Qualcuno di noi nasce con un destino già definito che non lascia possibilità di scelta e questo posso affermare è proprio il mio caso. Io sono Pierpaolo La Tona, cresciuto e vissuto a fianco di mio padre Massimo, fotografo brillante. Per mio padre la fotografia non era solo il suo lavoro ma la sua piu' grande passione, il suo hobby. Con queste premesse non è difficile comprendere come io sia cresciuto con il pallino della fotografia o meglio dell’immagine, e come a volte accade, l’allievo supera il maestro, infatti ho affinato la mia conoscenza non limitandomi al solo campo fotografico ma anche nel video proprio perchè da perfezionista volevo che la visione della raffigurazione tecnica e dell’immagine fosse completa. Voglia di creare uno stile dinamico ma nello stesso tempo creativo, come un pittore che dipinge le sue tele, con fotografie mai statiche in cui la luce in tutte le sue tonalità acquisti armonia di colori e profondità di immagini. La luce può accarezzare, graffiare, nascondere o illuminare, può creare un’atmosfere uniche, magiche e sensuali, far diventare chi abbiamo di fronte cio' che vuole essere, perché le foto devono parlare di voi e delle vostre emozioni
MODEL: STEFANIA CLEMENTI FABRIZI MUA: SARA ZOMPARELLI
Tra gli stili della danza orientale che vengono dal folklore egiziano, il Saidi è forse il piu' comunemente danzato. Una danza caratteristica della regioneSa' id verso l'Alto Egitto che si sviluppa intorno ale citta di Edfu e luxor, lungo il corso del nilo. Nelle piramidi sono state rinvenute raffigurazioni di un antica arte marziale che gli uomini praticavano con lunghi bastoni: da questa forma di combattimento si è sviluppata nei secoli una danza, che nella sua versione maschile ha preso il nome di Thatib, il caratteristico bastone di bambù che si usa per danzare. Le regole della parte "marziale" del tahtib sono simili a quelle di vari altri combattimenti: il bastone non deve colpire ma solo sfiorare l avversario; trattandosi di una danza, l'energia si scarica soprattutto verso il terreno, dando impulso a dei salti che sono la caratteristica principale di questo stile, viene inoltre roteato e battuto energicamente a terra, segnando anche il ritmo della musica. La versione femminile viene chiamata in arabo "Raqs el Assaya" (danza del bastone. Le donne danzano con il bastone "scimmiottando la danza maschile danzando in maniera piu sinuosa e civettuola. L'abbigliamento nello stile Saidi è caratterizzato dalla tunica o galabeya: gli uomini la indossano sopra ampi pantaloni, mentre le donne ne indossano una piu' attillata che mette in evidenza i fianchi e l'addome lasciando le gambe uscire dagli spacchi laterali. Sui fianchi le donne indossano sempre una cinta che evidenzia i movimenti e in testa un foulard , da cui escono grandi orecchini d'oro circolari , mentre gli uomini in testa portano un turbante. Anche il bastone puo' variare:quello maschile è una canna di bambu' piuttosto spessa, mentre le donne possono usare o una semplice canna piu' marziale, oppure nelle versioni piu' civettuole di questa danza, possono scegliere un bastone ricurvo che spiesso viene colorato e decorato con strass per intonarle al vestito. La musica che accompagna la danza del bastone è scandita dal ritmo chiamato anch'esso Saidi, 4/4 (DUM - TAK DUM DUM TAK) molto diffuso anche nella musica araba moderna commerciale. Nella forma musicale tipica per l'accompagnamento alle percussioni si associa il mizmar, uno strumento a fiato a singola o doppia ancia. In Egitto il termine mizmar di solito si riferisce alla ciaramella di forma conica che è chiamata "zurna" in turchia.
