tartarughe ma l’inquinamento soprattutto dei sacchetti di plastica le uccide soffocandole o avvelenandole. Lo spettacolo è finito, ci rassettiamo e facciamo il quadrato di chiusura. Vengono premiati tutti i gruppi, i sommozzatori e gli organizzatori della giornata…e il papà di Lea la nostra Capo Reparto Ognuno come ricordo ha un ciondolo con un animale marino e lo appendiamo al foulard. Finito il quadrato ci riposiamo un altro po’ poi in pullman si torna a casa. Allora, una giornata così non è una cosa che capiti tutti i giorni. Abbiamo pulito un’intera spiaggia, abbiamo imparato un sacco di cose e abbiamo addirittura salvato una tartaruga! Se c’è una cosa che mi è rimasta impressa oggi è che è strabiliante quanto tanti piccoli gesti, come raccogliere una carta e metterla in una busta, riescano, tutti insieme, a fare una cosa tanto importante, perché quello che abbiamo fatto è importante. Sì, nel nostro piccolo abbiamo fatto una cosa importante. Silvia Creanza, Reparto Kon Tiki, Bari 1

dalle sezioni


San Severo

Durante lo scorso anno sociale (2009) noi della squadriglia Scoiattoli del reparto «Giuliana di Carpegna» dell’AGESCI Gruppo San Severo 3 ci siamo iscritte al concorso regionale di specialità di Squadriglie, ovvero i «guidoncini in fiera», scegliendo tra le tante specialità quella che ci ha maggiormente colpito: giornalismo. Dopo aver spiegato ai capi reparto le nostre finalità questi ci hanno consigliato di contattare un senior scout (adulto) del CNGEI di San Severo: Giuseppe dell’Oglio. Giuseppe è un appassionato di storia dello scautismo, infatti da anni svolge ricerche sulla storia dello scautismo sia locale sia nazionale, ha realizzato diversi articoli su riviste e periodici locali e scout e ha curato una pubblicazione, per conto del CNGEI, sulla storia dello scautismo; inoltre, cura la pubblicazione di un periodico scout locale: «San Severo scout informa». Quindi entrate in contatto con Giuseppe dell’Oglio, che si è dimostrato da subito molto disponibile nei nostri confronti, ci siamo messe subito al lavoro. Con le informazioni dateci da Giuseppe ci siamo divisi i compiti per pubblicare i nostri articoli sul periodico scout di San Severo. Abbiamo trascritto degli articoli con l’aiuto di documenti che Giuseppe ci ha messo a disposizione rielaborando le bozze, realizzando quindi un nuovo numero del giornalino, pubblicato un nostro articolo su importanti testate giornalistiche locali e sulle maggiori riviste scout nazionali e realizzato un documentario sulla storia dello scautismo sanseverese. Grazie a questa collaborazione abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo con lavoro ma soprattutto divertendoci. Noi guide dell’AGESCI siamo grati della collaborazione dimostrataci dal CNGEI essenziale per il raggiungimento della nostra specialità. Speriamo in altre piacevoli collaborazioni. Aurora Giuliani squadriglia Scoiattoli Gruppo AGESCI San Severo 3

Contro la povertà, a Verona la piazza è scout

per chiudere in bellezza

Con un saluto, tante risate e la voglia di ritrovarsi al più presto, la Sezione Cngei di Rovereto ha chiuso domenica 6 giugno il suo intenso anno 2010 di attività e servizio alla comunità nella splendida cornice della Guardia di Folgaria, denominato “il paese dipinto” per gli innumerevoli murales che ornano le sue case. Un momento di grande festa e condivisione che oltre a tutti gli scout presenti ha coinvolto i numerosi genitori, amici e parenti venuti a trascorrere una giornata all’aria aperta fra giochi, gare di torte e un’ottima grigliata preparata dalla compagnia Atlantis. È stata inoltre per i vari gruppi un’occasione di riflessione e verifica del lavoro svolto durante l’anno e dei loro obiettivi che culmineranno quest’estate con i campeggi: i lupetti si divertiranno sulle montagne del Trentino, gli esploratori (12-16 anni) parteciperanno ad un grande campo internazionale in Belgio, la compagnia rover sta organizzando un viaggio itinerante in Corsica. Il Presidente della Sezione di Rovereto Giancarlo Pederzolli (Gianky) ha salutato con affetto ringraziando tutti: “ora ci si preparerà ai campi estivi, momento di divertimento e crescita per i ragazzi”- e rivolto a loro - “importante è l’impegno e la responsabilità dei vostri capi-educatori delle staff ma importante è soprattutto ciò che voi fate, il vostro percorso, le vostre esperienze, il vostro vivere la promessa scout ogni giorno e al servizio degli altri”. Alle 16 con l’ammainabandiera si è chiuso un importante

Il quadrato finale della chiusura dell’anno scout a Rovereto.

e intenso anno per la Sezione di Rovereto, un anno ricco di attività, soddisfazioni e impegno verso la comunità: dalla Giornata del Pensiero in ricordo di Antonietta Giacomelli, la “nonna Scout” simbolo di Rovereto, alla manifestazione podistica di Vivicittà, dal tradizionale presepe meccanico alla festa “Noi per Giulio” in piazza della Pace in Brione, alle numerose e immancabili uscite scout. Da venerdì 11 giugno in piazza Malfatti a Rovereto sono state trasmesse ogni sera su maxischermo a led le partite dei mondiali di calcio. Gli adulti scout del Cngei hanno gestito il punto di ristoro come attività di autofinanziamento per le attività educative dell’associazione. Tommaso Gasperotti Senior Sezione Rovereto www.cngeirovereto.it

Lo STAND UP, la manifestazione a sostegno degli obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite per lo sviluppo e contro la povertà, a Verona si è tenuto sabato 18 settembre in Piazza Mercato Vecchio, una delle più sugestive della città. I Senior hanno allestito il banchetto informativo con i volantini e alcuni cartelloni sulla nostra proposta educativa. I soci giovani hanno partecipato al gioco in piazza. Abbiamo passato un bel pomeriggio assieme ad altri fratelli e sorelle scout dell’Agesci e del Masci. L’Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Verona Alberto Benetti si è congratulato per l’iniziativa e ha portato i saluti del Consiglio Comunale a tutti gli scout. L’iniziativa è stata organizzata grazie ad un comitato locale tra le due associazioni Cngei e Agesci, formato da responsabili di zona e dai Cos di Verona e San Martino Buon Albergo. Un comitato che si è gia messo alla prova, organizzando attività molto impegnative che hanno coinvolto 5.500 scout veronesi durante il periodo del Centenario e altre iniziative circoscritte in varie zone del veronese. Questo Comitato Interassociativo nella nostra realtà ha una grande importanza, perché si occupa di comunicazione e di promozione delle attività educative sia Agesci sia Cngei verso le Istituzioni Locali. Il gruppo, che potremmo definire “Fis locale”, sa progettare organizzare e mettere in pratica eventi educativi e di sensibilizzazione come Stand Up 2010. Buona caccia. Franz, Delegato dal COS sezione di Verona

Verona

Un’interessante collaborazione

dalle sezioni

Rovereto

dalle sezioni


l’o rlo del mondo

R

oma-Cairo non è solo un biglietto aereo ma due capitali di mondi differenti. Ex capitale dell’impero romano d’occidente l’una,culla della civiltà araba l’altra; città di partenza la prima, d’arrivo l’ultima.

