RASSEGNA STAMPA DEL 3 OTTOBRE 2019

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Corriere del Veneto Giovedì 3 Ottobre 2019

● Lite tra Sgarbi e Mollicone

UomoVitruviano rissaallaCamera Canova,nel2022 lecelebrazioni VENEZIA «Un’inutile polemica a margine

delle discussioni sulla diplomazia culturale tra Italia e Francia». Vittorio Sgarbi taglia corto sulla querelle nata ieri pomeriggio a Montecitorio, in occasione dell’audizione del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini di fronte alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Ancora una volta al centro

VENEZIA E MESTRE delle polemiche c’è il prestito al Louvre dell’Uomo Vitruviano (custodito alle Gallerie dell’Accademia) per la grande mostra che il museo parigino dedicherà a Leonardo da Vinci in occasione del cinquecentenario della morte. A fronteggiarsi lo storico dell’arte (prima in Forza Italia e ora nel Gruppo Misto) e Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, divisi sull’utilità del prestito. Lo scontro ha sfiorato la rissa, mentre volavano gli insulti, ma si è presto concluso con la rappacificazione dei due. «Nel mio intervento — spiega Sgarbi — avevo elogiato la strategia intelligente di Franceschini che ha dato il disegno leonardesco in cambio di due capolavori assoluti di Raffaello, un suo autoritratto splendido e il ritratto di Baldassare Castiglione. Un concambio non certo alla pari, perché l’Uomo è un’opera idealizzata che si vede meglio in foto che dal vero, mentre avremo due capolavori travolgenti che ci permetteranno di allestire la mostra più

importante su Raffaello». L’esponente di Fratelli d’Italia, invece, chiedeva al ministro perché in cambio l’Italia non era riuscita a ottenere il dipinto della Gioconda, ritenuta altrettanto fragile e per questo non trasportabile. «Ma che mi frega della Gioconda e della solita polemica — sbotta lo storico dell’arte — Leonardo l’ha venduta al re di Francia per cui è di proprietà francese. Se

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Il convegno

Ecco l’«altro» Tintoretto La Serenissima pagava tardi

Lacomunitàbengalesescrivealsindaco.Carneintavola2giorni:puòesseresostituita Nuove richieste di carne Halal in arrivo. Dopo che due famiglie bengalesi hanno chiesto alla scuola elementare Cesare Battisti di inserirla nel menu della mensa scolastica, altri genitori sono pronti ad accodarsi. Ieri, infatti, circa trenta famiglie bengalesi si sono riunite per discutere della questione. «Scriveremo una lettera ufficiale — spiega Kamrul Syed, portavoce della comunità bengalese — dove chiederemo che in mensa sia servita carne Halal». Ma è chiaro che nei prossimi giorni i numeri potrebbero aumentare. «Quasi tutte le trenta famiglie hanno i figli alla Cesare Battisti — precisa Syed — ma chiederemo anche ad altri genitori, non solo bengalesi ma musulmani, se vorranno sottoscrivere la richiesta da inoltrare eventualmente anche ad altre scuole». Da capire quante famiglie si uniranno alla richiesta e se le mense scolastiche si attrezzeranno per servire carne Halal. In teoria, potrebbero essere in molti a firmare la lettera: una sentenza della Cassazione ha infatti sancito che «non esiste un diritto soggettivo all’’utorefezione» nei locali scolastici. Come dire che non è un diritto degli alunni portarsi il cibo da casa. Le conseguenze sono state immeditate. Se ad

In mensa Alcune famiglie musulmane vogliono la carne halal in mensa. Ames ha 13 menu diversi, e la carne può essere sostituita da altri piatti

esempio un bambino stesse male per aver ingerito un pasto portato da casa da un compagno, ne potrebbero rispondere i presidi o le ditte che gestiscono le mense. E così, da quest’anno, le imprese che gestiscono il servizio, che rispondono ad Ames (società controllata dal Comune), nel tentativo di applicare la sentenza hanno proibito ai bambini di consumare il pranzo al sacco in mensa. Decisione che sta mettendo in difficoltà le scuole, che spesso non hanno altri spazi dove

L’allarme via social

far mangiare i bambini al sacco e soprattutto non hanno abbastanza personale per sorvegliare sia gli studenti in mensa che quelli che dovrebbero mangiare in aula e che per legge non possono stare da soli. Per trovare una soluzione oggi si riunirà infatti un tavolo a cui parteciperanno presidi, ufficio scolastico, rappresentanti dell’amministrazione, l’Usl e Ames. Ma questa questione è strettamente legata a quella della carne Halal: non sono infatti pochi i genitori che fino al-

l’anno scorso preparavano l’Halal ai figli da portare a scuola. E ora che il pranzo al sacco è vietato chiedono alle mense di venirgli incontro. «Con 13 menu diversi c’è già ampia possibilità di scelta — ha però spiegato l’assessore alle politiche educative Paolo Romor — L’integrazione passa anche attraverso il mangiare insieme fin da piccoli. Per il Comune la vicenda è chiusa». Tra le possibilità oggi in menù, per esempio, c’è la latto-ovo-vegetariano o quella senza carne di maiale per venire incontro ad esigenze religiose Nel menu standard, invece, la carne viene servita in media 2 volte a settimana con la possibilità di sostituirla con altri alimenti, con ripercussioni praticamente nulle sui bambini. Se il Comune ha chiuso la questione, le polemiche però continuano. «La pratica halal è una macellazione che impone che l’animale venga dissanguato mentre è cosciente — ha rilanciato Silvia Rizzotto, capogruppo in Regione di Zaia Presidente — va abolita». Posizione a cui ha risposto il consigliere Pd Graziano Azzalin tacciandola come propagandistica: «Ha presente come vengono ammazzati gli agnelli per Pasqua?». Matteo Riberto

La vicenda ● Nei giorni scorsi un gruppo di genitori bengalesi della Cesare Battisti hanno chiesto alla dirigenza della scuola elementare frequentata dai figli di poter avere nel menù della mensa la carne halal, cioè macellata secondo il metodo della religione musulmana che la rende «lecita» ● Il Comune non ha nessuna intenzione di accettare la richiesta: ci sono 13 menu diversi, anche senza carne, è stata la risposta

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L’incidente del 2018

Azienda cerca personale con sms Investì l’operaio nel cantiere «Ma il colloquio è una bufala» camionista condannato a sei mesi

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zienda di Venezia cerca personale per varie mansioni, età 18-45 anni».Un’offerta di impiego misteriosa, che arriva direttamente sul cellulare tramite un sms, anche se non si è iscritti a nessun elenco o agenzia di collocamento. E nonostante le poche informazioni, riesce a fare breccia in chi, un lavoro, lo sta davvero cercando. In quei 160 caratteri c’è un numero da chiamare per fissare il colloquio. Al telefono risponde una voce femminile che spiega come le mansioni da occupare siano tre (segreteria, magazzino e commerciale), e che la sede della società si trova in via Piave a Mestre. Si deve fare in fretta però, c’è tempo fino a venerdì. Sui social però si sfogano gli utenti che erano interessate a mansioni d’ufficio e avrebbero poi scoperto che il lavoro consisteva in attività di vendita, porta a porta. Alcuni commenti risalgono allo scorso anno. Una donna qualche mese fa ha anche lanciato un appello su Facebook per cercare altri contatti che avessero sostenuto il colloquio raccontando di esser stata anche minacciata di denuncia da un presunto responsabile, a fronte di una recensione negativa. (g. pra.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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avessimo voluto fare noi la mostra più importante avremmo dovuto iniziare nel 2015 e non nel febbraio dell’anno scorso. I Francesi sono partiti tanto prima di noi, e il patto è che loro fanno Leonardo e noi Raffaello. Ho anche proposto al ministro, che si è detto d’accordo, di celebrare il genio di Canova nel 2022. C’è anche il centenario di Eleonora Duse da commemorare nel 2024 ad Asolo, ma per questo c’è più incertezza».Il diverbio tra i due politici si è incentrato anche sulla fragilità del disegno, con Mollicone che citava «la perizia del Mibac» che invitava a non spostare l’opera e Sgarbi che gli dava dell’ignorante. «È la mitizzazione del restauro — conclude quest’ultimo — l’Uomo è un feticcio che nessuno vede mai mentre potrebbe essere esposto con le dovute cautele alla vista dei visitatori. Esistono gli strumenti per poterlo fare, ma si continua a tenerlo nascosto». Fiorella Girardo

Halal,letteraditrentafamiglie AltdelComune:cisono13menu MESTRE

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l suo avvocato Gennaro Colangelo aveva cercato di dimostrare in tutti i modi, anche con una lunghissima memoria al pm Giorgio Gava, che in realtà anche il suo cliente stato una «vittima» di un piano di sicurezza del tutto inadeguato. Ma il magistrato ha portato a processo solo lui, William D’Onofrio, il 42enne camionista friulano che il 3 aprile 2018 aveva travolto e ucciso Mauro Morassi, 55enne della provincia di Udine, capocantiere della Sacaim. Morassi stava seguendo dei lavori per la messa in sicurezza di via Righi e via dei Petroli, il cui committente era Insula, quando all’improvviso era stato travolto dal mezzo in uscita dal cantiere, morendo sul colpo. Il camionista ha sempre detto di non averlo visto perché era in un punto cieco, tanto che si era fermato solo quando era stato avvisato da un altro dipendente Sacaim e dalle urla del suo titolare. Ieri si è tenuto il processo di fronte al gip Marta Paccagnella e D’Onofrio è stato condannato a sei mesi con il rito abbreviato, con l’accusa di omicidio colposo. Anche nel processo la difesa aveva sostenuto che nell’area non ci fosse alcuna separazione tra i percorsi per i mezzi e quelli pedonali. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA Artigiano, imprenditore, uomo immerso nel proprio tempo. È un Tintoretto in affanno, costretto a produrre continuamente opere a causa dei pagamenti troppo dilazionati della Serenissima, come una piccola azienda del Nordest al giorno d’oggi. «Tintoretto. L’uomo, i documenti e la storia 1519-1594» edito da Marsilio è il terzo volume della collana «Scuola Grande di San Rocco. Studi e ricerche» che propone uno sguardo diverso sull’artista ricercando le sue tracce negli archivi. «Attraverso gli atti notarili, si è scoperto che non si occupava in prima persona degli affari patrimoniali li delegava alla famiglia della moglie – spiega Alessandra Schiavon, funzionario archivista dell’Archivio di Stato di Venezia –. Spostando quindi la ricerca su un altro cognome, è emerso che non aveva a disposizione molta liquidità». Poi si è ritrovato il suo nome negli archivi delle magistrature deputate alla riscossione delle imposte, quando paga la decima, o quando inoltra una supplica perché siano rivisti al ribasso gli oneri fiscali posti a suo carico. O ancora quando offre i suoi servigi di artista al Senato veneziano, ai Procuratori di San Marco e ai Provveditori al sal per ritrarre dogi, affrescare volte, dipingere battaglie o celebrare episodi gloriosi della Serenissima; e, tra le altre, quando si propone alla Scuola grande di San Rocco o a quella di San Marco.Una nuova prospettiva che si aggiunge ai tanti interventi di studiosi, storici ed archivisti, tra cui Paola Marini dei Comitati privati internazionali e la precedente direttrice dell’Archivio di Stato di Venezia Giovanna Giubbini, che hanno celebrato il cinquecentenario dalla nascita dell’artista durante la tre giorni di convegno tra la Scuola Grande di San Rocco e l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Un momento per fare il punto su restauri e ricerche e indagare orizzonti diversi, come propone Nina Kudiš dell’università di Fiume-Rijeka. «Spesso si trovano discrepanze tra le attribuzioni fatte a Tintoretto e ciò che si legge nei contratti – commenta –. Analizzandoli, si trova ad esempio che un Cristo che entra a Gerusalemme a Murano è del figlio di Jacopo, Domenico Tintoretto». Camilla Gargioni © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Giovedì 3 Ottobre 2019

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L’INTERVISTA VINCENZO BALDO

Smog, i killer sono le polveri Pm2,5 «Attaccano i polmoni e il cuore» Pur in calo, provocano migliaia di morti. L’esperto: «Stop alle stufe a legna e a pellet» PADOVA Non è vero che le misure antismog, come il blocco dei mezzi no kat, la sostituzione dei vecchi bus e la scelta di impianti termici eco-compatibili, non servono. «La verità è che le polveri sottili si stanno riducendo — annuncia il professor Vincenzo Baldo, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Padova — e probabilmente si deve a un cambio di abitudini da parte della popolazione». In effetti l’Agenzia Ambientale Europea indica per l’Italia una riduzione del Pm10 del 14%, un -16% di PM2,5 e un -27% di ossidi di azoto. Stesso trend rilevato dal 2008 al 2017 dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo cui il PM10 cala di 0,8 grammi per metro cubo d’aria l’anno e il Pm2,5 di 0,7. «Lo si deve a più fattori: il ricorso a fotovoltaico e gas naturale, un uso più consapevole dell’auto, la diffusione di combustibili meno inquinanti, la scelta di impianti di riscaldamento eco-compatibili. E attenzione, proprio le fonti di calore forniscono un contributo importante all’inquinamento: soprattutto le stufe a legna e gli impianti a pellet, che portano le polveri sottili anche nel Bellunese (l’unica provincia veneta sotto la soglia d’allarme, ndr). Certo, il traffico gioca la sua parte, ma in forma minore». Sempre secondo l’Agenzia Ambientale Europea le emissioni di particolato da traffico veicolare da usura, in particolare di freni e pneumatici, e da abrasione del manto stradale, diventa più importante.

