Dante scatena

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DANTE ALIGHIERI

Lavoro realizzato da marianna scatena della classe 2E dell'istituto comprensivo De Filis


La società medievale Situazione storica dopo la Morte di Carlo Magno in Europa la il sistema di organizzazione della società medievale, che ha nome feudalesimo, si era già delineato nei suoi elementi costitutivi tra l'VIII e il IX secolo con il Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Egli aveva proceduto largamente delle terre imperiali a favore di propri vassalli, in cambio dell'obbligo di prestare servizio militare a cavallo in ogni necessità di guerra. Questa concessione in cambio di servigio (detta “beneficio”) durava

BORGHESIA: L’insieme degli appartenenti al cosiddetto ceto medio, che vivono del loro reddito o esercitano il commercio, l’industria o una professione libera.

quanto la vita del beneficiario il quale, a sua volta, poteva concedere in concessione porzioni del territorio da lui amministrato a propri dipendenti, i valvassori, contro analoghi obblighi di vassallaggio nei suoi riguardi.


Lo scenario europeo Rispetto ai secoli precedenti il Duecento in Europa viene caratterizzata da una situazione di maggiore benessere. Infatti • Erano cessate le invasioni • Le innovazioni nelle tecniche agricole • Grazie all'aumento della popolazione, era stato possibile coltivare nuove terre Tali cambiamenti causarono importanti conseguenze • Le strade divennero sicure • Le citta si ripopolarono • Nacque la borghesia, composta da mercanti banchieri ecc. • Sorsero le prime università

L’Italia ricca e divisa L'assetto politico europeo vide due grandi dominazioni: il regno di Francia e il sacro romano impero. Nella nostra penisola vi erano città vi erano città molto ricche che commerciavano perfino con il lontano oriente. L’Italia tuttavia era politicamente divisa: • • •

Al centro nord si erano affermati i liberi comuni Al centro vi era lo stato della chiesa Al sud invece il regno di Sicilia

Questa divisione però determino una situazione di grave instabilità.


La lingua Dal latino al volgare L'italiano che oggi parliamo deriva dal latino, o meglio dalla lunga e costante evoluzione del latino parlato, mentre il latino scritto invece si conservò immutato nei secoli e secoli, perché legato a modelli più rigidi, soprattutto di tipo letterario. Alla dissoluzione politica dell'impero Romano d'Occidente seguì quella linguistica, che porto alla nascita delle lingue neolatini o romanze tra cui il volgare italiano. I primi documenti in volgare italiano I primi documenti scritti in volgare nella nostra penisola risalgono al IX- X secolo d.C. • Il più antico è il cosiddetto indovinello veronese, chiamato così perché venne composto da uno scrivano veronese e conservato tuttora a Verona. •

Il placito di Capua o carta capuana si chiama così perché è una sentenza giudiziaria scritta nella località campana nella quale due contendenti rivendicavano la proprietà di alcune terre.

Il Giuramento di Strasburgo dell’842 d.C. I figli di Carlo Magno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, successori al trono delle due parti dell’impero Occidentale e Orientale, si promettono reciproca solidarietà contro il fratello Lotario e giurano nelle rispettive lingue volgari.


Le principali trasformazioni dal latino Possiamo riassumere in questo modo le più importanti modifiche che il latino subisce nel passaggio al volgare: Tutti i dittonghi ae, oe si trasformano in e. Poena diventa pena ecc. Il genere neutro scompare e si fonde con il maschile Scompare il sistema delle desinenze che indicano un caso e quindi vengono introdotti gli articoli e le preposizioni articolate.

La scuola siciliana e il dolce stil novo 

L’imperatore Federico II amava riunire presso la sua corte a Palermo artisti e intellettuali provenienti da ogni parte del mondo. Nella prima metà del secolo giunsero anche dei trovatori che diffusero la lirica amorosa. Nacque così la scuola siciliana. “Scuola”, nel linguaggio letterario indica un gruppo di autori che si ispira alle stesse tematiche e utilizza tecniche comuni. “Siciliana” il tema era l’amore per la propria dama vista come un modello di virtù e perfezione da amare a distanza.