Nel deserto

l’o rlo del mondo

per incontrarsi

XIII International Scout Gathering: un turbine di emozioni Serata pre-partenza romana piena di sogni e aspettative, sera di attività ed incontri quella egiziana. Un turbine di emozioni si muove dentro i nostri cuori: paura, ansia e tanto entusiasmo e curiosità. Ognuno con la sua storia proiettato verso la storia individuale dell’altro. Un incontro, un’occasione di confronto, una chiacchierata quello che di più semplice ci aspetta…la messa in gioco della nostra persona quello che ci attende in Egitto. Un fuoco ci arde dentro, una curiosità immensa ed una gioia che ha sede nel cuore dell’uomo che incontreremo. La voglia di conoscere un cuore, un uomo e un mondo altro… Con queste poche righe in una notte romana tentavo di mettere su carta le mie ansie e aspettative. Le ansie sono sparite nel nulla nel momento in cui ho iniziato a stringere le mani degli altri ragazzi invitati a questo evento. Credevo che dopo il jamboree un evento internazionale non avrebbe potuto mettermi in discussione in maniera così intensa ma dimenticavo che ogni volta che ci si confronta con un mondo diverso dal proprio non si può tornare a casa con le stesse idee con cui si è partiti. Ho chiesto spesso a me stesso cosa ha reso magica e importante questa esperienza e la prima risposta che mi è venuta alla mente è stata la compagnia. Ma come, direte voi, la compagnia e non il luogo con il fascino delle piramidi,la magia della notte passata nel deserto,la vastità della cultura egiziana? Certo l’ambiente in cui il tutto è avvenuto ha contribuito moltissimo a rendere speciale

questa esperienza ma di certo mi sarebbe mancato qualcosa: l’incontro con l’uomo. Nella mia mente quando penso all’esperienza egiziana appaiono le immagini del tempo passato a discutere, a scherzare l’uno con l’altro sugli stereotipi che possedevamo prima della partenza, della “notte che non è mai accaduta”, del bagno nelle oasi del deserto o della lettera di Foxhad o della serata passata a giocare per le strade d’Alessandria e naturalmente delle lacrime di Ara e Keira quando ci siamo detti arrivederci. Sì, ci siamo detti arrivederci perché l’obiettivo di questa esperienza è quello di costruire legami capaci di resistere nel tempo e di sopportare le lunghe distanze. Ricorderò per sempre quella voglia di rimanere svegli per non sprecare nemmeno un attimo del tempo per stare insieme. I volti di ogni persona che ho incontrato in questa avventura sono stampati a fuoco non solo nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore. Credo che tutti noi siamo la somma degli incontri e delle esperienze fatte durante il meraviglioso ed impervio percorso della vita; da esperienze così si torna cambiati più pronti ad accettare l’altro apprezzandone le diversità. Soprattutto si impara a porre sempre,come affermava Hikmet, “la persona prima di tutto”. Fabio Formisano Compagnia Stella Alpina Sez. Portici


E

l’o rlo del mondo

ugenio Bennato canta......CHE IL MEDITERRANEO SIA......quella nave che va da sola..... Va da sola, perché anche se negli ultimi anni si parla di cooperazione euromediterranea, in questo mare di incontri ne sono avvenuti tanti. La nave si é sempre mossa in nome di quella storia che più o meno tutti abbiamo studiato o studieremo. Una storia fatta di racconti come l’Iliade e l’Odissea, di crescite e decrescite di imperi che si sono susseguiti nel corso dei secoli e dei nostri usi e costumi. Facevo una riflessione l’altro giorno che e’ tipica delle mie parti: a Natale per concludere le grandi cene ho spesso mangiato i datteri ripieni di mandorla e ricoperti di cioccolato; al Jamboree del 2007 in UK, nel mese di agosto, sotto la tenda Araba ho mangiato la stessa cosa. Non trarrò io le conclusioni di questa riflessione, lascio a voi questo simpatico passo, al testo della canzone il resto e a Fabio e Luca quello che non siamo riusciti ancora a vedere.

Emozioni di strada La strada.. ma cos’è in realtà? Volti di gente in stazione, che guardi e studi per tutto il tempo in cui si aspetta la partenza. Discorsi fatti con persone che non si conoscevano prima e che non potevi mai pensare che diventassero parte integrante del cammino, come Fabio, un altro ragazzo che, come me, ha avuto l’opportunità di vivere un’esperienza che non può essere descritta da semplici parole. Fare strada non è solo preparare lo zainone, comprare tutto l’occorrente, visitare luoghi o altro.. Fare strada vuol dire integrarsi con altre persone e scoprire insieme a loro culture, luoghi e religioni a te prima sconosciuti entrando quindi nel cuore di chi ci sta intorno. Il mondo, infatti, è come un libro aperto e chi non viaggia, quindi, legge una sola pagina. Già.. una sola pagina, ed io, invece, vorrei leggere interi libri. Perché questi viaggi, soprattutto quello in Egitto, lasciano sensazioni ed emozioni indescrivibili all’interno di noi, come indescrivibile è trovarsi dinanzi alla sfinge o entrare all’interno della piramide di Cheope, io che le ho sempre viste per televisione o su qualche libro. Ma come detto prima, fare strada non è solo visitare luoghi o monumenti, ma anche, soprattutto, conoscere i compagni che ti affiancano nell’avventura. Fondersi con gli scout provenienti da tutto il Mondo è sensazionale e non si dimenticano facilmente i momenti

vissuti insieme come dormire tutti vicini nel deserto sotto un cielo stellato bello come non mai o banalmente giocare a calcio sul lungomare di Alessandria d’Egitto accerchiati da ragazzi egiziani e non solo, ridere, scherzare come se ci conoscessimo da una vita. E’ questo il bello di quest’avventura. Tu parti all’oscuro di tutto , senza conoscere nessuno ma nello stesso tempo ti apri a tal punto da non sentirti un estraneo, anzi, ti senti come se stessi in una grande famiglia condividendo con ognuno di loro ogni piccolo momento. Come poter dimenticare questi fantastici giorni? Impossibile direi. Impossibile dimenticare i loro volti che ti riportano in terre così diverse tra loro ma nello stesso tempo meravigliose, impossibile anche dimenticare il loro modo di essere, di vestire, tutto è stampato nella memoria ma sopratutto nel cuore e come dimenticare anche il cibo, la musica, i balli che ti danno una carica ed una voglia di “buttarti in pista”.. come dimenticare tutto? Sono talmente tante le cose che non basta un articolo di giornale per poter descrivere o solo far immedesimare te che leggi in quest’avventura. Visitare musei, statue, monumenti, bellezze naturali o qualsiasi cosa, sembra stupendo. Farsi il bagno nel ben mezzo del deserto in vasche particolari sembra eccitante, perché stando con persone speciali tutto è più bello. In conclusione vorrei lasciarvi con questa citazione: “Viaggiare è come sognare: la differenza che non tutti al risveglio ricordano qualcosa”, mentre io ho stampato nel cuore ogni piccolo momento vissuto in quella terra magica. Luca Pedicini, Compagnia “Stella del Cammino” Sezione di Benevento

l’o rlo del mondo

Ilaria Esposito CoCon Internazionale

che il Mediterraneo sia

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he il Mediterraneo sia quella nave che va da sola tutta musica e tutta vele su quell’onda dove si vola tra la scienza e la leggenda del flamenco e della taranta e fra l’algebra e la magia nella scia di quei marinai e quell’onda che non smette mai che il Mediterraneo sia Andare, andare, simme tutt’eguale affacciati alle sponde dello stesso mare e nisciuno è pirata e nisciuno è emigrante simme tutte naviganti allez, allez il n’y a pas de barrière nous sommes tous enfants de la même mer il n’y a pas de pirate il n’y a pas d’émigrant nous sommes tous des navigants

