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Cosa incide sull’orientamento scolastico (e di vita) dei ragazzi
Vi siete mai chiesti cosa accada nel percorso di studi che i ragazzi affrontano dai 14 ai 18 anni di età?
Quante figure si avvicendino e incidano, nel bene e nel male, sulle loro scelte in un arco temporale importantissimo che determinerà la loro vita? E perché, in diversi casi, arrivati a chiusura del percorso debbano ancora capire quale orientamento prendere o, peggio, vogliano cambiare completamente rotta?
Una volta tanto intendiamo cercare di tracciarlo completo, questo quadro delle responsabilità, e ci accorgeremo che, per un ruolo o per un altro, ciascuno di noi gioca la sua parte.
Perché non ne abbiamo scritto prima? Perché bisogna osservare e studiare, e tanto, per cercare di parlare a ragion veduta. Sono anni che stiamo frequentando attivamente il mondo della formazione in materia di accoglienza ed enogastronomia - dalla scuola dell’obbligo fino al diploma poi al post diploma e alle specializzazioni, nonché scuole di alta formazione, corsi universitari e master - un percorso volto a formare figure professionali idealmente finite, motivate, pronte.
Un continuo prendere nota, da parte nostra, toccando con mano realtà in tutto lo stivale, che non è stato il vezzo di voler semplicemente raccontare esempi virtuosi ma un raccogliere informazioni, elementi di riflessione, su ciò che sta accadendo a questo nostro mondo della formazione.
Lo stato delle cose
Non è una novità, ma il dato resta grave e va rimarcato, che i comparti della ristorazione e dell’accoglienza, peraltro trainanti per la nostra economia, stiano soffrendo di una preoccupante carenza di personale che istituti alberghieri e altre realtà preposte alla formazione di settore non riescono a colmare.
È altrettanto innegabile, e lo conferma l’Osservatorio Ristorazione nel suo Rapporto 2022, che si sta registrando un calo di iscrizioni negli istituti professionali, tutti quanti!, a partire dall’alberghiero. Se il dato di riferimento dev’essere il picco massimo di iscrizioni raggiunto, registrato nell’a.a. 2014/2015 (nel pieno boom di Masterchef, per intenderci), siamo felici di dire che c’è almeno un aspetto positivo: si è sgonfiata finalmente quella bolla mediatica che ha illuso e deviato molti studenti.
A questo punto occorre che la marcia la ingrani con urgenza il MIUR con veri e propri interventi, meglio se rinforzi sostanziosi ma ponderati, per un rilancio degli istituti alberghieri (e in generale di tutti i professionali).
A stravolgere si perde tempo prezioso e non è detto che si faccia meglio.
Intanto il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che approva le Linee guida per l’orientamento scolastico, riforma prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che, se pensate in modo oculato, dovrebbero essere in grado già di produrre qualche effetto.
Cosa si deve intendere per orientamento scolastico
L’orientamento scolastico altro non dovrebbe essere che un accompagnamento del ragazzo/studente alla cono- scenza di sé, perché possa arrivare a scegliere il percorso più in linea con le proprie attitudini, senza che qualcun altro decida per lui. E qui sta il problema.
Mentre le Regioni si impegnano a mettere in atto programmi di orientamento rivolti ai giovani dai 12 ai 19 anni di età con un certo approccio metodologico (percorsi di accompagnamento e laboratori orientativi, individuali o di gruppo) ci sono invece altri soggetti che a tutti gli effetti depistano certe scelte dei ragazzi o non le alimentano adeguatamente
Orientamento in entrata: cosa succede in terza media
Solitamente una figura preposta all’orientamento prepara gli studenti alla scelta (test attitudinale e presentazione indirizzi). Tra fine ottobre e inizio gennaio, in vista dell’iscrizione alle superiori (ora denominate scuole secondarie di secondo grado), si apre la possibilità di conoscere direttamente le scuole di interesse, attraverso open day (visita scuola e partecipazione a laboratori di indirizzo). Accade anche che siano le scuole stesse a fare visita agli studenti nelle loro sedi. Ma purtroppo non in modo sistematico e in certi casi su richiesta scritta. Eppure questo “andare verso” si rivela utile per far superare loro i pregiudizi, ricredersi e rivalutare percorsi che avevano già scartato a priori, senza nemmeno avere approfittato degli open day in programma.
In questa fase un grosso ascendente nelle scelte viene giocato dalla famiglia che, nutrendo non infrequentemente certe aspettative – potremmo dire ambizioni – per i propri figli, accade, e non di rado, che non ritenga il professionale idoneo alla brillante carriera che sogna per loro. Di fatto nulla toglie che chi ha veramente la propensione per lo studio scelga di proseguire con l’università anche dopo il diploma alberghiero (e con i brillanti risultati che abbiamo avuto modo di registrare). Al contrario, chi sceglie il liceo, contrae un impegno temporale non indifferente, senza ancora sapere se lo studio a lungo termine sarà la sua strada, con il rischio di interromperla anzitempo.
Quanto agli stessi docenti delle scuole medie, la cui formazione è perlopiù tutt’altro che tecnica e quindi lontana dalla sfera dei professionali, non è infrequente che giochino un ruolo non imparziale nell’orientamento, presentando questi istituti con leggerezza o, peggio, esprimendo parere negativo in merito ad eventuali intenzioni espresse dai ragazzi.
