RASSEGNA STAMPA DEL 30 SETTEMBRE 2019

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ATTUALITÀ

LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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I nodi del governo Lite nelle forze di maggioranza sui fondi da reperire per evitare di rimodulare le aliquote Tra i colonnelli di Italia Viva la parola d’ordine è una sola: non fare altri regali a Salvini

Asse anti-Pd fra Di Maio e Renzi «Aumento dell’imposta escluso» IL RETROSCENA

Carlo Bertini l 29 settembre 2019. È il giorno in cui viene a galla il primo asse tra Matteo Renzi e Luigi Di Maio. I due leader insieme mettono una zeppa sul cammino di Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri impegnati nella ardua stesura di una manovra da 30 miliardi. Sono le nove di sera. Da ore premier e ministro dell’Economia lavorano per strappare una benedizione da Bruxelles sul deficit che ci verrà concesso, numero magico per le sorti della fi-

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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri (Pd), seduti ai banchi del governo in Parlamento

re rimodulate. Magari con ritocchi selettivi e anche limature ben calibrate. Ma ben sapendo la tempesta che si sta scatenando, Dario Franceschini (d’intesa con Nicola Zingaretti) chiede a Conte di convocare un vertice con i capi delegazione dei partiti di maggioranza per mediare le diverse posizioni. «Non volete ritoccare l’Iva sui tartufi e abbassare quella sulle bollette? Proponete voi qualcosa, ma va siglato un patto blindato», è la posizione dei Dem. «Vogliono levare dalla manovra il taglio del cuneo e l’aumento dei salari da 5 miliardi che è una nostra battaglia, ecco la verità». La bordata del ministro degli Esteri arriva dagli studi di Giletti. «La legge di Bilancio non aumenterà le tasse e dovrà inserire il salario minimo».

Al vertice convocato a palazzo Chigi per mediare ci saranno anche i renziani

L’ALTOLÀ DI CONTE

nanziaria in via di scrittura. Un numero che dovrebbe attestarsi al 2,2%, per salire magari più in là fino al 2,3% durante la sessione di bilancio in Parlamento. Ma è il secondo nodo, collegato (in parte) al primo, il casus belli. L’Iva da sterilizzare per 23 miliardi di euro: i fondi scarseggiano, i tecnici le stanno studiano tutte, le simulazioni fioccano sui tavoli che contano. Come conferma il titolare di via XX Settembre, alcune aliquote Iva potrebbero esse-

Lo stop di Renzi e compagni va in onda per bocca di Ettore Rosato non appena partono le bordate delle azzurre Gelmini e Carfagna contro chi finanzia il reddito di cittadinanza facendo crescere l’Iva. «Siamo Italia Viva non Italia Iva. Non aumentarla è un impegno che spetta a tutti mantenere. Noi su questo non faremo sconti». L’altolà istituzionale però si consuma alle undici di sera nel vertice a Palazzo Chigi, dove Conte e Gualtieri si sentono rispondere “giammai” a qualsiasi aumento dell’imposta sul va-

lore aggiunto, anche selettivo, dalle due plenipotenziarie di Renzi e Di Maio sui terreni economici, il ministro Teresa Bellanova e il sottosegretario al Mef, Laura Castelli: spalleggiata quest’ultima dal sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro. Un altolà che rientra nel gioco in cui tutti gli attori politici fanno a gara per chi riesce a ergersi più in alto degli altri nello sventolare la bandiera «no-tax». Ma la novità stavolta è che si crea di fatto il primo accordo di merito tra Renzi e Di Maio dopo anni di sciabolate reciproche. E su un tema sensibilissimo, come il fisco e l’innalzamento, se pur parziale e se pur contenuto, dell’Iva. Ritenuto da entrambi un’arma contro il governo caricata a pallettoni e consegnata nelle mani di Salvini. Un boomerang insomma. «Cosa altro dovremmo regalare a Salvini?», sospira un colonnello renziano. Renzi lo dice chiaro e tondo senza mezzi termini intervistato dal Foglio. «Il nostro obiettivo è questo, noi abbiamo fatto un partito No Tax. Oggi non comando più io. Ma quello che potremo fare per evitare l’aumento delle tasse lo faremo». Governo avvisato, mezzo salvato. Anche perché, pur senza essersi sentiti, Renzi e Di Maio sembrano procedere di conserva. Se non fosse bastato lo stop intimato ieri al vertice con Gualtieri e Conte, arriverà oggi un

secondo round in consiglio dei ministri convocato per approvare la cosiddetta “Nadef”: la nota di aggiornamento al Def, il documento con i dati macro economici che faranno da cornice alla legge di stabilità e che non conterrà le decisioni sull’Iva. Sarà lì che i grillini porranno la questione. Insieme ai ministri renziani, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova in testa, sollevando una questione formale e sostanziale. «Perché la condizione costitutiva di questo esecutivo è proprio bloccare l’aumento dell’Iva. Punto». SCONTRO PD-ITALIA VIVA

Del resto sottotraccia si consuma in queste ore una guerra intestina tra il leader di Italia Viva e Zingaretti. Renzi punta molto sul «family act», ovvero misure per la famiglia che costano un miliardo di euro e darà battaglia su questo. Zingaretti punta sul taglio delle tasse sul lavoro per aumentare i salari dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale che costerebbe 5 miliardi. Allo stato non pervenuti e quindi da reperire magari in parte facendo salire l’Iva. Dalle parti di Renzi invece il leit motive è che a volere l’aumento dell’Iva sono Franceschini e Gualtieri, con l’avallo di Conte. Nel Pd sospettano che questa levata di scudi nasconda la voglia di trattare sulle misure. Do ut des. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

la minaccia americana

Coldiretti e Zaia: «Salvare l’agroalimentare dai dazi» BOLOGNA. Il presidente del Con-

siglio Giuseppe Conte ha sottoscritto con Coldiretti un simbolico Patto del Parmigiano per un “Green new deal” del comparto agroalimentare italiano, ieri al Villaggio contadino di Bologna (che ha chiuso la tre giorni di mostre e iniziative con un bilancio di 600 mila visitatori). La grande manifestazione aveva lo scopo di promuovere il Made in Italy e di tutelarlo coinvolgendo i massimi livelli politici del Paese. Per questo sul palco della manifestazione si sono alternati i ministri Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e anche il leader della Lega Matteo Salvini, ognuno con la sua ricetta per tutelare il comparto agroalimentare italiano anche alla luce dei dazi Usa, che potrebbero abbattersi sui prodotti Ue.

Parmigiano Reggiano e Grana Padano, i formaggi più esportati

«L’attenzione del Governo nei confronti del tema dei dazi è massima e vigileremo a tutti i livelli per tutelare il nostro export agroalimentare che rappresenta una delle massime voci della nostra bilancia economica». Lo dichiara in una nota il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che aggiunge: «Sostengo con forza il presidente Conte, che in queste ore sta cercando di aumentare il dialogo con l’amministrazione Usa e raccolgo l’invito della ministra Bellanova affinché tutto il Governo lavori per non mettere in pericolo le nostre produzioni e migliaia di posti di lavoro». «Purtroppo sembra di rivivere l’esperienza già vissuta con la Russia: se in quella circostanza si parlava di sanzioni, adesso ci ritroviamo i dazi imposti dagli Stati Uniti. Lo dico

a nome di una regione che vanta un’agricoltura fatta di 160 mila imprese,che ha un valore di 6 miliardi di euro. A parlare di dazi è peraltro un paese con cui ci sono storici rapporti di amicizia: il Governo se c’è, batta un colpo». Lo afferma il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, commentando le ipotesi di nuovi dazi che potrebbero essere decisi dagli Stati Uniti d’America. «A farne le spese» aggiunge «saranno quella vera nostra superpotenza che sono i prodotti tipici. Il Veneto vanta 350 prodotti tipici, solo nei formaggi le Dop sono 8, tra i quali c’è la corazzata del Grana Padano che domina tutti i mercati mondiali. In questo contesto emerge che il valore aggiunto della nostra agricoltura è proprio la tipicità agroalimentare, un mondo dall’indotto importante fra cui il turismo coi

suoi 18 miliardi di fatturato». «Questi dazi» prosegue Zaia «aggiungono ulteriori difficoltà e richiedono una chiara presa di posizione da parte dell’esecutivo». Zaia ricorda inoltre il problema dei prodotti “italian sounding” (quelli che all’estero hanno un nome commerciale che assomiglia all’originale italiano, ma che sono prodotti altrove e traggono così in inganno il consumatore meno attento), che rischia così di aumentare sempre più, soprattutto in mercati come quello americano, dove esportare il Made in Italy diverrà più problematico». «Le nostre aziende sono in difficoltà» conclude Zaia «non potranno sopportare questi dazi. È impensabile che si mettano a rischio scambi reciproci con un paese amico, mi auguro che Roma prenda in mano questo dossier quanto prima».


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LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

LE IDEE

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA È UN’OCCASIONE PER IL SUD

CONSUMO DEL SUOLO VENETO IN PRIMA FILA NELLA DEVASTAZIONE DELL’AMBIENTE

MARIO BERTOLISSI FRANCESCO JORI

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n tavolo, rigorosamente toncola Gratteri. do: parità ed equidistanza. La parola al presidente della RegioFormaggi e salumi nostrani, ne Calabria, Mario Oliverio. Che cosa innaffiati con calici di Proseccredete che abbia detto? Non che soco di Valdobbiadene. Commensali: no state sperperate risorse e che siamo Francesco Boccia (ministro per gli Afdi fronte al terzo mondo. Affatto. Ne fari regionali e le Autonomie locali), servirebbero ancora per completare Giuseppe Provenzano (ministro per il non si sa che cosa. Per assumere mediSud) e Luca Zaia. Tema: l’autonomia ci: ci può stare. differenziata, con particolare riferiSilenzio assoluto, assordante sulle mento al fondo straordinario per le inresponsabilità. Nemmeno una parola. frastrutture e alla banca del Sud. OvAnzi: a suo dire - non c’è motivo di duviamente, nel più ampio contesto delbitare - i commissari nominati dal gola coesione sociale e della più radicale verno hanno fatto peggio dei direttori eguaglianza dei cittadini, quanto a generali. Insomma, lo Stato peggio anprestazioni e servizi. È il mito. cora della Regione. Ma non dovrebbe Gli interlocutori del presidente delessere lo Stato - secondo la vulgata mela Regione Veneto sono del Sud e ci viridionalista - che pone rimedio ai mali vono. Lo conoscono, è da credere. Sand’Italia? Che unifica, pareggia, eguano pure che molti loro concittadini la glia verso l’alto? pensano così: “L’impoverimento del Cambia la scena. Sullo schermo Meridione per arricchire il Nord non compare Luca Zaia. Argomento: la cafu la conseguenza, ma la ragione dalieri di Torino, Pavia, Milano, Berga- renza dei medici a Rovigo, Santorso, dell’Unità d’Italia”. In buona sostan- mo, Genova. Si acquisiscono opinioni Legnago, Venezia. Qualche esempio za, l’Unità fu una rapina dei Savoia e di esperti: di Giuseppe Remuzzi (diret- e, poi, la cronaca di ciò che è noto a tutdei massoni, sostenuti da potenze stra- tore del “Mario Negri”) e di Walter Ric- ti, in una Regione in cui la sanità funniere (Pino Aprile, Terroni, Piemme, ciardi (già Presidente dell’Istituto Su- ziona. È lo Stato che decide qual è il nu2010). Già, ma eravamo nel 1861 o periore di Sanità). La sanità del Nord è mero degli specializzandi, di anno in giù di lì. Ora siamo nel 2019. Anche al comparabile con le migliori europee, anno. Ha sbagliato i conti e non ha Sud si vota. Si sceglie la classe dirigen- quella del Sud alla sanità bulgara o ru- stanziato le risorse necessarie. Nel te. Si fa come al Nord, che è parte di mena. Salvo eccellenze, beninteso. frattempo, i nostri laureati - tali, a cariuna Repubblica parlamentare detta, Il seguito è un dramma. Le telecame- co del contribuente italiano - vanno appunto, una e indivisibile. re vanno in Calabria: Ospedali Riuniti all’estero. I non-specializzati, e pure Indivisibile sì, ma divisa. Con cittadi- di Reggio, se non ricordo male. I medi- gli specializzati, perché sottopagati, ni di serie A e di serie B: che tali sono ci stroncano vite e si coprono a vicen- con carichi di lavoro insostenibili e grastati e sono ancora, purtroppo. Non da, falsificando le cartelle cliniche. C’è vissime responsabilità. Questo è lo Stache lo saranno. Ecco, questo dovrebbe chi racconta del suo calto italiano, rappresenessere il dato su cui i due ministri do- vario e piange. Bambitato dai ministri BocLa sanità del Nord vrebbero riflettere, dopo aver ben ni che nascono morti, cia e Provenzano. è comparabile con mangiato e ben bevuto. Per ben ragio- non vivi. E la Regione, Davvero, si è convinnare. Prima, però, due ore di proiezio- dov’era, si chiede qualti che servano più rile migliori europee ne. Non di un film, ma della puntata di cuno? Tutto è tracciabisorse? Può essere, ma quella del Sud Presa Diretta, inchiesta sul Sistema sa- le e controllabile. Il fatquel che manca è ben alla sanità bulgara nitario italiano, condotta da Riccardo to è che non venivano altro. Difetta il senso Iacona. Dinanzi al televisore, con car- neppure presentati i bidelle istituzioni. La sota e penna. Dieci paginette di appunti lanci. Infiltrazioni mafiose, pagamen- lidarietà di chi governa il Sud - senza fitti fitti, che riprendo, ti non dovuti (replica- fare, con ciò, di ogni erba un fascio pensando a chi non ha ti), per milioni di euro. tutto esprime, meno che solidarietà. La solidarietà assistito a quella articoRiconversione dei pic- La solidarietà è degli umili, tra gli umidi chi governa lata, complessa, incalcoli ospedali in Rsa, i li. Se costoro non avranno il coraggio zante inchiesta da bricui immobili, una vol- di ribellarsi alla loro non-classe diriil Meridione d’Italia vido. Qualcuno dota risanati, sono rima- gente, l’esito sarà scontato: perché, tutto esprime, meno vrebbe vergognarsi. sti abbandonati a se non ci sarà la secessione dei ricchi (coche solidarietà L’esordio è dedicato stessi. Oggi sono dei ru- me ha vaticinato Gianfranco Viesti), alla sanità che funzioderi. Costi elevatissi- ma la coesione dei poveri (come ho na. Riprese e commenti che esaltano li- mi, per il nulla. Vergogna della politi- scritto di recente). L’autonomia diffevelli di assoluta eccellenza. Un tempo, ca, e disperazione della gente: così, ne- renziata - fatti, non chiacchiere, alla ci si recava negli Stati Uniti. Ora, non gli appunti, anche sulla scorta di alcu- mano - è, in primo luogo, un’occasiopiù e, talvolta, è persino vero il contra- ne limpide considerazioni del Procura- ne per il Sud. Forse, l’ultima! — rio. La rassegna narra di presidi ospe- tore della Repubblica di Catanzaro, Ni-

