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MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
A due anni dal referendum
Autonomia, mossa di Zaia «Se Roma blocca l’intesa sarà il Veneto a legiferare» Il governatore: «Pronti a trattare con lealtà ma in caso di Governo inadempiente chiederò al consiglio regionale di votare sulle 23 materie, iniziando dalla scuola» Filippo Tosatto VENEZIA. Come dire, vene-
num in cauda. A Palazzo Balbi, nel secondo anniversario del referendum veneto, Luca Zaia rievoca le tappe della sfida autonomista e all’epilogo di una prolungata omelia, quasi con noncuranza, scocca il colpo di coda: «Da parte nostra c’è la volontà di collaborare lealmente con il ministro Boccia ma se a Roma non fanno veloci, porterò le 23 materie, una ad una, in consiglio regionale per trasformarle in altrettanti progetti di legge. Il Governo le impugnerà? Vorrà dire che riempiremo la Corte Costituzionale di lavoro»; «La mia non è una boutade ma nemmeno un ultimatum», è lesto a precisare «semplicemente, guardo in faccia la realtà: confido che la trattativa proceda seriamente, se invece si rivelasse una presa in giro, cambieremo direzione, sempre nell’alveo della legalità, e cominceremo dalla scuola, argomento sul quale nessuno ha ancora compreso quale sia la linea ministeriale».
tuale percorso in aula, quindi è realistico e legittimo». SFIDA COSTITUZIONALE
Tant’è. Spalleggiato dagli assessori, il governatore leghista sgrana in diretta Facebook il rosario autonomista:
IL VIA LIBERA DI CIAMBETTI
I leghisti Sandonà e Montagnoli: «Basta chiacchiere, la gente ha perso la pazienza»
Ma è davvero ipotizzabile impegnare l’assemblea del Veneto in una maratona legislativa di aperto contrasto al Governo e al Parlamento? «Abbiamo consultato i costituzionalisti», replica serafico il presidente Roberto Ciambetti «ci hanno confermato che delle 23 materie in discussione ben 19 sono concorrenti, cioè competono sia allo Stato che alla Regione. L’even-
i 2 milioni 2. 328. 949 votanti (pari al 57, 2% dell’elettorato) che il 22 ottobre 1917 tributarono il 98% al sì; lo scontro con i governi Renzi e Gentiloni: «Il Pd impugnò la legge referendaria del Veneto davanti alla Corte Costituzionale, che ci diede ragione; poi tentarono di coinvolgere la Corte dei Conti e infine il
Viminale ci negò l’uso della tessera elettorale, addebitandoci perfino le spese della sicurezza ai seggi»; la polemica sull’eccesso di competenze richieste: «L’articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede 23 materie, elencandole nel dettaglio. Se Se qualche trombone si arrogai il diritto di definirle eccessive, ripassi la lezione. La Lombardia ne chiede 12 e l’Emlia 5? Perfetto, l’autonomia differenziata si chiama perché è un abito da tagliare su misura dei territori»; Boccia? «È appena arrivato, diamogli un po’ di tempo ma non dica che si parte da zero: il suo precedessore, Erika Stefani, ha svolto un lavoro eccellente e il documento riassuntivo in 68 articoli che gli abbiamo consegnato a Venezia ne è la prova. La verità è che Roma resta inadempiente mentre qualche lazzarone
manifestazione a venezia
Sulle Ipab sindacati all’attacco «Riforma attesa da vent’anni» Vera Mantengoli VENEZIA. Aumentano gli anziani, ma senza la riforma delle Ipab potrebbero diminuire i servizi pubblici per accudirli. È questo il cuore della protesta dei 500 dipendenti delle Ipab venete che ieri mattina si sono riuniti a Venezia in Campo San Tomà, a pochi passi dalla sede della giunta regionale di Pa-
lazzo Balbi, per chiedere quando si farà la riforma degli istituti pubblici di assistenza e beneficenza. «Tante parole e pochi fatti» hanno commentato i segretari regionali di Cisl Gianfranco Refosco, Cgil Paolo Righetti e Uil Mario Ragno dopo l’incontro con l’assessora regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. «La nostra impressione è che dopo 13 progetti di leg-
ge, la riforma che attendiamo da 20 anni e che manca solo in Veneto e in Sicilia, non si farà entro questa legislatura». Se i sindacati parlano di «un fallimento dell’amministrazione Zaia che tira sempre in ballo il primato della sanità in Veneto, ma non riesce ad attuare la tanto attesa riforma», l’assessora Lanzarin invece dichiara che la giunta Zaia è in dirittura di arrivo: «Ci crediamo
aizza l’odio del Sud contro il Nord». Le prospettive? «Il ministro subordina l’intesa all’approvazione della legge quadro e alla definizione dei Livelli essenziali di prestazione: beh, i Lep sono rimasti 18 anni sulla carta, strano che vengano riesumati solo ora. Comunque sia, noi andremo al vedo, la sabbia nella clessidra è quasi terminata». IL SOSTEGNO DI MARIN (FI)
Immediate e contrastanti le reazioni politiche. «I veneti hanno perso la pazienza, basta con le chiacchiere, siamo pronti alla rivoluzione gandhiana», è il coro dei leghisti Luciano Sandonà e Alessandro Montagnoli; sostegno anche dal centrodestra per voce di Stefano Casali («Si rispetti la volontà popolare») mentre Forza Italia alterna il sostegno di Marco Marin – «Il governo delle quattro sini-
al punto che, prevedendo una necessità finanziaria a regime di 50 milioni in due anni, nel bilancio 2020 abbiamo già inserito 25 milioni di euro. Ho preso atto delle preoccupazioni dei sindacati sui tempi, ma ho loro assicurato che la Regione non fa nessun passo indietro». Per Cigl, Cisl e Uil il ritardo della riforma comporterà che le Ipab dovranno esternalizzare i loro servizi, diventando sempre più private. Già oggi secondo i sindacati il 25% degli utenti è escluso dalle impegnative di residenzialità (quota di retta sostenuta dalla Regione per le prestazioni sanitarie) che sono 25mila su 32mila posti letto, il che significa che una buona fetta
stre è assistenzialista e statalista, vuole dare agli italiani più centralismo e meno autonomia ma noi non cederemo di un millimetro» – alla puntura di spillo di Roberto Caon: «Oggi celebriamo un fallimento, siamo al punto si
Fracasso (Pd): proposta senza capo né coda 5 Stelle: scambia i social per l’assemblea elettiva prima, anzi l’obiettivo è più lontano»; «I risultati? Finora siamo alla radice quadrata di zero, converrà cambiare strategia e tattica», chiosa Sergio Berlato di Fratelli d’Italia. LA FRECCIATA DI BERLATO
Dure le bordate dell’opposizione: «Adesso siamo all’autonomia “fai da te”, la propo-
sta di Zaia è tanto originale quanto sconclusionata, evidentemente non mira ad alcun risultato ma solo alzare il livello di scontro con il Governo e il Parlamento», punge Stefano Fracasso, il capogruppo del Pd; «Il governatore dovrebbe chiedere scusa ai veneti per i 14 milioni sprecati in un referendum inutile», rincarano i dem Graziano Azzalin e Alessandro Naccarato. E i 5 Stelle? Addidati come i sabotatori della riforma nella stagione gialloverde, replicano a muso duro: «Zaia scambia i social per l’assemblea regionale. Peccato che i rappresentati dei veneti siedano in consiglio, chiamati a elaborare e ad approvare le norme. Perché stamattina, invece di trasmettere una diretta social con i suoi assessori schierati come belle statuine, non è venuto in aula a parlare di autonomia? ». —
REGIONE
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A due anni dal referendum il vertice a roma con la delegazione trattante del veneto
Boccia accelera e scopre le carte «Pronta la legge quadro sui Lep» Il ministro mette fine alla polemica: il testo sarà condiviso con tutte le regioni Il 30 ottobre nuovo incontro sulle materie bloccate dal M5S e dalla Lega mo i primi atti legislativi concreti. Invito Zaia a deporre la bandiera della Lega: basta con le vecchie divisioni ideologiche tra Nord e Sud. Ora si sta lavorando a un’impostazione diversa, con una cornice legislativa che consideri i fabbisogni standard sulla ba-
Albino Salmaso PADOVA. La legge quadro sui
Venezia, gli autonomisti espongono il gonfalone di San Marco sul Ponte di Rialto; a sinistra: il governatore Luca Zaia, affiancato dagli assessori regionali, interviene a Palazzo Balbi ( Interpress)
sit-in autonomista
Ponte di Rialto, cento attivisti espongono il gonfalone di San Marco VENEZIA. Un centinaio di manifestanti sul Ponte di Rialto capeggiati da Marino Finozzi, già presidente del consiglio regionale e ora leader del Comitato Veneto Autonomo: «Non siamo spinti da un capriccio o da un obiettivo di parte, l’autonomia è un’esigenza che nasce dal profondo della società veneta, noi viviamo e lavoriamo stretti tra due regioni a statuto speciale e abbiamo l’esigenza di competere ad armi pari». C’è il grande gonfalone di San Marco, ci sono tanti esponenti leghisti, c’è Alessio Morosin, l’avvocato indipendentista che non cela la sfiducia nel negoziato in corso: «Due anni di
parole e zero fatti, certo il M5S ha tradito la promessa referendaria ma la Lega di Salvini ha oggettivamente fallito, lo dico con amarezza». Sul ponte, a riguardo, spunta l’esponente grillino Simone Scarabel: «Io sono un autonomista convinto ma spero che non si vada allo scontro in Parlamento, per il Veneto sarebbe un bagno di sangue». Di «completo e umiliante fallimento» parla anche Antonio Guadagnini (Siamo Veneto). Chi non si rassegna è Simonetta Rubinato (Veneto Vivo) che lancia la settimana dell’autonomia con dibattiti a Treviso, Valbrenta, Schio, Verona e Rovigo. —
Lep per disegnare la cornice istituzionale dell’autonomia differenziata? E’ già scritta e consegnata allo staff giuridico del ministro Francesco Boccia che la presenterà ai governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna per raccogliere le loro opportune integrazioni. Il secondo esame lo farà la Conferenza delle regioni guidata da Stefano Bonaccini. Ultima tappa: il testo entrerà come emendamento alla legge di Bilancio 2020 e approvato dalle Camere. Ma il primo voto lo darà il professor Mario Bertolissi, che il 30 ottobre tornerà a Roma con il suo staff per sciogliere i nodi insoluti dopo i veti dei 5 ministri del M5S e della Lega nel governo Conte 1, che hanno fatto calare il sipario sull’intesa. Boccia scoprirà la carta segreta? Pare di sì, perché nella nota ufficiale, la “Delegazione Trattante” parla di «dialogo costruttivo, pragmaticità e operatività». Poi il passaggio chiave: «Il confronto sui contenuti della bozza del Veneto si svolgerà in parallelo con il disegno di legge “quadro” che il ministro vuole portare all’approvazione del Parlamento entro fine anno». Basta per essere ottimisti? Pare di sì perché lo scenario è cambiato: se a Rialto i venetisti invocano la secessione e Zaia minaccia di autolegiferare sulle 23 materie, a Roma il ministro Boccia mette fine alle polemiche con un cronoprogramma in cui brucia le tappe. Ce la farà? Ieri, a due anni esatti dal referendum, sono riprese le trattative con la delegazione veneta guidata dal professor Bertolissi ricevuta a Roma da Elisa Grande e Fran-
Due immagini della manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil e dalle categorie dei pensionati a Venezia. In Campo San Tomà si sono ritrovate decine di attivisti per sollecitare la Regione Veneto a varare l’attesa riforma delle Ipab
Il ministro D’Incà «Grandi passi avanti basta con polemiche tra Nord e Sud»
il ministro Francesco Boccia (a destra) e il premier Giuseppe Conte
cesco Rana, top dirigenti del ministero, e da Antonio Ilacqua, consigliere di Boccia. Nelle stesse ore a Milano si è fatto sentire il governatore della Lombardia Attilio Fontana, con un flash mob in consiglio regionale e le t-shirt con
Lo staff di Bertolissi «Clima costruttivo saremo coinvolti nell’iter legislativo» la scritta: “L’autonomia non si Boccia”. La Lega che a due anni dal referendum si ritrova con un pugno di mosche in mano per i veti dei grillini e la prudenza di Salvini, parte all’assalto del governo giallorosso ma trova la porta sbarrata. Nessun duello rusticano. Anzi, arriva un invito al dialogo, di francescana pazienza e
paga la retta intera sui 3000 euro al mese. «In una Regione in cui ci sono 200 mila ultraottantenni non autosufficienti e dove il numero di anziani sarà sempre in aumento, con la riforma le Ipab, nate proprio per assistere gli anziani, potrebbero essere una risorsa per tutto il sistema territoriale sociosanitario. Di conseguenza, anche il cittadino potrebbe accedere a un servizio pubblico con una retta inferiore» hanno spiegato i sindacati. «Per noi è stato un passo indietro. Lanzarin a luglio ci aveva già presentato le linee-guida della nuova normativa e si era impegnata a deliberare in giunta e ad avviare l’iter di discussione e approvazione istituzionale
determinazione. «Qui lavoriamo sodo. Con Zaia e Fontana non voglio polemizzare, anzi sono pronto a porgere l’altra guancia. Le critiche preventive sono smentite dai fatti concreti: ieri sono ripresi i negoziati tra i tecnici del ministero e la delegazione del Veneto e in calendario ci sono già gli incontri con la Lombardia e l’Emilia Romagna. Se l’obiettivo è portare a casa l’autonomia differenziata su cui il governo si è impegnato con il Parlamento fin dal giorno del voto di fiducia, invito tutti, tra un flash mob e l’altro, a continuare il lavoro iniziato», afferma Boccia. In sua difesa scende in campo Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento: «L’attenzione del governo sul tema dell’autonomia è costante, in poche settimane ci sono stati molti passi avanti e tra dicembre e gennaio vedre-
nei primi giorni di settembre. Appare evidente la mancanza di volontà politica di approdare all’approvazione della nuova legge entro questa legislatura». Le Ipab in Veneto sono circa 300 con diecimila lavoratori al servizio di 15mila anziani: 100 sono pubbliche e le rimanenti trasformate in fondazioni o comunque in enti che appaltano molti servizi. «Chiediamo che ci sia un mantenimento della natura pubblica delle Ipab e un allargamento delle funzioni sul territorio, come l’assistenza domiciliare, in modo che ci sia sinergia con i distretti» ha spiegato Giovanni Zennaro, Uil Fpl. «Parliamo di un servizio che si occupa di anziani dall’igie-
se dei Lep da garantire sul territorio nazionale. Per attuare l’Autonomia differenziata ai sensi dell'articolo 116 comma 3, si comprenderanno anche gli altri articoli della Costituzione, dal 119 al 118, al 117, rispettando l’articolo 3 che impone alla Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini», spiega il ministro del M5S. La parola chiave è “perequazione”. I numeri li ha forniti ieri alla commissione Finanze della Camera Giampaolo Arachi, che ha fatto lezione di federalismo: i fabbisogni standard dei Lep degli 8 mila comuni italiani costano 35 miliardi, 26 dei quali sono coperti da gettito tributario autonomo. Imu, Tasi, Tari e addizionali Irpef. Le regioni hanno pochissime entrate dirette e quindi si dovrà procedere con il riparto dell’Iva e dell’Irpef. Resta un interrogativo: il fondo perequativo per garantire i servizi sociali al Mezzogiorno come sarà finanziato? Servono 8-10 miliardi. Dopo la sugar tax, ci sarà anche quella sull’autonomia differenziata? — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
ne alla vestizione fino al cosiddetto imboccamento. Per questo vogliamo che rimangano asp (aziende pubbliche di servizi alla persona, ndr) e che non siano privatizzate dato che il privato segue la logica dell’utile, il pubblico del servizio al cittadino». Su questo timore Lanzarin ha però garantito che «fino a oggi il mio assessorato non ha ricevuto, né tanto meno autorizzato, richieste di modifica, come la trasformazione degli enti in fondazioni di diritto privato». Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato che non smetteranno di sollecitare la Regione fino a quando non avranno date certe sull’avvio della riforma. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
CADORE - COMELICO
Vertice a Roma
Muro contro muro sui vincoli ambientali Il ministero: «Non verranno snaturati» Si tenta una mediazione in un incontro programmato in Regione tra venti giorni. Ma il provvedimento è quasi pronto Francesco Dal Mas AURONZO. I vincoli paesaggisti sui Comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano e San Pietro saranno… vincolanti dalla prima settimana di dicembre. La delegazione bellunese, che ieri a Roma ha incontrato i massimi dirigenti del Ministero dei beni culturali (ma non Franceschini), ha provato a farli togliere. Ma senza risultato. TIRA ARIA DI RICORSO?
