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M E N S I L E G R AT U I TO D I I N FO R M A Z I O N E E C U LT U R A E N O GA S T R O N O M I CA Gennaio•Febbraio 2014 ANNO 3 - N°1
SAN VALENTINO ADDIO PEYNET ORA L’AMORE CORRE SULLA RETE
SALDI AL RISTORANTE CONTRO LA CRISI SI MANGIA A PREZZI STRACCIATI
LA SCELTA DEL VINO CARTE APPROSSIMATIVE LA CLASSICA BOTTIGLIA DIVENTA UN REBUS
LE REGOLE DEL FREEZER INDICAZIONI E CONSIGLI PER CONSERVARE I SURGELATI FATTI IN CASA E NON SOLO
Greenstudios
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M E N S I L E G R AT U I TO D I I N FO R M A Z I O N E E C U LT U R A E N O GA S T R O N O M I CA Gennaio•Febbraio 2014 ANNO 3 - N°1
GennaioFebbraio 5
Editoriale PRANZO A PREZZI DI SALDO
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RISTORANTE CON VISTA
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SAN VALENTINO FESTA DELL’AMORE
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COME SORPRENDERLA...
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FIORI DA REGALARE
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LE RICETTE DI GABRIELE ZANINI
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IL “CANARINO” DELLA NONNA
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AMERICANI
di Paolo Caprio
SAN VALENTINO ADDIO PEYNET ORA L’AMORE
2014
CORRE SULLA RETE
SALDI AL RISTORANTE CONTRO LA CRISI SI MANGIA A PREZZI STRACCIATI
LA SCELTA DEL VINO CARTE APPROSSIMATIVE LA CLASSICA BOTTIGLIA DEVENTA UN REBUS
LE REGOLE DEL FREEZER INDICAZIONI E CONSUGLI PER CONSERVARE I SURGELATI FATTI IN CASA E NON SOLO
Senso & Gusto Mensile di informazione gratuito Anno III - Numero 1 Gennaio - Febbraio 20147 www.sensoegusto.com
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POTATURA COME ORNAMENTO
EDITORE AC Management di Cristiano Bucciero Via dei Ciliegi, 1 00040 Pavona (RM) Tel. 3923884281 c. bucciero@sensoegusto.com
DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Caprio paolocaprio@yahoo.it
COLLABORATORI
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SURGELATI CONSIGLI PER L’USO
Antonino Addis, Valeria Caroselli, Giovanna Cipriani, Claudia Formisano, Simone Francini, Fabrizio Gulini, Antonella Lamboglia, Lucia Lamboglia, Antonella Lorini, Marco Mariani, Gabriele Zanini
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FRIGO NON RIPOSTIGLIO...
REDAZIONE E SEGRETERIA
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COME SCEGLIERE IL VINO
Via Latina, 23 00041 Albano Laziale (RM) Tel. 3923884281 - 355309696 redazione@sensoegusto.com
PROGETTO GRAFICO Greenstudios srl - Tel. 069303513 www.greenstudios.it
DIVORATORI DI PIZZA
STAMPA Quadrifoglio srl Via Latina, 23 00041 Albano Laziale (RM)
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SUA MAESTÀ IL CIOCCOLATO
Concessionaria Esclusiva per la Pubblicità: Greenstudios srl - Tel. 069303513 segreteria@greenstudios.it Autorizzazione Tribunale di Velletri n. 08/12 del 19/04/2012 Senso&Gusto è una rivista mensile gratuita. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. La direzione non restituirà gli articoli e le foto inviati alla redazione. Numero chiuso in redazione il 25/01/2014
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LE CURIOSITÀ
Greenstudios
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EDITORIALE S&G diL’Paolo Caprio
PRANZO A PREZZI DA SALDO UN FENOMENO PER NON AFFOGARE NEL MARE DELLA CRISI Un primo, un secondo con contorno, acqua e caffè a 8,50 euro. A volte, anche a 7,50 oppure a 10. A volte, agli stessi prezzi, un primo e contorno o un secondo e contorno e via dicendo. Ai quali aggiungeremo le pizze no-stop, le bistecche a volontà, la pasta senza limiti a prezzi da saldo. Il mondo della ristorazione cerca nuovi sbocchi per difendersi dall'emorragia di coperti. E' una ulteriore strategia per conquistare clienti a pranzo ed anche a cena. Quando i primi pionieri di questa nuova strada ristoratrice partirono alcuni anni fa, furono accolti con diffidenza. Ora si è diffusa a macchia d'olio, perché tanti ristoratori, con l'avanzare della crisi, si sono ritrovati i locali, sopratutto a mezzogiorno, desolatamente vuoti e i conti che non tornavano più. Qualcuno obietterà che a prezzi così bassi non è possibile offrire un pasto degno di questo nome e nello stesso tempo guadagnarci sopra. Ma non è quest'ultima cosa che cercano i ristoratori. La politica del pranzo a basso costo serve soltanto per coprire le spese e mantenere vivo il locale, che con l'apertura esclusivamente serale potrebbe correre il rischio di essere dimenticato dalla clientela, specie quella meno consolidata. E' evidente che non si può pretendere a certi prezzi il massimo della scelta (della pulizia si), sempre circoscritta ad un tris di primi e ad un paio di secondi, anche perché l'offerta è rivolta ad avventori che devono consumare il pasto nella pausa pranzo, quindi più portati a “sfamarsi” che a gustare. Ma sopratutto, il pasto a basso costo tende a combattere l'invasione di campo e i prezzi praticati dai bar, che dal tramezzino e al toast sono passati alle insalatone, alle verdure grigliate ed anche ai primi piatti (quasi sempre precotti e surgelati), d'inverno caldi, d'estate freddi. Alcuni, a mezzogiorno, sono diventati dei mini ristoranti del mangiare in piedi. Per non parlare delle pizzerie a taglio, delle tavole calde e dei fast food, spuntati come funghi. Insomma, una concor-
renza agguerrita, numerosa e di scarsa qualità, anche sleale affermano i diretti interessati, che ha inferto un duro colpo ai ristoranti. E se è accaduto ciò, anche loro hanno la loro fetta di responsabilità. In tempi non sospetti, quando la negatività del momento ancora non s'avvertiva nell'aria, hanno agito con eccessiva ingordigia. Hanno fatto lievitare i prezzi dei loro menu, sfruttando l'onda dell'euro, finendo per allontanare la clientela. E questo discorso ha riguardato sopratutto quei locali, dove i costi non erano giustificati dalla qualità dell'offerta, non soltanto alimentare, ma anche quella riguardante il servizio. Una politica che con il tempo ha avuto l'effetto di un boomerang e che da tempo li ha costretti a correre ai ripari, attraverso nuove idee e nuove strategie commerciali, per evitare di finire nel baratro. Quella del pranzo a prezzi da panino e birra, non è l'unica trovata per combattere la crisi. Ora accettano anche i “buoni pasto”, mentre sta prendendo piede anche la moda del take away, cioè preparare pranzi da asporto, come accade già con la pizza. Una moda molto in voga nei paesi anglo-sassoni, dove il servizio spesso è anche a domicilio, che sta piacendo agli italiani, specialmente quando la tavolata è numerosa e non si ha il tempo ed anche la capacità di preparare un pranzo od una cena all'altezza della situazione. Si risparmia rispetto al ristorante, si spende qualcosina in più rispetto al “fai da te”. I locali cinesi sono stati i precursori di questa filosofia commerciale, i nostri hanno preso a praticarla, quando sono stati spinti dalla necessità. Del resto, l'arte dell'arrangiarsi è stata sempre una prerogativa degli italiani nei momenti di difficoltà e queste nuove iniziative, ad alcuni, permette loro di galleggiare in attesa di tempi migliori. Rimane, comunque, una regola, che deve essere sempre rispettata per coloro che lavorano nel mondo della ristorazione: il cliente non è un gallo da spennare, ma un amico da fare affezionare. Con una buona e sana cucina. Per sempre. E non soltanto nei momenti di difficoltà. © Riproduzione riservata
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Nei giardini d'inverno trasformiamo le potature in fantasiosi ornamenti S&G
Normalmente, nel nostro immaginario, vediamo il giardino come spazio dedicato a fiori e piante e la prima cosa che tendiamo tutti a fare, quando ci occupiamo di giardinaggio, è coltivare. In realtà, ci sono tante attività e tecniche di manutenzione del giardino, di cui ci si deve occupare a prescindere dalla piantumazione, soprattutto in questo periodo invernale, dove molte piante sono a riposo. Nonostante non sia un periodo propizio per dedicarsi al giardinaggio, però ci sono alcuni lavori che si possono fare, ed è un piacevole passatempo in una giornata di sole invernale, come capita nel nostro clima, tutto sommato mite. Quello che si prepara a gennaio/ febbraio ci farà avere un giardino più bello a primavera. Dopo tanta pioggia e giornate ventose ecco che arriva qualche giornata propizia. Suggerisco di osservare con attenzione il vostro giardino per decidere cosa togliere e recuperare. La prima cosa da fare consiste nella raccolta dei rami che le intemperie hanno rotto. Armati di cesoie, rastrelli e guanti rimuoviamo la vegetazione morta e ormai inutile, per lasciare spazio ai nuovi germogli, ma lasciamo le foglie, almeno per adesso, a copertura di rose e altre piante basse. Di tutto quello che può produrre un giardino: le aromatiche, gli ortaggi, la frutta, fiori da taglio, l’elemento che spesso viene dimenticato ai fini del giardino è proprio il legno. Oltre che per il focolare, è molto utile per creare elementi di supporto per le piante. Ecco che anche rami di piccolo diametro si possono recuperare, come nel caso del salice che si può usare abbinandolo a pali di casta-