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n’Amazzonia veneta. Nell’Italia in prima fila nella devastazione planetaria dell’ambiente, la sua regione che tanto tiene a vantare i propri primati può aggiungerne un altro: furto di futuro ai danni dei giovani. I numeri parlano chiaro. L’ultimo rapporto Ispra conferma che il Veneto rimane al primo posto per incremento del consumo di suolo: più 923 ettari nell’ultimo anno. Lo sforamento dei limiti delle polveri sottili riversate nell’aria, tre volte sopra la soglia, riguarda tutti i capoluoghi regionali tranne Belluno, informa l’Arpav. I siti contaminati, sempre secondo la stessa agenzia, sono 580. Su 70mila campioni analizzati nel mare tra Bibione e Porto Tolle, la plastica è presente in nove su dieci. Sono 53 i Comuni inquinati dai micidiali Pfas; e di questi, 31 per un complesso di 60mila abitanti presentano valori extra soglia. In modo strisciante Una terra di ladri, incone anche datato testabilmente: già salita ai disonori delle cronache, sta facendo danni non solo nazionali, per gli ricavandone profitti del Mose, di Venea spese della comunità scandali to Banca e di Banca Popolare Vicenza, tre disgustose vicende di una razza predona senza scrupoli. E che in modo più strisciante, ma anche più datato, sta mettendo a sacco l’ambiente da decenni, ricavandone colossali profitti a spese della comunità. Basta mettersi in viaggio specie nella fascia centrale e pedemontana della regione per documentare la Spoon River di cemento dei capannoni chiusi e marchiati dalla scritta “vendesi” o “affittasi”; la lebbra di centri commerciali replicati a dismisura nel territorio, non al servizio della popolazione ma della speculazione di anonime finanziarie e di disinvolti marchi della grande distribuzione; il florilegio di opere incompiute, i cui unici beneficiari sono stati gli amici degli amici grazie al pagamento di costose parcelle. Povero Veneto, depredato e devastato in pochi decenni, dopo essere stato per secoli il risultato di un sapiente ed armonico intreccio tra uomo e ambiente… la confraternita deOggi la confraternita gliOggi ipocriti sparge incenso degli ipocriti sui giovani che scendono in piazza per rivendicare il sparge incenso diritto a un futuro per la sui giovani ma intanto contiche scendono in piazza Terra; nuano, anche in Veneto, il loro diabolico perseverare. Servirebbe un cambio di paradigma, che ponesse l’ambiente non come una delle priorità, ma come “la priorità”: con significative ricadute non solo ambientali ma pure economiche. Come dimostrano Gianfranco Bettin e Andrea Segre nel loro magistrale docu-film “Il pianeta in mare” dedicato a Porto Marghera, proposto come caso esemplare di possibile ripensamento del nostro rapporto con l’ambiente e con la vita stessa. Succederà? Improbabile, viviamo in un’epoca che è riuscita a inquinare perfino la speranza. Andrea Zanzotto, a suo tempo, manifestava l’intenzione di lasciare un biglietto a suo nipote, per chiedergli perdono di non avergli lasciato un mondo migliore. Ai nostri nipoti, stiamo confezionando un mondo peggiore. Non ci perdoneranno. —

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SUL CONCETTO DI CULTURA IL GOVERNO SEMPLIFICA MAURIZIO MISTRI

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a ministra alla Famiglia e Pari opportunità, Elena Bonetti, propone che venga data la cittadinanza italiana a giovani figli di immigrati che frequentano scuole italiane, assumendo che l’acquisizione di nozioni scolastiche certifichi una omologa acquisizione di modelli culturali della nazione ospitante. Ho l’impressione che in tal modo si cerchi di bypassare gli ostacoli alla approvazione dello jus soli con l’approvazione di quello che potrebbe chiamarsi jus culturae. Se non vado errato, l’idea di fondo della ministra è che attraverso un corso di studi, di cui comunque si dovrebbe

definire la lunghezza, un giovane appartenente ad una famiglia di immigrati acquisirebbe modelli culturali che lo renderebbero, a tutti gli effetti, un membro della nostra società. Tuttavia mi sembra che, come per qualunque giovane, i processi di acculturazione avvengano attraverso più canali e più ambienti, cosicché quello scolastico è uno dei canali e non sempre il più importante. La ragione sta nel fatto che la cultura è qualcosa di più complesso della mera acculturazione scolastica, tanto è vero che prima di parlare di cultura si dovrebbe definirla nel modo più rigoroso possibile.

Alla bisogna ci soccorre l’antropologia, la disciplina che studia le culture con i loro processi di formazione, le loro dinamiche evolutive, le interazioni, a volte cooperative ed a volte conflittuali, tra le stesse culture. Ad esempio, nel loro libro “Antropologia culturale” Carole Ember e Melvin Ember mettono in guardia dal confondere la cultura in senso antropologica (quella che qui va considerata) con la cultura intesa come insieme di conoscenze. Così, secondo l’antropologia il concetto di cultura si riferisce al complesso dello stile di vita di una società considerata nella sua interezza e non solo a quei tratti che essa considera più alti, come ad esempio ciò che si impara in un corso di studi. Di fatto, in antropologia, ma anche in sociologia e in economia politica, la cultura è definita come un insieme di comportamenti socialmente condivisi nei diversi ambiti funzionali di una società. Il fatto è che nelle diverse società ci sono ambiti funzionali le cui regole comportamentali possono essere diverse da società a società. Ad esempio, si pensi alla famiglia che è l’ambito fondamentale in cui avvengono i primi processi di ac-

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culturazione e di socializzazione. All’interno di essa il giovane impara regole sociali che fanno parte di un insieme di regole tra loro coerenti. Ci sono modelli comportamentali che si formano spontaneamente in certi gruppi sociali acquistando una cogenza tale per cui nessun membro di quella società pensa di violarle. Nelle scienze sociali tali regole sono definite come “istituzioni”. Nel contempo le società anche appena evolute prevedono che vi siano ambiti la cui regolamentazione è imposta dallo Stato. Allora, il giovane immigrato può trovarsi nella situazione di dover vivere in più di una dimensione socializzante, dovendo ubbidire a una duplicità di regole sociali a volte tra loro confliggenti. Ecco, allora, che l’imposizione della cittadinanza a giovani che sono chiamati a vivere due dimensioni istituzionali che possono essere confliggenti non produce certo quella integrazione che si auspica, ma una disintegrazione cognitiva, tanto da assomigliare ad una azione di imperialismo culturale. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

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confindustria belluno dolomiti

il direttore ferrazzi

Meccatronica, al via nel 2020 il nuovo corso a palazzo Bembo

«Dobbiamo collaborare con le università per evitare il declino»

Già chiesta una deroga al numero minimo di iscritti per l’attivazione di un Its Berton: «Bisogna puntare sulle competenze per il futuro delle nostre imprese»

BELLUNO. Dal dopo Vajont al 4.0, il mondo industriale bellunese ha cambiato dna. E Confindustria intende seguire questa evoluzione: «A pochi giorni dall’anniversario della tragedia del Vajont», afferma Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti, «va ricordato che l’industrializzazione della provincia deve molto alle misure che ne sono seguite, ma è stata possibile anche perché qui c’era un bacino di manodopera poco qualificata cui attingere. In questo momento storico, però, la globalizzazione e la trasformazione tecnologica stanno ridisegnando velocemente la geografia economica internazionale: a crescere sono le aree più sviluppate e innovative, soprattutto urbane, dove si concentrano ricchezza e competenze. Nuove tecnologie e livello di istruzione dei lavoratori sono comple-

BELLUNO. L’ultimo appello in

ordine di tempo è arrivato dalla sezione delle industrie metalmeccaniche che pochi giorni fa si è riunita a Palazzo Doglioni Dal Mas: le aziende del territorio hanno bisogno di profili tecnici specializzati altrimenti addio turn-over e quindi capacità di competere, resistere ed esistere. Da qui la proposta di Confindustria Belluno Dolomiti: quella di accelerare sulla costituzione di un Polo meccatronico dolomitico, in particolare di un percorso post-maturità con l’attivazione di un Istituto tecnico superiore (Its). Parliamo di una Scuola Speciale di Tecnologia post-diploma, che si configura come un “piccolo politecnico” specializzato sulla meccatronica, con una offerta formativa di 2 mila ore (di cui la metà in azienda) e dall’attività didattica fortemente improntata a lavori di progetto, simulazioni di casi, laboratorio e teamworking. Proprio su questo fronte, il 24 ottobre la presidente degli industriali bellunesi Lorraine Berton si incontrerà con Luigi Rossi Luciani, presidente della Fondazione Its Meccatronico Veneto. «Creare opportunità sul territorio bellunese deve essere il nostro imperativo. Le aziende continuano a chiederci di intervenire e di fare da raccordo con il mondo delle Istituzioni», spiega Berton. «Adesso però è giunto il momento di premere sull’acceleratore e fare appello a tutti i livelli istituzionali, alle scuole e alle famiglie».

Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti

Con l’inizio dell’anno scolastico, poco meno di tre settimane fa, era stata la stessa presidente Berton a scrivere una lettera aperta agli studenti bellunesi e a diffonderla via social, raggiungendo oltre 5 mila studenti. «Avevo

«Creare opportunità per i giovani bellunesi deve essere il nostro imperativo» voluto sottolineare come le nostre imprese siano sempre alla ricerca di giovani competenti e preparati. Il mio era un invito a studiare, a formarsi seguendo le proprie inclinazioni e aspirazioni, ma a te-

nere presente che questo territorio può offrire tanto. Siamo tra le province più manifatturiere d’Italia e d’Europa. In particolare, ho ricordato alle ragazze che la formazione tecnica non è una prerogativa maschile e, più in generale, che non è un sapere di serie B, anzi», ricorda Berton. Proprio per trattenere cervelli e mani sul territorio, Confindustria sta portando avanti tutta una serie di azioni: dal Digital innovation hub Belluno Dolomiti con sede a Feltre alla scommessa di una Business School a Belluno, passando per le iniziative della società Reviviscar, dall’occhialeria al metalmeccanico passando per il turismo. «Abbiamo aperto numerosi fronti, perché crediamo

che la vera sfida cui è chiamato questo territorio è quella delle competenze. È un momento delicatissimo di transizione per le nostre imprese che hanno fame di nuove professionalità, spesso declinate in chiave digitale», prosegue Berton. Basti solo citare il caso della Sinteco di Longarone, azienda leader nel settore e tra le più innovative d’Italia, che ha creato un’Academy interna. Proprio oggi – tra l’altro – scadono le candidature per entrare a farne parte. Contemporaneamente l’associazione sta lavorando alle iniziative nelle scuole con il suo Gruppo Giovani, guidato da Marco Limana. Il programma 2019-2020 è ricco e presto saranno comunicate le prime iniziative. Quanto all’istituzione di un Its Meccatronico, Berton ci crede: «Vogliamo iniziare con l’anno scolastico 2020-2021. Abbiamo già fatto i passaggi necessari con l’Ufficio scolastico provinciale e la nuova dirigenza dell’Itis Segato», spiega Berton, «che, attraverso gli Stati Generali della Montagna, ha chiesto anche una deroga al numero minimo di iscritti per l’attivazione di un Its: «È il solito discorso: non abbiamo gli stessi numeri di Padova o Treviso, ma le nostre aziende hanno le stesse esigenze, se non maggiori. La meccatronica mette insieme più discipline come la meccanica e l’elettronica, comparti che in provincia hanno un innegabile peso specifico», la conclusione di Berton. — F.S.

a belluno

in centro

Domenica l’open day della Croce Rossa

Merce nel passeggino denunciata per furto

BELLUNO. Domenica, dalle

BELLUNO. Ieri attorno alle 13 i carabinieri, a conclusione delle indagini, hanno denunciato in stato di libertà, per il reato di furto, F.M. classe 89, cittadina rumena residente nel bellunese. La donna, in mattinata, alle 10.40 circa, dopo avere occultato merce varia per un valore complessivo di 150 euro circa, ha oltrepassato senza pagare le casse del grande magazzino Ovs, in Piazza dei Martiri.

