Senso & Gusto - Rivista Dicembre 2013

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M E N S I L E G R AT U I TO D I I N FO R M A Z I O N E E C U LT U R A E N O GA S T R O N O M I CA

DICEMBRE 2013 ANNO 2 - N°10

Speciale e! 48 pagin

li ine centra g a p le l e N e della il tabellon gli Sfizi” de “Tombola

REGIONI E TRADIZIONI IL BELLO DELLE FESTE DEGLI ITALIANI

CAPODANNO FUORI PORTA AGRITURISMI E CITTÀ D’ARTE PER IL BRINDISI DI FINE ANNO

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M E N S I L E G R AT U I TO D I I N FO R M A Z I O N E E C U LT U R A E N O GA S T R O N O M I CA

Dicembre DICEMBRE 2013 ANNO 2 - N°10

i ine central Nelle pag della il tabellone li Sfizi” deg “Tombola

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Editoriale BUONE FESTE A TUTTI...

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IDEE REGALO S&G

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IN CUCINA CON S&G

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SCELTO PER VOI

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LA VERA FARMACIA È A TAVOLA...

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ALLA SCOPERTA DEL FRANGELICO

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UNA STELLA CHE RALLEGRA

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L’ALBERO? PIACE FARLO “STRANO”...

di Paolo Caprio

REGIONI E TRADIZIONI IL BELLO

2013

DELLE FESTE DEGLI ITALIANI

CAPODANNO FUORI PORTA AGRITURISMI E CITTÀ D’ARTE PER IL BRINDISI DI FINE ANNO BOLLICINE ITALIANE CHAMPAGNE? NO, ALZIAMO I CALICI COL NOSTRO SPUMANTE

SPECIALE IDEE REGALO UNA CARRELLATA DI IDEE PER SPENDERE MEGLIO

Senso & Gusto Mensile di informazione gratuito Anno II - Numero 9 Novembre 2013 www.sensoegusto.com

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ESTONIA PATRIA DELL’ALBERO

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Le Bioalchimie, il piccolo grande regno del gusto

DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Caprio paolocaprio@yahoo.it

COLLABORATORI

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Antonino Addis, Valeria Caroselli, Giovanna Cipriani, Claudia Formisano, Simone Francini, Fabrizio Gulini, Antonella Lamboglia, Lucia Lamboglia, Antonella Lorini, Marco Mariani, Gabriele Zanini

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REDAZIONE E SEGRETERIA

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Via Latina, 23 00041 Albano Laziale (RM) Tel. 3923884281 - 355309696 redazione@sensoegusto.com

GIRO D’ITALIA DELLE TRADIZIONI

LA TOMBOLA DEGLI SFIZI NAPOLETANI

IL CAPODANNO È BELLO “FORI PORTA”...

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STAMPA Quadrifoglio srl Via Latina, 23 00041 Albano Laziale (RM) Concessionaria Esclusiva per la Pubblicità: Greenstudios srl - Tel. 069303513 segreteria@greenstudios.it Autorizzazione Tribunale di Velletri n. 08/12 del 19/04/2012 Senso&Gusto è una rivista mensile gratuita. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. La direzione non restituirà gli articoli e le foto inviati alla redazione. Numero chiuso in redazione il 12/12/2013

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L’EDITORIALE di Paolo Caprio

NATALE, UN MOMENTO DI GIOIA IN UN PAESE SENZA CERTEZZE

BUONE FESTE A TUTTI Care lettrici e lettori, buon Natale e buon 2014. Lo dico, sapendo che non lo sarà per tutti. E me ne dispiace. Lo dico, nel rispetto delle formalità. Lo dico, perché la speranza è l'ultima a morire. Lo dico, avendo la coscienza di mentire, perché per qualcuno non lo sarà. Nel nostro Paese, le difficoltà si toccano con mano, ma sopratutto, si avverte l'incapacità di coloro che le dovrebbero risolvere. Nonostante tutto, lo dico lo stesso: buon Natale e buon 2014. Sono le feste per antonomasia, quelle che per un po' di giorni ci fanno sentire più sereni, più disponibili nei rapporti con gli altri. Sono feste che fanno dimenticare tutto e riavvicinano le persone. Per tanti, è l'occasione per ritrovarsi dopo i silenzi di un anno. Non per una questione di cattivi rapporti, ma soltanto per pigrizia e perché il logorio della vita moderna (come diceva il grande Ernesto Calindri nel suo storico spot), ci spinge giocoforza ad allontanarci. Ma, per fortuna, c'è il Natale, la festa del buonismo consolidato. Tutti insieme a tavola, intorno a presepi, alberi e panettoni. Ed anche a quei regaletti o pensierini, come comunemente vengono definiti, sempre meno importanti, perché i budget non consentono di più. Ma va bene lo stesso. Queste feste, che chiudono l'anno, sono le uniche cose belle che ci sono rimaste di un mondo che ha poco di bello e alle quali continuiamo a tenere tantissimo. E' una festa che non riusciranno mai a rovinarci e a toglierci, come provarono a fare alcuni anni fa con L'Epifania. Non soltanto perché è la festa del mondo cattolico e la Chiesa, su questo piano, non concede deroghe, ma perché è la festa delle feste, che tutti cercano di onorare nel miglior modo possibile. Le feste di Natale hanno qualcosa di magico,

forse perché si ripetono, senza stancarci, quelle tradizioni, che il tempo non è riuscito a scalfire. A cominciare da quelle della tavola. Nonostante il vento di modernità che aleggia nel mondo della ristorazione e anche quella casalinga, quando arriva il momento del cenone o del pranzo di Natale, puntualmente si rispolverano i piatti della tradizione. Senza stancarci mai. Anzi il contrario, se ne manca qualcuno, ne sentiamo la mancanza e ce ne rammarichiamo. Così come l'albero pieno di ninnoli colorati e lucette, così come il presepe, caposaldo della tradizione italiana, così come le vie piene di luci e di babbi Natale. Tante piccole-grandi cose, che messe insieme ti toccano dentro, ti mettono allegria e ti fanno vivere in una atmosfera speciale. E la tua felicità cresce con quella dei bambini che sono intorno a noi. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al loro stupore per tutto ciò che li circonda, alla gioia nel momento in cui scartano i loro regali. In quei momenti, ci siamo sempre scordati di tutto e continueremo a farlo, nonostante le preoccupazioni per un futuro fatto più di incertezze che certezze. Ma care lettrici e cari lettori, per qualche giorno buttiamoci dietro le spalle i pensieri e cerchiamo di sorridere ed essere felici, anche se non saranno per tanti le feste di una volta. A cominciare dai nostri amici della Sardegna, regione alla quale sono profondamente legato, distrutti negli animi e nelle cose da una un'alluvione crudele. A voi tutti, va la nostra solidarietà e un incoraggiamento. Siete gente di grande dignità e di grande carattere. So, che ce la farete. A voi gli auguri di tutta l'Italia. Buon Natale, buon 2014.

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E’ nato in Estonia, l’albero di Natale, simbolo di vita S&G

Durante l’allestimento di eventi che mi hanno chiesto di organizzare in passato per il Natale, ho avuto spesso modo di ideare scenografie originali dove l’albero era protagonista, sia per luoghi pubblici, sia per alberghi o ristoranti. Tutto partiva da un mio progetto su carta, per poi passare alla realizzazione dal vivo, in collaborazione con il committente. Ecco che il nostro progetto per il Natale viene realizzato con il desiderio di trasmettere alle persone una sensazione di meraviglia e di allegria. Tutto deve essere originale, partendo dalla struttura per arrivare all’abbinamento dei colori e delle luci. Sono contrario all’albero di plastica … che orrore!! Gli alberi di Natale di plastica, prodotti soprattutto in Cina, sono ottenuti con materiali che comprendono anche varie leghe metalliche e plastiche tipo polivinilcloruro (Pvc) e polietilene tereflalato (Pet) che comporta un notevole dispendio di energia ed è fonte di inquinamento nel processo di produzione, durante il trasporto e per lo smaltimento. Consiglio invece l’albero ecologico, questo è un modo per evitare di tagliare o sradicare gli abeti dal loro ambiente naturale. Quest’anno ho disegnato un albero ecologico di forma conica fatto con rami di salice, che ho coperto interamente di mele rosse. Ma quanto sappiamo della simbologia dell’albero di Natale? L’albero è considerato un simbolo di vita da tutte le culture. Questa tradizione vige soprattutto fra i popoli tradizionalmente più legati alle forze della natura. Per i Celti, l’albero era un mezzo per celebrare il “culto della luce” nel giorno del solstizio d’inverno, la nostra notte di S.Lucia, la notte più lunga dell’anno. Sembra che l'albero di Natale, così come viene usato oggi, sia nato a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella. Questa usanza venne poi ripresa in Germania: una cronaca di Brema del 1570 racconta di un albero che veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. Anche la città di Riga (in Lettonia) è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale. Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord delle Alpi. I cattolici la consideravano un uso protestante e solo

NATURA

Marco Mariani

nel '900 questa tradizione si diffuse anche nel mondo cattolico. Di fronte la basilica di San Pietro a Roma, da 27 anni viene rinnovata la tradizione dell’albero di Natale. Il tutto è partito da un desiderio do Papa Giovanni Paolo II nel 1982, che per la prima volta fece collocare un grande abete nel centro della piazza circondata dal colonnato del Bernini. Per rendere questo possibile, ci sono volute persone specializzate con l’ausilio di gru e mezzi meccanici adeguati per lavorare a trenta metri di altezza. Quell’abete era un dono di un contadino polacco, che lo trasportò fino a Roma sul suo camion. Da allora, ogni anno, a piazza San Pietro viene eretto un grande albero di Natale, donato ogni volta da una diversa regione montana. Una volta l’albero è arrivato in Vaticano dalla Foresta delle Ardenne nella


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Vallonia, in Belgio. L’abete, alto 30 metri, è stato decorato con più di 2000 palline e illuminato con 1500 lampadine (faceva parte di quegli alberi abbattuti per permettere la sopravvivenza della piante vicine). Ma anche in altre città del mondo a Natale enormi alberi vengono allestiti all’aperto. A Rio de Janeiro si realizza ogni anno il più grande abete natalizio galleggiante: alto 85 metri, 542 tonnellate di peso illuminato da ben tre milioni e trecentomila luci. Famoso è l'albero di Natale del Rockfeller Center a New York: una lunga

tradizione che è stata festeggiata per l’ottantesimo albero di Natale, con un’importante cerimonia. Per l’occasione hanno partecipato migliaia di persone. L’albero era un abete rosso alto circa 25 metri, pesava dieci tonnellate ed è stato illuminato da più di 30 mila luci colorate, decorata con una stella in Swarovski sulla punta. In Italia, anche Gubbio è saltato alla cronaca per il Guinness dei primati del 1991, quando le pendici del monte Ingino sono state ricoperte con oltre 750 corpi luminosi in modo da dare vita ad una sagoma luminosa a forma di albero di Natale. Il paesaggio collinare di Gubbio diventa un’attrattiva ogni anno, quando la sera del 7 dicembre si accende l’albero e resta acceso fino alla sera del 6 gennaio. Per i più golosi suggerirei un albero di cioccolata. A Parigi ne ho visto uno davvero originale: un pasticciere aveva realizzato un albero a forma di abete, tutto di cioccolato fondente, alto due metri, decorato da bottoni, praline di cacao e zucchero a velo, una vera delizia!

La ricetta di Natale

IL PAN BRIOCHE AD ALBERO DI NATALE Ingredienti: 250 gr di farina 00, 250 gr di farina manitoba, 2 uova, 60 gr zucchero, 180 gr di latte, 30 gr burro, 1 bustina di lievito di birra secco per farcire e decorare nutella, 2 cucchiai di latte Procedimento: Miscelate le farine tra loro, aggiungete il lievito e lo zucchero, mescolate bene e formate un buco al centro, romperci le uova, sbattetele leggermente, poi aggiungete a filo il latte e il burro sciolti in precedenza e fatti intiepidire. Lavorare il tutto con le mani fino a formare un impasto morbido; coprire la ciotola con la pellicola e lasciar lievitare in luogo caldo fino al raddoppio di volume. Dividete l’impasto in 4 parti uguali, stendete ognuna fino a formare un triangolo alto pochi millimetri; ponete il primo triangolo sulla teglia e spalmate sopra un velo di nutella fino a un centimetro dai bordi, coprite con l’altro triangolo facendolo aderire delicatamente e sigillando bene i bordi, poi spalmate sopra un altro strato di nutella, proseguite così fino a finire i triangoli. Iniziate a praticare i tagli, così come rappresentato in figura. lasciate lievitare per 30 minuti, poi spennellate delicatamente con un po' di latte, infornate per circa 25/30 minuti a 180°.

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un nuovo Chef! Il regalo ce lo siamo fatti noi ma, indirettamente, lo facciamo con piacere anche ai nostri Clienti... Oltre a mantenere la nostra tradizione culinaria, Fabio Buonomo farà degustare a tutti gli ospiti del ristorante "Donna Vittoria", la vera cucina italiana ma anche con qualche piacevole influenza di sapori internazionali...