I Comuni, quindi, procederanno col ricorso? I sindaci lo decideranno in questi giorni. L’orientamento prevalente è quello di chiedere profonde mitigazioni. I vertici del Ministero si sono dimostrati “comprensivi”. Entro 20 giorni, in Regione, si tenterà una mediazione. Se non sarà produttiva, l’opposizione si formalizzerà in un’azione di forza giuridico-amministrativa. A Roma. Alle 12 di ieri Federica Galloni, la nuova direttrice generale per le arti, l’architettura e il paesaggio, ha ricevuto al ministero dei Beni Culturali e Ambientali i sindaci Tatiana Pais Becher di Auronzo e Marco Staunovo Polacco di Comelico Superiore, il vicesindaco di Danta Mirco Menia D’Adamo, una dirigente della Regione Veneto, l’onorevole Roger De Menech che rappresentava anche il ministro D’Incà. SUBITO A MUSO DURO
Il primo impatto non è stato dei più tranquilli. Pais Becher
Il lago di Auronzo, sullo sfondo le Tre Cime
ha subito contestato il modo d’operare del Ministero, obiettando che non si possono calare dall’altro nuovi vincoli a sindaci che hanno il merito di continuare a salvaguardare un ambiente unico, superprotetto, coniugando il necessario sviluppo col pieno rispetto delle misure che esistono già sul territorio. Galloni ha risposto che non ci sono state imposizioni dall’alto ma che si è avviata una procedura che prevede la condivisione attraverso le osservazioni. E quando è stato ricordato che questa procedura è in continuità con quelle di Cortina e di Feltre, Pais Becher ha smentito. Cortina e Sappada non hanno l’ingessatura prevista per Auronzo ed il Comelico dove, per esempio,
sarà impossibile realizzare nuovi impianti, ancorché compatibili, sistemare rifugi, soprattutto aprire quelle piste silvo-pastorali che sono indispensabili per la sicurezza idrogeologica. «In questo modo», ha protestato Pais Becher, «si rischia di bloccare lo sviluppo e di incrementare lo spopolamento». Opposizione, dura, dunque al prossimo decreto? ORA CHE SI FA?
Venerdì i sindaci, dopo aver consultato i loro legali, decideranno come reagire. «Prima di immaginare il ricorso», afferma Staunovo Polacco, «ritengo che dovremo approfondire quali correzioni, quali mitigazioni potremo ottenere. Il mu-
ro contro muro ci può stare, ma solo difronte all’irreparabile. Consulteremo i legali», aggiunge il sindaco di Comelico Superiore, «per capire cosa possiamo ottenere e, quindi, perfezionare le nostre richieste. È evidente che se ci sarà chiusura, reagiremo di conseguenza». È il consiglio che si è permesso di dare anche De Menech. «Mi è sembrato di aver colto nella direzione del Ministero la disponibilità quanto meno ad ascoltare. Tant’è che la stessa architetto Galloni ha auspicato una interlocuzione in sede regionale e ha dato il tempo di esperirla». La Regione ha subito raccolto questa disponibilità. «La dirigente a Roma per conto del presidente Zaia e dell’assesso-
re Bottacin è entrata subito nel ruolo», riconosce De Menech, «e ha dato un’ottima impressione di efficienza». 20 giorni di tempo e tutti gli interlocutori saranno a Venezia per verificare quali misure sarà possibile alleggerire. C’è anche un nuovo Soprintendente, Vincenzo Tiné, che preferisce il tema della valorizzazione a quello della mera conservazione. INTERVIENE ZAIA
Ieri è intervenuto anche il presidente della Regione, Luca Zaia, ricordando che il solo fatto che l’Unesco abbia riconosciuto le Dolomiti come patrimonio dell’umanità certifica la cura dell’ambiente da parte di generazioni di montanari
valle
«Continuiamo a vivere col terrore che un camion ci entri diritto in casa» Un anno fa un mezzo pesante distrusse il poggiolo dei Savio che abitano lungo l’Alemagna «A difendermi ci sono soltanto due transennette in plastica VALLE. «Dopo l’incidente del ca-
mion che il 5 novembre 2018 ha demolito il nostro poggiolo», racconta Giuseppe Savio, di Valle, il proprietario della casa, «viviamo col terrore che un incidente come quello possa ripetersi e che un camion o un altro mezzo, specie adesso che sta arrivando l’inverno, possa sbandare e investire nuovamente la nostra casa. Non viviamo tranquilli e di notte,
quando sentiamo passare a decine i grossi camion, abbiamo difficoltà ad addormentarci. L’Alemagna strada è sempre frequentatissima». Cosa accadde di preciso? «Il 5 novembre di un anno fa, era mezzogiorno, un tir con targa friulana che giornalmente fa il tragitto Cortina –Pordenone, arrivando da Venas, in piena curva ha sbandato ed è venuto ad investire, demolendolo, il poggiolo della nostra casa che si trova in via Tiziano, a meno di 100 metri dal famoso semaforo di Costa. Un tratto di circa 6 metri del poggiolo è stato distrutto e anche la legna che avevamo accatastato
è caduta al piano di sotto, dove abbiamo delle cantine. Nell’incidente è andato divelto anche il guard-rail che l’Anas aveva posizionato per impedire che i mezzi in transito sulla statale che da Tai porta a Cortina, in caso avessero sbandato, cadessero sotto al muro che separa la mia casa dalla strada». Cosa avete fatto? «Grazie ai rilievi della Polizia stradale di Valle, abbiamo fatto denuncia all’assicurazione del Tir a all’Anas. L’autista all’inizio sosteneva che l’incidente era stato causato dalla rottura di una gomma. In seguito è emerso che era successo, invece, per una sua disat-
Il poggiolo dei Savio ricostruito ma privo di valide protezioni
tenzione. L’assicurazione ha pagato i danni e anche l’Anas si è fatta viva costruendo un nuovo muro dove c’era il guard– rail divelto. Per denunciare l’incidente avevo chiamato il numero del servizio di emergenza dell’azienda stradale. L’ufficio aveva aperto la prati-
ca n° 615838, grazie alla quale i tecnici sono intervenuti e hanno costruito il nuovo muro. Il guard –rail, nel frattempo, è stato sistemato vicino al muretto dall’altra parte della strada, dove si trova tuttora, insieme ai bulloni. Davanti casa ho due piccole transenne di plastica».
che oggi «non possono essere trattati come delinquenti», per cui bisogna da una parte vessarli con nuove prescrizioni e dall’altra derubarli delle aspettative di un futuro più dignitoso». IL COLLEGAMENTO
«Il collegamento sciistico è un diritto», dice poi Zaia, «chi lo contesta dica che cosa sarebbero oggi le Dolomiti prive di impianti». Quanto all’impianto tra Comelico Superiore e l’alta Val Pusteria, ieri non se n’è parlato. Staunovo Polacco ha preferito che non si facesse commistione. E, d’altra parte, questa procedura sembra andare avanti su un binario produttivo di confronto. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Tutto bene, dunque? «No, affatto. Anche se il muro sul quale andranno montati i supporti del guard-rail è stato costruito in poco tempo, e il lavoro è stato inserito tra quelli conseguenti alla tempesta Vaia, da allora i tecnici dell’Anas non si sono più fatti vivi per completare il lavoro di messa in sicurezza della nostra casa. Mi sono rivolto anche al sindaco di Valle per sollecitare il completamento dell’opera. Il sindaco mi ha consigliato, se volevo vedere finito il lavoro quest’anno, di chiamare il pronto Anas per avere notizie sullo stato di avanzamento. L’ufficio però, dopo aver cercato a lungo, non ha trovato nessuna pratica aperta e in corso con quel numero. Allora, d’accordo con l’ufficio, ho fatto aprire una nuova pratica alla quale è stato dato il numero 690976. Mi auguro che questa volta il lavoro venga completato, e che io e mia moglie Sandrina possiamo tornare a dormire tranquilli, senza il timore che un camion ci arrivi d’improvviso in casa». — Vittore Doro
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Nordest
FALSE DICHIARAZIONI, BARTELLE INSISTE «Il dipendente che dichiara il falso perde i benefici, lo dice la legge. Ma al Ferro Fini non è così». Patrizia Bartelle (Iic) vuole chiarezza
Mercoledì 23 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
«Autonomia, veloci o smonto l’intesa» Zaia “avvisa” il governo: «Porterò le 23 materie, una ad una, `Il 2° anniversario del referendum celebrato anche a Milano in aula e ne faremo leggi. Riempiremo la Consulta di lavoro» Il ministro Boccia: «Io lavoro, non cado nella polemica sterile» `
L’ANNIVERSARIO VENEZIA Due anni dopo il referendum sull’autonomia, il Leone di San Marco scolpito nel legno viene nuovamente esposto nel piano nobile di palazzo Balbi, solo che stavolta è di fronte e mostra i denti. Un simbolo per dire che il Veneto non se l’è messa via? Oltre due milioni di veneti il 22 ottobre 2017 andarono a votare, il 98% disse sì all’autonomia, nel frattempo sono passati tre Governi, il Gentiloni, il Conte I, adesso il Conte II, e l’intesa ancora non c’è. Anzi, sembra allontanarsi sempre di più visto che il nuovo ministro Francesco Boccia ha chiesto, come atti preliminari, una “legge quadro” da far approvare dal Parlamento e la fissazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. Quanto ci vorrà? “Il genio è pazienza”, diceva il naturalista francese Georges-Louis Leclerc conte di Buffon, e quella massima il governatore Luca Zaia intende applicarla, anche se la pazienza non può essere infinita: «La polvere nella clessidra continua a scendere». Ed è così che Zaia anticipa la prossima mossa: se il Governo non darà l’autonomia al Veneto, il Veneto proverà a prendersela. Sempre per vie legali e infatti lo scontro sarà sulle leggi. «Se a Roma non fanno veloci - annuncia Zaia - smonto l’intesa e, ad una ad una, porto le singole materie in consiglio regionale. Faremo una legge per ogni materia. E se saranno impugnate, riempiremo la Corte costituzionale di lavoro». Perché è scontato che quelle leggi, se mai saranno approvate, il Governo non le accetterà. «La prima sarà sulla scuola
A MONTECITORIO I DEPUTATI LEGHISTI HANNO SROTOLATO UNA BANDIERA CON IL LEONE DI SAN MARCO
HANNO DETTO
- dice Zaia - Ne ho già parlato con Ciambetti». Ciambetti, Roberto, presidente del consiglio regionale, ha fatto anche un’istruttoria: delle 23 materie chieste dal Veneto a norma degli articoli 116 e 117 della Costituzione, ce ne sono 19 che sono “concorrenti”. «Significa che su quelle possiamo legiferare da soli». Chissà.