NATURA Marco Mariani
gno (vedi foto nella pagina a lato). Mentre rami flessibili ancora verdi si possono prendere alla base dell’alloro (Laurus nobilis), dal nocciolo, dal sambuco e altri tipi simili. Questi rami devono essere possibilmente diritti, per creare degli intrecci per bordare le aiuole o formare delle sedute originali, come nella foto qui sotto che ho scattato di recente. Il Salix triandra, utilizzato tradizionalmente per fare le ceste, è ideale per formare strutture ad arco e supporti per rampicanti, oppure “ tripods”, una sorta
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di piccolo cono con tre paletti per l’ancoraggio a terra, questo oltre ad essere molto decorativo è adatto per piccoli rampicanti. Alcuni rami di potatura sono utili per sostenere la crescita di piante a cespuglio nell' aiuola, ovviamente per quelle più fragili che tendono a cadere a terra con la pioggia. Belli e colorati sono le potature di alberi da frutta, come meli, peri, ciliegi e pruni. Alcune persone si domanderanno se bruciare gli scarti del giardino sia ecologico. Certamente non brucerei mai le foglie, assolutamente preziose e utili per il giardino, sicuramente da destinare al compostaggio o alla pacciamatura, è un grande “conditioner”, arricchimento per il terreno. La cenere proveniente dal camino o da una caldaia a legna (alto in potassio) può essere utile, se messa intorno alla base di cespugli e rose, o sparso sulla buca del compost. Febbraio è il mese delle potature, soprattutto per quanto riguarda le rose, le siepi e alcune specie a fioritura primaverile ed estiva; ricordiamo che non è bene potare in modo casuale: ad esempio quelle che fioriscono a fine inverno (come la forstizia), producono i fiori sui rami dell’anno precedente, se quindi le potiamo ora, quasi certamente rimuoveremo anche tutte o gran parte delle gemme da fiore, rendendo la fioritura insignificante e scarsa; quindi aspettiamo che abbiano fiorito e potiamole dopo. Riguardo alle rose, l’operazione di potatura da fare a febbraio, può variare in base a vari fattori: la specie, le varietà orticole, il clima ecc. In linea generale, possiamo dire che è necessaria per togliere i rami secchi o danneggiati e per contenere lo sviluppo della pianta. Si esegue nel momento in cui la rosa non è in fase vegetativa, facendo un taglio obliquo a circa sei centimetri dalla gemma, è bene rispettare questa distanza, tagli troppo vicini o troppo lontani potrebbero creare danni alla pianta. Nel caso in cui la nostra rosa fosse un po’ debole, procederemo con un taglio massiccio per stimolare la pianta a produrre rami più robusti; se invece avessimo una rosa già vigorosa e forte, effettueremo un taglio leggero. La cimatura è una sorta di aggiustamento che viene effettuato alla pianta per dargli una forma e renderla armoniosa e regolare, ma è molto utile anche per incentivare lo sviluppo delle nuove gemme laterali. Il periodo invernale è ideale per stilare un elenco di ciò che vogliamo fare nel nostro giardino, ci aiuta certamente a classificare gli elementi e a disporli in maniera corretta nello spazio, essenziale quindi fornirsi di un progetto. In un giardino è senz’altro fondamentale creare delle zone d’ombra naturali cioè realizzate per mezzo di alberi ad alto fusto. Nella fase di progettazione è importante pensare anche al sistema d’irrigazione, anche questo è meglio farlo prima che sboccia la primavera, da evitare di farlo in estate quando le piante sono in piena vegetazione. Non bisogna mai sottovalutare la progettazione, perché la realizzazione sarà molto più semplice e rapida se si segue uno schema ben preciso. © Riproduzione riservata
Marmellata alle Orchidee
Ingredienti 500 gr di orchidee 500 gr di zucchero 3 arance
Preparazione Prendete le orchidee, sciacquatele con molta cura, facendo attenzione a non rompere i fiori e poneteli in una bacinella. Con l'aiuto di uno spremiagrumi ricavate il succo delle arance, versatelo nella bacinella con i fiori d'orchidea e con 30 ml di acqua. Mescolate il tutto con un cucchiaio e lasciate macerare per 3 ore circa. In un tegame mettete lo zucchero con 500 ml di acqua per lo sciroppo; unite poi, il composto di fiori con il succo d'arancia e fate cuocere il tutto per 30 minuti, continuando a mescolare. Quando avrete ottenuto una consistenza pari a quella delle marmellate, mettete il composto nei vasetti con chiusura ermetica, precedentemente sterilizzati. Poneteli in frigorifero, dove potranno conservarsi per un anno.
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S&G
L’ESPERTO Antonino Addis
SURGELATI, CONSIGLI PER L’USO.
E PER IL “FAI DA TE” CI SONO QUATTRO “COMANDAMENTI” DA OSSERVARE I surgelati sono da considerarsi tra gli alimenti più sicuri, purché chi li produce, li conserva, li trasporta e li cucina rispetti alcune regole di buona pratica. Perché gli alimenti surgelati (e anche i congelati) sono sicuri? Perché si trovano nelle condizioni in cui i processi naturali di alterazione sono talmente rallentati, che il prodotto può mantenersi in buono stato per mesi e, in certi casi, anche più di un anno. Quali sono le regole per avere surgelati sicuri? Sono contenute in tre parole: fresco, freddo, fretta, a cui aggiungeremo poi la parola forma. Le regole sono: A) Per chi produce e per chi vende i surgelati: 1) Scegliere materie prime fresche e in buono stato: ortaggi appena colti, pesci appena pescati, carni appena macellate; piatti pronti appena cucinati: il tutto ripulito, porzionato e preparato in tempi brevissimi e subito inserito nell’impianto di congelamento. 2) Congelare rapidamente il prodotto, fino alla temperatura di -18°C o più bassa. 3) Conservare il prodotto in celle, sempre a -18°C. Questa temperatura deve essere controllata, possibilmente in continuo. 4) Trasportare il prodotto ai punti vendita in mezzi refrigerati, sempre a -18°C, e scaricarli rapidamente, in modo da limitare gli inevitabili aumenti di temperatura; 5) Conservare o esporre il prodotto nei punti vendita in celle o scomparti, a -18°C. B) Per noi che acquistiamo i surgelati: 1) Portare subito a casa i prodotti in contenitori termoisolanti e conservarli immediatamente in freezer. 2) Scongelare i prodotti e cucinarli subito (alcuni prodotti in piccola pezzatura, come i piselli o i gamberetti,
possono essere cucinati ancora congelati). L’insieme di queste regole è chiamato “Catena del Freddo”. Se si interrompe la catena del freddo in qualche punto (ad es. trasporto a temperature superiori ad uno scarto consentito dalla legge per le operazioni di carico/scarico, si rischia, nella migliore delle ipotesi, di avere prodotti comunque commestibili ma di minor pregio, riconoscibili ad esempio da modifiche nella forma o da presenza irregolare di ghiaccio in superficie. Se la catena del freddo è rispettata, anche e soprattutto in casa, avremo prodotti con caratteristiche molto vicine a quelle dei prodotti freschi (o appena cucinati, come nel caso dei cibi pronti surgelati). Quale è la differenza tra prodotti congelati e surgelati? Apparentemente nessuna, in quanto entrambi si trovano a 18°C. I primi, però, si ottengono per raffreddamento graduale in un congelatore statico, come può essere il nostro freezer domestico, con tempi di congelamento che vanno da 5 ore in su, secondo le dimensioni. I surgelati si ottengono invece per raffreddamento rapido in impianti speciali (i cosiddetti abbattitori di temperatura) che dispongono di un sistema ventilato a temperature di -60°C o addirittura più basse: in questo modo il prodotto congela assai velocemente, con tempi che possono variare da pochi minuti a 4 ore, sempre secondo le dimensioni. Senza entrare in dettagli tecnici, possiamo affermare che il congelamento rapido (surgelazione) permette al prodotto di mantenere meglio la struttura e la durata, e di rimanere più compatto dopo lo scongelamento, limitando la perdita di acqua e di elementi nutritivi. Perciò, quando congeliamo i nostri prodotti in casa, dovremmo in qualche modo avvicinarci alle condizioni della surgelazione. Dovremmo cioè tenere presenti le tre parole:
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fresco, freddo, fretta, non dimenticando poi la parola forma. In altri termini: a) I prodotti che andiamo a congelare devono essere in buono stato (fresco).
b) Il congelatore deve essere ben funzionante (freddo). c) I prodotti, sia freschi che preparati (es. ravioli o pietanze cotte e fatte raffreddare nel più breve tempo possibile in recipiente chiuso) devono essere messi in freezer immediatamente (fretta). d) Per ultimo, ma non meno importante: attenzione alla dimensione, e soprattutto alla forma! Più grande è il prodotto, o più è tondo, più il freddo ritarda a raggiungerne le parti centrali. Invece, più il prodotto è piatto o sottile, più congela in fretta. Evitiamo quindi, per quanto è possibile, di mettere in freezer grandi blocchi di carne, o bistecche, o calamari, ammassati in sacchetti a cui molti di noi danno per abitudine una forma sferica. E’ meglio cercare di porzionarli e distribuirli in confezioni più piccole, il più possibile sottili, col vantaggio aggiuntivo di poterli poi scongelare prima.