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GIRO D'ITALIA FRA PRESEPI VIVENTI, RIEVOCAZIONI STORICHE, E I PROFUMI DEI PIATTI DELLA TRADIZIONE Natale, paese che vai tradizione che trovi. In Italia, quando arrivano le feste, puntualmente si fa un salto nel passato, per il piacere di rivivere delle atmosfere antiche che finiscono per emozionarci, forse perché abbiamo bisogno di qualcosa di genuino in mondo taroccato. Per meglio conoscere come noi italiani viviamo l'evento del Natale, abbiamo fatto un giro d'Italia, attraversando tutte le Regioni, alla riscoperta delle loro tradizioni sacre e profane. Abbiamo riscoperto cose che avevamo dimenticato o che addirittura neanche conoscevamo, a dimostrazione di quanto la sacralità del momento viene intensamente vissuta. Presepi viventi, che rappresentano il momento della Natività nei suggestivi centri storici di tanti paesi e paesini, mostre di presepi di tutte le grandezze, rievocazioni storiche in costume, concerti di musica sacra, addobbi multicolori e grande spazio alla tavola e ai piatti della memoria. Questo è il fascino del Natale, una festa che tutto il mondo celebra, perché è una festa che abbiamo dentro, che viviamo da sempre, sin dai nostri primi passi. Ormai fanno parte di noi. E ora via con il nostro giro d'Italia di Natale. Se ci siamo dimenticati di qualcosa, vi chiediamo scusa, ma nel nostro Paese non basterebbe un libro per raccontarle tutte.

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PIEMONTE

S&G

La recita dei pastori tra sacro e profano nei presepi viventi

Il Natale in Piemonte viene spesso celebrato attraverso sacre rappresentazioni, presepi scultorei, che per l'occasione vengono esposti al pubblico e presepi viventi. I “Pastour”, i Pastori, è la messa in scena dell'adorazione popolare del Bambino Gesù, diffusa in tutto il Piemonte. Personaggio tipico è "Gelindo", che nella notte di Natale guida i pastori verso la chiesa dove i figuranti porgeranno le loro offerte al Salvatore. Recitata in dialetto alessandrino, tratta della storia di poveri pastori alessandrini che vanno ad adorare Gesù Bambino: una rappresentazione che mescola il sacro e il profano, con frequenti riferimenti satirici alla realtà contemporanea, scherzi e battute dei protagonisti. Tradizionale del Piemonte è anche il vischio, che cresce spontaneo in molte aree ed è simbolo di buon augurio sotto le feste natalizie. Sulle tavole piemontesi a Natale non possono mancare insalata di carne cruda all'albese, peperoni in bagna cauda (salsa a base di olio, aglio e acciughe), acciughe al verde, flan del cardo, tortino al porro, agnolotti al plin, con sugo d'arrosto, risotto con radicchio o al barolo, arrosto di cappone, misto di bollito con salse, carote e patate al forno. Come dolci: torta gianduia e zabaione e torrone d'Alba.

TRADIZIONI D’ITALIA

Valle D’Aosta

Dopo la messa di mezzanotte tutti in piazza a brindare con dolci e vin brulè Il Natale valdostano è all'insegna della tradizione, che trascorre tra eventi religiosi e animazioni, concerti e manifestazioni dell'artigianato. Ai piedi del Monte Bianco i simboli della festa si rifanno alla cultura e ai valori tipici della gente di montagna: ospitalità, amicizia, semplicità e gusto della tradizione, permettendo ai visitatori di trascorrere in un clima sereno il periodo natalizio. In ogni via si trovano artigiani e artisti che presentano le loro creazioni, tra cui sculture, opere di intaglio, pittura su ceramica, patchwork, addobbi natalizi, composizioni di fiori secchi e candele. La musica sacra, popolare o tipicamente natalizia risuona in numerose località. In tutte le parrocchie della regione il Natale è celebrato con la Messa di mezzanotte. La consuetudine vuole che al termine della funzione vengano distribuiti dolci, panettone, cioccolata calda e vin brulé. Tipica è poi, in numerose località, l'usanza di allestire un presepe vivente, spesso animato dai bambini, mentre gli adulti rappresenteranno le attività del passato per le vie dei borghi, offrendo bevande e spuntini ai visitatori. Si potrà provare l' ebbrezza di passeggiare a cavallo o in carrozza nel cuore dei borghi valdostani e i bambini potranno incontrare Babbo Natale sulle piste da sci. In Val d'Aosta a Natale spuntano l'immancabile mocetta in crostini al miele, il lardo con castagne cotte e caramellate con miele, crostini con fonduta e tartufo, zuppa alla Valpellinentze


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g (con cavolo, verza, fette di pane raffermo, fontina, brodo, cannella e noce moscata), salsiccia con patate, carbonata valdostana con polenta (sottili strisce di carne macerate nel vino rosso con aromi). Come dolci le pere allo sciroppo servite con crema di cioccolato e panna montata (pere cotte con zucchero, vaniglia, chiodi di garofano, acqua e vino rosso, che a fine cottura dei frutti vengono ridotte a sciroppo), infine per chiudere, caffè Mandolà molto robusto alle mandorle tritate, con le tegole (pasticcini secchi).

Lombardia

Panettoni e mercatini per il piacere della tavola e la scelta dei regali In Lombardia, soprattutto a Milano, il Natale è sinonimo di panettone. Pare che esso prenda il nome da un certo Toni, garzone di fornaio, che decise di arricchire il semplice pane di tutti i giorni con ingredienti costosi e pregiati: burro, uova, zucchero, uvette e frutta candita, forse per far piacere ad una bella golosa. Non bisogna dimenticare, però, anche la tradizione, più recente, quella dei mercatini e delle bancarelle che animano le vie delle città lombarde per tutto il mese di dicembre. A Milano dalla festa di Sant'Ambrogio, patrono della città, fino alla fine delle feste, nel quartiere dove si trova la chiesa, si svolge il mercatino degli “bei o bei”, dove si trovano tante idee per i regali di Natale. Da segnalare anche il tradizionale Mercatino di Natale di Livigno, in Valtellina, che oltre agli oggetti di artigianato, decorazioni e addobbi per l'albero di Natale, propone stands gastronomici, che servono leccornie come castagne, noci, mele, il tipico panpepato, dolci fritti e lo squisito vin brulé. L'atmosfera è resa ancora più suggestiva dalle canzoni natalizie. Per tutto il periodo dell'avvento in tutte le case di Livigno saranno accese delle candele, come vuole l'antica tradizione alpina.

iro d’Italia

Sulle tavole lombarde a Natale, il rituale propone consommè di cappone in gelatina, tortellini o casoncelli in brodo, cappone ripieno (con tritato di uova, grana e mortadella) accompagnato da mostarda di Cremona, stecchini (spiedini di pollo e vitello) con insalata. Le paste ripiene sono i primi piatti canonici delle feste nella tradizione italiana: di magro per la cena della Vigilia, grasse e ricche per il pranzo di Natale. In Lombardia, tra Bergamo e Brescia, si usano i casoncelli (casoncei), mezzelune ripiene di carne e pasta di salame cotte nel brodo di cappone; tra Mantova e Cremona ci sono invece i tortelli di zucca, conditi con burro, salvia e parmigiano. Anche a Milano è d’obbligo una pasta ripiena in brodo, ma presa a prestito dalla tradizione delle città vicine. Come dolci, immancabili sono il torrone di Cremona, il panettone o la sbrisolona.


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iro d’Italia

Liguria

La cerimonia del Ceppo e il Natale subacqueo nelle Cinque Terre La Liguria è una delle regioni che mantiene viva la tradizione del ceppo di Natale. Anticamente a Genova, il ceppo natalizio veniva offerto al Doge dalle genti della montagna in una pittoresca cerimonia pubblica chiamata col bellissimo nome di “confuoco”; il Doge poi, ricevuto il dono, versava sul tronco del vino e dei confetti tra la gioia dei presenti. Oggi la tradizione è portata avanti nelle singole case ma presepi, mercatini e fuochi d'artificio ricreano parzialmente il rito della cerimonia pubblica. Oltre a spettacoli, messe di mezza-

notte e brindisi in piazza, non possono mancare i consueti concerti natalizi: dal 20 al 24 la musica si fa per strada, con tanto di Babbo Natale che distribuisce doni. Una tradizione sicuramente più recente è quella dei mercatini di Natale, che si affiancano alle più tradizionali fiere nostrane e rappresentano un appuntamento con prodotti artigianali, gastronomia, spettacoli. Una vera e propria peculiarità del levante resta invece quella del Natale subacqueo, che accomuna La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellaro con processioni in acqua, spettacoli pirotecnici e giochi di luce, nonché la nascita del Bambino adagiato in una conchiglia. A seguire, spuntino ristoratore a base di latte e castagne.

Sulle tavole liguri a Natale ci sono sempre maccheroni in brodo, ravioli alla genovese (con ripieno di vitello, animelle, uova, erbe, pangrattato e parmigiano), stecchi fritti (spiedini di rigaglie di pollo con funghi freschi, besciamella e parmigiano), poi l'immancabile cappone lesso, al quale fanno da contorno salcicce e spinaci e faraona al forno con carciofi. Il buffet dei dolci prevede il pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti, essenza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala), canditi, torrone, uva, fichi secchi e noci innaffiati da un buon Rossese di Dolceaqua.

Veneto

Il “Campiello dei golosi” di Venezia col pandoro di Verona Il Veneto, come altre località limitrofe, per il periodo natalizio si arricchisce di bancarelle e mercatini. Intorno alla ricorrenza di Santa Lucia, che risale addirittura al Medioevo, vi sono varie manifestazioni che culminano con i tradizionali “banchéti de Santa Lussia”, in piazza Bra a Verona. Lo scenario è reso ancora più suggestivo dalla bianca stella cometa d’acciaio che esce dall’Arena, ormai acquisita come simbolo del Natale a Verona. Alcuni giorni prima e dopo questa festa, puoi passeggiare tra i banchetti di questo mercatino e assistere a spettacoli im-


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provvisati di venditori, assaggiare mille golosità provenienti da diverse regioni d’Italia, o acquistare piccoli giocattoli. A Venezia, invece, tornano i mercatini di Natale in Laguna, che con i numerosi eventi che faranno da sfondo a tutta la manifestazione, diventeranno un vero e proprio luogo d’incontro e di recupero della tradizione. Per i buongustai ci sarà invece un’edizione speciale del Premio “Campiello” riservato ai golosi e non alla cultura, con stand che offrono prelibatezze gastronomiche di tutta Italia. Anche Cortina D'Ampezzo si addobba per le feste: nei numerosi mercatini troverete in vendita presepi di legno, composizioni di fiori secchi, addobbi per l'albero e per la casa, candele fatte a mano, arredi e tessuti natalizi e molte altre cose originali. Immancabile l’angolo di ritrovo con vin brulé e biscotti caldi. Nelle tavola venete per l'occasione non mancheranno la soppressa all’aceto, ravioli in brodo di cappone, lesso di cappone o lesso di manzo "al cren" (salsa di rafano) con contorno di purè di patate e insalata di radicchio rosso. Come dolci, il pandoro di Verona, i torroni di mandorle ed i biscotti secchi accompagnati dal

Friuli Venezia Giulia Recioto (un ottimo vino dolce).

La Fiera di San Nicolò santo con la barba bianca che porta doni ai bimbi

Il Friuli Venezia Giulia vanta antichissime tradizioni natalizie che si manifestano nelle rappresentazioni sacre dei presepi e in quelle, più profane ma non meno magiche, dei mercatini d’Avvento. Da dicembre a gennaio, dal mare alla montagna, il folclore e le antiche leggende di origine mitteleuropea rivivono nelle piazze e negli angoli più suggestivi di tutta la Regione, in un tripudio di tradizioni, vin brulé e mele caramellate. Tra i mercatini delle città del Friuli Venezia Giulia, il più antico e sentito è la Fiera di San Nicolò, il vecchio santo con la lunga barba bianca che porta i doni ai bambini. Sulle bancarelle, dolci, giocattoli, oggetti di artigianato e idee regalo per tutto il mese di dicembre. Sulle tavole friulane a Natale festa di brovada e muset (zuppa di rape e cotechino) con polenta, trippa con sugo e formaggio, cappone.


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Come dolce la gubana (impasto di noci, mandorle, uvetta, miele, vino e rhum, avvolto in fragrante sfoglia) o le castagnole.

Trentino Alto Adige Per i bambini il calendario di dicembre con finestrelle a sorpresa

In Trentino la festa più attesa dell’anno, il Natale, ha il sapore della tradizione e della cultura mitteleuropea alpina. I centri storici si animano con le luci, i colori, i profumi e le melodie dei mercatini di Natale e delle loro caratteristiche bancarelle. In omaggio alla tradizione alpina, i banchetti degli espositori si sono trasformati in casette di legno traboccanti di doni, dolci e spezie della tradizione. In queste zone è usanza per i bambini possedere un calendario speciale per il mese di dicembre; ogni giorno al mattino aprono una delle finestrelle del calendario, che si trovano nelle forme più svariate. Nella forma più tradizionale dietro ad ogni finestrella si trovava un disegno o un'immagine legata all'Avvento fino ad arrivare alla Natività. Oggi i calendari possono addirittura nascondere dietro alle finestrelle dolci, cioccolatini o caramelle. Come in Germania, anche in Trentino il 6 dicembre Sankt Nikolaus visita le città, i paesi e le case per portare dolci e doni ai bambini buoni. Un tempo, in Alto Adige, la notte della Vigilia di Natale ci si recava a messa la sera tardi

per festeggiare la Natività. Ancora oggi questo rito si ripete in tutte le parrocchie con funzioni religiose molto intense, chiamata "Christmette". In molte località alla fine delle messe ha luogo un concerto di strumenti a fiato particolare, poiché i suonatori si recano sui campanili delle chiese e da lì i suoni delle melodie natalizie si diffondono nella notte. Sulle tavole trentine a Natale non possono mancare canederli (polpettine di pane raffermo, speck, pancetta e salame, farina, uova, latte e brodo condite con spinaci, funghi porcini o fegato di vitello; possono essere conditi, una volta lessati, anche con burro fuso e formaggio oppure ragù di carne), strangolapreti (gnocchetti di pane, latte, uova e foglie di coste) conditi con burro, salvia e parmigiano, capriolo o capretto al forno con patate. Per dolce lo Strüdel e lo Zelten.

