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Corriere del Veneto Sabato 5 Ottobre 2019
PRIMO PIANO
Olimpiadi 2026
Autonomia
A Losanna Il team italiano dopo la proclamazione della vittoria di Milano e Cortina nella sede svizzera del Cio VENEZIA Dal punto di vista poli-
tico, il clima sembra sereno. Dal punto di vista organizzativo, invece, è nebbia fitta. Lunedì, alle 15, in Fiera a Verona, tornerà a riunirsi il Comitato organizzatore di «Milano-Cortina» 2026. Un appuntamento importante perché indicato da tempo come decisivo per la scelta dell’amministratore delegato che guiderà la futura Fondazione, ossia il motore dei Giochi (preferita alla Spa perché, sebbene partecipata da capitale pubblico, è regolata dal diritto privato, il che dovrebbe aiutare sul fronte burocratico e fiscale). Si diceva della politica. Nonostante le schermaglie continuino, col presidente del Coni Giovanni Malagò ad indicare nell’8 novembre «una data possibile» per l’incontro a Losanna tra Thomas Bach, il presidente del Cio, e Vincenzo
Giochi, vertice a Verona Sul nome del manager la nebbia è ancora fitta Il nodo del compenso. Si stempera la tensione col M5s Spadafora, ministro dello Sport, e quest’ultimo a replicare gelido: «Gli appuntamenti me li prendo da solo, non mi faccio convocare», proprio la presenza di Spadafora a Verona dopodomani archivia una volta per tutte l’ostilità del M5s - di cui il ministro è un espo-
nente di primo piano - verso l’evento che Veneto e Lombardia, parole di Luigi Di Maio, dovrebbero «pagarsi da sé». A Verona ci saranno ovviamente pure i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e di Cortina Giampietro Ghedina e i
rappresentanti di Spencer Stuart, la società di consulenza incaricata dal Comitato di individuare l’amministratore delegato. E qui veniamo alla nebbia, fitta a tal punto che secondo qualcuno potrebbe non dipanarsi ma anzi protrarsi ancora
Camera di Commercio Pordenone - Udine
per qualche giorno. «Si darà mandato all’headhunter di individuare da 3 a 5 nomi» aveva detto Malagò. Il rischio è che non ce ne sia neppure uno. Sebbene l’identikit sia stato tracciato in modo puntuale (curriculum manageriale internazionale, esperienza nel rapporto con la pubblica amministrazione, estraneità all’ambiente politico, perfetta conoscenza dell’inglese abbinata ad una seconda lingua, competenza in materia di marketing, disponibilità ad un impegno full time di 7 anni) fin qui non sono mancate le difficoltà a trovare candidati. Si è parlato di Vittorio Colao, ex ad di Vodafone ora consulente General Motors, Carlo Barlocco, ex amministratore delegato della Samsung ora in Motorola, Stefano Domenicali, ex direttore sportivo della Ferrari ora amministratore delegato di Lamborghini. Indiscrezioni poi smentite o dai diretti interessati o dai membri del Comitato, perché c’è un problema, essenzialmente, da superare: il compenso. Una figura corrispondente all’identikit, infatti, non viaggia sotto 1,5-2 milioni di compenso, specie alla luce della durata dell’incarico, 7 anni. Quanto può offrire Milano-Cortina? Il tetto per la pubblica amministrazione è di 240 mila euro. Avendo optato per la fondazione si può arrivare a mezzo milione. E poi certo il prestigio, i riflettori, l’infinita riconoscenza. Basteranno per convincere un top manager? Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La Campania: «Sì al dialogo con il Nord» NAPOLI «Ci sono tutte le condizioni per contribuire allo sforzo unitario che chiede Boccia, anche con Veneto e Lombardia alle quali spiegheremo che se ci addentriamo in sconvolgimenti costituzionali perdiamo solo tempo. Se invece ipotizziamo soluzioni amministrative e istituzionali ragionevoli credo che potremo fare un lavoro unitario con le altre regioni per una autonomia differenziata che abbia sullo sfondo una cornice nazionale all’interno della quale ognuno potrà poi operare secondo le proprie esigenze». Così il governatore campano Vincenzo De Luca risponde alla richiesta di un patto Nord-Sud avanzato dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. «Non alimenteremo mai un conflitto tra Nord e Sud - ha proseguito De Luca rivendicheremo con orgoglio le ragioni del Sud ma rappresentando il Sud che non teme la sfida dell’efficienza, che rifiuta le logiche di clientela e assistenzialismo e che vuole veder valorizzato il merito».
3 VE
REGIONE
SABATO 5 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
che, a parole, tutti vogliono difendere».
braccio di ferro in consiglio regionale
Berlato rilancia la caccia al lupo No della Lega, lo scontro in aula Il capogruppo di Fdi, lobbista delle doppiette: «Proteggere allevatori e malghesi» La speaker zaiana Rizzotto: «Basta, il suo progetto legislativo è incostituzionale» sure di prevenzione dei danni provocati dai grandi carnivori», deciso com’è a dare battaglia. «Abbiamo vissuto un’altra stagione di alpeggio martoriata da continue e crescenti aggressioni da parte dei lupi», le sue parole «è un’emergenza che sta portando all’esasperazione i nostri allevatori e malghesi, abbandonati da istituzioni troppo condizionate
Filippo Tosatto VENEZIA. Altro che il Lupo di
Gubbio ammansito dal santo. Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia e lobbista delle doppiette in consiglio regionale, sceglie la ricorrenza di Francesco d’Assisi per sfidare la maggioranza sul versante che più gli sta a cuore: la licenza di sparare ai lupi, rei di predare le greggi e le mandrie seminando il panico nei pascoli della Lessinia e sull’Altopiano di Asiago.
LA MAGGIORANZA DIVISA
Le cifre del fenomeno in Veneto; 163 predazioni e 357 i capi di bestiame uccisi
A novembre – effetto Brexit – il vicentino saluterà l’assemblea di Venezia per traslocare al Parlamento di Bruxelles e la circostanza gli impone di stringere i tempi. Sconfitto in terza commissione (che egli stesso presiede) dove leghisti e opposizione hanno sonoramente bocciato il suo progetto legislativo, Berlato ha scelto di riproporre in aula le «mi-
da una demagogia animalista pronta a fare crociate per garantire i diritti dei predatori ma poco sensibili a tutelare quelli dei lavoratori e della gente di montagna che, con la sua attività quotidiana, ha sempre assicurato la manutenzione e la salvaguardia del territorio e dell’ecosistema
Il lupo è ricomparso sulle montagne venete e c’è chi lancia l’allarme
LO STRAPPO ALTOATESINO
Di che parliamo in concreto? Nel Veneto, le ultime stime ufficiali (risalenti al 2017) registrano 163 eventi predatori che hanno portato alla morte di 357 capi di bestiame; la Regione ha stanziato fondi per risarcire gli allevatori danneggiati e dotarli di sistemi d’allarme e prevenzione ma l’esponente della destra si appella alla legge varata dal Trentino Alto Adige – che autorizza il «contenimento» della fauna selvatica – e sollecita un analogo via libera alla “selezione degli esemplari in esubero» nostrani. Difficilmente sarà accontentato. VETO DEL GOVERNATORE
Perché il governatore Luca Zaia (che ieri ha celebrato la giornata francescana postando un selfie in compagnia dell’amato cavallo) ha posto un veto a riguardo, ammonendo i consiglieri leghisti a «lasciare in pace i lupi». Perché la speaker del Carroccio, Silvia Rizzotto, in vista dell’esame in aula, ribadisce la contrarietà del suo gruppo: «Non comprendo la forzatura di Berlato. La tutela del bestiame è un’esigenza reale, che condividiamo e vogliamo soddisfare con ulteriori stanziamenti di risorse, ma la sua proposta di legge presenta rischi di incostituzionalità che ne sconsigliano l’approvazione. Lasci perdere la propaganda e se ne faccia una ragione». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
si molTiPlicano i ricorsi
Leggi venete impugnate a Roma Ciambetti: «Un Governo ostile» Contestati i controlli di vicinato che il consiglio regionale aveva approvato all’unanimità Fracasso (Pd): ribadiamo il sì ma evitiamo scontri ideologici VENEZIA. Impallinate. Riguar-
dino il paesaggio o le sanzioni amministrative, l’urbanistica o il bilancio, le leggi approvate dall’assemblea regionale finiscono sempre più spesso nel mirino di Roma. Ultima in ordine di tempo, quella che istituisce e regola i “controlli di vicinato”: al sì
unanime di Palazzo Ferro-Fini ha fatto eco l’impugnazione del Governo che, su proposta del ministro dem Francesco Boccia, si è rivolto alla Corte Costituzionale invocando «la competenza esclusiva riservata alla legislazione statale in materia di ordine pubblico e sicurezza». La circostanza fa infuriare Roberto Ciambetti, il presidente del consiglio veneto: «La sicurezza partecipata attraverso la collaborazione tra vicini non è lotta al crimine, è la risposta all’indifferen-
za, è l’espressione del senso civico, è uno strumento di solidarietà davanti ad ogni forma di devianza o di fronte a situazioni anomale», replica sul punto il leghista; e poi alza il tiro: «Il ministro Boccia si è assunto una responsabilità gravissima e mi chiedo quali siano state le motivazioni reali che hanno spinto l’esecutivo ad accogliere la sua proposta, assumendo una posizione disinformata oltre che antistorica e priva di qualsiasi senso etico. Tre sono le possibili risposte a questa do-
Roberto Ciambetti, il presidente leghista del Consiglio del Veneto