10 alle 17, nella sede di via Bortotti 7, si svolgerà l’Open Day della Croce Rossa Italiana. La giornata si aprirà con l’enunciazione dei principi della Croce Rossa internazionale, cui seguiranno l’allestimento di una tenda per l’emergenza e l’inaugurazione di una nuova ambulanza. Si terranno, inoltre, lezioni gratuite di disostruzione pediatrica e di rianimazione

cardiopolmonar. Verso le 13.30, un rinfresco e, a seguire, l’estrazione della lotteria solidale, il cui ricavato sarà devoluto interamente all'area sociale del comitato per sostenere le famiglie in difficoltà. Durante tutta la giornata le infermiere volontarie effettueranno la misurazione dei parametri vitali ( pressione, glicemia); anche i bambini saranno intrattenuti da volontari con giochi e attività di truccabimbi. —

La donna è stata bloccata dal personale addetto alla vigilanza. La refurtiva è stata recuperata e restituita al personale in servizio all’Ovs. Procede la stazione cc di Belluno. La donna ha nascosto la merce nel passeggino che utilizzava per il figlio minore. Gli articoli asportati sono: tre profumi un paio di occhiali da sole da ragazza e alcuni capi da abbigliamento sempre per ragazza. —

Andrea Ferrazzi

mentari». Ora più che mai, quindi, a fare la differenza è il fattore conoscenza: «Per evitare il declino industriale che già ha colpito molte zone in giro per il mondo, il Bellunese, come molte aree montane, deve investire non solo nelle infrastrutture fisiche, ma anche nelle autostrade della conoscenza, mettendosi in rete con i migliori centri universitari, di alta formazione, di ricerca. Noi lo stiamo facendo». —

sbocchi lavorativi

Una figura ricercata da tutte le aziende BELLUNO. Tanti gli sbocchi la-

vorativi. In questo preciso momento storico la figura di un tecnico meccatronico professionista è tra le più richieste, un giovane che abbia concluso un percorso simile può lavorare ovunque. Ad oggi, infatti, sono pochi gli specialisti del settore, mentre molto alta è la richiesta di queste figure negli organici aziendali. Ciò non è difficile da credere se si considera che questa professione

raggruppa in una sola figura tre differenti esperti. Questi sarà infatti capace di lavorare con apparecchi elettronici, ma anche software informatici e ovviamente sistemi meccanici. Questi tre ambiti confluiscono in un unico operato che comporta un valore aggiunto immenso per un’azienda: velocizzare e aumentare la produzione, limitare i costi, avendo sotto controllo il funzionamento corretto di questi macchinari. —


REGIONE

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il welfare del veneto

Sanità, boom privato I medici contro Zaia La Regione: tagliati 100 milioni di rimborsi Guerra di cifre tra Benazzato (Anaao) e il direttore Mantoan Cgil: le liste d’attesa nel pubblico spingono altrove i pazienti Filippo Tosatto VENEZIA. Se la salute non ha

prezzo, la sanità in Veneto è un business ingente che calamita l’80% del bilancio regionale – 10 miliardi nell’anno in corso – alimentando un’offerta privata in forte espansione. A riguardo, l’Anaao Assomed, il sindacato maggioritario tra i medici ospedalieri, fa la voce grossa: «Zaia e la Lega stanno privatizzando il servizio pubblico favorendo il trasferimento di attività sanitarie e sociosanitarie dal pubblico ai soggetti accreditati, ai quali è garantito un “paracadute” che azzera o quasi il rischio di impresa grazie ai rimborsi erogati dalla Regione», è l’accusa del segretario Adriano Benazzato. I MODELLI A CONFRONTO

È davvero così? Sul versante dell’incidenza privata, il ministero della Salute, colloca il Veneto in posizione medio-bassa nella graduatoria nazionale, alle spalle di Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna. E il governatore Luca Zaia ne fissa ufficialmente al 12% la percentuale complessiva, «la più bassa d’Italia», assai lontana dal 40% del modello lombardo. «Sanità pubblica e privata non de-

vono competere ma collaborare, ciascuna con compiti precisi», ha dichiarato a riguardo il top manager regionale Domenico Mantoan «attualmente il privato ospedaliero rappresenta il 18% dei posti letto in Veneto, gli abbiamo affidato settori ben definiti, in particolare l’ortopedia, la chirurgia, la riabilitazione; in alcuni casi fa anche da presidio ospedaliero di zona. La Regione fissa budget e tariffe certe, con pagamento delle prestazioni entro 60

Il Balbi: «I posti letto accreditati alle cliniche rappresentano il 18%» «No, siamo già al 24%» giorni, verificando l’appropriatezza del servizio. Dal 2010 al 2019 abbiamo ridotto di un centinaio di milioni l’esborso nei loro confronti che oggi ammonta a mezzo miliardo». Sui numeri assoluti, tuttavia, c’è totale disaccordo. AMBULATORI E RICOVERO

«I valori privati, da dieci anni a questa, sono raddoppiati, raggiungendo il 28% per l’attività ambulatoriale e il 24% per l’attività di ricovero, so-

no dati Agenas», incalza Benazzato citando l’agenzia-braccio operativo del ministero della Salute. E affonda il colpo addebitando all’amministrazione la «riduzione volontaria del personale pubblico in servizio». «Accuse assurde, cifre prive di ogni fondamento», ribattono a Palazzo Balbi, annunciando a breve un report dettagliato sull’argomento. CAMICI BIANCHI IN FUGA

Aldilà dei battibecchi, il quadro che emerge legittima seri motivi di preoccupazione. A cominciare dalla scarsità di specialisti ospedalieri in svariate discipline, che affonda le radici in un’errata programmazione statale – l’insufficienza di borse di studio a fronte del completamento della formazione pluriennale post laurea quale requisito per l’assunzione nel servizio nazionale – e si riverbera in più direzioni. Anzitutto, le crescenti difficoltà nell’erogazione delle cure: negli ospedali nostrani mancano all’appello 1300 camici bianchi, con picchi di criticità tra i medici di pronto soccorso, i pediatri, gli internisti, gli anestesisti, i chirurghi. Una sofferenza acuita dall’esodo di molti professionisti; delusi (e a volte stremati) dalla sani-

Èquipe in sala operatoria: nel circuito ospedaliero de Veneto le figure chirurgiche scarseggiano sempre più

tà pubblica, allettati dalle sirene private, assai più remunerative e molto meno esigenti in materia di orari quotidiani e turni di copertura.

Sul pronto soccorso convenzionato per codici bianchi e verdi è già polemica

IL PARADOSSO DEI TICKET

Così, l’esodo dalle corsie, costringe la sanità regionale ad esplorare soluzioni d’emergenza – l’assunzione di specializzandi, il reclutamento di pensionati, i contratti autonomi – e accresce, nel sentiment collettivo, l’attrattività dell’offerta privata, capace di garantire ai pazienti (a quelli dotati di quattrini, almeno) tempi certi e ridotti, fino a rivelarsi – i paradossi di un welfare pasticcione – concorrenziale persino sul piano tariffario in presenza di esami gravati dal ticket. «Nel

2014 una visita ortopedica nel pubblico richiedeva in media 36 giorni d’attesa, oggi sono 57», documenta uno studio della Cgil «nel privato a pagamento, invece, i giorni scendono a 6 e in intramoenia, cioè nel privato accreditato, diventano 27». Nel frattempo i poliambulatori spuntano ovunque come funghi dopo un temporale: nel Veneziano, ad esempio, il loro numero è triplicato nell’ultimo quinquennio. È tutto? Quasi. Per alleggerire la pressione

il danno e la beffa

dopo la carica dei 6 mila aspiranti infermieri

Azienda Zero lancia la maratona dei manager Ora si cercano 33 dirigenti e i bandi calamitano candidati da tutta Italia Sindacati dubbiosi circa l’esito finale delle prove VENEZIA. Si è appena conclu-

so il maxi concorso per infermieri indetto da Azienda Zero – che ha visto partecipare, al Kioene Arena di Padova, oltre 6 mila candidati provenienti da tutta Italia – e già la governance della sanità venera si trova ad affrontare un altro concorso per dirigenti delle professioni sanitarie. Questa volta si tratta di 33 posti per dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche allo scopo di dare attuazione a quanto previsto dal Piano socio-sanitario e dagli atti aziendali autorizzati dalla Regione; l’ultimo concorso espletato a livel-

Gli aspiranti infermieri in coda per il maxi concorso allestito a Padova

sull’ospedale cittadino, l’Ulss di Treviso ha annunciato l’apertura di un nuovo pronto soccorso nella casa di cura Giovanni XXIII a Monastier, un “privato accreditato” al quale saranno delegati i soli codici bianchi e verdi, che tuttavia rappresentano l’80% degli accessi: «È l’attività più remunerativa e meno rischiosa perché limitata soltanto ai “pazienti non critici”. Ma questo non è un pronto soccorso, è altra cosa», punge ancora Benazzato; che ne ha anche per i colleghi “generalisti”: «Stiamo parlando di attività sanitaria che dovrebbe essere trattata negli ambulatori dei medici di famiglia, già remunerati a tale scopo dalla Regione con la quota capitaria annuale». —

lo veneto su questa figura nel 2015 aveva coinvolto oltre 500 candidati. Nelle prossime settimane seguirà un’altra procedura per la dirigenza delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Tre le prove a cui saranno chiamati i candidati: prova scritta (relazione su argomenti inerenti la funzione da conferire e impostazione di un piano di lavoro o soluzione di una serie di quesiti a risposta sintetica nelle materie inerenti al profilo a concorso), prova pratica (utilizzo di tecniche professionali orientate alla soluzione di casi concreti) e prova orale (colloquio nelle materie delle prove scritte, con particolare riferimento alla organizzazione dei servizi sanitari, nonché su altre materie indicate nel bando di concorso).

Nell’ambito della prova orale sarà accertata la conoscenza dell’ inglese e la conoscenza dell’uso di apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse. La prova potrà altresì concernere elementi di organizzazione del sistema sanitario regionale. Le figure richieste nello specifico? Ulss Dolomiti 1; Marca Trevigiana 8, Serenissima 4, Polesana 2, Euganea 6, Pedemontana 2, Berica 2, Scaligera 1, Azienda ospedaliera di Padova 3, Azienda ospedaliera Integrata di Verona 4. Che dire? L’impegno di Azienda Zero è fuori discussione, i dubbi - espressi a voce alta dai sindacati di categoria - riguardano l’esito finale, cioè la possibilità effettiva di reclutare tra la moltitudine dei candidati una dotazione di personale sufficiente a tappare le falle. —

Con i camici bianchi “a gettone” la spesa pubblica raddoppia Che succede quando un ospedale si ritrova privo un numero di specialisti sufficienti a soddisfare la domanda? Deve acquistare prestazioni “a gettone” all’esterno, con un aggravio di spesa fino al 200%. Un esempio concreto. Mediamente un pediatra (figura di cui c’è particolare carenza) costa alla sanità pubblica circa 70 mila l’euro l’anno a fronte di 1600 ore di lavoro svolto: il costo orario effettivo si aggira intorno ai 45 euro. In assenza di personale dipendente, il manager deve rivolgersi a medici che operano altrove: se si tratta di dipendenti pubblici, saranno retribuiti con 60 euro l’ora (è la tabella professionale nazionale) in caso di privati, il compenso sale a 100-120 euro. Il danno e la beffa, già.


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Attualità

Lunedì 30 Settembre 2019 www.gazzettino.it

L’intervista Luca Coletto uca Coletto, alla pari di Alessandra Moretti, ha definitivamente rinunciato al trattamento indennitario differito, meglio noto come vitalizio. I decreti che danno conto della restituzione dei contributi versati dai due ex consiglieri regionali sono stati pubblicati sul Bur di venerdì, ma mentre la dem è stata eletta al Parlamento europeo, il leghista è uscito dal Governo italiano: dopo 281 giorni da sottosegretario alla Salute, il 58enne è rientrato in Veneto senza paracadute. «Di cosa vivrò adesso? Torno a fare il geometra», annuncia il veronese, non escludendo però la possibilità nel 2020 di ricandidarsi in Regione, dov’è stato assessore alla Sanità dal 2010 al 2018.