Emilia Romagna Fiere e mercatini con saltimbanchi, giocolieri musica e golosità

In Emilia Romagna il Natale è per tradizione l’albero decorato e il presepe, con i Re Magi che partono di lontano e seguendo una stella cometa di giorno in giorno si avvicinano alla grotta col Gesù bambino, con il loro carico di doni. Arriveranno per l’Epifania, il 6 gennaio quando anche i bambini, in ricordo di quell’antico omaggio, riceveranno dolci e regalini. Da città a città cambiano i nomi e gli eventi di contorno ma la sostanza e le date sono le stesse: a Bologna troviamo la Fiera di Natale e la Fiera di Santa Lucia, a Ravenna e Rimini i Mercatini di Natale, a Piacenza i mercatini Farnesiani, a Ferrara il Mercato di Natale, a Forlì e a Cesena la Fiera di Natale, e poi ancora tanti e tanti altri mercatini di Natale in tutta la regione. In ogni città la piazza principale e le vie del paese si animano di saltimbanchi e giocolieri con un vario-


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g pinto mercato di prodotti tipici tra cui spicca il torrone artigianale e sono tanti i presepi, artistici, viventi, meccanici che decorano le chiese o le piazze. Sulle tavole dell’Emilia Romagna si celebra la festa dei buongustai con un'infinità di piatti della tradizione. Si parte con la soppressa all’aceto, la coppa piacentina, poi i tortellini (ripieni di prosciutto, mortadella di Bologna, parmigiano, carne di maiale e uova) in brodo di cappone, bollito misto (cappone o gallina, manzo, cotechino di Modena) con fagioli, puré e mostarda, formaggio di fossa con la Saba (mosto cotto e aromi naturali). Lunga la lista dei dolci come il Panone di Natale di Bologna ( a base di farina, mostarda di mele cotogne, miele, cacao, cioccolata fondente e fichi secchi). Come vini il Pignoletto dei Colli bolognesi e il Sangiovese. In Romagna di cappelletti, che sono la versione più grande dei tortellini, ne esistono due versioni: una povera (o "di magro") ripiena di ricotta e di un altro formaggio tenero (il "bazzotto") ed una grassa a base di carne, da servire rigorosamente con brodo di gallina vecchia o cappone, e poco manzo magro. A Bologna ci sono i tortellini, che sono più piccoli e che ricordano un ombelico; si dice che quando un bolognese mangia i tortellini in brodo rimanga zitto fintanto che non ha finito.

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Marche

Una lunga festa che prende il via alla fine di novembre Già alla fine di novembre le piazze e i vicoli dei centri storici marchigiani iniziano ad animarsi e abbellirsi in vista del Natale e, anche se il freddo si fa più pungente, le luci e le musiche invitano ad uscire. E' tempo dei mercatini di Natale, una tradizione europea che rivive anche tra i borghi marchigiani, di concerti in chiese e teatri, di presepi viventi, di fiere e di spettacoli itineranti. Le Marche sono la regione ideale per andare alla scoperta di tradizioni e sapori perduti, anche se per la verità questa Regione non è stata del tutto contaminata dai ritmi frenetici,


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che sono proprie delle realtà metropolitane. Contrariamente a quanto accade in altre Regioni le Marche anche sotto il profilo gastronomico sono una terra al plurale dove ogni territorio ha la sua specialità, la sua tipicità. Sulle tavole marchigiane durante le feste si possono gustare gli immancabili cappelletti in brodo,i saporiti vincisgrassi (manzo macinato, salsiccia, rigaglie di pollo tritate, prosciutto crudo rosolate con il burro e aromi e aggiunta di funghi porcini con bicchiere di vino bianco e salsa di pomodoro, besciamella, noce moscata, parmigiano e ragù). Per secondo il cappone arrosto tartufato (le Marche sono ricche di tartufi). Per dolce, la tradizione prevede la Pizza de Nata’ (pasta di pane con frutta secca, uvetta, cioccolato in polvere, limone e arancia grattugiati, fichi e zucchero).

Toscana

Ad Abbadia S. Salvatore c'è tutto il sapore della tradizione montanara Tra le varie manifestazioni natalizie toscane, quella di Lucignano vanta una notevole tradizione nel campo del folclore, legata in qualche modo alla sua condizione di borgo agricolo. Il suo centro storico, ospita a dicembre questa antica manifestazione per l'acquisto dei regali di Natale: la Fiera del Ceppo, conosciuta anticamente anche come Fiera del Cappone, si svolge ogni anno il sabato e la domenica antecedenti il Natale. La Fiera del Ceppo conserva ancora oggi l'aspetto di un momento di riconoscimento collettivo. I suoni, i colori, la moltitudine di persone che assiepano, almeno per due giorni, le vie del paese sono degna cornice di uno spettacolo vivo e concreto. A Siena, mentre nella chiesa di Santa Lucia si svolgono le funzioni religiose, la benedizione degli occhi e l'offerta dei panini benedetti, nel centro storico si svolge una fiera che è partico-

larmente amata dai bambini. Oltre alle ceramiche e alle terrecotte dell'artigianato senese, vi si trovano infatti giochi, dolciumi e le caratteristiche e coloratissime campanine di Santa Lucia. La sera della Vigilia di Natale invece, ad Abbadia San Salvatore, il calore del fuoco delle fiaccole e i canti delle pastorelle fanno ritornare alla memoria ricordi antichi e si può vivere la magica atmosfera della Vigilia in un borgo medievale illuminato a giorno. L'origine delle "fiaccole" si fa risalire al tempo in cui gli abitanti dei villaggi sparsi intorno all'Abbazia del S.S.Salvatore, venuti in città, accendevano questi fuochi per riscaldarsi nella veglia di Natale, in attesa della Messa di mezzanotte. Sulle tavole Toscane a Natale troviamo i crostini di fegatini, gli antipasti al tartufo, il brodo di cappone in tazza con i cappelletti in brodo. Arrosto di faraona, anatra, fegatelli e tordi con insalata di campo tacchina o cappone ripieni e sformato di gobbi completano il pranzo di Natale. Come dolci: i cavallucci, il panforte e i ricciarelli, che sono di origine senese.

Lazio

Musei aperti di notte Roma festeggia con la cultura Il Natale nel Lazio, come ogni anno, è un sus-


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g seguirsi di eventi straordinari, appuntamenti culturali che spaziano dalla musica sacra ai concerti nelle piazze, al teatro, agli appuntamenti per i più piccoli. Già a partire dalla settimana di Natale e per tutte le festività natalizie, a Roma sarà possibile visitare i vari mercatini natalizi nelle piazze, con le offerte dei fuochi d’artificio e dei cibi tipici destinati al veglione di Capodanno. Non mancheranno anche gli appuntamenti culturali nelle mostre e nei musei, che resteranno aperti in orari notturni durante le feste. Viterbo è sicuramente uno dei luoghi ideali del Lazio per vivere il Natale: tra i borghi medievali, le suggestive piazze (piazza San Lorenzo è una della più belli di tutta Italia), tra le numerose bancarelle che espongono giocattoli, idee regalo, abbigliamento, cappelli e guanti, libri, dolci di ogni tipo, prodotti tipici e, anche se non è proprio un vanto locale, il vin brulé. Il tradizionale Mercatino di Natale di Viterbo si svolge in pieno centro. In ogni caso la tradizione più attesa in questa regione è sicuramente quella della Befana: è lei che durante gli ultimi due secoli ha portato giochi e dolci ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi. Sulle tavole spuntano piatti dai sapori forti come le bruschette di vario tipo, che accompagneranno gli immancabili filetti di baccalà e broccoli pastellati fritti, zuppa di arzilla un pesce povero, con broccoli e vongole, tacchino ripieno con castagne e salsiccia. Come dolce, il pangiallo (impasto di frutta secca e canditi con farina, miele e cioccolato).

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A Palena, infatti, è ancora usanza ardere tredici piccoli legni, in memoria di Cristo e degli apostoli. Non solo, in Abruzzo si possono trovare tante altre manifestazioni folcloristiche nel periodo natalizio, come per esempio quella della tomba di Natale, un grande falò nella piazza delle chiese, che ha luogo la notte del 24 dicembre. Famosissima è anche la fiaccolata di fine anno, che si fa la notte di San Silvestro, lungo la discesa della pista direttissima di Pescasseroli, curata per tradizione dai maestri di sci. Sempre a Pescasseroli sono da vedere il Presepe in cartapesta a grandezza naturale e anche il presepe permanente nel centro storico del paese, con i personaggi realizzati da artigiani locali. Sulle tavole abruzzesi a Natale si possono gustare la minestra di cardi, lù rintrocilio (pasta con sugo di castrato, maiale, peperoncino e pecorino grattugiato), tacchinella in brodo (condita con aglio pepe, bacche di ginepro, finocchio, rosmarino, alloro, salvia, timo, menta e maggiorana).

Abruzzo

La notte della vigilia grandi falò nelle piazze delle chiese L’Abruzzo è una delle regioni che mantiene la tradizione del ceppo natalizio da ardere.

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Come dolci, i calgionetti fritti (panzerottini dolci con marmellata d’uva nera detta scurchjiata, maritata con noci tritate, mandorle triturate, mosto e cacao) e le scrippedde.

Molise

Il Natale ripropone le storiche nenie degli zampognari Il Molise è terra di zampogne e di zampognari. È un importante simbolo etnico, un emblema presente in vari aspetti della storia e della cultura. Per novena, in senso lato, si intende un rituale religioso che dura nove giorni, ma Novena è anche il nome che si dà al brano musicale, tipico del periodo natalizio, eseguito dagli zampognari (il brano è detto anche Pastorale o Pastorella). L'8 e il 24 Dicembre di ogni anno, all'imbrunire, Agnone, paese in provincia di Isernia, diventa teatro di uno spettacolo unico ed irripetibile: ripercorrendo le tappe di un passato semi-ancestrale gli "attori", indossando i tipici costumi agresti del secolo scorso, sfilano per le vie cittadine portando fasci di fuoco, creando composizioni e danze suggestive. Lo spettatore si trova, così, catapultato indietro nel tempo quando, alla vigilia di Natale, gli abitanti del circondario si recavano in paese alla messa di mezzanotte, illuminando, con il fuoco il buio degli impervi sentieri di montagna. Per le feste il menu della tradizione prevede la zuppa di cardi la pizza di Franz in brodo caldo (pezzettini di pizza a base di uova parmigiano grattugiato e prezzemolo al forno), maccarun ch'i hiucc, baccalà arracanato (mollica di pane, aglio, prezzemolo, origano, uva passa, pinoli e noci), baccalà al forno con verza, prezzemolo, mollica di pane, uvetta e gherigli di noci. Come dolce non possono mancare i calciuni (a base di farina, vino, castagne lessate, rhum, cioccolato, miele, mandorle, cedro candito, cannella, uova e vaniglia).

Umbria

Sulla montagna di Gubbio il disegno dell’albero di Natale più grande del mondo Sarà perché in Umbria nacque San Francesco (che ricordiamo è l'inventore del Presepe nella forma che noi tutti conosciamo), sarà perché qui da sempre si vive una spiritualità diffusa, sarà per l'aria che si respira... Ad ogni modo è difficile trovare un’altra Regione in cui sia tanto sentita la tradizione del Natale. Ecco quindi che nel mese di dicembre si assiste nelle città umbre un fiorire di alberi di Natale, presepi ad altezza naturale, presepi viventi, tutte opere realizzate grazie al contribuito volontario di tante persone. In occasione del Natale, tutte le chiese dell'Umbria celebrano solenni liturgie, mentre quasi tutti i luoghi di culto sono allietati da concerti di musica sacra e cori natalizi. In contemporanea, si possono ammirare presepi artistici di grande pregio e presepi viventi in molti centri. Particolarmente suggestivi e spettacolari sono l'Albero di Natale disegnato sulla montagna di Gubbio (il più grande del mondo) e la stella cometa di Miranda, a Terni. Sulle tavole cappelletti ripieni di cappone e pic-


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g cione, cappone bollito, che è una caratteristica della tradizione natalizia gastronomica del centrosud , accompagnato da un contorno di cardi umbri. Il panpepato (farina, noci, cioccolato fondente, mandorle, scorza di arancia candita, uva passa, miele, pinoli, nocciole, pepe macinato e vino rosso), le pinoccate (fatte di zucchero e pinoli) e il torciglione (serpentello di pasta dolce con mandorle) sono i dolci che allietano le mense delle feste.