manda: il governo Conte nutre profondi e radicati pregiudizi contro il Veneto; secondo, qualche burocrate pensa di poter fermare il degrado, il disagio sociale e l’insicurezza diffusa a colpi di carta bollata e decreti; terza, la combinazione delle due precedenti ipotesi: evidentemente il governo guarda con pregiudi-
olimPiadi 2026
Avviso d’asta - Immobili DATA DELL’ASTA
18 Novembre 2019 alle ore 10:30 LUOGO DELL’ASTA
Sede “ASTE 33”, 31100 - Treviso (TV) Strada Vecchia di San Pelajo, 20
ministro come sia importante partire rapidamente sulle Olimpiadi Milano-Cortina, anche se è presto. Non c’è nulla da inventare. Suggerisco un tavolo di coordinamento gestito dalla prefettura, ce ne sono diverse coinvolte, come per Expo, e questo chiede un collegamento con una sala di controllo. È l’unica soluzione che posso vedere». Parole del sindaco milanese, Beppe Sala, a con-
auTonomia
De Luca apre ai nordisti Lite tra Boccia e Stefani VENEZIA. Frecciate a distanza sul tema autonomia. Nel suo viaggio “pastorale” tra i governatori, il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia ha incontrato Vincenzo De Luca: «Un colloquio positivo», il commento del governatore campano «ci sono tutte le condizioni per contribuire allo sforzo unitario anche con Veneto e Lombardia alle quali spiegheremo che se ci addentriamo in sconvolgimenti costituzionali perdiamo solo tempo. Se invece ipotizziamo soluzioni amministrative e istituzionali ragionevoli, potremo fare un lavoro proficuo». Da parte sua, il ministro del Pd parla di «fallimento del progetto leghista dell’autonomia» e rilancia la «cornice unitaria» della riforma: «Boccia ha un atteggiamento ideologico e purtroppo dimostra di non essere in grado di avere un approccio tecnico e oggettivo sul tema dell’autonomia differenziata», la secca replica di Erika Stefani, predecessore al dicastero «dovrebbe smetterla di criticare il lavoro fatto e “partorire” finalmente una proposta sua». —
il Pd per voce di Stefano Fracasso: «L’abbiamo votata dopo un ampio confronto con le forze dell’ordine, gli amministratori e il territorio, il testo finale accoglie alcuni nostri emendamenti, perciò ribadiamo il sostegno espresso»; detto questo, il capogruppo getta acqua sul fuoco: «Non leggo in questa vicenda un segnale di ostilità del Governo nei confronti del Veneto, si tratta in fondo di una dialettica fisiologica tra legislatori concorrenti, non dimentichiamo che in via precauzionale Roma impugna atti approvati da tutte le Regioni e che più volte l’amministrazione Zaia si è rivolta ala Consulta contro leggi dello Stato. Semmai, in futuro, eviterei altre leggi “stile Pontida”, quelle sì destinate a bocciatura certa». — Filippo Tosatto
TRIBUNALE di TREVISO - FALLIMENTO n. 172/2017
Sala: «Milano-Cortina adotti il modello Expo» VENEZIA. «Ho sottolineato al
zio e sospetto al Veneto e ha trovato un formidabile alleato in quei burocrati che vedono il mondo solo sullo sulla carta e attraverso formalismi vuoti, indipendentemente dall’essere o meno al servizio del cittadino, del contribuente, delle persone più deboli». In difesa della normativa controversa di schiera anche
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clusione di un colloquio con Vincenzo Spadafora, il ministro dello sport. Quest’ultimo, lunedì, sarà a Verona per incontrare i partner dei Giochi 2026: oltre a Sala, i governatori Luca Zaia (Veneto) e Attilio Fontana (Lombardia), Gianpietro Ghedina sindaco di Cortina e il presidente del Coni, Giovanni Malagò. In agenda, le linee d’indirizzo e scelta dell’ad che guiderà la Fondazione olimpica. —
Tribunale di Treviso - Piani del Consumatore N. 3/2019 e N. 4/2019 R.G.
Si rende noto che il giorno 05 dicembre 2019 alle ore 12.00 avanti al Notaio dott. Paolo TALICE, con Studio in Treviso, Via S. Pellico n. 1, si procederà alla vendita tramite procedura competitiva del seguente bene immobile appreso all’attivo del fallimento: LOTTO UNICO - PIENA PROPRIETÀ - unità immobiliare ad uso direzionale (A/10) all’interno di un fabbricato ottocentesco denominato Palazzo Sernagiotto sito in Venezia, Cannaregio 5723. La superficie commerciale, di circa 787 mq, comprende il piano terra ed il primo piano, cortile interno, ampia terrazza affacciata sul Canal Grande con vista panoramica sul ponte di Rialto e un approdo privato. Si evidenzia che l’immobile è stato dichiarato di particolare interesse culturale ed è pertanto soggetto alla disciplina del Codice dei Beni Culturali di cui al D. Lgs. 42/2004. Stato dell’immobile: libero. Classe energetica D.
PREZZO BASE D’ASTA: EURO 6.000.000,00 PREZZO BASE DI VENDITA € 78.000,00 Unità Immobiliare a destinazione Residenziale di tipologia a schiera con annesso garage e scoperto esclusivo di circa mq. 123,00 Ubicazione: Giavera del Montello (TV), Vicolo Padre Alberione, 9 Stato di occupazione: Occupato senza titolo
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pari al valore di perizia e al valore di un’offerta irrevocabile già pervenuta a mani del Curatore. Gli interessati potranno presentare in busta chiusa le istanze di partecipazione alla vendita presso lo Studio del Notaio Talice, entro le ore 11.00 del giorno 05 dicembre 2019. Si rinvia alla perizia di stima pubblicata sul Portale delle Vendite Pubbliche e sui siti internet: www.tribunale.treviso.it, www.asteannunci.it, www.asteavvisi. it, www.rivistaastegiudiziarie.it, www.canaleaste.it, www.asteonline.it. Maggiori informazioni potranno essere assunte presso il Curatore Fallimentare dott. Aldo Van den Borre, con studio in Silea (TV), Via Treviso n. 61 - tel: 0422.363491 - fax: 0422.363475 - e-mail: studioass@celdaco.it PEC: f172.2017treviso@pecfallimenti.it.
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REGIONE
SABATO 5 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
Riflessione a Padova, alla Fiera delle parole. Il monito del Professore: «La democrazia si difende con le ricevute fiscali e la lotta all’evasione»
Prodi su Salvini: «Quest’estate ci siamo salvati ma serve il vaccino contro la deriva autoritaria» IL DIBATTITO
Albino Salmaso
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a democrazia?«Si difende con le ricevute fiscali e la lotta all’evasione». Romano Prodi, il padre dell’Ulivo che con Ciampi ha portato l’Italia nell’euro e battuto due volte Silvio Berlusconi, non dispensa consigli al premier Conte ma dice che la politica è un gioco di squadra, «non servono le prime donne». Lui nel 1996 con Parisi e D’Alema ha inventato la squadra dell’Ulivo, per superare il “muro di Berlino” che in Italia divideva i riformisti cattolici, comunisti e liberali e ha vinto una sfida impossibile: portare l’Italia nella moneta unica, con la Germania e la Francia. «A Parigi con Chirac è nata l’idea della Tav Torino-Lione e qualche giorno dopo ho incontrato Helmut Kohl che mi ha detto: Romano, con te mi trovo bene, ma al prossimo vertice chi viene al posto tuo per l’Italia?» racconta Romano Prodi tra gli affreschi di Palazzo della Ragione a Padova. Amarcord da applausi, anche quando dice che «l’autonomia non si fa con un contratto tra il Veneto, la Lombardia e il governo, ma la decide il Parlamento». Stagione breve, quella dell’Ulivo: raggiunto il traguardo dell’euro è iniziata la caccia alla lepre e il 9 ottobre 1998 Rifondazione comunista ha mandato a casa il Professore. «Ero in visita negli Stati Uniti da Clinton e Fausto Bertinotti ha deciso di aprire la crisi». Sì, è l’ex presidente della Camera il primo killer dell’Ulivo: in aula fini-
sce 313 a 312. Ma oggi ci sono altri Bertinotti con la pistola fumante, pronti a sparare? Prodi sorride. E da padre nobile dell’Ulivo non tira gli orecchi ai figli litiganti del Pd sempre pronti alla scissione, ma se la prende con il Capitano. Usa il fioretto, ma il messaggio è chiaro: «Siamo vaccinati contro la demagogia, questa estate il vaccino ha funzionato, ma occorre ripeterlo, ne servono almeno 8 di richiami perché funzioni. Il pericolo si chiama autoritarismo e nel mondo c’è un gran desiderio di governi forti: Filippine, Cina, India, Turchia, Russia, Pakistan e poi in Europa la Romania, la Polonia e l’Italia fino a un mese fa. Poi il Brasile e Trump. La democrazia si salva solo in Europa, Canada e Australia. Bisogna quindi ricreare lo stesso allarme etico che esisteva ai tempi dell’ Ulivo per battere il populismo», dice Prodi. Perché se Bertinotti con le sue sparute truppe scissioniste è spartito dalla scena, Salvini invece è pronto a rientrare in gioco, forte del 33% alle europee e dei sondaggi che lo attestano al 30. Se il Prodi 1 con Ciampi, Andreatta, Maccanico e Bindi è stato uno dei governi più autorevoli e longevi della Repubblica, quello oggi guidato da Giuseppe Conte sa reggere la sfida del presente o siamo su un piano inclinato? Lo chiede Paolo Possamai, direttore del nostro giornale. Il padre dell’Ulivo smorza ogni vena polemica: «Non tocca a me trovare le risposte. Posso solo dire che il caos internazionale della globalizzazione genera paura perché sono cambiate profondamente le condizioni rispetto al 1996. Berlusconi è stato il precurso-
Da sinistra Paolo Possamai, Andrea Colasio, Romano Prodi e Renzo Guolo a palazzo della Ragione discutono sulla stagione dell’Ulivo
