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Il Tiepolo scomposto a Verolanuova
foto: Virginio Gilberti
Verolanuova è un paesone della pianura Padana, in provincia di Brescia; un’economia agricola, grandi campi e capannoni artigianali che circondano l’assetto urbano. Insomma, un posto che non ti verrebbe voglia di visitare e invece, come molti luoghi di questo Paese, racchiude sorprese e bellezza che, se affidate alle persone capaci, trasformano la convinzione sbagliata di tanti di noi.
In questo caso la persona capace è Pietro Arrigoni, regista teatrale, docente di public speaking ad ALMA, direttore artistico di molti eventi tra cui questo in corso a Verolanuova: la mostra sensoriale del Tiepolo Scomposto. Arrigoni è riuscito, in pochi mesi, a trasformare Verolanuova in una destinazione ambita di turismo culturale.
“Non ho fatto tutto da solo. – specifica l’artista – Non sarei riuscito a fare nulla se non avessi avuto un paese ospitante, un sindaco e una giunta, i giovani di Verolanuova, il parroco Don Lucio Sala, la splendida ricercatrice Laura Sala e il pool di restauratori delle tele del Tiepolo, Monica Abeni, Paola Guerra e Antonio Zaccaria, il coordinatore scientifico del progetto Davide Dotti, la famiglia di mecenati Fidanza, l’artista Omar Rossetti, lo storico della gastronomia Marino Marini e il creatore d’essenze olfattive Roberto Dario che hanno creduto nelle idee che ho proposto”.
Le tele del Tiepolo
Tutto ha inizio nel 2022, quando i mecenati di Verolanuova decidono di finanziare il restauro delle due più grandi tele che Giovanbattista Tiepolo realizzò per la basilica del paese. Tele che sono collocate dalla prima metà del Settecento nella cappella di sinistra della basilica, a cura della Confraternita del Santissimo Sacramento. Esse raffigurano Il sacrificio di Melchisedech e La caduta della manna, di dimensioni enormi, 10 metri per 5,30 ciascuna. Furono commissionate dalla nobildonna veneziana Elisabetta Grimani, giunta a Verolanuova in sposa al conte Carlo Antonio Gambara, proprietario di queste terre, nel 1739. Il Tiepolo accettò ma, in quel momento, era al massimo della sua celebrità e aveva molte committenze aperte. Intascò quindi i soldi ma, per diverso tempo, non iniziò i lavori, fino a quando la nobildonna decise di scrivergli una lettera dai toni vagamente irritati. Lettera giunta sino a noi grazie al lavoro di ricerca di Laura Sala. Fu allora che il Tiepolo spedì a Verolanuova, nel 1744 per le vie d’acqua del Po e dell’Oglio, la prima delle tele, La caduta della manna, arrotolata con la superficie dipinta rivolta all’esterno in un rullo di legno. Un viaggio che Pietro Arrigoni ripropone nella mostra sensoriale del Tiepolo Scomposto.
La seconda arrivò quattro anni dopo, sempre per le vie d’acqua, e questi due capolavori rimasero appesi alle pareti della cappella del Santissimo Sacramento fino alla fine della prima guerra mondiale quando, come molte altre opere d’arte, furono portate in salvo a Roma. Nel 1922 ritornarono a Verolanuova e furono restaurate, per la seconda volta. Ma i restauri di allora non avevano le accortezze dell’oggi, le cure, i materiali, la sensibilità dei restauratori del terzo millennio.
È grazie al meticoloso lavoro di Monica Abeni, Paola Guerra e Antonio Zaccaria che queste tele immense ora possono essere viste nel loro splendore dai visitatori che salgono fino a nove metri d’altezza per osservarne tutti i particolari.