Puglia

Un momento di felicità solennizzato da vecchi piatti tipici Il Natale è il periodo dell’anno in cui si concentrano le maggiori festività: è quindi in questi giorni che in Puglia la gente si prepara a vivere in pieno le tradizioni che gli sono state tramandate e fra queste, occupano un posto di rilievo quelle culinarie. Esiste nella memoria di ognuno un “calendario della cucina”, uno scadenzario, quasi un’agenda, sulla quale sono idealmente segnati piatti tipici a seconda della ricorrenza. Si tratta di pietanze che, nella tradizione gastronomica delle comunità civiche di appartenenza, costituiscono il “distinguo”, l’identità, il codice genetico. Così, pensando al Natale vengono immediatamente in mente "lu fucazieddu", "li carteddate" e le "sannacchiutele". La tradizione natalizia pugliese è però legata anche ai presepi. La diffusione a livello popolare del presepe si realizza pienamente nel '800, quando ogni famiglia in occasione del Natale

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costruiva un presepe in casa riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali: statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro forniti da un fiorente artigianato. Sulle tavole pugliesi a Natale non possono mancare le lasagne al forno, il baccalà in umido con lampascioni (cipolline dal gusto amarognolo che si trovano sottoterra, allo stato selvatico), la focaccia pugliese, agnello e salsiccia alla griglia con cime di rapa. Molto particolari i dolci della tradizione: le carteddate ( fritte a forma di rosa e guarnite con miele o mosto) e i porcedduzzi (gnocchetti disposti a piramide con miele e zuccherini colorati).

Campania

San Gregorio Armeno dove l'arte del presepe rappresenta la storia A Napoli e in tutta la Campania non mancano certo i presepi, le zampogne, i mercatini natalizi, quello di S. Gregorio Armeno ha fama internazionale, e tradizioni arrivate da nord che arricchiscono e rendono ancora più magiche le feste di Natale campane. Le preparazioni natalizie locali sono però più legate alla rinomata tradizione pasticciera nostrana: roccocò, susamielli, divino amore, zeppole e struffoli; tutto questo ci riconduce al periodo dell'avvento, a lunghe serate in casa, al gioco della tombola. Il profumo delle zeppole fritte, durante la fase della preparazione, impregna tutti gli abiti, le finestre chiuse e il vapore acqueo che si forma sui vetri. Nelle famiglie le

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nonne hanno sempre sostenuto che quando si preparano gli struffoli non bisogna né farsi vedere, né far sentire l'odore alla gente invidiosa: finirebbero con lo scoppiare! E questa esplosione di profumi si trasformano in piatti indimenticabili come la minestra maritata di cicoria scarole e "borraccia" (più conosciuta col nome di borragine, erba amara e pelosa) in brodo di cappone con aggiunta facoltativa di uova sbattute con peperoncino e carne di vitello, spaghetti alle vongole, l'immancabile capitone della vigilia e ancora totani e patate. Altro piatto della vigilia è l'insalata di rinforzo (cavolfiori conditi con sottaceti misti, peperoni dalla forma rotonda, detti papaccelle, olive di Gaeta e acciughe salate. Nel pranzo di Natale non possono mancare la tradizionale pasta al ragù al forno, l'agnello al forno, il cappone imbottito e broccoli con aglio e peperoncino. Come dolci: su tutti gli struffoli, piccole palline di pasta mantenute dal miele e guarnite di perline per dolci , roccocò, le castagne del prete (cotte al forno) e tanta frutta secca.

Basilicata

Il rispetto dei rituali e la stella cometa sui Sassi di Matera Un tempo la sera della vigilia, dopo la messa di mezzanotte, era usanza in Basilicata vedere per

le vie la gente manifestare l'allegria e la fede dell'animo, dando e ricevendo felicitazioni ed auguri. Intanto tra pensieri di chiesa e di auguri si preparava il pranzo di rito, torcendo il collo a grossi capponi, a galline vecchie ed in mancanza di polli si suppliva con carne di maiale e con conigli. Oggi si presenta così il Natale dei lucani: tradizioni, profumi, colori, festa, corsa ai regali e tanta buona cucina. L'unica festa religiosa che, per eccellenza, riesce a mantenere sempre vivi riti e modi di fare che si trasmettono di padre in figlio. Anno dopo anno i gesti sono sempre gli stessi, anche se il rito che si ripete con più forza è quello della cucina. In questa giornata si riscopre il piacere di una tavola imbandita e di riassaporare i gusti di una volta e che appartengono alla propria tradizione culinaria. Non mancano però commemorazioni di altro genere, come per esempio a Matera, dove anche la natura offre il suo contributo natalizio: la scenografia non delude neppure i più esigenti perché i Sassi vengono illuminati nella loro parte più suggestiva (la rupe dell'Idris e le case sottostanti) da una gigantesca cometa luminosa, per ricreare lo splendore di un presepe naturale, scavato nel tufo. A tavola minestra di scarole, verze e cardi (cotta in brodo di tacchino e salami con aggiunta di formaggio grattugiato e a pezzettini), baccalà lesso con peperoni cruschi (seccati al sole e calati per pochi secondi nell'olio d'oliva bollente), strascinati al ragù di carne mista (pasta casereccia chiamata così perché strisciati a forza con le dita), accompagnati da pane con le mandorle e pettole (pasta lievitata fritta con alici); Come dolci i calzoncelli (panzerotti fritti ripieni di salsa di ceci o castagne lesse) e i dolcetti di Natale.

Calabria

Comincia a S. Lucia la lunga maratona che porta alle Festività L’odore aspro dell’olio fritto, misto a quello


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g della cannella, che si spande per le strade e i vicoli dei centri storici della Calabria, avverte che il Natale è alle porte. Fare i cullurielli è uno dei tanti modi tradizionali di festeggiare la venuta del Messia; secondo l’usanza, solo alle famiglie povere e a quelle a “lutto” non è consentito tale lusso.Questo rito si svolge solitamente anche il giorno di Santa Lucia, giorno importante e di festa nella tradizione calabrese, preceduto da una vigilia “di magro”, molto simile a quella di Natale. A Corigliano sono da segnalare nel menu le “trìdici cosi”: tredici varietà di frutta, fra le quali non dovevano mancare lupini, corbezzoli e mirtilli. Per l'occasione si spillava il vino nuovo. La tradizione a tavola viene rappresentata dalla minestra in brodo di cappone, dalla pasta china (lasagne o grossi maccheroni rigati al forno farciti con polpettine di vitello, salame piccante, provola dolce, caciocavallo e pecorino), stoccafisso con la “ghiotta” (sughetto di olio, cipolla, pomodori, olive, capperi e uvetta) capretto e vrùocculi nìvuri ammullicàti (broccoli conditi con pepe nero, alloro, aglio e pan grattato). Per i dolci, la tradizione propone i quazunìelli (calzoncini ripieni di uva passa, noci, mosto cotto e cannella) e pitta 'mpigliata.

Sicilia

In Piazza del Popolo a Palermo, l'albero più alto della Sicilia Le tradizioni musicali connesse alla celebrazione del Natale si sono mantenute in Sicilia particolarmente vitali. Con canti, musiche strumentali e azioni drammatiche si torna ogni anno a celebrare la Natività. Il periodo preparatorio è la Novena di Natale, che in Sicilia viene allietata dai ciaramiddari (suonatori di

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cennamella, una specie di oboe, anticamente usato dai pastori). Durante il periodo natalizio, a Palermo, in Piazza del Popolo viene allestito sulla scenografica facciata barocca della Basilica di S. Sebastiano l’Albero di Natale più alto di Sicilia, e i presepi artistici degli "Iblei". Nel centro storico si sussegue un circuito di presepi, ed il presepe vivente. La stagione natalizia può esser intesa non solamente nel senso strettamente religioso legato alla nascita di Gesù, o in quello puramente folcloristico, legato ai festeggiamenti effettuati nelle varie città come i presepi viventi, ma anche dal punto di vista culinario legato alle tipiche ricette isolane. A tavola brodo di gallina, sformato di anellini al forno con ricotta, pasta con le sarde, sarde a beccafico (ripiene di mollica, pinoli, bucce di arance, foglie di alloro e uva passa), insalata di aringhe e arance, carne con pancetta coppata con contorno di sparaceddi e caponata. Mustazzoli (a base di mandorle, cannella e chiodi di garofano), dolci di carne (vitello tritato finemente, mandorle abbrustolite, cioccolato fondente, cannella e chiare d'uovo) e cubbàita (torrone di miele con nocciole e mandorle o pistacchi) gustati con vini siciliani come Zibibbo, Passito di Pantelleria e Malvasia delle Lipari concludono le libagioni natalizie.


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Sardegna g

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Suggestive emozioni nei paesi che si trasformeranno in presepi viventi Nell’entroterra di una Sardegna nota ai più per le sue incantevoli destinazioni balneari, si tramandano tradizioni natalizie dense di antiche atmosfere e sapori genuini. Gergei e Desulo ne sono un esempio, con gli appuntamenti e gli eventi dedicati al Natale. Vicoli, stradine in pietra, archi, cantine, granai e stalle del centro storico si animano per ospitare l’evento e fanno da sfondo alla Palestina di duemila anni fa, qui rappresentata dai personaggi in costume d’epoca, dalla ricostruzione delle ambientazioni, dai magici giochi di luce delle torce e delle fiaccole e dai suggestivi “canti a cuncorde” di musica sacra di gruppi di cantores locali. Ad accrescere la sacra suggestione, anche il profumo degli incensi e il diffondersi degli odori caratteristici del Natale: caldarroste, mandarini e piatti caldi tipici serviti ai viandanti. I visitatori assistono così alla preparazione della pasta e alla cottura del pane, alla battitura del ferro e alla lavorazione del legno o ai giochi dei bambini che scorrazzano per strada. Infine, tutta la comunità si riunisce intorno ad un grande falò per scambiarsi gli auguri e consumare bevande calde e pietanze tipiche del Natale.

Sulle tavole sarde a Natale si possono gustare una ricca varietà di salumi, salsicce e olive con finocchio selvatico tutte artigianali, così come

i culigiones de casu (ravioli ripieni di pecorino fresco, bietola, noce moscata e zafferano) conditi con sugo di pomodoro e pecorino grattugiato, gli immancabili gnocchetti al ragù d’agnello e come secondi, agnello o capretto arrosto con verdure e maialino sono la regola, gueffus (panini lievitati con noci, pinoli e cannella assieme a mosto zuccherino) con patate. Come dolce, papassinas (noci e mandorle tritate, uvetta, buccia d'arancia, semi di anice e sapa, mosto cotto), aranzades (striscioline di bucce d'arancia lavorate con il miele), sfrisgiòli (frittelle al miele), torrone di Tonara alle mandorle, alle noci, alle nocciole, seattas (ravioloni ripieni di un particolare formaggio fresco fritti e ricoperti di miele liquido). Il tutto innaffiato da Cannonau, Vermentino e come digestivo un buon Mirto o un o Filo ‘e Feru (grappa locale) rigorosamente fatti in casa.


Greenstudios

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S&G

IL FATTO Valeria Caroselli

Mare, neve, città d'arte il Capodanno piace “fori porta” Natale, Capodanno, Epifania: il bello della festa. Ed è festa per tutti. Per i più piccini, per i grandi, che a loro vota ritornano ad essere “piccini”. Una specie di effetto domino o, se preferite, magico, per via di una serie di ricorrenze che ti prendono dentro, anche per la particolarità dell'atmosfera che si respira nell'aria, dovuta anche dal fatto che tutti noi stiamo più insieme. Per due settimane ci si dimentica di tutto, si bada di meno a risparmiare, anche per chi nel corso dell'anno ne è giocoforza costretto. A tavola, i piatti della tradizione non mancano, così come sotto l'albero non mancano regali e regalini. E, a Capodanno, in tanti fanno le valigie e si mettono in viaggio per brindare all'arrivo del nuovo anno “fori porta”. Nonostante la crisi economica, che investe praticamente tutto il mondo, le agenzie di viaggio, di questi tempi, possono finalmente sorridere. I clienti non mancano, nonostante ci sia la pesante concorrenza delle offerte di viaggio che si possono trovare su internet. Più convenienti, ma meno garantite. La voglia di festeggiare la mezzanotte lontano da casa è diventata ormai quasi un'abitudine, anche perché viaggiare è sempre più una delle passioni degli italiani. Le mete preferite? Tante e per tutti i gusti. Molto di-

pende dal periodo di tempo a disposizione e sopratutto dai fondi a disposizione. Una volta, il massimo del trendy era di andare nei Paesi caldi, per spezzare i rigori dell'inverno italiano e dove si potevano fare i bagni di mare e prendere la tintarella fuori stagione. In alternativa, le stazioni sciistiche per i patiti degli slalom e delle discese libere. Ora, c'è una diversificazione delle mete. Partiamo dagli amanti della cultura, pronti ad invadere le città d'arte, capaci di offrirti nello stesso tempo divertimento e musei. Londra, Berlino, Parigi, New York, Amsterdam, Barcellona, Firenze, Venezia e Roma vanno per la maggiore, anche perché si può vivere il brindisi di mezzanotte nelle piazze dei centri storici, addobbate in maniera straordinaria, ascoltando qualche bel concerto e alzando i calici con persone che non conosci tra un fuoco d'artificio e l'altro. Chi, invece, non ama troppo il frastuono e l'eccessiva confusione, sceglie la campagna, grazie ai numerosi ed attrezzati agriturismi, che hanno invaso la nostra Penisola. In Umbria e Toscana ce ne sono di bellissimi e suggestivi da un punto di vista naturalistico. Alcuni, per gli ambienti, il servizio e la cura dei particolari, possono competere con alberghi stellati, offrendoti in più una libertà e un'informalità che qualsiasi hotel non ti concede. In Toscana, i migliori si trovano nella Provincia di Siena, cioè San Gimignano, Pienza, Volterra, Montalcino e Cortona in Provincia di