re di un’Italia che i vecchi partiti della prima Repubblica (Dc, Pci, Psi, Pri, Pli...) non hanno saputo intercettare. Per superare la frammentazione bisogna favorire un serio accorpamento. Spero che il processo si possa mettere in moto anche se dal mio Ulivo al Pd di Zingaretti è cambiato tutto. La nostra sembrava un’avventura impossibile, accompagnata quasi dal ridicolo, e invece in pochi mesi sono nati 4 mila comitati con un entusiasmo popolare che ci ha portato a vincere le elezioni. Ho rivinto nel 2006 ma siamo caduti due anni dopo e al Senato la maggioranza stava in piedi con la senatrice a vita Rita Levi Montalcini,
sempre in aula a votare». Ma esiste una ricetta per battere la demagogia e la tentazione autoritaria di un Paese che nella sua storia ha avuto Mussolini, come maestro di Hitler? L’imperativo è uno solo: lottare contro le disparità, ridurre la diseguaglianza crescente in Cina, Russia, Usa e in Italia. «Lo strumento esiste e si chiama lotta all’evasione fiscale. Solo così si possono trovare risorse per garantire i servizi agli anziani, alle scuole e alla ricerca scientifica. Sento che va usata anche per battere la lotta alla criminalità. Sì, la democrazia si difende con la ricevuta fiscale». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
il seminario di fondazione bellisario a treviso
Fornero e la rivoluzione verde-rosa «Realizziamo il messaggio di Greta» TREVISO. Una “rivoluzione verde-rosa” per cambiare i modelli produttivi attuali e rendere le imprese sempre più ecosostenibili. Le imprenditrici di Fondazione Bellisario, riunite ieri a Treviso per la XX edizione di “Donna, economia e potere”, come Greta Thunberg e i ragazzi dei Fridays for future. Con una rappresentante d’eccezione: l’ex ministro Elsa Fornero, che ha definito «non più sostenibile» questo modello di sviluppo e ha condiviso l’appello a modificare stili di vita e di produzione. APPELLO AL GOVERNO
Il seminario di Fondazione Bellisario (oggi la giornata conclusiva) è considerato “la Cernobbio delle donne”. Due-
centocinquanta imprenditrici arrivate da tutta Italia per discutere di diverse tematiche collegate al mondo dell’impresa assieme a ospiti autorevoli: cambiamento climatico, cultura, innovazione, nuove generazioni, finanza, famiglia, povertà, Europa (presenti, tra gli altri, l’eurodeputato Carlo Calenda, la deputata Mariastella Gelmini e il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci). Il gruppo stilerà un documento con richieste concrete che sarà presentato oggi e, successivamente, inoltrato al governo. «Qui parte la rivoluzione rosa-verde» ha affermato dal palco Giustina Destro, referente veneto della Fondazione Bellisario, «rosa come le donne e verde
Colasio e Guolo sulla stagione dell’Ulivo Il professor Romano Prodi, ex presidente del consiglio nel 1996 e poi nel 2006, ieri ha partecipato alla Fiera delle parole in corso a Padova, organizzata da “Cuore di carta”. L’occasione è stata la presentazione del libro di Andrea Colasio, assessore alla Cultura, «Il tempo dell’Ulivo: Italia chiama Europa». Sul palco anche il pro-
come l’ambiente, non è un caso che sia stata una ragazza a portare nelle strade di tutto il mondo i ragazzi e i giovani. L’hanno attaccata per i vestiti, per la famiglia, per il fisico, per la provenienza: mai per le sue idee. Proprio come succede ogni volta che una donna prende il comando». L’OMAGGIO A “TITTI”
Elsa Fornero con un gruppo di donne imprenditrici
La presidente della Fondazione, Lella Golfo, ha dedicato l’incontro a Tiziana Prevedello Stefanel, per tutte Titti, «una trevigiana sempre nei nostri cuori». «Per decenni abbiamo misurato lo sviluppo in termini di Pil» ha aggiunto Lella Golfo «abbiamo trasformato l’economia di mercato in una società di mercato, depauperando l’ambiente e fomentando crescenti diseguaglianze sociali. Ripartire dalle famoso cinque P - persone, pianeta, prosperità, pace e partnership - significa respingere il mito della crescita e del consumo illimitati, essere disposti ad affrontare le cause profonde delle sfide che abbiamo di fronte e le conseguenze a
fessor Renzo Guolo che ha presentato il volume di Colasio con una lettura critica originale. L’Ulivo è fallito perché i comitati civici sono stati emarginati dai partiti (Ds e Ppi poi Margherita) che hanno preso il sopravvento nella selezione dei parlamentari. Andrea Colasio ha raccontato la genesi della sua ricerca, nata tra gli archivi della sede dell’Ulivo a Bologna, coordinata da Stefano Parisi. I questionari sono stati raccolti da Matteo Villa. A intervistare Romano Prodi a Palazzo della Ragione, è stato Paolo Possamai, direttore del nostro giornale. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
lungo termine di ogni nostra azione». LA RICETTA FORNERO
«Oggi non siamo sostenibili, abbiamo molti punti deboli, un Paese che non cresce e a tratti arretra non è sostenibile per definizione, ed è costretto a scelte dolorose» ha sottolineato l’economista ed ex ministro Fornero, protagonista al tavolo di lavoro sulle nuove generazioni. A proposito: «La popolazione sta invecchiando rapidamente» ha aggiunto Fornero «ma il Veneto che conosco è una regione viva, forte, con un bel fermento di idee e di iniziative. Nelle aziende bisogna ragionare in termini di “inclusione” e non di “sostituzione”, e tanto meno di rottamazione, un concetto che non ci ha portati lontano. Bisogna far coesistere all’interno dei luoghi di lavoro la competenza dei più anziani e l’energia dei giovani». Il messaggio di Greta? «Ha molto di positivo, sta agli adulti non cavalcarlo e trasformarlo in azioni concrete». — Andrea De Polo
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Le parole di Zaia sono una mano tesa al lavoro di Michele Tomasi, la voglia di guardare negli occhi un quasi coetaneo e di condividerne non solo scelte, ma forse modalità. «Nella Regione Veneto troverà, nel rispetto di ruoli e nelle diverse responsabilità, un’ampia e totale collaborazione». Al saluto lontano dai protocolli di Zaia si unisce il sindaco Mario Conte. «Domenica sarà una bellissima giornata. Al Vescovo vorrei dare il benvenuto da aprte della città, raccontare la nostra
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TREVISO Domani è il giorno dell’arrivo. Per la Treviso cristiana inizia ufficialmente un nuovo capitolo. C’è un senso diffuso di attesa. E, unita alla gratitudine per l’opera di Monsignor Agostino Gardin, capace e tenace tessitore, la voglia di dare alla Chiesa trevigiana un volto più volitivo e modalità di comunicazione più in linea con i tempi. Il nuovo vescovo Michele Tomasi nei giorni scorsi ha ultimato il trasloco: oggetti personali e libri sono stati preparati nella sua nuova casa. Ma la prima notte ufficiale a Treviso è quella di domani. Il primo saluto è quello di Luca Zaia tramite Il Gazzettino: «Eccellenza Reverendissima, il Veneto è una terra di fede indiscussa e sincera, ma anche una terra di forte volontariato e associazionismo cattolico, che Lei avrà modo di conoscere e apprezzare-esordisce il Governatore-Vorrei esprimerle, a nome di tutti i trevigiani della città e del territorio, ma anche a nome di tutti Veneti che ho l’onore di rappresentare, la mia gioia per questo Suo nuovo cammino pastorale a Treviso, certo e consapevole che fra le Istituzioni e la Diocesi il colloquio e la collaborazione saranno costanti». Il Presidente della Regione guarda con particolare simpatia ai modi non convenzionali del nuovo Vescovo. «Sono certo che la Sua guida saprà orientare i fedeli, e il relativo messaggio arrivare al cuore dei trevigiani. Un popolo operoso, intraprendente ma anche solidale. Ma sono certo che il Suo messaggio arriverà diritto ed efficace anche ai giovani, per i quali Lei è già simpaticamente il “vescovo rock”, perché Lei saprà utilizzare la loro stessa lingua, e saprà trasferire loro il senso dell’accoglienza, del bene comune, della carità che è patrimonio inscalfibile di noi cristiani. Come Papa Francesco ci rammenta e ci insegna».
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Il benvenuto di Zaia «Vescovo dei giovani» Domani nella Marca, il governatore al “Gazzettino”: «Come Papa Francesco il suo messaggio ai trevigiani e al Veneto terra di volontari e associazionismo»
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Treviso, una città in cui si vive a stretto contatto, si riceve moltissimo dalle persone. Sono cresciuto in mezzo all’associazionismo che è la traccia più evidente della nostra cultura civica. Sono certo che potremo camminare insieme». Quello di domani sarà il giorno più lungo: monsignor Tomasi partirà da Bolzano per arrivare verso le 9,30 a Pederobba. Ad attenderlo le autorità, la musica della banda e moltissimi bambini pronti a liberare in cielo i palloni. Tra i doni, anche
le castagne del Monfenera, simbolo della fatica ed espressione del territorio. Poi il corteo del Vescovo toccherà Signoressa, Postioma e lo stadio del Rugby dove incontrerà le famiglie dei quartieri (San Liberale, San Paolo, Monigo, San Giuseppe, Chiesa Votiva). Poi l’incontro con ospiti e operatori della Caritas tarvisina, il pranzo nella casa del clero, l’arrivo a Madona Granda per pregare con i giovani e la passeggiata nel cuore della città, a diretto contatto con i trevigiani.