Baldo/1 Un cambio di abitudini della popolazione abbatte le polveri Baldo/2 Nel lungo termine il Pm2,5 può indurre tumore al polmone

Così come crescono le emissioni di polveri e idrocarburi legate all’incremento della combustione di biomassa legnosa nel settore domestico, alla base del 50% dell’inquinamento generale. «In questo quadro l’inquinante più pericoloso per l’uomo è il Pm2,5, particelle più piccole del Pm10 e in grado di penetrare negli alveoli polmonari. E non solo: il particolato fine, inalabile e assorbibile, arriva anche all’apparato cardiovascolare, danneggiandolo. Il PM2,5 può entrare in circolo». Con quali conseguenze? «Se raggiunge i polmoni nel breve termine causa problemi di respirazione. Durante i picchi di emissione di Pm2,5, i Pronto Soccorso registrano un aumento di pazienti con asma, sintomi respiratori, aggravamento di

patologie croniche cardiorespiratorie. Nel lungo termine, l’esposizione prolungata al particolato fine può indurre tumore al polmone, perché quando arriva agli alveoli polmonari l’organismo non riesce più a eliminarlo. Ma è causa anche di angina grave e infarto. L’Oms stima oltre

L’esperto Vincenzo Baldo, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Padova. Ha condotti studi sullo smog

60mila decessi all’anno, in Italia, per l’esposizione alle polveri sottili e il 3% della mortalità cardiorespiratoria. Secondo altri studi, lo smog provoca pure il diabete e l’invecchiamento cutaneo». La «Fondazione sviluppo sostenibile» denuncia 91mila morti premature all’anno per inquinamento atmosferico: 66.630 dovute al PM2,5; 21.040 al disossido di azoto e 3.380 all’ozono. Il PM2,5 uccide di più a Milano, Napoli, Taranto e nelle zone industriali di Priolo, Mantova, Modena, Ferrara, Venezia, Padova e Treviso. «La Pianura Padana è l’area più inquinata, soprattutto intorno a Milano e fra Venezia e Padova. Il clima incide in maniera significativa sulla stasi delle concentrazioni di polveri, che pioggia e vento spazzano via, e di conseguenza sulla

salute dell’uomo. Le ondate di calore, così come la siccità e le piogge frequenti, hanno un peso sempre maggiore sul quadro generale». A causa dell’esposizione al PM2,5 ogni residente in Italia perde 9,7 mesi di vita, che per i residenti del Nord diventano 14 mesi. Avete rilevato nell’aria nuovi inquinanti? «Al momento no, anche perché non sapremmo cosa cercare. Sono sotto monitoraggio, oltre a PM10 e Pm2,5, il carbonio e i suoi derivati, il biossido di zolfo e l’ozono, inquinante che cresce sensibilmente durante l’estate. Quanto alle altre fonti di inquinamento, ricordiamo l’agricoltura, responsabile del 96% delle emissioni di ammoniaca, e l’industria, per le emissioni di zolfo e composti organici volatili». Più gruppi di ricerca hanno evidenziato la necessità per l’agricoltura di promuovere interventi volti a ridurre l’azoto in eccesso nei terreni. Sul fronte dell’industria, nel 2010 si è osservata una diminuzione del biossido di azoto conseguente alla crisi economica, che ha ridotto numero e attività delle industrie. Soprattutto nel Nordest. «Il contrasto all’inquinamento coinvolge una serie di interventi su vari fronti. Vanno considerate più variabili, per esempio cosa circonda una città, se industrie o campi, il numero di veicoli circolanti, il tipo di impianti termici. Insomma, è necessario uno sforzo congiunto e costante». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il piano

di Andrea Alba

VENEZIA «Il governo non riduca più il Fondo nazionale per il trasporto pubblico: nel 2018 la Regione ha dovuto investire 7 milioni di euro per coprire i tagli da Roma». L’avvertimento arriva dall’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti, che plaude comunque all’annuncio di maggiori stanziamenti lanciato dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: «Purché non sia un “togliere” al servizio, per poter comprare nuovi autobus». Intanto, nelle varie province venete nell’ultimo triennio gli investimenti sono stati importanti: centinaia di nuovi mezzi a basse emissioni sono già nelle «scuderie» delle società Svt (Vicenza), Mom (Treviso), Avm (Venezia) e Atv (Verona). «Inquinamento e trasporto pubblico locale vanno a braccetto, eppure troppo spesso la

L’appello al governo: «Non riduca il Fondo del trasporto pubblico» La Regione: «Ci abbiamo messo noi 7 milioni di euro»

30 mila abitanti: i Comuni che ne hanno di più devono applicare l’Accordo di Bacino Padano

mano destra non sa cosa fa la sinistra — osserva De Berti — per combattere lo smog dobbiamo incentivare il trasporto pubblico locale e siamo costretti a emettere ordinanze che limitano l’uso dell’auto ai cittadini. Allo stesso tempo, abbiamo governi che tagliano i fondi per l’esercizio del trasporto pubblico». Il riferimento va all’«Accordo di Bacino Padano», le cui misure anti-smog sono rientrate in vigore da un paio di giorni nelle città con più di 30mila abitanti e un sistema di tra-

sporto pubblico adeguato. «A livello romano serve una presa di coscienza — è l’appello dell’assessore in quota Lega — il Fondo nazionale per il trasporto non va tagliato, mai più. Quest’anno la riduzione è stata minimale, ma l’anno scorso abbiamo dovuto integrare noi quello che mancava a causa delle disposizioni della legge finanziaria del 2017». De Berti chiede un cambio di direzione: «Io spero che quanto promesso dal ministro si concretizzi. Nel frattempo noi andiamo avanti

300 L’Avm Venezia ha un piano di sostituzione in corso, dal 2018 al 2023, di 300 autobus su 500

con l’integrazione ferro-gomma, con il biglietto unico presto avremo belle novità. Inoltre riapriremo il tavolo con le società provinciali del trasporto pubblico locale, per attuare un calendario comune regionale sui “ponti” scolastici: permetterebbe 6 milioni di risparmio annuo». Nelle società provinciali l’opinione comune è che negli ultimi anni dallo Stato ci sia stata attenzione soprattutto al rinnovo dei parchi mezzi. «Il piano fatto partire quattro anni fa dall’ex ministro Del Rio era valido, purtroppo temo che l’intervento del governo caduto in agosto abbia interrotto il flusso di investimenti — rileva Umberto Rovini, Svt —. Comunque, sarebbe parimenti importante che l’esecutivo stanziasse incentivi per gli abbonamenti. Con uno sconto del 30% l’autobus diventa concorrenziale e un bus pieno, anche se datato, equivale a 50 auto in meno su strada». Concorda Giovanni Seno (Avm), la cui azienda ha un piano di sostituzione in corso, dal 2018 al 2023, di 300 au-

tobus su 500: «A fine 2020 ne avremo già sostituiti 180. Vedrei bene sconti sugli abbonamenti, a patto che non implichino decurtazioni agli investimenti sui rinnovi. E purtroppo anche quest’anno si è rischiato che l’ex governo mettesse in discussione i fondi. Lo Stato non ha una chiara sensazione del trasporto pubblico come leva per ridurre lo smog». A Verona Massimo Bettarello (Atv) spiega: «L’azienda che guido negli ultimi 18 mesi ha comprato quasi 100 mezzi. Qualcosa negli ultimi due anni è stato fatto, c’è poi l’apertura della Regione. Ora però bisogna proseguire, uniformando procedimenti e gare». A Treviso, il numero uno di «Mom», Giacomo Colladon, racconta: «L’azienda ha sfruttato in modo vincente i fondi europei Fesr. Nel 2017 sono stati acquistati 4 autobus, l’anno scorso 52, quest’anno già 30 e ne arriveranno altri. Nel biennio sono stati investiti 16,6 milioni di euro. Certo, Mom ha sempre coperto circa la metà dei costi». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

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La sfida delle Regioni

Feltrin e il Salvini “sudista” Zaia: 5 Stelle unici colpevoli Secondo il politologo, l’autonomia è stata sacrificata ai consensi nel Mezzogiorno Il governatore leghista: «Lettura sbagliata, Matteo ci ha sostenuti con passione» Filippo Tosatto VENEZIA. Ha suscitato un vespaio la sortita di Paolo Feltrin, politologo e direttore scientifico dell’Osservatorio elettorale di Palazzo Ferro-Fini. Intervistato dal nostro giornale, lo studioso attribuisce la spallata di Matteo Salvini al governo gialloverde non già ad una follia d’agosto ma ad

un calcolo dettato da più motivazioni, in primis il timore di un crollo di consensi nel Mezzogiorno - che un sondaggio riservato stimava in 4-5 milioni di voti - in caso di via libera l’autonomia richiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna; un’eventualità che avrebbe compromesso il primato tricolore perseguito dal nuovo Carroccio a vocazione sovranista.

L’analisi, pur condivisa sottovoce da svariati esponenti leghisti, non convince affatto Luca Zaia, lesto a difendere il Capitano e ad imputare ai 5 Stelle il blocco della riforma: «Il professor Feltrin offre una sua lettura ma io, avendo vissuto da vicino tutta la vicenda, mi permetto di raccontare come le cose sono andate veramente. Il ministro Salvini ha sempre seguito i lavori per il rag-

giungimento dell’autonomia con partecipazione, passione e cuore, ma nessuno di noi ha avuto vita facile con i compagni di viaggio», assicura il governatore « nel dicembre 2018 il premier Conte annunciava che a febbraio avrebbe chiuso la partita, invece ci siamo ritrovati a luglio, dopo un susseguirsi di stop and go, a sentire Di Maio che voleva affidare il progetto ad una com-

missione di tecnici napoletani»; «La verità è che i grillini non hanno voluto e non vogliono l’autonomia e questo è il vero e unico motivo per il quale non abbiamo potuto realizzarla. L’ha svelato anche il ministro Provenzano, ringraziando ufficialmente l’ex collega del Sud, Lezzi, per “averla bloccata”». E i timori salviniani di perdere i voti meridionali?«È un’ipotesi smentita dalla realtà», la replica zaiana «la Lega, alle Europee, ha avuto un consenso strepitoso nel Sud, superando il M5S nella maggior parte delle regioni. I cittadini meridionali non sono affatto degli sprovveduti, sapevano benissimo di votare un partito - il mio, quello dell’ottimo ministro agli Affari regionali Stefani - che ha come obiettivo l’autonomia. Ma, a differenza del vecchio ceto notabile che vive di sprechi e clientele, loro hanno compreso che si tratta di

Il ministro in bicamerale spiega quali saranno le prossime tappe del federalismo: decisivo il ruolo del Mef

Boccia: i Lep vanno fissati entro il 2019 Autonomia, mix tra Veneto ed Emilia IL DUELLO IN AULA

Albino Salmaso pero che tutte le regioni chiedano l’autonomia differenziata: sarebbe una svolta storica per l’Italia. Sto tentando di convincere il Sud e non voglio perdere tempo: entro il 2019, i tecnici del Mef diranno se è possibile elaborare i Lep in tempi rapidi. Poi il governo approverà una legge che fissa la cornice istituzionale. I Lep sono in Costituzione da 18 anni:la colpa è di tutti i governi se non sono stati mai realizzati». Sono le 8,40 e Francesco Boccia, dopo aver sorseggiato un caffè con la presidente Emanuela Corda, spiega la road map del suo federalismo con il must della “perequazione” che subentra all’efficienza, slogan del Nord. Nella legge quadro dei Lep, (i livelli essenziali delle prestazioni sociali) dovranno confluire tutte le risorse pubbliche, sul modello dei fondi strutturali Ue per finanziare le aree metropolitane, come Milano, Roma e Venezia. Racconta con tono pacato di aver trovato in Luca Zaia un «interlocutore autorevole pronto al dialogo» alla pari di Stefano Bonaccini mentre giudica incomprensibile la linea dura di Attilio Fontana sulla scuola. Nella Bicamerale delle regioni c’è anche l’ex ministro Erika Stefani e il duello si snoda tra colpi di fioretto e cortesie istituzionali, con il braccio di ferro sulla scuola che tiene banco. Non si parte da zero e non farò tabula rasa del passato, è l’esordio di Boccia. Però non è affatto vero che il governo Conte1 fosse a un passo dalla firma

«S

dell’intesa mentre ora si vuole bloccare tutto. «Nei cassetti ho trovato tre proposte unilaterali di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e l’inizio di un cammino per altre regioni (Toscana e Piemonte). Negli ultimi 15 mesi sono finiti nelle sabbie mobili per i veti sulla scuola, ma molti “no” sono arrivati anche dai ministri della Lega e non c’era malafede, ma un giudizio tecnico dei ministeri che resta un monito». Ma la road map cosa prevede? Più che l’articolo 116, si tratta di applicare il 119 della Costituzione da cui nasce la legge 42-2009 del ministro Calderoli sul federalismo fiscale con i decreti legislativi del 2011. Una cornice che consente la perequazione per finanziare le 15 regioni a statuto ordinario. Il Veneto aveva presentato un altro modello nella sua bozza, ma dopo l’incontro a Venezia il presidente Zaia ha fatto un passo avanti e modificato la rotta, dice soddisfatto il ministro Boccia. Poi l’affondo contro l’immobilismo. «È intollerabile che governo e parlamento nell’arco di 18 anni non abbiano imposto la definizione dei Lep, unica garanzia per rimuovere qualsiasi diseguaglianza come prevede l’articolo 3 della Costituzione. Ho chiesto quindi al presidente Conte di inserire l’autonomia nei ddl collegati alla nota di aggiornamento al Def. I tecnici del Mef ci diranno se è possibile realizzare i Lep in tempi stretti, cioè entro l’anno. Nel caso contrario si partirà con i fabbisogni standard», spiega Boccia. E qui c’è la prima sorpresa. Perché i Lep saranno raccordati ai fondi pluriennali di investimento in conto capitale destinati alle aree depresse. In

Il premier Giuseppe Conte e il ministro delle Regioni Francesco Boccia. Sotto la senatrice Erika Stefani

Veneto bisogna rafforzare Rovigo e Belluno e la stessa attenzione va riservata a Novara, Alessandria e Vercelli in Piemonte per consentire a tutti i territori italiani di raggiungere gli standard medi fissati dal governo. Si tratta di pianificare le risorse pubbliche, da modulare in analogia con i fondi strutturali europei. Una strategia da economista, con uno schema nuovo che verrà sottoposto al Parlamento. E la polemica? Arriva verso le 9. «Si sono persi 15 mesi, io non voglio buttare via nulla del lavoro positivo della Stefani senza rifare però gli stessi errori. Lo scontro più duro si è consumato sulla scuola e la

Duello in aula con la Stefani: «Mi addolora sentir dire che ho sprecato 15 mesi»