Nella seconda metà del secolo XII fu la Toscana, e in particolare Firenze a diventare un centro culturale importante. Allora alcuni poeti ispirandosi alla scuola siciliana inventano un nuovo modo di fare poesia il Dolce Stil Novo: uno stile “Novo” perché era un nuovo di fare poesia, “Dolce”, perché i suoni prodotti da questo volgare dovevano dolci e armoniosi. Clicca qua per accedere alla prentazione

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Biografia Dante Alighieri Dante nasce a Firenze nel 1265, da Alighiero Alighieri e da donna Bella; la sua famiglia, pur nobile, si dedicava ad attività mercantili ed era di parte guelfa. Perde entrambi i genitori in giovane età, e nel 1281 combatte per la lega guelfa contro i ghibellini toscani. Attorno al 1285 sposa Gemma Donati, che gli darà tre figli. Diviene amico di letterati come Brunetto Latini e Guido Cavalcanti, e scrive componimenti di vario genere, raccolti in parte nella "Vita nova", dedicata alla sua musa Beatrice, figlia di Folco Portinari e sposata a Simone de' Bardi, morta nel 1290. Dopo la morte di Beatrice, Dante si dedica a studi teologici e filosofici, e conosce un periodo di smarrimento. Filosofia, politica,

poetica amorosa, mondanità, tutto entra a far parte delle "Rime" scritte in questi anni. Si schiera con i guelfi bianchi, guidati dalla famiglia Cerchi, contro i guelfi neri, sostenitori di Bonifacio VIII e degli angioini, capitanati dal violento Corso Donati. Nel 1300 Dante è uno dei priori di Firenze; l'anno seguente è ambasciatore a Roma, ma durante la sua assenza Firenze è presa da Carlo di Valois, "paciere" del papa, che vi instaura una signoria di guelfi neri. Con la condanna viene commutata in condanna a morte nel 1302.

Dante si unisce ad altri bianchi in esilio ma una da Polenta, vi pubblica il Paradiso. In questa volta falliti i tentativi di rientrare in Firenze, se ne città trova pace e tranquillità, insegna poesia stacca e si rifugia a Verona, alla corte degli e retorica e tiene anche una lezione di Scaligeri; qui scrive il "De vulgari eloquentia". argomento fisico. Da esule, vaga per l' Italia, recandosi a Treviso, Padova, Venezia, in Lunigiana e in Casentino, e infine a Lucca nel 1309; intanto compone il Convivio ed inizia la stesura della Commedia. La discesa, l'anno seguente, di Arrigo VII in Italia risveglia in lui la speranza di un impero universale in cui Stato e Chiesa siano pacificati e ricondotti l'uno alla sfera temporale, l'altra a quella spirituale, e tale tensione ideale lo porta a scrivere il "De monarchia". La delusione per il comportamento dell' imperatore e la sua successiva morte portano Dante a rifugiarsi nuovamente a Verona, dove rimane fino al 1318. Intanto, visto il suo rifiuto a sottomettersi alle autorità fiorentine, la condanna a morte viene estesa alla sua famiglia.L'Inferno era stato pubblicato nel 1314, il Purgatorio nel 1315; passato a Ravenna, alla corte di Guido


CONVIVIO... Composta nei primi anni dell'esilio dal 1304 al 1307. Concepita in quindici trattati, di cui il primo fosse d'introduzione e gli altri di commento ad altrettante canzoni "sì d'amore come di vertù materiate", essa rimase in tronco al chiudersi del quarto trattato. Il Convivio nacque dal bisogno che Dante sentì di ripristinare la sua fama agli occhi di coloro coi quali veniva in contatto e di rivelarsi quale egli era realmente: un amatore della saggezza: un uomo di integra vita morale, che soffriva "ingiustamente pena d'esilio e di povertà", mentre "peregrino, quasi mendicando per le parti quasi tutte"

d'Italia, veniva "mostrando la piaga de la fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata". A sostegno della sua fama e per "desiderio di dottrina dare", egli documenterà questo suo amore della saggezza: intesa la saggezza come perfezione di sapere che si conquista per "scienza" in rapporto alla verità di tutto ciò che è, regolando poi la condotta dell'uomo secondo princìpi supremi che la comandano, sia per il suo bene individuale, sia per ciò che concerne il bene altrui (virtù di giustizia, di cui si doveva parlare nel quattordicesimo trattato).