IL MAXI SCHERMO
«IL SUO MESSAGGIO ARRIVERÀ DIRITTO ANCHE AI RAGAZZI, PER I QUALI LEI È ROCK PERCHÉ SAPRÀ USARE LA LORO LINGUA»
Durante la grande messa delle 16, che potrà essere seguita dal maxi-schermo in piazza e in diretta tv su Telechiara, ci sarà un momento di grande intensità. Alcuni ammalati, accompagnati dai volontari dell’Unitalsi, metteranno nelle mani del Successore degli apo-
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Primo Piano
Sabato 5 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
I varchi e le chiusure ma anche i palloncini dei bimbi di Pederobba Tre gli accessi pedonali per entrare in piazza Duomo L’ordinanza del questore: la scorta e le strade interdette `
IL TRAGITTO TREVISO È tutto pronto per l’arrivo di monsignor Michele Tomasi, il nuovo vescovo che entrerà a Treviso domani. L’attesa è alta, e anche le misure di sicurezza sono state già ampiamente calibrate. Il questore, Vito Montaruli, ha firmato ieri l’ordinanza che dispone il servizio di scorta, sia in auto, insieme ai carabinieri, che a piedi, con i vigili, per garantire l’incolumità del prelato. Piazza Duomo, a Treviso, sarà chiusa al traffico e saranno garantiti soltanto tre accessi per i pedoni, sorvegliati da forze dell’ordine insieme ai volontari della Diocesi. I passaggi saranno garantiti da via Cornarotta, da via Battisti, all’altezza dell’ex Provincia, e da via Canova. Pre-accessi, sempre presidiati, saranno creati all’altezza di Porta Calvi e di Borgo Cavour.
LA FOTO VIRALE Monsignor Michele Tomasi ripreso mentre suona la chitarra in mezzo ai suoi parrocchiani a Bolzano: l’immagine è diventata virale nel web e il prelato è diventato ormai per tutti il “vescovo rock”. A sinistra, la mappa della camminata domani in città
stoli i doni.Parte di questi, insieme alle offerte raccolte saranno destinate per il “Progetto pozzi per il Ciad”, dove operano sacerdoti trevigiani. Gli ultimi, la sofferenza, la carità, gli esclusi della terra: a loro guarda con particolare affetto il nuovo Vescovo. Insieme alle famiglie, con cui si è detto deciso a compiere un cammino corale. A sostenerlo nel giorno più bello e più difficile, infine, oltre un centinaio di fedeli altoatesini, assieme al vescovo Ivo Muser e a una decina di sacerdoti della Chiesa di Bolzano-Bressanone. Elena Filini © riproduzione riservata
LA MESSA DELLE 16 POTRÀ ESSERE SEGUITA DAL MAXI-SCHERMO IN PIAZZA DUOMO E IN DIRETTA TV SU TELECHIARA
L’ultima omelia a Bolzano
«Serve accogliere, non costruire muri» «Non possiamo costruire muri contro i nostri simili». Con queste parole monsignor Michele Tomasi, da domani ufficialmente vescovo di Treviso, ha salutato la comunità di Bressanone e Bolzano domenica scorsa, nel corso dell’ultima messa, officiata nella chiesa di Santa Maria in Augia di Bolzano in occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2019. Un gesto non solo dovuto alla cadenza di calendario. La Messa crea infatti un ponte tra il saluto e l’arrivo: tra le prime tappe di monsignor Tomasi c’è l’incontro con gli ospiti della Caritas di Treviso, gli ultimi degli ultimi, gli “scartati” della terra. E ai migranti e alle loro sofferenze ha pensato il presule.
«Noi non dobbiamo accoglierli, semplicemente perchè questa è già casa loro. Sono già parte della nostra comunità e del nostro tessuto sociale e il loro lavoro, penso a quello negli ospedali e alle badanti, è insostituibile». Il nuovo Vescovo che domani subentra a monsignor Agostino Gardin, si è espresso con fermezza a favore dell’accoglienza all’interno di una celebrazione multilingue dove Tomasi ha pregato insieme a cittadini ucraini, iraniani, rumeni, polacchi. «Siamo fratelli, lui ci ama in egual modo». Poi, davanti ai bambini, italiani di prima generazione, ha ribadito. «Non saremo noi a costruire muri davanti ai nostri fratelli». © riproduzione riservata
TUTTE LE TAPPE Intanto, il tragitto di monsignor Tomasi è stato definito da tempo e i trevigiani si apprestano ad accoglierlo. Il nuovo vescovo partirà domani da Bressanone, dove ha ricevuto l’ordinazione il 14 settembre scorso, ed entrerà nella Marca, a Pederobba per la precisione, alle 9.30. Sarà accolto dagli Alpini lungo la Feltrina e poi l’arrivo in chiesa dove sarà salutato dalla popolazione, dalle autorità civili e dalla banda musicale locale. Il vero benvenuto sarà dato, però, dai bimbi di materne ed elementari che faranno volare in cielo decine di palloncini colorati mentre al vescovo sarà consegnato un cesto di marroni del Monfenera. Poi, la preghiera in chiesa. Dopo Pederobba, il vescovo passerà per le parrocchie di Signoressa, Postioma, allo stadio del rugby, dove incontrerà i parrochiani di San Paolo, San Liberale, Monigo e San Giuseppe e la comunità della chiesa Votiva. Quindi l’arrivo a Treviso, alle 11.30 alla Casa della Carità per un incontro con gli operatori della Caritas, i volontari e alcuni ospiti; alle 12.30 nella Casa del clero per
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incontrare i sacerdoti anziani e pranzare con loro. Alle 14, poi, mons. Tomasi, raggiungerà i giovani che lo attendono per un momento di preghiera all’interno della basilica di Santa Maria Maggiore. Qui riceverà il saluto delle autorità civili, prima dell’inizio della messa solenne di ingresso nella diocesi di Treviso, preceduta dalla processione dei sacerdoti e degli altri vescovi concelebranti.
IN CITTA’ In occasione della cerimonia solenne di insediamento del nuovo Vescovo, verrà interdetta la circolazione dalle 13 e fino al termine della cerimonia nelle vie interessate dal percorso dei fedeli. E cioè, piazza Santa Maria Maggiore, via Carlo Alberto, via e piazza San Leonardo, via Martiri della Libertà , via Indipendenza, piazza dei Signori, Calmaggiore, piazza Duomo, via Risorgimento, via delle Absidi e via San Nicolò.
NELLA MARCA DOMANI ALLE 9.30 POI L’INCONTRO CON DIVERSE COMUNITA’ FINO ALL’INGRESSO IN CENTRO STORICO
Inoltre, sarà vietata la sosta con rimozione delle vetture dalle 7 alle 20 in piazza Duomo, viale Cesare Battisti (da ambo i lati), via Sauro (nell’area parcheggio “Cantarane”), via Achille Papa, via Riccati, via Carlo Alberto, via e Piazza San leonardo, via Indipendenza, via XX Settembre, Calmaggiore, via Risorgimento, via Longhin, via Castelmenardo (relativamente alla piazzetta situata di fronte alla banca), via Isola di Mezzo (nel tratto da piazza Pio X a via Risorgimento, da ambo i lati). Sarà consentito l’accesso ai residenti, compatibilmente all’afflusso di persone nelle aree interessate. Verranno predisposte deviazioni del traffico sulle strade affluenti all’area dell’evento mentre il trasporto pubblico sarà deviato su percorsi alternativi individuati dal gestore del servizio. Per i parcheggi bisognerà osservare un po’ di attenzione in quanto le strade del centro resteranno chiuse. È meglio, quindi, dirigere l’auto nei park un po’ più esterni. Le persone provviste di pass potranno parcheggiare, invece, fino a esaurimento dei posti disponibili, lungo viale Cesare Battisti, in piazza Pio X, in via Risorgimento e in via Longhin. Valeria Lipparini
I CONTROLLI Strade chiuse e i varchi presidiati dalle forze di polizia
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Nordest
PASSANTE CHIUSO PER LAVORI Il passante di Mestre rimane chiuso al traffico, in direzione Milano, fino alle 6 di lunedì e i veicoli saranno dirottati sulla A57
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Regioni-Governo, è scontro sulle leggi I giallorossi in un mese hanno impugnato 7 provvedimenti `Ciambetti: «Pregiudizio e sospetto nei confronti del Veneto» del Nordest, più di quelli contestati durante l’intero Conte I Gava: «Così hanno dichiarato guerra al Friuli Venezia Giulia»
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Il ministro: «Autonomia, Zaia e De Luca sono simili»
LA POLEMICA VENEZIA Sul campo delle impugnazioni delle leggi regionali del Nordest, i giallorossi battono i gialloverdi 7 a 6. Nei primi trenta giorni dell’asse demostellato, è stata sollevata questione di costituzionalità per più norme di quanto era accaduto nei quindici mesi dell’alleanza pentaleghista. Solo nel Consiglio dei ministri di giovedì sono state approvate tre delibere in tal senso, riguardanti gli assestamenti di bilancio del Friuli Venezia Giulia e di Trento e la disciplina sul controllo di vicinato del Veneto, tanto da rinfocolare lo scontro politico con il Governo a guida Pd-M5s, accusato di guardare «con pregiudizio e sospetto», se non addirittura di aver «dichiarato guerra», agli enti guidati dalla Lega.