MODEL: SANDRA GOMEZ
La melaya è un lungo scialle nero tradizionalmente indossato dalle donne egiziane per uscire di casa. Oggi è difficile vederlo in uso per la strada, ma sopravvive in teatro. L'uso più coreografico della Melaya si chiama Melaya Leff (leff= avvolgere): la melaya viene legata sui fianchi, sottolineandone il movimento. Nella danza, si associa con la città di Alessandria, ed infatti viene chiamata Melaya Iskandarani, Melaya Alessandrina, non perché sia di tradizione locale, ma grazie alla creatività del famosissimo coreografo egiziano Mahmoud Reda (spesso le danze cosiddette tradizionali dell'Egitto sono in realtà creazioni artistiche di un coreografo, finalizzate alla scena, come la danza Khaliji o quella di Port Said). La danza è molto giocosa e seduttiva, e questo si deve al carattere molto europeo della città di Alessandria, ma rimane sempre contenuta entro i limiti della buona creanza. La Melaya deve essere abbastanza grande da arrivare a terra mentre viene indossata sul capo. Un lembo della Melaya viene fissato sotto l'ascella destra, coprendo il petto, e lo scialle viene drappeggiato sotto l'ascella sinistra, lasciando il braccio sinistro scoperto, fatto passare sopra le spalle, lasciando il lembo destro libero, a coprire il braccio destro. La mano sinistra trattiene l'estremità della melaya per contornare il viso e la mano destra muove l'estremità libera dello scialle. Il lato destro della melaya viene spesso attorcigliato intorno all'avambraccio durante la danza. La danzatrice può utilizzare la melaya come uno scialle o un velo e farlo volteggiare in aria, ma soprattutto viene usata intorno al corpo ed alle braccia. Il concetto è quello di giocare con questo capo di abbigliamento, giungendo fino a legarselo ai fianchi. Tradizionalmente il tessuto della melaya è piuttosto spesso, di crepe di cotone, il lato corto misura 140-150 cm, e la lughezza è di circa 3 metri. Può essere bordato con una passamaneria fatta all'uncinetto o con paillettes. Il vestito che si usa è normalmente corto, al ginocchio, rifinito con balza o ruches, e presenta uno spacco laterale, o comunque è più corto da un lato. Può avere maniche a sbuffo o a campana. La versione usata per la danza ha normalmente scollo a V, spalle strette e decorazioni dorate qui e là. La danzatrice porta sabot o zoccoli con il tacco, che magari può togliere durante la danza, i capelli sono coperti da un foulard triangolare legato sulla sommità del capo, decorato con grandi pompon o con fiori. A volte viene coperto il viso con un velo sotto gli occhi (burqah), di pizzo fatto all'uncinetto, decorato con paillettes. Si usa spesso indossare una cavigliera di perline e monetine dal lato in cui il vestito è sollevato. Anche il costume è stato creato dalla Reda Troupe, forse grazie alla fantasia di Farida Fahmy: nessuno tradizionalmente indosserebbe un burqah da viso... trasparente! Il Velo da viso tradizionalmente è piuttosto spesso e decorato con monetine e pezzi di argento. Anche il vestito con lo spacco laterale è spesso troppo corto per essere usato nella vita quotidiana. La versione folcloristica teatrale ha una gonna a ruota molto ampia, di eguale lunghezza sui due lati. Il costume maschile è fatto da pantaloni larghi e comodi, un gilet e un cappello che si chiama “Yanke”, per proteggersi dal sole.
MODEL: FRANCESCA ROCCHI MUA: TIZIANA
Gli stili della danza del ventre non sono soltanto quelli classici, cristallizzati nella memoria del passato: si tratta di una danza in continua evoluzione, che negli ultimi decenni ha sviluppato nuove forme di fusion, determinate dal contatto con culture differenti. ATS è l’acronimo per American Tribal Style, una particolare fusion ideata da Carolena Nericcio nel 1987, che mette insieme passi e postura della danza orientale, degli stili popolari del Nord Africa con elementi mutuati dal flamenco e dalla danza indiana. Con la sua compagnia Fat Chance Bellydance, Carolena Nericcio voleva contrapporsi a certe degenerazioni moderne della danza del ventre da cabaret, a un’immagine della donna e del corpo femminile come oggetto a uso e consumo del maschio. Nell’ATS la danza è uno strumento di espressione della donna per le altre donne: c’è un’interazione costante tra solista e gruppo, o meglio: non c’è una danzatrice solista ma ciascuna componente del gruppo diventa, a turno, leader e guida le compagne con la sua improvvisazione. Nascono così diverse formazioni possibili in cui le danzatrici possono disporsi sulla scena: in un triangolo, in un quadrilatero o in cerchio, e si sviluppa un vero e proprio codice che, attraverso segnali prestabiliti, permette a tutto il gruppo di prevedere quale sarà il prossimo movimento che la leader andrà a eseguire nella sua sequenza di improvvisazione.