LE PROTESTE
«L’Autonomia “fai da te”? Scelta perfetta per andare allo scontro» STEFANO FRACASSO, PD
Al Balbi per il secondo anniversario del referendum, Zaia aveva invitato tutti i consiglieri regionali. Si sono presentati solo quelli di maggioranza, Pd e M5s non si sono fatti vedere. «Ci metterei poco a riempire una piazza - ha detto il governatore - ma a noi serve che il dibattito sia fatto bene, oggi siamo noi dalla parte della ragione». Per evitare strumentalizzazioni non è andato neanche a Rialto, dove un paio di centinaia di manifestanti radu-
nati dall’ex assessore Marino Finozzi hanno sventolato dal ponte il vessillo di San Marco. Un’altra bandiera del Veneto sarebbe stata sventolata nel pomeriggi dai deputati leghisti nell’aula di Montecitorio. E sempre a Roma, nella sede del ministero degli Affari regionali, in mattinata è ripresa la trattativa tra i tecnici e la delegazione dei giuristi veneti. «Approccio collaborativo», è stato riferito. Più animata la protesta al consiglio regionale della Lombarda, dove pure si era votato due anni fa: i consiglieri leghisti hanno esposto uno striscione e indossato delle magliette con stampata la frase “L’Autonomia non si Boccia”. «Non cadrò mai nella polemica sterile - ha replicato il ministro Boccia, confermando che la legge quadro sarà presentata alle Camere entro l’anno, presumibilmente anche come
I giuristi a Roma Riprese le trattative «C’è collaborazione» È ripreso ieri a Roma, al Dipartimento Affari Regionali, il negoziato sull’autonomia differenziata del Veneto, alla presenza del capo dipartimento Elisa Grande, del consigliere del ministro Antonio Ilacqua e del capo di Gabinetto Francesco Rana. «L’approccio - riporta una nota della delegazione veneta - è stato collaborativo e improntato a pragmaticità e operatività». Saranno confrontati il testo del Veneto del 23 settembre e quello ministeriale del 7 ottobre aggiornato a luglio. Prossimo incontro il 30 ottobre.
«Finora il risultato equivale alla radice quadrata di zero È opportuno cambiare tattica» SERGIO BERLATO, FDI
L’ULTIMATUM Ma a Venezia - con Zaia che peraltro non intende pagare allo Stato il conto (8? 9 milioni?) per il servizio dei militari nei seggi del referendum - la “legge quadro” è vista come un ulteriore paletto. «Nel momento in cui il Parlamento dovesse scrivere la mia bozza d’intesa, sarebbe una decisione unilaterale. Noi non vogliamo l’elemosina da Roma, quella gliela facciamo noi da un pezzo», dice Zaia. E i Lep? «In sanità esistono già, si chiamano Lea, ma ciò nonostante ci sono Regioni che “esportano” malati. Se i Lep saranno l’alibi per non fare nulla, troveranno pane per i loro denti». Eppure, il governatore non è pessimista: «Il processo è inesorabile, questa pagina di storia qualcuno la scriverà», anche se, dice accusando i pentastellati, «il governo Conte I ha perso una grande occasione». Dopodiché annuncia la “guerra costituzionale”: «Passeremo a questa fase se vedremo che le trattative sono una presa in giro». Non ci sarà, però, una “via catalana”: «Il referendum sull’indipendenza è stato bocciato, le alternativa sono due: una è la via veneta per cui rispetti la legge, l’altra la via catalana per cui ti butti in strada». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Zaia scambia Facebook per il consiglio Le sue sono solo chiacchiere»
FLASH MOB La manifestazione ieri sul ponte di Rialto nel secondo anniversario del referendum per l’autonomia del Veneto. Dopo il voto, ancora nessun risultato (FOTOATTUALITÀ)
ERIKA BALDIN, M5S
LA MANIFESTAZIONE VENEZIA Il gonfalone srotolato sul ponte di Rialto è lo stesso che era stato portato a Pontida a metà settembre ed è stato fornito dalla Lega ai manifestanti del flash-mob organizzato da Marino Finozzi e dal comitato Autonomia subito con il comitato Veneto Indipendente. Circa 200 persone, provenienti da Venezia e da ogni provincia del Veneto “vestite” con i colori di San Marco. Tanti gonfaloni e un paio di bandiere della Catalogna, presa a simbolo della lotta per l’autonomia. Tanti attivisti della prima ora, come Francesco Zuanich e Giovanni Fabris. Ma anche consiglieri regionali della Lista Zaia e della Lega, tra i quali anche il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti. E poi Luciano Sandonà, Gabriele Michieletto, Stefano Valdegamberi, Alberto Semenzato, Maurizio Conte.
emendamento alla legge di Bilancio, «dopo averla condivisa con le regioni stesse». «Se l’obiettivo - ha detto il ministro - è portare a casa l’autonomia differenziata, cosa su cui il governo si è impegnato con il Parlamento fin dal giorno del voto di fiducia, invito tutti, tra un flash mob e l’altro, a continuare il lavoro che abbiamo iniziato».
«Basta giochetti e ritardi: la pazienza dei Veneti sta finendo» STEFANO CASALI, CDV
OSTACOLATI DALLA BUROCRAZIA «Siamo qui a ricordare che non è successo nulla - commenta Finozzi - e manifestare contro l’inefficienza dello Stato centrale che non riesce a capire i bisogni di una realtà come quella veneta. La Regione sta facendo tutto quello che è possibile fare e a Zaia possiamo dire solo grazie. Anche l’ex ministra Stefani ha fatto tutto il
In 200 sul ponte di Rialto «Questo Stato è inefficiente» possibile organizzando decine di incontri con la burocrazia romana, che è stato il punto di resistenza estrema». Luciano Sandonà ha voluto rimarcare con la sua presenza la vicinanza del presidente Zaia: «I veneti si sono stancati di aspettare, vogliono ripartire dalla bozza d’intesa preparata dall’ex ministra Stefani sulla base delle richie-
ste del presidente Zaia».
PERSA UN’OCCASIONE Alessio Morosin, non è invece così grato a Zaia come chi ha parlato prima di lui. «Dovevamo fare una festa - attacca Alessio Morosin - invece è una commemorazione triste, perché purtroppo c’è stato il fallimento di quelle che erano le no-
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SANDONÀ: «SIAMO VICINI AL GOVERNATORE, BISOGNA RIPARTIRE DALLA BOZZA DI ERIKA STEFANI»
stre istanze anche perché con il 98 per cento di sì la trattativa doveva essere molto più spedita e soprattutto doveva avere i tempi fissati da chi aveva questa forza immensa. È stata sprecata perché si è anteposta la scelta di partito, comprensibile e legittima alle scelte del territorio. Ma siamo anche positivi e oggi essere insieme significa molto. Se Zaia capirà anche l’errore che ha fatto nel seguire Salvini potrebbe ancora salvarsi politicamente. Ma se Zaia non vuole, il Veneto va avanti da solo». Infine, Gian Angelo Bellati, che nel 2015 si era candidato sindaco di Venezia. «Questa situazione la trovo una vergogna. La Costituzione è stata emendata con il Titolo quinto 18 anni fa. Lo Stato deve applicare la Costituzione e dovrebbe stimolare le regioni a chiedere l’autonomia differenziata che è scritta negli articoli 116 e 117. E invece ci ostacola». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cultura & Spettacoli
Mercoledì 23 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Romolo Bugaro e Alessandro Rossetto nel progetto ideato per lo Stabile del Veneto: dalla pièce “Una banca popolare” uno spettacolo per teatro e un film in bianco e nero. Iniziate le riprese EFFETTO DOMINO Gli attori Mirko Artuso e Diego Ribon saranno anche nella pièce
La canapa, una risorsa condannata dai pregiudizi IL LIBRO
rendi un gruppo di «cattivi» e piazzali per qualche ora in un unico spazio, come accade in “Carnage” di Polansky; falli litigare tra loro, finché non si sbraneranno l’uno con «Cinema l’altro. O forse no, quale scena cuno sopravviverà, come insegna Tarantino in un in “The hateful eight”. dialogo Benvenuti nel «western tra loro» con echi tarantiniani» che Romolo Bugaro e Alessandro Rossetto stanno costruendo per raccontare il crac delle banche popolari. Un curioso progetto che vuol far dialogare cinema e teatro, in un continuo mix di intrecci e rimandi ideato per lo Stabile del Veneto. Dopo il cupo e potente “Effetto Domino”, lo scrittore e il regista tornano infatti a collaborare insieme per “Una banca popolare”, la pièce che debutterà sul palco del Goldoni di Venezia a dicembre (12-15) e a gennaio (8-12) al Verdi di Padova. Uno spettacolo teatrale destinato a diventare un film in bianco e nero, che sarà in sala il prossimo anno (produce la padovana Jole).
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IL DEBUTTO I due autori padovani si misurano per la prima volta con il teatro, con uno spettacolo assolutamente nuovo per lo Stabile: un lavoro che sarà “contaminato” dal cinema per scrutare il “lato oscuro” di un Veneto rapace, crudele e bancarottiero che gioca - male - con il risparmi e i destini della gente senza poi pagarne le conseguenze. «Il crac delle popolari era un tema ineludibile per me - spiega Bugaro - Come facevo a non parlare di uno tsunami che ha investito il territorio? Il tema mi è stato consegnato dalla vita. A me interessa il corpo a corpo con il mio tempo e la mia contemporaneità». La sto-
ESORDIO SUL PALCO PER LO SCRITTORE E IL REGISTA: «RACCONTIAMO I CATTIVI E LA LORO SETE DI POTERE»
Nel Veneto spietato dei tracolli bancari
ria si giocherà tutta in una notte, durante una cena-festa in cui i personaggi - una coppia, un imprenditore, un medico, un avvocato e un grande banchiere - verranno messi a nudo senza pietà. Rossetto sta girando in questi giorni a Villa Rocca Pisana di Lonigo con gli attori che ormai fanno parte del suo “panorama” artistico sin da “Piccola Patria”: il duo Diego Ribon e Mirko Artuso («siamo i suoi attori feticcio» ride Artuso), quindi Valerio Mazzucato, Fabio Sartor, Sandra Toffolatti, Davide Sportelli. «Palco e film dovranno dialogare e fondersi - aggiunge Rossetto - Ho deciso di prendere possesso delle riprese del film prima di iniziare le prove a teatro per definire meglio lo spettacolo. Una specie di percorso inverso. Il teatro mi ha sempre interessato molto, ci stavo pensando da tempo». E per lui, che nasce come sensibile documentarista, il passaggio sul palcoscenico risulta abbastanza naturale: «In fondo c’è un legame
tra documentario e teatro - osserva il regista - perchè entrambi tendono a raccontare cose irripetibili. La pièce adesso ci spinge ad accelerare i tempi, che sono stretti. Ma il processo è interessante, il teatro riserva sorprese per il cinema e viceversa».
I TEMI Bugaro si è concentrato sui «cattivi, non sulle vittime. Ho voluto mettere in scena le loro voci, e quelle di coloro che stono stati intorno a loro per anni. C’è una parte visibile, conosciuta attraverso i processi e gli articoli sui giornali, ma c’è soprattutto una parte invisibile, quella di cui ho cercato di occuparmi, che parla di altro. Della rottura di equilibri consolidati, della rivoluzione dei rapporti, della caduta di un sistema di potere che aveva governato questa regione. Dall’altro anche i grandi temi della vanità, del costante desiderio di potere, del tradimento e della morte». Ne esce il ritratto di
PROTAGONISTI Bugaro e Rossetto
un mondo feroce, cupo, rapace, legato sì alla terra e al suo “capannone”, ma anche al denaro e ai rapporti di potere. «Sono scenari in cui si possono ambientare storie nere - avverte Rossetto - il testo parla dei pericoli legati alla mancanza di responsabilità adulta. È una storia planetaria, in fondo.
Per questo abbiamo pensato di costruire una scenografia molto stilizzata e un film in bianco e nero. Non so se ne uscirà un western come dice Romolo, ma il bianco e nero mi è sembrato l’ideale per questo tipo di lavoro. Mi hanno ispirato alcuni riferimenti cinematografici di inizio anni Sessanta. Penso a Germi, a Robert Frank. Il tempo della festa in cui tutto avviene è narrato per frammenti, il che porta a creare un tempo sospeso. Il bianco e nero ci è sembrato l’ideale per sostenerlo. A teatro si rifletterà in una scenografia molto stilizzata». Lo spettacolo è un’amara riflessione «sullo strapotere dei potenti - chiude l’attore trevigiano Mirko Artuso che nella pièce interpreterà il medico - che nella gestione delle banche si sentono liberi di fare ciò che vogliono con economie che non appartengono a loro. Ma le conseguenze, poi, le pagano gli altri». Chiara Pavan
er me, che venivo dalle borgate, andare ai Parioli era un viaggio epocale. Quella sera Totò ci accolse a casa sua con addosso una vestaglia rosso cardinale con i pon pon. In tavola, per ognuno di noi, c’era un piatto grande con altri due. A casa ero abituato a mangiare in due sullo stesso piatto: mi sembrava di sognare». E il toccante ricordo di Ninetto Davoli quando, giovanissimo, Pasolini lo portò a casa di Totò per ragionare su “Uccellacci e uccellini”, il film che metteva assieme due personalità così diverse. Questa e tante altre testimonianze sono raccolte negli ”Appunti corsari” (Marsilio), presentato alle Giornate del cinema muto, che Andrea Crozzoli ha scritto tracciando il suo percorso quarantennale nel mondo del cinema. Crozzoli, tra i fondatori di Cinemazero e delle Giornate del cine-
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ma muto di Pordenone, dalla fine degli anni Settanta è stato uno dei più attivi critici cinematografici del Nordest soprattutto attraverso l’organizzazione di eventi, mostre e la partecipazione ai festival di Venezia, Berlino, e Cannes. In questo incessante girovagare dentro le sale e a contatto diretto con le giurie ha raccolto non solo gli umori dei diversi protagonisti (registi, attori, produttori, sceneggiatori, autori e studiosi), ma anche le varie tendenze che hanno caratterizzato lo sviluppo della cinematografia in questo impegnativo lasso di tempo. I suoi sono racconti di prima mano che aiutano
QUARANT’ANNI TRA I GRANDI FILM NEL LIBRO “APPUNTI CORSARI” DI ANDREA CROZZOLI EDITO DA MARSILIO
luigi Praturlon al quale si devono gli scatti di Anita Ekber alla fontana di Trevi ne “La dolce vita”. Un itinerario ricco e molto personale che, tra ricordi, aneddoti, emozioni e scommesse, offre una visione d’insieme efficace in parte elaborata attraverso il Nordest. Gianpaolo Bonzio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LE TESTIMONIANZE
E LA NAVE VA Federico Fellini nella foto di Deborah Beer (archivio Cinemazero)
ammette Martin Scorsese - a tal punto che ero convinto di essere italiano. Poi sono venuto in Italia e ho capito di essere americano». Tra un festival e la presentazione di nuove pellicole, Crozzoli riporta anche i racconti e le curiosità legate ai grandi fotografi e al loro impatto sulle produzioni, da Tazio Secchiaroli al meno noto Pier-
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Edizioni Chinaski
dilizia, in vestiario o in prodotti medici. Questi centri creerebbero, tra l’altro, nuovi posti lavoro». Berti ha poi voluto mettere in rilievo anche le qualità terapeutiche della cannabis che veniva utilizzata a scopi medici fin dal 2700 avanti Cristo. «Ora che la canapa può essere legalmente prescritta, c’è bisogno di avviare corsi di formazione per i medici, affinché vengano a conoscenza delle qualità terapeutiche di questa pianta e possano consigliarla ai propri pazienti, malati che stanno morendo per il dolore». Berti si è spinto anche oltre: «dovrebbe anzi essere permesso ai malati di curarsi da soli, rendendo legale l’auto produzione di canapa. Con quattro piante si può far fronte al proprio fabbisogno personale, sia a livello curativo che, eventualmente, anche ludico e si eviterebbe così la creazione di monopoli». Matteo Gracis ha fondato sia un blog: www.matteogracis.it/, che ha l’obiettivo di stimolare la discussione verso politiche di liberalizzazione della pianta, che “Dolce Vita”, la più importante rivista italiana nel settore degli “stili di vita alternativi”. C. M.