A LC U N I A) Quando acquistiamo prodotti surgelati, è bene controllare sempre l’aspetto e l’integrità della confezione e, naturalmente, la data di scadenza. Alcuni prodotti sono distribuiti in imballaggi trasparenti; questo ne facilità l’ispezione visiva, per cui potremo osservare l’eventuale presenza di ghiaccio: se quest’ultimo è incolore ed è distribuito in modo uniforme, può significare che il prodotto sia sotto la cosiddetta glassatura, cioè uno strato superficiale di ghiaccio, impiegato soprattutto sui pesci per proteggerli da urti e da contaminazioni accidentali durante il trasporto. Se il ghiaccio è invece distribuito in modo non uniforme e presenta parti colorate da sangue o da altri liquidi biologici, è assai probabile che non sia stata
SUGGERIMENTI
correttamente rispettata la catena del freddo. Avremo quindi modo di regolarci di conseguenza. B) Quando congeliamo i prodotti in casa, è bene osservare un minimo di rintracciabilità domestica: tracciare, cioè, le nostre confezioni scrivendo su ciascuna che cos’è e quando l’abbiamo congelata. E’ un accorgimento semplice, che ci permette di riconoscere più rapidamente che cosa preleviamo frugando tra le brine del pozzetto. Per sorprenderci, qualche volta, quando stiamo per scongelare un paio di bistecche vecchie di sette mesi, dimenticate sotto le confezioni più recenti. Ma se tutto è andato come doveva, le gusteremo come nuove.
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S&G Valeria Caroselli
E non trasformate il frigo nel ripostiglio della vostra spesa Il frigorifero è stato sicuramente uno degli elettrodomestici più importanti dell'era moderna. Oltre al servizio, che le sue funzioni ti offrono, ti dà un senso di appagamento. Accade a tutti noi, tornare a casa, aprire quasi automaticamente, anche senza motivo, il suo portellone, vedere i ripiani occupati da cose che ti piacciono, per avere un'iniezione di buon umore, anche se la giornata non è stata delle migliori. Ditemi, se non c'è cosa più triste di un frigo vuoto o con qualche avanzo rinsecchito. La sua invenzione ha mutato totalmente le abitu-
dini domestiche, permettendo non soltanto una migliore conservazione dei prodotti, ma ha dato anche la possibilità di gestire e programmare a lungo termine l'acquisto delle provviste alimentari. Prima del frigorifero, robe da preistoria, c'erano le ghiacciaie, raffreddate da colonnine di ghiaccio. Ma la loro capacità di gestire il freddo era limitata. Lo scioglimento lento del ghiaccio camminava di pari passo con l'innalzamento della temperatura. Andava bene per le conservazioni giornaliere, oltre, si andava incontro ad un accelerato deterioramento del cibo. Con il frigo il problema si è dissolto, anche se occorre rispettare alcune regole e calcolare bene i tempi, perché, ricordiamoci sempre, che i cibi non hanno vita eterna ed anche i modelli più sofisticati e garantiti, ti permettono di gestire la tua spesa sempre e soltanto entro certi limiti. Quindi, massima attenzione e controllo, se volete mangiare pietanze sane. Infatti, noi di “Senso&Gusto”, che ci battiamo per una corretta alimentazione, riteniamo che la cosa più importante sia quella di rispettare una corretta conservazione dei cibi freschi in frigo, perché solo seguendo alcuni preziosi accorgimenti i cibi non si guastano velocemente e sopratutto, non perdono le loro caratteristiche nutritive. Per evitare tutto ciò, bastano pochi ma importanti accorgimenti. Innanzitutto è opportuno non mettere i cibi cotti accanto a quelli crudi, evitando con cura che i primi non sgocciolino sui secondi sporcandoli. Ecco perché è bene usare appositi contenitori di plastica o vetro, la carta di alluminio per i cibi più grassi e quella di plastica trasparente per quelli non umidi. In questo modo si conservano al meglio le caratteristiche originali dei cibi come la freschezza, il profumo, il colore e il sapore. Importante è la sistemazione degli alimenti nei vari ripiani del frigo. Molto spesso, a causa della fretta, li mettiamo un po' a caso e invece ci sono delle posizioni più corrette dalle quali sarebbe bene non derogare. Nella parte superiore, che è la meno fredda, si devono mettere i formaggi, le uova
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e le conserve, che una volta aperte, richiedono una conservazione a basse temperature. I formaggi stagionati, se ben protetti, si possono conservare anche molto a lungo. Nella parte centrale, più temperata, si mettono le carni cotte, il ragù, che si conserva al massimo per 8 giorni, gli altri sughi, le minestre e gli affettati. Se questi ultimi sono aperti, ricordate che mantengono le loro caratteristiche solo per due o tre giorni, poi cominciano a cambiare sapore e gli odori diventano più forti e meno gradevoli. Nei ripiani in basso, più freddi, si mettono le carni crude e il pesce, ben sigillato, da consumare in un paio di giorni. Infine le verdure crude vanno nei cassetti in basso, dentro a sacchetti bucherellati. In ogni caso, è bene leggere le istruzioni del proprio frigorifero, in cui ci sono tutte le indicazioni per un uso ottimale dell'elettrodomestico. Ricordate anche di fare attenzione alla preparazione dei cibi quando li tirate fuori dal frigo: lavatevi accuratamente le mani specie dopo il contatto con carni fresche, mantenete sempre puliti i piani di lavoro e lavate con cura gli utensili prima di utilizzarli per cibi diversi. © Riproduzione riservata
presenta
SELEZIONE VOLTO TELEVISIVO FEMMINILE Stiamo cercando una donna dai 25 ai 45 anni per un ruolo di presentatrice tv da affiancare allo Chef Gabriele Zanini nel format televisivo di cucina che stiamo realizzando. I colloqui e le selezioni verranno svolti nel mese di Febbraio; la persona scelta avrà un contratto per 1 anno (stagione 2014/2015). Le domande dovranno pervenire entro e non oltre il 20 febbraio 2014, e devono essere compilate nel form messo a disposizione su www.sensoegusto.com.
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S&G
SAPORE DI VINO Fabrizio Gulini
LA SCELTA DEL VINO UN'IMPORTANTE LITURGIA PER UNA CENA DA RICORDARE Una serata tutta per noi, un’occasione da festeggiare, una cena di lavoro. Arriviamo al ristorante, ci accompagnano al tavolo, la bella “mise en place” ci fa presagire un servizio accurato e già pregustiamo i deliziosi piatti che andremo ad assaggiare, poi arriva il dubbio amletico… che vino scegliamo? C’è da dire, che i ristoranti dei Castelli, ma non solo loro, non sono molto preparati per supportare il cliente nella scelta dei vini. A volte, l’offerta è piuttosto limitata ed ancora più spesso non hanno una carta dei vini da proporre al cliente e quando ce l’hanno, il più delle volte è impresentabile per contenuti o forma.
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COME LEGGERE LA CARTA DEI VINI Nella Sommelerie, la Carta dei Vini è considerato il biglietto da visita del ristorante e rispecchia la professionalità del Sommelier che la gestisce. Quindi, è piuttosto scontato il motivo per cui nella zona dei Castelli Romani, dove continuano a fare la parte del leone fraschette ed osterie, non si trovino carte dei vini adeguate alla richiesta sempre più attenta del consumatore, fatte salve alcune rarissime eccezioni. Comunque, immaginiamo di essere seduti in un bel ristorante e di avere tra le mani una bella carta dei vini da sfogliare. Non lasciamoci intimidire da questo libello, che, in alcuni casi, raggiunge dimensioni di tomi d’abbazia. Ogni carta dei vini ha la sua chiave di lettura, ovvero un ordine con il quale vengono elencati i vini e se il sommelier conosce il suo mestiere, la chiave di lettura può essere decifrata leggendo le prime due pagine. Un esempio di chiave di lettura può essere: per tipologia con gli spumanti presentati per primi, seguiti dai bianchi, rosati, rossi e per finire vini da dessert ed in alcuni casi distillati. Un’altra chiave molto frequente è dividerli per Regione. In genere da nord a sud, a seguire l’Europa con in coda il resto del mondo. Qualche Sommelier usa mettere la propria Regione in prima pagina, quale omaggio al territorio. Molto spesso queste due chiavi sono usate contemporaneamente, ovvero divisione per Regione ed in ciascuna
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Regione suddivisione per tipologia, o viceversa. Un’altra chiave di lettura, che è la più utile per il cliente, ma è anche la più rara da trovare, perché richiede una grande preparazione del Sommelier, è la divisione per tipologia e struttura. Qualche esempio? Bianchi leggeri, bianchi di medio corpo, bianchi di grande struttura e così via.