Che il Mediterraneo sia la fortezza ca nun tene porte addo’ ognuno po’ campare d’a ricchezza ca ognuno porta ogni uomo con la sua stella nella notte del dio che balla e ogni popolo col suo dio che accompagna tutti i marinai e quell’onda che non smette mai che il Mediterraneo sia

Che il Mediterraneo sia quella nave che va da sempre navigando tra nord e sud tra l’oriente e l’occidente e nel mare delle invenzioni quella bussola per navigare Nina, Pinta e Santa Maria e il coraggio di quei marinai e quel viaggio che non smette mai che il Mediterraneo sia

andare andare alla stessa festa, di una musica fatta di gente diversa da Napoli che inventa melodia ai tamburi dell’Algeria allez allez à la même fête d’une musique qui va et jamais s’arrête de Naples qui invente sa mélodie aux tambours de l’Algérie

(al baar al albiad al mutahuassed) Che il Mediterraneo sia quella nave che va da sola tra il futuro la poesia nella scia di quei marinai e quell’onda che non smette mai che il Mediterraneo sia. (Eugenio Bennato)


l’o rlo del mondo

G

li articoli che seguono riguardano il 13mo World Scout Moot, il campo mondiale riservato a ragazzi e ragazze tra i 18 e 26 anni organizzato da Wosm, l’Organizzazione Mondiale del Movimento scout. Quest’anno il campo si è tenuto in Kenya e la FIS (Federazione Italiana dello Scautismo) ha partecipato con un contingente composto da due rappresentanti del Cngei e da 17 rappresentanti dell’Agesci. Al termine del campo, il contingente italiano si è trattenuto nel Paese per partecipare ad alcuni progetti di cooperazione internazionale. Il primo articolo riguarda il Moot, il secondo è scritto dal capo contingente e prova a descrivere una delle mille sensazioni provate nei luoghi poveri del Kenya. Mariano Iadanza Commissario Internazionale Wosm

Questo è il poveri: lo sguKaerdnyoaddi ei bambino che cerca d un il suo presente spiai ncapire da una fessura e affi do suo futuro ai passi s da il dell’uomo bianco ch icuri suo recinto. iuso nel

l’o rlo del mondo

Hakuna Matata “P

OLE POLE NDIO MWENDO”, piano piano si costruisce il cammino, usavano dire i ragazzi kenioti allo scout moot del 2010 tenutosi questa estate a Rowallan. È stato il primo evento scout mondiale ad essere ospitato dal continente africano ed io, senior in servizio nel gruppo di Benevento primo, ho deciso di farne parte. Il campo è stato certamente all’altezza delle aspettative e, anzi, mi ha sorpreso. Sapevo che l’organizzazione keniota avrebbe dovuto fare sforzi non indifferenti per un campo così importante ma, fatta eccezione per qualche ritardo nei trasporti, la logistica ha funzionato benissimo c’erano addirittura le docce calde! Nel programma del campo, poi, era prevista sempre una parte dedicata alla condivisione e alla conoscenza ed è stato questo approccio per me ad essere vincente. I kenioti amavano parlare e fare amicizia e sono riusciti in pochi giorni a plasmare un po’ il carattere di tutti dando vita ad un clima sereno e gioioso dove, anche parlando poco l’inglese, si riusciva a fare amicizia. Un evento importante per loro ma soprattutto per noi che siamo andati lì con la convinzione di apprendere più che con la presunzione di insegnare.

How are you? Abbiamo mangiato le loro pietanze, ci siamo adeguati al loro concetto di tempo e di viaggio, abbiamo appreso il rispetto per la natura e per l’uomo. Niente veniva fatto di fretta, preferivamo mangiare un po’ più tardi ma avere dieci minuti in più per osservare le cascate più da vicino e se qualcosa non andava proprio come doveva, Hakuna Matata c’è sempre una soluzione a tutto basta stare insieme e divertirsi. È stato bellissimo vivere dieci giorni così lontano dalle nostre abitudini occidentali dalla nostra corsa contro il tempo con la nostra indifferenza nei confronti della gente. Ho imparato molto da questa esperienza e spero che al prossimo evento, in Canada, più persone della nostra associazione decidano di partecipare, perché è importante vivere la dimensione dell’amicizia internazionale dello scoutismo dato che da sempre è una delle cose che rende unico il nostro movimento. Marco Spulzo

L

a porta di legno sgangherata non arriva fino al pavimento: lo spazio tra la sua estremità inferiore ed il suolo serve a far defluire le acque. E’ vero che siamo nella casa dei padri comboniani, ma essa sorge pur sempre a Korogocho, lo slum di Nairobi in cui quando piove l’acqua porta via con sé non solo il caldo asfissiante, ma anche la melma formata dai rivoli che convogliano lungo canali improvvisati, gli scarti del cibo, l’immondizia, l’urina e le feci di quel che resta degli uomini e delle donne di questa città nella città. Quando la porta si chiude alle nostre spalle, i bimbi che ci avevano accolto all’esterno, al suono incessante di un howareyou divenuto litania e destinato a salutare il muzungu, l’uomo bianco, si mettono carponi. Senza cessare di intonare “How are you?”, toccano a terra con la testa e cercano con lo sguardo di carpire qualcosa di quanto sta accadendo dentro, nel luogo dove si sono rifugiati gli uomini bianchi.

D’istinto faccio anch’io lo stesso: mi inchino e sfioro il suolo con le mie guance. Per un attimo incrocio lo sguardo di uno dei bimbi. Tento di sistemare la macchina fotografica. Ma intorno a me non è rimasto nessuno, i piedi sono andati tutti via. E così fa anche il bimbo, l’ultimo rimasto. Sicché l’istantanea che avrei voluto scattare abortisce, eppure l’immagine che avrei voluto immortalare resta per sempre dentro di me. Questo è il Kenya dei poveri: lo sguardo di un bambino che cerca di capire il suo presente spiando da una fessura e affida il suo futuro ai passi sicuri dell’uomo bianco chiuso nel suo recinto. Mariano


