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M E N S I L E G R AT U I TO D I I N FO R M A Z I O N E E C U LT U R A E N O GA S T R O N O M I CA
OT TO B R E 2 0 1 3 ANNO 2 - N°8
NUOVO MAGAZINE UNA SCELTA AL PASSO COI TEMPI
FESTIVAL DI DOLCI AL “MIRALAGO” CON SAL DE RISO E CATENA FIORELLO CUCINA
E
TV
UN PIENO DI TRASMISSIONI GOLOSE
RISTORANTE DEL MESE “ECCOLO”, LA SCOMMESSA DI TRE GIOVANI RISTORATORI
Voi ci mettete l’acqua. Al resto pensiamo noi. Il gusto, il profumo e la grande qualità, la forniamo noi. Le varietà di tè sono tantissime ma noi abbiamo selezionato le migliori per soddisfare anche i palati più sofisticati. Sei tè, quattro infusi e due tisane, tutti rigorosamente in foglie intere. La nostra linea esclusiva Burlinghton® soddisfa il gusto di ogni intenditore. Le foglie, della massima qualità, sono confezionate in sacchetti cuciti a mano per non danneggiarne l’integrità, avvolti uno ad uno dall’apposita bustina trasparente in atmosfera protetta. La linea Burlinghton® è destinata esclusivamente ai migliori bar, caffetterie e sale da tè. Per la prima volta potrete servire un tè a foglie intere, di altissima qualità, con la semplicità dell’infusione in bustine, e con un servizio di alta classe, grazie alla teiera e alle tazze in fine porcellana made in Italy, ai menù da tavolo illustrati, gli espositori, e al mini pocket Top Selection, prodotti esclusivamente per noi.
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M E N S I L E G R AT U I TO D I I N FO R M A Z I O N E E C U LT U R A E N O GA S T R O N O M I CA
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Ottobre 01
OT TO B R E 2 0 1 3 ANNO 2 - N°7
NUOVO MAGAZINE UNA SCELTA AL PASSO COI TEMPI
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FESTIVAL DI DOLCI AL “MIRALAGO” CON SAL DE RISO E CATENA FIORELLO
Editoriale UN GIORNALE PIENO DI NOVITÀ
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Scelto per voi “ÈCCOLO” IL RISTORANTE GIOVANE
di Paolo Caprio
CUCINA
E TV UN PIENO DI TRASMISSIONI GOLOSE
RISTORANTE DEL MESE “ECCOLO”, LA SCOMMESSA DI TRE GIOVANI RISTORATORI
4 In copertina: Salvatore De Riso
Piccolo schermo PENTOLE E FORNELLI IN TV
Senso & Gusto
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Natura STAGNI DECORATI DI MENTA
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La ricetta del mese ZUCCHINE E UVA, DOLCE
Mensile di informazione gratuito Anno II - Numero 8 Ottobre 2013 www.sensogustomagazine.sitonline.it
E SALATO
EDITORE AC Management di Cristiano Bucciero Via dei Ciliegi, 1 00040 Pavona (RM) Tel. 3923884281 cristiano220774@alice.it
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DIRETTORE RESPONSABILE
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Gusto e benessere DIAMOCI DEL TÈ
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Moda e Tendenze MARTE, LA NUOVA META
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S&G Informa ALTA CUCINA ALL’AUDITORIUM
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Curiosità LA CITRULLINA MEGLIO
La natura in dispensa MIELE, UN AMICO PER LA SALUTE
Paolo Caprio paolocaprio@yahoo.it
COLLABORATORI Antonino Addis, Valeria Caroselli, Simone Francini, Fabrizio Gulini, Antonella Lamboglia, Antonella Lorini, Marco Mariani, Gabriele Zanini
REDAZIONE E SEGRETERIA Via Latina, 23 00041 Albano Laziale (RM) Tel. 3923884281 - 355309696 redazione@sensoegusto.com
PROGETTO GRAFICO Greenstudios srl - Tel. 069303513 www.greenstudios.it
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Sapore diVino LA VENDEMMIA PROMETTE BENE
Notti magiche UNA SERATA AL “MIRALAGO”
STAMPA Quadrifoglio srl Via Latina, 23 00041 Albano Laziale (RM) Concessionaria Esclusiva per la Pubblicità: Greenstudios srl - Tel. 069303513 segreteria@greenstudios.it Autorizzazione Tribunale di Velletri n. 08/12 del 19/04/2012 Senso&Gusto è una rivista mensile gratuita. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. La direzione non restituirà gli articoli e le foto inviati alla redazione. Numero chiuso in redazione il 26/09/2013
DEL VIAGRA
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Cocktail CARO VECCHIO GIN TONIC
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L’EDITORIALE di Paolo Caprio
Avere il coraggio di cambiare Avere èil un coraggio segno di di cambiare maturità è un segno di maturità Nuovo, sicuramente più bello, con una nuova impostazione giornalistica e grafica. “Senso&Gusto” cambia pelle, smette gli abiti indossati per un anno e s'affida ad un nuovo stilista e a nuovi sarti. Dunque, veste nuova, a partire dal formato e nuovi collaboratori, impegnati a trattare i temi dell'attualità, a fare inchieste, a raccontarci storie del cibo, ad intervistare i personaggi che tengono alto il blasone della ristorazione italiana e non solo. Non è una rivoluzione, ma un restyling, che spesso i giornali mettono in pratica per essere al passo con i tempi. E noi, abbiamo sentito questa esigenza. Voi lettori stessi ce lo avete fatto capire, così come i nostri inserzionisti. E di fronte a certe considerazioni, noi non abbiamo nascosto la testa nella sabbia come gli struzzi. Abbiamo recepito il messaggio ed abbiamo avuto il coraggio di passare ai fatti, rinnovandoci, sapendo di accontentare chi ci ha seguito fin qui nel nostro percorso ed essendo convinti di conquistare nuovi lettori in futuro. Scusate l'immodestia, ma questo è un segno di maturità. Per prima cosa, abbiamo messo in pratica un nuovo progetto grafico, più snello, più d'impatto, cose che possono sembrare ininfluenti per il lettore. Sbagliato. Qualsiasi giornale, dal quotidiano al mensile, quali siamo noi, deve essere gradevole alla vista e facile da leggere. Poi i contenuti. Abbiamo deciso di puntare più sull'attualità e a far parlare personaggi ed operatori di questo mondo che, seppure in crisi, attira sempre di più l'attenzione dell'opinione pubblica. Basta vedere il crescente numero delle trasmissioni televisive inserite nei palinsesti delle tv (pubblica e private) e le riviste che
fanno bella mostra di loro in edicola, che parlano di cucina. E' sicuramente la nuova passione degli italiani. Questo non vuol dire che abbiamo cancellato con un colpo di spugna il passato. Abbiamo conservato alcune rubriche, che rappresentano l'impalcatura sulla quale si è retta finora la nostra rivista e che riscuotono il consenso dei lettori. Altre, come “il parere dell'esperto” curata da Antonino Addis o “il parere del medico”, saranno presenti quando, di fronte, ad alcuni accadimenti di grande interesse, ci sarà il bisogno di un loro sapiente intervento, che aiuti i nostri lettori a capire. Il rinnovamento è soltanto il segnale di una crescita, di un'esigenza di miglioramento dopo un anno di duro lavoro, che ha visto coinvolti tutti, dall'editore, che ha avuto il coraggio e la forza di tuffarsi in questa avventura e, a chi, il giornale lo distribuisce. Non c'è errore peggiore di cullarsi sugli allori. Se così fosse stato, sarebbe stato il principio della fine. E noi, invece, siamo in piena rampa di lancio, pronti a decollare e sbarcare nelle vostre case già con questo numero di ottobre, sperando di piacervi ancora di più. Prima di salutarvi e farci un “in bocca al lupo”, voglio rivolgere un ringraziamento a tutti coloro, che hanno permesso a questo giornale di partire. Senza di loro non ce l'avremmo fatta.