LA SCELTA NON DEVE ESSERE UNA SCOMMESSA Bene, ora che abbiamo capito come leggere la carta dei vini, non resta che scegliere la nostra bottiglia. Come fare la scelta giusta? La risposta non è immediata ed in ogni caso deve partire da qualche presupposto. Il primo è che un minimo occorre conoscere il vino. Per chi è totalmente digiuno in materia, al fianco di una bella carta di vini, dovrebbe sempre esserci il sommelier che l’ha redatta, che è a disposizione degli ospiti per aiutarli nella scelta giusta. Un sommelier che sappia fare il proprio mestiere, ascolta, comprende le necessità, il carattere, i gusti e soprattutto le preferenze del cliente. Deve guidarlo nella sua scelta senza mai imporre la sua figura o ostentare una presunta superiorità. Un buon sommelier è modesto, umile, mai appagato della propria cultura e sempre alla ricerca di nuove esperienze gustative, che possano arricchire ancora di più la sua cultura e la sua professionalità per offrire un servizio sempre vicino alle esigenze del cliente. Nella nostra zona, non sono molti i locali che vantano sommelier con queste caratteristiche, ma se ne trovate uno così, allora vedrete che se vi farete consigliare da lui… il ristorante avrà un nuovo cliente affezionato. Perché un piatto con un giusto vino in abbinamento esalta le caratteristiche del cibo e del vino, facendovi provare emozioni uniche.
VINO IN CALICE MEGLIO DELLA BOTTIGLIA Per questo motivo, andate assolutamente tranquilli, in quei locali in cui trovate un menù degustazione, che abbia anche vini al calice in abbinamento ai piatti.
E’ la scelta migliore, perché in una cena è impossibile trovare un’unica bottiglia che possa andare bene per tutte le portate e parliamoci chiaro, a meno che non siate almeno sette o otto commensali, non è possibile prendere una bottiglia per ciascun piatto. Questo è l’altro grande problema. In un ristorante che non offre una buona scelta di vini al calice, come facciamo a scegliere la bottiglia giusta se siamo solo in due? Prima cosa dobbiamo aver scelto il menù. Per questo motivo, diffidate da tutti quei posti che vi chiedono appena seduti, se gradite bianco o rosso. Evidentemente questa domanda fa parte della natura del cameriere, perché appena vi sedete deve chiedervi per forza qualcosa, è più forte di lui… ed allora da qualche tempo - per fortuna - per appagare quest’istinto primordiale, neanche avete messo le gambe sotto il tavolo, vi chiedono: “Acqua liscia o gassata?” Vabbè… concediamoglielo. Sull’abbinamento cibo-vino si svolge tutto il terzo livello del Corso di formazione Professionale per Sommelier, quindi riassumere in quest’articolo i principi che regolano quest’arte della Sommelerie è impossibile, tuttavia cercherò di dare qualche piccolo suggerimento da spendere al ristorante. Spesso il menù andrebbe scelto, seguendo una linea comune tra i commensali, in modo da scegliere un vino che possa andare bene a tutti. Evitare soprattutto pietanze contrastanti che facciano tendere a tipologie di vino differenti. Tipo carne e pesce.
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Da 30 annidistribuiamo qualità per la ristorazione
Chemalo Distribuzione è da oltre trent’anni il partner di molte attività di ristorazione con la fornitura di bevande, acque, vini e distillati di ogni marca su Roma e i Castelli romani. La nostra filosofia è sempre stata quella di offrire al Cliente il miglior servizio e la garanzia di una selezione di prodotti di qualità Dai migliori vini di ogni regione d’Italia alle birre artigianali più esclusive, dagli champagne ai distillati, dall’assortimento di acque minerali ad ogni tipo di bevanda analcolica, offriamo sempre una grande scelta che consente ai nostri clienti di essere sempre competitivi nella loro offerta.
FORNITURE PER RISTORAZIONE E PRIVATI SELEZIONE VINI NAZIONALI ED ESTERI CHAMPAGNE DISTILLATI E RISERVE BEVANDE ANALCOLICHE BIRRE ED ACQUE MINERALI CASSETTE REGALO GRANDI VINI DELICATEZZE E CONFEZIONI REGALO
CHEMALO DISTRIBUZIONE Via Colonnelle, 4 • Castel Gandolfo - Roma Tel./Fax: 069314110 Mail: chemalo82@gmail.com A P E RT I A L P U B B L I CO ORARI: LUNEDì - VENERDì 7:30 • 13.00 / 14:00 • 19.30 SABATO 7:30 • 14.00
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PUNTATE SUI VINI REGIONALI Per concludere due righe sul prezzo della bottiglia. Purtroppo al ristorante il ricarico può oscillare dal 50% al 300% ed in genere è inversamente proporzionale al prezzo della bottiglia. Meno costa, più ricarico c’è. Quindi quando trovate una bottiglia in carta sui 18/20 euro, considerate che vi state bevendo una bottiglia da 6/7 euro, non di più. Per questo io consiglio, quando siete in vacanza, di scegliere vini della Regione o meglio ancora della zona che state visitando. In genere, per sponsorizzare il territorio, questi vini hanno ricarichi minimi e potreste fare dei veri e propri affari. Altre occasioni da non perdere sono le aziende vitivinicole che hanno un ristorante annesso, molto frequenti in Toscana, dove le cucine sono anche di buon livello e vi permettono di abbinare pietanze della zona a vini dell’azienda serviti a prezzi di favore. © Riproduzione riservata
L’abbinamento segue tante regole, una ed anche la più semplice da spiegare in poche parole, è quella dell’abbinamento per concordanza di sensazioni. Ad esempio un piatto con una grande struttura, come uno stufato oppure una lasagna bianca ai funghi richiedono dei vini con grande struttura. Per questo potrebbe tornare utile la carta dei vini con suddivisione organizzata per struttura del vino. Spesso l’abbinamento corretto segue anche l’abbinamento cromatico, nell’esempio precedente uno stufato o un brasato richiedono un grande rosso e spesso si abbina allo stesso vino usato per fare la riduzione (Risotto all’Amarone, Brasato al Barolo, Filetto al Sagrantino). Una lasagna bianca ai funghi, chiede un vino bianco che abbia avuto una marcata evoluzione in barrique, per far si che i suoi profumi evoluti e maturi, possano ricordare i profumi tipici dei funghi. Una zuppa di pesce, che racchiude la delicatezza del pescato, rinforzata dal brodetto di pomodorini, trova il suo matrimonio di sapori con un rosato servito a circa 10°C. La delicatezza del rosato, ad esempio, si abbina anche ad una fresca e colorata pasta estiva con le verdure, dove l’abbinamento oltre ad essere cromatico, segue anche i profumi del piatto. Le bollicine di uno spumante sono l’ideale per accompagnare uno sfizioso antipasto fatto di piccole verdure fritte, oppure sfiziose canapè al salmone guarnite con scorse di agrumi.