La «Cornice istituzionale» varata con una legge delega affidata al Parlamento

una grande opportunità anche per loro». Evocata, Erika Stefani reagisce con evidente stizza: «Per mestiere i politologi ricostruiscono e a volte, purtroppo, costruiscono notizie ad effetto per bearsi sotto la luce dei riflettori. Vorrei tanto che il professor Feltrin mi facesse avere questo sondaggio per poi confrontarci. Sarebbe bello, ogni tanto, misurarsi sui numeri, non sul vento e le chiacchiere». Discordi le valutazioni nel centrodestra: «Fa piacere ascoltare da un esperto la conferma di ciò che, personalmente, ho più volte dichiarato, anche in Parlamento», le parole del deputato forzista Roberto Caon. «Per mesi, i grillini hanno raccontato una grande bugia, sostenendo che l’autonomia avrebbe spaccato l’Italia. Ogni opinione è legittima ma questo è un fatto indiscutibile», ribatte Antonio De Poli, leader dell’Udc. —

proposta della Lombardia non l’ha smontata Francesco Boccia ma l’ex ministro della Pubblica istruzione della Lega: è bene che Fontana se ne faccia una ragione». Messaggio chiaro alla Lombardia con il governatore che ribatte da Milano: «Il governo Pd-5 Stelle mena il can per l’aia, ma Boccia è persona seria». Pace fatta? Poi arriva la reprimenda contro «l’intollerabile numero di leggi impugnate: siamo nel caos, con cittadini e imprese sottoposti a stop and go in attesa della Corte Costituzionale. Basta. Ci vuole una norma per ridurre le controversie Stato-Regioni», dice il ministro. Parte il dibattito e c’è grande silenzio e rispetto quando parla Erika Stefani. «Prendo atto con soddisfazione che l’autonomia è entrata nell’agenda politica. Ma mi addolora sentir dire dal ministro Boccia che ho buttato via 15 mesi. Mi addolora, ho cercato di trovare soluzioni su un tema complesso strumentalizzato dai 5 Stelle. Il mio lavoro è nelle mani del presidente Conte che ha il testo con le richieste delle regioni e le proposte dei ministeri. Boccia parla di una cornice uguale per tutti: per lui sono i Lep, per me è la norma finanziaria uguale a quella di Bressa. Di Maio ha proposto l’osservatorio sul federalismo con base a Napoli: è ufficializzato? I Lep con le relative competenze si possono decidere con il costo storico, prima del calcolo dei fabbisogni standard», spiega la senatrice della Lega. Ultimo nodo: la scuola. «Non si può dire che Cristo è morto di freddo. La proposta della Lombardia non è stata smontata da Bussetti ma dai tecnici del Miur, poi c’è stata la crisi di governo», polemizza la Stefani. Francesco Boccia incassa e ribatte con garbo: «La continuità didattica della scuola si può garantire imponendo la stessa regola applicata ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrata. Chi vince il concorso ha un vincolo di 5 anni prima di essere trasferito. Vogliamo portarlo a 10 anni per gli insegnanti? Facciamolo. Basta una circolare, senza smontare la Repubblica e farne un totem ideologico». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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PONTE NELLE ALPI - LONGARONE - ALPAGO - ZOLDO

longarone

Ritorna il “Dolomiti Show” la montagna sotto i riflettori Turismo, servizi, sport al centro delle iniziative in Fiera che partono sabato Tra gli eventi del concorso fotografico del Corriere delle Alpi e il Fair play della Fisi

Enrico De Col LONGARONE. Ricca proposta

questo weekend dedicata al binomio turismo e montagna bellunese in tutti i suoi aspetti. In questo fine settimana torna il Dolomiti Show in una formula rinnovata e ampliata che mette insieme anche Expo Dolomiti Horeca ed Expo Dolomiti Outdoor. L’iniziativa nasce dalla sinergia tra Dmo Dolomiti, Longarone Fiere, la Regione e la socie-

tà I buoni motivi di Mauro Topinelli. Il primo evento, Horeca, è rivolto agli operatori della ristorazione e del ricettivo turistico e alle aziende che riforniscono di beni e servizi questi settori. La parte Oudoot invece è dedicata al turismo e lo sport di montagna, offrendo spazio ai brand che promuovo i prodotti e servizi inerenti le Dolomiti: dalle attrezzature per lo sport agli impianti a fune. Tra le novità il Dolomiti job day, iniziativa sperimentale

longarone

La consegna del contributo ai pescasportivi bellunesi

I pescatori agonisti aiutano i Bacini danneggiati da Vaia Consegnato a Venezia un assegno da 6.600 euro destinato a sostenere il ripopolamento dei torrenti colpiti dalla tempesta LONGARONE. I pescasportivibellunesi scendono in laguna per “catturare” un significativo contributo per le semine di pesce. L’altro giorno infatti, la Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività

subacquee) del Veneto ha consegnato un contributo per le future semine di pesce ai Bacini di pesca 5 Agordino e 6 Maè-Piave. Un contributo frutto della solidarietà di altri colleghi pescasportivi, che hanno voluto dare così una mano alla realtà alieutica bellunese pesantemente danneggiata dalla tempesta Vaia, che con le sue piene e i materiali trascinati nei corsi d’acqua ha devastato la fauna it-

ponte nelle alpi

Torna il gruppo di lettura per discutere di Franzen PONTE NELLE ALPI. Dopo l’esperienza positiva degli anni scorsi, riprendono oggi alle 20.30 nella biblioteca comunale, riaperta dopo la fine della ristrutturazione, gli incontri del gruppo di lettura di Ponte nelle Alpi. La conduzione sarà affidata anche quest’anno a Livio Vianello, lettore e moderatore di molti gruppi di lettura soprattutto del Trevigiano e attore dell’associazione Scenari di Vittorio Veneto. Durante questi appunta-

Livio Vianello

dedicata alla selezione e al reclutamento di personale per le strutture ricettive e per chi aspira a lavorare nel turismo (in programma sabato alle 9.30). Ricco il programma dei convegni. Dopo l’inaugurazione di sabato alle 11.30, si parte subito con le prospettive per il territorio da mondiali e Olimpiadi a Cortina, poi i progetti con i fondi Gal alle 16 e alle 17.30 la preparazione ai grandi eventi sportivi con la Fondazione Cortina 2021. Domeni-

tica. «Si tratta di un contributo che arriva dal settore agonistico: i garisti si sono tassati per aiutare quei bacini che ospitano le gare di pesca e che sono stati colpiti dalla devastazione della tempesta Vaia» spiega Endi Mussoi, presidente del Bacino 6 Maè-Piave. «Il Comitato veneto della Fipsas ci ha consegnato un assegno da 6.600 euro, da dividere equamente tra i due Bacini, per il ripopolamento delle specie ittiche; un grande gesto di generosità». «Il nostro ringraziamento», spiega il presidente del Bacino di pesca longaronese, «va anche alle persone che in questi mesi si sono prodigate per la raccolta fondi e cioè Maurizio Gamba, presidente della Aps Alta Padovana, e Bruno Dotto, consigliere nazionale Fipsas. Voglio ricordare anche la sezione Fipsas di Pordenone che già alcuni mesi fa ci ha consegnato un contributo analogo di 400 euro». La consegna del contributo è avvenuta alla presenza del Governatore Luca Zaia e dell’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Giuseppe Pan nella sede regionale di Palazzo Balbi a Venezia. —

menti, un numeroso gruppo di appassionati lettori si dà appuntamento per discutere insieme e confrontarsi sul libro del mese scelto dal gruppo. Nel primo appuntamento si discuterà di «Le correzioni» di Jonathan Franzen e di tutte le ultime letture dei partecipanti. L’adesione agli incontri è libera e aperta a tutti gli amanti della lettura: queste serate sono occasioni per chiacchierare di libri, di lettura e di molto altro ancora. Per ricevere informazioni ci si può rivolgere direttamente alla biblioteca che è aperta il martedì dalle 9.30 alle 12.30, il mercoledì dalle 9.30 alle 14. 45 e nei pomeriggi di lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.45. — M.B.

val di zoldo

Ristoro Civetta in affitto scade domani il termine Scade domani il termine per pesentare domanda di locazione del Ristoro Civetta in Val da Pecol in località Pian de Mandra. Il contratto dura sei anni, rinnovabili automaticamente per altri sei. Il bando è disponibile all’ufficio delle Regole. Info: mareson@regolezoldoalto.191.it o 334 8435019.

ca alle 10.30 si parlerà di sicurezza in montagna poi alle 12 la premiazioni Vertical Race, nel pomeriggio alle 15,30 la consegna del premio Fair play Fisi e alle 18 finale con Mario Tozzi e Dario Vergassola con uno spettacolo e anche le premiazioni del concorso fotografico Belluno&Dolomiti del Corriere delle Alpi. La proposta sportiva è altrettanto nutrita con una serie di gare e prove in varie zone della provincia, nei dintorni della fiera per esempio c’è la possibilità di arrampicare alla falesia di Erto, la ferrata in val Gallina e la bici Mtb a Soverzene, il parapendio e la babydance. Apertura sabato e domenica dalle 9 alle 19. Lunedì ci sarà anche un giorno aggiuntivo dedicato solo agli operatori turistici. Il premio Fair play della Fisi (Federazione italiana sport invernali) viene assegnato dal 1990 dal comitato regionale a personalità che si sono distinte nel mondo degli sport invernali. «Per gli sport invernali regionali, il Fair play, giunto que-

st’anno alla trentesima edizione, è un momento di grande importanza», sottolinea Roberto Bortoluzzi, presidente di Fisi Veneto, visto che si tratta anche di un’opportunità per fare il punto della situazione in vista della stagione agonistica. Come tradizione, il Fair play sarà pure l’occasione per presentare le squadre agonistiche di Fisi Veneto, gli staff tecnici, gli sponsor e i maggiori eventi della stagione imminente. Inoltre, avranno luogo la premiazione della Coppa Veneto – Energiapura, il circuito regionale dello sci alpino dedicato alla categoria Giovani, e la consegna delle benemerenze Fisi. Saranno premiati nche gli atleti dello sci d’erba e dello skiroll. «Anche in questo 2019 in occasione del Fair play ci sarà la presenza della Fondazione Cortina 2021» dice ancora Bortoluzzi. «I Mondiali, ma anche il percorso di avvicinamento alla rassegna iridata, sono un’occasione di assoluta importanza per lo sviluppo della montagna e per il nostro movimento». —

longarone

La tragedia del Vajont in cinquanta cinema Mercoledì verranno proiettati in tutta Italia i due docufilm I Cittadini per la memoria preparano l’evento alla diga LONGARONE. Arriva anche in

provincia di Belluno l’evento “Vajont, per non dimenticare” con la proiezione di due docufilm sul disastro del 1963 nella data simbolica del 9 ottobre. Si tratta di un progetto curato da Venicefilm, e realizzato in collaborazione con Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio, Fondazione Vajont e Treviso Film Commission. Mercoledì prossimo quindi, in occasione del 56º anniversario del Vajont, sarà organizzata una serata evento in una cinquantina di sale cinematografiche di tutta Italia. In un’unica sera saranno proiettati due film documentario realizzati negli anni scorsi ovvero “Vajont ’63, il coraggio di sopravvivere”, regia di Andrea Prandstraller e “Vajont, una tragedia italiana”, regia di Nicola Pittarello. L’obiettivo è quello di rinnovare la memoria attraverso il grande schermo. In provincia di Belluno i due film saranno proiettati in tre sale cinematografiche: al cinema Lumiere di Belluno, all’Officinema di Feltre e a Santo Stefano di Cadore. «Il ricordo e la memoria del disastro del Vajont sono importanti per il nostro territorio e fondamentali per evitare che simili tragedie si ripetano – il commento del Sindaco di Longarone, Roberto Padrin –. Ecco perché come Comune di Longarone abbiamo assicurato la nostra collaborazione a questo progetto, che ha trovato spa-

La diga del Vajont

zio anche all’interno della Mostra del cinema di Venezia, a pochi mesi dalla significativa visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si tratta di due docufilm dal fortissimo impatto emotivo che raccontano il disastro attraverso, il primo, le testimonianze dei superstiti, dei sopravvissuti e dei soccorritori, il secondo, la ricostruzione del processo de L’Aquila con l’ultimo contributo del compianto giudice Mario Fabbri». L’evento sarà preceduto l’8 ottobre da una conferenza stampa di commemorazione nella sala Nassirya a Palazzo Madama, sede del Senato. Intanto torna la due giorni di cerimonie e presidio organizzate dai Cittadini per la memoria per il Vajont che da quest’anno sono divenuti ufficialmente associazioni. Il sodalizio, guidato dal-

la superstite Nives Fontanella, propone i consueti appuntamenti commemorativi e di riflessione civile nei pressi della diga del Vajont. La 16ª edizione dell’evento, realizzata con la collaborazione di alcune associazioni locali e il patrocinio di vari enti pubblici, sarà intitolata “Quando le colpe sono macigni e non piume al vento” e comincerà sabato alle 15 con il lancio dei palloncini ecologi donati da Unicef in memoria delle giovani vittime del Vajont. Ci sarà anche il trapianto del primo alberello del bosco dei bimbi del Vajont. Dalle 19 la notte bianca con il coro Voci delle Dolomiti diretto da Vittorino Nalato a seguire cena conviviale e un dibattito attorno al fuoco con il coordinamento nazionale “Noi non dimentichiamo” dei familiari delle vittime di varie stragi e tragedie italiane recenti e del passato (come il terremoto dell’Aquila, Amatrice, San Giuliano di Puglia, Viareggio, Rigopiano, morti di amianto e vittime del lavoro, Ponte Morandi) con il filo conduttore della ricerca della verità e dei danni del profitto a tutti i costi. Continuerà poi la battaglia per far rimuovere la parola incuria alla legge che istituisce la giornata nazioale dedicata ai disastri ambientali e industriali del 9 ottobre. Domenica alle 12 invece si svolgerà il pranzo della memoria nel tendone a Casso. — E.D.C.