© Riproduzione riservata
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UN PIENO DI PENTOLE E FORNELLI NELLA PROSSIMA STAGIONE TV
La televisione cambia pelle. I reality non tirano come una volta, le fiction vanno avanti a sprazzi, i programmi di varietà appartengono alla preistoria televisiva. Ora vanno di moda le trasmissioni che parlano di tortelli e torte. Sono loro le nuove
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protagoniste delle tv, generaliste e commerciali, ingolosite dal successo, ottenuto negli anni, dalle trasmissioni del “Gambero rosso”, la prima, che attraverso il satellite, ha insegnato a molti di noi a cucinare, a conoscere il cibo, a spiegare e raccontare il vino. A conferma che il buon mangiare tiene incollato il pubblico allo schermo, sia se si parla di ricette, sia se si parla di sfide o di gare tra aspiranti chef. A proposito di costoro, col moltiplicarsi delle trasmissioni che si occupano di cucina, loro (Vissani docet) maestri di cucina pluristellati, sono diventati d'incanto le nuove star del piccolo schermo. Il truce Carlo Cracco di Masterchef o il più simpatico Antonino Cannavacciuolo sono ormai diventati di casa, anche se a nostro giudizio, li vedremmo molto più volentieri dietro i fornelli dei loro rinomati ristoranti piuttosto che dietro una telecamera. Ma la vanità fa parte della nostra vita e i ricchi contratti, è proprio il caso di dirlo, ti solleticano la gola. Quindi prepariamoci ad una lunga “abbuffata” di programmi in punta di coltello, con il vento che soffia in cucina, su risotti all'onda e creme pasticciere. Proprio per questo i programmatori delle varie tv hanno puntato forte su questi format culinari, contendendosi gli chef più gettonati, per vincere la gara dall'audience e della raccolta pubblicitaria. La prima e più importante novità riguarda l'addio di Benedetta Parodi a “La7”, che con i “Menu di Benedetta”, ha raggiunto un bel successo, in virtù della sua simpatia, della sua semplicità, del suo modo di raccontare le ricette,
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anche del suo modo di combinare qualche pasticcio. Dal prossimo autunno, Benedetta condurrà la nuova edizione italiana di “Bake Off” sulla BBC. Parlerà di pasticceria, e più avanti, avrà uno spazio giornaliero, dove spiegherà le sue ricette facili facili, da fare in cinque minuti, quelle che l'hanno resa famosa. Altra novità, a partire dal 29 settembre, nella nuova edizione di “Linea Verde”, trasmissione Rai, che riproporrà all'ora di pranzo Antonella Clerici e la sua “Prova del cuoco”, ci sarà uno spazio dedicato alla cucina e al vino nostrano, così come a “Linea verde orizzonti” si punterà sulla cucina regionale e tradizionale italiana e sulle produzioni artigianali. Per quanto riguarda le tv commerciali, anche loro hanno inserito negli spazi del palinsesto le loro trasmissioni che parlano di cucina. Sky punterà ancora sul talent show MasterChef Italia (Sky Uno HD), condotto dal solito trio Cracco, Barbieri e Bastiasnich, pronti a randellare aspiranti chef. I primi due, diventati ormai più divi che cuochi, si cimente-
ranno anche nell'edizione italiana di “Hell's Kitchen Italia” e in “MasterChef” dedicato ai giovanissimi, nella speranza che mettano da parte quella loro arroganza, che non li rende certo simpatici. A questo susseguirsi di “saporite” trasmissioni, Mediaset risponderà con Tessa Gelesio e il suo “Cotto e Mangiato”, mentre su “La 5” il duo Davide Oldani e Filippo Lamantia, saranno i giudici di “The Chef”, competizione culinaria riservata ad aspiranti cuochi. Insomma, è proprio il caso di dirlo, ce n'è per tutti i gusti. Ma chi è abbonato a Sky, potrà approfondire la sua cultura culinaria, sintonizzandosi sopratutto sulle trasmissioni del “Gambero rosso” e “Alice”, dove si parla di enogastronomia a tutto tondo e...tutti i giorni e a tutte le ore. Ma non sono le uniche. Basterà lavorare di telecomando e l’abbuffata è assicurata. © Riproduzione riservata
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LA NATURA IN DISPENSA
la bontà che fa bene M iele, Ma che sia made in Italy Zucchero di canna, zucchero bianco, orripilanti dolcificanti prodotti in laboratorio: no grazie, preferisco il miele. Da un po' di tempo questo straordinario prodotto è tornato di prepotenza ad essere presente nelle dispense degli italiani. Per lungo tempo (troppo!) è stato ignorato nell'alimentazione casalinga, trovando spazio soltanto in pasticceria. Questione di gusto, sopratutto. Vuoi per quella sua viscosità, che non tutti gradiscono, vuoi per una dolcezza, ritenuta dai più eccessiva. Poi, d'incanto, il cambiamento di rotta, il miele è tornato a far parlare di se e a riconquistare quel ruolo primario che gli compete, perché è un prodotto naturale, in possesso di valori nutritivi a tutto tondo. Per non parlare delle sue proprietà curative, sopratutto a livello bronchiale. Se il miele è tornato in auge, molto lo si deve ad una maggiore informazione sulle peculiarità di questo prodotto. Ne hanno esaltato i suoi valori i grandi chef, nelle trasmissioni televisive, utilizzandolo nelle loro ricette; lo hanno consigliato i dietologi nelle varie tipologie di diete; lo ha scoperto l'opinione pubblica, leggendo articoli a lui dedicati; lo hanno provato i consumatori, spinti ed incuriositi dalle varie tipologie esistenti, di cui ne ignoravano persino l'esistenza. Per lungo tempo, si è creduto che il miele fosse soltanto di un tipo, il “millefiori”, perché il mercato, quindi la grande distribuzione, non offrivano alternative. Parlare di miele d'arancia o di eucalipto, o di altro ancora, non significa che abbia quel sapore specifico. Non è una confettura. Ma che le arnie sono state trasferite o sono state stabilmente posizionate nella zona dove le piante hanno la loro fioritura. Comunque, se lo si assaggia attentamente, si possono scoprire alcuni sentori. Questo, che si sta rivelando un boom, lo si deve all'opera certosina di migliaia di apicultori, grandi e piccoli, che non si sono mai arresi di fronte ad un mercato che non aveva il giusto riscontro, nonostante il nostro Paese fosse un prolifico caposaldo di prodotti da alveare al mondo. Le api, infatti, non regalano soltanto miele, ma anche propoli e polline, queste ultime in possesso di grandi proprietà curative. Per apprezzare il miele, occorre conoscerlo, essere informati del lungo lavoro delle api.