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Arezzo, tanto per citare località che molti conoscono, che in più offrono in alternativa degli eleganti casali di varie grandezze, capaci di ospitare anche numerose comitive a prezzi veramente contenuti. Basta fare un giro in internet (ville in Toscana. it) e avrete soltanto l'imbarazzo della scelta. In Umbria, molto frequentate sono le zone circostanti a Todi, Assisi, Gubbio, Spello e Città di Castello. Queste soluzioni hanno un altro vantaggio: quello di trovarsi vicino a centri storici importanti da visitare, riuscendo ad unire l'utile al dilettevole, che poi si estende anche a livello gastronomico. Ovunque, in questi territori si riesce a gustare un'ottima cucina tipica con poca spesa. Chi vuole fare un tuffo al mare, le richieste maggiori vanno per le Canarie, dove è praticamente estate tutto l'anno, il Kenia e le coste del Mar Rosso. Sono più vicine e i costi sono relativamente più bassi rispetto a chi, invece, ha la possibilità di raggiungere le più gettonate località caraibiche, le Maldive nell'Oceano Indiano, Mauritius e le Seychelles, dove i costi sono molto elevati oltre a dover avere un bel pacchetto di giorni a disposizione. Abbiamo parlato di mare, ma anche la montagna

riesce a mantenere il suo fascino, anche in virtù delle favorevoli (si fa per dire) condizioni atmosferiche, che già a novembre hanno abbondantemente imbiancato le montagne e le piste da sci. Le Dolomiti, come al solito, registrano il tutto esaurito. Non soltanto per le sue splendide montagne e la bontà dei servizi, ma anche per quella rete di piste che toccano vari centri, fino a creare un circuito che ti permette di sciare sempre su piste diverse e per giunta, accessibili a tutti, bravi e meno bravi. I prezzi variano dai 500 agli 800 euro per una settimana di pensione completa. Alcuni, nel pacchetto, inseriscono anche lo sky pass. Che non è poca cosa A completare il quadro del brindisi “fori porta”, ci sono le crociere. Numerose quelle che toccano le maggiori città portuali del Mediterraneo. Ma qui la richiesta, secondo gli ultimi dati, è minore per via delle condizioni atmosferiche che non sono proprio ideali per una vacanza in nave e quelle del mare, che di questi tempi è sempre piuttosto “arrabbiato”. Certo ci sono anche crociere nei Caraibi. Ma il costo, al quale occorre aggiungere anche quello del volo per arrivare al porto di partenza, è roba per ricchi. Quindi, a questo punto, non resta che scegliere, il ventaglio delle offerte è molto ampio. Dipende tutto dal portafoglio. © Riproduzione riservata


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S&G

SAPORE DI VINO Fabrizio Gulini

E’ TEMPO DI CHAMPAGNE MA LE BOLLICINE “ITALIANE” PIACCIONO SEMPRE DI PIÙ Con lo champagne sono state varate migliaia di navi, si è brindato ad innumerevoli matrimoni, sono stati festeggiati miliardi di Capodanno in tutto il mondo, in ogni Gran Premio di auto e di moto decine di litri di spumeggianti bollicine vengono shakerate per festeggiare il vincitore. Sono convinto che ogni lettore ha almeno una storia da raccontare legata alle bollicine francesi… ma soprattutto, quando dobbiamo regalare una bottiglia, la nostra scelta su quale tipologia ricade? Ahimé, sullo champagne e per quale motivo? Perché per tutti, anche per i meno ferrati sull’argomento, lo champagne è da sempre sinonimo di qualità ed eleganza a prescindere dall’etichetta. Ma questo è sempre vero? La risposta è: No. Questo non significa che sia un prodotto da evitare, ma che dobbiamo conoscere e provare le alternative in commercio che spesso, a parità di prezzo, sono qualitativamente superiori. Ci sono alcuni territori in Italia altamente vocati alla produzione di spumanti di qualità, le cui quantità sono limitate dalla volontà dei produttori stessi di mantenere un alto livello qualitativo. Il mondo delle bollicine francesi, invece beneficia ancora dei venti favorevoli della grande azione commerciale fatta nei secoli scorsi e la qualità non riesce più a reggere il passo alla domanda sempre crescente dei mercati d’oriente. Ci sono ovviamente degli champagne di altissimo livello, alcuni di questi realizzati da piccoli vignerons e di conseguenza non è facile reperirli fuori dalla zona di produzione, altri invece più conosciuti sono i prodotti d’elite delle grandi maison de champagne, che tendono a preservare un alto livello qualitativo, ma per poter deliziare il palato con queste suadenti bollicine, bisogna essere disposti a spendere parecchi euro.

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Per poter conoscere lo spumante occorre prima di tutto far chiarezza sulla nascita di questa spumeggiante bevanda. Se qualcuno vi chiedesse chi ha inventato lo champagne, cosa rispondereste? Probabilmente Dom Pérignon, che è il nome che subito salta in mente. In questo caso avreste indovinato solo in parte, in quanto se vi riferite all’artefice, che nel 1668 nell’Abbazia di Hautvillers ha creato lo champagne, avreste ragione. Ma se vi riferite alla scoperta del vino con le bollicine, allora sareste in errore, perché il primo vino fermo che fortuitamente si trasformò in vino frizzante fu scoperto nel 1531 (quindi un secolo prima di Dom Pérignon) dai frati benedettini dell’Abbazia di Saint-Hilaire a Limoux, un paesino della Francia meridionale a ridosso dei Pirenei, dove ancora oggi si produce un freschissimo spumante, la Blanquette de Limoux Méthode Ancestrale. A conferma di quanto scritto, nei registri dell’Abbazia si ha traccia che Dom Pierre Péri-


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gnon si recò in visita a Saint-Hilaire per apprendere la tecnica della rifermentazione in bottiglia. Notizia accuratamente celata per non sfatare il mito del prezioso champagne e del marchio ad esso associato. Inoltre, concedetemi un pò di sano campanilismo, ma non posso non ricordare che nel 1622 (quindi 50 anni prima di Dom Pérignon), un medico di Fabriano, che all’anagrafe rispondeva al nome di Francesco Scacchi, dedicò un intero capitolo del suo libro “De salubri potu dissertatio” (Dissertazione sulle bevande salutari) ai vini frizzanti ed alle sue benefiche peculiarità. Ma come dicevo prima, anche se non si può attribuire a lui la scoperta delle bollicine, l’abate di Hautvillers ha avuto un ruolo chiave nella nascita dello champagne. A lui, infatti, va il merito di aver creato la cuvée, ovvero l’arte di miscelare diversi vini fermi con i quali poi si realizzerà lo champagne. Il metodo produttivo dello Champagne è analogo a quello di tutti gli spumanti Metodo Classico. Quindi il procedimento che dà origine ai nostri Franciacorta, Talento ed Alta Langa è il medesimo che viene utilizzato per le bollicine francesi. Il Metodo Classico, consiste nella produzione delle bollicine tramite rifermentazione in bottiglia. Si ottiene, imbottigliando una selezione di vini base vinificati in bianco (la cuvée), alla quale si aggiunge zucchero di canna e lieviti. Questa miscela, chiamata liquer de tirage, permette grazie all’azione dei lieviti, di trasformare lentamente lo zucchero in alcol e anidride carbonica in una fase, che prende il nome di presa di spuma. La bottiglia viene chiusa con un tappo a corona (quello delle birre) e posta in cataste dove inizia la formazione delle bollicine. Questo processo dura parecchi mesi e varia da produttore a produttore, con un minimo di 15 mesi imposti dal disciplinare francese per lo champagne. In Italia, in Franciacorta, i produttori si sono autoimposti un periodo di maturazione sui lieviti, non inferiore a 18 mesi, la maggior parte di loro ne attende 24, ma molti arrivano addirittura a 60 mesi!! Una volta che tutto lo zucchero è stato trasformato ed è terminato il periodo di riposo sui lieviti, per poter rendere commercializzabile la bottiglia, occorre espellere i lieviti. A tale scopo la bottiglia viene posta sulle pupitre, dei cavalletti forati dove la bottiglia viene inserita dal

Selezionati per voi

Champagne Reserve Grand Cru André Beaufort André Beaufort è un piccolo vigneron de Champagne, che produce i suoi vini utilizzando tecniche di agricoltura biologica, nel pieno rispetto del territorio. Questo Champagne Grand Cru, colpisce per la grande finezza che nulla ha da invidiare alle etichette più blasonate. Profumi freschi ed immediati che ricordano la pesca gialla, gli agrumi e i fiori bianchi ai quali si aggiungono riconoscimenti più complessi e caldi di miele e burro. Uno champagne dalle bollicine cremose e carezzevoli che non manca di finezza ed eleganza. Prezzo in enoteca: 60 euro Franciacorta Brut Cuvée Prestige Ca’ del Bosco Una grande azienda italiana che è l’avanguardia della nostra realtà spumantistica più rappresentativa: la Franciacorta. Olfatto orientato su note dolci di fiori d’acacia, ananas e frutti tropicali, affiancati da ricordi di panetteria e crosta di pane conferiti da un affinamento sui lieviti di ben 28 mesi. Un Franciacorta classico, equilibrato e piacevolmente fresco. Ottimo anche come aperitivo o in accompagnamento a canapè al salmone. Prezzo in enoteca: 24 euro

Trento Brut Domini – Abate Nero Un bella realtà trentina dedita alla realizzazione di spumanti metodo classico dal 1975. In questa bottiglia accattivanti sensazioni fruttate di lime, agrumi, ananas, mela e nespola. Uno spumante avvolgente e di grande morbidezza, bilanciato da una straordinaria freschezza. Grande persistenza. Un periodo di maturazione sui lieviti di 36 mesi. Da abbinare ad un antipasto di polpo e patate. Prezzo in enoteca: 25 euro Alta Langa Metodo Classico – Bera Un spumante raffinato caratterizzato da una grande mineralità ingentilita da sentori di agrumi, mela e piccoli sbuffi di pasticceria. La lunga persistenza sui lieviti gli conferisce profumi di sottobosco e terra bagnata. Elegante perlage e grande freschezza ne fanno uno spumante versatile, che può essere utilizzato a tutto pasto o per accompagnare delle profumate tagliatelle ai funghi porcini. In affinamento sui lieviti 60 mesi. Prezzo in enoteca: 16 euro


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E’ TEMPO DI CHAMPAGNE MA LE BOLLICINE “ITALIANE” PIACCIONO SEMPRE DI PIÙ

collo. Qui con abili movimenti giornalieri che ruotano ed inclinano la bottiglia fino a portarla in posizione verticale, nel giro di qualche decina di giorni, i lieviti finiscono a ridosso del tappo e possono essere espulsi. Questo lavoro, chiamato remuage, è svolto nelle piccole aziende da manodopera specializzata, mentre nelle grandi maison si utilizzano ormai le gyropalette, delle macchine che ruotano e scuotono casse contenenti centinaia di bottiglie. L’espulsione dei lieviti è un processo chiamato sboccatura o degorgement e può avvenire manualmente à la volée, un processo impreciso e che richiede grande abilità o con macchinari che congelano lo spumante a ridosso del tappo e permettono di espellere il blocco ghiacciato contenente i lieviti, permettendo un lavoro più preciso con un elevato risparmio di prodotto. A questo punto una volta colmata la bottiglia, quest’ultima può essere tappata con tappo di sughero ed è pronta per la commercializzazione. Nel risultato finale, oltre alla qualità delle materie prime, influisce moltissimo il tempo di maturazione sui lieviti. Tanto più lungo è il processo e quindi lento, tanto più lo spumante sarà ricco di aromi olfattivi conferiti da questa attesa.

Chiaramente attendere 24, 30 o 60 mesi, significa avere una superficie di stoccaggio non indifferente, perché le bottiglie si accumulano, vendemmia dopo vendemmia, prima di essere commercializzate. Ogni anno vengono vendute 300 milioni di bottiglie di champagne, contro gli 11 milioni di Franciacorta e questi numeri chiariscono la scelta di molti produttori di champagne per una presa di spuma minima imposta dal loro disciplinare. Ma questa non è l’unica conseguenza qualitativa, l’altra la più grave è che purtroppo la produzione di champagne tende ad aumentare sempre di più in funzione della richiesta sempre crescente di bollicine francesi da parte dei mercati emergenti quali Cina ed India. Per far fronte a questi numeri, si ricorre alla meccanizzazione quasi totale, ma il vero problema è che i terreni non bastano più ed allora si aumentano le rese per ettaro, da cui derivano prodotti più diluiti e poveri di profumi e quando anche questa è arrivata al limite allora si aumentano le superfici vitate, anche la dove fino all’anno prima non si riteneva opportuno piantare uve atte a divenire champagne… e questo significa che noi compriamo delle bottiglie di un prodotto sempre più insapore e debole di struttura, solo perché sopra c’è un etichetta con su scritto C H A M P A G N E e magari paghiamo 30 euro una bottiglia, che ce la passano come superofferta, per un prodotto che ne vale la metà o anche meno. © Riproduzione riservata

La Ricetta RISOTTO ALLO CHAMPAGNE Ingredienti per 4 persone: 320 gr di riso, 2 scalogno, 250 ml di champagne, 1 litro di brodo vegetale, 3 cucchiai di panna da cucina, 20 gr di parmigiano, olio extravergine d’oliva, sale. Preparazione: Preparare il brodo vegetale. Far appassire la cipolla sbucciata e tagliata a velo in una casseruola con l’olio. Appena la cipolla sarà ben dorata, aggiungere il riso, mescolare con delicatezza in modo da farlo tostare uniformemente. Bagnare il riso con metà dello champagne. Quando lo champagne sarà sfumato, completare la cottura del risotto aggiungendo il brodo caldo un mestolo alla volta alternato al restante champagne. Aggiustare di sale e sempre mescolando, cuocere il riso versandoci sopra costantemente del brodo, avendo cura di non lasciarlo mai asciugare. A cottura ultimata (20 minuti circa) togliere la casseruola dal fuoco, aggiungere la panna, il parmigiano e mantecare il risotto. Aspettare un paio di minuti prima di servire, in modo che il riso riposi e i sapori si fondano meglio.