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Come ha trascorso questo primo mese da “disoccupato”? «Studiando la migliore formula per aprire un nuovo studio di progettazione con alcuni soci a Verona. Edilizia civile, case per intenderci, il mio vecchio lavoro. Devo ancora ripartire, ma l’idea è che i colleghi disegnino e che io segua l’esecuzione dei lavori: indosserò l’elmetto e andrò in cantiere, come una volta, sono anche bravo sapete?». E la politica? «Rimango un attivista della Lega, di cui sono ancora responsabile federale per la sanità. Per questo ruolo continuo a muovermi su tutto il territorio italiano e quando ci sono problematiche particolari, soprattutto nelle realtà che vanno al voto come prossimamente l’Umbria e l’Emilia Romagna, mi capita di intervenire pubblicamente». Per questo è sempre molto presente anche su Facebook? «La comunicazione è importante, non a caso ha contribuito a far

«Rinuncio al vitalizio e ritorno in cantiere» Sul Bur il decreto che restituisce i contributi `Non più sottosegretario ma sempre leghista all’ex assessore veneto: «Ora farò il geometra» «Non escludo di ricandidarmi alle Regionali»

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del movimento. Detto ciò, non c’è ombra di dubbio che io debba molto al nostro segretario e, ancora prima, a Luca Zaia. Il governatore è stato il mio trampolino di lancio, il mio sano protettore, il mio tutto».

crescere la Lega dal 3% a oltre il 30%. Giro spesso nelle piazze e sento che stiamo andando nella direzione giusta, la gente è stufa della vecchia politica che non propone niente e chiede a gran voce di cambiare registro rispetto all’Europa. Proprio quello che Matteo Salvini aveva iniziato a fare, solo che poi si è trovato tutti contro».

È vero che, in un monocolore leghista al posto del Governo giallorosso, Coletto sarebbe stato il ministro della Salute? «A me non risulta. In ogni caso sono orgoglioso di quello che ho fatto da sottosegretario, come aver scritto il “Patto della salute” dalla A alla Z e averlo consegnato in mano al ministro Giulia Grillo poco prima che saltasse il Gover-

È vero che il suo attivismo social, spesso dedicato proprio a Salvini, sarebbe pura adulazione per futuri incarichi? «Credo di aver dimostrato, in oltre vent’anni da tesserato della Lega, di essere fedele al progetto

no. Si tratta di un testo che, in accordo con le Regioni, indicava diverse delle soluzioni poi ribadite da assessori e governatori nel documento approvato qualche giorno lungo la via intrapresa dal Veneto, affrontando temi come la carenza di specialisti, i fondi integrativi, la medicina di territorio. Mi auguro che il ministro Roberto Speranza ne tenga conto». Visti da dentro, com’erano i rapporti Lega-M5s? «Complicati. Variavano da persona a persona, ma in generale erano faticosi, perché le idee erano disallineate. Per carità, il bello della politica è anche il confronto e certe cose le abbiamo portate a casa, penso in particolare agli sbarchi, per cui sarebbe sbagliato adesso buttare via tutto. Ma a fronte di un contratto, le relazioni dovrebbero filare lisce come l’olio, invece dopo le nomine europee è saltato il banco e Salvini ha fatto bene a rompere». Malgrado l’amaro ritorno all’opposizione? «Non è un ritorno amaro, è coerenza politica. Certo, una cosa rara, soprattutto pensando al comportamento del Pd e dei Cinquestelle e al salto della quaglia di Giuseppe Conte». Si ricandiderà alle Regionali? «Ne parlerò con chi di dovere. Ma sono venuto via da Venezia perché sono stato chiamato a Roma, non certo perché stessi male. Quindi se posso fare qualcosa per la mia gente, ben volentieri».

«RESTO RESPONSABILE FEDERALE SANITÀ E GIRO L’ITALIA, SENTO LA GENTE CON NOI, ALL’OPPOSIZIONE PERCHÉ COERENTI»

CON L’ELMETTO Luca Coletto alla posa di una prima pietra da politico

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«DEVO MOLTO A SALVINI E PRIMA DI LUI A ZAIA, MIO SANTO PROTETTORE LANZARIN NON TEMA: È BRAVA E DEVE RIMANERE DOV’È»

Dunque l’assessore Lanzarin deve già prepararsi a ridarle il posto? «Ma no... Da sottosegretario ho lavorato molto bene con lei. Manuela è brava e deve rimanere dov’è». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Lunedì 30 Settembre 2019 www.gazzettino.it

La guerra del commercio

DOC Il parmigiano, uno dei prodotti di punta del made in Italy a rischio dazi

Dazi Usa all’Europa, rincari fino al 100% allarme made in Italy

europea, infatti, è a sua volta pronta a scatenare una rappresaglia contro gli Usa, visto che il Wto ha dato ragione anche a Bruxelles sugli aiuti giudicati illegali a Boeing. Ma su questa partita il verdetto è atteso non prima della prossima primavera. Per l’Italia gli effetti sarebbero pesantissimi ed andrebbero ad aggiungersi al danno da un miliardo di euro prodotto dall’embargo ai prodotti russi. Il rischio dei dazi - ha avvertito Coldiretti – si abbatte sul record storico del made in Italy negli Stati Uniti che, con un balzo del +8,3% nei primi otto mesi del 2019, sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini europei. Negli Usa quest’anno il made in Italy è cresciuto fino ad ora più del doppio rispetto al mercato mondiale dove l’incremento è stato del 3,4%. «L’Italia - lamenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - rischia di essere ingiustamente anche tra i Paesi più puniti dai dazi Usa per la disputa tra Boeing e Airbus che è essenzialmente un progetto franco-tedesco». La vicenda dazi Usa è entrata di prepotenza anche all’interno del dibattito politico. «Speriamo che non ci siano, però Conte è un genio ed è amico di tutti: ci penserà sicuramente lui» ha ironizzato il leader della Lega, Matteo Salvini. «Questi dazi – ammonisce il presidente del Veneto, Luca Zaia – aggiungono ulteriori difficoltà alla nostra economia e richiedono una chiara presa di posizione da parte del governo». Michele Di Branco

`Dal prosecco al parmigiano Oggi la decisione del Wto sulle tariffe chieste da Trump il timore per le esportazioni

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IL CASO ROMA Il tempo è finito. Questa mattina la World trade organization, l’ente mondiale del commercio, deciderà l’entità dei dazi che gli Usa potranno imporre all’Europa. Il conto rischia di essere salato. Sette miliardi se va

bene, forse dieci. I dazi sono la conseguenza degli aiuti Ue ad Airbus giudicati illegali dalla stessa Organizzazione mondiale per il commercio. Nel mirino della sentenza di Ginevra ci saranno aerei e parti di aerei prodotte in Europa ma, purtroppo, anche altri settori. E in particolare l’agroalimentare. Il presidente

Usa, Donald Trump, dovrebbe dunque incassare un successo che a Washington attendono da almeno 15 anni e l’impatto promette di rivelarsi devastante per l’Europa. Gli aumenti sui prodotti potrebbero arrivare fino al 100% colpendo inevitabilmente anche il made in Italy, come ha sottolineato la scorsa settimana

anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

L’ELENCO L’amministrazione Trump ha già pronta la lista dei potenziali prodotti da colpire e sotto la scure dei dazi potrebbero finire anche marchi doc come, ad esempio, Parmigiano Reggiano, Gra-

na Padano, prosecco e olio d’oliva. Le nuove tariffe potrebbero arrivare già ad ottobre e il rischio è quello di innescare una vera e propria guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico, dopo quella tra Usa e Cina, in un momento di grande preoccupazione per il rallentamento dell’economia globale. L’Unione

BRUXELLES PREPARA LE CONTROMOSSE I RISCHI DI CONTRACCOLPI PER L’ECONOMIA DAL NUOVO FRONTE DOPO QUELLO CON LA CINA

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L’intervista M. Giansanti

«Per l’agroalimentare una tempesta perfetta» obbiamo assolutamente evitare che sul settore agroalimentare italiano si abbatta una tempesta perfetta». Nel giorno della probabile autorizzazione da parte del Wto agli Stati Uniti ad applicare dazi aggiuntivi sui prodotti importati dalla Ue, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, chiede al governo Conte di reagire aprendo una interlocuzione con l’Europa.

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Presidente Giansanti, quali sono le sue sensazioni in queste ore cruciali per la vostra filiera? «Non buone. Ho contatti frequenti con Bruxelles e l’aria che tira è negativa. Nei mesi scorsi ho indirizzato una lettera al presidente della Commissione europea Juncker e alla commissaria Malmstrom per sollecitare l’avvio di un negoziato con l’amministrazione Usa per evitare una guerra commerciale. A questo punto chiediamo una analoga iniziativa urgente da parte di Palazzo Chigi a tutela del nostro sistema agroalimentare, anche perché la decisione finale sui prodotti da sottoporre ai dazi aggiuntivi spetta al presidente Trump, sulla base delle proposte del Rappresentante per il commercio internazionale». Quale potrebbe essere l’impatto sugli affari verso gli Stati Uniti? «Le esportazioni verso quel mercato ammontano a 4,2 miliardi di euro l’anno. Che salgono fino a 5,7 se calcoliamo anche il giro d’affari da 1,5 miliardi del comparto beverage. Per dare un’idea, gli Usa rappresentano il 12% di tutte le nostre esportazioni. Oltre ai formaggi, sono a rischio soprattutto i vini, l’olio d’oliva, gli agrumi, la pasta e i salumi. Con la chiusura del mercato Usa potrebbe verificarsi anche una drastica

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caduta dei valori dei nostri prodotti. E, tra l’altro, i dazi potrebbero scattare con pochi giorni di anticipo rispetto alla Brexit, che potrebbe avvenire senza regole e con tante incertezze per gli esportatori italiani». Nel caso in cui i dazi colpissero in maniera dura, a quali mercati di sbocco alternativi pensate? «Il made in Italy è un marchio vincente ed un numero crescente di consumatori in tutto il mondo riconosce la qualità dei nostri prodotti. Guardiamo in particolare al Messico, all’Australia, alla Cina e alla Thailandia ma per imporci abbiamo assoluto bisogno di mercati aperti e di libera concorrenza: elementi che in grave crisi in questa fase storica dei mercati internazionali». M.D.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimiliano Giansanti

IL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA: «PALAZZO CHIGI APRA IMMEDIATAMENTE UN NEGOZIATO CON GLI AMERICANI»


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Primo Piano

Lunedì 30 Settembre 2019 www.gazzettino.it

La sanità in montagna

La Regione: «Servizi garantiti anche senza risposte da Roma» L’assessore Lanzarin sul caso Auronzo: `«Carenza di personale? Daremo risposte «Non c’è alcun progetto di smantellare» Sull’ambulanza del Comelico c’è un piano» `

IL CASO MONTAGNA BELLUNO Stefano Sulla sanità bel-

lunese, in particolare cadorina, la Regione assicura che i servizi saranno mantenuti e che ogni via è percorribile, se da Roma non ci saranno delle importanti risposte alla carenza di personale, «dovuta all’errata programmazione nazionale». Lo sostiene l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, che replica alle polemiche di questi giorni sul futuro sanitario nella montagna bellunese, soprattutto per quanto riguarda il punto di primo intervento di Auronzo. «Non c’è alcun progetto di smantellare o ridurre servizi – afferma – tantomeno nelle aree di montagna come il Bellunese, delle quali abbiamo sempre rispettato e tenuto in considerazione la specificità come conferma la nostra programmazione. Abbiamo l’obbligo, di fronte ad un panorama come quello attuale in cui la sbagliata programmazione nazionale ci fa misurare non solo con la carenza ma anche con la difficoltà nel reperire personale, di guardare a tutte le strade possibili. A riguardo c’è un documento con proposte condivise da tutte le Regioni, il

«IL VERO PROBLEMA È L’INSUFFICIENZA DI UNITÀ IN ORGANICO: C’È UN DOCUMENTO E IL MINISTRO D’INCÀ SE NE FACCIA GARANTE» Non si può più tergiversare. Giungono attraverso la stampa una serie di notizie che prefigurano un abbandono da parte di varie istituzioni o corpi dello Stato di presidi e attività soprattutto legate alla sicurezza dei cittadini del Bellunese, assistendo ad una continua riduzione di servizio nel campo della sanità, dalla “esternalizzazione” del reparto di Primo Intervento dell’ospedale di Auronzo per l’apertura della gara d’appalto “Europea” del suo passaggio al “privato”, alla notizia della prossima inagibilità dell’ambulanza territoriale dei Vigili del fuoco di Santo Stefano. Vi sono poi altre “piccole” difficoltà che sommate evidenziano come esista una forte distonia tra i proclami di dirigenti e soggetti politici, in primo luogo della Regione Veneto, circa la sostenibilità della sanità in provincia di Belluno. Bisogna ritornare a qualche mese fa, quando in fase di legiferazione del nuovo Piano Socio Sanitario Regionale, le sigle sindacali, in particolare Cgil e SPi Cgil chiedevano due cose: attuazione piena del vecchio Pssr, con particolare attenzione al-

ministro D’Incà se ne faccia garante per il bene del suo territorio». Per Manuela Lanzarin il vero problema sta nella carenza di unità in organico e, di certo, non il disimpegno da parte della Regione. Che, insieme ad altre, non più tardi di giovedì scorso ha elaborato una serie di proposte per risolvere l’emergenza, attraverso provvedimenti urgenti per tamponare l’immediato ed altri mirati ad una soluzione strutturale. «Nel complesso – continua l’assessore – sono tutte soluzioni fattibili che il governo non può non affrontare. Per questo lancio una proposta al ministro: sono disponibile ad un incontro per

illustrare le misure».