Valeria Caroselli In Italia gli apicoltori sono poco meno di cinquantamila, che producono circa centotrenta mila quintali di miele, per un un fatturato di quasi sessanta milioni di euro. Un business importante dovuto alla qualità del nostro prodotto. Il miele, infatti, è diventato un “cult” della nostra gastronomia, a cominciare dagli abbinamenti con i prodotti caseari. Questo, grazie alle sue varietà (cinquantadue, per la precisione), che consentono di fare degli accostamenti molto particolari. Questa varietà la si deve alla nostra flora mediterranea, che regala alle api la possibilità di accostarsi a fiori specifici in ogni Regione. Ognuna ha le sue specialità. In Sardegna,tanto per fare un esempio, oltre alle tipologie tradizionali, cioè acacia, agrumi e castagno, gusti che possiamo trovare un po' ovunque, ci sono dei mieli autoctoni come quello di asfodelo, prodotto sopratutto in Barbagia, che è di una delicatezza e di un profumo straordinario e l'incredibile miele amaro di corbezzolo. Nel Lazio predomina il castagno, in Sicilia quello di agrumi, in Piemonte castagno e una tipologia, di Sicyos, che è il frutto dell'impegno di piccoli produttori locali. Ecco, questa è una prerogativa del miele, quello di non essere in generale supportato da grandi industrie (queste lavorano anche prodotti esteri), ma da piccoli imprenditori, che offrono una maggiore garanzia di genuinità. Per concludere, un piccolo avvertimento: cercate di acquistare soltanto miele italiano e cercate di acquistarlo direttamente dall'apicoltore. Basta fare un giro fuori città per trovarne uno. © Riproduzione riservata
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SAPORE DI VINO Fabrizio Gulini
La
vendemmia promette bene nonostante i capricci deL tempo
La zona dei Castelli Romani, sebbene piuttosto piovosa, risente di un clima particolarmente felice, influenzato principalmente dalla calda pianura della Capitale e condizionato favorevolmente dalla presenza dei bacini idrici di origine vulcanica, che insieme al Parco Naturale dei Castelli Romani, svolgono una micro azione di volano termico. Se consideriamo anche la grande vocazione del nostro territorio alla viticoltura, proprio per quel suo sottosuolo vulcanico tanto amato dalla vite, con i versanti delle colline castellane esposte a sud ed alla brezza proveniente dal mare, ci rendiamo conto che ci sono davvero tutti i presupposti per ottenere dei grandissimi vini. Purtroppo non basta il territorio per avere vini di grande livello qualitativo, molto dipende dal produttore, che deve adottare una disciplina rigida in vigna, volta alla produzione di qualità e non di quantità, come è avvenuto per troppo tempo e per troppe aziende. Occorre un lavoro serio e professionale in cantina, per non rendere vano quanto realizzato in vigna… ma soprattutto occorre fare i conti con il clima stagionale. Parlare della vendemmia 2013 è ancora prematuro, tuttavia è possibile formulare alcune
stime sulla base dei Comunicati Stampa e degli studi di settore divulgati dall’Assoenologi ((fonte Assoenologi). Quest’anno nella zona dei Castelli Romani e più in generale nel Lazio, l’andamento climatico è stato inusuale, ma favorevole alla vite, permettendogli un ciclo vegetativo piuttosto regolare, con una maturazione diluita nel tempo, che ha determinato acini grandi e ricchi di sostanze estrattive. Un andamento climatico che può risultare bizzarro e frustrante per l’uomo, ma non per la vite. Dopo un autunno molto mite, tra i più caldi degli ultimi 25 anni, l’inverno è iniziato con un brusco abbassamento delle temperature inferiori alla norma. Gennaio, febbraio e marzo sono stati caratterizzati in tutt’Italia da precipitazioni elevate, superiori alla media stagionale, tali da ascrivere questo periodo come tra i più piovosi e nevosi degli ultimi 50 anni. Anche la primavera e l’inizio dei mesi estivi sono stati caratterizzati da numerosi rovesci, accompagnati da abbassamenti repentini della temperatura. Questo ha comportato una fioritura tardiva, avvenuta a metà giugno, ma soprattutto una crescita non regolare degli acini, anche
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La
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vendemmia promette bene nonostante i capricci deL tempo
all’interno dello stesso grappolo. Non sono mancate le grandinate locali che, purtroppo, hanno compromesso in parte il raccolto dei vigneti colpiti. Guardando il lato positivo, le precipitazioni hanno determinato una buona riserva idrica, che ha influenzato sensibilmente lo sviluppo vegetativo della pianta e la sensibile escursione termica, tra notte e giorno, ha determinato un arricchimento dei fenoli e degli aromi, conservando, al tempo stesso, una discreta freschezza ed acidità. Con il caldo di fine luglio e delle prime due settimane di agosto, la vite ha parzialmente recuperato il ritardo accumulato nei mesi precedenti, che oggi si stima in circa due set-
timane rispetto alle due ultime vendemmie. Pertanto la vendemmia dovrebbe procedere in funzione della precocità dei vitigni, dalla prima settimana di settembre alla prima settimana di ottobre. Per avere una stima più precisa sul raccolto, occorrerà attendere ancora qualche settimana. In ogni caso se le condizioni climatiche dei prossimi giorni dovessero garantire escursioni termiche di 10/15°C, con picchi durante il giorno di 30°C e di notte di 20°C, in aggiunta alla buona riserva idrica accumulata, ci troveremo di fronte ad una annata più che buona (qualitativamente e quantitativamente superiore al 2012), tanto per le varietà a bacca bianca quanto per quelle a bacca rossa. © Riproduzione riservata
Fabrizio Gulini è Delegato dell’Associazione Italiana Sommelier per la zona dei Castelli Romani. La Delegazione AIS Castelli Romani, svolge le sue attività di formazione alla professione di Sommelier e di degustazione presso il Domus Park Hotel di Frascati. Le attività aperte a tutto il pubblico sono visionabili all'indirizzo: www.AisCastelliRomani.it.
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La cultura vien mangiando al “Miralago� di Albano
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Metti una sera a cena una scrittrice e un pasticciere
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Metti una sera a cena una scrittrice e un pasticciere
Metti una sera a cena, tra dolci e cultura, nell'elegante struttura dell'hotel Miralago di Albano. Un incontro tra il sacro e il profano, che ha dato sfondo ad una bella serata, grazie anche ai due protagonisti: Catena Fiorello e Salvatore De Riso. Scrittrice la prima, pasticciere con la passione della scrittura il secondo. Nei saloni del “Miralago” che, per l'occasione, ha dato il via al primo di una serie di eventi che si svolgeranno nel corso dell'autunno-inverno, di fronte ad una folta platea, sono state presentate le ultime loro opere letterarie: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” della Fiorello e “Dolci facili facili” di De Riso, entrambi editi da Rizzoli. Parlare di presentazione di libri fa subito pensare ad una serata seriosa, dove si discetta sui massimi sistemi e dove si sprigiona cultura da tutti i pori. Assolutamente no. Nel raccontarli, Catena e Salvatore, con la loro semplicità di linguaggio, la loro spontaneità e la loro schiettezza, hanno dato vita ad un siparietto, che ha catturato a lungo l'interesse dei presenti, nonostante ci fosse una bella cena in stile amalfitano in attesa. Hanno parlato di loro, scoprendo, tra l'altro, di avere molti punti in comune, sopratutto un'infanzia fatta di poche e piccole cose, di tante privazioni, ma anche di tanti insegnamenti. Ne hanno parlato con il sorriso sulle labbra, senza vergogna, perché l'umiltà è un pregio e non un difetto e la povertà è qualcosa di cui non ci si deve vergognare. Nel loro “show” hanno alternato cose serie a cose meno serie, com'è nello spirito della Fiorello (buon sangue non mente).