LE RIME: Sono una raccolta di componimenti poetici composti da Dante in un ampio arco di tempo, dalla giovinezza sino ai primi anni dell'esilio, non inclusi da lui nella Vita nuova o nel Convivio: non si tratta pertanto di un'opera progettata coscientemente dall'autore, ma di testi sparsi che gli studiosi moderni hanno organizzato in un'edizione secondo criteri compositivi e soprattutto cronologici (benché la datazione di molte di queste liriche sia incerta).


DE MONARCHIA…. Il De Monarchia è l'unica tra le opere teoriche di Dante ad essere stata completata. Essa è scritta in latino (lingua di comunicazione tra gli intellettuali di ogni paese) e raccoglie in forma organica le idee politiche dell'autore. L'opera, scritta tra il 1310 e il 1313, è divisa in tre libri. Il primo libro argomenta la necessità della monarchia universale. Ciò che allontana l'uomo dall'impiegare il libero arbitrio in direzione moralmente corretta è la cupidigia dei beni materiali, che provoca contese e guerre. L'imperatore sarebbe esente da cupidigia, in quanto possessore di tutto. La necessità dell'Impero è provata anche dal bisogno umano di un ordine gerarchico, con un'unica guida: dimostrazione è la nascita di Cristo, avvenuta durante l'impero di Augusto. 

Il secondo libro è dedicato a considerazioni storiche sull'Impero romano, che è nato dalla volontà di Dio stesso, perchè la parola di Cristo potesse diffondersi con l'unificazione del mondo.

Il terzo libro è dedicato ai rapporti tra Impero e Chiesa: da un lato i filoimperiali, che sostengono la superiorità del potere temporale su quello del papa, e dall'altro i filopapali, più diffusi in Italia. Dante confuta entrambe le tesi, e in particolare la seconda: al Papa non spetta alcun potere temporale. Per Dante, entrambe le autorità derivano da Dio, e perciò non sono subordinate tra loro.

IL FIORE: Il Fiore, attribuibile a Dante, è un poema strutturato in 232 sonetti, pervenutoci anonimo in un unico manoscritto ora custodito a Montpellier. L’opera riprende la sua materiadal Roman de la rose, il più celebre romanzo allegorico del Medioevo francese, scritto nella prima parte intorno al 1230 da Guillaume de Lorrise proseguito poi da Jean de Meung.


VITA NUOVA… È la prima opera di Dante, scritta dopo la morte di Beatrice, forse nel 1294. È costituita da 42 capitoletti in prosa che collegano 31 poesie (25 sonetti, 5 canzoni e 1 ballata) composte prima della stesura completa dell’opera, tra il 1283 e il 1293. Quando scrive in prosa usa il termine “Vita nuova”, mentre in poesia usa la forma “Vita nova” mantenendo l’uso dei siciliani che non dittongano la o in uo. “Vita Nuova” significa “vita rinnovata” dall’incontro con Beatrice e dall’amore che rende il “cuor gentile”: si tratta, quindi, di un rinnovamento spirituale. All’inizio dell’opera, Dante ci riferisce di aver incontrato Beatrice per la prima volta a 9 anni, poi la rivede a 18 anni, sempre all’ora nona (le 15). Si nota una strana coincidenza: Beatrice è

sempre accompagnata dal numero 9, quadrato di 3, che è il numero perfetto simbolo della Trinità, si identifica, quindi, in una delle persone della Trinità, cioè in Cristo. Beatrice ha una precisa funzione: è scesa in terra per salvare Dante, che non è soggetto personale ma è figura esemplare dell’amore. Dal punto di vista stilistico, la Vita Nuova rappresenta anche la storia della lirica d’amore che subisce tutta un’evoluzione seguendo la tradizione, fino al suo superamento. Compaiono anche le “donne dello schermo” che però procurano al poeta l’accusa di volubilità e lo sdegno di Beatrice che gli nega il saluto, perché l’amor cortese è legato a virtù come la fedeltà e la costanza.