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BELLUNO

la tutela del territorio

Vincoli ambientali Auronzo va al Tar il Comelico presenta delle osservazioni La Regione ha inviato al ministero dei Beni Ambientali una delibera con il proprio parere nettamente negativo BELLUNO. Scade il 7 ottobre il termine per la presentazione delle osservazioni al decreto del Ministero dei Beni Ambientali che impone nuovi vincoli paesaggistici ai Comuni di Auronzo e del Comelico. La contrarietà degli enti locali è massima; le Comunità si sono espresse anche con manifestazioni pubbliche. La Regione ha già recapitato a Roma il suo “niet”, severo, con tanto di delibera, perché – come spiega l’assessore all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin – «di vincoli ne abbiamo fin troppi e lo testimonia lo spopolamento delle terre alte». I sindaci sono, ovviamente, tutti contrari ma hanno intrapreso strade diverse di op-

IL SINDACO DI AURONZO TATIANA PAIS BECHER IL COMUNE SI OPPONE AI VINCOLI

la partita si gioca a roma

posizione. Tatiana Pais Becher, prima cittadina di Auronzo, ha deciso di rivolgersi subito al Tar del Lazio attraverso un ricorso e ha chiesto la consulenza di uno dei massimi esperti in materia del Veneto, l’avvocato Bruno Barel. «Ho deciso di procedere – spiega Pais Becher – perché, nel caso del mio Comune, il provvedimento sarebbe fatale: condannerebbe infatti Auronzo e Misurina alla marginalità». I sindaci del Comelico, invece, hanno deciso, per il momento, di presentare le osservazioni, riservandosi di fare ricorso in un secondo tempo. Hanno chiesto, per questo, la consulenza dello studio

Il lago di Misurina con le Tre Cime di Lavaredo

“Steccanella” di Vittorio Veneto. La prospettiva è molto delicata. In ballo, da una parte ci sono i vincoli, dall’altra il collegamento sciistico tra il Comelico Superiore e la Val Pusteria. I due temi sono distinti ma nei fatti si incrociano. È proprio nel pieno del dibattito sugli impianti, la primavera scorsa, che è esploso il “caso-vincoli”, come se la Soprintendenza di

piccoli comuni

Il presidente Ianese Scopel: «Servono ripone speranze norme più snelle nel nuovo ministro per il turnover» BELLUNO. Sabato sarà a Longarone, in Fiera, il ministro Federico D’Incà e proprio con lui il presidente della Provincia Roberto Padrin e i sindaci affronteranno il tema dei vincoli. La grande paura, infatti, è che vengano applicati “tali e quali”, rischiando di ingessare l’ambiente ma soprattutto di complicare la vita al cittadino che deve anche soltanto recintare il giardino o rifare i balconi di casa. Ogni autorizzazione edilizia deve essere vistata dalla Soprintendenza. «Con questi vincoli – afferma il sindaco di San Nicolò, Giancarlo Ianese, anche nella sua nuova veste di presidente dell’Unione Montana – rischiamo di perdere quel minimo di autonomia che ci è rimasta. Noi sindaci del Comelico abbiamo deciso, al momento, di non fare muro contro muro e quindi di limitarci a presentare delle osservazioni. Ma siamo d’accordo con il nostro consulente legale che, se servirà, procederemo con un ricorso al Tar del Lazio». La speranza di Ianese e dei suoi colleghi è che il cambio al vertice del ministero dei Beni Culturali ed Ambientali induca ad una maggiore prudenza, magari

BELLUNO. Alcune ammini-

Giancarlo Ianese

non insistendo nell’approvazione del decreto. È più probabile, invece, che ci possa essere un alleggerimento dei vincoli, dal momento che il territorio del Comelico è già ingessato dalle aree Sic, Zps e da altri regolamenti. Sono stati presi contatti, in queste settimane, sia con la Regione, e in particolare con l’assessore Bottacin, sia con i parlamentari, dallo stesso D’Incà, a De Menech e a De Carlo, anche perché quest’ultimo è sindaco di Calalzo, Comune che ha in proprietà un’area di Comelico Superiore. «Siamo fiduciosi – conclude Ianese – che questo pressing a Roma possa comunque portare dei risultati, tenendo conto che qui è in gioco il futuro della nostra montagna». — F.D.M.

strazioni pubbliche, in particolari quelle di dimensioni più ridotte, vivono da qualche tempo una situazione di difficoltà, legata al congedo di personale e alle modalità di turnover, che rischia di acuirsi progressivamente nei prossimi mesi con gravi ripercussioni sui servizi resi ai cittadini. «Viviamo oggi una situazione quasi paradossale», commenta Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa e membro del direttivo nazionale dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia: «Grazie ad alcuni interventi finanziari, non ultimi i fondi perequativi con i territori a statuto speciale a noi vicini, alcune nostre amministrazioni locali dispongono ora di risorse maggiori rispetto a qualche anno fa, ma rischiano di non avere “gli uomini” per metterle sul campo. Quota 100, ma anche alcune normative particolarmente farraginose per quanto riguarda, ad esempio, le modalità di reclutamento del personale, rischiano di portare nei prossimi mesi a forti rallentamenti, se non addirittura alla paralisi, di alcuni servizi erogati», sottolinea ancora Scopel. Le criticità sono trasversa-

li a numerosi ambiti ed enti della pubblica amministrazione (dalla sanità al trasporto pubblico locale, alla giustizia, solo per citarne alcuni), ma si ripercuotono in maniera più pesante su quelli più ridotti e più periferici, dove le dotazioni organiche sono più scarne. «La coperta è corta, e ancora una volta a pagarne le conseguenze rischiano di essere i cittadini della montagna e delle zone decentrate come la provincia di Belluno, dove la virtuosità è alta ma viene sempre penalizzata da una legislazione che non la premia. Occorre intervenire immediatamente, soprattutto con norme più snelle per quanto riguarda il turnover del personale; lo scenario che spesso ci si presenta di fronte è quello di un dipendente che va in pensione senza poter trasmettere le sue conoscenze a chi gli subentrerà, magari parecchi mesi dopo. Il nostro territorio vive una fase cruciale per il proprio sviluppo e il futuro; se non vogliamo vedere vanificare tutto e dilagare lo spopolamento, dobbiamo garantire servizi adeguati ai nostri cittadini, ma per farlo servono le risorse umane e in tempi rapidi», conclude Scopel. —

Venezia e il Ministero dei Beni Ambientali e Culturali volessero trovare una soluzione per il progetto sciistico, blindandola con ulteriori protezioni. Nessuno lo conferma ma tutti rilanciano i rumors provenienti da Roma che danno per imminente il superamento dell’impasse sul collegamento tra la Val Grande e Passo Monte Croce Comelico, dopo anni

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di rinvii tecnici e politici. Al tempo stesso, però, si danno per confermati i vincoli, dal momento che il precedente Governo o, più precisamente, il precedente ministro dei Beni Culturali, Bonisoli, ha istituzionalizzato l’iter per l’imposizione degli stessi. Roger De Menech ha già contattato il nuovo ministro, Dario Franceschini, per sottoporgli l’intera problematica. «Per la verità – informa De Menech -, a Franceschini avevo parlato ancora quando era semplice parlamentare, ma era al corrente della situazione per essere stato, in precedenza, al vertice di quel ministero. A Franceschini avevo spiegato che le terre alte, sottoposte ad un gravissimo processo di spopolamento, spesso causato dalle pesanti norme ambientali che ipotecano lo sviluppo, non potevano essere sottoposte ad ulteriore pressione. Ora aspetto l’incontro con il nuovo ministro per capire esattamente che cosa sia possibile fare». In Comelico nessuno si illude di poter ottenere l’autorizzazione per le piste e gli impianti di risalita e, allo stesso tempo, zero vincoli. Gli impianti vengono ritenuti indispensabili per mantenere i residenti in quota, quindi tutti i sindaci li danno per irrinunciabili. Qualche mediazione viene ritenuta possibile sui vincoli, specie all’esterno dei paesi. Per contro, ad Auronzo, l’amministrazione Pais Becher è determinata a dire un no “senza se e senza ma”. — Francesco Dal Mas


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Nordest

“IL PICCOLO PRINCIPE” DELLA BASSA VERONESE Presentato ieri a Palazzo Ferro Fini “El principe Butin” di Lucia Beltrame Menini, trasposizione in dialetto del testo di Antoine de Saint-Exupéry.

Giovedì 3 Ottobre 2019 www.gazzettino.it

Autonomia, Boccia detta i tempi Il ministro in Bicamerale: «Tema nella manovra, per fine anno `«Fra una settimana invieremo lo stato dell’arte alle Regioni i tecnici ci diranno se partiamo già con i Lep o con i fabbisogni» e al Parlamento». Stefani: «Alle parole devono seguire i fatti»

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Gli incontri

L’AUDIZIONE VENEZIA I tempi dell’autonomia procederanno di pari passo con quelli della manovra. Man mano che avanzerà la legge di Bilancio, il Governo conta di capire se potrà partire già con i Livelli essenziali delle prestazioni o se, più probabilmente, dovrà accontentarsi di iniziare con i fabbisogni standard. L’ha annunciato ieri il ministro dem Francesco Boccia, durante l’audizione in commissione bicamerale per le Questioni regionali, spiegando la scelta di inserire un disegno di legge dedicato nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza: «L’intenzione è quella di costruire una cornice unica».

Bolzano chiede norme per la sua specialità e il rinnovo dell’A22

esamineremo per capire finalmente se Pd e 5 Stelle hanno cambiato idea rispetto al mese scorso e quindi se vogliono davvero l’autonomia. Il governatore lombardo Attilio Fontana è prudente: «Boccia è una persona seria, ma la netta sensazione è che nel suo Governo stiano menando il can per l’aia». Il deputato azzurro Dario Bond, al termine dell’audizione, disegna l’immagine di un ministro che procede sull’autonomia «con il freno a mano tirato», ipotizzando una cornice unica per tutti: «Teoricamente è giusto porre tutti sullo stesso livello, ma sotto l’aspetto pratico sarebbe opportuno dare subito risposte a quelle regioni che trainano il Paese. Il Governo deve capire che queste regioni hanno bisogno di risposte immediate e far finta di nulla diventa un problema per l’intera Italia». Angela Pederiva

VENEZIA «L’autonomia differenziata è cosa diversa dall’autonomia speciale, perché anche qui era passato il racconto che con l’autonomia differenziata avremmo trasformato tutte le Regioni in Regioni a statuto speciale: non è così». La puntualizzazione in audizione di Francesco Boccia è arrivata nel giorno in cui lo stesso ministro agli Affari regionali ha pure incontrato Arno Kompatscher (in foto), presidente della Provincia autonoma di Bolzano, che attende dal Governo una serie di norme di attuazione della propria specialità. «Tra queste – ha sottolineato l’esponente della Svp – vi è quella riguardante il personale, che sancisce la competenza primaria della Provincia dopo la privatizzazione dei rapporti di lavoro del pubblico impiego». Insieme al leghista Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, Kompatscher ha poi incontrato pure Paola De Micheli, ministro dem alle Infrastrutture, per discutere del rinnovo della concessione per la gestione dell’A22 del Brennero. «Il ministro – ha riferito Fugatti – si è impegnato a riconvocare i soci pubblici e, completati gli approfondimenti tecnici e normativi della materia, a presentare una proposta che dia continuità». (a.pe.)

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LA CORNICE Ecco lo schema delineato da Boccia: «Costruiamo una cornice unica, condizionata dalla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni. I tecnici del Mef ci diranno entro fine anno se siamo in grado di farlo in tempi stretti, altrimenti valuteremo alternativamente per un periodo brevissimo la partenza attraverso i fabbisogni, ma dobbiamo definirli con chiarezza e con certezza. Attorno ai Lep ci dovrà essere il raccordo con tutti i fondi pluriennali di investimento e quindi di copertura non solo sulla spesa in conto capitale, ma anche su alcuni servizi che incidono sulla riduzione delle disuguaglianze. Quindi ci sarà il vincolo per tutti i fondi ad essere destinati prioritariamente sulle aree in ritardo di sviluppo, differenze che non sono solo tra Sud e Nord, ma anche tra Nord e Nord: penso in Veneto, ad esempio, a Rovigo e Belluno». A proposito del caso veneto, il ministro ha mostrato di aver apprezzato le correzioni alla bozza presentata dal governatore Luca Zaia in occasione del loro incontro a Venezia, con l’inserimento dei riferimenti ai princìpi di solidarietà, perequazione e coesione sociale e l’espressa citazione del-

LA SEDUTA L’audizione di Francesco Boccia ieri nella Bicamerale dedicata alle Questioni regionali in tema di autonomia (FACEBOOK)

la legge sul federalismo fiscale che avrebbe dovuto disciplinare i Lep, la cui definizione è però ancora in alto mare: «È un passo in avanti verso un dialogo che tiene conto di tutto il sistema».

I CONTRASTI

LEGHISTA Erika Stefani

IL LOMBARDO FONTANA: «IL GOVERNO MENA IL CAN PER L’AIA» L’AZZURRO BOND: «SI VA CON IL FRENO A MANO TIRATO»

Parole di distensione, anche se non sono mancati nuovi accenni ai rilievi «di esponenti degli stessi partiti nelle Regioni o nei ministeri», che avrebbero impantanato il negoziato durante l’epoca gialloverde. «Quando sono arrivato al ministero – ha riferito Boccia – ho trovato stralci e tracce. Per questo ho chiesto ai miei uffici di fare un raccordo generale. Ieri (martedì, ndr.) abbiamo fatto la prima riunione operativa con tutti i ministeri e abbiamo ricostruito il vissuto in modo certosino perché prima non era stato fatto. Entro una settimana il ministero degli Affari Regionali invierà tutte le infor-

mazioni sullo stato dell’arte a tutti i presidenti di Regioni interessati e al Parlamento. Chiuderemo il pacchetto del passato. Ma non intendo ripartire da zero o dai contrasti che ci sono stati. Tutto servirà a capire quali sono stati i limiti nella trattativa. I 15 mesi precedenti sono stati buttati via sul piano politico ma non su quello tecnico. La ministra Erika Stefani ha fatto quello che era possibile fare nelle condizioni che aveva. È evidente che se le Regioni fanno richieste unilaterali che ritengono essere l’intesa, e non cambiano nella trattativa, è difficile andare avanti».

LE REAZIONI Chiamata in causa, la leghista replica rilevando obiettivi condivisibili, a cui però devono accompagnarsi azioni: «Ora alle parole del ministro dovranno seguire i fatti, le iniziative concrete, la stesura dei testi che studieremo ed

L’Uomo vitruviano scatena la bagarre in Parlamento LO SCONTRO VENEZIA Parlavano di «diplomazia culturale», ma diplomatici lo sono stati ben poco Vittorio Sgarbi e Federico Mollicone, ieri durante l’audizione del ministro Dario Franceschini a Montecitorio. A proposito del prestito dell’Uomo vitruviano, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al Louvre di Parigi, i due deputati non se le sono certo mandate a dire e anzi sono quasi arrivati alle mani. La seduta congiunta delle commissioni Cultura di Camera e Senato, con annessa diretta televisiva via web, è stata sospesa per una decina di minuti.

VISIONI OPPOSTE Sgarbi, eletto con Forza Italia e

ora nel gruppo Misto, si è complimentato con il ministro dem Franceschini per l’accordo Italia-Francia: «Ha risolto l’equivoco della sottosegretaria che nella incompetenza di Bonisoli (il suo predecessore pentastellato, ndr.) si è occupata di Leonardo e ha sciolto il problema non a nostro svantaggio, perché dando il disegno che sta a Venezia, non visto da nessuno, ha avuto in cambio

VOLANO GLI INSULTI TRA SGARBI E UN ALTRO DEPUTATO SUL PRESTITO DELL’OPERA DI LEONARDO DA VENEZIA AL LOUVRE: SEDUTA SOSPESA

due capolavori di Raffaello». Opposta la valutazione di Mollicone, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione: «Con l’ottimo sottosegretario Borgonzoni abbiamo fatto una battaglia sui prestiti. Per quale ragione nel 500esimo di Leonardo alla Francia dobbiamo prestare le opere italiane più iconiche, mentre ci è stato del tutto escluso a priori il prestito della Gioconda? Ricordiamo che parliamo di un genio i-ta-lia-no. C’è uno squilibrio nel dare l’Uomo vitruviano che addirittura da perizie interne al Mibact risulta avere...».