Nel suo libro, Catena ha praticamente, raccontato la storia della sua famiglia: padre finanziere, madre casalinga e quattro figli. La serenità e la gioia di vivere che pervadeva tutti, nonostante le difficoltà. Prerogative, che hanno tenuto saldamente unita una famiglia, che ha fatto sempre della dignità, ma sopratutto dell'amore, il suo punto di forza. “Rosario - racconta la scrittrice - a quattordici anni studiava ed andava a vendere la lattuga per guadagnare qualche lira. Papà, quando verso la fine del mese, i soldi erano quasi finiti e la dispensa era vuota, rientrando la sera, diceva: ”Stasera si mangiano grilli”-, ma mamma, non so come, era capace di allestire, con poco e niente, pranzi e cene incredibilmente buoni, oltre che bellissimi per gli occhi” Un libro, che ti prende e che si legge tutto di un fiato, come quello di De Riso, che è interamente dedicato alla sua arte di maestro pasticciere. E' un libro di ricette, facili facili, di quelle che piacciono oggi, vista la scarsità di tempo – ma, a volte, anche per poca voglia - che, per gli impegni di lavoro, viene dedicato alla cucina. “Ricette, passione e tradizione della costiera amalfitana” dice il sottotitolo del libro ed è effettivamente così. Sfogliandolo, senti il calore del sole e i profumi e i sapori di una terra meravigliosa, di pastiere e struffoli. Per quanto riguarda la facilità, comunque, ci vuole un po' di cautela. Le spiegazioni sono molto chiare e semplici, alla portata di tutti, ma ogni dolce, affinché sia buono, ha bisogno di tempo, attenzione e tanta passione. A. Lo.
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INTERVISTA A SALVATORE DE RISO
“PASSIONE E GENUINITÀ ECCO IL SEGRETO DEI MIEI DOLCI” Pasticciere per caso o per passione? “Sicuramente per passione. A diciassette anni già avevo le mani in pasta. Creme, pan di Spagna, pasta frolla non avevano segreti per me. La stessa cosa sta accadendo a mio figlio Antonio. Già prepara i suoi dolcetti, mentre la sorella Anastasia ha preferito la danza. E' entrata nel corpo di ballo della Scala di Milano”. Da dove è partito? “Ho cominciato a lavorare in un ristorante, dove ho fatto un po' di tutto, finché non ho avuto l'incarico di occuparmi dei dessert. Lì è scattata la molla”. Cioè? “Ho scoperto che il lavoro mi appassionava, che poteva essere il lavoro della mia vita, ho cominciato a pensare che mi sarei potuto mettere in proprio, aprire una pasticceria tutta mia”. Quando è avvenuto il grande passo? “Venticinque anni fa. Ho aperto un piccolo laboratorio a Minori, il mio paese. Per laboratorio, intendo una stanzetta. Mi facevo prestare il Moulinex da mia madre per montare le creme e la panna, per tritare e via dicendo. Ho comprato qualche recipiente e via a fare dolci, che poi portavo a cuocere nel forno del panettiere, perché io non ce l'avevo”. Da lì è iniziata un'ascesa, che l'ha portata ad un successo internazionale. Il marchio De Riso oggi rappresenta il made in Italy del buon gusto nel mondo. “Ho rispettato le leggi della sana ristorazione. Ho, da sempre, lavorato con materie prime fresche e di qualità. La chimica non è mai entrata nel mio laboratorio. Addensanti, dolcificanti, farine trattate non so cosa siano, così come quei macchinari da grande industria. C'è molta manualità nella mia produzione”.
“ Certamente, i profumi della mia terra sono immensi e si ritrovano nei miei dolci. I limoni di Amalfi, le noci, le nocciole e le castagne dei boschi dell'Irpinia e del Matese, tanto per fare un esempio, sprigionano profumi e sentori speciali, che vengono trasferiti in ciò che preparo”. Delizia al limone, babà, caprese, torta ricotta e pere sono alcune delle sue specialità, prodotte quasi tutte manualmente. “ Ho aperto un laboratorio a Tramonti, in collina, moderno come impostazione, ma artigianale come manifattura. E' diretto da mia moglie Anna e vi lavorano trentadue persone, tutte del luogo, che trattano quasi tutta la materia prima ancora con le mani. Pensate che ce n'è uno addetto a intingere il pan di Spagna delle Delizie al limone nella cuccuma dove c'è la crema di copertura”. Tanti premi, tanti riconoscimenti. Qual'è quello che le ha dato maggior soddisfazione? “Quello di essere stato premiato nel 2012, a Milano, per aver fatto, io uomo del sud di Minori, il miglior panettone italiano. N'à cosa grande. Forse ho provato più gioia di quando sono stato eletto nell'anno 2010-11, come miglior pasticciere italiano”. Pa. Ca. © Riproduzione riservata
Lei può permetterselo, perché appartiene ad un territorio molto generoso a livello di eno-gastronomia.
Le delizie al limone preparate in diretta da Salvatore De Riso
L’ultimo libro di Salvatore De Riso edito da Rizzoli
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GIN TONIC
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COCKTAIL
UN LONGDRINK CHE HA FATTO LA STORIA DEL BERE Forte dei miei recenti viaggi nella capitale europea del bere miscelato quale è Londra, mi sono appassionato e avvicinato al mondo del distillato più amato dagli inglesi. Un amore, che ha portato tempi addietro, al lancio di una tipologia di gin, il"London Dry Gin", un prodotto "regionale" regolato da disciplinare, in puro stile britannico. Cosa non meno importante poi è la nascita del “G & T” (Gin tonic), una delle bevande più semplici e inimitabili che siano mai state concepite. Forse, grazie a questa semplicità e unicità, che oggi il “G & T” è uno dei drink più conosciuti nei bar di tutto il mondo. Vado per gradi, definendo il gin, ovvero un distillato di cereali, aromatizzato con principi botanici. Di questi, il principale è il ginepro, dai cui prende il nome. Le quantità di prinicipi botanici varia da un minimo di sette a un massimo di diciannove, ma il numero rimane a discrezione del produttore, come anche il metodo di aromatizzazione. Quindi, il ginepro, è di solito il più importante fattore comune, che unifica tutti i gin con il suo profumo e le sue note di sapore. Tra gli altri botanici utilizzati, possono esserci coriandolo, limone e scorze d'arancia, finocchio, cassia, anice, mandorla e angelica, per citarne
Simone Francini i più comuni. La tendenza degli ultimi anni sta portando i produttori a fragranze, dir poco fantasiose, esotiche come il cardamomo, il rosmarino, i cetrioli e i petali di rosa. Esistono diverse tipologie di gin, la più nota, la già citata “London Dry”, poi c'è l' “Old Tom Gin”, un gin molto più dolce, destinato alla panchina, calcisticamente parlando. Negli ultimi anni vi è una riscoperta di questo prodotto, ma ha vissuto momenti migliori alla fine del XIX secolo. Vi è poi una tipologia definita “Plymouth Gin”, che prende il nome dall’omonima città britannica, che si colloca, per gusto, tra il “London Dry” e “L’Old Tom”. E' una via di mezzo tra il dolce e il secco, che forte della sua gradazione alcolica, possiamo definirlo come un prodotto veramente particolare e unico nel genere, tanto da vantare la denominazione geografica tipica, una delle poche doc per quanto riguarda i distillati. Nell'elenco va inserito lo “Sloe gin”, derivato da
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GIN TONIC UN LONGDRINK CHE HA FATTO LA STORIA DEL BERE
prugnole selvatiche, e il “Genever”, prodotto che sta riscoprendo una seconda giovinezza e che ci fa tornare indietro nel tempo, a quando si era agli albori della nascita del gin. Si dice che un chimico olandese, il dottor Franciscus Sylvius De La Boe, abbia presumibilmente creato un miscela alcolica presso l'Università di Leida nella metà del XVI secolo. Egli l’aveva chiamata Geneva, Genièvre, che vuol dire "ginepro" in francese. Se il gin è uno dei distillati più apprezzati, il G & T è il cocktail, che secondo me, meglio lo rappresenta e che mi riporta ricordi di serate londinesi. La storia del gin tonic trova notizie storiche nell’ottocento, quando gli inglesi dominavano l’India e vi trasferivano le loro truppe, si trovarono a far fronte al problema della malaria. Si sapeva già che il chinino era un farmaco antimalarico e anche che l’acqua tonica del tempo ne conteneva una buona dose, sicché era naturale tentare di abituare le truppe a bere la miscela. La tonica di allora era talmente amara che non voleva berla nessuno, finché, da qualche parte, in qualche tenda, un soldato in vena di esperimenti la mischiò col gin. Alcuni storici della Moxologist sostennero la tesi che le donne del Raja bevevano una miscela di gin e Indian tonic water per rallegrarsi e farsi trovare disinibite davanti al proprio re. Per quanto mi riguarda, tendo spesso a modificare e a rendere diverse le ricette di grandi classici, che hanno accompagnato generazioni di bevitori responsabili (che non vuol dire per forza bere poco, ma saper bere, cioè essere coscienziosi quando lo si fa, che lo si fa con piacere, ricordando che con l’alcool non si scherza, va rispettato). Questa volta vi presento due versioni di gin tonic molto interessanti proposte da me al Bbq Lounge Bar di Ariccia: la prima versione, che ho “rubato” a un collega, amico nonché mio mentore e maestro di quest’arte, prevede l’utilizzo di un flitro da the di quelli piccoli, a pinza, che riempiremo di cristalli di Chartreuse (liquore francese a base di più di 130 tipi di erbe) e Bitter Campari, semi di cardamomo e chiodi di garofano. La pinza, con il filtro
