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Dislessia e Osteopatia …………………………………………………... pag
DISLESSIA E OSTEOPATIA
L’Osteopatia, come il Tuina, valuta il paziente nella sua complessità, usando prevalentemente un contatto manuale sia nella fase di valutazione che di trattamento. L’osteopatia non tratta in base al sintomo ma ricerca la salute del paziente e prova a rimuovere gli ostacoli che impediscono alla vita di fluire all’interno della persona. L’Osteopatia mette in campo un’ampia gamma di tecniche manuali terapeutiche finalizzate a migliorare la funzionalità fisiologica e a sostenere l’omeostasi, avvalendosi anche di consigli relativi allo stile di vita. Nella pratica osteopatica si prendono in considerazione anche i risultati di esami diagnostici (esami del sangue, risonanze magnetiche nucleari, ecografie, ecc) per amplificare i principi stessi dell’osteopatia alla cura del paziente. I principi osteopatici si rifanno al concetto di unità del corpo inteso come struttura (osteon) e come fisiologia (path), un termine anglosassone quest’ultimo che significa “via, percorso”. Ne deriva pertanto il concetto osteopatico de “la via della struttura” dove la struttura governa la funzione. I principi fondamentali sono : 1) il corpo possiede meccanismo di autoregolazione deputati all’autoguarigione; 2) struttura e funzione sono in relazione di interdipendenza; 3) l’essere umano è un’unità dinamica e funzionale il cui stato di salute è influenzato dal corpo e dalla mente.
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Ciò che caratterizza l’osteopata è la palpazione: la mano per l’osteopata è il più grande strumento diagnostico e terapeutico conosciuto dall’uomo. Un’attenta analisi dei tessuti attraverso il tatto ci dà un’informazione sulla condizione della disfunzione in quel preciso momento e sul quale sarà la procedura migliore per
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risolverla. L’importanza di un tocco leggero e di una manipolazione delicata sono alla base del principio del trattamento. Fin dalle sue origini l’osteopatia si è sempre arricchita di nuove metodiche di approccio e di cura al paziente. Oggi gli strumenti di valutazione sono talmente tanti che si ha quasi l’imbarazzo della scelta di quale usare, ciò anche in considerazione del fatto che la nostra pratica è divenuta disciplina sanitaria e ci viene chiesto pertanto di confrontarsi anche con medici e diagnosi strumentali. Sarà solo l’abilità di ogni operatore di utilizzare metodiche, dalla tecnica strutturale a quella fasciale fino alla biodinamica, in base al paziente che abbiamo di fronte. Nel caso della problematica legata alla dislessia, credo sia importante andare a trattare le aree che principalmente sono coinvolte con la difficoltà di lettura, quindi tutta la sfera cranica, la regione occipitale per quanto riguarda la visione, la regione temporale parietale e temporo occipitale coinvolte nella lettura e nel linguaggio, la regione frontale per la capacità decisionale e intuitiva. Da non dimenticare zone apparentemente lontane dal coinvolgimento con la problematica, quali l’addome - considerato non a caso il 2° cervello - e i principali diaframmi, ovvero il pelvico, il toracico e il cranico. Ciò è determinante perché ci sia una buona comunicazione tra l’alto e il basso. Il lavoro specifico tuttavia non può sottrarsi ad un’indagine a tutto campo che valuti: 1) La storia del paziente, a partire dal parto con cui è nato e lo sviluppo psicomotorio 2) Malattie, traumi subiti e uso di apparecchi ortodontici, di occhiali o lenti a contatto, di ortesi plantari 3) Stile di vita e alimentazione 4) Hobbies e modo di trascorrere il tempo libero 5) La postura, sia statica che dinamica 6) L’esito dei test osteopatici: da quelli più strutturali e posturologici a quelli “sottili”, passando per i testi specifici per l’occhio e l’apparato masticatorio.
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Un test molto particolare è quello che valuta il movimento cranio sacrale, ovvero un movimento di espansione e restrizione che si percepisce in tutto il corpo e in particolare sul cranio. Il movimento cranio sacrale (o movimento respiratorio primario) ci dà informazione sul livello energetico della persona e anche durante il trattamento ci può essere utile per monitorare eventuali miglioramenti in corso d’opera. Tale movimento detto anche “marea minore” , avviene circa 8-12 volte al minuto. Un aumento del movimento va verso la patologia così come l’eccessivo rallentamento, anche se una frequenza minore ma con un’ampiezza maggiore ci indica che il paziente sta abbassando la frequenza delle onde cerebrali quindi che sta progredendo verso una fase più parasimpatica che facilita il rilassamento generale così che il paziente avrà più risorse da dedicare al processo di guarigione.