LE URLA

GALLERIE DELL’ACCADEMIA Vittorio Sgarbi osserva l’Uomo vitruviano

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Mollicone non è riuscito a completare la frase, interrotto da Sgarbi: «È falso, è sbagliato». Il presidente grillino Luigi Gallo ha

cercato di spegnere i fuochi: «Non c’è dibattito in audizione». Ma è stato tutto inutile, urla e insulti hanno cominciato a sovrapporsi senza sosta. Mollicone: «Vittorio, quando sarai ministro della Cultura...». Sgarbi: «Non rompere il c...». Mollicone: «Prenditi un sedativo!». Sgarbi: «Capra, capra, capra!». Mollicone: «Sei patetico!». Sgarbi: «Sei ignorante!». A quel punto Gallo ha sospeso seduta e streaming, ma i testimoni riferiscono che Sgarbi ha continuato: «Ladro! Picchiatore fascista! Picchia tua madre fascistello!». Più tardi Mollicone ha minimizzato: «Nessuna lite. Sgarbi pensava che fossi contrario a Raffaello, semplicemente un malinteso... Ci siamo chiariti». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

Giovedì 3 Ottobre 2019 www.gazzettino.it

Strappo fra Lega e Fdi affossata la proposta di sparare a orsi e lupi

Il capogruppo Finco si sposa e il governatore celebra le nozze

In commissione passa la linea Zaia: il progetto di Berlato andrà in aula con parere contrario. «Così mi fanno un favore elettorale»

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IL CASO VENEZIA Su orsi e lupi si consuma lo strappo nel centrodestra in Consiglio regionale. In commissione Caccia ieri pomeriggio Lega e Zaia Presidente hanno rinviato ancora una volta il progetto di legge del capogruppo Nicola Finco, che puntava a imitare le norme di Trento e Bolzano, ma soprattutto si sono astenuti sulla proposta di Sergio Berlato (Fratelli d’Italia), che mirava comunque a contenere i grandi carnivori. Questo significa che il testo arriverà in aula con il parere contrario della maggioranza alla sua approvazione: un caso politico più unico che raro da quando è governatore Luca Zaia, determinato però a evitare polemiche con gli ambientalisti soprattutto in vista di unaprossima campagna elettorale.

DOPO LA SENTENZA Dunque il momento della verità, all’interno della variegata compagine venatoria di Palazzo FerroFini, è finalmente arrivato. Dopo la pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, che la scorsa settimana aveva motivato il via libera al Trentino e all’Alto Adige esclusivamente sulla base dell’autonomia speciale di cui godono le due Province, è risultato chiaro a tuttiche il Veneto con il suo statuto ordinario non avrebbe mai potuto sparare a orsi e lupi per sostituirsi al ministero dell’Ambiente, soggetto legittimato dalla direttiva Habitat. Così per l’ennesima volta, nel corso di una seduta a cui ha partecipato anche l’assessore Giuseppe Pan, il progetto di Finco è stato rinviato. Con ogni probabilità per sempre: non potendo varare un provvedimento incostituzionale già in partenza, leghisti e zaiani hanno voluto evitare di sconfessare platealmente se stessi, come invece hanno finito per fare con l’alleato diFdi.

AIVOTI È stata infatti ritualmente esami-

nata e messa ai voti la proposta di Berlato: “Misuredi prevenzione dei danni provocati dai grandi carnivori e di contenimento delle popolazioni in esubero rispetto alla sopportabilitàdel territorio ed alla loro compatibilità con le attività antropiche”. Ma sia sui singoli articoli che sul testo nel suo complesso, l’asse zaian-leghista ha optato per l’astensione: politicamente si è trattato di una decisione di compromesso fra la posizione dei cacciatori e quella degli animalisti, due anime che convivono all’interno della maggioranza, ma tecnicamente quella scelta equivale a contrarietà, che sommata ai “no” dell’opposizione hareso vano il “sì”di Berlato.

LE CONSEGUENZE Anche se sono stati individuati il relatore (lo stesso Berlato) e il correlatore (Graziano Azzalin del Pd) in vista dell’approdo in aula, il progetto di legge è stato licenziato con la formula del “non passaggio agli articoli”. Ciò vuol dire che, dopo la tappa in commissione Bilancio per la valutazione sulla neutralità fi-

nanziaria del testo, in conferenza dei capigruppo lo stesso leader di Fdichiederà comunque l’iscrizione del punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale. Quel giorno però la proposta troverà la contrarietà di gran parte della maggioranza, oltre che delle minoranze, finendo per essere definitivamente affossata. «Macché – ha ribattuto in serata Berlato – sono io che ho stanato quei leghisti che sul territorio fanno tante promesse e a Palazzo fanno gli animalisti. Andremo al voto in aula e così mostrerò a tutti la loro incoerenza». Eloquente la battuta pronunciata a Ferro Fini dal paladino delle doppiette, il quale una settimana fa aveva rimarcato il suo «gesto di lealtà alla maggioranza» nel sostenere la richiesta di referendum sulla legge elettorale voluto da Matteo Salvini: «Se mi votate contro, mi fate un favore elettorale». Della serie: gli allevatori e i malgari della Lessinia, dell’Altopiano di Asiago o del Cansiglio potrebbero punire la Lega per il voltafaccia e premiare Fdi per l’impegno. Idea del dem Azzalin: «Siccome

VENEZIA Sedicimila cartoline con le immagini delle località più belle e lo slogan “Veneto: The Land of Venice”. A decidere di farle stampare è stata la Regione, con una spesa di 445,06 euro prevista in un decreto appena pubblicato sul Bur, nell’ambito delle iniziative di promozione del territorio: i cartoncini saranno distribuiti in occasione degli eventi promozionali organizzati dall’ente. Ma questa è solo una delle iniziative promosse dalla Giunta, che nella sua ultima seduta ha stanziato 2,5 milioni di euro, per l’erogazione di contributi finalizzati alla promozione e alla commercializzazione nei mercati internazionali delle piccole e medie imprese turistiche e dei loro prodotti.

I CONTRIBUTI In particolare, i contributi do-

VENEZIA Fiori d’arancio a Palazzo Ferro Fini. All’evento manca ancora una decina di giorni, ma il profumo delle nozze si sente già, il che non stupisce vista la notorietà dello sposo e pure del celebrante. Se a pronunciare il “sì” sarà Nicola Finco, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, ad officiare la cerimonia è stato infatti chiamato il governatore Luca Zaia (insieme nella foto).

L’ESAME Sergio Berlato e Graziano Azzalin ieri in commissione

queste sono tutte schermaglie elettorali, mentre il problema delle predazioni è concreto e riguarda i veneti, perché non portiamo avanti tutti insieme un progetto di legge

statale di iniziativa regionale, che costringa il ministero ad affrontare laquestione?». A.Pe. ©RIPRODUZIONERISERVATA

Pordenone

La sexy prof bacchetta il ministro: «Lasci stare i crocefissi e assuma» PORDENONE «Lasci stare il crocefisso e assuma personale nelle scuole che ormai sono al collasso». Anna Ciriani, la sexy-prof di Pordenone spesso al centro delle cronache per le forme procaci e i look audaci, ha mandato metaforicamente dietro la lavagna il suo “capo” cioè il ministro dell’Istruzione, il grillino Lorenzo Fioramonti. A provocare il “richiamo” la polemica sul crocefisso nelle aule scolastiche, innescata proprio dalle parole di Fioramonti, che pochi giorni fa ha detto di preferire una cartina geografica al posto del

simbolo della cristianità. Argomenti alti, massimi sistemi, battaglie ideologiche dall’esito incerto. La sexy-prof, invece, ha voluto riportare il ministro sulla terra: «Con tutto il rispetto, vorrei dare un consiglio al mio nuovo datore di lavoro ha detto su Facebook -. Invece che pensare a tassare le merendine e a togliere il crocefisso dalle aule (che non dà fastidio a nessuno), sarebbe

Turismo, il Veneto stanzia 2,5 milioni per le imprese LE MISURE

FIORI D’ARANCIO

vranno sostenere attività messe in atto per favorire l’orientamento alla domanda turistica e il consolidamento dell’offerta veneta all’estero. «Con questo provvedimento – spiega l’assessore Federico Caner – segniamo un’ulteriore tappa di quel percorso virtuoso di sviluppo del turismo veneto, avviato con il programma Por-Fesr. Fino ad oggi abbiamo sostenuto l’innovazione, premiando le startup, lo spirito di squadra, favorendo organizzazioni sinergiche tra gli operatori e la modernizzazione delle strutture ricettive, finanziando precisi progetti di riqualificazione». Questo nuovo passaggio si focalizza invece

DECISA ANCHE LA STAMPA DI 16.000 CARTOLINE CON IMMAGINI DELLE LOCALITÀ PIÙ BELLE PER PROMUOVERE IL TERRITORIO REGIONALE

sulla promozione internazionale dell’offerta turistica, «grazie al sostegno economico per ricerche di mercato di alto livello – continua Caner – e per garantire la presenza dei nostri operatori sui mercati esteri, anche attraverso le attività di comunicazione e valorizzazione dell’immagine che dettano gli indirizzi del turismo mondiale».

molto meglio se pensasse ad assumere insegnanti, segretari e collaboratori scolastici, perché ormai siamo veramente al collasso. Non basta essere stati alunni un tempo, per credere di poter fare il ministro dell’Istruzione oggi». Un messaggio pragmatico, con una spolverata di vis polemica che avvicina il personaggio più all’Anna

Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari Ancona 071 2149811 Lecce 0832 2781 Mestre 041 5320200 Milano 02 757091 Napoli 081 2473111 Roma 06 377081

IL BANDO Al bando, che si aprirà il prossimo 29 ottobre e si chiuderà il 27 febbraio 2020, potranno concorrere le reti d’impresa, le associazioni temporanee di impresa o di scopo e i consorzi. «Il turismo è la prima “industria” del Veneto – conclude l’assessore –. Basti pensare ai 70 milioni di presenze e ai 18 miliardi di fatturato per capire che le nostre imprese del settore non solo non possono essere escluse dalla promozione sui mercati internazionali, ma devono entrarci per essere protagoniste». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ciriani politico che alla sexy-prof dei tempi andati. Ma la paprika, per così dire, c’è ancora, e infatti Anna Ciriani ha “spedito” al ministro Fioramonti anche un’immagine: calze a rete e top “esplosivo”, gambe accavallate e sorriso tra l’ammiccante e il sarcastico. E alle spalle, non a caso, una cartina geografica, chiaro riferimento all’uscita del titolare dell’Istruzione a proposito del crocefisso nelle aule di scuola. M.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA

DOPPIA FESTA La data è già cerchiata nelle agende di Palazzo: sabato 12 ottobre. Quel giorno a Molvena, frazione di Colceresa ai piedi dell’Altopiano dei Sette Comuni, Finco si unirà in matrimonio con la fidanzata Angela. Lui di Bassano del Grappa e lei di san Vito di Leguzzano, i due promessi sposi hanno deciso di fare una doppia festa: al mattino la funzione religiosa con i parenti e gli amici più stretti, al pomeriggio il rito civile con la compagnia più allargata e dunque anche con i volti noti della politica. A cominciare da quello dello speciale ufficiale di stato civile che indosserà la fascia tricolore: Zaia. Lo scorso anno il presidente della Regione aveva già rivestito lo stesso ruolo per un altro leghista, vale a dire l’assessore Gianpaolo Bottacin, che a Miane si era sposato con la deputata Angela Colmellere. Quella volta l’appuntamento era coinciso con il raduno di Pontida, mentre in questo caso Finco ha anticipato di una settimana la manifestazione romana della Lega. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 3 Ottobre 2019

PADOVA.Adultoascuolainveisce controibimbi

VENETO

InunaelementarediSanGiorgioinBosco,hannoricostruitodaiCc,un40ennehaassistitoaundiverbiotrasuonipoteeunaltrobambinodurantelaricreazione;l’uomoha inveitocontroiragazzinietentatodientrareascuola:l’hannofermatogliinsegnanti.

Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

INCOMMISSIONE.Iltestodi Fincova in congelatore, quellodell’alleato verràaffossatoin Aula

Lupi,no spari inVeneto perchélaLega è divisa Berlato (FdI): «Ha vinto la linea animalista dentro il partito di Salvini» Gerolimettosmonta:«Noa leggidibandiera,cerchiamosoluzioni» Cristina Giacomuzzo

Non si spara ai lupi in Veneto. Politicamente però si è passati all’artiglieria pesante tra alleati: Lega e FdI sono ormai in guerra aperta sull’argomento. E si registra fuoco amico pure all’interno delle linee del partito di Salvini: la Lega è spaccata tra “animalisti”, che difendono i lupi (tra questi pare esserci lo stesso governatore Zaia), e “cacciatori”, che vorrebbero usare i fucili per far dormire sonni tranquilli ai malgari alle prese con le continue razzie dei grandi carnivori. Solo che in casa Lega ieri si è riusciti a serrare i ranghi e, per evitare di mettere in piazza la spaccatura, è stato scelto di votare compatti per l’ennesimo rinvio del progetto di legge sulle misure di contenimento del lupo di Nicola Finco, capogruppo Lega in Regione. AZIONE LEGA. Ufficialmente

la spiegazione è un’altra, co-

me dichiara il leghista Nazzareno Gerolimetto: «Abbiamo solo posticipato il tema per trovare un modo di evitare l’impugnazione del Governo. Non vogliamo fare leggi slogan che poi vengono bocciate e che quindi non servono. Troveremo una soluzione. Non siamo Trento che ha l’autonomia e può gestire tutto e meglio. Intanto, lavoriamo per creare consenso su questa esigenza in Conferenza Stato- Regioni». Per l’alleato Sergio Berlato, FdI, è solo una scusa: «La Lega ai malgari dice che vuole sparare ai lupi e agli animalisti dice che invece vanno difesi. Ora basta». E così lui, anche presidente della Commissione dove ieri si è discusso dell’argomento, ha fatto mettere ai voti il suo progetto di legge. Il testo nella sostanza è uguale a quello di Finco. Risultato? Bocciato da M5s e Pd. Astensione da Lega e Lista Zaia. Un solo voto a favore, il suo. Attenzione: l’astensione in Commissione vale come un

Duelupiimmortalati dauna fototrappolasull’Altopiano

voto contrario. Quindi, tutto finito? No. Il provvedimento di Berlato approderà in Consiglio con il “parere non favorevole della Commissione”. In pratica, quando in Aula arriverà il momento di aprire la discussione, la Lega avrà le carte in regola per affossare il provvedimento senza aprire i microfoni (si voterà il non passaggio agli articoli). Così

si eviterà di rendere evidenti le divisioni interne pro e contro caccia al lupo. LA TECNICA. Per arrivare a

questo, ieri i leghisti a palazzo Ferro Fini, hanno analizzato regolamento e statuto. Perché, come è ovvio, si conoscono bene tutte le strade tecnicamente percorribili per far approvare una legge. Molto

VENEZIA. Allarme di Musolino, Autorità di porto meno i modi per bloccarne una. Non c’è ricordo, nelle ultime due legislature, di operazioni simili. Quindi, dopo ore di consulti legali e confronti strategici la Lega ha impartito l’ordine di mettere in congelatore il testo di Finco e di astenersi su quello di FdI. Berlato è convinto di aver preso bene la mira e centrato l’obiettivo: «Li ho stanati - commenta -. Ora è evidente che la Lega ha scelto di non procedere perché ha vinto la linea animalista. Ho visto la sofferenza nei volti di Gerolimetto, Finco e Gianpietro Possamai che sono stati costretti, per ordine di partito, ad assumere posizioni per loro innaturali. Perché, loro che vivono il territorio, sanno che sparare al lupo è ciò che serve. E sono bugie quando dicono che la legge sarebbe stata impugnata. Nella sentenza della Corte Costituzionale (boccia il ricorso del Governo a favore dell’autonoma provincia di Trento dove ora si può cacciare al lupo) si fa riferimento alla facoltà delle Regioni di gestire la fauna selvatica comprese le specie protette come lupo e orso. Non c’entra l’autonomia. Entro fine anno se ne parlerà in Consiglio e le contraddizioni della Lega verranno ancora a galla. Di più. Ho vinto le elezioni e dopo la Brexit andrò a Bruxelles, ma non si libereranno di me: ho tutto il tempo di completare questo e anche altri provvedimenti». Alla faccia dell’alleato. • © RIPRODUZIONERISERVATA

«Marghera,serve scavareora icanali I27 milionici sono» Alberto Minazzi VENEZIA

I fanghi dei canali navigabili della Laguna rischiano di uccidere l’economia veneziana di Porto Marghera. La metafora è forte, forse portata un po’ all’estremo. Ma esprime bene la situazione del porto commerciale lagunare. Ovvero che se non si scavano i canali, «le conseguenze commerciali avranno conseguenze che in molti non hanno ancora chiare. Oltre a rischiare di perdere quote importanti del naviglio, si stanno cominciando a mettere a repentaglio i profili occupazionali di Porto Marghera», ha lanciato l’allarme il presidente dell’Autorità portuale, Pino Musolino. La situazione è da tempo nota. A far venire al pettine il problema è stata l’ordinanza urgente emanata nei giorni scorsi dalla Capitaneria di porto che, per motivi di sicurezza, ha modificato la navigabilità di alcuni canali, a partire dal fondamentale Malamocco-Marghera, che consente alle navi porta container di raggiungere la terraferma. E non è che, in questi anni, non si sia fatto niente. «Il nostro compito – ha sotto-

IL MINISTRO IN “BICAMERALE”. Sbrollini: «No rinvii. Proporrò un emendamento di tutti i veneti»

Boccia: «Autonomia, una legge nazionalemetteràgiùipaletti» Esuisoldi:«SifissanoiLep,poisuifondisidàprioritàallezonecarenti» dalla Costituzione da 18 anni: fissare i Lep-Livelli essenziali di prestazioni, e far sì che siano garantiti ovunque, al Sud ma anche in zone del Nord n difficoltà «come Rovigo e Belluno, o Novara-Vercelli, o aree lombarde».

Piero Erle

«Ho trovato un Ministero degli affari regionali efficiente, e ho ringraziato l’ex ministro Erika Stefani per il lavoro fatto. Non voglio certo ripartire da zero, ma sul fronte politico sull’autonomia differenziata si sono persi 15 mesi». È ancora tutta da vedere la via del neoministro Francesco Boccia per l’autonomia chiesta dalle Regioni. Ma dalla sua audizione ieri in commissione bicamerale “Affari regionali” è chiaro che il Veneto da capofila che era (in nessun’altra regione oltre il 50% dell’intero corpo elettorale ha esplicitamente votato “sì” all’autonomia) dovrà restare in gruppo. Il Parlamento infatti sarà chiamato a votare una legge nazionale che detterà regole e paletti per qualsiasi trattativa con le Regioni. E poi l’auspicio di Boccia è che “tutte le Regioni chiedano l’autonomia, comunque ben diversa dalle Regioni a statuto speciale”. Tradotto, a Roma non c’è una “via diversificata” per nessuno. Tanto che, curiosamente, Boccia non ha accennato alle pre-intese che 17 mesi fa aveva firmato il governo Pd Gentiloni (sottosegretario Gianclaudio Bressa)

ISOLDI. Per stabilire i Lep, diL’incontroaVenezia traministro Boccia e governatoreZaia

con Veneto, Lombardia ed Emilia R.: è stata proprio Erika Stefani (ora è in commissione), a ricordargliele. IL METODO. Di certo il mini-

stro Boccia ha due meriti: non alza mai i toni in cerca di scontro politico, e mantiene una linea coerente. E così ieri mattina presto ai parlamentari ha confermato molte delle cose che aveva preannunciato al governatore Luca Zaia. Innanzitutto dalla sua ricognizione («ho avuto una riunione operativa con tutti i Ministeri») «anche dal punto di vista tecnico ci sono stati molti “sì” ma anche molti “no” alle richieste delle Regioni, anche da alcuni Ministeri a guida leghista come Scuola (Boccia ha parlato di scontro tuttora in atto con la Lombardia), Agricoltura, Sport. Ste-

fani gli ha poi replicato che i “no” spesso erano dovuti comunque a pressioni politiche dei 5Stelle. Secondo passo, Boccia come detto propone al Parlamento di votare una «cornice unica nazionale» per l’iter dell’autonomia. E infatti il Governo ha già preannunciato un disegno di legge “collegato” al Def-Documento di finanza «recante interventi per favorire l’autonomia differenziata ai sensi dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione attraverso l’eliminazione delle diseguaglianze economiche e sociali nonché l’implementazione delle forme di raccordo tra Amministrazioni centrali e regioni, anche al fine della riduzione del contenzioso costituzionale». Per rimuovere le disuguaglianze, ha rimarcato Boccia, la via è tracciata

ce Boccia, potrebbero volerci solo alcuni mesi. Ma una volta stabiliti, e indicate le zone d’Italia che sono in deficit di Lep, la legge darà priorità perché i soldi, e cioè i fondi nazionali (infrastrutture, sociale, ecc.) vadano prima di tutto lì con «meccanismi automatici» di attribuzione dei soldi. Solo fatto questo si passa a intese d’“autonomia differenziata” delle Regioni, spiega Boccia, che dice di aver avuto un ottimo incontro con Zaia e di puntare a un’intesa che sia un «combinato disposto» tra le tante richieste venete e le meno numerose richieste dell’Emilia. Incalza la sen. Daniela Sbrollini, renziana: «Incontro positivo, ma siamo preoccupati per i tempi: non si può rinviare l’autonomia sine die. E serve certezza sulle risorse: proporrò su questo un emendamento di tutti i parlamentari veneti alla Finanziaria 2020». • © RIPRODUZIONERISERVATA

PinoMusolino, Autoritàdi Porto

lineato Musolino – è di mantenere l’accessibilità nautica dello scalo. Abbiamo previsto una serie di interventi di manutenzione, oltre a quelli già effettuati, per ottenere questo risultato. Ma non siamo stati messi in condizione di poterli fare dagli altri enti coinvolti». I 23 milioni accantonati a tal fine, a cui se ne aggiungono altri 4 per Chioggia, sono fermi. «La necessità immediata per superare le criticità evidenziate dalla Capitaneria – dice – è di scavare 300.000 metri cubi di fanghi, un terzo dei quali “buoni”, destinati al ripascimento delle barene. E se ognuno farà il suo ruolo, noi siamo in grado di intervenire in due mesi. Serve capire che non si può più cincischiare». • © RIPRODUZIONERISERVATA

LOTTAAIPFAS

Larivelazionedi Feltrin:replica laLega

«MafuSalviniadarel’alt perunsondaggiosegreto» «Unsondaggioattendibilee riservato,pervenuto allanostra attenzione,haavvertito Salvini cheilvia liberaalla riforma autonomistaal nord avrebbe comportatouncrollo di consensinel Mezzogiorno stimatotra i quattroei cinque milionidivoti». Lo harivelatoil politologoedocente universitarioPaoloFeltrin, che guidal’Osservatorioelettorale delConsiglioregionale,in un’intervistaal “Mattinodi Padova”.Salvini,diceFeltrin, perun anno«si èbarcamenato, poile richieste diFontanae Zaiasono diventateultimative enonpiùeludibili.Non stupisce cheilgovernatore venetoabbia accoltoquasicon sollievo l’uscitadelsuo partito dall’esecutivo».Secondo Feltrin,poi, Salviniaveva un altroproblema:sapeva chenon avrebbepotuto metterein Finanziariatutte le promesse fatteagli italiani(«un ventaglio diincentiviesgravi fiscali prossimia 50 miliardi»).Inoltre labattagliasui “porti chiusi” davasegnidistanchezza esi eracreata “terra bruciata”in Europae nonsolo:secondo Feltrinanche gli Usaavevano presonette le distanze da Salvini.Morale:«Hapreferito rovesciareiltavolo». Reagisce laLega veneta,sia purecon aplomb.Il governatoreLuca Zaiarispolverala lettura cheha sempredato sul tema“votidel sud”:«Sonoanni chelaLega

Ilpolitologo PaoloFeltrin parladiautonomia, tantoda essereormai definita comeil “partitodell’autonomia”.Ritengo chese ilproblema diSalvini fosse statodavvero il rischiodiperdere votial Sud, alloranon si spiegherebbelavalanga di consensoottenuto dallaLega nelleelezionieuropeenon soltantoal Nord maanchenelle regionidelMeridione.Il professor Feltrindàuna sua lettura»maZaia spiegadivoler «raccontarecome lecose sono andateveramente.Il ministroSalvini hasempre seguitoi lavori perl’autonomia conpartecipazione,passione e cuore»,ma«la verità èchei 5Stellenonhanno volutoenon voglionol’autonomia».Anche l’ex ministroErika Stefani intervienee sostienechequella diFeltrin èuna lettura“costruita” perfare notizia: «Vorreitantocheil dott.Feltrin mi facesseaverequestosondaggio, quellosul qualehaelaborato la tesidicui parlano alcuniquotidiani venetiper poi confrontarci. Sarebbebello- ognitantomisurarsisui numeri,non sulvento esullechiacchiere». P.E.

Ilricercatore Prisa:«Studio Usaconferma imiei dati» Il gruppo di ricerca dell’Università di Princeton, coordinati dal professor Peter Jeffe, ha pubblicato uno studio sui batteri che “mangiano” i Pfas. E il ricercatore universitario dell’Università di Pisa, Domenico Prisa, che aveva illustrato a Venezia due anni prima uno studio simile che aveva condotto, commenta: «Hanno confermato quello che in qualche modo avevo intuito e ottenuto pure io. Puntando cioè sugli stessi gruppi batterici (attinomiceti, anche se io avevo valutato anche gli streptomyces e gli pseudomonas, con ottimi risultati) e sullo stesso meccanismo di possibile degradazione (il cometabolismo) su batteri che erano stati a lungo con fonti inquinanti. Quindi, complimenti a quei ricercatori. Spero che almeno loro vengano considerati e possano entrare in gioco per salvare le tante persone che rischiano di ammalarsi». Gli studiosi americani ora proseguiranno nell’analisi per scoprire un metodo per ripulire l’acqua che possa essere applicato fuori dal laboratorio. Anche la Regione attende di conoscere gli esiti di altre analisi commissionate all’Università di Padova e di Verona per trovare soluzioni concrete per ripulire la falda inquinata dai Pfas. • © RIPRODUZIONERISERVATA


Economia 9

IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 3 Ottobre 2019

ENI DopoquelladiVenezia viaallabioraffineriadiGela

Eniha inauguratoa Gela«la piùinnovativa bioraffineriad’Europa»: lavoreràfinoa750mila tonnellateannue: produrrà biocarburantidi altaqualità trattando quantitàvia viaelevatedi olivegetaliusati e di frittura,grassianimali,alghe. «A Venezia siamostatii primi almondo aconvertire unaraffineria tradizionalein bioraffineria»,ora c’èla2a.