NORD E SUD
FRONTI CONTRAPPOSTI Nella foto grande i dem Vincenzo De Luca e Francesco Boccia ieri a Napoli (foto FACEBOOK) Qui sopra i leghisti Roberto Ciambetti e Vannia Gava
IL CONTENZIOSO Pensare che proprio l’altro ieri, prima di entrare a Palazzo Chigi e di proporre le impugnative, il ministro dem Francesco Boccia aveva sottolineato al Festival delle Città l’eccesso di contenzioso: «Ogni anno vengono impugnate oltre 120 leggi regionali. Così non si può andare avanti. Questo si traduce in un continuo stop&go per i cittadini. Ho proposto una conciliazione Stato-Regioni per risolvere questo problema». L’indagine annunciata dal titolare degli Affari Regionali dovrà quantificare i risultati dei ricorsi davanti alla Consulta, per capire se sono le normative regionali ad essere incostituzionali, o se invece sono i giuristi ministeriali a mal consigliare il Governo di turno. Nell’attesa, i numeri di-
BOCCIA HA ANNUNCIATO UN’INDAGINE SULL’ESITO DEI RICORSI: «COSÌ NON SI PUÒ ANDARE AVANTI, HO PROPOSTO UNA CONCILIAZIONE»
I numeri
3-3 Le leggi impugnate al Veneto dai gialloverdi e dai giallorossi
0 Le norme contestate al Fvg da Lega-M5s (2 da Pd-M5s)
3 Le impugnative nordestine deliberate giovedì
cono che durante l’intero Conte I erano state contestate tre leggi al Veneto (fondi per il personale, utilizzo dei falchi, assunzioni in sanità), zero a Friuli Venezia Giulia, una a Trento (orsi e lupi), due a Bolzano (variazione di bilancio e grandi carnivori). Invece in questo inizio di Conte II sono stati formulati rilievi per tre provvedimenti del Veneto (sanzioni amministrative, contributo di costruzione e controllo di vicinato), due del Friuli Venezia Giulia (misure urgenti e assestamento di bilancio), una ciascuna per Trento e Bolzano (assestamento di bilancio).
LE REAZIONI A Palazzo Ferro Fini non va giù la tesi governativa secondo cui la Regione avrebbe esercitato un «eccesso di competenza» sul controllo di vicinato, in quanto non legittimata «a legiferare in materia di coordinamento interistituzionale per la promozione e l’attuazione di un sistema unitario e integrato di si-
curezza». Perché questa conclusione? «Tre – dice il leghista Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale – sono le possibili risposte a questa domanda. Prima: il governo nutre profondi e radicati pregiudizi contro il Veneto; seconda, qualche burocrate pensa di poter fermare il degrado, il disagio sociale e l’insicurezza diffusa a colpi di carta bollata e decreti; terza, la combinazione delle due precedenti ipotesi: il governo guarda con pregiudizio e sospetto al Veneto e ha trovato un formidabile alleato in quei burocrati che vedono il mondo solo sullo sulla carta e attraverso formalismi vuoti, indipendentemente dall’essere o meno al servizio del cittadino, del contribuente, delle persone più deboli». Luigi Tarzia, consigliere comunale a Padova nella maggioranza di centrosinistra e promotore del controllo di vicinato, sottolinea la contraddizione: «Da un lato il ministero dell’Interno invita i sindaci a firmare i
protocolli delle prefetture, dall’altro la Presidenza del Consiglio impugna la legge regionale». Fa discutere pure l’impugnazione della norma friulgiuliana che condizionava l’erogazione degli interventi anti-povertà alla residenza da almeno cinque anni, mentre a Roma rimarcano che lo stato di bisogno «non tollera distinzioni» e ricordano che la Regione già in passato aveva subìto una procedura di infrazione per un’analoga previsione in materia di case popolari. Vannia Gava, deputata e commissaria regionale della Lega, va all’attacco: «Il governo delle tasse ha dichiarato guerra al Friuli Venezia Giulia. Per quanto politica, l’impugnazione della legge regionale di bilancio è una decisione gravissima. È un attacco ai princìpi di autonomia e autodeterminazione del nostro popolo, oltre che al buongoverno regionale. Lo respingeremo. Il governicchio di Conte non può pensare di farsi propaganda sulle spalle della nostra regione e della nostra gente. Non passeranno». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Luca Zaia come Vincenzo De Luca? Ad accomunare le proposte dei governatori di Veneto e Campania sull’autonomia è stato ieri il ministro Francesco Boccia, al termine dell’incontro a Napoli con l’esponente del Partito Democratico. «La sfida che lancia De Luca da qui oggi – ha detto il titolare degli Affari Regionali – è molto simile a quella lanciata di recente da Zaia. Se ci si ritrova sugli strumenti, alla fine le istanze si accorciano. La ricostruzione strumentale da propaganda becera che voleva il Nord contro il Sud e il Sud che scappava dal confronto è ricostruzione che derubrichiamo a pagina penosa di politica che non porta da nessuna parte. Alimentare lo scontro porta solo ad avvelenare le istituzioni. C’è voglia di costruire un percorso comune, sono sicuro che De Luca ci aiuterà».
LA REPLICA Non si è fatta attendere la replica del suo predecessore Erika Stefani (Lega): «La scelta di cavalcare l’assurda dialettica di contrapposizione Nord/Sud è stucchevole. Non l’ha creata la Lega, ma i detrattori del concetto stesso di autonomia - alcuni siedono nell’esecutivo - che hanno voluto annegare un bel progetto pur di continuare a garantire un sistema centralista che ha fallito con i cittadini ma che garantisce la loro esistenza e sussistenza». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Una rete oncologica veneta per curare i malati di cancro IL CONVEGNO PADOVA In media ogni anno in Veneto vengono diagnosticati circa 31.400 casi di tumore. Per la presa in carico dei pazienti è stata istituita la rete oncologica regionale del Veneto, un modello organizzativo che ha l’obiettivo di definire i migliori percorsi diagnostici e terapeutici personalizzati. Se n’è parlato ieri al convegno “Oncorete Sharing and Innovation System: le best practices della rete oncologica del Veneto” al Vimm di Padova. «Proprio nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la bella notizia che, per la prima volta, il numero di tumori in Italia è diminuito - ha dichiarato Manuela Lanzarin,
assessore alla Sanità del Veneto -. Credo di poter dire senza tema di smentita che la rete oncologica veneta, strutturata in modo capillare com’è, abbia dato un sostanzioso contributo a questo risultato, perché in Veneto abbiamo raggiunto un obbiettivo per noi strategico: grazie alla rete tutti i cittadini, su tutto il territorio, hanno le medesime possibilità di ricevere le
OGNI ANNO NEL TERRITORIO REGIONALE VENGONO DIAGNOSTICATI 31.400 NUOVI CASI DI TUMORE
cure migliori». Le diagnosi di tumore coinvolgono circa 16.400 uomini e 14.900 donne. Il più frequente tra le donne è il tumore alla mammella, negli uomini alla prostata.
IL SISTEMA SANITARIO
PADOVA I laboratori dell’Istituto Oncologico Veneto
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«Il successo di un sistema sanitario regionale è dato al 50% dalla politica e al 50% dagli operatori - afferma Domenico Mantoan, direttore generale della sanità veneta -. Le leggi che fa la Regione, dunque, sono fondamentali per ottenere un buon modello organizzativo. Dal 2012 noi abbiamo chiesto alle anatomie patologiche di riferirci il numero di diagnosi di tumore per consolidare il nostro Registro tumori». La sfida nella governance delle reti è quella di
individuare strategie di valutazione per il monitoraggio dei percorsi e delle tecnologie. «La sfida attuale necessita di un continuo adeguamento nell’organizzazione – sottolinea il professor Pierfranco Conte, coordinatore della Rov -. Ad oggi sono stati definiti più di 20 percorsi diagnostico terapeutici e centri di riferimento per 5 patologie neoplastiche: mammella, melanoma, sarcomi colon e retto. Sul fronte della terapia oncologica, sono disponibili farmaci innovativi. Ogni innovazione, prima di essere introdotta, non può prescindere da una riorganizzazione del sistema anche in considerazione del costo/beneficio economico e sociale». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 5 Ottobre 2019
TREVISO.Imamviolentocoibimbi,aidomiciliari
VENETO
Daldivietodidimoraaidomiciliari:èquantohadecisoilTribunaledellalibertàperun imamtrevigianoche,secondol’accusa,picchiavaibimbi.Èunnuovacasodopoquello diPadovasegnalatoconconseguentiindaginieprovvedimentidellamagistratura.
Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
POLITICA.OggiaPadovapresentazionedelreportdell’UniversitàdiPadovasucomediventareunaregioneecocompatibile INCONSIGLIO. È giàscontrotra Lega eM5s
rifiuti La sfida elettorale sull’ambiente Grillini,sui èattacco a Zaia Pd:«CosìilVenetosostenibile» Bottacinsmonta Laricetta percostruire“lacasa diGreta”:40 miliardiin30 anni perdirestop a case colabrodo esì amobilità elettrica efotovoltaico Cristina Giacomuzzo
«Ghiacciai che perdono i pezzi, l’autunno più caldo di sempre, il blocco del traffico: basta aprire i giornali e i cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti. La salvaguardia dell’ambiente è un tema che coinvolge, studenti compresi. Ed è il tema della campagna elettorale delle regionali del 2020. Ci siamo chiesti: come si può passare dalla teoria alla pratica? Come il Veneto può diventare al 100% sostenibile, rinnovabile ed efficiente? La risposta c’è, in numeri e cifre. Sono tutte qui - e mostra un report di oltre 200 pagine -. L’ha stilato un team di docenti, coordinati da Alberto Bertucco, direttore del Centro studi di economia e tecnica dell’energia Levi Cases dell’Università di Padova». Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Regione, è entusiasta di questo primo studio in Italia che mette nero su bianco, con tanto di cifre basate su dati reali, il modo in cui il Veneto, in 30 anni, potrà diventare “La casa di Greta”. «Questo report è il quadro che permette di fare scelte politiche di prospettiva. È il pilastro del programma elettorale del Pd per le regionali. Ed è una via che consentirà al Veneto di mettesi all’avanguardia di questa trasformazione cogliendone le potenzialità: miglioramen-
«Scempiambientaliquotidiani» «Lorocriticano, ma ilimitiPfas?»
to di salute, crescita economica e nuova occupazione. Una cifra su tutte: 40 miliardi. A tanto ammontano gli investimenti da fare in Veneto al 2050 per farne un territorio sostenibile al 100%». L’ANALISI. I punti focali della
ricerca si possono ricondurre a tre, come sintetizza Fracasso. Primo. Stop alle case colabrodo. «Le nostre abitazioni - dice - consumano il 30% di tutta l’energia del Veneto. Oltre l’80% degli edifici (più di un milione) è stato costruito dopo il 1945 con criteri tali per cui il calore sfugge e il fresco dei condizionatori pure. L’efficientamento può muovere 20 miliardi e ridurre del 35% i consumi energetici». Secondo. Mobilità. «Dovrà essere elettrica, intelligente e condivisa. Si stimano investimenti miliardari che ridurranno lo smog». Terzo. Energia rinnovabile. «Stando all’analisi, il fotovoltaico, più che ogni altra fonte di energia rinnovabile, è quella che è destinata a espandersi in Veneto. Oggi copre il 24,7%. Per sostituire tutti i combustibili fossili serviranno 12mila ettari di nuovi impianti, lo 0,65% della superficie regionale. I tetti non basteranno. Avremo bisogno di un grande piano per recuperare quanto possa servire a costruire il polmone solare del Veneto». ELEZIONI. Tutto questo come
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Dallostudio labaseperlescelte politicheche migliorinosalute edeconomia STEFANOFRACASSO CAPOGRUPPOPD INREGIONE
Un’immagine-simbolodelVeneto nella pianura padanasempre colpitadall’altoinquinamento
si traduce in politica? «Ci sono tantissime cose da fare. Per esempio, nei regolamenti edilizi dei Comuni va previsto che, in casi di nuova costruzione o ristrutturazione, nei garage ci sia la presa per la ricarica dell’auto. Una banalità fondamentale per cambiare», dice Fracasso. Il report è il trampolino di lancio della campagna elettorale 2020 del Pd. «In Regione ci sono tante cose da cambiare: dall’ultima legge sul Piano casa, al bonus di rottamazione perché il futuro non è gpl, ma elettrico. Più mobilità condivisa. Incentivi. Sono queste le grandi sfide cui si deve rispondere per dare un futuro». La ricerca sarà presentata oggi al Crowne Plaza Hotel a Padova. Ci saranno i ricercatori Bertucco, Paola Valbonesi e Arturo Lorenzoni dell’Università di Padova che hanno realizzato la ricerca commissionata dal gruppo regionale del Pd. Interverranno, tra gli altri, Paolo Ghiotti, presidente Ance Veneto, e Pier Paolo Baretta, sottosegretario del ministero dell’Economia e Finanze. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Giorgetti,FdI, haproposto una legge
«Stopbottigliediplastica Veronafacciadaapripista» Unalegge per “sbottigliare“ l’acqua.Laproponeil vicepresidentedelConsiglio regionale,il veroneseMassimo Giorgetti,FdI.«Uno dei probleminellariduzionedel consumodellaplasticasono le bottiglie-dice -:perfabbricare uncontenitoredipet, imbottigliarel’acqua, trasportareetenere al fresco unabottigliaserveun’energia duemilavoltesuperiorea quellaper ottenerela stessa quantitàd’acqua daun rubinetto.L’Italiaèal secondo postonellaclassificamondiale perquestouso. Verona, essendounacittà turistica,poi haunproblema inpiù:quelledei turisti.Peraffrontare il tema servedareservizi: cioè distributoripubblici diacqua. Suquestoil Comune diVerona, comemoltialtri, èfermo. Perchénon faredaapripista?». L’invitoarrivaa seguito della
MassimoGiorgetti,FdI decisionedelComune scaligero di emettereordinanzecontro posateestoviglie diplastica. «Ma -ribadisceGiorgetti - ilvero problemasono le bottiglie».A questoscopohadepositatoun progettodilegge,per «darespiega-un quadro normativo omogeneo.Gli obiettivi sono: entroil 2022,per gli enti pubblici, l’installazionedierogatori diacqua allaspina; entroil 2023per i Comunil’attivazionedelle “casette dell’acqua”inareepubbliche». © RIPRODUZIONERISERVATA
La campagna elettorale in vista del rinnovo del Consiglio regionale - elezioni previste a primavera del prossimo anno - anche se non ufficialmente è già iniziata. Il M5s, con Jacopo Berti e Manuel Brusco, attacca frontalmente il governatore leghista Luca Zaia, praticamente dato per certo nella corsa per il mandato numero tre. «Di fronte alle notizie ormai quotidiane di scempi ambientali - dichiarano i grillini-, diciamo che ha sempre più importanza sostenere la nostra proposta di una Corte e Procura Europea per i reati contro l’ambiente affinché abbia come sede Venezia. Vanno colpiti i furbi che aggirano leggi ed evadono tasse. Vanno tutelati i cittadini. Una volta per tutte il Governo regionale pensi a mettere la tutela del territorio in cima alle sue priorità e lo faccia con un’azione forte e simbolica, unendosi a noi nel chiedere la Corte Penale Europea per l’Ambiente a Venezia. Tra due settimane, a Vicenza, poi, si aprirà la vicenda giudiziaria per l’inquinamento da Pfas delle acque in tre province. Quante altri rifiuti o sostanze possono esserci in giro? E ancora. Cosa c’è negli 11.000 capannoni industriali dismessi in Veneto? Possibile che un patrimonio del valore di 4 miliardi di euro vanga lasciato all’abbandono? Presidente Zaia, ora basta. Noi nella battaglia per mettere la tutela dell’ambiente al centro della politica, dell’impresa, dell’educazione, crediamo e ci impegneremo sempre. Non è una battaglia nostra, ma di tutti: aspettiamo anche lei». A distanza difende l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin: «Se, come chiedono i consiglieri pentastellati, la Giunta regionale dovesse sposare i loro propositi in materia ambientalista, otterremmo soltanto di regre-
GianpaoloBottacin, assessore
ManuelBrusco, consigliere M5s
dire dai risultati già ottenuti, tanto è vero che a me sono giunte anche minacce di morte. Se mai si decidessero ad informarsi veramente su quanto la Regione è impegnata, sarebbe la volta che potrebbero facilitare loro il nostro lavoro, intervenendo presso il Ministro del loro stesso partito, affinché ci dia tutte le risposte necessarie che attendiamo senza risultato, a cominciare dai tanto attesi limiti per i Pfas. Poi, sullo smaltimento illegale dei rifiuti, vale la pena ricordare che in Emilia si è registrato un numero di roghi triplo rispetto al Veneto e in Lombardia addirittura superiore. Ricordo ai grillini poi che siamo l'unica regione in Italia ad aver attivato una task Force con Vigili del Fuoco, Università, Anci, Arpav e Carabinieri per la lotta a questo fenomeno. Pertanto, mentre i consiglieri dei 5 Stelle cercano uscite mediatiche ad effetto, la Giunta è al lavoro e agisce concretamente». • © RIPRODUZIONERISERVATA
NUOVOSCONTROGOVERNO-REGIONE. Perpalazzo Chigisiintroducono «formedicoordinamentointeristituzionale» che spettanoallo Stato
Controlli di vicinato, impugnata la legge veneta Ciambetti:«Ègrave,noi avevamoconfezionato la norma dopo un confronto conleforzedell’ordine»
zione interistituzionale integrata per la promozione della sicurezza e della legalità» che era stata approvata dal Veneto in agosto.