Oltre al cranio dovrà essere posta particolare attenzione alla zona toracica, un’altra area dove si trovano le innervazioni ortosimpatiche del cranio, e tutta l’area sacrale dove si va da ancorare la meninge più esterna che dal cranio raggiunge la 2° vertebra sacrale. Quindi nei primi trattamenti sarà utile togliere tutti i blocchi periferici che creano delle barriere al fluire dell’energia e mano a mano concentrarsi sempre di più sui 3 diaframmi pelvico, toracico e cranico; quindi verificare ed eventualmente trattare l’addome, la gabbia toracica ed infine la testa. Trattare la base cranica è di fondamentale importanza perché lo sviluppo embriologico del sistema nervoso va dal dietro in avanti e perché eventuali blocchi a livello dei condili occipitali possono creare problemi alle vie nervose e ai vasi sanguigni, sia di entrata che di uscita.
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Foto. Il tronco encefalico e l’encefalo Nella zona occipitale inoltre si trova il midollo allungato, sede dei nuclei dei 10 nervi cranici, il diencefalo, sede delle funzioni più primitive ma fondamentali come la buona e normale sopravvivenza come il centro apneustico e pneumotassico per la ritmicità e la profondità dell’atto respiratorio, il cervelletto deputato a controllare la coordinazione fine con i flocculi nodulari e la coordinazione grossolana con il verme cerebrale. In questa zona si trova anche lo spazio del 4° ventricolo che accoglie il liquor cefalo rachidiano che svolge un ruolo fondamentale per il sistema immunitario e di nutrimento. Nel lobo occipitale si trova l’area della visione primaria e l’area di confine occipito temporale che accoglie la via ventrale, deputata alla lettura fluente. Trattare l’area occipitale, ed in particolare il tronco encefalico sede principale del sistema parasimpatico, così come i nuclei del nervo vago e il decorso del nervo stesso avrà un effetto positivo nel trattamento del nostro paziente. In effetti la normalizzazione di questa area contribuirà ad una omeostasi in tutto il corpo e ad una modulazione nelle risposte da parte del soggetto quando viene esposto ad una situazione di pericolo.
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Il nostro sistema nervoso autonomo utilizza 3 strategie di difesa. La più antica consiste nel complesso dorso vagale che produce risposte quali brachicardia, apnea, attività defecatorie, immobilizzazione o inibizione comportamentale. Una strategia successiva è quella data dal sistema ortosimpatico che induce la risposta “lotta o fuggi”; infine la strategia più recente è quella del complesso ventro vagale che fa da mediatore e modulatore dei 2 sistemi precedenti. Il sistema simpatico ha ripercussioni in tutto il corpo mentre il complesso dorso vagale agisce prevalentemente sugli organi sotto diaframmatici. Il sistema del complesso ventro vagale agisce sugli organi sovra diaframmatici, come il cuore, polmoni ma anche sul tono dei muscoli, della testa, compresi i muscoli masticatori e dell’orecchio medio. Questo complesso svolge un ruolo importante anche nella produzione dell’ossitocina, rilasciata dall’ipofisi e sulla modulazione e trasmissione del suono dall’orecchio al cervello. Il trattamento di questa zona in genere induce nel paziente una sensazione di calma e serenità; uno stato psico-fisico che, secondo la teoria polivagale di Stephen Porces, è una via importante per ogni processo di guarigione. Nei trattamenti successivi si andrà a lavorare nella zona parieto temporale dove troviamo la sede della via dorsale della visione, dedicata al riconoscimento della parola, l’area del linguaggio, dell’udito e non ultimo l’area sensitiva e motoria. Proseguendo nelle sedute, sarà utile trattare la zona frontale, sede dei lobi frontali e prefrontali dedicati alla decisionalità e ai neuroni a specchio. Nel trattamento del cranio una parte molto importante è rappresentata dalle ossa temporali, sia perché uniscono il dietro con il davanti della testa sia perché vi si trovano, al di sotto, aree cerebrali fondamentali per la dislessia e anche perché sede dell’articolazione temporo mandibolare (ATM). Questa articolazione di fatto si collega, tramite la mandibola, all’osso ioide e a tutto l’apparato fonatorio. Pertanto trattare le fasce del collo potrà servire a migliorare la funzione della laringe e della faringe, nonché della lingua. Sarà importante anche verificare le ossa del palato duro e tutti i muscoli
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masticatori infine le ossa che compongono l’orbita, i muscoli e i nervi che insistono sull’occhio per assicurasi la miglior visione possibile. Di solito concludo i miei trattamenti posizionando il palmo della mano sulla fronte e l’altra sul centro dell’osso sternale, avendo notato che questa tecnica riesce ad armonizzare il cranio con il torace e a rilassare moltissimo il paziente. Il protocollo di trattamento che segue prevede solitamente 4-5 sedute della durata di 45 minuti a distanza di 1 o 2 settimane. Dopo alcune sedute, talvolta anche già dopo la prima, i ragazzi trattati riferiscono di sentirsi più rilassati, di riuscire a concentrarsi meglio e di essere in grado di prolungare i tempi di attenzione. Questo approccio richiede tempi lunghi di trattamento che possono prolungarsi anche per anni con incontri che possono essere distanziati anche di 2 o 3 mesi. In questa cadenza di incontri osteopatici è possibile inserire i trattamenti Tuina.
Foto. Trattamento osteopatico cranio sacrale
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