SAFILO RallyinBorsasullevocidi interessamentodiKering

Sonoi rumorsdi uninteresse delgruppofrancese dellussoKering (haancheBottegaVeneta) arisvegliare in Borsaleazioni Safilo,ieri giunte ancheoltreil+11%. Il rinnovodella licenzacon HugoBoss unitaal miglioramentodeicontivedonointeressamentivari, maKering vantal'ex addi Safilo,SergioVedovotto, daannisuocapo occhialeria

EXPOINDUSTRIA. Domanie sabatolafilieradella saldaturain vetrina

DUE BANDI. 5,7 milioni

LaFieraperlePmi deveancoraaprire mafagiàilpieno

DallaRegione nuovifondi peraziende vitivinicole

Espongono 74aziende,4.200iscritti apartecipare richiamatiancheda 36seminari sull’innovazione «Hannovinto apertura ecapacità difaresquadra» Roberta Bassan

È la sua prima volta e deve ancora aprire i battenti, ma registra già i risultati di una manifestazione collaudata: 74 espositori e 4.200 iscritti a partecipare. Ed è con queste premesse che domani e sabato (9-18) si alza a Vicenza il sipario su quella che è stata battezzata la nuova fiera per l’industria e le Pmi. Di nome fa “Expo Industria” e si svolgerà nel padiglione 1 del quartiere fieristico di Ieg. «Siamo partiti a marzo per organizzarla - spiega Davide Artuso, responsabile dei sistemi informativi e del marketing digitale di Arroweld - lanciando l’idea ad alcune aziende del nostro circuito che l’hanno subito condivisa, una tren-

tina si sono iscritte all’istante. Pensavamo di fermarci lì e di occupare 2 mila dei 5 mila mq che avevamo a disposizione chiudendo con dei pannelli. E invece le richieste delle aziende continuavano a crescere tanto che non solo abbiamo occupato tutto, ma abbiamo dovuto dire di no ad una ventina di espositori». Alla fine quella che doveva essere una fiera del circuito Arroweld - distributore industriale di tecnologie di saldatura e di un mondo che si è via via allargato a utensileria professionale, strumenti di misura, antinfortunistica, garden, bonifiche ambientali, detergenza, pulizie - è diventata una vera e propria fiera di filiera multisettore, che ha portato a costruire una squadra di aziende alleate, ampliando il

circuito di partenza. L’INIZIO. La primogenitura in

effetti sta a Zanè dove ha sede Arroweld, gruppo da 100 milioni di fatturato, che da 20 anni teneva in via Monte Pasubio il suo “open house”. «Non ci stavamo più, avevamo la logistica bloccata, l’ultima volta ci sono stati 600 partecipanti, abbiamo montato i tendoni, chiesto ospitalità ai vicini per i parcheggi. Così abbiamo pensato di trasferire l’evento in un posto vicino più grande, magari a Thiene. Ma c’era il problema che avevamo bisogno di mostrare dal vivo la saldatura e ci voleva un luogo adatto. E allora è balenata l’idea della Fiera di Vicenza. Subito ho pensato ad una pazzia: di primo acchito ho immaginato visitatori,

VENEZIA

i risultati si raccoglieranno a consuntivo per capire se tanto interesse genererà anche tanto business. Ma il modello intanto è piaciuto. E già pensa al bis. •

La Giunta regionale ha messo subito a bando l’assegno di 5,7 milioni giunto per il Piano nazionale di sostegno al settore vitivinicolo per i produttori veneti. Su proposta dell’assessore Giuseppe Pan, ci saranno due linee di finanziamento da 2,85 milioni l’una: una dedicata per le aziende agricole vitivinicole, l’altra per le imprese di trasformazione e commercializzazione. «Si tratta di contributi fino al 40% delle spese sostenute - sottolinea Pan - finalizzate a migliorare la competitività delle aziende venete, in tutta la filiera vitivinicola. La quota veneta del Piano nazionale di sostegno al settore vitivinicolo è certa fino al 2020; per gli anni a venire, invece, non si sa». Per questo la Regione accelera: la scadenza per le domande è il 15 novembre, la conclusione dei lavori dovrà avvenire entro il 31 marzo 2021. Alle aziende finanziate verrà erogato un anticipo pari all’80% del contributo concesso «in modo di fare immediatamente fronte alle esigenze di spesa». •

© RIPRODUZIONERISERVATA

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Domanie sabatodalle9 alle18 si svolgerà inFiera aVicenza “Expo Industria”: ci sonoanche36 seminari

fornitori, clienti che si sarebbero persi in quegli spazi». L’idea invece è «esplosa», perché Arroweld è sì lo sponsor principale dell'iniziativa, ma ha coinvolto aziende del territorio in un meccanismo che via via ha richiamato in un crescendo di interesse artigiani, piccoli imprenditori, rivenditori non legati necessariamente solo ad Arroweld, che a loro volta hanno portato altri espositori. E così la filiera con cuore la saldatura è cresciuta anche ad aziende che fanno altro come marketing digitale, video, operatori di telefonia, studi grafici. Morale: 74 espositori legati in una rete. Le cui maglie hanno attirato, ingresso gratuito, 4.200 iscrizioni. IL VALORE AGGIUNTO. Sono

piaciuti a quanto pare il modello, l’alleanza, la credibilità, il fatto che entrando in Fiera a Vicenza, senza andare per una volta troppo lontano, gli imprenditori avranno a portata di mano e in un colpo solo tutto un mondo senza dover battere 10 fiere diverse. «Ma - evidenzia Artuso anziché essere come tante altre fiere esclusivamente commerciali, abbiamo aggiunto tanta formazione sempre più indispensabile, che è diventato anche un servizio al territorio». Il piano formativo prevede una scaletta di 36 seminari, con 25 titoli (alcuni eventi sono replicati), tutti gratuiti, avranno interesse specialistico ma anche trasversale: si va dal marketing all’accesso al credito, dalla sicurezza alle conformità nor-

mative, dall’industria 4.0 all’internazionalizzazione. Ci saranno sei postazioni di saldatura. C’è un'esperta di Torino che farà un mini-corso per venditori: è talmente seguita che un gruppo di Roma si è iscritto apposta a Vicenza per sentirla. C’è un esperto di Modena, fornitore storico della Ferrari, che presenterà esempi di stampa in 3d fatta con il metallo: si sono iscritti anche dalle università di Trento e Padova per ascoltare. ILFUTURO. Come tutte le fiere

RISPARMIATI150MILA BICCHIERIDIPLASTICA. Ora“riconosce” latazza personalediciascuno

SelleRoyal,laresponsabilitàsociale arriva fino alla macchinetta del caffè Responsabilità sociale d’impresa. È da anni l’obiettivo concreto di “Selle Royal Group”, azienda globale del settore del ciclismo con quartier generale a Pozzoleone (in portfolio ha brand come Fizik e Brooks England). «È un percorso verso una sostenibilità strutturata, già dichiarato l’anno scorso con l’ottenimento, da parte della capogruppo - sottolinea una nota - della certificazione Iso50001, per il sistema di ge-

stione dell’energia, e riconfermato quest’anno con la Iso 14001:2015 per il sistema di gestione ambientale. Una certificazione che contribuirà a mantenere una politica di gestione della catena del valore in linea con le sfide ambientali attuali e future, potendo far godere l’organizzazione di un posizionamento competitivo su un mercato che è già «eco» per definizione: quello della bicicletta». Ma per l’azienda l’impegno

per la sostenibilità diventa anche «un percorso culturale che negli ultimi cinque anni ha visto una serie di attività di sensibilizzazione e partecipazione attiva dei collaboratori. Nel 2014 Selle Royal ha lanciato internamente un progetto di responsabilità sociale d’impresa di natura collaborativa, iCare (corporate assets for responsibility and ethics), in cui i dipendenti giocano in prima linea: non solo vengono periodicamen-

te informati sulle attività implementate dall’azienda attraverso una dedicata pubblicazione, ma sono anche chiamati a proporre e portare avanti attività concrete e socialmente responsabili negli ambiti people (persone), planet (ambiente) e participation (sociale)». Proprio a Pozzoleone «è nato un team verticale sui temi dell’eco-sostenibilità, iCarePlanet Committee, che mette insieme dipendenti di più di-

Unoscorciodello stabilimento“Selle Royal”a Pozzoleone

partimenti, interessati e sensibili al tema: su base volontaria propongono attività di formazione, informazione e sen-

sibilizzazione verso gli altri collaboratori». Per i «Fridays for Future», ad esempio, il comitato ha diffuso in

ditta «il decalogo proposto dall’Onu «Act Now» sulle piccole azioni quotidiane che possono salvare il mondo». Ma l’iniziativa del team che più colpisce, tra tante piccole azioni quotidiane, è stata «l’installazione di macchinette del caffè “evolute” che riconoscono quando si posiziona la propria tazza personale, consentendo di risparmiare l’utilizzo di almeno 150 mila bicchieri di plastica l’anno». Come specifica Monica Savio, corporate communication & people developer del gruppo, il progetto iCare guarda anche al benessere delle persone dell’azienda e ad attività di charity per il territorio. • © RIPRODUZIONERISERVATA


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ATTUALITÀ

GIOVEDÌ 3 OTTOBRE 2019 LA NUOVA

Parla il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega all’Editoria e all’Attuazione del programma: stop alle fake news

Martella: «L’informazione è indispensabile Colpiremo l’evasione fiscale, no a nuove tasse» L’INTERVISTA

Alberto Vitucci olpiremo l’evasione fiscale e non aumenteremo l’Iva. Non ci saranno tasse su sanità e istruzione, mentre si dovrà investire sull’economia verde, tagliando le tasse sul lavoro e lasciando più soldi nelle tasche dei lavoratori». Andrea Martella, 51 anni, veneziano di Portogruaro che adesso abita a Mestre, è il sottosegretario all’Editoria con delega anche all’Attuazione del programma. Un ruolo assunto in questi giorni dall’esponente del Pd, parlamentare da vent’anni, premiato da Zingaretti con un incarico di spicco per la politica veneziana a Roma. Un veneto a palazzo Chigi. Non succedeva da tempo. «Un ruolo importante, che vo-

«C

Massima attenzione al territorio veneto Completare le grandi infrastrutture glio onorare. Con l’impegno e la massima attenzione per il territorio veneto». Cosa significa in concreto? «Il sostegno alle imprese e la modernizzazione infrastrutturale, la risoluzione delle tante questioni irrisolte per Venezia e il Veneto». Due mesi fa non lo avrebbe immaginato. «Proprio no. Ma l’escalation di tensioni creata da Salvini aveva raggiunto livelli preoccupanti per la tenuta democratica del nostro Paese. Voleva andare alle elezioni per avere i pieni poteri. Invece c’è stata un’alternativa di governo». Sarà un governo stabile? «Credo di sì. Intanto abbiamo ricollocato l’Italia al centro dello scenario europeo. Vogliamo aprire una stagione di rinnovamento per il Paese,

che potrà incidere positivamente sulla vita reale dei cittadini». Editoria e informazione. Sono tanti i problemi aperti che riguardano questo fronte. Non sempre con la politica, di ogni colore, ci sono stati rapporti sereni. «Il principio cardine intorno al quale ho impostato da subito il mio lavoro è che l’informazione è un bene di tutti, indispensabile per la vita di una moderna democrazia occidentale. Gli obiettivi sono quelli di garantire la qualità dell’informazione, ingaggiando una battaglia sul fronte della pirateria e delle fake news». Cambia lo scenario rispetto a qualche mese fa. «È necessario difendere il pluralismo e la libertà di stampa, assicurando sostegni economici adeguati, che tengano contro dell’intero sistema. Bisogna affrontare e vincere queste sfide». Lei è veneziano di terraferma. Come vede il prossimo referendum per l’autonomia amministrativa che la Regione ha convocato per il 1 dicembre? «Venezia e Mestre vanno tenute unite. A chi pensa che si possa battere Brugnaro con un microcomune lagunare bisogna spiegare che per affrontare le sfide imposte dal cambiamento bisogna far massa, non dividersi». Zaia non entra nel merito, Brugnaro invita all’astensione. «Bisogna spiegare le ragioni del no, rifugiarsi nel piccolo significa andare fuori del tempo. Sarebbe uno sciagurato salto nel buio. Purtroppo in questi anni non si è portata avanti a partire dal sindaco Brugnaro una visione unionista e metropolitana, si sono annientate le municipalità. Senza contare che il contenzioso con il nuovo Comune del Cavallino è ancora aperto... Gli inviti a disertare le urne non hanno mai portato bene storicamente». Le elezioni amministrative non sono lontane. Avete già un’idea di chi potrà essere il

Andrea Martella, 51 anni, sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri con la delega all’Editoria

la scheda

In Parlamento dal 2001 ex segretario dei Ds Andrea Martella, 51 anni, nato a Portogruaro, è stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 2001. È stato segretario dei Ds veneziani, responsabile nazionale per il Nord con la segreteria di Valter Veltroni, alla nascita del Partito democratico. Poi coordinatore della segreteria Zingaretti, per la corrente di Andrea Orlando. —

candidato del centrosinistra da contrapporre a Brugnaro? «Al di là dei nomi e degli identikit, adesso dobbiamo lavorare per dare vita a Venezia a un centrosinistra largo, aperto sia alle realtà civiche che al confronto costruttivo con il Movimento Cinque Stelle. Le candidature saranno il risultato di un lavoro di confronto e armonizzazione delle varie forze in campo che auspico possa realizzarsi quanto prima». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

La squadra veneta a Roma con D’Incà Baretta eVariati VENEZIA. Un ministro e tre sot-

tosegretari «pesanti». Nella squadra del governo Conte-bis il Veneto è rappresentato con incarichi importanti. Federico D’Incà (M5S), di Belluno, è il ministro per i

Rapporti con il Parlamento. Achille Variati, ex sindaco di Vicenza e vicepresidente del Consiglio regionale, il sottosegratrio agli Interni; Pierpaolo Baretta, veneziano, è stato confermato, dopo una parentesi di un anno, sottosegretario all’Economia. Martella infine ha avuto la delega strategica della presidenza del Consiglio per l’Editoria e l’informazione, e in questi giorni anche quella per l’Attuazione del programma di governo. —


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GIOVEDÌ 3 OTTOBRE 2019 LA NUOVA

REGIONE

La sfida delle Regioni

Feltrin e il Salvini “sudista” Zaia: 5 Stelle unici colpevoli Secondo il politologo, l’autonomia è stata sacrificata ai consensi nel Mezzogiorno Il governatore leghista: «Lettura sbagliata, Matteo ci ha sostenuti con passione» Filippo Tosatto VENEZIA. Ha suscitato un vespaio la sortita di Paolo Feltrin, politologo e direttore scientifico dell’Osservatorio elettorale di Palazzo Ferro-Fini. Intervistato dal nostro giornale, lo studioso attribuisce la spallata di Matteo Salvini al governo gialloverde non già ad una follia d’agosto ma ad

un calcolo dettato da più motivazioni, in primis il timore di un crollo di consensi nel Mezzogiorno - che un sondaggio riservato stimava in 4-5 milioni di voti - in caso di via libera l’autonomia richiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna; un’eventualità che avrebbe compromesso il primato tricolore perseguito dal nuovo Carroccio a vocazione sovranista.