a capire situazioni e rapporti e scenari spesso poco conosciuti. Si passa dagli eroi del muto (Max Linder e Lillian Gish) al cinema italiano di ieri e di oggi focalizzando poi l’attenzione soprattutto sui set di Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini. «Per girare “Per un pugno di dollari” - racconta Sergio Leone in una delle tante interviste del testo - volevo James Coburn ma chiedeva troppi soldi. Poi ho visto questo tipo magro, Clint Eastwood, che si accontentava della metà. Gli misi un poncho per sopperire alla carenza di spalle, la barba lunga per indurirlo e un sigaro perennemente in bocca». Da qui un’intensa pagina di storia. Se il nostro cinema è costantemente caratterizzato dal tema centrale della famiglia, la stagione del neorealismo è servita a tracciare linee estetiche profonde, soprattutto all’estero. «La mia vita è stata segnata dai film del neorealismo -
CANAPA, UNA STORIA INCREDIBILE di Matteo Gracis
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Da Sergio Leone a Scorsese ricordi inediti tra le pellicole CINEMA
a canapa non è un nemico ma una grande risorsa, e l’ignoranza, che genera il pregiudizio, è il suo nemico numero uno». Matteo Gracis, indossando abiti in canapa elasticizzata, ha presentato ieri a Palazzo Ferro Fini, sede della Regione Veneto, il suo libro “Canapa - una storia incredibile”, edito da Chinaski Edizioni. Un libro che si pone l’obiettivo di porre fine alla demonizzazione della canapa, rimarcandone tutte le potenzialità di utilizzo nei settori più svariati. «Con questa pianta è possibile realizzare tessuti, carta (la bibbia di Gutenberg è in carta di canapa), medicamenti, materiali ecologici per l’edilizia e anche materie plastiche interamente biodegradabili (la cannaplastica), tutti prodotti particolarmente importanti in un momento storico in cui i cambiamenti climatici, il disboscamento e l’inquinamento, sono noti e dibattuti. Purtroppo i suoi molteplici usi sono stati inibiti da quasi un secolo di oscurantismo, da quando, nel 1937, negli Stati Uniti, la marijuana (che è solo la parte psicoattiva della canapa), diventò proibita per agevolare le case farmaceutiche che avevano iniziato a sintetizzare farmaci chimici» ha rilevato Matteo Gracis. «La canapa rappresenta un validissimo strumento per il raggiungimento di uno sviluppo realmente ecosostenibile ha aggiunto il consigliere regionale Jacopo Berti - anzi il Veneto dovrebbe diventare capofila nella creazione di una filiera produttiva riguardante la canapa. C’è necessità, infatti, di centri di trasformazione in cui le piante possano essere convertite in materiale di bioe-
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L’INIZIATIVA
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IL GIORNALE DI VICENZA
Mercoledì 23 Ottobre 2019
VENETO Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
IDUEANNIDAL REFERENDUMDEL 22OTTOBRE 2017. Ilgovernatore al“Conte2”: «Èinesorabile,arriveremoal risultato»
Zaia: «Autonomia, pronti a fare 19leggi:unaperognimateria» «Elaprimaèsultemapiùdelicato:lascuola.ÈunarispostaaRomasecontinuaaessere inadempiente:nonfala suapropostaalla richiestafatta da 2,3milioni dicittadini veneti» Piero Erle INVIATO A VENEZIA
«La pazienza è la virtù dell’intelligenza. Ci vuole visione, saldezza nel puntare all’obiettivo e determinazione. Pensate alle Olimpiadi a Cortina, alle Colline del Prosecco patrimonio Unesco e alla Pedemontana veneta che sembrava “morta”». La partita va avanti: non è azzerata, e neanche sospesa. Sono passati due anni da quando Luca Zaia annunciava in trionfo assediato da telecamere e dagli applausi di folla e vip - che 2,3 milioni di veneti avevano detto sì all’autonomia del Veneto in un referendum istituzionale ammesso dalla Corte costituzionale «nonostante tutti i tentativi del Pd e del governo di fermarci». Anzi, aveva subito presentato ben 61 articoli di legge per «avere tutta l’autonomia che la Costituzione ci consente». Un anno dopo, 12 mesi fa, aveva potuto celebrare il “primo compleanno” del referen-
dum con a fianco il ministro per le autonomie, la senatrice vicentina Erika Stefani, che spiegava di aver consegnato la bozza d’intesa Governo-Veneto al premier “Conte1” (Giuseppe Conte) anche se «i ministri grillini hanno frenato tutto». Un altro anno è andato e il traguardo è ancora lontano: non c’è più il ministro leghista e il “Conte2” significa per Zaia dover trattare di nuovo col Pd, stavolta nelle vesti del ministro Francesco Boccia. Ma il motto di Zaia, si sa, è sempre quello: «Solo i pessimisti non fanno fortuna». E così lui, con assessori e maggioranza, non molla e prepara la nuova mossa contro la “melina” romana. LA RIVENDICAZIONE. Un po’
come i grandi capi indiani davanti al falò, Zaia ricorda tutte le tappe della strada verso «la più grande riforma dello stato dal 1948, nella via della legalità e di una rivoluzione gandiana»: la battaglia per avere il via libera al referen-
dum, poi quella per poterlo svolgere, poi quella per firmare una pre-intesa prima che finisse la legislatura, poi quella per una intesa col Governo leghista-grillino. «Ci tengo a sottolinearlo: Erika Stefani stato il ministro “spartiacque” in questa vicenda. Ha fatto il percorso vero, solido: ha aperto i tavoli tecnici coi Ministeri, ha lavorato sulle singole materie. E la nostra delegazione trattante ha fatto lavoro strepitoso, tant’è che le trattative a Roma oggi (vedi a lato) riprendono da lì». I risultati, rimarca il governatore, non mancano: «L’autonomia è tema centrale nel dibattito e dei programmi degli ultimi due Governi, adesso sono tante le Regioni che iniziano a chiederla, e il Veneto pesa ed è rispettato a livello nazionale». LA PALUDE. Ci pensa un po’,
Zaia, poi la parola pesante la dice: «Abbiamo dovuto assistere a un dibattito che è stato vomitevole per alcuni
sprazzi e contesti». La vera battaglia persa, lo sa, è stata quella del “dibattito nazionale”: il Veneto voleva presentarsi come la Regione-pilota di una riforma che avrebbe dato efficienza all’intera Italia applicando il vero spirito della Costituzione, e invece è stata via via presentata agli occhi degli altri come la Regione “egoista che vuole spaccare il Paese tenendosi i soldi e calpestando le norme costituzionali”. Tanto che, ma questo Zaia ovviamente non lo dice, lo stesso capo leghista Matteo Salvini, che vuole fare il capo dell’Italia e non del Nord, ha raffreddato al massimo la sua militanza e il suo impegno “pro autonomia”. LA NUOVA MOSSA. Ma il fatto
resta: 2,3 milioni di veneti vogliono l’autonomia e questo è un dato di fatto sancito sulle “sacre tavole” del referendum. Allora si va in piazza? No, Zaia resta «per la via pacifica, della legalità. Si va fino in fondo». E attacca il Gover-
no proprio sulla via istituzionale: «Sull’autonomia Roma è inadempiente. Lo è stata col governo Gentiloni, con il Conte1 e anche con il Conte 2 in questa fase. È inadempiente perché non ha mai fatto una controproposta al progetto veneto». Cosa si fa allora? «Il processo è inesorabile, inarrestabile. C’è solo da capire - sferza Zaia - se questo Governo vuole scrivere una pagina di storia dell’Italia o se la lascia intonsa per chi verrà dopo. Noi siamo positivi: prima o poi questa pagina qualcuno la scriverà. Basta che i veneti non si dividano ma restino monolitici sull’autonomia: oggi sono le nonne, i ragazzi, a chiederla. Noi siamo riusciti a riportare l’orgoglio di essere veneti». Come pressare la controparte? Zaia una nuova mossa ce l’ha, d’intesa con il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti: «Io spero non accada, ma in caso noi abbiamo una risposta. Se questi non fanno veloci, porterò una a una le
Inumeri di allora ILRECORD VICENTINO Il22ottobre di dueannifa iveneti,dopo ilsì della Cortecostituzionale, furonochiamatia rispondereal quesito “Vuoiche allaRegione del Venetosiano attribuite formee condizioni particolaridi autonomia?».L’affluenza alvotofudel 57,2%,con unpicco nelVicentino del 62,7%.Allafinei“sì” alla maggioreautonomia del Venetofurono2 milioni e 273milae 985(su 2 milioni328mila 949), vale adire chesi èdetto favorevolepiù della metà dell’interocorpo elettoraledella regione, cifrechevanno benal dilà delconsenso di qualsiasi partitosingolo.Anche in questocasofu ilVicentino aprimeggiare sia in percentualeche numeri assoluti:il98,3%di voti favorevoli,441.449 “sì”. LucaZaia coni suoiassessori
singole materie della nostra proposta in Consiglio regionale per trasformarle in altrettanti progetti di legge. E, se verranno impugnate (cosa che in realtà è scontata, ndr), riempiremo la Corte Costituzionale di lavoro» sulla battaglia madre: l’autonomia. «Sono le 19 materie - spiega Ciambetti - che sono già “concorrenti” in Costituzione tra
Regioni e Stato. Per i nostri tecnici possiamo legificare». E Zaia: «Renderemo pubbliche con il Consiglio le articolazioni di una mancata autonomia che non arriva». E se Confindustria un mese fa diceva «essenziale è la scuola», Zaia replica: «L’ho già detto, la prima legge sarà sull’autonomia della scuola». • © RIPRODUZIONERISERVATA
«Romastagiocando soloarinviaretutto»
Finozziguidaivenetisti all’“assalto”diRialto INVIATO A VENEZIA
«SanMarco!», «Veneto autonomo!».L’urlo venetista saledal pontediRialto tra le riveaffollatedituristi stranieri cheguardano concuriosità quelgruppone diuncentinaio di manifestantiche vuole celebrarecon forzai 2anni del referendumper il Venetopiù autonomo. Sulpontearrivanoil presidentedelConsiglio regionaleRoberto Ciambetti e molticonsiglierileghisti e filo-zaiani(anche chi èrimasto senzalista diriferimentoedèa cacciadiun“posto buono” per leormai vicine elezioniin Regione).Ilgovernatore Zaia nonsifa vedere mahafatto in modochea Rialto giunga l’enormebandiera “22ottobre Autonomiaal Veneto” (10
metriper 15) già vista aPontida. Mal’anima dellamanifestazioneè lui,l’ex assessore regionale MarinoFinozzi chehalasciato a sorpresala politicaun annofa: «L’autonomiaèvicina, l’obiettivo è raggiunto»,disse allora proprio mentrela senatriceErikaStefani, cresciutanellaLega anche grazie alui, diventavaministro pergli Affariregionali.Invece hadovuto ricredersi,Finozzi:sache l’autonomiaresta lontana,anche senon perdel’ottimismo esi augurache«il22 ottobre diventi unafestaregionale perricordare il referendum».Eallora assicura che nonhanessunaintenzione di tornareinpolitica attivama vuole battersiper l’autonomia tra la gente:hapromosso il comitato “Venetoautonomo subito”econ EdoardoRubini di“Associazione EuropaVeneto” ePalmarino Zoccatellidi“Veneto indipenden-
Lamanifestazione autonomista di ierial pontedi Rialto te”hadatovita al pacificoassalto alpontediRialto dacui far calare suVeneziastendardi eslogan venetisti.Pure l’indipendentista AlessioMorosin èlì,alla manifestazione,ehatoni tutti suoi:«Zaiahafallito, mettiamo il luttoal braccioperdue annidi servilismodipartito».Ma Finozzi haideechiareesono ben diverse: «LaRegioneeil governatore Zaia -scandisce sorridendoal soleche scaldatuttial pontediRialto hannofatto tuttoquelloche potevano.Maluirappresentale istituzioni,noi comitati spontanei ciattrezziamointutti imodi per
ricordarechec’èuna volontà di popolo.Il ministro Boccia?Usaun metodopoliticonoto:non sidice maidinoma sitrova ilmodo per posticipareognidecisione.La legge-quadroè unostrumento per rinviarealle calendegreche tutto. Nonci crediamoper nulla: Roma nonriescea capirechequestaè unavolontà deiveneti enondiun partitosingolo. Perquesto manifestiamoinpiazza: devono capirechecresceil fastidio perchénonsi capiscecome il referendumnonporti ipolitici a darerisposta alle richieste:la pazienzafinisce». P.E.