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S&G così riempito, si inserirà nel bicchiere stile collins con insieme il ghiaccio e una dose di gin, a parte una bottiglietta di tonica da versare di fronte al cliente. I cristalli, sono il risultato di una disidratazione del liquore, in pratica, togliendo l’acqua, quello che rimane di un liquore sono gli zuccheri, da qua il nome cristallo, e l’agente aromatizzante. E’ come se noi mangiassimo granelli di zucchero, della misura del comune sale grosso da cucina e avessimo in bocca il sapore del liquore da cui lo abbiamo ricavato. Essendo di zucchero, i cristalli si scioglieranno, cambiando colore e gusto progressivamente al drink. Che sarà guarnito anche con una foglia di basilico, per dare una freschezza in più all’olfatto. L'altra versione, che servo su ordinazione, è il gin tonic, fatto con gelatina di gin, limone e acqua tonica. La gelatina di gin viene ricavata, scaldando acqua, gin, zucchero, succo di limone e sciogliendo all’interno la colla di pesce. Si fa riposare in un bicchiere in frigo. Un volta gelatinizzato, si aggiunge ghiaccio e tonica e una cannuccia col cucchiaino sul finale della stessa….cheers! © Riproduzione riservata
La ricetta G&T 4,5 cl London Dry Gin Acqua Tonica 1 spicchio o buccia di limone Servire in un bicchiere colmo di ghiaccio la dose di gin e la buccia del limone. A parte aggiungere una bottiglietta di acqua tonica, cosi che possa a essere il cliente a decidere il rapporto di gin e di tonica adeguato al suo gusto.
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SCELTO PER VOI
da “Eccolo” il piacere della tavola è una questione di famiglia Ristoratori per caso. Perché la famiglia Andreanelli, cioè papà Marco, romano di Roma e mamma Sonia, toscana di Viareggio, più i figlioli Daniele, Diego e Ramona, in passato si sono occupati di altre cose. Marco e Sonia, per esempio, avevano una avviatissima pescheria a Forte dei Marmi, località frequentata da vip. Poi, quasi d'improvviso, il cambiamento. Un colpo di fulmine oppure una passione nascosta? O, addirittura, un affare di famiglia? Forse tutte e tre le cose. Soltanto così si può spiegare il passaggio da spigole ed orate a pentole e fornelli. Che, comunque, si è rivelato di successo. E' stato Daniele, scuola alberghiera alle spalle, a spingere i genitori ad affrontare quello che è sempre stato un suo vecchio desiderio. Sicuramente alla lunga, la scommessa si è rivelata vincente. Sono partiti con un ristorante a Tenerife, perché Diego e Daniele si erano trasferiti nelle Canarie. Poi, visto il successo, ne hanno aperto un altro, prima di sbarcare In Italia, a Roma, probabilmente spinti da un pizzico di nostalgia, per tuffarsi in un'altra nuova avventura. Perchè, a loro piacciono le sfide. Così, è stato aperto “Eccolo”, in via Bergamo, a due passi da piazza Fiume. Sempre tutto in mano alla famiglia, che a rotazione si divide tra Roma e Tenerife, che si divide compiti e mansioni all'interno della struttura: Ramona, sempre fissa in Italia e Daniele in sala, Diego in pizzeria, papà Marco si incarica di fare la spesa e tenere la contabilità ed infine mamma Sonia che dà una mano dove serve. Il segreto del loro successo sta tutto qui ed è anche il segreto che gli ha permesso di fare fronte alle difficoltà che la pesante crisi ha investito il mondo della ristorazione. E quell'atmosfera di famiglia che si respira da “Eccolo” viene trasferita anche fra i tavoli, dove il cliente viene messo subito a suo agio in maniera semplice e schietta, senza troppi formalismi, in modo da farlo sentire come fosse a casa sua. Le stesse proposte che troviamo nel menu ti fanno subito capire che si fa una cucina semplice, prevalentemente romana, ma nello stesso tempo molto curata, sopratutto nella scelta della materia prima, tutta di qualità. Da “Eccolo” si mangia carne e pesce, con una propensione, a mio giudizio, per quest'ultimo, forse perché Sonia e Marco hanno alle spalle
Diego, Ramona e Daniele
una lunga esperienza nel settore e perché forse il pesce consente allo chef di esprimere maggiormente il suo estro. Non per niente hanno creato un menu degustazione di pesce più un calice di vino a 25 euro. Ho trovato eccellenti, per esempio, gli gnocchi al sugo di polpa di granchio. Un abbinamento insolito, delicato, dal piacevole profumo di mare. Per chi ama i sapori forti, deve, invece, puntare sulle mezze maniche al ragù di moscardini, polpo e seppie o sui tonnarelli cozze e pecorino, divenuti ormai un classico della cucina di pesce e che gode sempre molta considerazione fra i clienti. Il clou di una serata in questo ristorante resta la catalana di astice e gamberi con verdure in pinzimonio. Un trionfo per le mie e le vostre papille gustative, grazie anche alla freschezza della materia prima e ad una cottura equilibrata che ti permette di gustare appieno i sentori di questi stupendi crostacei. Completano il quadro delle abbondanti grigliate miste e delle fritture (consigliamo quella di paranza). Chi invece ama la carne, ampia scelta di bistecche, filetti e tagliate, di provenienza, danese, argentina e irlandese. Ottime le pizze e i calzoni, tutte cotte nel forno al legna. A pranzo nei giorni feriali si può usufruire di menu interessanti veloci a 9,10, 11 euro. Pa. Ca. © Riproduzione riservata
Ristorante Pizzeria Eccolo Via Bergamo 16, 00198 Roma, Tel. 068414136 Riposo: Mai. D’estate la domenica Sito web: www.ristorante-eccolo.com Ferie: 10 giorni ad agosto Carte di credito: si
Greenstudios
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NATURA
Piccoli stagni in giardino profumati di menta Marco Mariani Oggi si può abbellire il proprio giardino con soluzioni semplici: ad esempio realizzando uno stagno. È un modo efficace per coltivare meravigliose Nimphee, come faceva Monet nel suo giardino di Giverny in Francia; per me è una grande fonte di ispirazione per i progetti di giardini. Per un amica, che abita non lontano dalle rive del lago di Castel Gandolfo, ho recentemente progettato uno stagno per le nimphee: Laura era entusiasta dopo un viaggio in Persia, dove ha visto giardini meravigliosi. Dopo aver preparato vari disegni, la mia amica ha scelto quello che raffigurava lo stagno circondato da tanta menta, dalla fragranza davvero particolare. Così, un elegante angolo per il relax, è stato allestito con arredi in ferro. Importante per la festa di inaugurazione, che avrebbe preso luogo in una calda sera d’estate. Ho disegnato anche delle lampade un po' speciali, su misura, con la finalità di far risaltare i rampicanti e le piante di menta. La festa è stata un successo anche per l' intrigante buffet, dove spiccava un delizioso semifreddo alla menta del giardino. Il desiderio di avere un laghetto in giardino si può realizzare con
facilità, usando apposite vasche in vetroresina o teli in PVC. Caratteristica principale è la sua unicità: non ne esistono due uguali, in quanto ogni laghetto è il risultato della fantasia di chi lo progetta. Le tecniche di realizzazione dei giardini d'acqua sono diverse e ogni persona le può mutare a seconda delle necessità. Le nimphee, fioriscono da maggio fino ad ottobre. Darei un consiglio: per una buona fioritura è necessario che l'acqua sia calma e che il laghetto goda di una buona esposizione solare. Qualora si prediliga la coltivazione in vaso, questo deve essere il più grande possibile, ed è bene rinnovare il terreno ogni primavera. Alcune piante impiegano un paio di anni prima di raggiungere il massimo della loro bellezza. Attenzione: se il laghetto è piccolo sarà bene utilizzare delle varietà di piccole dimensioni .