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Idee Regalo S&G In cucina ti senti un grande chef? Il tuo hobby preferito è preparare manicaretti sia per te che per i tuoi amici? O semplicemente cucini tutti i giorni per la tua famiglia? Non puoi comunque farti mancare alcuni piccoli elettrodomestici, semplici ma innovativi al tempo stesso. Per te o per una fantastica idea regalo. Li trovi tutti nei Centri Euronics Gruppo Nova insieme a tante altre proposte. www. nova. e uronics. it IMETEC 7413 Robot da cucina Potenza 800W • Selettore automatico di velocità • Accessorio tritatutto e vaso frullatore • Lama super affilata per triti perfetti • Frusta per panna montata e albumi a neve • Frullatore ad immersione per frullati e sorbetti • Disco per tagliare a rondelle e alla julienne • Doppia velocità + regolazione elettronica.

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KENWOOD KM285 Macchina impastatrice Potenza 900 W, 3 fruste+paraschizzi • Ciotola acciaio 4.3 lt • Food processor • 3 dischi • Centrifuga + tritacarne + spremiagrumi

IMETEC CUKO’

€ 299

Kitchen station Potenza 570 W • Capacità 1,2 lt • 10 velocità + Pulse • Display • 3 programmi automatici • Cottura ad induzione

€ 399

KENWOOD TTM312

KENWOOD KM084

Tostapane Potenza 1075 Watt • Finitura in alluminio spazzolato anti-impronta • 2 temperature di cottura selezionabili • Cassettino raccoglibriciole removibile • Avvolgicavo.

Cooking Chef Potenza 1500 W • Ciotola 6,7 lt • Impastatrice planetaria • Cottura a induzione • Velocità variabile + Pulse • 3 velocità di mescolamento • 3 fruste • Food processore • Cestello per cottura a vapore• Regolazione elettronica delle velocità di lavorazione • Display LCD

€ 299

SAMSUNG MG23F301ECW Forno a microonde + grill Potenza 800w + grill 1100w • 23 litri • timer • dispay led • power defrost • 3 funzioni • piatto crusty • cavita' ceramica • piatto doratore

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€ 119 MOULINEX DJ755

MOULINEX JU5811

Tritatutto Potenza 150 Watt • 1 velocità • Elevata stabilità • Accessori lavabili in lavastoviglie

Centrifuga Potenza 70 Watt • Contenitore succo 1,25 lt • Contenitore polpa 3lt removibile • Servizio diretto con rubinetto antigoccia • 2 velocità per ingredienti morbidi o duri • Apertura di inserimento 75mm • Filtro inox • Sistema blocco morse

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Idee Regalo S&G Non le solite confezioni ma qualcosa di esclusivo per un regalo di gran classe. Il tè in foglie Burlinghton è accuratamente selezionato e confezionato in bustine cucite a mano per non danneggiarne il contenuto. Dodici gusti tra tè, infusi e tisane, che incontrano il gradimento anche del più esigente intenditore. Le confezioni e le teiere e tazze, con tutti gli accessori e la confezione Pop Art, li trovi nei punti esclusivi di GD COFFEE, eccone alcuni: Cibi Sublimi, Via Ardeatina 972 a/b - Roma • Bistrò 184, Corso Giacomo Matteotti 184, Albano Laziale • Tani Caffè, via delle Mura 3 (Velletri) • Art Caffè, via Stati Uniti d'America, 29 (Genzano di Roma) • Nimbus Bar, via Londra, 46/48 (Ciampino) • Bimbi Bar, via Latina, 297 abc (Roma) • Gelateria Mon Amour, via del Casale Ag., 139 (Ciampino/Morena) • Caffè del Borgo, B.go Garibaldi, 35 (Albano Laziale) • Bar dei Pini, via Santovetti, 82 (Grottaferrata) • Elen Bar, via Capo le Case, 27 (P.zza di Spagna/Roma) • Fruit Cafè, via E. Romagna, 86/88 (Genzano di Roma) • Quadrarium Caffè, via Tuscolana, 597 a (Roma) • Renzelli Past., via Nettunense, 49/53 (Cecchina) • Sesta Break, via R. Lombardi, 1 (Albano Laziale) • Le Scalette, via Roma, 72/74 (Pavona) • Brik Bar, C.so Garibaldi, 22 (Ariccia) • Gim Bar, via G. Chiovenda, 76/78 (Roma) • Caffè Grand'Italia, via del Mare, 125 (Pavona) • Bar la Fontana, P.zza Mazzini, 26 (Velletri) • Montebovi Bar, L.go Corridoni, (Visso) (MC)

Burlinghton Tè infusi e tisane Scatole da 5 filtri a foglie intere confezionati in sacchetti cuciti a mano. Disponibili anche in confezione rosso Natale. I gusti dei tè e degli infusi: PAI MU TAN FUJIAN, SPECIAL GUNPOWDER, VANIGLIA, DARJEELING, EARL GREY IMPERIAL, ENGLISH BREAKFAST, TISANA DOPO PASTO, FIORI DI CAMOMILLA, PROFUMO D’AMORE, CILIEGIA E MIRTILLO, FRUTTI DI BOSCO, PESCA E MELA. PREZZO PER CONFEZIONE: € 7,00

Burlinghton Confezioni regalo La teiera Reale da 350 cc, e la tazza Reale da 270 cc, in porcellana finissima, rigorosamente made in Italy, sono disponibili in confezione regalo singola. PREZZO TEIERA: € 19,50 PREZZO TAZZA: € 11,50

Burlinghton Zucchero in cristalli I cristalli di zucchero bianco risultano più adatti a dolcificare un tè nero delicato oppure infusi e tisane, mentre i cristalli di zucchero caramellato sono l’ideale per un tè nero forte e strutturato. Questo tipo di zucchero ha la proprietà di non alterare il sapore della bevanda, nella quale si scioglie lentamente consentendo in tal modo di gustare mano a mano un diverso grado di dolcezza. PREZZO PER CONFEZIONE: € 0,90

Burlinghton Clessidra per tempi di infusione Per darti i giusti tempi di infusione a secondo delle diverse varietà di tè ed infusi che scegli PREZZO: € 13,00

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Gustodegusto ArtBox La confezione contiene un barattolo di caffè Gustodegusto espresso per moka da 250 grammi, 4 tazze e 4 piattini in ceramica feldspatica grande spessore della collezione PopArt Gustodegusto ed il libro “Il caffè” di Caroline Darbonne e Sylvie Girard con la storia del caffè, le tradizioni, l’arte della preparazione, le curiosità e venti ricette “color caffè”, tutte da provare... Un’idea regalo originalissima. PREZZO: € 45,00


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Idee Regalo S&G Quando si parla di elettrodomestici per la casa ormai si deve anche parlare di ecologia e di risparmio energetico. Un’Azienda sempre attenta alle esigenze del pubblico, sia per quanto riguarda la qualità sia per la classe energetica dei propri prodotti è senz’altro la Miele. Puoi trovare tutta la gamma degli elettrodomestici nel Miele Center di Roma in Via Baldo degli Ubaldi, 258. w w w. m i e l e r o m a . i t MIELE W3164 Lavabiancheria Carica frontale • Cestello a nido d'ape da 1-7 Kg. • Centrifuga regolabile 400-1400 giri al minuto • Programmi speciali: Camicie, Capi scuri, Jeans, Lana, Automatic, Seta, Cotone eco. • Cassetto detersivi autopulente • Sistema antiallagamento WSS • Classe di efficienza energetica A+

€ 899

MIELE G4100SC

MIELE S2111

Lavastoviglie 14 coperti • 6 programmi di lavaggio: automatic,leggero, rapido, EnergySave, intenso, risciacquo • Programma automatico con EcoSensor Plus • Sistema antishock termico • Sistema antiallagamento WPS • Asciugatura Turbothermic • Classe di efficienza energetica A+

Aspirapolvere a traino Potenza 1600 Watt • Regolazione con manopola • Tubo telescopico in acciaio inox • Filtro AirClean • Sacchetto HyClean F/J/M a 9 strati da 3,5 lt

€ 129

€ 645 MIELE KDN12823S-1 Frigorifero combinato Capacità 321 Lt • Sistema SuperFrost System • Sistema Doppio NoFrost • Comparto Freezer con Sistema VarioRoom • h 182x60x663 cm • Classe di efficienza energetica A+

€ 990 MIELE S192 MONDIA Scopa elettrica Potenza 1200 Watt regolabile con cursore • Tubo rigido in acciaio inox • Filtro AirClean • Volume sacchetto polvere 2,5 lt.

€ 99


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Le

e t t e c Ri

Zanini briele di Ga

Minestra d’arzilla e broccoli Tempo di preparazione: 1 ora

S&G

IN CUCINA CON S&G Gabriele Zanini

per una vigilia “alla romana”

Ingredienti (per 4 persone) 800 g di arzilla (Razza chiodata), 500 g di broccoli romaneschi, 100 g di pomodori a grappolo, 150 g di pecorino grattugiato, 1 uovo intero, 1 cipolla, 1 sedano, 1 carota, 80 g di spaghetti, Olio EVO q. b., Olio di semi, Sale e pepe, 2 cucchiai di pan grattato, 4 stampini da creme caramel in alluminio, Burro e Farina Procedimento Preparate il brodo con le verdure (sedano, carote e cipolla) tagliate grossolanamente e la razza, mettendo tutto in una casseruola con acqua fredda. Coprite e cuocete per 30-35 minuti, filtrate e mettetelo da parte. Nel frattempo cuocete i broccoli in acqua salata per circa 15 minuti , scolateli e frullateli con un mixer aggiungendo il pecorino, l’uovo intero, sale , pepe e pangrattato. Versate negli stampi, precedentemente imburrati e rivestiti con la farina, riempendoli fino al bordo, Cuoceteli al forno a 170° per 25 minuti. Cuocete gli spaghetti a metà cottura, scolateli e friggeteli in abbondante olio di semi. In questo modo possiamo ricavare dei nidi , arrotolando gli spaghetti con una forchetta all’interno di un mestolo prima di immergerli nell’olio bollente. Impiattate il brodo caldo con al centro lo sformatino di broccoli e il nido di spaghetti fritti.

Pangiallo, il “panettone” della tradizione dei Castelli Tempo di preparazione: 45 minuti

Ingredienti (per 4 persone) 80 g di uvetta, 50 g di mandorle, 50 g di nocciole, 50 g di pinoli, 50 g di noci, 75 g di arance candite, 50 g di cioccolato, 120 g di farina, 120 g di miele , 50 g di zucchero a velo, 1 pizzico di pepe Per la copertura 1 bustina di zafferano, 1 cucchiaio d’acqua, 1 tuorlo, 20 g di farina, 20 g di zucchero a velo Procedimento Sciogliete in un pentolino il miele con un cucchiaio d’acqua, aggiungete lo zucchero a velo e mescolate fino a raggiungere il bollore. Fate sciogliere il cioccolato e versatelo in una ciotola capiente, aggiungendo l’uvetta, le mandorle, le nocciole, i pinoli, le noci e le arance candite. Amalgamate il tutto insieme alla farina e un pizzico di pepe, versate tutto il composto nel pentolino con il miele, mescolate e fate cuocere per un minuto. Ricavate con il composto dei piccoli panetti della grandezza desiderata, adagiateli su una teglia da forno rivestita con carta oleata. Preparate, la copertura, sciogliendo lo zafferano nell’acqua ed aggiungendolo al tuorlo sbattuto con lo zucchero e la farina. Spennellate i panetti con la crema ottenuta, Infornate per 25 minuti a 170°. Una volta pronto, fatelo raffreddare, quindi, tagliatelo a fettine e servitelo, accompagnandolo con un bicchiere di “Romanella”, vino frizzante dei Castelli Romani.