Non possiamo dimenticare il nostro scambio con una docente di lettere, P.G., di un alberghiero veneto che per tanti anni ha insegnato alle scuole medie “L’istituto alberghiero – ci ha confessato candidamente - per me è stato una vera scoperta. Mi sono trovata di fronte a un dinamismo a cui non ero abituata, un nuovo modo di fare scuola che non è il banco. Se penso che io e i colleghi orientavamo i ragazzi alla scelta di questa scuola quando non c’erano più chances... Da quando invece lavoro qui mi sono resa conto che non è vero. L’organizzazione del loro tempo scuola è dilatata su quello che è il mondo lavorativo. È un ambiente dinamico, bellissimo!”.
Anche il gruppo dei pari gioca la sua parte, cioè capita che i ragazzi si condizionino fra loro nelle stesse scelte, per non interrompere la loro frequentazione.
Orientamento in itinere: la scelta dell’indirizzo dopo il biennio di alberghiero
Dopo un biennio in cui sono state approcciate in modo indistinto le materie di tutti gli indirizzi (cucina, pasticceria, sala e accoglienza turistica), giunge il mo- mento in cui decidere in cosa specializzarsi. A questo proposito la prassidei diversi istituti alberghieri non è uniforme: c’è chi si limita, per un paio di mesi, a implementare le ore professionali ad opera di soli docenti interni e chi attiva corsi professionalizzanti coinvolgendo professionisti esterni.
E qui è interessante rilevare come ci siano ancora scuole che in simili momenti non riescano a vedere l’apporto esterno come un arricchimento ma piuttosto una messa in discussione del proprio modo di operare. Lo abbiamo riscontrato noi stessi e ce lo testimoniano associazioni di cuochi che, nel dare la loro disponibilità a fare attività con i ragazzi non sempre trovano le porte della scuola aperte. E qui il pensiero va a quei dirigenti che osteggiano gli ingressi per loro presa di posizione e/o per ovviare a rivoluzioni interne.
In questa fase sulle scelte degli studenti molto giocano anche i docenti di laboratorio che li hanno accompagnati nel biennio: quelli più appassionati, capaci a loro volta di appassionare, ma anche quelli che con insistenza si sbilanciano nel consigliare l’indirizzo della materia insegnata. È già attivo inoltre il percorso dell’alternanza scuola-lavoro (ora definita PCTO, con qualche variante) che accompagnerà gli studenti fino al diploma e che si concretizza, oltre che nel prestare servizio ad eventi/ iniziative esterni o organizzati dalla scuola, anche in tirocini presso ristoranti e strutture ricettive. Qui le figure di riferimento diventano i datori di lavoro: chef, pasticceri, direttori di sala, direttori d’albergo. Questi non infrequentemente dimenticano di dovere anche loro giocare il ruolo di formatori, capaci di stimolare la crescita professionale dei ragazzi e non usarli meramente per mansioni di comodo. A ben pensare, con la carenza che c’è di personale, questa è un’ottima occasione per iniziare a costruire relazioni che possano rivelarsi durature, investendo su chi si incontra. C’è chi lo ha capito e chi ancora no. È poi chiaro che le esperienze negative lascino il loro segno e possano determinare esse stesse allontanamenti che suonano come vere e proprie perdite, di cui non abbiamo bisogno.
Orientamento in uscita: il post diploma
Arriva l’agognato quinto anno e insieme uno sforzo di proiezione, da parte dei ragazzi, sul proprio futuro. Le Regioni, la scuola riaccendono la macchina dell’orientamento.
Così c’è chi arresterà la sua corsa, optando per il mondo dellavoro, non infrequentemente altro rispetto agli studi intrapresi. Un impegno di troppe ore, molto tempo libero sacrificato e uno stipendio che non giustifica tutto questo fanno optare per lavori più remunerativi.
C’è poi chi proseguirà con l’Università o con corsi di Alta Formazione. Ma c’è anche chi sceglierà di seguire percorsi formativi di specializzazione tecnica (ITS e IFTS) pensati per chi desidera inserirsi in aree lavorative considerate prioritarie per lo sviluppo e la competitività del Paese (efficienza energetica, mobilità sostenibile, turismo, manifattura, tecnologie dell’informazione e della comunicazione). Agli studenti viene garantita una formazione pratica (una bella selezione delle materie, il 50% dei docenti è fatto di professionisti di settore e sono contemplati stage e tirocini formativi in aziende). Questo inevitabilmente ci genera una domanda: bisogna arrivare a un post diploma per scoprire che esiste un modello di formazione – che abbiamo testato in commissioni d’esame verificandone l’efficacia sui ragazzi - che farebbe così bene innestare già dai professionali?
Ciò non toglie che gli IFTS in particolare rappresentino un ottimo strumento per giovani e adulti che intendono entrare qualificati nel mercato del lavoro o reinserirsi con l’acquisizione di nuove competenze e quindi non vadano, a nostro avviso, messi in discussione.
Ma siamo altresì convinti che un certo imprinting vada dato all’inizio di un percorso di formazione scolastica e non alla fine quando non è improbabile che si siano perse per strada preziose risorse!
E infine, sappiamo bene che c’è chi per fortuna non si troverà nel quadro sopra delineato. Significa che è un caso virtuoso – e anche questi abbiamo incontrato. Ma delle migliori trovate da cui prendere spunto, ne parleremo nel prossimo numero.