branca elle

branca elle

ai margini della giungla

Il vostro fratellino è in grave pericolo, e vi parla tramite il volo fidato di Chil per narrarvi come tutto è iniziato. Sono ormai trascorsi diversi soli da quando Hathi, il saggio elefante, mi sorprese pensoso sulle rive del Waingunga. “Perché stai lì tutto solo e muto, piccolo lupetto?”, mi chiese. “Grande Hathi, tutti i vecchi lupi parlano spesso delle avventure di un cucciolo d’uomo cresciuto nella Giungla. Akela, Baloo e Bagheera raccontano che, senza zanne né artigli, riuscì a sfuggire alle scimmie ingiuriose, a diventare signore delle parole maestre e difensore della legge del branco, sino a cacciare e sconfiggere il malvagio Shere Khan. La leggenda del piccolo Mowgli accompagna le nostre cacce. Ma dov’è ora Mowgli? Dicono che a volte cacci ancora con il branco, ma io non l’ho mai visto. E come potrebbe una creatura spelacchiata divenire così grande senza neanche l’artiglio affilato della pantera o i muscoli lesti del lupo? Saggio Hathi … Io non credo a queste storie ...” Il vecchio elefante mi ascoltò silenzioso. Poi intrise la proboscide nella corrente del Waingunga e allungandola mi bagnò lentamente il muso e gli occhi. “Mi piacciono i lupetti curiosi. Le loro domande dissetano tutta la Giungla proprio come le acque di questo fiume. Cerchi risposte, lupetto? Allora parti subito! Svela la tua pista di caccia! Non ti fermare alle soglie della foresta, né ai margini delle lontane paludi. Non arrestarti al piccolo villaggio degli uomini. Cerca il limite estremo dell’orizzonte. Guarda lontano, e quando ti sembra di guardare lontano, guarda ancora più lontano! Ma ricorda, lupetto: scoprire non significa semplicemente esplorare

nuove terre, ma soprattutto avere nuovi occhi!” E così dicendo, mi annaffiò nuovamente il muso con l’acqua fresca del fiume. Ed è così che sono partito e ho viaggiato a lungo, fino ai confini estremi della Giungla. Ho cercato per molto tempo una risposta ai miei dubbi. Ho cercato Mowgli in lungo e in largo. Akela, ho visto molte cose belle e interessanti nel mio viaggio. Tuttavia ciò che più mi ha colpito sono i tanti cuccioli d’uomo abbandonati e senza famiglia negli angoli del mondo. In un prato ho conosciuto una bambina che piangeva mentre i compagni la deridevano per il colore della sua pelle, per le sue vesti tinteggiate e per il suo modo strano di parlare. La beffeggiavano perché era venuta da lontano, da villaggi distanti cento e cento orizzonti. E quando il più grande del gruppo alzò la mano per picchiarla, saltai fuori da un cespuglio e lo feci scappare via con un semplice sbuffo delle fauci. Poi mi girai e la guardai. Non aveva zanne né artigli, era una ranocchia come Mowgli. Ma non poteva essere certo una regina della Giungla, così indifesa e piccola, non avrebbe mai cacciato nessuna preda per nessun popolo libero. Poi, in riva ad un mare lontano, ho incontrato un piccolo cucciolo d’uomo fradicio e nudo, sbattuto dalle onde del bagnasciuga. Era rotolato fuori dalle acque da un viaggio lungo e pericoloso, iniziato molti giorni prima con la sua famiglia. Quando la barca era affondata, aveva lottato contro le onde come un cucciolo di lontra nelle rapide, ed era riuscito a sopravvivere. Non c’era nessuno ad accoglierlo sulla spiaggia. I pochi viandanti erano scappati via come fosse un coccodrillo gigante. Sentendolo piangere di fame, gli cercai un frutto e glielo portai. Lo fissavo mentre si sfamava a grandi morsi: non aveva zanne né artigli, era un ranocchio come Mowgli. Ma neanche lui poteva certo divenire un signore della Giungla, così debole e solo, non avrebbe mai cacciato nessuna preda per nessun popolo libero. Poi ho visto un piccolo bambino chiedere le elemosina ai bordi di una nera strada. Aveva qualcosa di strano agli occhi e camminava a passi lenti ed insicuri. Capii che non vedeva nulla.

ai margini della giungla

Akela e lupi della Giungla sconfinata,


branca elle

branca elle

Poi, un giorno, avvenne una cosa buffa… Uno spietato cacciatore di pellicce mi sorprese con un gigantesco fucile in mano. Mi sospinse a suon di spari verso la sua trappola, ed improvvisamente calò da un albero una gigantesca cassa di legno, che mi imprigionò nell’oscurità. Il cacciatore rise e se ne andò a prendere tutto il necessario per scuoiarmi. Cominciai ad ululare e dibattermi, ma la cassa era troppo pesante e non sarebbe riuscito a capovolgerla nemmeno un bufalo impazzito. Akela, ero sicuro che fosse la fine! Ma all’improvviso sentii qualcosa che, da una piccola apertura nella cassa, s’intrufolava dentro la mia cella. Una volta entrata, sentii che la piccola creatura si muoveva con destrezza, come fosse abituata a viaggiare nelle tenebre. Sentivo nel buio le sue zampette muoversi velocemente ed esplorare ogni singolo tassello delle pareti della cella. Poi, alla fine, sentii uno scrocchio secco, e la cassa si aprì di lato, inondandomi di luce. Potei così scoprire che il mio aiutante misterioso era il bimbo che avevo aiutato a fuggire dal bastone della signora. Di certo il piccolo non ci vedeva, ma sapeva come muoversi nel buio più di Mang il pipistrello, tanto da riconoscere ed aprire la serratura della mia prigione. Mentre gli leccavo felice il naso, il cucciolo d’uomo mi accarezzò il muso e mi parlò:

“Lupo, non ringraziare me … Sheila, la bimba colorata che hai difeso dai pugni degli altri bambini, è l’unica a parlare la strana lingua del garzone del cacciatore. E’ grazie a lei che sapevo che avresti avuto bisogno del mio aiuto”. All’improvviso ci sorprese da lontano una fucilata rabbiosa, che mi prese ad una zampa facendomi rotolare a terra come una noce di cocco. Mentre mi leccavo la ferita cercando di rialzarmi, il piccolo lanciò in aria un fischio, e subito da un cespuglio saltò fuori il bambino che avevo trovato affamato sul bagnasciuga pochi giorni prima. “Seguimi, lupo”, mi disse. E così feci subito, sciancato, dolente ed impaurito. Mi fermai solo a salutare un’ultima volta il cucciolo che mi aveva salvato dalla trappola, e lui subito si nascose dietro un cespuglio. Corremmo con le pallottole del cacciatore che sibilavano dietro di noi, ed arrivammo ad un gigantesco fiume nero. Sapevo che, anche con tutte le mie forze , non sarei riuscito a nuotare con la zampa così conciata. Allora il bambino mi fece velocemente cenno di saltare sopra un tronco. Così feci, proprio mentre lui si tuffava e cominciava a nuotare e sospingere il mio legno in acqua con la stessa forza e l’agilità del boa di fiume. Il cacciatore, appesantito dalle munizioni, arrivò ansimando sulla riva del canale, e tutto quello che riuscì a fare fu sparare qualche ultimo colpo verso la mia chiatta d’emergenza. Il mio soccorritore mi lasciò proprio sulla sponda opposta del fiume, e subito fece cenno di fuggire nella foresta senza troppe esitazioni. Gli sfiorai il naso con una carezza calda del muso, e subito zoppicai verso il limitare del bosco. Purtroppo, Akela, non è finita. Nella foresta in un istante sono sbucate dall’oscurità decine e decine di tigri, più di quante abbia mai visto in tutta la mia vita, tutte ringhiose e fameliche quanto il malvagio Shere Khan, e tutte pronte ad affondare le zanne nella mia carne. Sono fuggito fino ad una minuscola apertura in una roccia, troppo piccola per la stazza di una tigre.