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SUA MAESTà IL CIOCCOLATO
Lussuria per il palato toccasana per la salute La leggenda narra che il cioccolato fosse il cibo degli dei. Una definizione che si avvicina di molto alla realtà, visto che nel tempo è diventato anche il cibo preferito dei comuni mortali. E' difficile trovare qualcuno che sappia resistere di fronte ad una tavoletta di cioccolato, fondente o al latte, a seconda dei gusti, ai cioccolatini, ai barattoli di crema spalmabile, ad una tazza di cioccolata calda quando il freddo si fa sentire. E' un cibo universale, dalle mille caratteristiche. Si dice che metta allegria, che stimoli l'eros ed ora dall'Inghilterra arriva una notizia sorprendente: la cioccolata potrebbe ridurre il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, quello alimentare, perché ricca di flavonoidi. Lo sostengono i ricercatori della University of East Anglia Medical School, insieme a quelli del King's College di Londra, che hanno controllato le abitudini alimentari e monitorato l'insulino-resistenza e i livelli di glucosio nel sangue di oltre duemila donne. Lo studio è pubblicato sul Journal of Nutrition. Il cioccolato non è il solo cibo incluso nella ricerca. Anche grandi quantità di frutti di bosco, tè, uva rossa, prezzemolo, timo e sedano, tutti ricchi di flavonoidi svolgono un'azione protettiva. Secondo i primi risultati degli esami clinici, coloro i quali hanno consumato grandi quantità di cibi contenenti flavonoidi e antocianine, hanno mostrato di avere livelli di insulino-resistenza molto più bassi rispetto a chi, invece, non li ha assunti. E' stato anche scoperto che chi ha mangiato cibi ricchi di antocianine è stato anche meno esposto all'infiammazione cronica, stato che si associa a malattie croniche molto frequenti come diabete, obesità, patologie cardiovascolari e cancro. Ma sopratutto va rilevata l'importanza dei flavonoidi (o bioflavonoidi), che sono composti chimici naturali, diffusi nelle piante superiori e particolarmente conosciuti ed apprezzati per le loro proprietà salutistiche. Potenti antiossidanti, sono utili per garantire l'ottimale funzionamento di fegato, sistema immunitario e capillari; l'importante ruolo dei flavonoidi in ambito medico è noto: questi composti antiossidanti, infatti, finora hanno dimostrato di essere in grado di proteggere ogni individuo da diverse patologie, come ad esempio l'ipertensione, ma anche problemi di natura cardiaca, alcuni tipi di tumori e la demenza senile. Tra le altre patologie sulle quali possono agire, proteggendo l'organismo umano, anche il diabete di tipo 2. E in questo contesto, ecco venir fuori l'importanza che può avere il cioccolato nella nostra alimentazione, essendo, come abbiamo spiegato prima, un cibo ricco di flavonoidi, così come anche i frutti di bosco, le mele e le pere. In ogni caso, va sottolineato che, quanto riguarda il cioccolato, sarebbe consigliabile limitarne comunque le dosi, poiché, come hanno tenuto a specificare gli studiosi, gli effetti benefici potrebbero essere ridotti dall'eccesso di calorie contenute. RSG © Riproduzione riservata
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SUA MAESTà IL CIOCCOLATO
Una polvere miracolosa che ci rende ancora più intelligenti Tutto i cibi che amiamo fanno bene, perché, quando qualcosa ci piace particolarmente, mentalmente ci convinciamo che non fa male alla nostra salute, anche se ci sono controindicazioni. Vero o non vero? Potrebbe essere davvero così e la scienza, in questo caso, viene incontro alla nostra golosità. Secondo uno studio apparso sulla rivista “Neurology”, il cioccolato rientrerebbe nell'elenco dei cibi salutari: farebbe bene anche al cervello. Così afferma lo studio, portato avanti da un gruppo di ricercatori guidati da M.Farzaneh Sorond , neurologo del Brigham and Women Hospital. Secondo i risultati da loro ottenuti, hanno appurato che favorisce la circolazione cerebrale. Del suo effetto benefico sullo stress e contro l'ansia, già si sa. Come del potere antiossidante e, in alcuni casi, della sua influenza positiva sul colesterolo, ma ora è stato scoperto che il cioccolato influirebbe sull'intelligenza, o meglio sulla circolazione cerebrale. La ricerca è stata condotta su 60 pazienti anziani con disturbi della circolazione sanguigna cerebrale e ha mostrato che due tazze di cioccolata calda al giorno per 30 giorni hanno portato a un picco di memoria e ad un aumento della capacità di pensiero e concentrazione del 30%. "Le aree del cervello che lavorano maggiormente hanno anche bisogno di più carburante -ha spiegato il ricercatore in un'intervista a ABC News- le persone, che hanno un flusso ematico cerebrale compromesso possono davvero avere benefici dal cioccolato, specialmente fondente e quindi con una maggiore percentuale di cacao e meno presenza di burro di cacao, perché fornisce loro l'energia di cui hanno bisogno". Attenzione, ovviamente, a non abusarne. Esistono anche altre soluzioni zuccherine che contengono meno grassi e contribuiscono aumentare il flusso di sangue al cervello. Una dieta sana e la giusta attività sportiva aiutano, ovviamente, in questo senso...Ma di certo non soddisfa come un morso a una buona barretta di cioccolata.
Fu scoperto dai Maya in Europa lo portò Cristoforo Colombo
I Maya lo hanno scoperto e coltivato per primi. Secondo una leggenda azteca, la pianta (Theobroma cacao) fu donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica. Gli europei scoprirono i semi del cacao, quando Cristoforo Colombo li ricevette in dono, durante il suo quarto viaggio, presso l'isola di Guanaja.Tra gli atzechi era considerato un bene di lusso e i semi venivano importati per il fatto che la pianta non cresceva sul territorio. Il suo consumo era una prerogativa dei ceti alti e rappresentava uno dei cardini della cucina azteca, oltre ad avere effetti benefici sulla salute. Ha il potere di combattere i grassi cattivi. Lo studio dei ricercatori britannici, pubblicato sul British Journal of Nutrition, lo indica come fonte di polifenoli, con effetti positivi su glicemia, colesterolemia e pressione arteriosa in 40 persone in sovrappeso o obese. Il consumo di cioccolato, contenente 500 mg di polifenoli, ha prodotto una riduzione significativa sia della glicemia a digiuno che della pressione arteriosa. Lo studio ha confermato i benefici di un consumo regolare, ma moderato, sul metabolismo del glucosio, prevenendo diabete e sovrappeso. Il mondo dei golosi è in festa: secondo la ricerca inglese, un principio attivo contenuto nel cacao è anche un vero e proprio rimedio efficace contro la tosse comune. I test dei ricercatori parlano chiaro: somministrando agli influenzati questo "dolce" rimedio, diminuiscono i sintomi della tosse sia in forma acuta che cronica. Ai test degli scienziati hanno partecipato circa 300 persone colpite da tosse persistente. A loro, il gruppo di ricercatori ha somministrato della teobromina, alcaloide naturale presente nelle piante di cacao e nei suoi derivati, due volte al giorno per due settimane sotto forma di capsula. Dati alla mano, i ricercatori hanno potuto appurare che il 60% dei pazienti ha avvertito, seppur lieve, una sensazione di sollievo. Secondo i ricercatori, una barretta al giorno di cioccolato fondente può contenere abbastanza principio attivo per avere un effetto sulla tosse cronica. C'è da ammettere che, per quanto i sintomi risultino alleviati, quella del cioccolato non è di certo una cura definitiva; i ricercatori, infatti, hanno notato che, terminato il trattamento al cacao, il disturbo si nuovamente ripresentato nei soggetti studiati.
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I sapori forti e genuini nel ristorante con vista E' proprio vero che nel nostro Paese anche il più piccolo borgo ti può regalare piacevoli sorprese, quando arriva il momento di sedersi a tavola. E' accaduto al sottoscritto, in occasione di una gita al Serrone, paese ad una passo da Fiuggi e dal casello autostradale di Colleferro. Una gita gastronomica insieme ad amici. Luogo del “delitto” il ristorante-albergo “Bel Sito”. Nome appropriato, perché quando entri nella sala ampia e luminosa, due cose ti rapiscono: il panorama mozzafiato sulla Valle del Sacco e l'accoglienza gioviale e sincera di Gabriele e Marco, le anime inesauribili di questo gradevole ristorante con annesso piccolo albergo (10 doppie e 4 singole). Il “Bel Sito” ha mosso i suoi primi passi verso la fine degli anni sessanta, quando il boom economico ci rendeva tutti più felici. L'”idea” è stata di Giuseppe e Luisa, i genitori di Gabriele e Marco. Avevano soltanto un dubbio: che tipo di ristorazione fare. La scelta non è tardata a venire. Niente manie di grandezza, ma un locale accogliente e semplice, adatto a chi poteva, ma anche a chi poteva meno. Un locale, dove tutti potevano permettersi un “happening gourmet” di livello, senza rischiare di essere spennati come polli. La filosofia era di mettere in campo una cucina doc, genuina, che rispettasse il territorio, a metà strada tra la
Capitale e la Ciociaria. Che vuol dire sapori intensi, decisi, con la qualità della materia prima (alta) per fare la differenza. Una linea, che si è rivelata subito vincente e che si è tramandata nel tempo, anche quando è scesa in campo la forza giovane, con Gabriele, che si occupa dell'accoglienza e Marco, che gira per i tavoli pronto ad offrirti consigli su cosa mangiare e su cosa bere, anche se il Cesanese del Piglio o di Olevano Romano, paesi limitrofi, la fanno da padroni nei calici. In cucina comanda Antonietta, la moglie di Gabriele, che ha rilevato la mamma di W W W
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S&G
SCELTI PER VOI Il Ristorante del mese
lui, Luisa e con lei tutti i segreti della buona cucina. Infatti, il passaggio di consegne, non ha mutato di una virgola le caratteristiche del locale. L' unica cosa che è mutata in tutti questi anni, è il locale, che è stato oggetto di una sostanziale ristrutturazione. Da trattoria di paese è diventato un bel ristorante, con tanto di salone per ospitare banchetti. Non sono mutate le caratteristiche del locale. Stessi sapori, stesse tradizioni, stesse ricette, che sono state sempre il motore del successo, cosa che gli ha permesso di sbarcare su prestigiose guide specializzate come le “Osterie d'Italia” edito da Slow Food, quella Touring club e su “I ristoranti di Roma” de “la Repubblica”. Ma andiamo al sodo. Quando ci si siede a tavola, si capisce subito che il punto di forza sono le paste all'uovo o acqua e farina. Ogni giorno Antonietta tira la sfoglia per fare le “patacche”, tipica pasta locale, fettuccine, tagliolini, pappardelle, lasagne e ravioli di ogni tipo. Il tutto condito da sughi pieni di sapore. Accanto a loro, le carni paesane, dal sapore di una volta. Possiamo dire che anche loro sono “fatti in casa”. Infatti, gli agnelli, il castrato sono forniti dai pastori del luogo, mentre le carni di maiale e i maialini (abbiamo gustato un'arista al forno da dieci e lode) sono allevati direttamente nell'azienda di famiglia, così come le verdure, che sono coltivate nell'orto di casa. Sempre nel rispetto della tradizione, anche i dolci sono fatti in casa, come, fatto insolito per un ristorante, i gelati. Una menzione al tartufo nero e quello al pistacchio Ristorante-albergo “Bel Sito” del Bronte. Il tutto, a Via delle Rimembranze 17/29 prezzi onesti, cosa Serrone (Fr) molto importante di questi tempi. Ma al Tel. 0775 523106 “Bel Sito” è stato semRiposo: mercoledì pre così. Carte di credito: tutte Paolo Caprio
V I L L A A U G U S T A E V E N T I
belsito@virgilio.it
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San Valentino, la festa pi첫 amata dagli innamorati di tutti i tempi
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La leggenda
Le nuove generazioni, ma non solo (mi riferisco a noi di mezza età e oltre), poco sanno, per non dire nulla, perché San Valentino è la festa degli innamorati. Spesso viene identificata con il “bacio”, quello splendido bonbon di cioccolato ripieno di crema al gianduia. Ma quello è l'aspetto commerciale della ricorrenza, così come tanti altri regalini, che per l'occasione, indossano “l'abito” della festa. La storia di San Valentino ha una storia antica. La leggenda ci conduce addirittura al periodo avanti Cristo. Allora si santificata una dio pagano. Comunque, gli innamorati avevano anche in quei tempi la loro occasione per una festa speciale.