IL CASO AURONZO «Per quanto riguarda Auronzo, è nostra priorità non lasciare un’area così importante della montagna bellunese senza un punto di primo intervento. Abbiamo il dovere di garantire il servizio. A fronte di una oggettiva carenza di personale ogni via è percorribile. Se da Roma non ci saranno spiragli importanti per risolvere le difficoltà ormai croniche, che ci impediscono di disporre dei professionisti che ci sono indispensabili, ho tutti i motivi per pensare che l’Usl 1 possa anche scegliere percorsi differenti».

IL CASO COMELICO Dalla Regione giungono rassicurazioni anche per il servizio di ambulanza del Comelico. «La giunta regionale – assicura Lanzarin – sta predisponendo un finanziamento come già fatto a garanzia di servizi omologhi in altre località, non solo dal contesto territoriale ad alta specificità ma anche ad alta valenza turistica». Garanzia che, ieri, all’ora di pranzo, viene anticipata dalle parole del collega di giunta Gianpaolo Bottacin. «La soluzione è già stata individuata – afferma l’assessore alla protezione civile – mentre qualcuno parla sul giornale, qualcun altro risolve. Sottolineo

LE RASSICURAZIONI Manuela Lanzarin con Luca Zaia: «La Regione non ha alcun progetto di smantellare i servizi sanitari»

Santo Stefano

«I pompieri ci sono perché c’è l’ambulanza: cosa accadrà ora?» Sull’ambulanza e sulla caserma dei vigili del fuoco la minoranza consiliare di Santo Stefano è un fiume in piena. È il consigliere Daniele Zandonella ad esprimere chiaramente quello che ormai in molti danno per scontato: «L’ambulanza, come noto, non esiste perché ci sono i pompieri, sono i pompieri che esistono perché c’è l’ambulanza, e con la sporca mossa del taglio, nel breve futuro, con la giustificazione del crollo degli interventi dei vigili del fuoco ne giustificheranno la chiusura del distretto». Con l’inevitabile trasferimento dei pompieri al distaccamento di Pieve di Cadore. Parole che pesano e fanno riflettere sulla

necessità di non perdere nemmeno uno dei pochi vitali servizi sopravvissuti all’indiscriminata logica dei numeri. Ma la prima lunga domenica dell’autunno comeliano comincia con l’affondo del capogruppo all’opposizione che riposiziona il baricentro dell’operazione sulla nuova caserma dei vigili del fuoco all’interno dell’eredità lasciata dalla compagine della sindaca Alessandra Buzzo. «L’intervento dell’attuale vicesindaco – esordisce Roger De Bernardin – è fuori luogo, in quanto la passata amministrazione aveva già concordato con il comandante

dei vigili del fuoco la posizione della nuova caserma all’interno della Carlo Calbo. Si trattava solamente di vedere quale parte del complesso fosse migliore per l’operatività». L’esponente di R-esistere svela, inoltre, un particolare finora rimasto chiuso nei palazzi comeliani: «Bisogna ricordarsi sempre che San Nicolò, nella cui amministrazione c’era l’attuale assessore di Santo Stefano Elisa Bergagnin, ha spinto per portare il distaccamento nel proprio territorio comunale». A sbloccare l’iter, fermo un anno fa al Viminale, è stato il contatto importante, durante i giorni di Vaia, tra Alessandra Buzzo e il comandante dei vigili

del fuoco che ha gestito l’emergenza e che, diventato poi comandante generale, ha potuto testimoniare a Roma l’operatività del servizio prestato, con grande professionalità e competenza, dai vigili del fuoco comeliani. «Da questo passaggio importante – conclude De Bernardin – è arrivato il via libera del ministero e non da altri». Stamattina, intanto, il consigliere regionale Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) presenterà un’interrogazione scritta al governatore Luca Zaia sulla situazione della sanità ad Auronzo e sull’ambulanza del Comelico. Y. T.

L’intervento Cgil e Spi Cgil non vogliono sentire proclami

Non è più il tempo di tergiversare: servono decisioni vere per il territorio le “medicine del Territorio” e garanzie di maggiore spesa sulla sanità. Non ci convinceva, e le notizie attuali ci stanno dando ragione. L’idea poi che ad “invarianza” di risorse, così cita il nuovo Pssr, si potessero ottenere seri miglioramenti della sanità, continua ad apparirci poco se-

DE CARLI E GENTILIN: «QUESTE DIFFICOLTÀ EVIDENZIANO LO SCARSO INTERESSE VERSO I VERI PROBLEMI DELLA MONTAGNA»

ria. Oggi quindi siamo più certi nel dire che l’operazione “Sanità” nel Veneto e sicuramente in provincia di Belluno assume più la caratteristica di propaganda elettorale che quella della concretezza realizzativa. Quest’anno abbiamo tentato di intervenire nei confronti della stessa Usl 1 per verificare quali soluzioni si fossero messe in opera per dare effettiva attuazione alle linee guida del nuovo Piano Socio Sanitario. Da subito si è palesata la carenza del personale, in particolare medico- specializzato, e come questo fattore diventa scusante per un cambiamento di indirizzo sulla gestione futura del servi-

LA DELEGATA Maria Rita Gentilin (Spi Cgil) referente per la sanità

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zio sanitario in provincia di Belluno. Ma se si deve appaltare il Pppi di Auronzo per carenza di medici, allora quali medici verranno utilizzati dalla ditta appaltante? Abbiamo la sensazione che si vada verso uno scadimento della qualità del servizio, per i dati in nostro possesso anche ad una riduzione del costo del personale eventualmente utilizzato e soprattutto verso una deresponsabilizzazione del ruolo pubblico, che rischia di passare la mano all’azione del privato che come è noto agisce con logiche di profitto e non di assistenza generale. Ed è preoccupante che si lasciano in difficoltà le parti alte della

che si tratta di un servizio che era erogato dallo Stato, da cui dipendono i vigili del fuoco. Adesso lo Stato per continuare a erogarlo chiede le risorse alla Regione: autonomia al contrario». Sui dettagli dell’operazione non trapela nulla di più, tantomeno in Comelico, dove però, attraverso il vicesindaco di Santo Stefano, Francesca Dellamore, si conferma che «la soluzione è stata trovata, con il lavoro di tutte le parti in causa». Yvonne Toscani

«NEL COMPLESSO ABBIAMO SOLUZIONI CHE RITENGO FATTIBILI E IL GOVERNO NON PUÒ NON AFFRONTARLE»: PROPOSTO UN INCONTRO provincia, proprio quelle che avevano insistito, per il tramite dei loro amministratori locali, per esigere il diritto alla “Golden Hour”, per la garanzia di salvezza entro la prima ora nei casi di eventi a rischio. E qui ci rivolgiamo a questi stessi amministratori, non solo del Comelico e Agordino, ma tutti insieme; come si può oggi non dare corpo a una protesta per quanto sta succedendo. Insieme, dobbiamo dire che non ci serve un’operazione di imbonimento da parte della Regione che peraltro non esclude, come si legge nelle dichiarazioni dell’Usl 1, su possibili ulteriori identiche operazioni in altri servizi della Provincia. Serve invece che su medici, personale ospedaliero o nelle strutture della medicina del territorio si prendano decisioni vere, si dia garanzia anche ai territori di montagna perché possano avere un servizio sanitario governato con la qualità della mano pubblica. Mauro De Carli segretario Cgil Belluno Maria Rita Gentilin segretaria Spi Cgil e delegata sul Socio Sanitario


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Nordest

LA PRESIDENTE DEL SENATO PREMIATA A VICENZA Maria Elisabetta Alberti Casellati ha ricevuto l’omaggio dell’Automotoclub storico italiano per il motorismo storico: «Un patrimonio storico, culturale, tecnologico che non ha pari al mondo».

Lunedì 30 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Scippato il dossier Pfas, bufera in Regione Studio pagato da Palazzo Balbi anticipato da M5s. La capogruppo `La prof Paradisi all’assessore Bottacin: io ingenua ma corretta Baldin contattata su Fb da un ricercatore: fidanzato con sua cugina tutto questo pasticcio dovuto alla «spregiudicatezza» dei grillini

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lo i pentastellati Erika Baldin, Manuel Brusco, Simone Scarabel, Sonia Perenzoni. E da lì scoppia il putiferio, con l’ex consigliera comunale di Montecchio Perenzoni (la grillina denunciata dalla Regione per aver postato un video su Fb in cui accusava Palazzo Balbi di aver «murato una discarica» con la Pedemontana) che accusa la giunta di non essersi attivata a sufficienza sui Pfas, quindi Bottacin a distanza che replica ricordando ai grillini che il “loro” ministro Costa non ha ancora messo i limiti alle sostanze perfluoroalchiliche, poi la capogruppo Baldin che accusa l’assessore di non aver letto i documenti invitandolo a scusarsi con l’Università, fino all’ultimo botta e risposta tra la professoressa Paradisi e Bottacin che si dice pronto a interessare il Magnifico Rettore.

IL CASO VENEZIA Uno sgarbo alla Regione Veneto? Una scorrettezza istituzionale? O, più banalmente, una ingenua gaffe dei professori? Da martedì scorso, quando a palazzo Ferro Fini si è tenuta un conferenza stampa organizzata dal Movimento 5 Stelle per illustrare i risultati di una ricerca sui Pfas effettuata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, sull’asse Regione-Bo è scoppiato il putiferio. Perché la ricerca è cofinanziata dalla Regione, 35mila euro su fondi europei Fse, e la Regione, nella persona dell’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, non si aspettava di essere scavalcata e beffata. Della serie: io Regione ti affido un lavoro e tu vai a presentarlo in una conferenza stampa di un gruppo di opposizione che poi accusa me, Regione? Appunto, sgarbo e scorrettezza: questo sostiene Bottacin che pure minacciava - ma è una minaccia che non regge - di non pagare più il lavoro. Tant’è, dopo sei giorni di scambi di accuse e un carteggio alto così, ieri sono stati chiariti i termini della vicenda. Con i prof che avrebbero rimarcato la propria assoluta correttezza, ammettendo sì l’«ingenuità politica», ma accusando anche i Cinquestelle di «spregiudicatezza». E si è pure capito com’è nato questo pasticcio.

SVILUPPI

AL FERRO FINI Da sinistra i ricercatori Cristina Paradisi e Mirko Magarotto e i consiglieri regionali M5s Erika Baldin e Manuel Brusco

PARENTI La domanda è: come mai l’Uni-

NEL MIRINO IL TEAM DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA: «MA NON C’ERANO VINCOLI DI RISERVATEZZA»

ASSESSORE Gianpaolo Bottacin (Lega)

versità di Padova si affida a un gruppo di opposizione, e non all’istituzione regionale che le ha dato l’incarico, per anticipare l’esito del “Progetto WaterPlas”? Legittimo, sia chiaro, ma inconsueto. Interpellata, la capogruppo del M5s Erika Baldin spiega: «Sono stata contattata su Facebook da uno dei ricercatori, Mirko Magarotto. Aveva letto che ero attiva sul tema dei Pfas e mi ha parlato della ricerca». Mirko Magarotto è fidanzato dal 2010 con Elena Baldin, cugina della capogruppo M5s in Regione. «Sì, Elena è mia cugina ma non la vedo da anni - dice Erika Baldin - Il suo fidanzato mi ha contattato

via Fb, poi ci siamo sentiti al telefono. La prima volta che ci siamo visti è stato martedì alla conferenza stampa a Palazzo Ferro Fini. Io e lui non siamo parenti, non vedo cosa c’entri tutto questo». Tant’è, saputo della ricerca, Erika Baldin contatta la professoressa Cristina Paradisi. La quale, pensando di andare a parlare “in Regione” - anche perché l’invito le sarebbe stato presentato dalla Baldin in quanto membro del consiglio regionale e non di un partito - accetta di andare a illustrare gli esiti di WaterPlas, una tecnologia che riuscirebbe ad abbattere il 90% dell’inquinamento da Pfas. Al Ferro Fini si presentano così i ricercatori Paradisi, Magarotto ed Ester Marotta. Al tavo-

I numeri

2013 L’anno in cui una ricerca del Cnr rivela la presenza di Pfas

13 I Comuni nell’area rossa a Vicenza, Verona, Padova, Rovigo

0 Il limite posto dalla Regione Veneto nel 2017

L’Università getta acqua sul fuoco, rimarcando da un lato che se può esserci stata ingenuità politica - come peraltro ammesso dalla stessa Paradisi in una lettera a Bottacin - da parte di ricercatori e docenti nel partecipare a una conferenza stampa che è poi stata strumentalizzata, dall’altra parte il progetto in questione non aveva vincoli di riservatezza, tanto che l’assessore si riferisce a un’altra ricerca i cui risultati sono tuttora sotto vincolo. Le ricerche sui Pfas commissionate dalla Regione, infatti, sono tre: una all’ateneo di Verona e due a Padova. Di queste due, solo quella affidata al professor Tapparo è riservata, quella della Paradisi non aveva il vincolo di segretezza. Come finirà? Ammessa l’”ingenuità politica” e accusati i grillini di «spregiudicatezza», i rapporti tra prof e assessore dovrebbero appianarsi. Quanto a quelli tra Lega e M5s, la campagna elettorale non è ancora iniziata. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marmolada, “Requiem” per pochi «Il ghiacciaio sta scomparendo»