ai margini della giungla

ai margini della giungla

C’erano signori che gli passeggiavano accanto facendo finta anche loro di non vederlo. Solo una signora sembrò accorgersi di lui e tirò fuori un bastone, pronta a punirlo per aver disturbato la sua passeggiata. Allora agguantai il piccolo per la maglietta, me lo misi in groppa e scappammo via, mentre la signora ci rincorreva volteggiando rabbiosa il bastone. Appoggiai il piccolo al sicuro dietro una staccionata e lo guardai: anche lui non aveva zanne né artigli, e per di più aveva gli occhietti sbarrati, non avrebbe mai cacciato nessuna preda per nessun popolo libero. Più mi aggiravo all’orizzonte e più mi sembrava impossibile credere nella storia di Mowgli.


branca elle

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ai margini della giungla

Quanto vorrei che ci fossi anche tu qui con me! Akela, Akela, Akela… Non ho mai avuto così tanta paura … !!!Auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!! Ad un tratto … Brividi e risveglio. Il possente ululato di Akela schiude di colpo gli occhi del lupetto. Sdraiato sopra una masso, proprio sotto alla roccia più alta della Rupe del Consiglio, il lupetto ancora trema immerso nel terrore, mentre il suo incubo sfuma lentamente nella notte. Gli altri lupi sono già alle loro tane. Rimane solo Akela, e la luna a fargli compagnia. “E’ stato tutto un sogno?” chiede il lupetto tremante guardandosi attorno. Akela, con un balzo, gli è accanto. Con una leccata gli pulisce il muso dalla paura. Col calore dei suoi occhi frena il tremore del cucciolo. “Conosco ciò che hai vissuto, lupetto. L’hai sospirato tremolante nel sonno. E solo in un sogno, mai nella nostra Giungla, Hathi avrebbe potuto consigliarti di allontanarti dal branco. Come hai sognato, si

può finire preda di tigri mai viste prima. Se non ti avessi risvegliato la tua avventura sarebbe finita davvero male.” Il lupetto alza il muso incuriosito. “Ma, Akela, chi sono queste tigri e questi cuccioli d’uomo tanto simili a Mowgli? Esistono per davvero o solo nel mio sogno?” “Certo che esistono … Ce ne sono tanti, come loro, nel mondo. Piccoli e grandi cuccioli, perseguitati e canzonati perché speciali. Ma basta che una sola buona azione sia fatta loro, che diventano più forti di qualsiasi altro cacciatore della Giungla. L’hai scoperto grazie a questo sogno. Accogliere questi cuccioli braccati significa salvare tutti noi dalla malvagità di chi non segue la legge del branco, e caccia solo per opprimere. Ma ci sono tigri anche più terribili di Shere Khan che si aggirano cercando di ucciderli. E solo se affronterai queste tigri col tuo branco non avrai nulla da temere. Questo hai scoperto nel tuo viaggio. Hai scoperto che non esiste solo il Mowgli di cui si narra nella Giungla. Esistono tantissimi ranocchi spelacchiati che aspettano solo che qualche branco di lupi li aiuti e creda in loro.” Le criniera dorata del sole già risplende nell’alba d’oriente. Il lupetto saluta Akela e scende felice nella Giungla in risveglio. Non dimenticherà mai quello straordinario sogno. Correrà nella Giungla a narrarlo a tutti i suoi fratelli.

ai margini della giungla

Akela, proprio da questo nascondiglio lasciò questo messaggio, sperando che l’eco di questa grotta giunga fino alle tue orecchie. In questo istante le tigri dilaniano la roccia per sfondare il mio rifugio. Non voglio che la mia avventura vada persa come i petali di giglio nella stagione piovosa. Se le tigri mi prenderanno, voglio che questa storia sopravviva, e che tutto il branco la conosca. Sento il fiato delle tigri frusciare sul mio pelo, mentre il loro ringhiare è sempre più vicino.


ROBIN HOOD a un passo dal

Brevetto di Reparto Nel lancio, ideato dal Consiglio di Reparto e fatto dal nostro C.R. Paolino, abbiamo voluto simboleggiare con un bersaglio fatto in tanti pezzi,uno per persona più alcuni per le Ptg, che ognuno era indispensabile per raggiungere questo obiettivo.

Queste siamo noi, nell’impresa per la specialità OLIMPIONICA, ovvero: “Il (piccolo) giro d’Italia in sella alle nostre bici che si bucano, cade la catena, e… ci divertiamo un sacco”.

Missione Della Ptg Leoni: come COOPERAZIONE SCOUT, i Leoni (in questa foto Giorgio e Mastro) stanno dimostrando che gli scout lasciano davvero il mondo migliore di come lo hanno trovato.

Ancora la nostra fantastica ptg in Missione per ASTUZIE AL CAMPO. Ci è stato chiesto di costruire uno scrigno in cui conserviamo le ceneri dei nostri fuochi che..beh, non possiamo raccontarvi proprio tutto; questa è una tradizione di Reparto.

TECNOLOGIA E NATURA: Giorgio, CP dei Giaguari, mentre aiuta un’ospite della casa di riposo; hanno realizzato una presentazione in Power Point degna di un vero hacker, e poi costruito oggetti in pelle.

Ciao a tutti, sono Paola, vice capo pattuglia della Ptg Cervi. Forse alcuni di voi non sanno che cos’è il Brevetto di Reparto. E’ un attestato che viene dato al reparto quando al suo interno sono presenti tutte le Specialità di Ptg di ogni campo (i bordini dei brevetti, per intenderci). Ovvero: ogni membro della pattuglia deve possedere almeno un brevetto del campo scelto, bisogna fare una missione e un’impresa di pattuglia a tema e redigerne la relazione con tanto di foto allegate. Probabilmente qualcuno a questo punto si starà domandando perché tanto lavoro. Semplice: l’anno scorso ci hanno parlato di questa novità in cui nessun altro reparto si era ancora cimentato e noi ragazze ci siamo subito esaltate e abbiamo deciso che avremmo coinvolto anche il resto del reparto. A questo punto si è però presentato un problema: le specialità necessarie erano quattro e nel nostro reparto ci sono solo tre pattuglie. Ma non abbiamo disperato e abbiamo deciso che noi ragazze ci saremmo occupate di ben due specialità. E così dopo un anno, svariate attività, cervelli arrovellati per inventare le imprese di pattuglia, finalmente siamo arrivati a un passo dal brevetto di reparto, un po’ emozionate, ma soprattutto pronte a festeggiamenti spettacolari (e con questo intendo che ci saranno davvero i fuochi d’artificio, uno per ogni step che è stato necessario superare). Ma siamo anche un po’ tristi perché ormai è ottobre, i passaggi si avvicinano e noi “vecchiotti” stiamo per lasciare il reparto. Abbiamo comunque tanta voglia di continuare il nostro cammino in compagnia, fieri di aver contribuito con il nostro impegno al raggiungimento di un importantissimo traguardo. Paola, Reparto Robin Hood, Bergamo 3

branca e nde fratellanza, che si apparteniamo ad una gra “L’Uniforme significa che anche nei particolare, ta ret ’Uniforme perfetta, cor Un . ndo di Mo il to tut a e estend il suo valore nello sviluppo a importanza; eppure ha da uar rig nto qua può sembrare cosa di poc enorme per ale, ed ha un significato ano una certa dignità person gli estranei, i quali giudic sso pre e god o ent vim Mo il cui e di sto ne zio que di era la consid i vi ricorderete spero che tutti voi ragazz ciò Per . ”. ono me ved ifor che Un l’ ciò e da rettament ole del gioco portando cor giocherete secondo le reg Robert Baden-Powell