DE VULGARI ELOQUENTIA È un trattato in prosa latina di argomento linguistico-retorico,dedicatoalla definizione Della lingua volgare da usare nelle opere letterarie: la datazione dell'opera è incerta, ma è probabile che Dante l'abbia scritta nei primi tempi dell'esilio parallelamente alla composizione delConvivio, forse nel 1302-1305.Il trattato è incompiuto e si interrompe al cap. XIV del II libro, lasciando addirittura una frase a metà. Non conosciamo il progetto originale dell'opera, ma essa doveva prevedere almeno quattro libri, poiché in II, 4 Dante accenna alla forma metrica della ballata e del sonetto promettendo di parlarne nel IV libro. Il titolo significa letteralmente «Sull'eloquenza volgare» e la scelta del latino si spiega con il proposito da parte dell'autore di rivolgersi a un pubblico di specialisti, non necessariamente italiano, diverso quindi da quello cui si rivolgeva nello stesso periodo col Convivio.


DIVINA COMMEDIA Date di composizione: inizio dell’Inferno 1304-6, conclusione verso 1309; Purgatorio iniziato poco dopo e terminato verso il 1313; Paradiso iniziato probabilmente nel 1316 e concluso pochi giorni prima della morte, nel 1321. L’aggettivo Divina che accompagna il titolo è un’apposizione tardiva dovuta a Ludovico Dolce che curò l’edizione veneziana del 1555. La prima edizione a stampa è quella di Giovanni Neumeister di Magonza, Foligno 1472. L’opera è divisa in tre cantiche (Inf., Purg., Par.) di 33 canti ciascuna, più uno che costituisce un proemio generale = totale complessivo di 100 canti; in terzine (endecasillabi, ababcbcdc…).


La Divina Commedia: il viaggio ultraterreno La divina commedia è un ampio poema in versi di argomento politico-religioso, composto da Dante nel 1306 e il 1321, durante gli anni dell’esilio. Si tratta di un opera di straordinario interesse perché:   

Vi confluisce tutto il sapere dell’epoca, dalle conoscenze astronomiche a quelle scientifiche. Affronta temi e argomenti validi per l’uomo di ogni tempo, come il peccato e il perdono, il bene e il male, i vizi e le virtù. Raggiunge livelli espressivi altissimi utilizzando esclusivamente il volgare fiorentino.

Per questo motivo Dante è considerato il “padre” della nostra lingua, e la Divina Commedia è l’opera più importante della letteratura italiana.

L’argomento: Nella Divina Commedia Dante racconta in prima persona, la storia di un viaggio immaginario nell’oltretomba. In questo arco di tempo Dante visita 3 regni: Inferno, Paradiso e Purgatorio. Durante il viaggio Dante è accompagnato da tre guide:   

Virgilio, l’autore dell’Eneide che conduce il poeta attraverso l’Inferno e il Purgatorio Beatrice la donna amata, che porta il poeta fino all’Empireo il cielo in cui risiede Dio. San Bernardo conduce fino alla contemplazione di Dio


Le fasi del cammino: 

L’inizio del viaggio Il viaggio di Dante inizia in una selva oscura un bosco molto fitto in cui il poeta si perde. Proprio quando riesce a ritrovare la strada una lonza un leone e una lupa gli sbarrano il passo. Ma proprio quando si sente perduto arriva in suo soccorso Virgilio. La salvezza però potrà essere raggiunta solo dopo una prova sovrumana: il viaggio nei regni dell’oltretomba.