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S&G

SCELTO PER VOI

LE BIOALCHIMIE

Il piccolo grande regno del gusto e della salute della “massaia” filosofa Quando Deborah Previti, veneta di nascita, calabrese di origine, romana di adozione, laureata in filosofia, ha scoperto che trafficare tra i fornelli era la sua vera passione, si trovava in Irlanda. Faceva l'aiuto cuoco in grande ristorante. E' stato lì che è stata folgorata da un lavoro faticoso, ma che sentiva suo, tanto da riuscire a convincere la direzione a concedergli all'interno uno spazio, dove fare una cucina alternativa d'asporto, d'impronta vegetariana. Nessuna remora verso la cucina tradizionale, soltanto il desiderio di soddisfare le esigenze di chi doveva combattere con i problemi di intolleranza alimentare: allergie e celiachia. E per riuscirci ha studiato, sperimentato e provato. “Io non sapevo nulla di pasticceria vegan, ma ho imparato” dice con un pizzico d'orgoglio. Tornata in Italia, ha lavorato per un po' di tempo a Roma in wine bar di Trastevere e poi ha fatto la capo cuoca in un asilo nido, lavorando il biologico. E' stata l'ultima tappa, prima di tuffarsi nell'avventura solitaria, cioè aprire un locale tutto suo, dove esprimere attraverso la cucina prevalentemente vegetariana, il suo concetto di ristorazione. Ha scelto Albano, ha scelto un micro locale da 12 coperti e neanche uno di più, ha trovato un finanziamento favorevole e ha aperto “Le BioAlchimie”. Ma prima di partire, occorreva trovare i fornitori giusti dove andare a fare la spesa. Perché, da subito, Deborah ha deciso di non lavorare con la grande distribuzione biologica, ma soltanto con piccole aziende in grado di fornire verdure fresche di qualità, coltivate sempre biologicamente, ma con l'amore che si deve alla terra pulita. Ci pensa il suo compagno, Lucio Bernabei a fare la spesa e, a volte, le verdure le raccoglie lui stesso nei campi. L'olio extravergine d'oliva arriva da Vetralla, paese in provincia di Viterbo, le farine e i legumi, accuratamente selezionati, dalle campagne del reatino. E' la sua filosofia (tanto per restare nel tema) ed anche la voglia di entrare a gamba tesa, come tiene a sottolineare, in un territorio dove si fa una ristorazione dai sapori forti e con scarsa attenzione alla qualità. Naturale lo scetticismo iniziale che ha circondato questo locale così diverso, naturale la difficoltà di imporsi. Ma è stata soltanto questione di tempo, perché quando si hanno le idee chiare e tanta grinta dentro, alla fine il successo arriva. Cosa che è accaduta. Ed è un successo personale, perché la nostra chef, anzi massaia come ama definirsi, per la cura che si prende dei suoi clienti, fa tutto da sola nella sua cucina laboratorio. Dal pane, passando per la pasta fatta in casa e i tortini di verdure, ai dolci. Tutto senza glutine. Neanche un aiuto in cucina, ai tavoli ci pensa Lucio e quando occorre anche lei. Questo, grazie ad un organizzazione di stampo teutonico (è un suo punto fermo). In questo modo, riesce anche a preparare piatti d'asporto per chi ha dei problemi. “Le BioAlchimie” è un locale a tempo pieno, in quanto la sua attività non si sofferma al pranzo e alla cena. Parte dalla colazione del mattino intorno alle 10, prosegue con il pranzo, che è a buffet al costo di 10 euro, continua con il the delle cin-

que e l'aperitivo del tardo pomeriggio, per concludersi con la cena, che va prenotata entro le 18. Se nessuno chiama, la cuoca-massaia tira giù la saracinesca. Lei non prepara a prescindere, in quanto nel suo locale vige la regola del tutto fresco e tutto espresso. Fatta eccezione per alcuni piatti, che sono i suoi cavalli di battalia, come la pasta al pesto siciliano di pistacchi, pachino e primo sale, le fettuccelle di mais condite con fiori di finocchietto e olive e la

cornucopia ripiena di avocado e ortaggi di stagione. Gli altri piatti sono dettati dalla sua fantasia e da ciò che offrono i campi. Il tutto innaffiato da vino rigorosamente biologico con etichette locali e nazionali, ma ben selezionate. L'ultimo tocco: un digestivo analcoolico a base di liquirizia. Una delizia. Paolo Caprio

Le Bioalchimie - Bistrot Bar

Via San Filippo Neri 16 Albano Laziale (Roma) Tel. O6-94522158 Riposo: domenica sera e lunedì Ferie: agosto Carte di credito: tutte (no American Express) E-mail: alchimie09@libero.it Sito: www. Le bioalchimie.it


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La naturopata

Ricordatevi sempre, la vera farmacia è la nostra tavola

Tempo d’autunno pieno. Tempo di sbalzi di temperatura, di raffreddori, febbre e influenza. Proprio per questo, in questo numero vi elencherò un decalogo molto utile per rinforzare il nostro corpo e renderlo pronto a rimanere sano. Perché la vera farmacia, ricordiamolo, è sulla nostra tavola…

Il cachi, ad esempio. E’ un ottimo espediente per iniziare l’autunno. Frutto altamente energetico, sconsigliato a chi soffre di diabete ed obesità, ma raccomandato in caso di inappetenza, stress psicofisico, in caso di intensa attività sportiva, in quanto vitaminizzante e rimineralizzante. Tra i sali minerali contenuti, il primato spetta al potassio, che gli conferisce proprietà diuretiche, ma sono presenti fosforo, magnesio, calcio e sodio. Considerevole la quantità di vitamina C. I pigmenti ( licopene e xantine ) agiscono sinergicamente con la provitamina A, potenziandone l’azione finale ( antiossidante ) in termini di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Il cachi esercita da ultimo un’attività protettiva nei confronti di milza, pancreas, stomaco ed intestino tenue.

Novembre è la stagione ideale per gustare gli agrumi, in particolare le arance, ottime alleate per mantenere il peso-forma. Sono una grande fonte di antiossidanti, che rendono più forte il sistema immunitario

Claudia Formisano

e più attivo il metabolismo, ricche di vitamina C, B, P e di molti acidi organici e fibre. Le arance sono ottime per essere abbinate agli ortaggi, nella preparazione di intriganti insalate dal potere drenante. Mangiando questa gustosa combinazione come antipasto a pranzo, si avrà meno fame e migliorerà il problema della ritenzione idrica. Dalle arance al limone. Ha effetto benefico in diversi casi: infezioni della gola, cattiva digestione, stipsi, febbre, cura della pelle. Aiuta a rinforzare il sistema immunitario e purifica l’apparato digerente. Bere un bicchiere di acqua calda con limone, prima di ogni pasto, è davvero un toccasana per il nostro organismo. Ciò è dovuto alle componenti del frutto: vitamina C, B, fosforo, proteine e carboidrati. Il limone contiene anche i flavonoidi, i quali contengono a loro volta elementi antiossidanti e proteine antitumorali. Il limone aiuta a prevenire il diabete, la stipsi, l’ipertensione. Ricordatevi: il limone è un vero e proprio dono della natura..

Del mandarino non si butta nulla! La sua buccia è piena di limonane, un antiossidante, che ha la capacità di ritardare l’invecchiamento della pelle. Sempre dalla buccia si estrae l’olio essenziale di mandarino, in grado di calmare l’ansia e di combattere l’insonnia e la ritenzione idrica. Molto ricco di vitamina C, essenziale per mantenere reattivo e vigile il nostro cervello, il mandarino è anche ricco di fibre, carotene, vitamine del gruppo B, A, ferro, magnesio e acido folico. E’ utile nei problemi dell’intestino, previene il raffreddore e protegge mucose e capillari. Inoltre contiene calcio, potassio, indispensabili per le nostre ossa. L’olio essenziale di mandarino è utile anche per combattere la ritenzione idrica e gli inestetismi della cellulite. Si può effettuare un salutare massaggio sulle gambe.

Il pompelmo va a stimolare la secrezione dei succhi biliari e gastrici, e inoltre ha notevoli doti digestive. Svolge un’importante funzione depurativa del sangue ed è fortemente diuretico. Ritengo doveroso sottolineare che, prima di consumare il succo di pompelmo, occorre prestare attenzione alle eventuali interazioni che esso può esercitare nei


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confronti dei medicinali, in particolare quelli contro la pressione alta e gli ansiolitici. Spesso si tratta di interazioni minime, ma in alcuni casi possono disturbare la cura di queste importanti patologie. A parte questa controindicazione, e gli altri benefici, è un alimento che, se consumato una volta al giorno, aiuta a perdere peso. E’ efficace contro alcuni tipi di batteri, virus influenzali, muffe, lieviti, e virus che portano alla comparsa di herpes. In sintesi…uno degli antibiotici più potenti in natura. Contiene vitamina C, B, A, magnesio, potassio e tante fibre. Al mattino una bella spremuta di pompelmo contribuisce a proteggersi meglio contro i mali di stagione. La castagna è nota fin dall’antichità come Ghianda di Zeus, per le sue mol-

teplici proprietà nutritive e terapeutiche. E’ ricca di fibre, carboidrati e potassio, nonché di una serie di vitamine A e B ottime contro le anemie ed i cali della pressione sanguigna. I suoi sali rappresentano un valido aiuto per l’organismo, in quanto contengono fosforo, calcio e ferro. Il consumo della castagna è molto utile per rafforzare la muscolatura e combattere l’inappetenza e rappresenta un ottimo alimento per bambini, anziani, e convalescenti. © Riproduzione riservata

Attenzione ai semi della frutta ci sono quelli che fanno male Spesso mangiando la frutta, capita di ingerire qualche semino per errore. Non ci facciamo granché caso, anche perché spesso viene ingerito insieme alla polpa. Invece, vi consigliamo di fare maggiore attenzione, perché ve ne sono alcuni che fanno male al nostro organismo. Ma riguarda soltanto alcuni frutti, mentre altri, invece, possono farci bene. Andiamo per ordine ed esaminiamo i frutti in questione. LIMONE: è meglio evitare di ingerirli. Di solito vengono usati per la realizzazione dei detersivi da cucina. MANDARINI: ecco un seme che fa bene alla nostra salute. Sono ricchi di vitamine, utili perciò per rinforzare il nostro apparato immunitario contro le malattie invernali. ARANCE: possiamo considerarli alla stregua di un salvavita. Fa bene il loro succo, fanno molto bene anche i semi contenuti nei loro spicchi. Oltre ad essere ricchi di vitamine, se ne estrae un olio che contiene acido oleico, che combatte le malattie cardiache, quello linoleico, ricco di omega 3. MELOGRANO: fanno bene alla salute perché hanno proprietà anticangerogene. Inoltre sono ricchi di potassio, di vitamine A,B,C e K e sono utili per abbassare il livello di colesterolo ed inibire le malattie cardiache. CILIEGIA: nei noccioli è presente l'amigdalina, spesso chiamata vitamina B 17, che è tossica. Anche se recenti studi hanno dimostrato che potrebbero avere degli effetti benefici nella prevenzione dei tumori. Però evitate di masticarli e dovesse accadere eliminateli su-

bito e sciacquatevi la bocca, perché all'interno del nocciolo ci sono tracce di cianuro, un composto che disabilita la capacità del sangue di trasportare ossigeno al corpo. MELA: l'ingestione elevata di semi può provocare addirittura la morte, essendo ricchi di amigdalina, un composto tossico che libera acido cianidrico, la cui ingestione può provocare intossicazione ed avvelenamento di elevata entità. UVA: è un frutto ricco di antiossidanti naturali, valido aiuto contro il cancro, insufficienza venosa coronarica, edema, ipertensione e colesterolo alto. I semi contengono vitamina E, flavonoidi, acido linoleico. Il pericolo più grande, può arrivare dagli estratti dei semi e può colpire le persone che stanno assimilando anche anticoagulanti. ANGURIA: I semi dell'anguria sono una fonte di vitamina E. In quantità eccessive i semini sono difficili da digerire, potrebbero causare stipsi, mentre, se masticati, libererebbero alcune sostanze (principi attivi di natura glucosidica) che potrebbero causare diarrea e dolori addominali. PESCA-ALBICOCCA: sono semi ricchi di fibre alimentari e proteine. Non hanno colesterolo e contengono vitamina E e grassi monoinsaturi. Ma contengono, come la mela, all'interno amigdalina, che come abbiamo visto prima è tossica.


Il buon gusto ad occhi chiusi

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RIVALUTIAMO IL CAFFE'

S&G Curiosità

Una ricerca della Harvard School of Public Health ha confermato che il caffè scoraggia il tumore della pelle. Ma è anche un ottimo aiutante nelle diete dimagranti. Infatti la caffeina accelera il metabolismo, stimolando il sistema nervoso e cardiovascolare, aumentando il flusso del sangue ed il battito cardiaco per qualche ora.

ORIGANO ANTIDOLORIFICO L’infuso di origano si prepara con una manciata di sommità fiorite in una tazza di acqua calda. Si lascia in infusione per un tempo variabile a seconda dello scopo. Per favorire la digestione e conciliare il sonno bastano 2 minuti. Lasciato in infusione per 5 minuti, si ottiene un antidolorifico naturale, utile contro il mal di stomaco, il mal di testa e i dolori causati dal ciclo mestruale.

VEGETALE NON SIGNIFICA SALUTARE Leggi l’etichetta di snack e merende: se contengono olio vegetale non si tratta di olio extravergine di oliva. Gli oli vegetali, di arachide, girasole, mais, sono estratti con solventi chimici e, come la margarina, contengono i grassi idrogenati o trans, molto dannosi per la salute. Gli oli vegetali non sono più leggeri dell’olio d’oliva: sono solo decolorati, privi di aroma e senza sapore.

UVA INGREDIENTE ...DI BELLEZZA L’uva è ricchissima di zuccheri, minerali utilissimi come calcio, magnesio, potassio, ferro, iodio, di acido fosforico, silicio e vitamine B1, B2, e PP. E' un ricostituente del sistema nervoso, un toccasana per pelle e capelli; non a caso, l’uva è protagonista di moltissimi trattamenti di bellezza. Le sostanze anti-invecchiamento sono nella buccia e nei semi che sono preziosi se li mastichi: migliorano le difese contro le malattie e l'influenza.

