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La storia in divenire di Cantina Kaltern

Autrice: Giulia Zampieri

Tracciare gli eventi storici che hanno portato alla nascita dell’attuale Cantina Kaltern è una vera impresa. Tant’è che ve li abbiamo riportati, per chiarezza, qui sotto. Noterete che la linea del tempo, scoccata nel 1900, è scandita da fusioni e affermazioni di cantine nuove e storiche, tutte sorte attorno a quella meraviglia naturalistica che è il Lago di Caldaro. Un lago dalle vicende geologiche estremamente interessanti e che oltre ad attirare per la sua oggettiva bellezza affascina gli appassionati del mondo del vino per la sua straordinaria vocazione.

fondazione della Kellerei Kaltern fondazione della Jubiläumskellerei Kaltern la cantina privata Baron Di Pauli diventa la cooperativa Josef Baron Di Pauli fondazione della Bauernkellerei fondazione della “Neue Kellerei” (Nuova Cantina); la Kellerei Kaltern viene denominata “Erste Kellerei” (Prima Cantina) si fondono la Erste Kellerei e la Neue Kellerei, nasce “Erste+Neue” la Bauernkellerei e la Jubiläumskellerei si fondono in Kellerei Kaltern la cooperativa Josef Baron Di Pauli viene integrata nella Erste+Neue; la Tenuta Baron Di Pauli torna ad essere una cantina indipendente anche Erste+Neue e la Kellerei Kaltern si fondono in Cantina Kaltern

Un anfiteatro per il vino

I pendii che costeggiano il lago di Caldaro sembrano davvero essere baciati da qualche divinità amante del buon vino: le condizioni pedo-climatiche ideali per la crescita della vite, l’arco alpino che infrange le correnti fredde a nord, l’influenza mediterranea che spinge da sud; le brezze costanti, l’altitudine repentina che porta sino ai 750 metri sul livello del mare, l’esposizione di tutte le pareti coltivabili verso il meridione…e quella postura ad anfiteatro - con i filari e la natura in perfetto stato di grazia - che infonde una pace assoluta.

Chi ha abitato questo luogo ha fatto il resto. Imparando a trarne il meglio, a trovare nella vite una fedele mediatrice tra la mano dell’uomo e quella della terra. E anche tra gli uomini stessi, come dimostra Cantina Kaltern.

Una storia centenaria

Cantina Kaltern è il vero fulcro economico e sociale di Caldaro. 123 anni sono un arco temporale in cui il mondo cambia, le culture si evolvono e con loro anche la rete sociale di un territorio, il modo di coltivare, di promuovere, di fare squadra o di creare individualismi. Non è stata da meno questa attività che prima della sua ultima fioritura - la ristrutturazione del 2018 - ha attraversato notevoli mutazioni; ha visto nascere il nuovo corso del vino in Italia dopo lo scandalo del 1986; ha attraversato l’introduzione della tecnologia in vigna e in cantina, l’affermarsi del biologico, e molto altro ancora.

Oggi si disvela come una realtà unita, la più importante dell’Alto Adige, con una superficie vitata di circa 440 ettari e 590 conferitori. Il 45% di questi detiene meno di 0,7 ettari.

Una frammentazione così massiccia potrebbe far gridare al miracolo per chi ne mastica di cooperative: mettere insieme mezzo migliaio di produttori in un unico progetto, orientarlo all’evoluzione, alla modernità e al futuro, è affare complesso.

Non si tratta di una mera questione politica: su una località che conta 8.000 anime, come Caldaro, i numeri di Cantina Kaltern diventano un fattore sociale, economico e comunitario di ampia rilevanza. Un caso studio a cui molte realtà produttive dovrebbero guardare.

La dimostrazione che il collettivo nel vino può funzionare

Ce lo spiega con grande precisione Andrea Moser, qui enologo e manager tecnico dal 2014, che ha accompagnato tutte le recenti trasformazioni strutturali ed enologiche di Cantina Kaltern.