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Le piante palustri, in genere, necessitano di una profondità d'acqua tra i 5 e i 25 cm e solitamente possono essere coltivate in vaso. Hanno periodi diversi di fioritura, che variano da metà marzo a novembre e sono facilmente reperibili sul mercato. Indispensabili per un buon equilibrio del microsistema sono le piante ossigenanti, che si distinguono in galleggianti, come la pistia , eicornia, trapanatas; da fondo, come l'elodea, cabomba, valisneria, miriolium. Tali piante, generalmente, non richiedono interventi di potatura. Tuttavia, in caso di sviluppo eccessivo, sarà necessario sfoltirle. Come fauna, nel laghetto, oltre ai soliti pesci rossi, possiamo introdurre le carpe Koi, ghiotte di insetti e larve di girini. Molto utili sono inoltre le Gambusie, grandi divoratrici di larve di zanzara. Attorno a loro, a far da cornice, la menta acquatica è l'ideale con i suoi fiori viola, che spuntano da luglio ad ottobre. La fragranza, emessa dalle foglie, che rendono questa pianta desiderabile per chi nel giardino vuole installare uno stagno. È una pianta che si riproduce attraverso un’intri-
cato sistema di rizomi sotterranei. Si adatta in diversi ambienti e condizioni climatiche diverse, in pieno sole o in ombra parziale, in terreni alcalini e in terreni argillosi e acidi; in ristagni d’acqua parzialmente sommersa, quindi è facile da coltivare in qualsiasi stagno o giardino d’acqua. Una delle principali varietà di menta è indubbiamente rappresentata dalla menta piperita, che si differenzia da tutte le altre specie semplicemente per il fatto di avere un elevato grado di aromaticità. Inoltre, entrando più nel dettaglio delle caratteristiche fisiche della pianta, la menta piperita ha sulle foglie una fitta peluria di colorazione verde. Si tratta, ad ogni modo, di foglie piuttosto semplici e dalla forma tipicamente allungata, che vengono mantenute su degli steli, dallo sviluppo diritto e da radici che risultano estremamente ingrossate. Una delle principali caratteristiche della menta piperita è indubbiamente la sua altezza: non supera mai i settanta centimetri. I fiori di questa particolare pianta hanno la caratteristica di essere molto piccoli e dalla tipica colorazione bianca, con una fioritura che parte dalla base verso l'alto, a partire dall'estate fino al termine della stagione autunnale. © Riproduzione riservata
La ricetta SORBETTO ALLA MENTA Staccate dai rametti le foglie di menta, poi lavatele sotto l'acqua corrente, ponetele in un colino a sgocciolare e infine asciugatele con un canovaccio. In un pentolino, mettete l'acqua, lo zucchero, aggiungete le foglioline di menta, cuocete a fuoco dolce e portate ad ebollizione per due minuti, dopodiché spegnete. Trasferite lo sciroppo in una ciotola, coprite con la pellicola e lasciate in infusione per un paio d'ore in frigorifero. Quando il liquido sarà completamente freddo filtrate lo sciroppo con un colino. Frullate nel mixer (o con un frullatore ad immersione) metà delle foglie di menta con metà dello sciroppo filtrato (conservate l'altra metà dello sciroppo che servirà in seguito) fino ad ottenere un composto cremoso, che non presenta tracce di foglie di menta. Filtrate il composto ottenuto con un colino a maglie strette e incorporatelo all'altra metà dello sciroppo che avete tenuto da parte, mescolate e trasferite il tutto in una gelatiera. Azionate la gelatiera, il sorbetto sarà consistente e cremoso dopo circa 40 minuti. Trasferite quindi il sorbetto in una ciotola e mettetelo nel congelatore fine al momento di servirlo. Se non disponete di una gelatiera, mettete il composto in una ciotola e ponetelo in freezer, ricordandovi ogni mezz'ora di romperlo con una forchetta, finché non otterrete la cremosità e la densità giusta. Questa operazione richiederà circa 3 ore.
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S&G
IN CUCINA CON S&G
Gabriele Zanini
Magatello crema di zucchine e zafferano Ingredienti (per 4 persone) 1 kg di magatello (girello) di manzo, 4 zucchine, 1 bustina di zafferano, 50 gr. di mandorle in granella, olio extra vergine d’oliva, 1 cipolla, 2 carote, 1 costa di sedano, peperoncino in polvere, 200 cl. di vino rosso. Procedimento Preparate un court bouillon (brodo vegetale) con 1 lt. d’acqua, il vino, la cipolla pulita, le carote e il sedano. Quando inizia a bollire, immergete il magatello precedentemente pulito e liberato dal grasso in eccesso. Cuocete per circa 1 ora e mezza. Questa operazione può essere fatta anche il giorno prima. Nel frattempo che la carne cuoce, tagliate le zucchine in modo grossolano. Cuocetele in una padella antiaderente con un filo d’olio e mezzo bicchiere d’acqua, in modo che subiscano una breve bollitura e non quell’aspetto bruciato dovuto alla cottura a secco. Una volta cotte, passatele nel mixer con un po’ d’acqua calda dove avrete sciolto lo zafferano. Aggiustate di sale e pepe. Una volta che la carne si è freddata, tagliatela a fette sottilissime e disponetele sul piatto da portata. Condite con un po’ di sale e un filo d’olio. Coprite completamente la carne con la crema di zucchine, spolveratela con la striscia di polvere di peperoncino.