MODEL: CONSUELO UMILIACO (RASHA NEVEEN)
La danza Tribal Fusion nasce dall’American Tribal Style Belly Dance, (ATS), per quanto riguarda le movenze e i costumi, ma differisce da essa poichè fonde altre esperienze di danza, come lo stile “popping” dell’ hip hop, il Flamenco, il Kathak, la danza africana, la Breakdance e la danza del ventre tradizionale. La musica Il panorama musicale sul quale si basa questa danza è eterogeneo: prevede solitamente l’uso di musiche elettroniche di fusione fra elementi tribali e strumenti moderni. Personalmente adotto spesso la musica dei Transglobal Underground, oppure il genere trip-hop, come quello prodotto dal gruppo Massive Attack.
MODEL: MARIANNA PILATO
lL Bollywood è un genere cinematografico indiano che ha come tema principale una storia d’amore (spesso tormentata ma sempre a lieto fine) raccontata dagli attori sul grande schermo attraverso le musiche, le danze, le canzoni e i dialoghi. Si potrebbe definire un musical in versione indiana. Il termine Bollywood è una fusione tra Hollywood e Bombay. Quindi possiamo affermare che Bollywood è un luogo immaginario dove Occidente ed Oriente si mescolano per divertirsi insieme tra ritmi sfrenati, sensualità ed una miriade di colori che diffondono allegria e buon umore. La danza rappresentata nei film di genere Bollywood non è un vero e proprio ballo ma una fusione di danze diverse, di stili e tendenze. Nelle coreografie non mancano elementi di Hip Hop, danza moderna, flamenco e rock n’ roll miscelati con le danze classiche indiane e folkloristiche. Gli elementi principali della danza Bollywood sono : la recitazione, il sorriso, la sensualità e la coreografia di tutti i danzatori e danzatrici che partecipano alla scena d’insieme.
MODEL: FEDERICA CACIOLI (SHAHRAZADE)
Senza approfondire troppo l'argomento vista la complessità, le contraddittorie e poco certe fonti di provenienza credo sia più logico accennare solo per grandi linee alle ipotesi formulate in merito alla presenza delle Ghawazee, come di altre popolazioni nomadi sia nel bacino del Mediterraneo che in Europa. Alcune teorie formulano l'ipotesi di una grande migrazione costituita da un possibile unico ceppo etnico ma linguisticamente diverso che abbandonando le regioni dell'Asia centrale mosse su direttrici diverse. Uno in direzione della penisola Arabica, con la successiva penetrazione nel territorio Nord Africano e forse attraverso questo proseguì l'accesso in Europa attraverso la Spagna.(Il nome inglese "Gipsy" e quello Spagnolo "Gitano", hanno infatti per lungo tempo fatto pensare alla possibile provenienza degli "zingari" dal territorio Egiziano - cosa anche questa ancora da dimostrare) Un altro flusso, spostandosi invece verso le coste dell'Anatolia, risalì i Balcani per raggiungere il cuore dell'Europa Centrale. In questo caso la presenza di Zingari detti "Cingene" in territorio Turco è databile intorno al XII secolo e le successive migrazioni verso l' Europa centrale vengono indicate intorno al 1300.
MODEL: MONICA VECCHIO (SHAULA)
Tra le montagne della Cabilia, nell’Algeria berbera, risuonano i ritmi ossessivi dei tamburi tbal e bendir, mentre donne gioiose, con foulard dalle frange colorate, accompagnano le musiche, scivolando quasi sul pavimento. È la danza kabil, danza berbera algerina, che tradizionalmente è legata al rito celebrativo e festoso della raccolta delle olive. Benché nel tempo la danza si sia evoluta, i costumi e le gestualità, tipiche di questa tradizione, continuano a essere codificati nella danza stessa e reiterati. Le danzatrici, essendo la danza kabil una danza per lo più femminile, fanno un ampio uso dello spazio. Libertà primordiale Spinte dalla forza del bacino, attraverso movimenti omogenei e stabili, caratterizzati da accenti rapidi e secchi dei fianchi, sembrano scivolare sul pavimento, e lo spettatore è incantato dall’estrema eleganza e sontuosità che ne deriva. I foulard colorati, e raramente anfore in equilibrio sulla testa, accompagnano questi movimenti nello spazio, conferendo un’ulteriore stabilità alla danza stessa. Le musiche tradizionali berbere restituiscono alla danza un’aria sognante, che viene da lontano, portando con sé il ricordo di luoghi visitati. La musica cabila viene dalla Turchia e attraverso il Medio Oriente è approdata tra le montagne algerine abitate dagli Amazigh, “uomini liberi”, così si definiscono i berberi. Ed è questo senso di libertà remota e primordiale che viene ancora danzato e sognato, poeticamente ed elegantemente.