La voragine infernale Dante pieno di timore segue la sua guida, durante il percorso entrando in una atmosfera soffocante sente strani rumori tra cui i lamenti dei dannati e le imprecazioni delle creature demoniache che tormentano le anime perdute. Dante e Virgilio scendendo all’centro della terra dove superano l’enorme corpo di Lucifero aggrappandosi al suo pelame, una volta attraversato un oscuro percorso giungono finalmente all’aria aperta, cioè alla fine dell’Inferno

La montagna del Purgatorio Ora Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia dell’isola su cui sorge la collina de Purgatorio. Il Purgatorio è un regno di passaggio: percorrendo le cornici concentriche di questa collina infatti, le anime penitenti espiano i loro peccati sia fisicamente, con pene corporali, sia moralmente. L’atmosfera, man mano che si sale, diventa più serena, perché si avvicina il momento della salvezza. Giunti alla sommità i due poeti entrano nel Paradiso Terrestre, ricca di piante e fiori che non appassiscono mai, qui Virgilio deve abbandonare Dante ma subito appare Beatrice, Dante si sente puro e pronto per salire alle stelle.

I cieli del Paradiso Con la guida di Beatrice Dante giunge nell’Empireo dove, per intercessione di san Bernardo, ottiene la forza necessaria a sostenere la vista di Dio.


La struttura metrica: cantiche, canti strofe, versi, rime La Divina Commedia è divisa in tre cantiche: Inferno, Paradiso e Purgatorio. Ogni cantica è divisa in 33 canti, L’inferno ne ha uno in più che serva da introduzione al poema, il totale dei canti è 100. Ogni canto ha un numero variabile di versi endecasillabi raggruppati in terzine Questa struttura si mantiene durante tutto il poema. La terzina è una strofa di tra versi. Quella usata da Dante nel poema è a rima incatenata.

ABA BCB CDC DED EFE… L’universo descritto da Dante nella Divina Commedia rispecchia le conoscenze esse erano fondate sulla teoria Tolemaica. Secondo questa teoria, la Terra è una sfera immobile al centro dell’universo ed è circondata da una sfera d’aria, una sfera di fuoco, dove nascono i fulmini, e nove sfere celesti contenute l’una nell’altra, dotate di un moto circolare e concentrico. Oltre le sfere si trova l’Empireo, una sorta di grande involucro che comprende l’Universo. La Terra è divisa in due emisferi:  

L’emisfero delle terre emerse o boreale L’emisfero delle acque, o australe


L’INFERNO La strutture dell’inferno, segue criteri molto precisi. All’inizio si trova un vestibolo una sorta di anticamera infernale. Poi, superato il fiume Acheronte, si entra nell’Inferno vero e proprio. La voragine è divisa in nove cerchi:     

Nei primi cinque cerchi sono puniti gli incontinenti, cioè coloro che non riuscirono a frenare la naturale spinta verso il peccato. Nel sesto cerchio sono punito gli eretici, cioè coloro che non ebbero fede in Dio Nel settimo cerchio, diviso in tre gironi, si trovano i violenti Nel ottavo cerchio, diviso in dieci Malebolge, ci sono peccatori pe frode, cioè per imbroglio o inganno; Nel nono cerchio, diviso in quattro zone, si trovano i peccatori fraudolenti più gravi, cioè coloro che tradirono i parenti, gli amici o la patria,

Al centro della terra si trova Lucifero, che con le sue tre bocche sbrana i tre peccatori più terribili della storia dell’umanità: Giuda, traditore di Gesù; Bruto e Cassio, traditori e assassini di Giulio Cesare. I peccatori sono puniti secondo il criterio del contrappasso. Secondo tale concezione di giustizia, tipicamente medievale, la pena che Dio stabilisce per ogni anima corrisponde, per analogia o per contrasto, al peccato commesso in vita.


clicca sulla parola per aprire la presentazione riguardante l'argomento • Caronte • Cerbero • Minosse • Le Arpie • La selva oscura • Virgilio • Paolo e Francesca • Lucifero • Le tre fiere • Ulisse


L’inferno secondo Dante: colpa, pena e contrappasso Peccatori Lussuriosi

Colpa Si lasciarono travolgere dalla passione amorosa (dalla lussuria).