La Storia All'origine di questa festa degli innamorati c’é la Chiesa cattolica, che s'impegnò a fondo per porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità. Infatti, fin dal quarto secolo a. c. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini, che adoravano questo Dio venivano messi in un'urna e opportunamente mescolati. Quindi, un bambino sceglieva a caso alcune coppie, che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità, affinché il rito della fertilità fosse concluso. L'anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie. Determinati a metter fine a questa primordiale vecchia pratica, i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo "degli innamorati” per sostituire il deleterio Lupercus. Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima.
A Roma, nel 270 d. c., il vescovo Valentino di Interamna, (oggi è la città di Terni), amico dei giovani amanti, fu invitato dall'imperatore Claudio II e quest'ultimo tentò di persuaderlo ad inter rompere questa strana iniziativa e di conver tir si nuovamente al p a g a n e s i m o. San Valentino, con dignità, rifiutò di rinunciare alla sua fede e, imprudentemente, tentò di convertire Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio 270, San Valentino fu lapidato e poi decapitato. La leggenda, inoltre, sostiene che, mentre Valentino era in prigione in attesa dell'esecuzione, sia "caduto" nell'amore con la figlia cieca del guardiano del carcere, Asterius, e che, con la sua fede, avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla e che, in seguito, le avesse firmato il seguente messaggio d'addio: "dal vostro Valentino," una frase che visse lungamente anche dopo la morte del suo autore e che ci riporta ai giorni nostri. Infatti, nonostante il mutamento dei tempi e di alcuni valori, non c'è coppia che non “santifichi” il 14 febbraio, anche con piccole attenzioni verso il partner. Un fiore, un cioccolatino, una torta fatta in casa, addirittura una semplice bigliettino per far sentire alla sua lei o al suo lui, che l'amore, anche trasmesso in maniera diversa, c'è sempre.
S.G.
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Qualche piccola idea per sorprendere la vostra Lei... Non solo fiori, bonbon e profumi, ma dichiarazioni amorose attraverso la rete. Per chi ha dimestichezza con mouse e tastiera, ha la possibilità di esprimere il suo amore in maniera originale. Ma per aiutare chi è meno abile, vi diamo alcuni consigli per sorprendere il partner non soltanto via internet, ma anche personalizzando il vostro pensierino con qualche piccolo geniale trucchetto. Ma partiamo dalla rete. UNA RETE D'AMORE Comprate il dominio internet con il nome della vostra compagna o compagno (se disponibile), per esempio www.luciarossi.com. Create una pagina web che contiene una poesia romantica, il luogo del primo appuntamento, un immagine floreale, una foto di voi, un messaggio e tutto quello che vi viene in mente. Quando la vostra compagna/o navigherà su internet, casualmente, chiedetele se ha mai controllato se il dominio con il suo nome è già stato usato. Lasciatela cercare e scoprirà la pagina che le avete preparato
FIORI COL “TRUCCHETTO” Comperate un mazzo di rose rosse e una rosa rossa artificiale. Mettete la rosa finta al centro del bouquet e attaccateci un messaggio che dice: "Ti amerò finchè l'ultima rosa sarà appassita" Fate consegnare dei fiori nel luogo di lavoro della vostra fidanzata. Non soltanto sarà felice di averli ricevuti, ma anche dei commenti e attenzioni dalle colleghe e ciò aumenterà il suo piacere nell'aver ricevuto fiori.
SOLO PER LE DONNE Mentre le altre idee possono anche essere utilizzate per i maschietti, questa è dedicata esclusivamente alle donne. Comperate per la vostra fidanzata un braccialetto con almeno 14 ciondoli o fatevelo preparare dal vostro gioielliere.Rimuovete i ciondoli dal braccialetto e lasciate che la vostra fidanzata "trovi" un ciondolo ogni giorno, per i primi 14 giorni di febbraio. Il giorno di San Valentino datele il braccialetto e i ciondoli rimanenti. “SCASSINATORI” DI CIOCCOLATINI Acquistate una scatola di cioccolatini, quindi, facendo molta attenzione, aprite un lato dell'involucro di plastica e togliete la scatola. Apritela e inseriteci un messaggio scritto da voi. Rimettete la scatola nella plastica, richiude-
tela per bene e consegnatela alla vostra fidanzata. Quello che verrà dopo lo lascio all'immaginario collettivo.
PER I PIU' ROMANTICI Comprate una scatoletta di legno intarsiato. Trovate una vecchia chiave, di stile antico, e mettetela nella scatola. Fatevi preparare da un orafo o da un creatore di bigiotteria una placchetta dorata e fatela incidere con le parole "La chiave per aprire il mio cuore". Fissate la placchetta all'interno della scatola, sul lato superiore, così che possa essere letta quando la scatola verrà aperta.
UN COFANO DI PALLONCINI Riempite il cofano della vostra macchina con palloncini riempiti di elio (in modo che si levino in aria). Fatela accomodare e andate fuori dalla città, in qualche luogo con prati e chiare visioni della campagna circostante per fare una passeggiata. Quando sarete arrivati, uscite dalla macchina e preparatevi per la camminata. Fate in modo che chi è con voi sia vicino all'auto, fate finta di allacciarvi le scarpe, ma nello stesso tempo lanciate le chiavi e chiedete a chi è con voi se può prendervi la giacca che avete lasciato nel cofano. Quando lo aprirà, i palloncini verranno liberati e inizieranno a librarsi nel cielo. Potete anche aggiungere un messaggio all'interno del cofano che dica "Ti amo" e che verrà rivelato quando tutti i palloncini saranno usciti.
BACI PERSONALIZZATI Tanti baci. La Perugina, produttrice dei Baci, ha deciso di far personalizzare i messaggi inseriti all'interno dei cioccolatini. A un mese esatto da San Valentino, sarà infatti possibile inserire le frasi contenute nei celebri cioccolatini, «per far capire il valore vero delle proprie emozioni». L'operazione si chiama «I miei baci per te» e varrà anche per altre occasioni. Si creerà così un'esclusiva dedica, per raccontare i propri sentimenti e la propria scatola verrà confezionata a mano con cura e dedizione presso la fabbrica del cioccolato Perugina e arriverà direttamente a destinazione. Per informazione, potete collegarvi al sito www. Shop.baciperugina.it .
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Il linguaggio dei fiori San Valentino s'avvicina e i fiori, in occasione di questa ricorrenza, hanno sempre avuto un significato particolare. Attraverso la loro comunicatività si possono esprimere emozioni, stati d'animo e manifestare affetto per qualcuno. Per aiutarvi, vi indichiamo alcuni fiori da regalare alla vostra lei, con i quali potrete esprimere i vostri sentimenti.