Argomento delicato, questa Uniforme (con la “U” maiuscola!) di cui ci parla BP nei suoi scritti e anche il nostro caporeparto, anche se talvolta con parole meno dotte e più dirette. E’ importante per noi stessi, per gli altri, per il messaggio che trasmette e per quello che non trasmette. Ma forse voi queste cose già le sapete a memoria. O no? Nel dubbio- non si sa mai!- riprendiamo in mano il taccuino di BP e andiamo a rileggere il vero motivo dell’importanza dell’Uniforme:

tribuisce all’eguaglianza conde ogni differenza e con “Un’Uniforme uguale nas ante, essa copre le , punto ancor più import all’interno di un Paese. Ma essere, gli uni e gli altri, o e fa sì che tutti sentan di ze raz di e si Pae di nze differe nità mondiale.” membri di un’unica frater Il Jamboree è quindi l’occasione migliore per realizzare questo intento. Migliaia di ragazzi, provenienti da ogni parte del mondo, diversi per cultura, fede, origine, che si ritrovano però accomunati dal portare un’uniforme scout e che si “leggono” al primo sguardo. Esagerato? Non troppo, se ci pensate e guardate quante cose dice di voi la vostra uniforme. Se i vostri distintivi sono in ordine (lo sono?), sarà facile per un altro scout capire da dove venite, qual è la vostra città, la vostra associazione, di che pattuglia siete e il vostro ruolo nella pattuglia, ma soprattutto potrà capire in che cosa siete bravi (le specialità) e quanto vi impegnate nel vostro cammino scout (le tracce). Certo, se avete ancora attaccato il distintivo di un campo che avete fatto coi lupetti ormai 6 anni fa, forse il vostro nuovo amico avrà informazioni fuorvianti, o perlomeno un po’ vecchie su di voi. Oppure, altro caso classico: se il vostro omerale di pattuglia penzola a mo’ di bandiera dalla vostra manica, finirete per perderlo e allora addio a possibili gemellaggi con una pattuglia omonima proveniente dall’altra parte del mondo… Al Jamboree sarà quindi importantissimo tenere in ordine il nostro primo “biglietto da visita”. Non solo per chi al Jamboree c’è e dovrà giocare al nostro fianco, ma anche per coloro che non ci saranno ma che verranno rappresentati da noi. E’ uno strumento potente l’Uniforme, che ci permetterà di stringere nuove amicizie, di imparare modi di fare scautismo diverso dal nostro e di apprendere un sacco di cose che poi potremo riportare nel nostro reparto. E’ la fotografia del nostro essere scout, teniamolo sempre bene a mente. Enrico Maso CC Atacama - Udine 1

Semplicemente Svezia

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NORD

Acqua, Aria, Terra e Fuoco sono i quattro elementi che danno vita al mondo. Noi 4 siamo lo staff che accompagnerà gli esploratori e le esploratrici del Reparto Nord in un’esperienza magnifica, fino alla prossima estate. Aria: Matteo ‘Pika’ Viadana – CR. L’aria è una miscela, un insieme di differenti componenti che ben si amalgamano e si fondono tra di loro in un giusto equilibrio. Allo stesso modo, Matteo è una persona con diversi aspetti del carattere che si mischiano, a volte evidenziandone uno, a volte evidenziandone un altro. Ha compiuto da poco 35 anni, è laureato in Scienze Ambientali, è nato e vive da sempre a Milano. Lavora per una casa editrice, in un ambito poco affine ai suoi studi ma più rivolto alla grafica, sperando sempre di riuscire prima o poi a dedicarsi sul serio all’ambiente. Gli piace suonare, nuotare, divertirsi con gli amici, non ha praticamente mai smesso dall’età di 8 anni di vivere lo scautismo. È stato CR, IR di Branca E, Capo Gruppo, Commissario di Sezione, Membro di Cocon E, Coordinatore di Branca L (sì, proprio ELLE!) e ora membro di Cos e membro dell’equipe di Formazione. VCR al Jamboree 2007, ora è pronto ad affrontare la nuova sfida come CR dello splendido Reparto Nord al Jamboree 2011. Acqua: Chiara Bertoldo – VCR. Malleabile e paziente, ma testarda e perseverante, con il tempo smussa lo spazio che le sta intorno per levigarne le asperità. Spera che anche il suo contributo nutra chi la circonda per creare un ambiente più ricco e condiviso. Ha 27 anni, è laureata in Biotecnologie Agrarie e Vegetali, sta seguendo un Dottorato di Ricerca a Torino, sua città natale. Amante di quasi tutti gli sport fin da piccola, ma in particolare adora il nuoto e lo

snowboard. Entrata negli scout in reparto nel 1995, ha prestato servizio nella branca E per 7 anni di cui 3 da CR e dopo un anno di assenza ricomincerà ora con l’apertura di un nuovo reparto. Terra: Luca Montanari – VCR. Da quando è arrivato sul pianeta Terra, 24 anni fa, è sempre stato attratto da tutte le sue meraviglie, tanto da riuscire a orientarsi in ogni suo meandro. Questo suo talento naturale lo ha portato a studiare e laurearsi alla Facoltà di Geografia. Spinto dalla voglia di conoscere sempre più posti inesplorati, decide di studiare pianificazione e progettazione della città e del territorio a Firenze, dove sta frequentando l’ultimo anno di laurea magistrale. A proposito di esplorazione, il baldo giovane è anche al comando di un reparto di esploratori bolognesi da cinque anni. Fuoco: Alessia Pulvirenti – VCR. A differenza della Fenice che rinasce dalle sue ceneri, Alessia rinasce dal fuoco che arde nella sua terra e che scorre nelle sue vene come nel vulcano simbolo della sua Sicilia. Ha 27 anni e da poco meno di un anno si è trasferita a Milano, dove ha iniziato il suo percorso lavorativo come ingegnere informatico. Ama lo sport e si lascia alle spalle 15 anni di danza classica. Ora si cimenta in calcetto, beach volley, capoeira. Vive lo scautismo da quando aveva 3 anni seguendo le orme del papà e della sorella. E’ stata CR per 4 anni, IR per due anni ed ha vissuto la sua prima esperienza Jamboree come IST in Inghilterra.