Pena Sono trascinati senza posa da una bufera impetuosa.

Contrappasso Come in vita furono travolti dalla passione, ora sono travolti dalla bufera.

Il purgatorio: La collina del Purgatoria è divisa in nove cerchi concentrici, che le anime devono salire progressivamente per scontare tutti i peccati commessi in vita per poter arrivare al Paradiso: 

Alla base della montagna si trova l’Antipurgatorio, dove espiano i negligenti

Il purgatorio vero e proprio è formato da 7 cornici, una per ogni anima penitente

Infine, sulla sommità del monte, c’è il Paradiso Terrestre, dove giungono le anime alla fine del loro percorso di penitenza.

Qui scorrono due fiumi: il Lete e il l’Eunoè Dopo essersi lavati nei due fiumi le anime sono pronte a salire in Paradiso.

Il paradiso: Il paradiso è diviso in nove sfere celesti che ruotano intorno alla Terra, che si trova al centro dell’universo secondo la teoria Tolemaica: 

Ognuno dei primi sette cieli contiene un pianeta dedicato a una virtù

Nell’ottavo cielo si trovano le stelle fisse;

Il nono cielo viene chiamato primo Mobile, perché trasmette il suo movimento alle sfere inferiori

Oltre i novi cieli c’è l’Empireo

A differenza dell’inferno e del Purgatorio dove le anime hanno sedi differenziate i beati risiedono tutti nell’Empireo insieme a Dio a cantare le sue lodi riuniti in una forma di rosa candita formata da nove giri di petali.


Il titolo Dante nominò la sua opera Commedia perché: 

Perché come nelle commedie aveva un inizio drammatico e un finale lieto

Perché era scritta utilizzando a lingua volgare e uno stile intermedio tra quello alto e sublime

L’aggettivo “Divina” fu aggiunto successivamente dal poeta Giovanni Boccaccio che ne fece una lettera pubblica.

La simbologia dei numeri La struttura del poema e percorsa dai numeri tre e i suoi multipli, sia nel contenuto sia nella forma metrica. Tre i regni ultraterreni, tre le fiere, tre le guide di Dante ecc. L’insistenza del numero tre si spiega dal fatto che gli del Medioevo erano affascinati dai numeri che possedevano significati magici e uno di questi era il tre (Padre, Figlio e Spirito Santo).

Le allegorie: Il contenuto letterale del, cioè esplicito ed evidente del poema è il viaggio ultraterreno, dalla selva oscura fino alla diretta visione di Dio. La Divina Commedia ha però soprattutto un significato allegorico, cioè nascosto e simbolico. Nome

Personaggio storico

Ruolo nel poema

Dante

Poeta italiano vissuto tra il XII e il XIV secolo, autore della Divina Commedia.

Protagonista del viaggio ultraterreno.

Virgilio

Poeta latino vissuto nel I secolo, autore dell’Eneide. E’ considerato da Dante un sublime poeta.

Prima guida di Dante.

Significato allegorico L’umanità intera che, trovandosi immerso nel peccato, deve tornare e praticare la virtù e a seguire la fede per poter raggiungere la salvezza eterna. La ragione umana, la filosofia, la giustizia cioè le virtù più elevate tra quelle che l’uomo può raggiungere con le sole facoltà razionali.


Beatrice

Giovane donna fiorentina vissuta nel XIII secolo amata da Dante.

Seconda guida di Dante.

San Bernardo

Monaco, Terza e ultima fondatore guida di Dante. dell’ordine monastico circense, vissuto nel XII secolo.

Luogo

Significato letterale

Selva oscura

Fitto bosco nei pressi di Gerusalemme dove Dante si perde.

