Il “Fiore” Si tratta di due poemetti, diversi sia per forma metrica sia per contenuto, che sono stati tramandati insieme da un unico manoscritto privi dell’indicazione dell’autore e del titolo. Solo nel secolo scorso i due testi furono separati e pubblicati dai loro primi editori con i due titoli distinti con cui ancora oggi vengono designati. Dopo svariate attribuzioni, in una edizione critica (1984) Gianfranco Contini ha definito le due opere «attribuibili» a Dante per i numerosi elementi stilistico-formali che le accostano alle rime e alla Commedia. Per il registro comico intensamente realistico, addirittura con punte di violenza verbale talvolta stupefacenti, apparterebbero alla produzione con ogni probabilità. Alla fase pre-stilnovistica. Sia il Fiore sia il Detto d’Amore traducono in parte il poema allegorico in francese antico Roman de la rose, composto nel secolo XIII la cui diffusione è databile tra il 1237 ed il 1280. La composizione dei due poemetti è perciò ascrivibile a un periodo compreso entro il decennio 1285-1295: vi compaiono infatti alcuni aspetti della vita politica di quel periodo di tempo, fra cui la lotta fra borghesi e magnati a Firenze, e le persecuzioni religiose, subite da alcuni gruppi ereticali e dai filosofi averroisti. Il testo è di non facile leggibilità, dovuta soprattutto all’affastellarsi di francesismi che danno luogo a una sorta di «franco-toscano». Il Detto d’Amore è composto da 480 settenari in rima baciata, ed offre una sintesi delle caratteristiche e delle regole comportamentali dell’amor cortese; in esso si avverte la forte influenza della cultura provenzale, come già sappiamo il modello più diffuso prima che Dante elaborasse la sua originale versione stilnovistica dell’amor cortese.