LE ASSOCIAZIONI La protesta è stata promossa, fra gli altri, da Mountain Wilderness, Peraltrestrade Dolomiti, Italia Nostra Belluno, Free Rivers Italia, Libera Cadore

re per contrastare i cambiamenti climatici sul pianeta».

rapporti, ma veramente vorrei capire dove vogliono andare a parare». De Bernardin riferisce poi gli studi di vari glaciologi: «Si sa che nel Medioevo il ghiacciaio della Marmolada non esisteva. Si è formato successivamente, verso il ‘700, per poi iniziare a regredire a fine ‘800. Sino ad oggi quando si parla di solo una ventina di anni di vita. Alla luce di ciò, quindi, potremmo essere di fronte a cicli fisiologici che comporteranno la sua riformazione tra molto tempo, quando le nostre generazioni non ci saranno più. Certo è un peccato vedere la cima sempre meno imbiancata da neve e ghiaccio e certo il turismo potrebbe risentirne. Sta a noi individuare il giusto percorso per cercare di salvare capra e cavoli». Raffaella Gabrieli

LA MOBILITAZIONE ROCCA PIETORE (BELLUNO) Requiem per il ghiacciaio della Marmolada che sta scomparendo a vista d’occhio. Nel contesto del circuito FridaysForFuture, ambientalisti mobilitati a difesa della regina delle Dolomiti. In campo, quindi, attivisti delle associazioni Mountain Wilderness, Peraltrestrade Dolomiti, Italia Nostra Belluno, Free Rivers Italia, Libera Cadore, Giovani e amanti della montagna. Il ritrovo alla diga di passo Fedaia - suddiviso così come la cima tra i Comuni di Rocca Pietore e Canazei e tra le province di Belluno e Trento - è stato seguito dalla salita dei partecipanti al rifugio Pian dei Fiacconi. «Siamo stati pochi ma buoni - il commento ironico del gruppo - ma il messaggio speriamo sia chiaro: lotta-

GLI ATTIVISTI «Il ghiacciaio della Marmolada sta svanendo - sottolineano gli attivisti di Mountain Wilderness -, è sotto gli occhi di tutti. Ma nonostante questa ormai evidente realtà si stanno riversando sulla vetta speculazioni e tentativi di assalto che hanno dell’incredibile. Il tutto avviene in assenza di un piano che riqualifichi la montagna intera, anche dal punto di vista paesaggistico. Invece di investire in cultura e storia, anche in Marmolada si tenta di potenziare la rete impiantistica, costruire grandi terrazze panoramiche in quota. Ecco che anche attraverso questa iniziativa le associazioni aderenti alle giornate di mobilitazione internazionale chiedono al mondo politico che

ogni investimento sulla Marmolada porti piena coerenza con i principi ispiratori del piano di gestione 2040 di Dolomiti Unesco. Un percorso, frutto di un iter partecipativo di portatori d’interesse, che pone l’accento sulla sostenibilità dello sviluppo quale grande sfida per la gestione delle nostre montagne e che non può realizzarsi senza prendere consapevolezza e accettare i limiti entro cui esercitare l’azione umana».

A ROCCA PIETORE Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore devastato da Vaia, è anche operatore turistico proprio al passo Fedaia. «Sinceramente - afferma - mi aspettavo una partecipazione più massiccia. Un’iniziativa sotto tono che non ho ben compreso. Qual era il fine ultimo degli ambientalisti? Protestare contro i progetti della

AMBIENTALISTI CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO. IL SINDACO: «INIZIATIVA SOTTO TONO E NON CAPISCO PERCHÉ ATTACCARE LA FUNIVIA»

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famiglia Vascellari proprietaria della funivia che sale da Malga Ciapela o della società gardenese che vuole rifare l’impianto che sale a Pian dei Fiacconi? Oppure vorrebbero la cancellazione di tutti gli impianti tout court? Non sono polemico, tanto più che con Mountain Wilderness ho buoni

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16 Provincia VICENZA

IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 30 Settembre 2019

CRONACHEDELLAPROVINCIA

MONTECCHIO. Lavoriprontialviaconcantierediunannoperunintervento delConsorzioAltapianuravenetasu3chilometriemezzofinoaSovizzo

ARZIGNANO. Domani

AlMattarello ilviaufficiale all’università adulti e anziani

Leprofondetane create dallenutrie mettonoarischio gli argini

Igamberi dellaLouisianache popolanoil Mezzarolocreano criticità

schiera dei Muzzi dove il Mezzarolo confluisce con l’Orna. «Partiremo dalla Carbonara con l’obiettivo di mitigare il problema nella parte più alta e quindi il cosiddetto fenomeno del reflusso delle acque – ha chiarito -. È importante perché abbiamo visto che negli ultimi anni la modalità delle precipitazioni è cambiata e quindi anche noi dobbiamo pensare di agire in maniera diversa». Il costo dell’opera ammonta a 650 mila euro, con finanziamento che proviene dalla Protezione civile nazionale, tramite la Regione, all’interno dei fondi stanziati dopo la tempesta Vaia. «Le opere di manutenzione ha detto Trapula - sono necessarie. Un ringraziamento va al Consorzio per come sta lavorando nei nostri territori». •

Prende il via ufficialmente domani martedì 1 ottobre l’anno accademico 20192020 dell’Università adulti-anziani di Arzignano. È una realtà nata nel 1988 dalla collaborazione tra il Comune di Arzignano e la Fondazione Università adulti-anziani, per offrire ai cittadini un luogo per stringere nuove amicizie e per sviluppare il proprio interesse per la vita sociale. È una scuola senza interrogazioni né esami, con corsi, seminari ed attività creative per stimolare la mente ed accrescere la curiosità. Il tutto è organizzato per fare del corsista un protagonista del proprio cammino formativo e successivamente un cittadino con qualche cosa di specifico da dare. In una parola l’Università adulti-anziani si propone di ridare ai frequentanti, in un arco limitato di tempo, coscienza e nuova capacità di ruolo, a partire dalle ricchezze della loro età. L’anno si apre ufficialmente martedì 1 ottobre al teatro Mattarello, alle 20: andrà in scena la rappresentazione teatrale “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, a cura del laboratorio “I rivà tardi” di Camisano (ingresso libero). L’inizio delle lezioni è previsto il 3 ottobre. • G.Z.

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Gainoe Parisealla presentazione delprogetto. FOTO FADDA

Argini al collasso per nutrie e gamberi Tanescavatesul torrente Mezzarolo Vistalagravitàorasicorreairipari con650milaeuroperretiprotettive Antonella Fadda

Pericolo bombe d’acqua ed erosione degli argini a causa di nutrie e gamberi della Lousiana: partono lavori urgenti al torrente Mezzarolo, fra Montecchio e Sovizzo, per risolvere l’allarme. Il consorzio di bonifica Apv, Alta pianura veneta, mette in campo un progetto di messa in sicurezza. I lavori sono stati presentati in sala civica corte delle Filande ai circa 40 residenti nei cui terreni scorre il corso d’acqua. Erano presenti i due sindaci, il castellano Gianfranco Trapula e il sovizzese

Paolo Garbin, e l’assessore montecchiano Claudio Meggiolaro. A illustrare le opere, che inizieranno l’1 ottobre e dureranno 365 giorni, è stato il progettista e direttore dei lavori Mascia Gaino. «Interverremo su una lunghezza di 3,5 km - ha osservato - posizionando negli argini e nel letto delle “geo reti” in acciaio che verranno ancorate al terreno. Quando la vegetazione sarà ricresciuta non saranno più visibili». Un intervento atteso da tempo a causa dell’erosione degli argini anche per la presenza delle nutrie e dei gamberi rossi della Louisiana che scavano buchi per

Notevolii dannicausati dallenutrie chescavanocunicoliper letane

le tane e creano danni alle pareti dei fiumi. «A differenza di altri interventi, per questi lavori non verranno posizionati i classici sassi - ha proseguito il progettista - perché la zona è soggetta a tutela paesaggistica. Nella parte dell’abitato dove sono stati costruiti i muretti da parte dei privati verranno sistemati e ne verranno realizzati di nuovi dove non presenti». I mezzi di cantiere lavoreranno all’interno della fascia di rispetto senza quindi creare problemi ai campi seminati. Il presidente del Consorzio, Silvio Parise, ha evidenziato l’importanza dell’opera e anche i motivi per cui i lavori inizieranno dalla zona Carbonara, partendo da via Campestrini per poi proseguire in direzione delle vie Carbonara, Riva, Moraron, San Daniele, 4 Novembre per approdare a Pe-


REGIONE

LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO

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Un mondo migliore e più pulito

Segnalateci la vostra iniziativa plastic-free Raccogliamo in un database tutti i progetti, piccoli e grandi. Compilate il breve questionario pubblicato sul nostro sito

Borracce al posto delle bottigliette in azienda (Despar) e a scuola

L’Autorità di Bacino insieme a molti partner utilizza il cosiddetto “spazzino del mare”

Parte la campagna per intercettare i rifiuti nel Po tramite barriere speciali 3&1035"(&

Andrea Rossi l piano è cominciato a metà luglio nel Ferrarese, là dove il Po percorre il suo ultimo miglio prima di sfociare nel mar Adriatico al termine di 652 chilometri lungo i quali ogni anno si porta appresso qualcosa come 4 mila tonnellate di plastica. Sette chili al minuto, se rende meglio l’idea, 465 ogni ora. Una quantità di veleni non più sostenibile per il fiume che tocca quattro regioni e tredici province italiane. Ecco perché due mesi fa è parti-

I

to un piano per provarlo a risanare e, in parallelo, sedimentare buone pratiche di riciclo. Ed ecco perché quel progetto, partito dalla foce del Po, ora approda quasi alla sorgente, a Torino, dove partirà nelle prossime settimane. «Il Po d’AMare» è un progetto pilota voluto dall’Autorità di Bacino del Po e realizzato da Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Corepla (il consorzio per il recupero della plastica) e Castalia, un consorzio che raggruppa 33 armatori. Si basa su una tecnica innovativa per intercettare i rifiuti nel fiume e, in particolare, le plastiche, che verrebbero raccolte, selezio-

Si moltiplicano in tutta la regione le iniziative plastic-free, complice una maggiore sensibilità ambientale legata sicuramente anche ai movimenti Climate Change e alla spinta dal basso che sta attraversando tutta la società in tema di maggiore rispetto per l’ambiente. Strana terra, il Veneto. Leader nazionale sul fronte della raccolta differenziata, all’avanguardia su moltissime iniziative in campo ambientale, capace però al tempo stesso di stipare rifiuti speciali e pericolosi nei capannoni abbandonati, di scavare buche per

nate e avviate al riciclo. È uno dei primi tentativi al mondo di disinnescare una delle più pericolose minacce che incombono sui corsi d’acqua. Per esempio a Torino, ogni giorno, trasportati dalla corrente, arrivano da Sud circa 20 chilogrammi di piccoli frammenti che diventano 3 mila, cioè 3 tonnellate, quando il Po abbandona la provincia ed entra nel Vercellese. Lo testimoniano i dati sul monitoraggio delle microplastiche nelle acque fluviali, il primo studio di questo genere in Italia nonché uno dei primi al mondo, diffuso nelle scorse settimane. Sono sufficienti questi pochi numeri per testimoniare l’urgenza di un piano di interventi, considerato che i rifiuti trovati in mare provengono per circa l’80% dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i fiumi e gli scarichi urbani; solo il resto è colpa delle attività di pesca e navigazione. Il progetto si basa su un sistema messo a punto da Castalia e chiamato «Seasweeper», lo spazzino del mare: un insieme di barriere in polietilene che intercettano, intrappolano e infine raccolgono la plastica galleggiante e altri rifiuti trasportati dal fiu-

buttarci dentro l’amianto, di fare business criminali proprio su un settore che, dall’altra parte della barricata, rappresenta un fiore all’occhiello a livello nazionale. La scorsa settimana vi abbiamo raccontato due storie a specchio, sempre in tema di plastica e dintorni: l’abbandono dei rifiuti in montagna, nel caso specifico sulla Marmolada, e il fenomeno della plastica in mare, vista con gli occhi del comandante di un motopeschereccio di Chioggia. Oggi proseguiamo nel filone ma lanciamo qui un’iniziativa per raccogliere tutti i

progetti plastic free che stanno nascendo in Veneto, grandi o piccoli che siano. Dalle multinazionali alle piccole e medie imprese, dalle scuole all’associazionismo ecologista, dai comuni alle società partecipate e alle multi utilities, vorremmo raccogliere i materiali per dare conto di quanto sta accadendo e incentivare le buone pratiche in questo campo. Sul nostro sito trovate un articolo intitolato «Plastic free in Veneto: segnalateci la vostra iniziativa» che contiene un Google Form, ovvero un piccolo questionario nel

Al lavoro lungo il Po per bloccare i rifiuti

me. Il tutto salvaguardando la flora e la fauna del fiume, dal momento che lo «spazzino» agisce solo in superficie, a pelo d’acqua. «Il sistema non interferisce con il delicato equilibrio del corso d’ac-

qua ed è progettato per restare posizionato anche per lungo tempo», spiega Lorenzo Barone, direttore tecnico di Castalia. I rifiuti intercettati vengono poi raccolti, portati a riva e da quel momento co-

IL LINGUAGGIO DELLE EMOZIONI Tante storie da leggere al tuo bambino più un libro-guida per te, con una parte teorica dedicata alle principali metodologie educative da mettere in atto per rispondere in maniera facile a difficili interrogativi e con le istruzioni per le diverse attività da svolgere insieme.