L’ASSESSORELANZARINRISPONDE. «Vicini altraguardo:giàstanziati 25 milioni peril 2020»
Ipab, tutti in piazza: «Fate la riforma» VENEZIA
Hanno stipato in massa campo san Tomà, ieri, i sindacati Cgil, Cisl e Uil assieme ai dipendenti delle Ipab Veneto al motto: «Ipab-case di riposo: riforma subito!». Solidarietà è giunta a loro da Pd e gruppo “Veneto 2020”. «Sono ormai 20 gli anni di attesa di un provvedimento che il
Veneto, unica regione assieme alla Sicilia, non ha ancora varato e di cui c’è invece un estremo bisogno. Il vuoto legislativo - denuncia il sindacato - sta provocando una strisciante privatizzazione, la riduzione dei posti disponibili, un abbassamento della qualità dei servizi, l’aumento delle rette ed un peggioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti». L’obiet-
tivo del sindacato è avere Ipab che restino di proprietà pubblica, che siano tassate alla pari e non di più rispetto alle strutture private, che abbiano più “impegnative” dalla Regione (quote di assistenza sanitaria a carico della sanità pubblica), che applichino un contratto unico ai lavoratori, quello della sanità pubblica, e che siano dotate di personale adeguato alle esi-
genze di cura e assistenza. Dopo la manifestazione una delegazione è stata ricevuta a palazzo Balbi dall’assessore alla sanità e sociale Manuela Lanzarin: «Ho preso atto delle preoccupazioni dei sindacati rispetto ai tempi, ma ho loro assicurato che, sulla riforma delle Ipab, la Regione non fa nessun passo indietro. Possiamo dire di essere alla dirittura finale. L’ar-
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IL GIORNALE DI VICENZA
Mercoledì 23 Ottobre 2019
VENETO Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
IDUEANNIDAL REFERENDUMDEL 22OTTOBRE 2017. Ilgovernatore al“Conte2”: «Èinesorabile,arriveremoal risultato»
Zaia: «Autonomia, pronti a fare 19leggi:unaperognimateria» «Elaprimaèsultemapiùdelicato:lascuola.ÈunarispostaaRomasecontinuaaessere inadempiente:nonfala suapropostaalla richiestafatta da 2,3milioni dicittadini veneti» Piero Erle INVIATO A VENEZIA
«La pazienza è la virtù dell’intelligenza. Ci vuole visione, saldezza nel puntare all’obiettivo e determinazione. Pensate alle Olimpiadi a Cortina, alle Colline del Prosecco patrimonio Unesco e alla Pedemontana veneta che sembrava “morta”». La partita va avanti: non è azzerata, e neanche sospesa. Sono passati due anni da quando Luca Zaia annunciava in trionfo assediato da telecamere e dagli applausi di folla e vip - che 2,3 milioni di veneti avevano detto sì all’autonomia del Veneto in un referendum istituzionale ammesso dalla Corte costituzionale «nonostante tutti i tentativi del Pd e del governo di fermarci». Anzi, aveva subito presentato ben 61 articoli di legge per «avere tutta l’autonomia che la Costituzione ci consente». Un anno dopo, 12 mesi fa, aveva potuto celebrare il “primo compleanno” del referen-
dum con a fianco il ministro per le autonomie, la senatrice vicentina Erika Stefani, che spiegava di aver consegnato la bozza d’intesa Governo-Veneto al premier “Conte1” (Giuseppe Conte) anche se «i ministri grillini hanno frenato tutto». Un altro anno è andato e il traguardo è ancora lontano: non c’è più il ministro leghista e il “Conte2” significa per Zaia dover trattare di nuovo col Pd, stavolta nelle vesti del ministro Francesco Boccia. Ma il motto di Zaia, si sa, è sempre quello: «Solo i pessimisti non fanno fortuna». E così lui, con assessori e maggioranza, non molla e prepara la nuova mossa contro la “melina” romana. LA RIVENDICAZIONE. Un po’
come i grandi capi indiani davanti al falò, Zaia ricorda tutte le tappe della strada verso «la più grande riforma dello stato dal 1948, nella via della legalità e di una rivoluzione gandiana»: la battaglia per avere il via libera al referen-
dum, poi quella per poterlo svolgere, poi quella per firmare una pre-intesa prima che finisse la legislatura, poi quella per una intesa col Governo leghista-grillino. «Ci tengo a sottolinearlo: Erika Stefani stato il ministro “spartiacque” in questa vicenda. Ha fatto il percorso vero, solido: ha aperto i tavoli tecnici coi Ministeri, ha lavorato sulle singole materie. E la nostra delegazione trattante ha fatto lavoro strepitoso, tant’è che le trattative a Roma oggi (vedi a lato) riprendono da lì». I risultati, rimarca il governatore, non mancano: «L’autonomia è tema centrale nel dibattito e dei programmi degli ultimi due Governi, adesso sono tante le Regioni che iniziano a chiederla, e il Veneto pesa ed è rispettato a livello nazionale». LA PALUDE. Ci pensa un po’,
Zaia, poi la parola pesante la dice: «Abbiamo dovuto assistere a un dibattito che è stato vomitevole per alcuni
sprazzi e contesti». La vera battaglia persa, lo sa, è stata quella del “dibattito nazionale”: il Veneto voleva presentarsi come la Regione-pilota di una riforma che avrebbe dato efficienza all’intera Italia applicando il vero spirito della Costituzione, e invece è stata via via presentata agli occhi degli altri come la Regione “egoista che vuole spaccare il Paese tenendosi i soldi e calpestando le norme costituzionali”. Tanto che, ma questo Zaia ovviamente non lo dice, lo stesso capo leghista Matteo Salvini, che vuole fare il capo dell’Italia e non del Nord, ha raffreddato al massimo la sua militanza e il suo impegno “pro autonomia”. LA NUOVA MOSSA. Ma il fatto
resta: 2,3 milioni di veneti vogliono l’autonomia e questo è un dato di fatto sancito sulle “sacre tavole” del referendum. Allora si va in piazza? No, Zaia resta «per la via pacifica, della legalità. Si va fino in fondo». E attacca il Gover-
no proprio sulla via istituzionale: «Sull’autonomia Roma è inadempiente. Lo è stata col governo Gentiloni, con il Conte1 e anche con il Conte 2 in questa fase. È inadempiente perché non ha mai fatto una controproposta al progetto veneto». Cosa si fa allora? «Il processo è inesorabile, inarrestabile. C’è solo da capire - sferza Zaia - se questo Governo vuole scrivere una pagina di storia dell’Italia o se la lascia intonsa per chi verrà dopo. Noi siamo positivi: prima o poi questa pagina qualcuno la scriverà. Basta che i veneti non si dividano ma restino monolitici sull’autonomia: oggi sono le nonne, i ragazzi, a chiederla. Noi siamo riusciti a riportare l’orgoglio di essere veneti». Come pressare la controparte? Zaia una nuova mossa ce l’ha, d’intesa con il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti: «Io spero non accada, ma in caso noi abbiamo una risposta. Se questi non fanno veloci, porterò una a una le
Inumeri di allora ILRECORD VICENTINO Il22ottobre di dueannifa iveneti,dopo ilsì della Cortecostituzionale, furonochiamatia rispondereal quesito “Vuoiche allaRegione del Venetosiano attribuite formee condizioni particolaridi autonomia?».L’affluenza alvotofudel 57,2%,con unpicco nelVicentino del 62,7%.Allafinei“sì” alla maggioreautonomia del Venetofurono2 milioni e 273milae 985(su 2 milioni328mila 949), vale adire chesi èdetto favorevolepiù della metà dell’interocorpo elettoraledella regione, cifrechevanno benal dilà delconsenso di qualsiasi partitosingolo.Anche in questocasofu ilVicentino aprimeggiare sia in percentualeche numeri assoluti:il98,3%di voti favorevoli,441.449 “sì”. LucaZaia coni suoiassessori
singole materie della nostra proposta in Consiglio regionale per trasformarle in altrettanti progetti di legge. E, se verranno impugnate (cosa che in realtà è scontata, ndr), riempiremo la Corte Costituzionale di lavoro» sulla battaglia madre: l’autonomia. «Sono le 19 materie - spiega Ciambetti - che sono già “concorrenti” in Costituzione tra
Regioni e Stato. Per i nostri tecnici possiamo legificare». E Zaia: «Renderemo pubbliche con il Consiglio le articolazioni di una mancata autonomia che non arriva». E se Confindustria un mese fa diceva «essenziale è la scuola», Zaia replica: «L’ho già detto, la prima legge sarà sull’autonomia della scuola». • © RIPRODUZIONERISERVATA
«Romastagiocando soloarinviaretutto»
Finozziguidaivenetisti all’“assalto”diRialto INVIATO A VENEZIA
«SanMarco!», «Veneto autonomo!».L’urlo venetista saledal pontediRialto tra le riveaffollatedituristi stranieri cheguardano concuriosità quelgruppone diuncentinaio di manifestantiche vuole celebrarecon forzai 2anni del referendumper il Venetopiù autonomo. Sulpontearrivanoil presidentedelConsiglio regionaleRoberto Ciambetti e molticonsiglierileghisti e filo-zaiani(anche chi èrimasto senzalista diriferimentoedèa cacciadiun“posto buono” per leormai vicine elezioniin Regione).Ilgovernatore Zaia nonsifa vedere mahafatto in modochea Rialto giunga l’enormebandiera “22ottobre Autonomiaal Veneto” (10
metriper 15) già vista aPontida. Mal’anima dellamanifestazioneè lui,l’ex assessore regionale MarinoFinozzi chehalasciato a sorpresala politicaun annofa: «L’autonomiaèvicina, l’obiettivo è raggiunto»,disse allora proprio mentrela senatriceErikaStefani, cresciutanellaLega anche grazie alui, diventavaministro pergli Affariregionali.Invece hadovuto ricredersi,Finozzi:sache l’autonomiaresta lontana,anche senon perdel’ottimismo esi augurache«il22 ottobre diventi unafestaregionale perricordare il referendum».Eallora assicura che nonhanessunaintenzione di tornareinpolitica attivama vuole battersiper l’autonomia tra la gente:hapromosso il comitato “Venetoautonomo subito”econ EdoardoRubini di“Associazione EuropaVeneto” ePalmarino Zoccatellidi“Veneto indipenden-
Lamanifestazione autonomista di ierial pontedi Rialto te”hadatovita al pacificoassalto alpontediRialto dacui far calare suVeneziastendardi eslogan venetisti.Pure l’indipendentista AlessioMorosin èlì,alla manifestazione,ehatoni tutti suoi:«Zaiahafallito, mettiamo il luttoal braccioperdue annidi servilismodipartito».Ma Finozzi haideechiareesono ben diverse: «LaRegioneeil governatore Zaia -scandisce sorridendoal soleche scaldatuttial pontediRialto hannofatto tuttoquelloche potevano.Maluirappresentale istituzioni,noi comitati spontanei ciattrezziamointutti imodi per
ricordarechec’èuna volontà di popolo.Il ministro Boccia?Usaun metodopoliticonoto:non sidice maidinoma sitrova ilmodo per posticipareognidecisione.La legge-quadroè unostrumento per rinviarealle calendegreche tutto. Nonci crediamoper nulla: Roma nonriescea capirechequestaè unavolontà deiveneti enondiun partitosingolo. Perquesto manifestiamoinpiazza: devono capirechecresceil fastidio perchénonsi capiscecome il referendumnonporti ipolitici a darerisposta alle richieste:la pazienzafinisce». P.E.
L’ASSESSORELANZARINRISPONDE. «Vicini altraguardo:giàstanziati 25 milioni peril 2020»
Ipab, tutti in piazza: «Fate la riforma» VENEZIA
Hanno stipato in massa campo san Tomà, ieri, i sindacati Cgil, Cisl e Uil assieme ai dipendenti delle Ipab Veneto al motto: «Ipab-case di riposo: riforma subito!». Solidarietà è giunta a loro da Pd e gruppo “Veneto 2020”. «Sono ormai 20 gli anni di attesa di un provvedimento che il
Veneto, unica regione assieme alla Sicilia, non ha ancora varato e di cui c’è invece un estremo bisogno. Il vuoto legislativo - denuncia il sindacato - sta provocando una strisciante privatizzazione, la riduzione dei posti disponibili, un abbassamento della qualità dei servizi, l’aumento delle rette ed un peggioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti». L’obiet-
tivo del sindacato è avere Ipab che restino di proprietà pubblica, che siano tassate alla pari e non di più rispetto alle strutture private, che abbiano più “impegnative” dalla Regione (quote di assistenza sanitaria a carico della sanità pubblica), che applichino un contratto unico ai lavoratori, quello della sanità pubblica, e che siano dotate di personale adeguato alle esi-
genze di cura e assistenza. Dopo la manifestazione una delegazione è stata ricevuta a palazzo Balbi dall’assessore alla sanità e sociale Manuela Lanzarin: «Ho preso atto delle preoccupazioni dei sindacati rispetto ai tempi, ma ho loro assicurato che, sulla riforma delle Ipab, la Regione non fa nessun passo indietro. Possiamo dire di essere alla dirittura finale. L’ar-
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MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 IL MATTINO
REGIONE
A due anni dal referendum
Autonomia, mossa di Zaia «Se Roma blocca l’intesa sarà il Veneto a legiferare» Il governatore: «Pronti a trattare con lealtà ma in caso di Governo inadempiente chiederò al consiglio regionale di votare sulle 23 materie, iniziando dalla scuola» Filippo Tosatto VENEZIA. Come dire, vene-
num in cauda. A Palazzo Balbi, nel secondo anniversario del referendum veneto, Luca Zaia rievoca le tappe della sfida autonomista e all’epilogo di una prolungata omelia, quasi con noncuranza, scocca il colpo di coda: «Da parte nostra c’è la volontà di collaborare lealmente con il ministro Boccia ma se a Roma non fanno veloci, porterò le 23 materie, una ad una, in consiglio regionale per trasformarle in altrettanti progetti di legge. Il Governo le impugnerà? Vorrà dire che riempiremo la Corte Costituzionale di lavoro»; «La mia non è una boutade ma nemmeno un ultimatum», è lesto a precisare «semplicemente, guardo in faccia la realtà: confido che la trattativa proceda seriamente, se invece si rivelasse una presa in giro, cambieremo direzione, sempre nell’alveo della legalità, e cominceremo dalla scuola, argomento sul quale nessuno ha ancora compreso quale sia la linea ministeriale».