Acacia: indica l'amore, un amore casto, un'amicizia vera e pura
Ambrosia: per indicare un amore corrisposto
Camelia Rosa: mi manchi
Camelia Rossa: simbolo di amore ardente
Corbezzo: “amo solo te”
Dente di leone: simbolo di fedeltà e felicità
Gardenia: amore segreto
Garofano bianco: simbolo di innocenza, verginità e purezza
Camelia Rosa: mi manchi
Geranio rosa: indica l'affetto appena nato
Giacinto porpora: per dire perdonami
Giglio bianco: l’amore puro
Glossinia: rappresenta l'amore a prima vista
Ibiscus: un primo segnale di corteggiamento
Lillà viola: rappresenta le prime emozioni amorose
Margherita: rappresenta l'innocenza e l'amore fedele
Non ti scordar di me: rappresenta l'amore vero, i ricordi e le memorie
Orchidea: vuol dire amore, la bellezza e la raffinatezza
Peonia: “consacra” il matrimonio felice
Pervinca: indica un dolce ricordo
Primula: un modo per dire “non posso vivere senza di te”
Rosa: simboleggiano l'amore
Rosa rossa: amore ardente e passionale
Rosa bianca: simbolo di purezza e candore
Rosa rosa: simbolo di felicità perfetta
Rosa senza spine: amore a prima vista
Tulipano: messaggio d'amore
Violetta: simbolo di fedeltà
Zinnia: vuol dire “mi manchi”
Fresia: vuol dire amore platonico
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S&G
IN CUCINA CON LO CHEF Gabriele Zanini
Carciofo ripieno di caviale di melanzane su crema di pecorino e menta Tempo di preparazione: 35 minuti ca.
Ingredienti (per 4 persone)
anini Z le e i r b a G Questo mese il nostro Chef Gabriele Zanini, propone due ricette semplici nell’esecuzione ma al tempo stesso ricercate e dal gusto delicato, sempre utilizzando le materie prime di stagione. Buon Appetito!
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4 carciofi, 1 melanzana, 1 uovo, 2 fette di pane raffermo, ½ bicchiere di latte, 50 gr pecorino grattugiato, 1 rametto di timo, 30 gr pangrattato
Procedimento Iniziate preparando il caviale di melanzane: avvolgete nella carta stagnola la melanzana intera e poniamola sul gas senza usare alcuna padella ma direttamente a contatto con la fiamma. Tenetela su fiamma per circa 3-4 minuti per lato finché non risulti morbida. Aprite il cartoccio, spaccate a metà la melanzana e con un cucchiaio estraete la polpa e mettetela in un contenitore. Salate, aggiungete il pane ammollato nel latte e ben strizzato, l’uovo, il pangrattato e le foglie di timo. Impastate il tutto e mettete da parte. Pulite i carciofi, togliete le foglie esterne più dure, scavate nel centro, ricavando dei piccoli contenitori. Riempiteli con il composto, metteteli sul fuoco in un tegame con un filo d’olio. Fate soffriggere per 4 minuti circa e bagnate con ½ bicchiere di acqua, coprite il tegame e proseguite la cottura per altri 10 minuti. Dopodiché trasferite in forno con grill acceso a 200° per 8-10 minuti. Preparate la salsa, mettendo in un pentolino la panna ,la menta tritata ed il pecorino. Mescolare con una frusta finché non si raggiunge il bollore. Impiattate con abbondante salsa sul piatto ed adagiatevi sopra i carciofi con una foglia di menta.
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Sformatino al cioccolato e arancia Tempo di preparazione: 40 minuti ca.
Ingredienti (per 4 persone) 90 gr. farina, 20 gr. cacao amaro, 2 gr. lievito per dolci, 80 gr. zucchero, 2 uova, 90 gr. burro fuso, 75 ml. di latte, 50 gr. di cioccolato, 2 arance intere, succo di 2 arance , 50 gr. zucchero(per le arance), 20 gr. di burro, 6 stampini in silicone per muffin.
Procedimento Cominciate preparando un culis di arance, cioé pelando a vivo le arance e tenendo da parte la scorza. Prendete due pentolini: nel primo mettete la polpa con il succo di 1 arancia e 25 gr. di zucchero e. 20 gr. di burro per preparare il culis. Nell’altro le scorze tagliate sottili con il restante succo e 25 gr. di zucchero per le zeste caramellate. Ponete entrambe sul fuoco per circa cinque minuti, caramellando i composti. Terminata la cottura, frullate con un mixer ad immersione il culis, ottenendo una sorta di marmellata. Sbattete le uova con gli 80 gr. di zucchero, aggiungendo il burro fuso ed il latte. A questo punto, aggiungete in un colpo solo la farina, il cacao ed il lievito, tutto precedentemente setacciato. Impastate bene ed infine aggiungete il cioccolato sminuzzato. Riempire gli stampini per tre quarti della loro capienza e cuocete a 180 °per 18/20 minuti circa. Prendete dei piattini da dolce, fate con la salsa d’arancia dei disegni sui quali adagerete gli sformatini al cioccolato e decorate con le zeste caramellate.
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La naturopata
Acqua e limone Il “canarino della nonna” antico toccasana per la nostra salute L’energia che riceviamo dal cibo deriva dagli atomi e dalle molecole che lo compongono. Il limone ed il suo succo contengono ioni negativi che permettono di donare all’organismo maggiore energia durante la digestione. Vi consiglio di aggiungere 2 – 3 gocce di olio essenziale di limone nei diffusori dei vostri caloriferi: è molto gradevole per l’ambiente, purifica l’aria, ha un effetto stimolante e rinfrescante e contribuisce, nella stagione invernale, ad aumentare le difese dell’organismo. Vivacizza e tonifica, ma aiuta anche a rilassarsi, quindi può essere adatto sia per il risveglio mattutino (doccia aromatica, inalazione del profumo) che per il riposo notturno (bagno aromatico, massaggio.) Usatelo per la pulizia della casa, per detergere e profumare in modo naturale le superfici della cucina e del bagno
Claudia Formisano
Aspetti simbolici del limone
La pianta del limone è un gioioso omaggio all’energia della luce e alla solarità. Si tratta di una pianta dotata di grande fecondità, infatti le fioriture si susseguono e i frutti maturano nel corso di tutto l’anno. Sullo stesso albero sono presenti fiori, frutti in formazione e frutti maturi; la pianta, però, sa amministrare il suo processo di fruttificazione senza esaurirsi ed ha in sé ben equilibrate forze di espansione e forze di conservazione e contenimento. Queste caratteristiche sono evidenti anche nell’aspetto dell’albero, solido e ben radicato e allo stesso tempo leggero. Dai frutti, piccoli sodi, dal cuore succoso, sono ben protetti da una buccia spessa e coriacea. Analogamente, da un punto di vista energetico, l’olio essenziale di limone aumenta la tonicità e le capacità di resistenza dell’organismo, senza esercitare un’azione eccessivamente stimolante, rinforza l’energia vitale ed il senso d’identità, risvegliando la coscienza e disperdendo la confusione. Non a caso Apollo, il dio del Sole, che “governa” questa pianta, rappresenta la coscienza illuminata che si cala nella materia per darle vita ed intelligenza.
Avvertenze
L’olio essenziale di limone può essere irritante per pelli sensibili; non esporsi al sole dopo l’applicazione sulla pelle, perché può indurre dermatiti per una reazione di fotosensibilizzazione. Nota: come gli altri olii essenziali ricavati da agrumi, tende ad ossidarsi con facilità e deve essere protetto dalla luce, dall’aria e conservato al fresco.
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Suggerimenti
Regolatore del PH
Dopo le “grandi abbuffate” di questi giorni di festa, è necessario purificare e drenare il nostro corpo. Sarebbe opportuno seguire un regime tendenzialmente vegetariano-crudista a base di tantissima frutta e verdura cruda, distribuite in tutti i cinque pasti del giorno, bevendo molta acqua calda con limone in tutto l’arco della giornata. Importante sarebbe, per questo periodo, escludere il consumo di proteine e carboidrati. Capisco che questa proposta può essere difficile da comprendere e da mettere in pratica. Quindi vi consiglio quanto meno di assumere acqua calda e limone almeno nei tre pasti principali, prima di colazione e dopo il pranzo e la cena. Vediamo nello specifico le tante proprietà di questa bevanda, soprannominata il “canarino della nonna”…
Il limone è tra gli alimenti più alcalinizzanti. L’acido citrico in esso contenuto non crea acidità, a differenza di altri alimenti quali carne, pesce, uova, latte, formaggio, una volta metabolizzati. Bere acqua e limone con regolarità, aiuta ad evitare una situazione di acidosi, pericoloso accumulo di tossine formatosi con l’ingestione dei cibi acidificanti a contenuto proteico (sopra elencati), nonché altre sostanze con cui veniamo in contatto (bibite, caffè, farmaci, droghe, fumo.) Esempio: la presenza di acido urico, legato al consumo eccessivo di carne, è una delle cause principali delle infiammazioni articolari.