Situazione

Significato letterale

Le tre fiere

Una lupa una lonza e un leone sbarrano il passo a Dante

La teologia, cioè lo studio delle cose sostenuto dalla fede, che porta l’uomo alla beatitudine. L’ardore mistico, cioè lo slancio appassionato e disinteressato verso Dio che conclude alla salvezza eterna. Significato allegorico Condizione di crisi e di smarrimento spirituale, che caratterizza chi vive nel peccato. Significato allegorico La cupidigia, la lussuria e la superbia sono i tre peccati capitali che impediscono all’uomo di seguire il cammino verso la salvezza.


L'inferno secondo Dante: colpa, pena e contrappasso Peccatori

Colpa

Pene

Contrappasso

Ignavi e angeli neutrali (che non sischierano nè con Dio nè con Lucifero)

In vita non seguirono il bene per viltà e indecisione e non presero mai una posizione

Rincorrono un'insegna senza forma nè colore,tormentati da insetti e vermi. Si trovano nel vestibolo dell'Inferno, perchè neppure Lucifero vuole queste a nime vii.

Mentre in vita non ebbero alcun ideale, ora sono costretti a inseguire una bandiera senza poter mai riposare.

Lussuriosi

Si lasciarono Sono trascinati Come in vita travolgere dalla senza posa da una furono travolti dalla passione amorosa. bufera impetuosa. passione, ora sono travolti dalla bufera.

Golosi

Non seppero Giacciono nel resistere ai piaceri fango, sotto una della gola. pioggia mista di acqua fetida, grandine e neve. Il cane Cerbero li introna con i suoi latrati e con le unghie li graffia e li scquarta.

Come in vita divennero simili agli animali, cercando e amando solo il cibo, ora sono ridotti a una condizione bestiale.

Avari e prodighi

Furono troppo attratti dal denaro, o per accumularlo o per specarlo

Come in vita spesero tutte le loro energie per una cosa vana come la ricchezza, ora devono affadicarsi spingendo inutilmente dei massi.

Due schire di peccatori, provienenti da direzioni opposte, spingono enormi macigni; quando si scontrano, si insultano tra loro, poi si girano e ricominciano a spingere fino a scontrarsi nuovamente.

Iracondi e accidiosi Gli iracondi si Gli iracondi sono abbandonano ad immersi nel fango,

Come in vita gli iracondi


attacchi di rabbia cieca; gli acccidiosi, invece, furono pigri, svogliati, incapaci di riconoscere e combattere il male.

intenti a percuotersi e mordendosi a vicenda; gli accidiosi sono completamente sommersi dal fango, sulla cui superficie arrivano le bolle d'acqua dovute ai loro sospiri.

percosserogli altri in preda ad attacchi di rabbia, ora picchiano tra loro. Come in vita gli accidiosi non seppero agire e riconoscere il male, ora non possono più vedere nulla nè muoversi perchèsono invischiati nel fango.

Ipocriti

Ccelarono i loro sentimenti malvagi sotto comportamentisol o in apparenza giusti.

Procedono lenti, appesantiti da cappe di piombo che sembrano mantelli dorati.

Come in vita finsero sentimenti che non provarono, ora portano cappe che sembravano d'oro ma sono di piombo.

Ladri

Si appropriarono dei beni altrui.

Corrono nudi tra covi di serpi con le mani legate dietro la schiena.

Mentre in vita furono troppo abili con le mani, ora non possono più usarle.

Sono avvolti in lingue di fuoco.

Come in vita la loro lingua seminò discordie brucianti, ora sno immersi nel fuoco.

Consiglieri e inganni Con i loro suggerimenti maliziosi suscitarono liti, ostilità, guerre. Semiatori di discordie, di scismi, scandali

Traditori di parenti Traditori della patria Traditori degli amici Traditori dei benefattori

Con le loro parole Sono e azioni orrendamente provocano mutilati nel corpo. discordie e divisioni.

Come in vita fecero nascere divisioni e lacerazioni tra le pesone, ora hanno il corpo squartato.

Sono immersi nel lago ghiacciato di Cocito in varie posizioni.

Come in vita ebbero il cuore duro, freddo e insensibile, tanto da tradire chi si fidava di loro, ora sono condannati a partire un freddo terribile.


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