tuale percorso in aula, quindi è realistico e legittimo». SFIDA COSTITUZIONALE
Tant’è. Spalleggiato dagli assessori, il governatore leghista sgrana in diretta Facebook il rosario autonomista:
IL VIA LIBERA DI CIAMBETTI
I leghisti Sandonà e Montagnoli: «Basta chiacchiere, la gente ha perso la pazienza»
Ma è davvero ipotizzabile impegnare l’assemblea del Veneto in una maratona legislativa di aperto contrasto al Governo e al Parlamento? «Abbiamo consultato i costituzionalisti», replica serafico il presidente Roberto Ciambetti «ci hanno confermato che delle 23 materie in discussione ben 19 sono concorrenti, cioè competono sia allo Stato che alla Regione. L’even-
i 2 milioni 2. 328. 949 votanti (pari al 57, 2% dell’elettorato) che il 22 ottobre 1917 tributarono il 98% al sì; lo scontro con i governi Renzi e Gentiloni: «Il Pd impugnò la legge referendaria del Veneto davanti alla Corte Costituzionale, che ci diede ragione; poi tentarono di coinvolgere la Corte dei Conti e infine il
Viminale ci negò l’uso della tessera elettorale, addebitandoci perfino le spese della sicurezza ai seggi»; la polemica sull’eccesso di competenze richieste: «L’articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede 23 materie, elencandole nel dettaglio. Se Se qualche trombone si arrogai il diritto di definirle eccessive, ripassi la lezione. La Lombardia ne chiede 12 e l’Emlia 5? Perfetto, l’autonomia differenziata si chiama perché è un abito da tagliare su misura dei territori»; Boccia? «È appena arrivato, diamogli un po’ di tempo ma non dica che si parte da zero: il suo precedessore, Erika Stefani, ha svolto un lavoro eccellente e il documento riassuntivo in 68 articoli che gli abbiamo consegnato a Venezia ne è la prova. La verità è che Roma resta inadempiente mentre qualche lazzarone
maniFestazione a Venezia
Sulle Ipab sindacati all’attacco «Riforma attesa da vent’anni» Vera Mantengoli VENEZIA. Aumentano gli anziani, ma senza la riforma delle Ipab potrebbero diminuire i servizi pubblici per accudirli. È questo il cuore della protesta dei 500 dipendenti delle Ipab venete che ieri mattina si sono riuniti a Venezia in Campo San Tomà, a pochi passi dalla sede della giunta regionale di Pa-
lazzo Balbi, per chiedere quando si farà la riforma degli istituti pubblici di assistenza e beneficenza. «Tante parole e pochi fatti» hanno commentato i segretari regionali di Cisl Gianfranco Refosco, Cgil Paolo Righetti e Uil Mario Ragno dopo l’incontro con l’assessora regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. «La nostra impressione è che dopo 13 progetti di leg-
ge, la riforma che attendiamo da 20 anni e che manca solo in Veneto e in Sicilia, non si farà entro questa legislatura». Se i sindacati parlano di «un fallimento dell’amministrazione Zaia che tira sempre in ballo il primato della sanità in Veneto, ma non riesce ad attuare la tanto attesa riforma», l’assessora Lanzarin invece dichiara che la giunta Zaia è in dirittura di arrivo: «Ci crediamo
aizza l’odio del Sud contro il Nord». Le prospettive? «Il ministro subordina l’intesa all’approvazione della legge quadro e alla definizione dei Livelli essenziali di prestazione: beh, i Lep sono rimasti 18 anni sulla carta, strano che vengano riesumati solo ora. Comunque sia, noi andremo al vedo, la sabbia nella clessidra è quasi terminata». IL SOSTEGNO DI MARIN (FI)
Immediate e contrastanti le reazioni politiche. «I veneti hanno perso la pazienza, basta con le chiacchiere, siamo pronti alla rivoluzione gandhiana», è il coro dei leghisti Luciano Sandonà e Alessandro Montagnoli; sostegno anche dal centrodestra per voce di Stefano Casali («Si rispetti la volontà popolare») mentre Forza Italia alterna il sostegno di Marco Marin – «Il governo delle quattro sini-
al punto che, prevedendo una necessità finanziaria a regime di 50 milioni in due anni, nel bilancio 2020 abbiamo già inserito 25 milioni di euro. Ho preso atto delle preoccupazioni dei sindacati sui tempi, ma ho loro assicurato che la Regione non fa nessun passo indietro». Per Cigl, Cisl e Uil il ritardo della riforma comporterà che le Ipab dovranno esternalizzare i loro servizi, diventando sempre più private. Già oggi secondo i sindacati il 25% degli utenti è escluso dalle impegnative di residenzialità (quota di retta sostenuta dalla Regione per le prestazioni sanitarie) che sono 25mila su 32mila posti letto, il che significa che una buona fetta
stre è assistenzialista e statalista, vuole dare agli italiani più centralismo e meno autonomia ma noi non cederemo di un millimetro» – alla puntura di spillo di Roberto Caon: «Oggi celebriamo un fallimento, siamo al punto si
Fracasso (Pd): proposta senza capo né coda 5 Stelle: scambia i social per l’assemblea elettiva prima, anzi l’obiettivo è più lontano»; «I risultati? Finora siamo alla radice quadrata di zero, converrà cambiare strategia e tattica», chiosa Sergio Berlato di Fratelli d’Italia. LA FRECCIATA DI BERLATO
Dure le bordate dell’opposizione: «Adesso siamo all’autonomia “fai da te”, la propo-
sta di Zaia è tanto originale quanto sconclusionata, evidentemente non mira ad alcun risultato ma solo alzare il livello di scontro con il Governo e il Parlamento», punge Stefano Fracasso, il capogruppo del Pd; «Il governatore dovrebbe chiedere scusa ai veneti per i 14 milioni sprecati in un referendum inutile», rincarano i dem Graziano Azzalin e Alessandro Naccarato. E i 5 Stelle? Addidati come i sabotatori della riforma nella stagione gialloverde, replicano a muso duro: «Zaia scambia i social per l’assemblea regionale. Peccato che i rappresentati dei veneti siedano in consiglio, chiamati a elaborare e ad approvare le norme. Perché stamattina, invece di trasmettere una diretta social con i suoi assessori schierati come belle statuine, non è venuto in aula a parlare di autonomia? ». —
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ATTUALITÀ
MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 IL PICCOLO
Regione la protesta
«La verità? Le donne in politica fanno paura» Lilli Goriup
bile che si discuterà pure di tetto dei mandati e candidature dei sindaci. All’epoca il dialogo era stato sospeso per la richiesta del centrosinistra di attendere prima la riforma degli enti locali. Chissà se stavolta decollerà sul serio. Nel corso della giornata l’Aula approva inoltre all’unanimità lo stanziamento di centomila euro a favore delle famiglie dei due agenti di polizia uccisi a Trieste. «Una norma concreta – dice Fedriga – e sono orgoglioso dell’approvazione unanime. Proprio in questi momenti di unità nella sofferenza si ha dimostrazione del livello di civiltà di una società capace di riconoscere chi si è sacrificato per mantenere la sicurezza dei nostri cittadini». Su richiesta delle opposizioni verrà studiata nei prossimi mesi la creazione di un fondo per le vittime cadute nell’adempimento del dovere. «Importante e significativo aver capito che la nostra richiesta – sottolinea per il Pd Sergio Bolzonello – non arrivava per contrapposizione, ma dalla semplice considerazione che tutti siamo uguali davanti a tragedie del genere». A tal proposito un ordine del giorno di Furio Honsell (Open Fvg) chiede alla giunta di creare un secondo fondo destinato alle famiglie dei morti sul lavoro. —
TRIESTE. Quelle sedute tra il pubblico, ieri, temevano che la doppia preferenza di genere alla fine non sarebbe passata senza intoppi. Ad assistere al Consiglio regionale c’erano infatti alcune decine di persone: le stesse che, poco prima dell’inizio dei lavori, avevano dato luogo a un flash-mob simbolico, esibendo qualche striscione davanti al Palazzo. Tra le sigle rappresentate comparivano Confartigianato, Cgil, Ugl, Comitato Pari Rappresentanza 50e50, Conferenza delle donne democratiche, Stati regionali delle donne e Casa internazionale delle donne, oltre che le Commissioni pari opportunità (Cpo) della Regione e del Comune di Trieste. «Le donne in politica non hanno vita facile» spiega Paola Carboni, membro della Cpo regionale -. È la terza volta che un progetto di legge sulla doppia preferenza di genere arriva in aula, per poi finire nel nulla». Idem la presidente della Cpo di Trieste, Laura Di Pinto: «La doppia preferenza di genere non è un obbligo ma un’opportunità». La responsabile delle politiche di genere Cgil Fvg, Rossana Giacaz, dichiara: «Nella migliore delle ipotesi, la bocciatura equivale a un rinvio alla riforma elettorale, che è un provvedimento generale all’interno del quale la rappresentanza di genere sarà solo uno dei nodi da sciogliere». «Questa legge era voluta dalle donne.– ha commentato Fabiana Martini, in qualità di esponente della Conferenza delle donne democratiche –. Probabilmente il Consiglio regionale ha avuto paura. Un posto dato a una donna è un posto tolto a un uomo». —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Un momento dei lavori di ieri in Consiglio regionale. Attualmente in aula ci sono sei consigliere su 49 scranni
Doppia preferenza bocciata «E ora la riforma elettorale» Non passa in aula la proposta finalizzata a incentivare la rappresentanza femminile Fedriga: «Meglio modificare tutta la normativa che regola l’approdo in Consiglio» Diego D’Amelio TRIESTE. Il Consiglio regionale boccia la proposta di legge sulla doppia preferenza di genere e il presidente Massimiliano Fedriga ne approfitta per rilanciare l’idea di una riforma della legge elettorale regionale, che la giunta aveva messo sul tavolo a inizio legislatura per poi congelarla. La maggioranza respinge la pdl depositata dal dem Francesco Russo, cui hanno aderito centrosinistra, M5s e Patto per l’Autonomia, dopo la raccolta di firme che ha visto esporsi personalità di rilievo della società civile e del mondo economico del Friuli Venezia Giulia. Norme dello stesso tenore sono state approvate in passato con i voti del centrodestra in Lombardia, Sardegna, Lazio, Emilia Romagna e Marche,
ma Fedriga spiega che la contrarietà dipende dalla volontà di «modificare in modo complessivo la norma che regola l’elezione del Consiglio. E ritengo doveroso che all’interno di una legge elettorale si tenga-
nere», impallinata assieme al resto delle proposte di una riforma elettorale che non ottenne l’approvazione in Aula. Il Pd decide tuttavia di andare fino in fondo. Dopo aver evidenziato che il Consiglio vede
Il dem Russo: «Dalla maggioranza un torto a chi chiedeva coraggio alla politica»
Via libera trasversale ai contributi di 100 mila euro per le famiglie dei due agenti uccisi
no presenti tutti gli elementi di diseguaglianza incluso quello sollevato oggi. Entro il 30 giugno 2020 possiamo fare una riforma condivisa, senza lo spot di oggi. Faccio un appello a Russo a rinviare la proposta e ricordo che il centrosinistra nella scorsa legislatura non ha approvato la preferenza di ge-
la presenza di sole sei consigliere su 49, Russo accusa la maggioranza di aver fatto un «torto a chi aspetta questa legge da 20 anni, alle 200 professioniste che in maniera trasversale hanno chiesto coraggio alla politica. Quando il rischio è quello di perdere la poltrona, più posti per le donne significa
meno spazio per gli uomini, ogni scusa è valida. Quando stava all’opposizione, Fedriga si lamentava della presunta arroganza con cui veniva governata questa Regione. Lui non è stato da meno». Di riforma elettorale si era parlato nell’autunno scorso, quando il presidente aveva sottoposto a tutti i partiti alcune radicali proposte di modifica: aumento dei collegi elettorali con l’ipotesi di passare dai cinque attuali a perimetri molto più ristretti, ipotesi di un nuovo premio di maggioranza, sostituzione dell’attuale sistema di preferenze con un sistema misto capace di ponderare l’ordine dei candidati di lista e i voti personali, con il risultato di creare listini semibloccati. Fedriga assicura che il confronto riguarderà anche modalità per favorire la presenza delle donne in politica ed è presumi-
ferriera di servola
Scontro aperto azienda-Rsu tra accuse e minacce di querele Si alza il livello dello scontro dopo la mancata consegna del piano industriale ai lavoratori E a distanza scoppia pure la polemica Serracchiani-Salvini TRIESTE. I sindacati attaccano a
testa bassa Siderurgica Triestina per non aver consegnato il piano industriale ai lavoratori e l’azienda minaccia querele per i toni considerati troppo aggressivi attribuiti alla Rsu.