RISTRUTTURANTE A BASE DI FAGIOLI Con i fagioli fai scorta di ferro, ma soprattutto di silicio che migliora l’elasticità della pelle e la resistenza degli annessi cutanei. Per il contenuto in vitamina C e B1, ferro, potassio, silicio e calcio, i fagioli lessi sono il miglior ristrutturante per contrastare la caduta di capelli, la fragilità delle unghie, ma anche per la salute della pelle nella psoriasi e nelle dermatiti.

ALIMENTI CHE CONCILIANO IL SONNO A cena, un piatto di pasta o riso è un ottimo modo per aumentare la serotonina, dacui deriva la melatonina l’ormone del sonno -e affrontare serenamente il riposo notturno. Anche le patate ne sono ricche, insieme a tanto potassio che, in più, rilassa i muscoli di tutto il corpo. Alla tua cena, aggiungi un frutto come la banana, ricco di potassio e magnesio, oppure la mela che, sotto la buccia, nasconde una sostanza con proprietà sedative, simile al bromuro.

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S&G

AMARCORD Simone Francini

Alla riscoperta del Frangelico gradevole digestivo per Natale e buon aperitivo per il fine anno Nell’ultimo numero di Senso & Gusto vi abbiamo illustrato il nuovo tema che abbiamo scelto per il proseguo della rubrica dedicata al buon bere. Lo abbiamo fatto conoscendo il Vermouth, vino aromatizzato e fortificato, ottimo aperitivo. Per dare spazio ai moderni, coloratissimi e dai finti sapori esotici, prodotti dell’industria liquoristica di massa, le bottiglie di vermouth sono finite per anni nel dimenticato e venivano usate da pochi nostalgici. Fortunatamente per loro, il vermouth si sta prendendo una rivincita prepotente tra le mani dei baristi durante gli ultimi anni. Così più aziende hanno reintrodotto altri prodotti o aggiornato quelli che già funzionavano. Il vintage, il retro, è tornato alla luce. Dalla moda, al design passando per il bar, oggi si è sempre alla ricerca dell’accessorio, dell’oggetto, dell’ingrediente appartenente al passato che renda moderno un vestito.

Questione di stile dicono. Per il mese di dicembre, che cade in coincidenza con le feste natalizie e di fine anno, avevamo deciso con la redazione di saltare per un mese la rubrica e di regalarvi due ricette, una per la vigilia di Natale e una per il veglione di fine anno, per concederci anche noi dei momenti di festa e magari di riposo. Ma chi fa questo lavoro e magari lo fa da più di tempo di me, sa bene che non esistono feste o giorni rossi sul calendario, quindi ho pensato di unire le due cose. Presentandovi oggi un liquore tipico italiano, piemontese per la precisione, quasi scomparso dalla scena, ma non del tutto: è il Frangelico che vede apprezzamenti in dati di consumo al nord Europa e praticamente ignorato qui in Italia, ma particolarmente amato da me con cui abbino le due ricette, augurandovi buone feste. A Canale in provincia di Cuneo si raccoglie una varietà di nocciola chiamata nocciola tonda gentile. Nota per essere più grande, paffuta senza sapore amaro tipico delle nocciole. Il loro sapore dolce è il motivo per cui sono così ricercate anche dalla alta pasticceria di fama internazionale e mondiale per ricette popolari come creme di gianduia al cioccolato. Le nocciole coltivate nelle Langhe, una zona di colline rurali e pittoreschi villaggi


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nel sud del Piemonte, sono utilizzati anche per ottenere il distillato di Frangelico. Le nocciole tostate, una volta distillate con l'alcool, vengono miscelate con altre preparazioni aromatiche tra cui cacao, caffè, vaniglia, zucchero e altre infu-

sioni di erbe. Il concentrato viene miscelato con alcool puro, zucchero e acqua poi trasferito nei tini per 6-8 settimane, in modo da affinare il tutto, dando una sensazione più morbida al prodotto finale. Secondo la ricetta segreta e trasformate in più di 3 milioni di bottiglie di Frangelico (fonte: sito ufficiale Frangelico), le bottiglie vengono etichettate e legate da un cordoncino, piu’ su della “vita” della bottiglia, che ricorda un frate e il cordone per legare il saio. Il Frangelico è, quindi, un liquore alle nocciole molto dolce, ottimo come digestivo, ma azzardando anche come aperitivo, come vedremo nella seconda ricetta. Per il giorno di Natale, pregustando il freddo che già si sta facendo sentire, propongo la ricetta di un drink da fare caldo (volendo anche freddo) che ricordi il sapore di panettone, e che, come il the, sia un momento di condivisione

per tutta la famiglia. Il drink appunto è un drink caldo e corroborante, dolciastro e che ha vari sentori mandorlati, nocciolati, di frutta secca candida tipica del panettone, costruito in una teiera e servito in tazze da the. Per l’aperitivo di Capodanno, invece, si ha sempre voglia di utilizzare una bollicina per iniziare e finire la serata di fine anno e anche noi non ne saremo immuni al suo fascino della bollicina per la serata. Un drink dolciastro e aspro con la bollicina che sprizza brio per tutta la bevuta, note d’arancia dolce e asprezza data dal melograno, accompagnata dalla morbidezza della nocciola. © Riproduzione riservata

Digestivo di natale (per 4 persone) Nella teiera, mettete Kentucky Bourbon Whiskey (consiglio Buffalo Trace) 200 ml, Frangelico liquore alla nocciola 80 ml, Cointreau liquore all’arancia 50 ml, Acqua calda a colmare. Nella tazza, una zolletta di zucchero imbevuta con Peychaud’s bitter e Orange bitter (sostituibili con Angostura e Buccia d’arancia) e se gradita una grattugiata di noce moscata. Aperitivo di Capodanno (per 4 persone) In un flute adagiate una zolletta di zucchero imbevendola con del bitter al cioccolato. Aggiungete 30 ml di frangelico, dei chicchi di melograno, una buccia d’arancia e del Prosecco già ghiacciato a colmare.

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Una “stella” che colora e rallegra le nostre feste Il nome scientifico è Euphorbia pulcherrima, ma tutti la conoscono come Stella di Natale; è una pianta tropicale della famiglia delle Euphorbiacee ed in realtà ha ben poco da spartire con il clima freddo della nostra regione. Ama quindi il caldo e non sopporta temperature inferiori ai 15 gradi. Con quei colori così sgargianti e soprattutto la prevalenza del rosso e del verde, la rendono adatta ad abbellire le nostre case. E’ una pianta originaria del Messico, dove cresce spontaneamente e dove, allo stato selvatico, può raggiungere anche un'altezza fra i due e i qu attro metri. In natura si presenta come un arbusto legnoso caratterizzato da foglie colorate, dette brattee, il cui rosso richiama gli insetti impollinatori, ma sono spesso confuse con il fiore che invece è giallastro e poco vistoso all’apice dei rami. Delle Euphorbiacee, di cui fa parte la Euphorbia pulcherrima, se ne conoscono ben 1770 specie in tutto il mondo e come molte di queste, una volta incisa, emette un liquido bianco irritante, facilmente arrestabile con un pizzico di terriccio nei tagli. Se si è venuti a contatto con le dita, è meglio non toccarsi la bocca o gli occhi. La stella di Natale è stata importata in Europa nell’800. Fu scoperta, nel lontano 1520 dagli spagnoli di H.Cortès giunti nella capitale aztzeca Tenochtitlán. Gli spagnoli la notarono tra i fiori e i frutti che erano utilizzati dagli Aztechi. Nel diciassettesimo secolo, i missionari Francescani si stabilirono nel sud del Messico ( Taxco del Alarcon). Tramite loro, questo fiore è divenuto per la prima volta parte di riti religiosi cristiani, quando veniva usata nelle processioni. Solo nel 1825 Joel Robert Poinsett, ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, ne portò alcuni esemplari nella sua casa, in Carolina, per iniziare a coltivarli ed è in suo onore che assegnarono alla pianta il nome botanico: Poinsettia Pulcherrima. La Poinsettia, presenta foglie verdi viene coltivata per le sue larghe brattee, di colore rosso scarlatto vivissimo, che accompagnano le infiorescenze. Ci sono anche delle varietà orticole dalle brattee di colori diversi, come ad esempio il bianco ed il rosa. Questa pianta a forma di stella, molto decorativa, è molto utilizzata a Natale, è in questo periodo

che il rosso delle brattee diventa molto intenso. Questa sua peculiarità rende questa pianta esotica ottima per ricordare la rinascita solstiziale. Nel linguaggio dei fiori, infatti, è elevata a simbolo di rinnovamento, buon auspicio, giovinezza. E’ ormai consuetudine anche in Italia regalarla a Natale, insieme al vischio e all’agrifoglio. Da studi fatti, pare che è utile da tenere in casa in quanto ha la proprietà di rimuovere i vapori chimici di alcune sostanze nocive disperse nell’aria degli ambienti chiusi. Le esigenze di questa pianta, che ha davvero poco in comune con il nostro clima invernale, sono il caldo e quindi teme le temperature inferiori ai 15 gradi, infatti da noi viene coltivata nei climi miti della Sicilia e della Riviera Ligure; oltre a questo, non tollera gli sbalzi di temperatura e gli eccessi idrici: pertanto deve essere annaffiata regolarmente con poca acqua a temperatura ambiente e solo quando il terreno è ben asciutto. C’è da aggiungere anche che si tratta di una pianta, la cui fioritura avviene solo quando le giornate si accorciano, da metà dicembre fino a marzo. Non è un particolare di poco conto e chi ama vederla ben fornita anche a febbraio, farà bene a tener presente alcuni accorgimenti: a partire da fine settembre-primi di ottobre è bene tenerla in luoghi con poca luce, per portarla all’esterno in primavera. Per stimolarne la crescita è consigliabile concimarla con potassio e fosforo, soprattutto quando comincia a perdere le foglie alla fine dell’estate. Se le foglie ingialliscono e cadono, vuol dire che soffrono di troppo calore, poca umidità e poca luce, si può intervenire quindi spruzzando con acqua le foglie. Da non posizionare vicino a termosifoni! Un consiglio: quando si spezza un ramo, non buttatelo, ma potete recuperarlo bruciando con un accendino o scottandolo nell’acqua bollente per cicatrizzare la “ferita”, quindi mettetelo in un vaso con l’acqua, fatelo radicare e poi piantatelo in vaso. M. Ma © Riproduzione riservata


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S&G

MODE & TENDENZE Antonella Lamboglia

Addio lucette e palline colorate ora l’albero piace farlo “strano”

Cari lettori, questo mese vorrei dedicarlo al Natale, visto che manca davvero poco! L’albero di Natale, secondo la Storia è un simbolo che non dovrebbe mai mancare in ogni casa, ma soprattutto per portare un po’ di felicità a tutti i bambini del mondo e di dare tranquillità a tutte le famiglie almeno nei giorni di festa; e poi, quale posto migliore per scartare i regali di Natale? Ma certo…sdraiati sotto il nostro fantastico albero! Facendo una ricerca sul web ho trovato alcune idee stravaganti proprio per realizzare l’albero di natale che piu’ ci piace, rendendolo particolare. Ci sono le classiche palline, i fili scintillanti, le stelline e i puntali. Cose già viste e riviste, anno dopo anno, ma una cosa è certa: le proposte sono davvero tantissime, spesso molto economiche e anche particolarmente divertenti da realizzare, magari anche con la collaborazione dei bambini. Si potrebbe creare un albero di Natale decorandolo con degli origami, con le scatolette di cibo, con le foto dei vostri cari o dei vostri amici, con dei pupazzi di stoffa, con dei fiori colorati, con delle lattine di bibite varie, con addobbi di perline, con nastri annodati come fiocchi, con gomitolini di lana colorata, con dei cucchiaini d'argento, con le arance, con frutta secca, con cioccolatini o caramelle. Insomma le possibilità sono davvero infinite, basta un po' di fantasia e un minimo di sano spirito natalizio. Pensate ad un albero decorato con le caramelle ,sarebbe meraviglioso, l’unico problema è quello di mantenerlo intatto fino al 6 gennaio. Tanti sono i modi per rendere il nostro Natale fantastico, basta un po’ di fantasia, e per chi non l’avesse, ecco a voi alcune immagini che aiuteranno i pigroni ad avere in casa l’albero dei loro sogni.

Auguri!

© Riproduzione riservata

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Totale pezzi disponibili 200

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SMARTPHONE GALAXY S4 Android 4.2 Jelly Bean, processore Quad Core 1.9 Ghz, fotocamera posteriore 13 MP AF con flash LED, 4G/LTE 100 Mbps, 3G HSPA+42 Mbps, WiFi, A_GPS, memoria interna 16 GB espandibile con microSD fino a 64GB, NFC, display touchscreen 5” Full HD Super AMOLED

Samsung

SMARTPHONE GALAXY S ADVANCE GT-I9070 Android 2.3.6 Gingerbread, processore Dual Core 1 GHz, memoria 8 GB, fotocamera 5 MP, slot micro SD, display Super AMOLED 4”

Totale pezzi disponibili 500

Samsung

SMARTPHONE GALAXY NOTE II GT-N7100 Android 4.1 Jelly Bean, processore Quad Core 1.6 GHz, fotocamera 8 MP, flash LED, video HD, memoria interna 16 GB espandibile, S Pen, display 5.5” HD Super AMOLED, disponibile anche nero

Totale pezzi disponibili 1000

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