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quale potrete, rapidamente e senza alcuna difficoltà, segnalare il vostro progetto in sintesi. La vostra segnalazione sarà girata alla redazione che vi contatterà se avrà bisogno di ulteriori materiali, delucidazioni o referenti per approfondire. Dopo di che, la segnalazione sarà inserita in uno speciale che, sempre sul nostro sito, fungerà da “almanacco” delle iniziative in corso. A seconda di quella che sarà la risposta, utilizzeremo i materiali più interessanti anche per il giornale che state leggendo. Grazie a tutti. (p.c.)

mincia la seconda parte del progetto: trasformare i veleni del fiume in qualcosa di utile; smaltire, riciclare, far rendere i rifiuti. Nel Ferrarese la barriera è stata posizionata a Pontelagoscuro, a 40 chilometri, dalla foce così da consentire una stima dei rifiuti presenti lungo l’intero corso del fiume. Sono poi stati utilizzati alcuni impianti in provincia di Verona in cui le plastiche sono state selezionate: si separa quel che può essere trattato da ciò che invece non è recuperabile e va smaltito. A questo punto entra in gioco Corepla, nei cui centri viene effettuato il lavoro di riciclo e recupero energetico. Questa fase è altrettanto innovativa perché salda ambiente ed economia. Il recupero dei rifiuti non solo evita di pregiudicare la vita del fiume, ma – con i proventi che ne derivano – serve a sostenere i costi del progetto. «A oggi oltre 8 imballaggi in plastica su 10 immessi sul mercato vengono recuperati – dice il presidente di Corepla Antonello Ciotti –. Questo progetto sperimentale può favorire le imprese e il sapere scientifico creando vera economia circolare per valorizzare proprietà ed energie di questo materiale». —


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ATTUALITÀ

LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 IL PICCOLO

Regione lettera delle associaZioni di trieste e dell’isontino

L’allarme del mondo della salute mentale sulla riforma sanitaria Familiari di pazienti e operatori preoccupati: «Tempi lunghi, assenza di turnover e incertezze organizzative». L’appello alla giunta: «Il modello va salvaguardato» Marco Ballico TRIESTE. Bozze fantasma, vo-

ci, ma anche «fatti concreti» che sembrano preludere «allo smantellamento di un modello». Le associazioni dei familiari sofferenti psichici di Trieste e dell’Isontino trasmettono via lettera la preoccupazione per il futuro del sistema della salute mentale cittadino e della regione, che riceve apprezzamenti nazionali e internazionali ma, «paradossalmente» sostengono, viene guardato con una certa freddezza dal governo del Friuli Venezia Giulia. La denuncia unisce anche gli operatori del settore, esponenti di primo piano della psichiatria, eredi di Franco Basaglia. Peppe Dell’Acqua, braccio destro del riformatore della disciplina in Italia, cita quello storico punto di riferimento: «Sembra quasi che gli amministratori in carica la vogliano finire con lui». La premessa è una giunta che sta costruendo, dopo il riassetto della governance, la seconda parte della riforma sanitaria. In assenza di informazioni certe, i timori sono stati alimentati da una bozza, peraltro smentita dall’assessorato regionale, ma più in generale dalla sensazione di scarsa attenzione verso operatori e famiglie. «Siamo molto preoccupati – è l’incipit della lettera partita da Trieste –. A fronte di apprezzabili, ripetute dichiarazioni dell’assessore Riccardi circa la volontà di potenziare i servizi sanitari di territorio, i lunghi tempi dell’incertezza sugli assetti

Marco Cavallo, simbolo della rivoluzione basagliana, nel parco di San Giovanni a Trieste

organizzativi e normativi si stanno accompagnando a un forte indebolimento dei servizi triestini». Ci si interroga su che ne sarà dei distretti sanitari: «Il rincorrersi di voci sulla loro riduzione, le mancate procedure concorsuali, il

pensionamento di vari dirigenti generano un clima di insicurezza». Analogamente, le ipotesi di depotenziamento dei Dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze fanno temere la crisi «di una organiz-

zazione dei servizi radicalmente sostitutiva dell’ospedale psichiatrico e molto faticosamente costruita negli anni. L’assenza di turnover nei vari livelli crea grave preoccupazione sulla tenuta del sistema con evidenti rischi per

l’utenza e per la generale sicurezza sociale». Al Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Trieste, struttura che serve anche Gorizia e Monfalcone, non si procede alla nomina del primario nonostante, da un anno, si sia già svolto il concorso. Mentre oggi va in quiescenza il direttore del Dipartimento di salute mentale, anche primario del Csm di Barcola, Roberto Mezzina, barese, pure lui nel gruppo di lavoro di Basaglia, 41 anni filati nella sanità triestina. In extremis, fa sapere Dell’Acqua, si è proceduto a incaricare al suo posto Elisabetta Pascolo, già direttrice della clinica psichiatrica universitaria. Ma restano «mancate coperture e ritardi» in un settore strategico della sanità che solo a Trieste, nei quattro Centri di salute mentale, ha in carico più di 5 mila utenti all’anno con disturbi severi (circa 20 mila in regione), con 200 operatori, ricordano le associazioni, che si occupano di definire progetti di cura personalizzati, dal sostegno alla vita quotidiana all’abitare assistito fino all’inserimento lavorativo. Un movimento, quello delle famiglie, «che difende il modello attuale – dice ancora Dell’Acqua – e che per questo, a inizio legislatura, è andato a Palazzo chiedendo al-

la politica di non mettere le mani su quello che funziona». «Sono gli utenti, legittimamente preoccupati, che ci tirano la giacca chiedendoci di essere tranquillizzati», aggiunge Mezzina. Il primario triestino, oggi al lavoro per l’ultimo giorno, cita quindi il piano regionale approvato dalla Regione nel febbraio 2018, «il più brillante che io abbia mai visto in Italia nei miei quarant’anni di carriera, un documento che conferma l’autonomia dei Dipartimenti e i Csm sulle 24 ore come cifra identitaria», ma poi afferma: «Questo piano si è sostanzialmente fermato e non ci sono certezze su ciò che verrà». Si arriverà davvero allo stravolgimento dell’esistente? Franco Rotelli, ispiratore della normativa sanitaria Fvg in era Serracchiani, può solo auspicare che non accada: «Credo ci possa essere sufficiente intelligenza politica per capire che la riforma basagliana è un patrimonio non più di qualcuno, ma di tutta Trieste. Sarebbe quindi il caso di valorizzarla, anche perché ce n’è bisogno nel Paese». La posizione della Regione? «Comprensibile una certa freddezza, non ci scandalizziamo. Spero si proceda però ad andare avanti, non indietro». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

il convegno nel capoluogo fvg

Un sistema di assistenza al disagio che attira l’attenzione a livello planetario TRIESTE «C’era mezzo mondo. Ma nessuno della Regione», dicono gli operatori della psichiatria nel raccontare la quattro giorni della scorsa settimana al Parco di San Giovanni. Occasione per ribadire, e vedere ribadita dagli ospiti internazionali, la validità del “sistema Trieste”, anche nei suoi sviluppi regionali, quale esempio riconosciuto di un cambio di para-

Svezia e Brasile in primo piano nell’applicazione dell’approccio

Sperimentazioni anche in Galles, Repubblica Ceca e Polonia

digma, dalle istituzioni alla comunità, dalla malattia alla persona. L’unico modello, ha detto l’Oms dopo una selezione

di oltre mille pratiche, che «garantisce il cambio di rotta nella tutela delle persone». Un sistema di servizi territoriali fondato su Cen-

tri di salute mentale aperti sulle 24 ore, che rispondono a territori di piccole dimensioni, integrato da programmi per l’inserimento socio-lavorativo, l’abitare supportato e l’inclusione sociale, che è diventato un modello da imitare, adottato con successo, è emerso durante il convegno, in Svezia e in Brasile, ma con sperimentazioni anche in altre regioni italiane, in Galles,

Repubblica Ceca, Polonia, pure a Hollywood. Già, perché tra gli ospiti al San Giovanni – 400 partecipanti provenienti da 44 paesi e da tutti i continenti, tra cui 128 relatori e delegati di governi nazionali, i vertici dell’Oms per la salute mentale e di grandi organizzazioni internazionali – c’era anche una delegazione di Los Angeles. Nella metropoli californiana, a inizio 2020, si aprirà infatti un Centro di salute mentale ispirato al capoluogo regionale: un progetto pilota che porterà l’esperienza basagliana nella Skid Row, uno dei più vasti agglomerati di homeless degli Stati Uniti, 5mila perso-

Franco Basaglia. Foto Ernè


LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 LA NUOVA

MESTRE

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La Giornata del migrante

Ius culturae, la speranza di 8 mila ragazzi Aperto il dibattito per concedere la cittadinanza dopo il completamento di un ciclo di studi di 5 anni nel nostro Paese Mitia Chiarin Cittadinanza ai figli dei migranti, tema “caldo” anche a Venezia e in particolare nella terraferma dei primati multietnici. Pd e M5S, oggi al governo, accolgono la richiesta della Cei di applicare lo Ius culturae «altrimenti l’integrazione resta un contenitore vuoto». Prende piede l’idea di concedere la cittadinanza non per nascita ma dopo il completamento di un ciclo scolastico di studi di 5 anni nel nostro paese. TUTTI I NUMERI

A Venezia, dai dati demografici 2018, vivono oltre 2.500 ragazzi stranieri da zero a 4 anni; 2.318 ragazzi da 5 a 9 anni; 1.710 ragazzi tra i 10 e i 14 anni e ancora 1.445 ragazzi dai 15 ai 19 anni. In terraferma vivono quasi 7.300 ragazzi stranieri degli ottomila dell’intero Comune. Oltre 1.600 bambini e ragazzi da zero a 19 anni risiedono a Marghera, la più multietnica del Comune. Ma per questa fascia d’età il primato è di Mestre Carpenedo che ne conta oltre 3.700 complessivamente. Un esercito di ragazzi nati qui, che parlano l’italiano e hanno amici italiani. E spesso sognano di avere la cittadinanza italiana. INTEGRAZIONE E CRESCITA

«I bambini stranieri fra gli 0 e i 4 anni a Marghera sono il 46,86% (l’anno prima erano il 44,8%), a Mestre il 40% contro il 38% del 2017. In controtendenza Chirignago e Favaro dove scendono, rispettivamente, dal 29% al 28% e dal 22% al 21%. Nelle Municipalità di Venezia e Lido le cifre sono ben diverse: 11% a Venezia e 7% al Lido. Ecco nel 2020 i numeri cresceranno servono investimenti in mediatori culturali e integrazione», ricordava solo pochi mesi fa il consigliere Pd Emanuele Rosteghin. LA POLITICA LOCALE

A livello locale il riavvio del dibattito sulla cittadinanza ai figli degli stranieri vede posizio-

ni diverse. Ma Pd e M5S possono dialogare benissimo. Monica Sambo, capogruppo Pd in Comune, è soddisfatta: «Ritengo si potrebbe fare un passo in più e prevedere anche la cittadinanza per i bambini nati in Italia (Ius soli)», ci dice, «ma certamente lo Ius culturae ha il merito di riconoscere la cittadinanza a bambini e bambine che frequentano le nostre scuole e che dunque so-

Sambo (Pd): favorevole anche allo Ius soli La Rocca (M5S): stranieri, una risorsa no già di fatto integrati. L’ipocrisia è non riconoscergli uno status che già di fatto hanno». Elena La Rocca, capogruppo del M5S a Venezia fornisce il suo personale parere su un tema non ancora discusso dal movimento locale. «La differenza tra una buona legge e una meno buona sta proprio nella sua formulazione e negli effetti concreti che avrà sul territorio», ci dice. «Ma sono favorevole al riconoscimento di quello che è uno stato di fatto per molti stranieri. Se bambini e ragazzi stranieri frequentano le nostre scuole e vivono e crescono nel nostro paese, al pari degli italiani, non vedo perché dovrebbero essere considerati dei cittadini di serie B». E aggiunge: «Proprio perché gli italiani fanno sempre meno figli, i bambini stranieri potrebbero rivelarsi una risorsa preziosa per mantenere quel sistema di welfare che consentirà agli anziani di avere tutela». L’auspicio è che si discuta con serietà senza «argomentazioni provocatorie e infondate come quella che saremmo invasi dagli immigrati». Ma il centrodestra va alla guerra. Il deputato leghista Alex Bazzaro è duro: «Siamo pronti alle barricate. La cittadinanza non si regala!». E Fratelli d’Italia raccoglie firme contro l’iniziativa. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

la sfida

Diritti possibili per gli stranieri La cittadinanza ai figli dei migranti resta un tema caldo, soprattutto a Venezia, dove vivono 8 mila ragazzi stranieri potenzialmente interessati. Sopra un’immagine del Papa che ieri a San Pietro ha celebrato la Giornata del migrante

voci a confronto

Bettin: cittadini con doveri Maniero: si svia il problema Il sociologo spiega: «Un patto di responsabilità e saremo più sicuri tutti». E il deputato: «Va bene ma rivediamo il sistema dell’immigrazione»