Crostatine con crema frangipane ed uva Ingredienti Per 6 crostatine: 6/8 acini d’uva per ogni stampino. Per la pasta frolla: 300 gr. di farina setacciata, 150 gr. di zucchero, 150 gr. di burro, 3 tuorli d’uovo. Per la crema Frangipane: 120 gr. di burro morbido, 120 gr. di zucchero, 2 uova intere, 140 gr. di farina di mandorle. Procedimento Iniziamo a parlare di questa ricetta partendo dalla pastafrolla: mescolate la farina setacciata con lo zucchero, aggiungete il burro morbido velocemente per non scaldare l’impasto e pizzicarlo con la punta delle dita fino ad ottenere una sabbiatura. Aggiungete le uova, impastate e formate una palla, incartatela con la pellicola e riponetela in frigo in modo che il burro riprenda corpo. Un paio d’ore saranno sufficienti. Nel frattempo prepariamo la crema: montate il burro precedentemente ammorbidito e lo zucchero con lo sbattitore elettrico o una planetaria. Quando sarà montato, aggiungete le uova, amalgamate ed aggiungete la farina di mandorle. Stendete la frolla e rivestite gli stampi, riempiteli con la crema e finite con gli acini d’uva. Cuocete in forno per circa 15/20 min. a 180°.
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GUSTO & BENESSERE
Diamoci del tè
a patto che sia di qualità
Quando ho iniziato ad interessarmi di tè, infusi e tisane, ne sapevo poco o nulla. Per questo, la prima esperienza che ho voluto fare, è stata quella di frequentare le sale inglesi più rinomate per poter cogliere le sfumature e capire cosa ci fosse dietro il rito del servire queste bevande. L’usanza inglese di macchiare il tè con il latte non mi convinceva, così ho scoperto che era nata nel periodo della guerra per sopperire alla mancanza di gusto ed alla scarsa qualità del prodotto disponibile. Successivamente, ho approfondito e studiato le varietà dei tè e le loro proprietà benefiche, a partire dal tè nero, l’oolong o il verde, che in Cina viene utilizzato da oltre 4000 anni per curare emicrania depressione ed altre decine di disturbi. Il segreto di quest’ultimo diffusissimo tè, il cui nome scien-
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tifico è Camelia Sinensis, sta nel fatto che è molto ricco di polifenoli soprattutto di EGCG - epigallocatechina gallato - che è un fortissimo anti ossidante che inibisce la crescita di cellule tumorali e annienta le cellule tumorali esistenti. Il tè verde è anche molto efficace nel ridurre il colesterolo e nell’impedire la formazione di coaguli sanguigni, per cui è un forte deterrente per la trombosi, gli infarti e gli ictus. Ma torniamo al piacere di assaporare una buona tazza di tè. Meglio, se preparato nelle famose “tetsubin”, le teiere giapponesi in ghisa, materiale che addirittura assorbe l’aroma dell’infuso a tal punto che, dopo anni di utilizzo, si potrebbe addirittura versarvi solo l’acqua calda per gustare una bevanda dal gusto intenso...
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Per potere gustare e distinguere le tante varietà esistenti, il tè andrebbe bevuto puro. Se proprio vogliamo concederci una licenza, scegliamo i bastoncini di zucchero in cristalli che si scioglieranno lentamente dolcificando la bevanda mano a mano che la consumiamo. Alcune aziende molto attente, oltre alla selezione da coltivazioni bio, hanno ormai indirizzato la loro produzione, anche “retail”, nel tè in foglie intere, la cui conservazione avviene a temperature controllate, prediligendo il confezionamento in bustine in tessuto con cucitura manuale così da non danneggiare il contenuto. Questo ci permette ormai di avere un’ottima scelta sia nelle varietà degli infusi che nelle modalità di infusione.
Non è più necessario disporre di un colino e di una teiera per gustare un ottimo tè, per cui non rinunciamoci. E con le ultime tendenze (tra cui quella proveniente da Taiwan) si sono abbattute anche le frontiere, che consideravano il tè una bevanda solo”riflessiva”... A Londra in estate (e non solo) potete assaggiare un “freddo shakerato” con latte e tapioca; a New York al Cha-An, al 230 East 9th Street, in un ambiente rilassante ed accogliente, potete assistere a tutta la cerimonia del “matcha”: il tè verde, le cui foglie, provenienti da piante “koicha” di oltre trent’anni, vengono cotte al vapore, asciugate e ridotte a mano in polvere finissima, davanti ai vostri occhi. E ormai anche in Italia, in molti bar attenti alla qualità, trovate un’ampia scelta di tè, infusi e tisane, ben serviti, anche in versione fredda estiva o addirittura come componenti di particolarissimi aperitivi. Sta crescendo la voglia di tè, meglio di quella degli alcolici, in fondo. Se non altro non si rischia nulla mettendosi dopo alla guida. A.M. © Riproduzione riservata
Immagini per gentile concessione di Burlinghton®
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MODE & TENDENZE
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Mare o monti? Meglio Marte. (ma il biglietto è di solo andata...) Antonella Lamboglia Cari lettori, se fino a qualche a tempo fa era solo un sogno, da oggi possiamo davvero pensare di farci un bel viaggetto su Marte. Eh si, pare proprio, che nel 2022, saremo pronti per visitare il pianeta rosso, saremo noi ad essere chiamati marziani... Il progetto, che prevede la colonizzazione su Marte, si chiamerà “Mars One” e chi ne farà parte, non avrà la possibilità di rientrare. I candidati per questa avventura sono più di 100.000, ma solo 40 saranno i prescelti. Si vocifera che per il 2022 i lavori per la base marziana saranno terminati e che, nel frattempo, moduli abitativi, provviste e sistemi di assicurazione della vita saranno trasferite, ovviamente i comfort saranno limitati. Ai prescelti verrà data la possibilità di partire, ma a quale costo? Il biglietto sarà di sola andata. Una volta arrivati, Marte dovrà essere colonizzato e il non rientro è dovuto alla mancanza di tecnologia apposita.... Cosaaaa? Ma come, siamo in grado di andare su Marte, colonizzare, abitarci, ma non siamo capaci di creare un qualcosa che ci faccia rientrare sulla terra? Mi sembra alquanto strano. Alcuni esperti suppongono che il rientro non sarà possibile, in quanto il corpo umano dovrà adattarsi ad una gravità pari al 38% di quella sulla terra, che il processo di adattamento sarà lungo e faticoso e provocherà un cambiamento nella densità delle ossa, nella forza dei muscoli e nella circolazione del sangue. Questo vuol dire, che una volta cambiati, i turisti dello spazio non potrebbero adattarsi nuovamente alle condizioni della terra e sarebbero costretti a vivere per sempre sul pianeta Rosso. Comunque, nonostante questa concreta ipotesi, le adesioni sono moltissime, e in molti non vedono l'ora di partire. Le 40 persone che saranno scelte per la missione, dovranno essere sottoposti a degli esami fisici e psichici, ma tutto questo non è un problema per gli aspiranti turisti. Marte possiede già tutti gli elementi necessari per la sopravvivenza, quindi il progetto è reale e lo scopo di questa missione sarà quello di ispirare le nuove generazioni a credere che ogni cosa sia possibile. Non mi resta che augurare un “in bocca al lupo” a tutti i partecipanti e sperare che questa missione sia un passo avanti per il nostro mondo, anche se io preferisco stare con i piedi sulla mia Terra. © Riproduzione riservata
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MIROPARTY RIAPRE I BATTENTI CON UN
“PIENO” DI FESTE Dopo l'estate si ricomincia con le feste a tema e la partenza di una importante organizzazione: Miroparty. Abbiamo deciso di iniziare con la festa dei figli dei fiori. Perché abbiamo scelto questo tema? Per la bellezza di quei tempi, facendo così rivivere l'emozione di quei mitici anni settanta-ottanta. E' stata una serata con tanta musica e rallegrata da fiori e colori. C'è stato persino chi ha deciso di indossare abiti che si ispiravano a quegli anni, con tanto di coroncine di fiori sulla fronte. Una serata colorata, piena di allegria e spensieratezza, curata nei minimi particolari, allietata da una cena a buffet e proseguita con la musica di quei tempi sino a notte inoltrata. Questa è stata una piacevole anteprima della serata di apertura della stagione 2013/14 che si è tenuta sabato 14 settembre nella location Megic Fly. Un evento che ha riscosso un grande successo di pubblico, iniziato con l'aperitivo di benvenuto ed un ricco buffet nella cornice di un bel locale composto da tre sale musicali in grado di soddisfare i gusti di tutti.