MODEL: CARLA STICCO (AMIRA) MUA: AMIRA STYLE
Il raqs sharqi si definisce anche “stile classico egiziano” ed è caratterizzato da ampi movimenti nello spazio, un controllo perfetto del corpo, molti passi sulla mezza punta e, in generale, diversi spunti presi a prestito dal balletto occidentale. Come mai? Cosa c’entra la danza classica europea con la danza orientale? La risposta va cercata, ancora una volta, in Egitto. Qui, dopo l’effetto sconvolgente che le danzatrici avevano avuto sulle truppe napoleoniche alla fine del Settecento, pochi anni più tardi, nel 1834, il governatore Muhammad Ali emanò un editto che bandiva danzatrici e prostitute dal Cairo: fu così che le danzatrici per alcuni anni si spostarono nell’Alto Egitto. Ma nel 1850 il bando decadde e molte di loro tornarono al Cairo, soprattutto in Muhammad Ali Street.
MODEL: ANNALISA
Tra gli stili della danza orientale il baladi è famoso almeno quanto il raqs sharqi. Baladi e sharqi si contrappongono e si integrano: tanto lo sharqi è prezioso, volteggiante, ricco di abbellimenti e di movimenti nello spazio, quanto il baladi è “terreno”, ben ancorato a terra, fatto di piccoli movimenti di bacino e di anche e di pochissimi movimenti di braccia. Baladi significa letteralmente “del mio paese” e porta con sé un significato molto positivo, di forte identificazione emotiva. Il baladi è una danza popolare urbana, che nasce e si sviluppa al Cairo dove, all’inizio del Novecento, si trasferisce moltissima gente dai villaggi o da altre città dell’Egitto, in cerca di lavoro. Dunque ciascun abitante del Cairo porta con sé le proprie tradizioni e le va integrando a quelle altrui: è così che nelle feste, nei matrimoni soprattutto, nasce e si definisce il baladi, un modo piuttosto spontaneo e diretto di danzare.
MODEL: LOREDANA PORCIANI (IASET NAIR)
Non abbiamo testimonianze certe né molto antiche: alcune fonti parlano di danzatrici gawazi che avrebbero strappato le spade ai soldati napoleonici in missione in Egitto per improvvisare una danza con la spada in equilibrio sulla testa. Altri ambientano una scena simile ai tempi della corte ottomana e degli harem del sultano, in cui le donne sarebbero talvolta riuscite a strappare la spada ai loro carcerieri, improvvisando con questa una danza assertiva, un po’ marziale e un po’ sensuale, per riaffermare in modo originale la propria libertà. Questa ambientazione alla corte del sultano si può anche spiegare come una contaminazione con la tradizione della danza dei pugnali, che è attestata in effetti in Turchia.
MODEL: TIZIANA (SAMARA) MUA: TIZIANA
In arabo "raks el shamadan" proviene dall' antico rito del matrimonio egiziano, in cui la danzatrice precede il corteo nuziale con un candelabro acceso sopra la testa per proteggere e illuminare il cammino dei futuri sposi. Viene eseguita su un ritmo lento, anche questo stile richiede una grande abilità , è uno spettacolo magnifico che possiamo ammirare anche nei vari locali arabi e viene generalmente rappresentata in occasione di feste di matrimonio proprio per il suo significato.
MODEL: DANIELA NEHIL DEA D'ORIENTE
Il velo viene usato come accessorio nella danza del ventre dal XX secolo ma senza avere alcun significato religioso. E' un elemento molto sensuale che la ballerina utilizza per riempire la scena e per rendere la danza piena di mistero coprendo e scoprendo il corpo, è un elemento molto importante della cultura orientale e la bellezza della coreografia dipende dall'abilità della danzatrice nel maneggiarlo. E' un accessorio fondamentale per creare un effetto scenico unico, il tessuto in genere è lo stesso della gonna in abbinamento, si usa spesso lo chiffon che è molto leggero e facile da far volteggiare. Si possono utilizzare anche due veli durante la coreografia che prende nome di Danza del doppio velo ove la capacità tecnica si arricchisce di difficoltà. Altri accessori vengono generalmente usati dalla danzatrice durante gli spettacoli moderni, ad esempio le ali di Iside che sono una sorta di mantello plissettato e di colore laminato bloccato all’altezza del collo della ballerina la quale deve volteggiare e coprire e scoprire il corpo avvolto all’interno delle ali durante la rappresentazione. Le ali di Iside hanno un grande impatto scenico sullo spettatore e ricordano proprio le ali con cui la dea Iside era rappresentata nelle raffigurazioni dell’antico Egitto.