La società nota come «dobbiamo registrare commenti infondati e denigratori da parte di un rappresentante sindacale a carico della nostra azienda, di cui non comprendiamo ragione e finalità». Siderurgica rileva che «se questo sarà l’atteggiamento dovremo adottare adeguate soluzioni» e rivendica «tutto ciò che ad oggi abbiamo già fatto (ed è stato certificato) e stiamo proseguendo a fare per il futuro di
Servola e dei lavoratori, assicurando la massima collaborazione alle istituzioni, in primis il ministero». A nome della Rsu risponde Thomas Trost (Fiom Cgil): «Le parole dell’azienda sembrano avere carattere intimidatorio, anche se non si fanno nomi e non si citano sigle. Ciò crea attriti e non dà la possibilità di replica all’imputato: questo modo di fare non è corretto». Il Pd polemizza intanto con
Un operaio all’interno della Ferriera di Servola
la politica siderurgica della Lega, ritenuta ambigua da Debora Serracchiani. La deputata critica le parole di Matteo Salvini, che in merito alla situazione dell’Ilva di Taranto, ritiene «inaccettabile che il governo metta a rischio 15.000 posti di lavoro: diritto alla salute e al lavoro possono e devono marciare insieme. Faremo le barricate per evitare un solo licenziamento». L’ex presidente della Regione invita provocatoriamente il leader leghista a «venire a Trieste, a fare le barricate per difendere i posti di lavoro della Ferriera. L’incertezza della situazione occupazionale alla Ferriera è ormai sempre più grave. Al principio enunciato da Salvini la giunta Fedriga ha rinunciato fin dal suo insediamento». —
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MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
Il futuro del Conegliano-Valdobbiadene
«Cementificio Unesco» Via ai maxi ampliamenti dei rustici sulle colline La Regione approva la norma che trasforma edifici agricoli in bed and breakfast Zanoni (PD): «Decisione scellerata che porterà a un boom di nuove costruzioni» Andrea De Polo Colline dell’Unesco a “cemento zero”? Non proprio. Anzi, la legge regionale approvata lo scorso 17 luglio (numero 29/2019) dà il via libera ad ampliamenti fino a 120 metri cubi per ogni struttura agricolo-produttiva non più utilizzata. Tradotto: un fienile abbandonato può diventare - senza dover neppure pagare un contributo di urbanizzazione - un bed and breakfast da affittare ai turisti. È il cosiddetto “albergo diffuso”, una norma che però - sostiene Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd cozza con quanto dichiarato da sindaci, Zaia e addetti ai lavori domenica scorsa a Pieve di Soligo durante il convegno celebrativo del riconoscimento Unesco, quando si era parlato del presunto stop a nuove costruzioni in collina.
VALDOBBIADENE.
LA LEGGE
Il rischio, al contrario, è che a centinaia ora approfittino delle nuove norme per ristrutturare vecchi casolari e fienili dimenticati, confidando in un aumento dell’arrivo dei turisti. C’è tutto nell’articolo 13 della legge regionale 29 del 2019. Un emendamento proposto dal consigliere leghista Alessandro Montagnoli, e inserito nella norma “in zona Cesarini” appena prima della sua approvazione («La notte stessa della votazione, senza che ne abbiamo mai discusso» sottolinea Zano-
ni»), si rivolge alle «strutture agricolo-produttive non più utilizzate per esigenze dell’agricoltura e dell’allevamento», i cosiddetti rustici che puntellano le colline dell’Unesco. Queste strutture, quindi, «possono essere ampliate sino ad un massimo di 120 metri cubi, esclusivamente per comprovati motivi igienico-sanitari o nella misura in cui l’ampliamento sia necessario per la realizzazione dei sistemi impiantistici o per la rimozione di barriere architettoniche». E ancora: «L’utilizzo ai fini di locazione turistica o per finalità di classificazione come dipendenza di al-
Un fienile abbandonato di 30 metri cubi potrà diventare un alloggio di 120 bergo diffuso non comporta cambio di destinazione d’uso dell’edificio», e «gli interventi non sono soggetti al pagamento del contributo di costruzione qualora sussistano adeguate opere di urbanizzazione primaria e non vi sia un aumento di carichi urbanistici». La legge non specifica in quali Comuni sarà applicata: toccherà di nuovo alla giunta regionale, con una delibera, stabilire le amministrazioni che ne potranno beneficiare. L’assessore regionale al Turismo, Federico Caner, ha comunque precisato che si tratta di una norma pensata per le località del Coneglia-
no-Valdobbiadene da poco nominate patrimonio Unesco. Allo stesso tempo, potranno beneficiarne soltanto i proprietari con partita Iva collegata a un’attività agricola. «COLATA DI CEMENTO»
«Questo emendamento - sottolinea Zanoni - permetterà di trasformare in piccoli alberghi diffusi sul territorio stalle e pollai, porcilaie e fienili o ancora, ricoveri per attrezzi agricoli. Diventeranno costruzioni di tutt’altro genere, comprensive di camere da letto, bagni e cucina per i turisti con una bizzarria unica: non è previsto il cambio di destinazione d’uso dal punto di vista catastale. Un ricovero attrezzi da trenta metri cubi potrà essere ampliato e diventare un edificio da 150. Ci vuole coraggio per chiamarlo “blocco del cemento”, Zaia fa l’ambientalista con la cazzuola in mano». Dal canto suo la Regione ribadisce che ogni singolo intervento sarà sottoposto al vaglio dei Comuni, e che appunto si tratterà di strutture già esistenti. È allo studio un disciplinare tecnico per armonizzare i Prg dei 29 Comuni coinvolti, 15 della “core zone” (l’area centrale), 3 della “buffer zone”, 14 della “Commitment zone”. Il disciplinare, tuttavia, includerà una serie di indicazioni e buone pratiche, più che obblighi da rispettare a livello normativo. L’unica certezza, per ora, è il via libera alla trasformazione di fienili e ricoveri attrezzi in alloggi per i turisti. —
ciFre eDati
37 Gli hotel presenti oggi nei 15 Comuni della Docg Conegliano Valdobbiadene: 8 sono a Conegliano, 7 a Vittorio Veneto
276 I bed and breakfast esistenti oggi nei 15 Comuni della Docg. Il record spetta a Vittorio Veneto con 59, segue Valdobbiadene con 35
1.778 I posti letto negli hotel del Conegliano-Valdobbiadene, secondo lo studio inserito nel dossier di candidatura Unesco
2.268 I posti letto nei vari B&B del Conegliano-Valdobbiadene, di cui 373 a Vittorio Veneto. In totale portano l’offerta di posti letto a 4.046, senza contare i vari alloggi in affitto breve sulle piattaforme come Airbnb
1 milione Il numero di turisti che ogni anno potranno arrivare nelle zone del riconoscimento Unesco
la polemica
«Così viene calpestata la legge contro il consumo del suolo» Pd: la nuova legge in deroga ignora tutti i consigli comunali e gli strumenti urbanistici approvati dai sindaci La difesa della Regione VALDOBBIADENE. Tra i tanti
appunti mossi da Andrea Zanoni alla legge regionale che promette di trasformare i rustici in B&B, c’è la sua difficile convivenza con un’altra norma regionale, quella
contro il consumo del suolo: «La nuova normativa consentirà a chi ha un’attività agricola ampliamenti in deroga a tutti gli strumenti urbanistici e territoriali e ai regolamenti edilizi comunali e addirittura alla legge sul consumo di suolo. Zaia gioca a fare l’ambientalista nei convegni quando nel chiuso del palazzo fa approvare norme che danno il via libera al cemento in barba ai
consigli comunali e ai sindaci ovvero in deroga agli strumenti urbanistici da loro approvati. Eppure siamo la prima regione in Italia per incremento di consumo di suolo come certificato da Ispra, a dimostrazione ulteriore di come le leggi promulgate da Zaia producano l’effetto contrario di quello che racconta ai cittadini». Come se non bastasse, ci sono i numeri del piano casa
Andrea Zanoni
Cristiano Corazzari
ad allarmare gli ambientalisti: in un anno e mezzo in provincia di Treviso sono sorti 141 mila metri cubi di nuovi edifici, soprattutto residenziali. E questo nonostante sia in crescita anche il
numero degli alloggi sfitti o abbandonati. Lo scontro con la Regione è totale, e le parole dell’assessore al Territorio Cristiano Corazzari non bastano a convincere Zanoni: «Il territorio del Co-
negliano-Valdobbiadene ha davanti a sé la sfida della sostenibilità ambientale, sarà un esempio di buone pratiche che potranno essere replicate anche altrove. Non esiste alcun rischio di “colate di cemento” o altro, nessuno vuole che si verifichi qualcosa del genere». I cittadini del Conegliano-Valdobbiadene però si interrogano. E quello delle nuove costruzioni è soltanto uno dei fronti aperti: tra i più caldi rimane anche quello su sbancamenti e nuovi vigneti. «C’è stata la corsa a piantumare i nuovi filari conclude Zanoni - prima che il riconoscimento Unesco possa introdurre nuovi vincoli». — A.D.P.
MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 LA TRIBUNA
SPRESIANO - VILLORBA - PAESE
i problemi dei trasporti
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villorba
«Per urbano ed extra vanno rimodulate le tariffe degli autobus» Lo hanno chiesto i circoli Pd dei cinque Comuni dell’Altosile Incontro con i vertici della Mom: «Serve il biglietto integrato» TREVISO. Riavvicinare le tariffe dell’extraurbano e dell’urbano. Mom e la Provincia ci stanno lavorando, i Comuni della seconda fascia lo chiedono a gran voce. I circoli Pd dell’Altosile (Istrana, Morgano, Paese, Quinto e Zero Branco) hanno incontrato il presidente della Mom Giacomo Colladon per chiedere che si intervenga al più presto. «La soluzione ideale è la revisione dei confini della seconda fascia e il biglietto integrato a tempo», sostiene Innocenzo D’Angelo, coordinatore dei cinque circoli. Colladon ha assicurato che il tema è nell’agenda di Mom, che ha già presentato alcune proposte alla Provincia, l’ente gestore che ha il compito di decidere delle tariffe e che non le rivede dal 2013. «Ci stiamo lavorando», assicura il presidente della Provincia Stefano Marcon, «Vorremmo rimodulare i
prezzi della seconda fascia. Sia chiaro, non si tratterà di grosse variazioni, ma serve maggiore equità perché ci sono grandi differenze tra urbano e extraurbano». I residenti della seconda fascia pagano circa il doppio rispetto a chi abita dentro i confini dell’urbano. «L’azienda di trasporto ha condiviso e sottolineato la necessità di modificare l’attuale normativa regionale che non consente di inserire nel trasporto urbano i Comuni di seconda fascia. Richiesta che noi abbiamo già avanzato al governatore Zaia, da cui aspettiamo riscontro. Tale modifica», proseguono i circoli in una nota, «consentirà un reale e concreto cambiamento dell’organizzazione dei trasporti nella nostra zona, perché permetterà di estendere il raggio di azione degli autobus e permetterà l’introduzione
del biglietto integrato a tempo. Questi sono, per adesso, i primi due obiettivi che ci proponiamo di perseguire». In particolare è la modifica del sistema di pagamento, introducendo il biglietto a tempo, che sta particolarmente a cuore al Pd. «Non credo sia corretto che per andare da Padernello a Treviso si paghi il doppio che per andare da Canizzano a Fontane. I tempi di percorrenza possono essere anche più lunghi nell’urbano, eppure costano meno. A Padova già oggi si paga il biglietto integrato a tempo», conclude D’Angelo. Mom e Provincia però non sono intenzionate a seguire questa strada, almeno per ora. L’azienda propone l’utilizzo di carte prepagate o di credito al posto del biglietto o abbonamento, con premio per chi utilizza frequentemente il bus. — Federico Cipolla
Pasquale Scarcia, del Pd
Sale comunali Scarcia accusa «Il sindaco ci boicotta»
Giacomo Colladon, presidente Mom, a bordo di un bus
travolto sabato da un’auto
Domani alle 15 a Maserada i funerali del ciclista Massimiliano Baro Si svolgeranno domani, giovedì 24 ottobre, alle ore 15 nella chiesa di Maserada i funerali di Massimiliano Baro, il ciclista quarantenne morto sabato scorso dopo un terribile scontro contro un’automobile mentre scendeva dalla strada di Guia a Val-
il caso della scolaresca di giavera
Studenti bloccati in treno esposto di un genitore SPRESIANO. È stato presentato
un esposto per chiarire il caso della classe scolastica di Giavera divisa nel treno di ritorno dalla gita, con alcuni alunni rimasti a bordo fino alla stazione di Susegana. Un genitore ha chiesto di vederci chiaro, mettendo sul banco degli imputati le Ferrovie in primis. L’intera scolaresca infatti non avrebbe oggettivamente fatto in tempo a scendere per una eccessiva rapidità nella chiusura delle porte. Insomma, i professori accompagnatori hanno fatto egregiamente il loro dovere, tanto
che uno è rimasto bloccato sul treno con metà scolaresca, proprio per la celerità con cui sono state chiuse le porte. Ecco perché alcuni genitori ritengono che ciò che è accaduto sia molto grave: una scolara che stava scendendo si è trovata addirittura con lo zainetto bloccato dalla porta, appena chiusa, anche se per fortuna è riuscita a liberarsi. La scorsa settimana la classe delle scuole medie di Giavera faceva rientro da una visita premio a Venezia: i ragazzi erano sparsi per il treno, ma al momento di scendere a Spresiano erano
il sindaco “chiama” la regione
Zero Branco, ciclabile fino a Scandolara ZERO BRANCO. Collegare Zero Branco a Scandolara con una pista verde, ma anche la ciclopedonale Treviso-Ostiglia alla laguna. Il tutto creando anche un punto naturalistico dedicato ai bambini delle scuole. Sono i sogni nel cassetto, ma in parte già in progetto, della giunta di Luca Durighetto. Si stanno concretizzando giorno dopo giorno i disegni per realizzare una pista ciclopedonale lungo il rio Vernise, che scorre nel territorio di Ze-
ro Branco. L'idea del municipio è già supportata dal Consorzio di bonifica acque risorgive, che ha in mano la manutenzione del rio e che proprio a Zero Branco ha realizzato una serie di opere idrauliche in particolare sta ultimando due nuovi invasi - per salvaguardare il territorio da bombe d'acqua e problemi ambientali che in passato avevano messo in ginocchio più volte il territorio comunale. La pista, nei disegni del municipio, par-
Un treno fermo alla stazione di Spresiano
in fila. Eppure le porte si sono chiuse e il convoglio è ripartito per la stazione successiva con mezza classe sopra. Le insegnanti che sono riuscite a scendere si sono accorte subito che una parte dei ragazzi era rimasta sul treno con un
collega. Al momento della conta, la conferma: il numero dei giovani presenti all’appello era inferiore, ma ormai il convoglio era già ripartito per la successiva stazione. Un momento di sconcerto, se non proprio di paura, da parte de-
tirebbe dalla ciclopedonale già esistente di via Pietro Sola, per poi arrivare all'ex Macello e quindi a Scandolara, lungo le sponde del Vernise. Ma c'è di più. «Abbiamo l'intenzione di utilizzare i due invasi non solo con lo scopo di contenimento e di fitonaturazione, per cui sono stati realizzati, ma in accordo con il Consorzio anche a scopo didattico: sotto il profilo naturalistico quella zona si presta a lezioni e sarebbe un punto di interesse per bambini e famiglie», spiega il sindaco di Zero Branco Luca Durighetto, che nelle prossime settimane incontrerà i confinanti con le sponde del rio interessato dal progetto. La realizzazione del percorso lungo il Vernise, tuttavia, per il primo cittadino po-
trebbe anche dare il "la" ad un altro importante tassello in chiave "green" e turistica, cicloturistica nello specifico. Motivo per cui è già pronto ad incontrare l'assessore regionale al turismo Federico Caner. «La pista lungo il Vernise spianerebbe la strada ad un collegamento tra Treviso-Ostiglia e laguna», sostiene il sindaco, «Iniziando a lavorare con altri Comuni si potrebbe creare un ulteriore anello per la Greenway regionale. Il nostro Comune potrebbe fare infatti da ulteriore congiunzione con i territori di Mogliano e del Veneziano, in modo da continuare ad incentivare il turismo lento ed allo stesso tempo fornendo una valida possibilità per i nostri concittadini». — Alessandro Bozzi Valenti
dobbiadene. Oltre ai famigliari e i tanti amici, per l’ultimo saluto saranno presenti i compagni di squadra della Ottavio Zuliani, la società sportiva di Maserada di cui faceva parte da molto tempo, alcuni dei quali si allenavano con lui quella mattina.