VENEZIA
SCONTRO DI COMPETENZE. La
Altra doccia fredda dal nuovo Governo per la Regione Veneto: questa volta lo scontro è sui controlli di vicinato. Nell’ultima seduta ha deciso di impugnare le «Norme per il riconoscimento ed il sostegno della funzione sociale del controllo di vicinato nell’ambito di un sistema di coopera-
legge veneta, secondo palazzo Chigi «introducendo forme di coordinamento interistituzionale in materia di ordine pubblico e sicurezza urbana integrata, esula dalla competenza legislativa regionale e invade la competenza esclusiva riservata alla legislazione statale in materia di ordine pubblico e sicurezza e di disciplina delle forme di coor-
dinamento interistituzionale in tali materie, in violazione degli articoli della Costituzione» (il 117 e il 118). Inoltre la legge «attribuendo compiti ad organi statali invade la materia “ordinamento e organizzazione amministrativa della Stato e degli enti pubblici nazionali». «ATTO GRAVE». Immediata la
replica del presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, che è uno dei padri della norma. «Il Governo si è assunto una grave responsabilità», afferma, ricordando che la legge era stata ap-
provata all’unanimità in Consiglio e «dopo un ampio dibattito e un confronto con le autorità di pubblica sicurezza, le forze dell’ordine, i Comuni». Se la materia è di “stretta competenza” statale, allora lo Stato «provveda ad assicurare a tutti i cittadini servizi, personale, strumenti e mezzi per assicurare quanto da noi previsto in maniera organica e in stretta sintonia operativa e cooperazione con i tutori dell’ordine pubblico e le forze dell’ordine». «La sicurezza partecipata - rimarca Ciambetti - non è lotta al crimine, è la risposta all’indiffe-
renza, è l’espressione del senso civico, è uno strumento di solidarietà davanti ad ogni forma di devianza o di fronte a situazioni anomale. Il controllo di vicinato non è il controllo del vicino di casa, è invece prestare attenzione a quanto accade attorno a noi. Noi avevamo dato norme chiare su quella che chiamiamo sicurezza partecipata e lo avevamo fatto lavorando con prefetture, questure, forze dell’ordine, enti locali e mondo delle associazionistico e della solidarietà sociale: avevamo stabilito dei paletti chiari, mettendo bene in evi-
Ilpresidente Roberto Ciambetti
denza che l’azione di prevenzione e contrasto alla delinquenza spetta esclusivamente alle forze dell’ordine, mentre le associazioni, le amministrazioni locali, sono chiamate a svolgere quell’opera di attenzione sociale che permette di individuare situazioni a rischio, persone o nuclei famigliari in condizioni di necessità, aiutando i cittadini più vulnerabili. Avevamo messo ordine in un vuoto legislativo, dicendo chi fa cosa, individuando anche risorse e fondi per attivare la partecipazione consapevole, informata e formata dei cittadini. Ora il Governo dice che tutto ciò è compito suo. Se è compito suo conclude Ciambetti - lo svolga. E lo svolga subito». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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SABATO 5 OTTOBRE 2019 IL MATTINO
PADOVA
PadovaVia N. Tommaseo, 65/b Centralino049/80.83.411 Fax 049/80.70.067 Abbonamenti 800.860.356 Pubblicità 049/82.85.611
il FUtUro DElla saNità
Scatta l’allarme amianto in sala operatoria Quattro mesi di stop per il robot Da Vinci Polvere dalle condotte dell’aria al sesto piano del Policlinico: impianto da rifare, inutilizzabile l’attrezzatura da 4 milioni C’è un robot chirurgico che vale 4 milioni di euro fermo da luglio scorso, una porta scorrevole che dà accesso a una sala operatoria multidisciplinare da 400 interventi l’anno blindata e un ospedale che, tra un cantiere e l’altro, insegue standard assistenziali all’altezza della sua fama e della professionalità dei propri dipendenti. Un inseguimento a ostacoli, appunto, come l’ultimo che vede l’avveniristica sala operatoria al sesto piano del Policlinico dell’Azienda ospedaliera fuori uso dal 4 luglio scorso fino (è la previsione) alla fine di questo mese. IL CASO
Inaugurata, con l’orgoglio del caso, il 12 settembre 2018 alla presenza del presidente della Regione Luca Zaia, la sala operatoria al sesto piano del Policlinico ha funzionato per poco meno di un anno. Si tratta di una sala a disposizione di tutte le chirurgie dove, giusto per dare un’idea della tecnologia a disposizione, è possibile effettuare un espianto di rene da vivente tramite un robot. La macchina in questione si chiama Da Vinci Xi e, come detto, ha comportato un investimento da circa 4 milioni di euro in buona parte sostenuto da Fondazione Cariparo con oltre 3 milioni e per l’importo restante dalla Regione stessa. Il Da Vinci 2, esiste infatti già un robot operativo di questo tipo in Azienda ospedaliera, viene sistemato al sesto piano del Policlinico, la “torre” di sinistra del corpo centrale di via Giustiniani che da anni è interessata da cantieri per la messa in sicurezza e la riqualificazione. Tutto fi-
la liscio fino al 4 luglio scorso. L’ALLARME
Sono giornate di caldo africano e il sistema dell’aria condizionata viene spinto al massimo. Subito ci si accorge, però, che dalle griglie dell’impianto di areazione esce polvere. Elemento non propriamente consono a una sala operatoria. Scatta l’allarme. Escono i tecnici dello Spisal (il Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro) e viene attivato il “protocollo” anti-amianto. Il sospetto, vista l’età dell’immobile, è che tubazioni o rivestimenti possano essersi degradati al punto da rilasciare fibra di amianto. Le verifiche, spiegano dalla direzione dell’Azienda ospedaliera, scongiurano questo pericolo, ma in ogni caso la sala operatoria deve essere chiusa. STOP E CANTIERE
Ed è così che si procede. La sala operatoria più avanzata, dal punto di vista tecnologico, dell’ospedale viene chiusa e gli interventi riprogrammati non senza difficoltà. I cantieri del Policlinico non hanno interessato l’impiantistica del sesto piano, ma il robot da 4 milioni di euro è stato installato lì e da lì non si può muovere. L’Azienda ospedaliera decide per un intervento radicale e apre un cantiere non previsto per il rifacimento completo degli impianti. Niente più espianti o trapianti con leve robotiche, ma operai con il trapano a sistemare l’ennesimo guaio. Quasi quattro mesi di stop, se non ci saranno intoppi, per la punta di diamante. — Matteo Marian
Parla il direttore dell’Azienda ospedaliera Flor
«Non c’era fibra inquinante Il 20 ottobre la riapriamo» L’INTERVISTA
irettore Luciano Flor, un robot da 4 milioni di euro ostaggio di una struttura vecchia. Come è possibile? «È questa la situazione con cui ci confrontiamo ogni giorno, alte professionalità e alta tecnologia in strutture non più adeguate». Era amianto la polvere usci-
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ta dal sistema di areazione? «Per fortuna no, le verifiche fatto hanno dato esito negativo». Perché è intervenuto lo Spisal allora? «Fa parte del protocollo che si attiva in casi come questi». Il Policlinico è un cantiere aperto da tempo, perché non siete intervenuti sugli impianti? «Il sesto piano non è stato oggetto di interventi, infissi e impianti sono quelli originari». La sala operatoria è chiusa
la storia
Inaugurato con orgoglio a settembre del 2018 Inaugurazione in grande stile, il 12 settembre 2018, per l’avvio del robot chirurgico Da Vinci 2 (foto sopra). Con il governatore Luca Zaia anche il rettore Rosario Rizzuto. A sinistra Luciano Flor.
dal 4 luglio scorso... «Avevamo due possibilità: o precedere tamponando la situazione con un cantiere breve o procedere in modo radicale. Abbiamo scelto questa seconda strada». Perché? «Qui non si tratta di trovare delle soluzioni per tirare avanti un mese, ma abbiamo 7 o 8 anni davanti». Parla del nuovo ospedale? «Esattamente, i tempi sono questi. Ma nel frattempo non possiamo fermarci». Quando ritornerà in funzione il Da Vinci 2? «Il 20 ottobre riapriremo la sala operatoria». È un auspicio? «No, programmiamo gli interventi». — M.MAR.
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PRIMO PIANO
SABATO 5 OTTOBRE 2019 IL MATTINO
L’emergenza ambientale
Traffico di rifiuti, 157 capannoni a rischio Ma solo 44 Comuni li hanno individuati La Prefettura di Padova dopo i roghi di un anno fa aveva chiesto di monitorare gli edifici. Franceschelli: «Noi continuiamo» Enrico Ferro PADOVA. Erano il simbolo del
miracolo del Nordest e del boom economico, oggi invece rappresentano un obiettivo per le organizzazioni criminali dedite al traffico dei rifiuti e un pericolo per le popolazioni che vivono nei paraggi. Vita e morte dei capannoni industriali, un tempo simbolo dell’intraprendenza economica, ora ridotti a discariche. L’operazione condotta l’altro giorno dai carabinieri forestali di Modena, con una serie di perquisizioni anche in provincia di Padova, Treviso e Venezia, è solo l’ultima in ordine di tempo. Negli ultimi anni lo stoccaggio di rifiuti nei capannoni dismessi è diventato un fenomeno. Lo è anche il loro incendio, purtroppo: altro fenomeno che preoccupa non poco le autorità. Proprio per questi motivi la Prefettura di Padova, l’anno scorso, ha invitato tutti i Comuni al monitoraggio e alla conseguente comunicazione di eventuali siti o aree sospetti. Le notizie sono due. La prima è che hanno risposto meno della metà dei comuni della provincia. La seconda è che, al momento, ci sono 157 siti “sensibili”. MONITORAGGIO
Il prefetto Renato Franceschelli a maggio del 2018, alla luce dei roghi registrati in varie province d’Italia, ha inviato una circolare a tutti i sindaci dei 102 Comuni della provincia di Padova, invitandoli a far confluire i dati in Prefettura. Più di un anno dopo le amministrazioni che hanno risposto sono solamente 44. I numeri, come era prevedibile, sono comunque alti. Sono stati individuati infatti 157 capannoni che potrebbero fare gola a chi lucra sul traffico illegale di rifiu-
Il blitz dei carabinieri di Modena e a destra le riprese aeree fatte nella Bassa padovana l’estate dello scorso anno da parte dei militari dell’Arma
ti. Il passaggio successivo alla mappatura delle aree sensibili è la richiesta di controlli alle forze dell’ordine, cosa già successa a luglio dello scorso anno nella Bassa padovana. Furono i carabinieri delle Compagnie di Abano e Este a venire coinvolti in un servizio di osservazione su una quarantina di siti, anche con l’utilizzo dell’elicottero.