Al piano superiore, la sala con piano bar e karaoke con il cantante Alex, dove si può ascoltare la musica comodamente seduti a scambiare due chiacchiere oppure partecipare cantando. Al piano sottostante sala revival 70/80 allietata dalla voce del cantante Ricky Gnerucci. La sala più grande e più gremita è stata la commerciale, presa d'assalto con successo, perché animata dal deejay Miki Jhonson, che con la sua vitalità e bravura ha mandato in delirio sia giovani che più grandi, facendoli ballare instancabilmente per tutta la notte, ricevendo applausi e complimenti. Come si prevedeva Miroparty non si è smentita, ha ottenuto il successo che sperava sin dalla prima serata, facendo il tutto esaurito, ricevendo congratulazioni ed elogi da parte dei clienti e dei titolari delle strutture dove si sono svolti gli eventi. Questa è stata la prima serata di una lunga stagione di divertimenti. Se volete far parte delle nostre feste settimanali vi invitiamo a contattarci per le prenotazioni e a visitare il nostro sito. Alessandra Gabrieusig
w w w. m i r o p a r t y. c o m Contatti telefonici: Alessandro (349 8314133), Mirella (349 6120741), Roberto (348 5201350), Alessandra (328 2382424)
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S&G
, Curiosita
La pasta, una storia infinita la citrullina meglio del viagra LA PASTA E’ PRIMITIVA La parola “pasta”, che deriva dal greco, con significato di farina con salsa, viene citato a partire dal 1310, anche se a cercare le origini della pasta, si può tornare indietro fin all’età neolitica, quando l’uomo cominciò la coltivazione dei cereali e quindi imparò a macinare,impastare e cuocere o seccare al sole.
I PREZIOSI KIWI I kiwi contengono una grande quantità di fibre e, per questo, sono molto utili a chi soffre di stitichezza, ma anche fondamentali nella lotta contro i radicali liberi. L'alta concentrazione di potassio li rende perfetti "integratori naturali", adatti per chi si sente affaticato e disidratato; in più, il ferro ed il rame, associati alla vitamina C, svolgono una importante funzione di prevenzione dell'anemia.
BELLEZZA IN CHICCHI Le donne dell’antica Roma utilizzavano il succo d'uva come maschera di bellezza esfoliante, mentre le donne dell'antico Egitto si lavavano il viso con il vino per avere un effetto ringiovanente. Negli ultimi decenni, si è scoperto che gli acidi naturali dell'uva, non solo migliorano la pelle secca e favoriscono il trattamento delle macchie senili, ma contribuiscono anche alla pulizia della pelle grassa e predisposta all'acne.
BOCCONI AMARI Per sopravvivere in situazioni di emergenza, anche il boccone più amaro può andar bene. Durante l’assedio di Leningrado, dal 1941 al 1944, la gente mangiò carta da parati e cuoio. Quest’ultimo, peraltro, è ricco di proteine e può sostituire, per qualche tempo, il normale cibo.
LA DIETA FAVORISCE IL SONNO Chi dorme meno è più propenso a consumare alimenti ricchi di energia (grassi e carboidrati), consuma meno verdura e ha regimi alimentari più irregolari. Esistono studi scientifici che sostengono come alcuni alimenti – latte e prodotti a base di erbe, per esempio - favoriscano il sonno, incidendo sia sul rilascio di triptofano, che sulla sintesi di serotonina e melatonina.
CITRULLINA AMOROSA La polpa dell’anguria contiene discrete quantità di vitamina A, vitamina C e potassio. Questi elementi sono indicati per chi soffre di ritenzione di liquidi, gonfiore alle gambe, ipertensione e cellulite. Inoltre, la citrullina, sostanza contenuta soprattutto nella parte bianca tra la polpa e la buccia, è un vasodilatatore che produr rebbe effetti simili a quelli del viagra, migliorando le prestazioni sessuali maschili.
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ROMA”
un “concerto” di alta cucina all’Auditorium Non soltanto teatro, convegni e concerti all'Auditorium Parco della Musica. Nella struttura dei Parioli è approdata l'alta cucina, quella stellata, che sogniamo di provare, ma che purtroppo non è accessibile alle tasche di tutti. Dal 26 al 29 settembre, il complesso creato da Renzo Piano, ha ospitato al suo interno “Taste of Roma”. E' la prima volta nella Capitale per questa manifestazione di portata mondiale, il “Restaurant Festival del mondo”, che abbraccia da anni tutte le più importanti città dei cinque continenti. A Londra, dove ha ottenuto sempre un grande successo, si svolge da undici anni. In Italia, fin qui, ha avuto il suo spazio a Milano, dove è arrivato alla quarta edizione. Ma all'appello mancava Roma e, nei giorni scorsi, questa lacuna è stata colmata. Per quattro giorni, si è svolto un happening gastronomico di alto livello, nel quale sono stati coinvolti dodici, fra i più prestigiosi ristoranti della Capitale, guidati da Heinz Beck, il numero uno della ristorazione romana, chef pluridecorato de “La Pergola” dell'hotel Hilton di Roma, che si sono cimentati nel preparare i loro piatti migliori da far conoscere e assaggiare al popolo degli appassionati, degli intenditori del cibo e sopratutto al popolo dei golosi. È stata una grande occasione per fare un'esperienza gourmet di livello, senza essere costretti a dover chiedere un mutuo alla banca, considerando che ai fornelli, hanno cucinato gli chef più importanti di Roma. Infatti, per presenziare a questo “concerto” del buon
mangiare sono stati praticati biglietti d’ingresso alla portata di tutti. Con pochi euro il pubblico ha avuto la possibilità di soffermarsi nei vari stand, dove ha potuto gustare degli assaggini, sorseggiare vini importanti, partecipare ad una lezione di cucina. Per chi è voluto andare oltre, con una spesa che si è aggirata dai 4 ai 6 euro, a pranzo e cena, ha avuto l'opportunità di provare tre menu con piatti speciali, che gli chef dei ristoranti presenti hanno preparato per i visitatori. Uno spazio è stato riservato a chi ha problemi di celiachia. Un maestro pizzaiolo ha preparato pizze con farine speciali senza glutine, mentre alcuni chef hanno cucinato piatti e proposto degustazioni riservate a chi deve consumare cibi senza glutine. Oltre a dare informazioni su questa tipologia di cucina. Insomma, è il caso di dirlo, ce ne è stato per tutti i gusti e per tutte le esigenze. Di sicuro, è stata una grande opportunità per fare un'esperienza eno-gastronomica di grande importanza, avendo l'occasione di provare ricette favolose. Il tutto a pochi euro, quanti se ne spenderebbero per la solita pizza. © Riproduzione riservata
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