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Il Tiepolo scomposto
Un restauro che non può essere lasciato al silenzio, hanno pensato in municipio. L’assessore alla pubblica istruzione, Carlotta Bragadina, chiama Pietro Arrigoni per avere qualche idea. È la primavera del 2022 e il progetto che l’artista propone parte dalla scritta che si trova sul telaio che sorregge le tele del Tiepolo: Bergamo 1922. Quel telaio Pietro Arrigoni lo ha fatto ricostruire nelle stesse dimensioni, 10 metri di altezza per 5,50 di larghezza. Lo ha fatto collocare nella chiesa sconsacrata della Disciplina, Attorniato dalle tele di lino di ugual misura su cui scorrono i testi che raccontano il viaggio per via d’acqua, di cui forniamo un estratto: “Dopo una lunga attesa, anche il secondo dipinto realizzato da Giambattista Tiepolo per la cappella del Santissimo Sacramento di Verolanuova è terminato. Tuttavia, dalla lettera scritta da Carlo Antonio emerge che ai membri della confraternita del Sacramento “rincresce vivamente che non siavi l’incontro di consegnarlo a qualche barca, ma conviene aver pazienza”. Per giungere a Verolanuova, dunque, il secondo dipinto doveva viaggiare su una nave e percorrere le vie fluviali. Si trattava di una prassi usuale per l’epoca: le tele venivano arrotolate attorno ad un rullo di legno con la superficie dipinta rivolta verso l’esterno, poste in grandi casse e collocate su imbarcazioni commerciali. Ciò era possibile perché al momento della loro realizzazione, le opere su tela possedevano una grande elasticità; i viaggi fluviali, inoltre, erano più economici, ma soprattutto più sicuri, poiché evitavano alle merci di percorrere, su carri, strade spesso dissestate. E queste particolari attenzioni, per due capolavori come quelli di Tiepolo, erano più che necessarie”. Alla Disciplina si entra gratuitamente e si è accolti da rumori di sottofondo realizzati da Alessandro Pedretti e Milena Berta. La musica che accompagna l’esperienza multisensoriale è una composizione inedita realizzata con gli strumenti utilizzati dal pittore del XVIII secolo e dai restauratori (pennelli, spatole, oli, resine, etc) registrati in Disciplina. Seguono poi gli odori che si respiravano nella bottega del Tiepolo a Venezia; il creatore d’essenze olfattive Roberto Dario ha realizzato degli estratti di cera d’api, trementina, mastice di Chios, colla di coniglio, cera d’api, olio di lino, tela e tessuti quali la canapa e il lino, collocati in contenitori di vetro in cui si possono annusare.
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All’esterno della Disciplina l’artista Omar Rossetti ha realizzato un dipinto contemporaneo che richiama il Tiepolo, mentre all’interno ha collocato un paio di scarpe da ginnastica dipinte con il Tiepolo scomposto perché, ci racconta Pietro Arrigoni, “Le scarpe sono l’incontro del mondo”.
La piazza del paese invece accoglie i visitatori, finora oltre 6.000, con le immagini in bianco e nero, di grande formato, dei dettagli delle due tele del Tiepolo, sui muri delle case, propedeutiche alla mostra.
“Ho trovato abitanti che, dopo un primo momento di stupore, si sono lasciati coinvolgere, i bar, i negozi, i ristoranti sono tutti orientati a garantire la giusta visibilità. Un paese che accoglie altre persone, che si racconta nel suo essere aperto. In maggio Marino Marini coordinerà i menu dei ristoratori che proporranno i pranzi ricavati dai menu settimanali della famiglia Gambara nel Cinquecento” ci spiega un Arrigoni visibilmente emozionato.
La vecchia filanda
Questa accoglienza l’abbiamo toccata con mano appena varcata la porta della Vecchia Filanda, uno dei ristoranti di Verolanuova. Lo abbiamo scelto come fece Mario Soldati nel 1964 quando questo ristorante si chiamava trattoria Burtulì e lo gestivano i genitori di Carla e Federico Alessandrini, gli attuali gestori. La signora Carla in sala sa come farti venire voglia di assaggiare tutto: è una persona gentile, sicura di quello che propone, certa che sarà apprezzato. Il fratello Federico, cuoco, anche lui in sala per portarti il vino che ci dice: “Preferisco comunque chiedervi della faraona ripiena, quella si che mi dà tante soddisfazioni”.
Che dire? Fino al 4 giugno la mostra sensoriale del Tiepolo Scomposto è aperta ma questo paese non si fermerà a questo evento: “Ho la percezione di un valore che ha smosso uno sguardo addormentato, come capita quando hai sempre sotto gli occhi una scena o una cosa e non ci fai più caso. Qui, invece, spero di aver messo un piccolo seme di speranza anche tra i tanti giovani che mi stanno aiutando”. Pietro Arrigoni, è così!
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Autore: Bruno Damini