“Quando si parla di cantina sociale quasi per automazione si pensa a un approccio enologico poco meticoloso e a un vino da prezzo. Cantina Kaltern vira in tutt’altra direzione: siamo una grande cantina ma interagiamo con piccoli produttori e lavoriamo per dare quanto più possibile valore alle particolarità del territorio. Le tante micro-realtà di produzione del lago di Caldaro non avrebbero la forza commerciale per affrontare il mercato; così, invece, vedono rispettato il loro lavoro e possono sentirsi parte di un progetto comune proprio del luogo in cui vivono” spiega Andrea.

Il progetto Cantina Kaltern è pensato per dare voce ai singoli. Non solo ai piccoli produttori che coltivano la vite in quest’area, ma anche ai vitigni che qui crescono bene, come in nessun altro posto, come il Pinot Bianco

“L’altro aspetto fondamentale per la nostra cantina è dare spazio alle varietà locali, il che presuppone un intenso sforzo per fare cultura di prodotto. In Italia abbiamo tantissime varietà viticole e affermarle non è immediato. Si storpiano i nomi, in alcuni casi, in altri si fanno fatica ad individuare le peculiarità di quel vitigno. Così per molto tempo in tante zone si è percorsa la strada più semplice, allevare vitigni internazionali” continua Andrea.

Ma il cambiamento è possibile, come dimostra il Pinot Bianco, tornato in auge negli ultimissimi anni grazie ad una grande sinergia territoriale

“In Alto Adige abbiamo lavorato per ridare identità a que- sto vitigno e per differenziarlo dallo Chardonnay con cui spesso condivideva gli spazi in vigna, in impianti misti. Sottolineo che si tratta di un lavoro territoriale: la nostra forza, la forza dell’Alto Adige, sta nei singoli che diventano collettivo”.

Un lavoro di fino

I conferitori di Cantina Kaltern vengono seguiti passo passo sul piano viticolo, tecnico e produttivo: un lavoro immane quello svolto dalla cantina, molto minuzioso, reso più agevole dalla nuova grande struttura in cui avvengono trasformazione, messa in bottiglia e affinamento (pensate, affinano in mille barrique), e indubbiamente reso possibile dalle accortezze dei professionisti di cui si avvale. Un ruolo cruciale è proprio quello di Andrea Moser, che racconta:

“Adottiamo rigidi criteri nella selezione delle uve e prima ancora nei processi agronomici. Abbiamo scelto di connotare i nostri vini rispettando le aree geografiche da cui provengono le uve, esattamente come fisiologicamente facevano le cantine prima della fusione. Dalle uve raccolte nelle altitudini più elevate otteniamo i vini Erste+Neue e Puntay, più verticali e austeri. I vini Kellerei Kaltern, che originano più a ridosso del lago, hanno invece un profilo sensibilmente diverso, più caldo e mediterraneo. Per noi questa differenziazione è necessaria, dà senso alle diversità che convivono in un territorio”.

La promozione

Molti di voi assoceranno Caldaro alle Strade del Vino

Fate bene: qui c’è la più antica d’Italia, lunga circa quaranta chilometri, che coinvolge le cantine e tante attività di accoglienza, pronte a ospitare migliaia di visitatori e turisti tutto l’anno.

In questo contesto Cantina Kaltern si inserisce con due shop moderni, spaziosi, funzionali, e naturalmente con la cantina stessa, visitabile su prenotazione.

Ci raccontano che l’impegno nella comunicazione e nell’ospitalità sarà sempre più al centro degli investimenti.

D’altronde la promozione, quando un progetto è così complesso - e facile vittima di stereotipi - diventa cruciale. Solo visitando la cantina se ne comprende la particolarità e il grande sforzo collettivo. Uno sforzo che, abbiamo appreso anche assaggiando i vini, “è sul dettaglio e non sulla massa”.

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