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Il caso NOMA, tre lezioni per chi fa impresa
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keting e creatività. Un’azienda non è solo duro lavoro. O meglio marketing, creatività e tanto lavoro non bastano. Ogni impresa deve conoscere i propri numeri. L’improvvisazione e non sapere i dati della propria azienda non permette alcuna pianificazione, indipendente dal posizionamento di mercato in cui si opera, porta dritti alla chiusura, chiunque tu sia. La terza lezione è che un imprenditore sul mercato da tanti anni è una persona straordinaria. Nessuno glielo dice mai, ma questa è la verità. Lo confermano le neuroscienze. Una recente ricerca realizzata dai ricercatori Shabbir e Kassim, pubblicata sul Journal of neuroscience, ha dimostrato che gli imprenditori di successo hanno un cervello “anti-fragile”. Ovvero quando arriva un una difficoltà, basti pensare al covid, non si rompono, ma cambiano e ripartono diversamente da prima. Sono persone dotate di perseveranza e tolleranza allo stress molto superiori alla media. E soprattutto sono in grado di pensare ed immaginare scenari futuri. Il caso NOMA pone 3 domande: sei sicuro che il tuo posizionamento sia perfetto? Quand’è l’ultima volta che ti sei fermato a pensare come migliorare il tuo locale? Quando è l’ultima volta che ti sei fatto i complimenti? Sappi che te li meriti!
Per amore della buona cucina, abbiamo esaltato i sapori della natura.
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Luigi Caricato oleologo
Il prezzo di un olio extra vergine di oliva di alta qualità è veramente sostenibile sul piano economico? Non a tutti è chiaro questo aspetto. Le scelte effettuate dal ristoratore sono ritenute coerenti da chi acquista l’olio, ma non sempre sono giudicate come le migliori possibili da chi invece l’olio lo produce. Da qui la domanda su quanto effettivamente incida il costo di una fornitura di olio per un ristorante. Domanda la cui risposta non è semplice, perché dipende dal tipo di ristorazione e dagli impieghi cui l’olio è destinato. Intanto, a scanso di equivoci, va precisato che rispetto al passato la selezione degli oli è più accurata e differenziata. Un tempo si trovavano sui tavoli oliere inguardabili, con oli ossidati e in alcuni casi perfino rancidi. C’è stato un salto di qualità decisivo. Anche le stesse aziende produttrici curano meglio l’offerta qualitativa rispetto a un tempo. Sono cresciuti, migliorando nettamente, sia i produttori, sia i ristoratori. Visto il quadro generale in atto, è bene insistere e richiedere un maggiore impegno da entrambe le parti: acquirenti e fornitori. Si tratta soprattutto di superare antichi e non sempre risolti pregiudizi intorno all’idea degli alti costi degli extra vergini. Non è così. Se il problema di molti è risparmiare, va benissimo, ma occorre farlo con giudizio. Con gli oli destinati alla cucina, per cotture e fritture, è più facile: non occorrono in tal caso livelli di eccellenza, visto che le alte (e/o prolungate) temperature comunque degradano un olio di per sé resistente. È sufficiente una qualità media, o anche una qualità entro i termini di legge, purché, insomma, l’olio non presenti difetti sensoriali che compromettano il sapore degli altri ingredienti. Per ciò che concerne le fritture, peraltro, c’è oggi l’imbarazzo della scelta: ci sono oli progettati su misura, frutto di un mix accurato di più tipologie, pensate allo scopo di reggere bene alle alte temperature. Oltre alla gamma degli oli da olive, che restano sempre al top, va segnalato l’olio di girasole ad alto contenuto oleico. L’importante è che la scelta venga fatta con la massima attenzione. Sarebbe anche utile segnalare nel menu l’olio, o gli oli utilizzati. Quanto agli extra