Disintossicante
Il limone è ricco di pectina, una fibra che aiuta a contrastare la fame improvvisa.
E’ buona cosa bere acqua tiepida con il limone al mattino e a digiuno. E’ un modo per disintossicarsi e rimineralizzarsi, in quanto la bevanda stimola la produzione della bile da parte del fegato. Il limone, infatti, è ricco di vitamine e sali minerali che aiutano ad espellere le tossine accumulatesi nel tratto digerente.
Depurativa e diuretica
La bevanda stimola la diuresi; le tossine vengono espulse più rapidamente, garantendo la salute dell’apparato urinario. L’acido citrico presente nel limone contribuisce a massimizzare la funzione degli enzimi, che stimolano il fegato e aiutano il corpo a disintossicarsi, migliorando anche l’efficienza del sistema linfatico. Stimolante del sistema immunitario. Il frutto è ricco di vitamina C e potassio, che aiuta a ridurre la pressione sanguigna. Inoltre migliora l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo: il ferro è molto importante ai fini di un corretto funzionamento del sistema immunitario. Inoltre il limone riduce la quantità di muco prodotta nel nostro corpo.
Controllo del peso
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Americani pazzi di pizza Il business della “Margherita” frutta 40 miliardi di dollari Italia, uguale pizza, pasta e fantasia. Così, fuori dai nostri confini, ironicamente ci definiscono. Un modo di giudicare molto superficiale, considerando che il nostro Paese, nonostante tutto, resta il “Belpaese”, che tutti ci invidiano. Eppoi, ogni nazione ha il suo punto gastronomico di riferimento. Se diciamo Germania pensiamo alla birra, Spagna alle tapas, Francia alla zuppa di cipolle, Inghilterra al pudding. Quindi, non è affatto un disonore essere considerati dei mangiatori di pasta e pizza, anche perché sono due piatti tipici di grande bontà. Nonostante questa etichetta che ci portiamo appresso, dovete sapere che, proprio noi italiani, che abbiamo inventato la pizza e che diciamo, quando usciamo la sera, “ci andiamo a fare una pizza”, non siamo i primi consumatori al mondo di questa gioia del palato. Ne mangiamo tanta: tonda, alla pala, a taglio. Ma non siamo i divoratori per eccellenza di questo cibo. A batterci e di tanto sono gli americani. Forse, questo super consumo è dovuto al fatto che, essendo dei grandi consumatori di cibo bello e pronto da asporto e da consegna a domicilio, la trovano ideale per soddisfare le loro esigenze alimentari. Con una media di 13 chili per persona, loro sono i veri divoratori di pizza, condita in mille maniere, a volte discutibili e di tutte le forme. Sono i detentori del record mondiale con una quantità, che è quasi il doppio di quella degli italiani, che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. E' quanto è emerso da una analisi della Coldiretti in occasione del ''forkgate'' ideato dal neo sindaco di New York Bill De Blasio, che ha mangiato la pizza con coltello e forchetta e non con le mani, come avviene regolarmente negli Usa. La pizza è nata in Italia con le prime attestazioni scritte che risalgono al 997 e con l'arrivo degli immigrati italiani, nel diciannovesimo secolo fece la sua prima apparizione negli Usa, dove si è rapidamente affermata. Anche con curiosi adattamenti locali nella preparazione, negli ingredienti, nelle occasioni e modalità di consumo, che hanno purtroppo fatto dimenticare a molti la reale origine. Se in Italia, si stima che la pizza generi un fatturato di 10 miliardi di euro con oltre 250mila addetti e 50mila pizzerie, il business negli Stati Uniti è attorno ai 40 miliardi di dollari, con il novantatré per cento degli americani, che la
mangiano almeno una volta al mese, con una media di 350 slice (le tradizionali fettine) al secondo. "Purtroppo di questo mercato - rileva la Coldiretti - quasi niente arriva all'economia italiana, anche perché si usano quasi sempre ingredienti realizzati negli Stati Uniti, dalla mozzarella, se così vogliamo chiamarla, prodotta soprattutto nel Wisconsin, in California nello stato di New York, alla conserva di pomodoro ottenuta in California, dove si stanno diffondendo anche le coltivazioni di ulivi, senza dimenticare il diffuso utilizzo di ingredienti molto lontani dal “made in Italy” come l'ananas, il cetriolo, le marmellate. La perdita del legame della pizza con l'identità tricolore è un rischio che corrono moltissimi prodotti italiani, per l'esponenziale diffusione sui mercati statunitense e mondiale di alimenti ''taroccati'', che richiamano nel nome e nell'immagine all'italianità, senza avere alcun legame con la realtà produttiva nazionale, dal parmesan al provolone, dal salame Milano alla soppressata calabrese, dall' olioextravergine di oliva al pomodoro san Marzano, per finire con la Nutella, che, come la loro Coca Cola, nessuno non soltanto non riesce ad imitarla, ma neanche riesce ad avvicinarsi. L'agro pirateria internazionale, che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette, che si richiamano all'Italia, per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale "vale 60 miliardi - tiene a sottolineare la Coldiretti – e all'estero sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre”. Sul piano internazionale, questo fenomeno va fortemente combattuto, cercando un accordo sul commercio internazionale, ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo, dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari. Ed anche per la pizza è giunto il momento, vista la sua internazionalità, di darle il suo marchio di qualità, cioè di “made in Italy”. © Riproduzione riservata
L. Ant.
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S&G Curiosità FRANCESCO SFORZA.. NON GIRAVA LA FRITTATA “Frictata - Battirai l'ova molto bene, et inseme un poco de acqua, et un poco di lacte per farla un poco più morbida, item un poco di bon caso grattato, et cocirala in bon botiro perché sia più grassa. Et nota che per farla bona non vole esser voltata né molto cotta.” Questa è la ricetta della frittata nel “Libro de arte coquinaria”, con le ricette di Martino de Bubeis, cuoco nelle cucine del Castello Sforzesco di Milano. Francesco Sforza, insomma, non girava la frittata.
POMODORO E MOZZARELLA La caprese provoca ritenzione e rallenta il metabolismo. E’ un piatto tipico dell’isola di Capri, destinato a chi lavorava sotto il sole, per trattenere liquidi e fornire energia. I sali del pomodoro, infatti, in associazione a quelli del formaggio, non riescono ad essere eliminati dal rene; la mozzarella, con i suoi grassi, rallenta l’attività del fegato e della tiroide. E’ utile in caso di sudorazione profusa o negli atleti dopo un’attività intensa.
UN TÈ TUTTO DA...INALARE La Camellia's Tea House di Londra, un locale specializzato in tè ed affini, è riuscito a lanciare una curiosa innovazione per questa bevanda così tradizionale. Per soddisfare i palati dei più raffinati intenditori di tè, è stata creata una sala dove i tè sono serviti vaporizzati all’interno di bicchieri. In questo modo, gli avventori possono gustare appieno il profumo e l’aroma dei diversi tipi di tè, senza neppure doverli bere.
LE PATATINE FRITTE NATE PER VENDETTA Le patatine tonde, sottili e croccanti furono inventate per “vendetta”. L’inventore fu lo chef americano George Crum. Un giorno, un cliente esigente, rifiutò tre volte il contorno. Il cuoco decise allora di tagliare le patate sottilissime e di farle friggere in abbondante olio, in modo che risultassero croccanti e difficili da tagliare con forchetta e coltello. Al cliente, però, piacquero molto. Immaginate lo stupore del cuoco! Le patatine fritte, infatti, nel giro di pochi anni conquistarono tutto il mondo e oggi sono un piatto tipico di quasi ogni cucina.
12 PORTATE IN UNA LATTINA Il designer Chris Godfrey ha ideato una lattina che contiene un intero pasto di 12 portate: antipasti, primi, secondi e dolci, si distinguono dal colore dello strato. L'idea, battezzata “All in One”, è nata per consentire di mangiare in modo “divino”, senza doversi poi preoccupare di lavare i piatti. È da vedere se questo vantaggio, compensi il fatto di mangiare da una lattina, che non ci sembra esattamente la stessa cosa. Probabilmente l’idea finirà con il rimanere tale, e non arriverà nei piatti, anche se potrebbe dare spunto per una nuova generazione di lattine “multigusto”
COLLA DI...MAIALE La colla di pesce, nonostante il nome, è prodotta a partire dalla cotenne di maiale e da ossa e cartilagini (anche di origine bovina). Viene chiamata colla di pesce, perché, in origine, veniva prodotta a partire dalla vescica natatoria dello storione (o pesci simili) e dalla cartilagine di pesce.
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RI e VOLUZIONE delle IDEE Villa Augusta Eventi
ASSOCIAZIONEImprese AL SERVIZIO DI IMPRESE E PERSONE Associazione e Imprenditori Castelli Romani
PRESENTANO
la
DESIGN NUOVE IDE E
CASTELLI ROMANI
23 Febbraio • 2 Marzo 2014
NUOVI ORIZZONTI NUOVE POSSIBILITÀ PER L’ ARTIGIANATO
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