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NORD EST

Ciao a tutti ragazzi… Siamo la staff del reparto Nordest al XXII World Scout Jamboree. Con queste poche righe ci presentiamo, in rigoroso ordine d’altezza, o forse no: ENRICO 31 anni, sguardo vispo e battuta pronta, è attualmente Capo Compagnia a Udine. Frequenta un dottorato internazionale di studi sul cinema e lavora in progetti educativi nelle scuole. Adora praticare sport all’aria aperta. Le sue più recenti passioni sono la canoa e il parapendio. Il suo motto? “Une giave, une met, une pice su pal stec”. ANDREA 27 anni, segni particolari: vive a Venezia ma parla fiorentino. E’ Commissario di Sezione e Capo Compagnia e, siccome non si vuol far mancare niente, sarà il Capo Reparto in questa grandiosa avventura. Nella vita studia, lavora,

fa il babysitter e ama cucinare. Il suo motto è “Reffiamoci!”. ALESSIA 26 anni, l’unica donna della staff! Riuscirà a sopportare i tre maschietti? Dopo alcuni anni da Capo Reparto, adesso è Capo Compagnia nel gruppo di Chivasso 5 (sez. Gassino Torinese). Nella vita sta per prendere una laurea in Sociologia, per poi… chissà! Canta in un coro gospel e il suo colore preferito è il giallo. Il motto è “Pappapueo!” FRANCESCO 23 anni, è Capo Reparto del Milano 3, nella vita studia matematica, non lavora ancora ma dà ripetizioni. Gli piace fare ogni tipo di sport e gioca a basket; suonare è la sua passione (la chitarra è il suo strumento). Ci allieterà durante i fuochi di bivacco. Adora mangiare quello che cucina Andrea. Il suo motto, neanche a dirlo, è “Bella!”.

Gli staff del JAMBOREE2011

Gli staff del JAMBOREE2011

branca e


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Situazione: dovete partire per un hike e avete bisogno di ridurre al minimo il numero e l’ingombro degli oggetti del vostro equipaggiamento. Ad esempio, una delle cose che proprio non vuole entrare nello zaino è il fornellino a gas con le relative bombolette di ricambio. Come fare? Vi presentiamo un sistema facile e veloce per costruire un utilissimo fornello portatile, leggero e compatto, realizzato in parte con materiali riciclati.

Materiale occorrente * una o più scatolette di latta né troppo piccole (tipo quelle del tonno da 80 g) né troppo grandi (come quelle dei pelati); vanno bene i contenitori delle insalate di tonno, dei legumi monoporzione, del cibo per gatti, ecc.; * cartone ondulato da imballaggio e un paio di forbici; * un panetto da 200 g di paraffina per ogni scatoletta, che altro non è se non la cera bianca per fare le candele; la vendono nei colorifici e nei negozi di belle arti ed è anche possibile trovarla in granuli o scaglie.

Procedimento Sciogliere la paraffina a bagnomaria, a fuoco lento, in un contenitore apposito. Non usate le normali pentole da cucina, altrimenti quando la vostra mamma cucinerà mangerete la cera! L’ideale sarebbe un barattolo di latta un po’ più grande, che eventualmente potrete riutilizzare in seguito per lo stesso scopo. Nel frattempo ritagliate delle striscioline di cartone larghe 1 cm. o poco più oltre l’altezza della scatoletta e sistematele dentro a spirale, cercando di non lasciare grossi buchi, ma senza nemmeno riempire tutto lo spazio interno, come illustrato nella foto n. 1. Naturalmente prestate attenzione quando maneggiate la latta, poiché i bordi potrebbero essere taglienti. Quando la paraffina si è sciolta completamente, versatela nella scatoletta con le dovute cautele, dato che state maneggiando una cosa bollente (usate delle presine oppure una pinza a pappagallo, come mostrato nella foto n. 2). Procedete lentamente in modo da permettere al cartone di inzupparsi per bene e al liquido di riempire tutti gli spazi vuoti. A questo punto... il fornellino è già pronto! Dovete solo lasciarlo riposare per un’oretta, in modo che la cera si raffreddi e si solidifichi, sennò sarà impossibile metterlo nello zaino.

Fatto al Tecnicamp!

Questa attività originale è stata lanciata durante il corso “Ramingo” della base di San Fedele Intelvi. Se anche tu hai voglia di imparare nuove tecniche e astuzie scout, chiedi al tuo Capo Reparto come fare per partecipare!

Uso E’ sufficiente accendere il cartone che sporge per ottenere una fiamma viva e abbastanza potente, alta fra i 15 e i 25 cm. L’altezza dipende comunque dalle dimensioni del barattolo. Una volta avviato, questo fornellino non ha bisogno di essere ulteriormente controllato e dura qualche ora. Non essendo regolabile, si può giocare sulla maggiore o minore distanza con la pentola, il cui supporto può essere preparato come meglio credete. E’ possibile ad esempio sistemare la gavetta su una costruzione di sassi oppure, come si vede nella foto n. 3, usare una teglia di stagnola appoggiata su quattro picchetti per ottenere una fantastica piastra dove cuocere carne e verdure.

Spegnimento Una avvertenza importante: non gettate mai acqua sul fornellino, altrimenti la cera bollente fuoriesce e rischia di ustionare qualcuno o di provocare un incendio! Il metodo migliore per spegnere la fiamma è coprire il barattolo con un coperchio o con la stessa pentola, in modo da togliere l’ossigeno. Se non avete niente di adatto a disposizione, potete provare con un soffio deciso e molto energico. Alberto Mariano Sezione di Valmadrera

Angolo della tecnica

Angolo della tecnica

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branca erre

branca erre

Il taccuino B.C.

L’Estate Rover è sempre il momento più atteso in ogni Compagnia. Quest’anno la nostra Compagnia ha deciso di “strafare”: non solo abbiamo fatto un campo fuori dall’Italia, ma niente poco di meno che a Kandersteg, il centro internazionale scout immerso nel verde delle Alpi Svizzere. La data di partenza è decisa: 2 Agosto! Dopo aver cambiato tre treni tra Milano e Brig, finalmente arriviamo al tanto atteso campo con 22 zaini, due chitarre e tre tende. Il centro è organizzato per accogliere un enorme numero di ospiti provenienti da tutti i paesi del mondo. Noi siamo arrivati mentre al campo era presente una grande (per non dire enorme) delegazione di inglesi (giusto per darvi un’idea: 592 inglesi rispetto a noi 10 italiani!) insieme a serbi, tedeschi, portoghesi e anche un reparto dell’Agesci di Napoli! E’ gestito da volontari, i famosi “pinkies” vestiti di rosa, provenienti da tantissimi paesi: dall’Inghilterra al Nicaragua, fino alla Malesia. La prima impressione spontanea girovagando per il campo è che sembrava organizzato come un villaggio turistico: campo di calcio e pallavolo, docce calde sempre disponibili, sauna, po-

meriggi sportivi, animazione. Questo inizialmente ci ha spiazzato perché, abituati al nostro modo di fare scautismo, pensavamo di trovare prati verdi incontaminati dove poter accendere fuochi a piacere (mentre lì non si può), suonare la chitarra fino a ore improponibili e soprattutto senza tutti i comfort che il centro offre. Invece, confrontandoci con gli altri scout e i capi (ovviamente tutto in inglese!) abbiamo capito che lo scautismo nordico (per capirci dalla Francia in su) è incentrato molto più sulla preparazione fisica che non sulla tecnica (lo scautismo a cui siamo abituati noi “mediterranei”) anche se per i reparti ospiti al campo non sono mancate le gare di pionierismo. Tutto questo ci ha un po’ “demotivato”, se cosi si può dire, perché ci aspettavamo di trovare qualcosa di completamente diverso. Tuttavia credo che approcciare una nuova concezione dello scautismo sia comunque un modo per aprire la mente a qualcosa a cui non siamo abituati. Sicuramente le attività che avevamo programmato hanno risollevato i nostri animi