gli insegnanti. Che fare a quel punto? Il treno era ripartito e di certo non era possibile farlo tornare indietro. L’unica soluzione possibile era dunque telefonare alla Polfer per avvisare dell’accaduto e così è stato fatto. Gli agenti della polizia ferroviaria si sono subito attivati intervenendo alla successiva stazione di Susegana, dopo avere nel frattempo avvertito il capotreno che sul convoglio era rimasto un gruppo dei ragazzini della scuola media. I ragazzi sono stati fatti scendere a Susegana e sono rimasti con gli agenti della Polfer fino al momento in cui sono arrivati a recuperarli i famigliari per portarli alla destinazione finale, Giavera. Ma la cosa a questo punto avrà forse uno strascico, per le Ferrovie. Mentre i genitori sottolineano: «Gli insegnanti dei ragazzi sono stati ineccepibili». —
badoere
Furto e uso di carta di credito indebito Donne denunciate Furto aggravato e indebito utilizzo di carta di credito: per questi reati sono state denunciate dai carabinieri di Istrana D. M., 28enne, e D. N., 24enne, due donne residenti a Mestre, entrambe conosciute alla giustizia. L'8 luglio scorso si erano introdotte furtivamente nell’'abitazione di una commerciante di Badoere, da dove hanno rubato un portafoglio con 120 euro e una carta di credito, che hanno poi utilizzato per effettuare acquisti e prelievi per circa 850 euro. (D. N.)
VILLORBA. Nella sala per le assemblee l’ultima volta hanno trovato due batterie e un pianoforte, poche settimane prima la scrivania era sparita. Un trattamento che Pasquale Scarcia, segretario locale del Partito Democratico, non ha timore a far rientrare in una “strategia del dispetto” adottata dal sindaco Marco Serena. Il tempismo in effetti è sospetto. Il coordinatore del partito aveva attaccato il primo cittadino proprio per la sua gestione degli spazi dati in uso alle associazioni, accusandolo di favorire solo chi è “allineato” e ghettizzando le altre. Il venerdì successivo, nelle sala pubblica di via Centa all’ex biblioteca, in cui il Pd si è riunito per l’assemblea, sono comparse le due batterie e altri strumenti musicali. Sparite invece, oltre alla scrivania, anche le sedie. «Le associazioni a Villorba sono ghettizzate e il mondo del volontariato è trattato come strumento elettorale. Se sei allineato godi dei riflettori e dei locali più moderni del Comune, se invece non lo sei puoi usare solo locali fatiscenti e non a norma. Quest’amministrazione non ha pudore a comportarsi così», si è sfogato Scarcia. E ieri il segretario del Pd ha rincarato la dose, riferendosi ad uno scontro con il sindaco andato in scena sul piano per sistemare l’illuminazione pubblica. Dopo alcuni attacchi su Facebook sull’inerzia dell’amministrazione ad intervenire per migliorare l’illuminazione, Serena ha risposto a sua volta con un video su Facebook. Dalla sua scrivania in municipio, ha invitato Scarcia ad andare a trovarlo in ufficio per mostrargli il malloppo del project financing dell’illuminazione pubblica. Il segretario del Pd gli ha telefonato e ha preso appuntamento, solo che quando è arrivato il sindaco era impegnato in una riunione e l’ha tenuto fuori ad aspettare: dopo 45 minuti Scarcia se n’è andato. «Sa fare solo questo: dispetti e attacchi personali, oltre a coprire Villorba di fake news e parole vuote coniugate sempre al futuro prossimo. E continua il taglio dei servizi, mentre lui si fa selfie e organizza eventi in villa Giovannina che altrimenti sarebbe vuota». — F. C.
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Mercoledì 23 ....Ottobre 2019
La Voce
ROVIGO
Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.itItalia
AUTONOMIA Il governatore veneto a 24 mesi dal referendum: “Roma è inadempiente”
Zaia: “Due anni di prese in giro” “Abbiamo pronto un piano B porteremo tutto in consiglio regionale materia per materia” “Roma è inadempiente, basta prese in giro”. Due anni esatti dal referendum sull’autonomia regionale per il veneto. Due anni esatti e l’autonomia resta un progetto solo sulla carta. Ieri è stato il giorno dell’anniversario della consultazione regionale che aveva dato a stragrande maggioranza il via alla richiesta di autonomia regionale. Il governatore Luca Zaia ne ha approfittato per tuonare contro il nulla di fatto: “Roma è inadempiente perché non ha mai fatto una controproposta al progetto veneto e ad oggi non ha mai risposto alle istanze dei veneti”. E’ lo j’accuse lanciato dal presidente del Veneto facendo un bilancio sul confronto in corso con il governo a due anni esatti dal referendum che vide andare alle urne 2,3 milioni di veneti il 22 ottobre 2017, con il 98% di sì. “Oggi immagino sarà una riunione per impostare il lavoro anche se il ministro Boccia è nella condizioni per redigere una controproposta di intesa - ha continuato Zaia - dico che la migliore idea è una proposta di preintesa per vedere se c’è condivisione sul testo per poi andare in Parlamento. Se qualcuno pensa di andare con l’intesa direttamente in Parlamento si va al massacro”. E ancora: “Non mando ultimatum, ma valuto le trattative: se sono serie le seguo; se sono una presa in giro o un
modo per perdere tempo porteremo in consiglio regionale materia per materia”. Eccolo qua, il “leone” pronto a sbranare Roma; il “piano B”: leggi regionali materia per materia, con lo Stato che sarebbe costretto a fare ricorso. E in questo modo sarebbe la Corte costituzionale a decidere, in un vero e proprio Vietnam politico-legislativo. “Se il governo non vuole trattare, la Regione del Veneto continuerà sul piano della battaglia legale - ha spiegato - quindi , prenderemo ogni singola materia delle 23 previste e faremo per ognuna di esse delle sedute fiume in consiglio regionale per approvarle. Poi immagino che il governo le impugnerà e quindi andremo in Corte Costituzionale, legge per legge”. Il governatore del Veneto ha poi ribadito che “la prima materia da portare in Consiglio potrebbe essere la scuola perché c’è interesse su questo; c'è un dibattito e vogliamo vedere le vere idee del governo visto e considerato che se lo chiedessi a 55 milioni di italiani nessuno me lo saprebbe spiegare; per poi continuare con le infrastrutture, l’ambiente e tutte le 23 materie che sono scritte in Costituzione”. Ieri mattina inoltre si è tenuto l’incontro al dipartimento degli affari regionali, a Roma, per la ripresa del negoziato sull’autonomia differen-
Il governatore veneto Luca Zaia ziata del Veneto. L’approccio è stato collaborativo e improntato a pragmaticità e operatività. Dalla delegazione veneta si è precisato che “si è condiviso di partire con un’analisi comparata dei due testi della intesa. Si è, quindi, concordato il metodo di lavoro e programmato un prossimo
incontro per mercoledì 30 ottobre. Il confronto sui contenuti della bozza della Regione del Veneto si svolgerà in parallelo alla predisposizione del disegno di legge “quadro” che, è stato confermato, il ministro vuole portare all’approvazione del Parlamento entro fine anno. In riferimento al
testo del disegno di legge “quadro” è stato garantito il coinvolgimento della Regione del Veneto, così come delle altre due Regioni che hanno già avviato il percorso per il riconoscimento dell’autonomia differenziata, prima del passaggio in Conferenza Stato-Regioni. Il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, intanto, interviene a proposito del flash mob annunciato a Milano proprio per sostenere l’autonomia: “Qui lavoriamo sodo, oggi sono ripresi i negoziati, entro fine anno la legge quadro andrà in Parlamento. L’ho promesso fin dal primo giorno e non cambio idea: con Zaia, Fontana e con gli altri presidenti di Regione non cadrò mai nella polemica sterile, ma porgerò sempre l’altra guancia. Le critiche preventive sono smentite dai fatti: come sanno benissimo, sono ripresi i negoziati. Oggi è stata la volta del Veneto e procederemo nei prossimi giorni come da programma con tutte le altre delegazioni. Nello stesso tempo stiamo ultimando la legge quadro che presenteremo alle Camere entro fine anno. Se l’obiettivo è portare a casa l’autonomia differenziata, cosa su cui il governo si è impegnato , invito tutti, tra un flash mob e l’altro, a continuare il lavoro che abbiamo iniziato”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
RETE 22 OTTOBRE Munerato critica il numero uno della Regione
“Temo che dica no a prescindere”
Emanuela Munerato a Venezia
Il partito dei Veneti, la cui convention è stata domenica scorsa a Padova, è per l’autonomia regionale. Ne fa parte anche la Rete 22 ottobre, che prende proprio il nome dalla data del referendum del 2017. Esponente di spicco è l’ex senatrice Emanuela Munerato che spiega. “Oggi (ieri per chi legge ndr) ero a Venezia in una manifestazione pro autonomia, molto partecipata malgrado fosse un giorno lavorativo. Purtroppo dominava la delusione, anzi l’incazza-
tura per non avere ottenuto nessun risultato a distanza di due anni dal referendum del 22 ottobre 2017. Come comitato Rete 22 Ottobre ho voluto partecipare per rimarcare la volontà di 2 milioni e 400mila veneti dei quali è stata ignorata la volontà espressa con il referendum”. E ancora: “La mia preoccupazione è che il governatore Zaia, non avendo ottenuto nulla da un governo amico, sarà molto ostile nell’accettare qualsiasi proposta paventata dal nuovo
PD Il consigliere regionale contro il governatore: “Chieda scusa”
Azzalin: “Fregatura doppia” Graziano Azzalin e i dem contro Zaia sull’autonomia: “In due anni siamo ancora al punto di partenza. E bisogna avere la faccia tosta come Zaia per dare la colpa al Pd una volta e ai Cinque Stelle l’altra, senza mai citare le proprie responsabilità e quelle della Lega. Non ne possiamo più del ritornello Roma inadempiente. Basta versioni fantasiose, si renda conto dei soldi pubblici spesi inutilmente e delle false promesse”. E’ quanto affermano il consigliere regionale del Partito Democratico Graziano Azzalin e l’ex parlamentare Alessandro Naccarato, entrambi in prima linea contro la consultazione referendaria del 22 ottobre 2017, ieri ‘celebrata’ dal
governatore in una conferenza stampa in cui ha attaccato l’attuale Governo. “Dovrebbe chiedere scusa ai veneti per aver buttato via 14 milioni che potevano essere impiegati per una delle tante emergenze della nostra regione; dalle rette per le case di riposo, ai contributi per gli asili nido o per gli affitti. L’Emilia Romagna non ha indetto alcun referendum, perché il mandato politico per avviare una trattativa con il governo c’era già, così come l’investitura popolare. Zaia ha però voluto un plebiscito, pagato con i soldi pubblici. Un plebiscito non riuscito, visto il 56% dei votanti. La valanga di ‘sì’ era inevitabile, data la domanda assoluta-
mente generica impressa sulla scheda: ‘Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?’. E ancora: “Viene da ridere a sentire Zaia dire che ‘Non era un quesito da poco’. Il governatore ha poi provato a piegarlo ai suoi desiderata, alzando l’asticella in chiave sempre propagandistica, riassumibile in una frase: ‘Più soldi per tutti’. E quindi ‘Veneto come Bolzano’, ‘mantenimento del residuo fiscale e dei nove decimi del gettito’: solo balle, smentite ben presto dall’allora ministro per gli Affari Regionali, Erika Stefani, veneta e leghista”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Graziano Azzalin
governo per paura di far fare brutta figura a Salvini. E tutto questo a scapito del popolo Veneto. L’autonomia non è più dominio dei partiti, che a volte la usano per loro tornaconto, ma torna in mano ai territori ma soprattutto ai sindaci che vivono la realtà e le necessità quotidiane dei cittadini. Per questo Rete 22 ottobre ha stabilito una collaborazione con il Partito dei Veneti per i veneti e per il territorio”. © RIPRODUZIONE RISERVATA