Due voci a confronto sul tema cittadinanza ai ragazzi figli di stranieri nel giorno dedicato alla giornata mondiale del migrante. «Con questo tipo di cittadinanza che va ad interessare in particolare i ragazzi fino ai dodici anni si fa un importante patto di responsabilità reciproca, perché avere la cittadinanza significa assumere la responsabilità di diritti e di

Lo scrittore ha chiesto aiuto a Mattarella

Golham, migrante laureato sogna di diventare italiano LA STORIA

A

rrivato da giovanissimo migrante, minore non accompagnato, e accolto come in famiglia da una famiglia affidataria di Burano, nel 2013 ha conseguito la maturità e poi si è laureato a Venezia in lingua, letteratura e società araba. Golham Najafi a Venezia da anni ha la sua seconda, vera, casa, non riesce a diven-

tare cittadino italiano. Neanche per meriti di studio. Ha raccontato la sua storia, la fuga dai talebani e i sei anni di viaggio per arrivare in Europa, in due libri, editi dalla casa editrice La Meridiana. Il primo, “ Il mio Afghanistan” è il racconto della sua vita in fuga. Poi i 16 racconti de “Il tappeto afghano” che hanno dato spunto ad un docu-film firmato da Marco Agostinelli. Da tempo questo giovane, laureato a Ca’ Foscari, chiede la

Golham Najafi con il suo libro

cittadinanza ma non riesce ad ottenerla. Per questioni burocratiche. Golham ha chiesto aiuto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che alla fine gli ha risposto, ci racconta. La risposta è stata quella di un interessamento per risolve-

doveri e questa è la base di qualsiasi tipo di integrazione», spiega Gianfranco Bettin, sociologo e presidente della multietnica municipalità di Marghera. «Agli elettori della Lega, meno di un terzo degli italiani, ricordo che una misura di questo tipo può garantire agli italiani un alto senso di sicurezza perché con la cittadinanza i nuovi cittadini sono chiamati non solo ad avere diritti ma doveri anche di convivenza e rispetto», spiega Bettin. «E le famiglie su un tema come questo partecipano. A Marghera la festa delle culture e delle scuole ha visto assie-

re il suo caso presso il ministero degli Esteri. «Non riesco ad ottenere la cittadinanza né per adozione né per il fatto che vivo qui da più di 10 anni. La mia nuova famiglia ha presentato la richiesta per adottarmi quando avevo 18 anni. Nel 2013 i miei genitori italiani hanno fatto giuramento, certificando che ero loro figlio a tutti gli effetti. Tuttavia non è possibile concludere la procedura: manca il certificato penale del mio paese. Servono i documenti di mio padre che è deceduto», spiega Najaf che si sente un giovane ancora senza una vera identità. «Continuo ad attendere una soluzione che spero un giorno arrivi davvero. Anche per me», ammette. — M.Ch.

me tantissime persone, italiane e straniere. Credo che proprio un percorso verso la cittadinanza basato sulla formazione e non di default garantisca di più, tutti». Il deputato del Movimento 5 Stelle, l’ex sindaco di Mira, Alvise Maniero è invece critico più in generale su come l’Italia si trova a gestire il fenomeno immigrazione. «Va bene ragionare su come e quando concedere la cittadinanza, ma la larga parte del problema non sta lì. E al di là del merito della proposta, che non conosco, vedo che si continua a spostare l’ attenzio-

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ne per evitare i problemi veri: da una parte ci sta una Europa per le lezioni, per i conti ma non per l’accoglienza e dall’altra un sistema di accoglienza in Italia che potrebbe funzionare immensamente meglio e pure con meno soldi, ma che farebbe chiudere chi sui migranti ci fa business (oltre che retorica)», dice. Secondo Maniero, ci sono esempi replicabili a livello europeo con efficacia e meno costi. Il deputato precisa: «L’Italia viene deliberatamente lasciata sola ad affrontare la questione, con buona pace di tutta la retorica sull’Europa civile, umana ed accogliente. Quei numeri divisi su scala europea sarebbero non solo quasi ininfluenti, ma consentirebbero progettualità di accoglienza di altissimo livello, premiate persino dal Capo dello Stato. Come quelle del professor Calò di Treviso». — M.Ch.


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LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

PROVINCIA

novità per il traffico ferroviario

Un nuovo ponte sul Brenta spazio a più treni verso Padova Via agli espropri per un’opera che costerà 40 milioni di euro, cantiere nel 2023 Possibili dieci convogli l’ora da Castelfranco e Montebelluna contro gli attuali sei MONTEBELLUNA. Nuovo pon-

te sul Brenta tra le stazioni di Padova centrale e Vigodarzere, sulla linea Padova-Castelfranco: sono iniziate le procedure di esproprio. Il progetto, che poi è lo stesso di tanti anni fa, ai tempi di Giancarlo Galan e di Renato Chisso, redatto dalla Net Engineering, prevede la costruzione, a fianco di quello esistente della linea storica Padova-Camposampiero-Castelfranco, di un ponte a doppio binario, ad arco metallico, con luce unica, lunga cento metri. I lavori veri e propri, visto che gli espropri tra ricorsi e controricorsi durano sempre a lungo, come è scritto anche nel nuovo Piano commerciale di Rfi, pubblicato solo pochi giorni fa sull’apposito sito, dovrebbero iniziare nel 2023. Ossia tra meno di quattro anni. Il progetto esecutivo, invece, sarà pronto entro la metà del 2020. L’intero intervento tecnico previsto si snoderà su un percorso di

dieci. Il nuovo ponte sul Brenta, comunque, porterà benefici all’intero bacino dell’intero Veneto Centrale, dove convergono anche le linee per Montebelluna-Feltre-Belluno-Calalzo e Padova-Treviso, via Castelfranco, Istrana, Paese. E non è finita: una volta terminati i lavori del nuovo ponte, l’attuale tracciato sul fiume, dopo che non sarà più utilizzato, come hanno già comunicato i Comuni di Padova e Vigodarzere, potrà diventare un ponte non più a uso ferroviario, bensì stradale. Ma per arrivare a questo obiettivo serve un accordo forte tra Padova e Vigodarzere, che coinvolga anche l’amministrazione provinciale.

1,9 chilometri. I VANTAGGI

Naturalmente il nuovo investimento, rimasto nei cassetti della Regione e di Rfi per tantissimi anni, costituirà un valore aggiunto non solo nel-

la circolazione dei treni tra Padova e Vigodarzere, ma anche sull’intero percorso tra Padova e Castelfranco e tra Padova-Camposampiero-Cittadella–Bassano del Grappa. Infatti è stato già calcolato che i treni sulla Pado-

va-Castelfranco, una volta superato il “buco nero” costituito dal ponte attuale sul Brenta a un solo binario mentre l’intera linea è a doppio binario ed elettrificata dal 2006, potranno passare non più otto treni all’ora, bensì

CombinAzioni bilancio ok Oltre duemila le presenze MONTEBELLUNA. Sette gior-

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ni di appuntamenti coinvolgenti e partecipati, 21 eventi, tre progetti di alternanza scuola-lavoro, 47 ospiti da tutta Italia, 35 volontari da tutto il Veneto e duemila presenze: questo il bilancio solo “numerico” di un festival che ha proposto riflessioni e spettacoli sull’ambiente. CombinAzioni, il festival della cultura organizzato da Levi Alumni giunto alla quinta edizione, va in archivio registrando tanti consensi. «Per noi CombinAzioni Festival è soprattutto un cartellone per creare occasioni di comunità, in cui far crescere il territorio e stimolare le consapevolezze delle persone che lo abitano attraverso il confronto e il coinvolgimento su temi di attualità – sottolineano i giovani organizzatori di Levi Alumni – gli appuntamenti proposti sono stati così sentiti, motivo di gioia per noi». Venerdì i rappresentanti di Levi Alumni sono stati a Trento, invitati dalla Fondazione Demarchi e dalla Provincia come relatori su politiche giovanili, manager territoriali e progettazione culturale. —

con dieci chilometri in più». E la sostanza dopante? Mica mancava, visto che venivano distribuiti flaconcini dal contenuto misterioso ai corridori. Pronti, via e caduta generale: nemmeno un metro avevano fatto che già erano tutti distesi a terra e subito dopo impegnati a districare qualche bicicletta. Perché erano in tanti, quasi un centinaio, tutti ammassati e le cadute generali provocavano poi qualche inconveniente. E poche centinaia di metri dopo la partenza da piazza Negrelli ancora tutti a terra, davanti al municipio. Tra vari Fantozzi e Filini, non piombato questa volta in mezzo a un pranzo nuziale, l’allegra carovana si è avviata verso Mercato Vecchio, tirando il fiatone e spingendo la bici più che pedalando, fino a tirare un po’ di fiato davanti al vecchio cimitero di

Santa Maria in Colle. Altro strappo e arrivo a Mercato Vecchio. Finita lì e quindi ritorno? Per niente. Per questa edizione i tanti ragionier Fantozzi hanno dovuto pedalare ancora per qualche chilometro nella zona delle Rive prima di puntare verso valle e tornare in piazza Negrelli, dove finalmente hanno potuto mollare la bici e addentare famelici lo spiedo che gli alpini di Montebelluna facevano affluire con l’Ape Car. Tutti vincitori, anche se qualcuno più di altri perché magari ha potuto portarsi a casa la soppressa, e festa fino a sera all’Osteria In, con Matteo Saretta, patron della manifestazione, a godersi il successo. Nota sociale: il ricavato andrà in beneficenza. In attesa della prossima, sempre fantozziana, edizione. — Enzo Favero

I COSTI

Pendorali sui treni: con il nuovo ponte sul Brenta ci saranno più corse verso Padova

il festival

L’intera opera costerà 40 milioni di euro. I fondi già stanziati non sono quelli della vecchia SMFR, dopo che la Regione ha chiuso i rapporti con la società di GiovanBattista Furlan con un accordo a parte, ma sono finanziamenti del Fondo di Sviluppo e Coesione, inizialmente destinati alla riapertura della Linea dei Bivi di Mestre e dirottati sul nuovo Ponte sul Brenta a seguito della richiesta della Regione Veneto al MIT, condivisa con Rfi nel 2018. Sia il nuovo binario pari che quello dispari andranno ad innestarsi, rispettivamente, al primo e secondo binario della stazione di Vigodarzere. — Felice Paduano

nervesa

La sicurezza idraulica al centro del consiglio NERVESA. La situazione della sicurezza idraulica di via Comuni a Bavaria è stata il convitato di pietra del consiglio comunale di Nervesa. A portare per primo in discussione è stato Davide Daniel di Aria Nuova per Nervesa. «Giusto spendere 250 mila euro per la facciata del municipio (intervento previsto per il 2021 OES), però si dà troppo poco per la sicurezza idraulica» ha detto Daniel durante il dibattito sul piano triennale dei lavori pubblici. «Sono già stati impiegati più di 300 mila euro per intervenire e poi non ci sono più stati problemi. Non bisogna ascoltare solo chi si lamenta», ha risposto il sindaco Fabio Vettori riferendosi molto probabilmente a una coppia residente in via Comuni che ha fatto una richiesta danni di centomila euro al Comune per gli allagamenti della propria abitazione tra il 2009 e il 2018. Daniel è poi tornato sulla questione quando tra le modifiche del piano degli interventi si è discusso della richiesta di lavori sull’edificio all’imbocco di via Comuni dove ha sede l’osteria Trento e Trieste. I consiglieri hanno chiesto se erano stati valutati eventuali rischi idraulici venendo rassicurati. — Gino Zangrando

Alcune immagini della rievocazione della fantozziana Coppa Cobram andata in scena ieri mattina a Montebelluna

A Montebelluna la goliardica rievocazione della corsa ciclistica Quasi un centinaio di fan di Fantozzi con bici e abbigliamento vintage

Pronti via: tutti caduti a terra Tra doping e carro funebre è spettacolo Coppa Cobram L’EVENTO

T

utti fantozziani ieri a Montebelluna per la seconda edizione della “Coppa Cobram”, rievocazione ciclistico-godereccia della celebre corsa filmica di “Fantozzi contro tutti” . Maschi e fem-

mine in abbigliamento vintage, qualche bicicletta improbabile, come un artigianale quadriciclo, cadute a non finire, carro funebre al seguito subito dopo l’ambulanza perché non poteva mancare quel veicolo in cui nel film il ragionier Fantozzi finisce dentro perché i freni non funzionano più. C’era

anche il “postino volante”, al secolo Cesare Pizzaia, agghindato come un ciclista anni Trenta. Ad arringare e insultare i fantozziani ciclisti come sempre Luca Zanetti nella veste di direttore di gara con bandiera a scacchi con falce mortuaria: «Siete stati bravi a tornare –ha urlato loro – e così vi premiamo


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