(visto il clima non è stato d’aiuto). Le migliori sono state climbing, un hike di due giorni con un dislivello di 1.400 metri e se, aggiungiamo che abbiamo trovato la neve al 6 di Agosto, stambecchi e marmotte ovunque, le Alpi che sembravano così vicine da quasi poterle toccare con un dito e una giornata splendida, tutto assume un’atmosfera molto più scout! Ultima ma non meno importante... rafting! Abbiamo disceso il fiume Lutschine per 14 chilometri tra rapide, piccole cascate, “rocce taglienti, tronchi sommersi”(come nella buona tradizione rover) e tuffi nell’acqua gelida...decisamente un’esperienza da ripetere!. Abbiamo anche partecipato a una serata internazionale in cui ogni gruppo doveva portare qualcosa di tipico del proprio paese: la nostra pasta è stata apprezzata in numerose lingue! Insomma, è stata un’esperienza molto istruttiva e,

considerando che era per me il primo campo da Capo Compagnia e il primo campo per la maggior parte dei miei rover, è andato bene. Abbiamo apprezzato l’internazionalità di questo centro e abbiamo avuto la sensazione di aver preso parte, anche se per un piccolo momento, a un “Jamboree permanente”. Questo è qualcosa che non tutti possono dire di aver fatto. Quindi... PHOENIX, SEMPRE PIU’ IN ALTO! Ilaria Ottolini CC Compagnia Phoenix - Genova

Il taccuino B.C.

Phoenix alla scoperta delle Alpi Svizzere


branca erre

branca erre

Scatta & pubblica

La Compagnia Compagni di Strada - Giffoni 1 (SA): Antonia, Rosy e Federico hanno delle visioni mistiche in una grotta

La Compagnia Tre Cime di Roma: “ Scene uniche della continuità nello spazio.....” – ER 2008 in Schwarzwald (Foresta Nera)

La Compagnia “Ecate” - Verona 1 discende in canoa le Gole dell’Ardeches – ER 2010 – Francia

a nia shido - Mater 2010 in Alba Compagnia Bu animazione durante l’ER di un momento

Rover Clik!

Rover Clik!

Scegliete le foto più belle (formato .jpg) della vostra compagnia, quelle in cui siete veramente fichi (che più fichi di così non si può!!!!) e speditele a: ernesto.liconti@cngei.it Verrete pubblicati sui prossimi numeri!

r otteve Rfa da Rover

Foto


branca erre

branca erre

“Ma il viaggio puo’ donare felicità?

Annarita: Ciao sono Annarita Digioia, ho 32

Jamboree

anni e sono pugliese, presto servizio attualmente come capo compagnia. Ogni tanto scrivo poesie e mi piace nuotare. Studio medicina e lavoro in ambito sociale. Gli anni 2010-2011 per me sono stati segnati dal forte impegno sul piano personale per dare una svolta significativa alla mia vita. Sono nata sotto il segno zodiacale Gemelli, ma non credo all’oroscopo. Lunatica “al punto giusto”, potrei perdermi nella meraviglia di guardare ogni foglia, persona, pietra, colore che attira casualmente la mia attenzione. Ho scelto di partecipare al Jamboree per meravigliarmi il più possibile.

Giovanna: Ciao sono Giovanna Giordano, ho 27

anni, sono di Matera. Sono laureanda in Scienze biologiche e attualmente, oltre a studiare, lavoro presso un laboratorio diagnostico. Nel tempo libero leggo molto, ascolto musica e mi piace prendermi cura del mio bonsai! Quando sono particolarmente ispirata, mi diletto a realizzare intrecci Zen, che molte volte regalo alle persone con le quali condivido esperienze importanti! Gli scout sono per me quasi una seconda casa e dopo 5 anni in Branca E, sono da 3 anni come CC in Branca R, dove mi diverto da morire! Spero di continuare a divertirmi mettendomi in gioco in qualsiasi nuova avventura!

Anche a noi delle 4 compagnie affiancate piace immaginarci in movimento, e ancora di più ci piace immaginarci in cammino. Per quanto una meta in montagna possa apparire annebbiata, forse “annebbiante” per la distanza e l’ignoranza negli occhi di chi mai l’ha raggiunta, si giunge sempre prima o poi in quel punto dal quale tutto assume contorni e sfumature più nette, e nel contempo appare un orizzonte più grande, più chiaro, ricco di nuove rotte da tracciare ancora una volta. Per questo diamo voce direttamente alla ciurma dei Capi Compagnia del Jamboree, in questo adagio e poetico bricolage di tracce sparse nella testa e per le nuvole, in attesa che siate voi rover a segnarle lungo il cammino verso il Jam 2011.

Nicolò: Mi chiamo Nicolò e sono di Roma. No, non è vero, vivo a Roma da qualche anno... No, non è vero neppure questo... In realtà sono di Parma, dove ho svolto tutto il percorso scout (lupetti, esploratori e rover) e sono stato per tre anni Akela. Poi mi sono trasferito a Roma e qui sono approdato nella passionale branca Rover! Amo viaggiare e vedere nuovi posti. Cerco sempre di far combaciare questa passione con il mio lavoro. Il desiderio del nuovo mi ha portato l’anno scorso a vivere in Svezia (guarda caso!) e magari in futuro in qualche altro posto… Ah, un’ultima cosa: adoro la buona tavola! E vi assicuro che in Svezia non si mangia troppo male... Pronti a scoprirla? Robbo: Ciao a tutti, sono Roberto Alzapiedi, CC del Parma 2 ed IR dell’Emilia Romagna. Sono pronto ad imbarcarmi in questa nuova avventura con tutti i rover che parteciperanno ai campi di preparazione al Jamboree 2011. Poche brevi righe di presentazione non sono certo sufficienti per farmi conoscere da chi non ho mai incontrato, ma ci proverò: sono laureato in Lettere e Storia Moderna e lavoro a Parma per una Fondazione che si occupa di promuovere l’arte e la musica contemporanea. Ho studiato un anno in Germania e ho vissuto alcuni mesi in Spagna, perciò conosco molto meglio lingue e culture di quei Paesi piuttosto che quella inglese. Cercherò di mettere la mia esperienza al servizio di ragazzi che avranno il desiderio di conoscere nuovi posti e nuove persone. Un saluto a tutti, ci vediamo al 1° campo a Dicembre.

Jamboree

La strada, fatta di polvere, asfalto o fango. Può davvero essere una strada che porta il viaggiatore prima alla scoperta del mondo e poi di se stesso? Perché alcuni sentono il bisogno, irrefrenabile, di partire? Di che cosa vanno in cerca? Che cosa li spinge ad abbandonare le abitudini e le sicurezze della propria casa, per andare alla scoperta del mondo? I cieli girano attorno di continuo, il sole sorge e tramonta, stelle e pianeti mantengono costanti i loro moti, l’aria è in perpetua agitata dai venti, le acque crescono e calano, per insegnarci che dovremmo essere sempre in movimento”. (Robert Burton)


BOLZANO Ecco le immagini della cerimonia con cui la città ha dedicato uno dei suoi parchi più belli al fondatore dello scautismo, Robert Baden Powell. E nelle vostre città ci sono strade, parchi, giardini dedicati a BP? Spediteci le foto!


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