L’analisi, pur condivisa sottovoce da svariati esponenti leghisti, non convince affatto Luca Zaia, lesto a difendere il Capitano e ad imputare ai 5 Stelle il blocco della riforma: «Il professor Feltrin offre una sua lettura ma io, avendo vissuto da vicino tutta la vicenda, mi permetto di raccontare come le cose sono andate veramente. Il ministro Salvini ha sempre seguito i lavori per il rag-

giungimento dell’autonomia con partecipazione, passione e cuore, ma nessuno di noi ha avuto vita facile con i compagni di viaggio», assicura il governatore « nel dicembre 2018 il premier Conte annunciava che a febbraio avrebbe chiuso la partita, invece ci siamo ritrovati a luglio, dopo un susseguirsi di stop and go, a sentire Di Maio che voleva affidare il progetto ad una com-

missione di tecnici napoletani»; «La verità è che i grillini non hanno voluto e non vogliono l’autonomia e questo è il vero e unico motivo per il quale non abbiamo potuto realizzarla. L’ha svelato anche il ministro Provenzano, ringraziando ufficialmente l’ex collega del Sud, Lezzi, per “averla bloccata”». E i timori salviniani di perdere i voti meridionali?«È un’ipotesi smentita dalla realtà», la replica zaiana «la Lega, alle Europee, ha avuto un consenso strepitoso nel Sud, superando il M5S nella maggior parte delle regioni. I cittadini meridionali non sono affatto degli sprovveduti, sapevano benissimo di votare un partito - il mio, quello dell’ottimo ministro agli Affari regionali Stefani - che ha come obiettivo l’autonomia. Ma, a differenza del vecchio ceto notabile che vive di sprechi e clientele, loro hanno compreso che si tratta di

Il ministro in bicamerale spiega quali saranno le prossime tappe del federalismo: decisivo il ruolo del Mef

Boccia: i Lep vanno fissati entro il 2019 Autonomia, mix tra Veneto ed Emilia IL DUELLO IN AULA

Albino Salmaso pero che tutte le regioni chiedano l’autonomia differenziata: sarebbe una svolta storica per l’Italia. Sto tentando di convincere il Sud e non voglio perdere tempo: entro il 2019, i tecnici del Mef diranno se è possibile elaborare i Lep in tempi rapidi. Poi il governo approverà una legge che fissa la cornice istituzionale. I Lep sono in Costituzione da 18 anni:la colpa è di tutti i governi se non sono stati mai realizzati». Sono le 8,40 e Francesco Boccia, dopo aver sorseggiato un caffè con la presidente Emanuela Corda, spiega la road map del suo federalismo con il must della “perequazione” che subentra all’efficienza, slogan del Nord. Nella legge quadro dei Lep, (i livelli essenziali delle prestazioni sociali) dovranno confluire tutte le risorse pubbliche, sul modello dei fondi strutturali Ue per finanziare le aree metropolitane, come Milano, Roma e Venezia. Racconta con tono pacato di aver trovato in Luca Zaia un «interlocutore autorevole pronto al dialogo» alla pari di Stefano Bonaccini mentre giudica incomprensibile la linea dura di Attilio Fontana sulla scuola. Nella Bicamerale delle regioni c’è anche l’ex ministro Erika Stefani e il duello si snoda tra colpi di fioretto e cortesie istituzionali, con il braccio di ferro sulla scuola che tiene banco. Non si parte da zero e non farò tabula rasa del passato, è l’esordio di Boccia. Però non è affatto vero che il governo Conte1 fosse a un passo dalla firma

«S

dell’intesa mentre ora si vuole bloccare tutto. «Nei cassetti ho trovato tre proposte unilaterali di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e l’inizio di un cammino per altre regioni (Toscana e Piemonte). Negli ultimi 15 mesi sono finiti nelle sabbie mobili per i veti sulla scuola, ma molti “no” sono arrivati anche dai ministri della Lega e non c’era malafede, ma un giudizio tecnico dei ministeri che resta un monito». Ma la road map cosa prevede? Più che l’articolo 116, si tratta di applicare il 119 della Costituzione da cui nasce la legge 42-2009 del ministro Calderoli sul federalismo fiscale con i decreti legislativi del 2011. Una cornice che consente la perequazione per finanziare le 15 regioni a statuto ordinario. Il Veneto aveva presentato un altro modello nella sua bozza, ma dopo l’incontro a Venezia il presidente Zaia ha fatto un passo avanti e modificato la rotta, dice soddisfatto il ministro Boccia. Poi l’affondo contro l’immobilismo. «È intollerabile che governo e parlamento nell’arco di 18 anni non abbiano imposto la definizione dei Lep, unica garanzia per rimuovere qualsiasi diseguaglianza come prevede l’articolo 3 della Costituzione. Ho chiesto quindi al presidente Conte di inserire l’autonomia nei ddl collegati alla nota di aggiornamento al Def. I tecnici del Mef ci diranno se è possibile realizzare i Lep in tempi stretti, cioè entro l’anno. Nel caso contrario si partirà con i fabbisogni standard», spiega Boccia. E qui c’è la prima sorpresa. Perché i Lep saranno raccordati ai fondi pluriennali di investimento in conto capitale destinati alle aree depresse. In

Il premier Giuseppe Conte e il ministro delle Regioni Francesco Boccia. Sotto la senatrice Erika Stefani

Veneto bisogna rafforzare Rovigo e Belluno e la stessa attenzione va riservata a Novara, Alessandria e Vercelli in Piemonte per consentire a tutti i territori italiani di raggiungere gli standard medi fissati dal governo. Si tratta di pianificare le risorse pubbliche, da modulare in analogia con i fondi strutturali europei. Una strategia da economista, con uno schema nuovo che verrà sottoposto al Parlamento. E la polemica? Arriva verso le 9. «Si sono persi 15 mesi, io non voglio buttare via nulla del lavoro positivo della Stefani senza rifare però gli stessi errori. Lo scontro più duro si è consumato sulla scuola e la

Duello in aula con la Stefani: «Mi addolora sentir dire che ho sprecato 15 mesi»

La «Cornice istituzionale» varata con una legge delega affidata al Parlamento

una grande opportunità anche per loro». Evocata, Erika Stefani reagisce con evidente stizza: «Per mestiere i politologi ricostruiscono e a volte, purtroppo, costruiscono notizie ad effetto per bearsi sotto la luce dei riflettori. Vorrei tanto che il professor Feltrin mi facesse avere questo sondaggio per poi confrontarci. Sarebbe bello, ogni tanto, misurarsi sui numeri, non sul vento e le chiacchiere». Discordi le valutazioni nel centrodestra: «Fa piacere ascoltare da un esperto la conferma di ciò che, personalmente, ho più volte dichiarato, anche in Parlamento», le parole del deputato forzista Roberto Caon. «Per mesi, i grillini hanno raccontato una grande bugia, sostenendo che l’autonomia avrebbe spaccato l’Italia. Ogni opinione è legittima ma questo è un fatto indiscutibile», ribatte Antonio De Poli, leader dell’Udc. —

proposta della Lombardia non l’ha smontata Francesco Boccia ma l’ex ministro della Pubblica istruzione della Lega: è bene che Fontana se ne faccia una ragione». Messaggio chiaro alla Lombardia con il governatore che ribatte da Milano: «Il governo Pd-5 Stelle mena il can per l’aia, ma Boccia è persona seria». Pace fatta? Poi arriva la reprimenda contro «l’intollerabile numero di leggi impugnate: siamo nel caos, con cittadini e imprese sottoposti a stop and go in attesa della Corte Costituzionale. Basta. Ci vuole una norma per ridurre le controversie Stato-Regioni», dice il ministro. Parte il dibattito e c’è grande silenzio e rispetto quando parla Erika Stefani. «Prendo atto con soddisfazione che l’autonomia è entrata nell’agenda politica. Ma mi addolora sentir dire dal ministro Boccia che ho buttato via 15 mesi. Mi addolora, ho cercato di trovare soluzioni su un tema complesso strumentalizzato dai 5 Stelle. Il mio lavoro è nelle mani del presidente Conte che ha il testo con le richieste delle regioni e le proposte dei ministeri. Boccia parla di una cornice uguale per tutti: per lui sono i Lep, per me è la norma finanziaria uguale a quella di Bressa. Di Maio ha proposto l’osservatorio sul federalismo con base a Napoli: è ufficializzato? I Lep con le relative competenze si possono decidere con il costo storico, prima del calcolo dei fabbisogni standard», spiega la senatrice della Lega. Ultimo nodo: la scuola. «Non si può dire che Cristo è morto di freddo. La proposta della Lombardia non è stata smontata da Bussetti ma dai tecnici del Miur, poi c’è stata la crisi di governo», polemizza la Stefani. Francesco Boccia incassa e ribatte con garbo: «La continuità didattica della scuola si può garantire imponendo la stessa regola applicata ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrata. Chi vince il concorso ha un vincolo di 5 anni prima di essere trasferito. Vogliamo portarlo a 10 anni per gli insegnanti? Facciamolo. Basta una circolare, senza smontare la Repubblica e farne un totem ideologico». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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.ROVIGO

... Giovedì 3 Ottobre 2019

La Voce

SCUOLA/1 Nicola Morini, presidente uscente di Fism Rovigo, critico con gli enti superiori

“Paritarie? Se ne fregano dei bimbi” “I fondi sono sempre minori, il calo demografico penalizza le strutture soprattutto in Polesine” ROVIGO - “La situazione delle scuole paritarie in Polesine? E’ come quella del resto del Veneto, con l’aggravante che scontiamo un andamento demografico peggiore”. Nicola Morini, presidente uscente della Fism (Federazione italiana scuole materne) della provincia di Rovigo, per 12 anni alla guida dell’associazione (e oggi ancora nel direttivo), è piuttosto pessimista sulle condizioni in cui versano le paritarie. “Zaia dice che la Regione assegna 31 milioni di euro per le paritarie del Veneto? - riprende Morini citando il governatore - è vero, ma qualche anno fa ne metteva 42 di milioni. Anche se devo dire che Zaia ha dimostrato comunque sensibilità per le paritarie, ripartendo anche recentemente un avanzo di bilancio”. “Le scuole in Polesine sono piccole e con pochi bambini - prosegue Morini - è sempre più difficile dare un servizio di qualità quando le risorse sono sempre meno e non si fanno economie insieme alle scuole più grandi”. Morini spiega come in Polesine le scuole paritarie siano tutte cattoliche, ovvero gestite dalle parrocchie. “In tutte le altre province, comprese quelle fuori regione, ce ne so-

n “Serve dialogo e l’umiltà di capire come funzionano”

Qui accanto il presidente uscente del Fism Rovigo, Nicola Morini, accanto la scuola paritaria “Sacro Cuore” di Rovigo

no molte di comunali ricorda - è una cosa che ci distingue, purtroppo, in negativo: significa che ai comuni polesani, con l’eccezione di Crespino che convoglia parecchi fondi alla scuola parrocchiale, non interessa l’educazione dei bambini”. Nell’intera provincia di Rovigo ci sono 55 scuole paritarie sparse in una quarantina di comuni, alcuni dei quali possono

offrire, quindi, la scuola statale accanto alla paritaria. “Se ci fosse un po’ più di umiltà nel cercare di capire il funzionamento del meccanismo delle scuole paritarie - la considerazione di Morini - si potrebbe fare molto meglio, anche senza soldi, agendo sul sistema di regole e di organizzazione della scuola. Se fossi un sindaco potrei mandare gratis a scuola i bambini”.

SCUOLA/2 “Il Veneto ci mette 31 milioni di euro”

Il governatore Zaia al ministro Fioramonti “Roma penalizza casse pubbliche e famiglie” “Magari lo Stato riconoscesse davvero che le scuole paritarie sono una risorsa per il paese, nei limiti della Costituzione. In realtà lo Stato continua a penalizzare alunni e famiglie alunni delle paritarie, costringendole a pagare due volte il servizio di istruzione, con le tasse e con la retta”. Il presidente del Veneto Luca Zaia reagisce così alle affermazioni del ministro Lorenzo Fioramonti, il quale ha dichiarato che “la scuola paritaria svolge un ruolo importante. E’ una risorsa per il Paese ma nei limiti della Costituzione”. “Il ministro Fioramonti dovrebbe sapere - puntualizza Zaia che in Veneto 84mila bambini, cioè due bambini su tre sotto i 6 anni, possono frequentare una scuola dell’infanzia grazie alla presenza degli istituti paritari. Se non ci fossero 1.100 scuole materne paritarie quei bambini non potrebbero esercitare il loro diritto all’educazione. La Regione Veneto investe ogni anno 31 milioni del proprio bilancio per garantire il diritto alla scuola ai più piccoli. E tutto ciò avviene in un regime di ormai cronica sottovalutazione da parte dello Stato del servizio pubblico offerto dagli istituti paritari, nonostante il gradimento dell’utenza per la qualità dei servizi educativi e

Luca Zaia Il governatore del Veneto il grande risparmio per l’erario pubblico, visto che il costo pro capite di una scuola dell’infanzia pubblica è più che doppio rispetto a quello di una scuola paritaria. Se tutti i bambini sotto i 6 anni del Veneto dovessero frequentare una scuola dell’infanzia pubblica, lo Stato dovrebbe spendere 200 milioni in più”. “Al ministro ricordo che l’articolo 33 della Costituzione afferma non solo la libertà di insegnamento e il diritto di istituire scuole e istituti di educazione non statali, ma stabilisce anche che i loro alunni devono avere un trattamento

scolastico equipollente alle scuole statali” dice Zaia. “Un governo che voglia davvero riconoscere il servizio pubblico delle scuole paritarie – conclude Zaia – non può certo limitarsi a intitolare le sale del ministero ai grandi pedagogisti delle scuole cattoliche, ma dovrebbe cominciare ad applicare la vera parità nel diritto all’istruzione, riconoscendo alle famiglie la libertà di scegliere la scuola migliore per i propri figli, a parità di costo, cioè senza oneri aggiuntivi, così come in molti altri paesi europei”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La ricetta di Morini parte dalla considerazione di nido e materna come una scuola unica. “Si deve cominciare a ragionare dagli zero ai sei anni le sue parole - e poi si deve cominciare a dialogare tra i soggetti che ruotano attorno alle scuole, che non si parlano mai. Si dovrebbe sviluppare una organizzazione comune, a partire dalla razionalizzazione dei luoghi dove sono colloca-

te”. Morini prende l’esempio di Rovigo, dove “ci sono 50 scuole tra statali e paritarie: servirebbe un tavolo di coordinamento attorno al quale si siedano il Comune, la Regione, lo Stato attraverso l’ufficio scolastico e, appunto, le paritarie”. “Non c’è questo dialogo, e di conseguenza non c’è l’interesse per i bambini - aggiunge - tanto per fare un esempio, gestiamo

tutte le paritarie di Rovigo, ma non abbiamo mai incontrato un sindaco. Sono mille i bambini che le frequentano in città, diamo un servizio a moltissime famiglie, di grande qualità”. “E poi c’è la burocrazia conclude Morini - che rende difficile una gestione delle paritarie, quasi impensabile, vista la mole di pratiche che comportano”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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