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Il nostro impegno verso i lettori di sala&cucina
modello di ristorazione che non si chiama tradizione, innovazione, avanguardia ma che ha come principale scopo quello di far star bene le persone e, dunque, anche un modello che vede la sala assumere lo stesso rilevante spazio che ha la cucina, unendo le forze per raggiungere quell’obiettivo.
Non è un caso se proprio da noi è nato il progetto che si chiama Amodo, la rete dei ristoranti etici che il 21 marzo farà il suo debutto ufficiale; un progetto che mette in primo piano parole come dignità, studio, cura, giovani, squadra, green, primizie. Una rete che accoglie tutti i ristoranti che fanno ogni cosa con onestà pratica e intellettuale.
Benhur Tondini presidente sala&cucina
C’è una tendenza in atto che vede la ristorazione adeguarsi a un solo turno di lavoro: quello serale. Dopo la pandemia sono venuti alla luce i problemi del settore: personale che non si trova, smart-working che diventerà un elemento fisso in alcuni lavori, persino il delivery che porta via coperti.
Il risultato? Ristoranti chiusi, sempre più spesso e in molti luoghi, a mezzogiorno. Ma non eravamo un Paese che ha nel turismo una risorsa importante? E i turisti non mangiano a mezzogiorno?
Questa è solo una prima riflessione di un metodo di lavoro, quello che interessa la ristorazione, che sta rapidamente cambiando senza però adottare le regole affinché questo cambiamento non diventi deleterio per l’intero comparto.
Prendiamo per esempio la carenza di personale: la soluzione non è certamente quella di cercare delle scorciatoie che risolverà il capitolo personale; ma adottando e creando condizioni per rendere il lavoro degno di essere svolto e quindi con stipendi adeguati, orari di lavoro normali come si fa in molte parti d’Europa. Oppure lo smart-working: uno studio di Confesercenti risalente alla primavera scorsa stimava in 6,2 milioni i lavoratori coinvolti in un sistema di smart-working strutturale e questo causerebbe una perdita di 25 miliardi di euro di fatturato alle attività della ristorazione, del commercio, del turismo e dei trasporti.
Un dato che fa una certa impressione ma se sviluppiamo una progettazione, per i capoluoghi e le città di dimensioni medio-grandi, di rigenerazione urbana, possibile con i fondi del PNRR, per favorire una dimensione diversa del vivere cittadino non potrebbero crearsi le condizioni che le persone, pur lavorando da casa, abbiano voglia, ma soprattutto, bisogno di relazionarsi ad altri nell’ora del pranzo?
Il fenomeno dello smart-working, ormai è un dato accertato, se era cosa gradita fino a qualche mese fa ora sta mostrando tutti i lati negativi dettati dall’isolamento tra le quattro mura di casa.
Infine il delivery: probabilmente diventerà un elemen-