no stati messi a disposizione vigili urbani e Protezione civile. In questo modo non solo l’elenco dei capannoni vuoti viene aggiornato continuamente ma ci sono anche controlli ricorrenti. Non a caso queste discariche abusive vengono scoperte spesso nei paesi di provincia, nelle aree artigianali. IL PREFETTO
PADOVA CASO VIRTUOSO
Tra le 44 amministrazioni che hanno risposto alla chiamata del prefetto c’è anche il Comune di Padova che, anzi, costituisce pure un esempio virtuoso. È stato creato infatti un apposito ufficio per il monitoraggio costante della situazione. Un ufficio in cui confluiscono i dati del settore Urbanistica e Patrimonio (con i relativi fallimenti). So-
«Ci siamo mossi subito, su indicazione del Viminale, per monitorare il fenomeno» spiega il prefetto Renato Franceschelli. «Abbiamo chiesto la collaborazione ai Comuni più di un anno fa ma la pratica non si è ancora chiusa». Franceschelli non fa polemica ma dal tono si intuisce che, forse, si aspettava una partecipazione maggiore, visto che poi il rischio di-
retto è per la cittadinanza che si trova a dover convivere con queste bombe ecologiche. «Noi continuiamo comunque con il lavoro di raccolta dei dati, un patrimonio prezioso di conoscenza del territorio. PERICOLO INCENDI
I dati del Viminale sull’incendio dei capannoni per smaltire rifiuti impongono di tenere la guardia alta. Il 75% dei capannoni fino ad ora scoperti imbottiti di rifiuti sono nelle regioni del Nord Italia, ma la pressione dei carabinieri del Noe in Piemonte, Lombardia e Veneto sta spingendo le organizzazioni criminali a cercare nuovi spazi, nella regioni dell’Italia centrale. La stretta, anche a Nordest, è già scattata. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
pernumia
Cinque milioni dalla Regione per la bonifica della ex C&C PERNUMIA. Approvata a Palaz-
zo Balbi, a Venezia, la delibera che assegna 5 milioni di euro dei fondi della Legge speciale sul Bacino scolante della Laguna veneta per lo smaltimento dei rifiuti, in gran parte tossici, ammassati all’interno del capannone della ex C&C, nel comune di Pernumia. A comunicarlo è l’assessore regionale allo Sviluppo economico e all’Energia Roberto Marcato. A solle-
citare nel corso dell’estate con una lettera l’intervento della Regione sul problema che si trascina da anni, era stato il sindaco di Pernumia, Luciano Simonetto. Con questi 5 milioni di euro verranno rimosse circa la metà delle 44mila tonnellate di scarti presenti da diversi anni all’interno della struttura. «Il problema della ex C&C l’avevo preso a cuore ai tempi in cui ero assessore della Provin-
cia», afferma Marcato. «Avevo scritto alla Regione e al Ministero dell’Ambiente senza avere riscontri. Si sono fatti tanti proclami e tante ipotesi ma di concreto nessuno ha fatto niente. Conosco bene la situazione a cui deve essere data risposta. Si tratta di un degrado che peggiora col passare del tempo, non possiamo aspettare. Non è stato facile reperire la cifra se si considera che del
ll capannone della ex C&C
l’inchiesta
Gli scarti tessili di Prato stoccati nella nostra provincia Scarti tessili abbandonati in capannoni industriali. Rifiuti speciali sistemati nei sacchi neri e accatastati negli stabilimenti. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha portato alla perquisizione e al sequestro di 24 siti. Secondo i carabinieri forestali di Modena questi rifiuti speciali provenienti dal comparto tessile di Prato erano molto costosi da smaltire. I militari hanno arrestato due persone (ai do-
miciliari) considerate a capo dell’organizzazione criminale: Alessandro Gnaccarini, 53 anni, di Viadana (Mantova) e per Gianluca Vendrasco, 40 anni, nato a Asolo (Treviso), residente Pianoro (Bologna). Perquisizioni sono state eseguite anche in alcuni capannoni delle province del Veneto: a Monselice, Solesino e Bovolenta, a Treviso, Scorzè (Venezia), Rovigo, Quinto Vicentino (Vicenza) e Rivoli Veronese (Verona). —
Bacino scolante della Laguna veneta fanno parte 108 comuni. Abbiamo richieste per centinaia di milioni, ma questa della ex C&C e prioritaria». Con i 5 milioni attuali salgono a circa 8 i milioni di euro stanziati da Venezia per l’asporto dei rifiuti della ex C&C. Per completare l’opera ne servono altri 6/7 oltre alla cifra necessaria alla bonifica del sito. «È una notizia che apprendo con soddisfazione e che farà piacere anche a chi risiede nelle vicinanze del capannone che è stato battezzato “Fabbrica di veleni”», afferma Simonetto. «È un sensibile passo avanti verso la soluzione del problema che mi auguro avvenga in tempi non lunghi». — Gianni Biasetto
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Il Sole 24 Ore Sabato 5 Ottobre 2019
Politica ANSA
INTERVISTA
Francesco Boccia. Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie: «Serve prima una legge cornice nazionale»
«Sulle autonomie avanti, ma è prioritario il riequilibrio territoriale» di Barbara Fiammeri
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essuno stop, assicura. Il confronto con Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna ripartirà già la prossima settimana ma per realizzare l’autonomia differenziata tra le regioni è «indispensabile» avere prima una legge «cornice» che garantisca il riequilibrio territoriale. Francesco Boccia è appena rientrato da Napoli, sesta tappa del suo tour tra le Regioni per riaprire il dibattito sull’Autonomia e va dritto al punto: «Il mio obiettivo - dice il ministro per gli Affari regionali - non è bloccare il processo ma renderlo coerente con i principi costituzionali e per farlo serve avere una legge che imponga il riequilibrio territoriale non solo tra Nord e Sud ma anche all’interno delle stesse regioni settentrionali attraverso una riprogrammazione di tutti i fondi pluriennali di spesa in conto capitale, esclusi quelli europei,individuando contemporaneamente i livelli essenziali per le prestazioni (Lep) che ci impone la Costituzione proprio per rimuovere le diseguaglianze economiche e sociali. Qualora non arrivassimo all’individua-
zione dei Lep definiamo una fase transitoria attraverso i fabbisogni standard che deve essere condivisa. Ma ripeto:con la certezza che si arrivi rapidamente alla definizione dei livelli essenziali». Questo significa che le intese che sono già all’attenzione del Governo rimarranno ferme in attesa della legge cornice? Le intese sono già ferme e non perché l’ho deciso io ma perché ministri del precedente Governo, come quello dell’Istruzione che faceva riferimento allo stesso partito (la Lega ndr) del presidente della Lombardia Fontana e del Veneto Zaia, avevano manifestato obiezioni su alcuni punti specifici, ad esempio sulla regionalizzazione dei concorsi degli insegnanti. Ho garantito ai governatori che andremo avanti e con alcune correzioni credo che si possa arrivare, in particolare per Veneto ed Emilia Romagna, alla conclusione in tempi ragionevoli ma anche queste intese dovranno comunque rispondere alle indicazioni contenute nella futura legge cornice. I tempi di fatto si allungano... Siamo rimasti fermi 14 mesi, non si può pensare di risolvere tutto in 15 giorni. Le riforme che si sono realizzate portando benefici al Pa-
ese sono state quelle più condivise. Se le si fa di corsa fuggendo dalle responsabilità, anzitutto verso la Costituzione, ci si schianta e c’è una vasta letteratura che documenta questi schianti...Per questo ribadisco che alimentare lo scontro, come si è fatto nel corso dell’ultimo anno, non porta da nessuna parte e il fatto che le intese siano rimaste ferme a Palazzo Chigi lo conferma. Il nostro tentativo è invece quello di far comprendere che l’autonomia non è utile al Nord e nociva per il Sud ma contribuisce alla crescita complessiva del Paese e devo dire che dal confronto che ho avuto con i presidenti delle Regioni, a partire da quelli del Nord, ho trovato grande senso di responsabilità. Se terremo fuori la propaganda elettorale sono certo che taglieremo il traguardo con soddisfazione di tutti. Nel frattempo però gli studenti lombardi avranno anche quest’anno insegnanti con la valigia in mano! Il problema della continuità didattica lo conosco bene avendo anch’io figli. Ma le soluzioni ci sono e le abbiamo già sperimentate ad esempio all’Agenzia delle entrate, inserendo nei concorsi l’obbligo per i vincitori a restare per cinque
Rai, via libera del governo al piano industriale 2019-21 TV PUBBLICA
L’ad Salini: «Una nuova era» Il ministro Patuanelli atteso il 23 ottobre in Vigilanza Andrea Biondi Per la Rai dell’ad Fabrizio Salini ora la strada è sgombra da ostacoli (formali). Resta in realtà da attendere l’ok della Commissione di Vigilanza Rai, il cui parere si concentrerà prevalentemente sul Piano editoriale, pur non avendo uno stretto potere di veto. Certo, l’indirizzo politico che emergerà dalla bicamerale presieduta da Alberto Barachini sarà tutt’altro che ininfluente. Se ne dovrebbe comunque riparlare dopo il 23 ottobre: dopo cioè l’audizione in Vigilanza del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Ma il passaggio di ieri, con l’ok del Mise al piano industriale 2019-21, segna un punto a favore della gestione Salini, con un placet arrivato in un tempo relativamente breve dall’insediamendo del nuovo governo giallo-
rosso. «La componente del Ministero dello Sviluppo economico della Commissione paritetica (Mise-Rai, ndr) si legge in una nota del Ministero dopo aver esaminato e valutato il Piano industriale della Rai per il triennio 2019-2021, ha formulato le determinazioni di propria competenza ritenendo il Piano presentato compatibile con quanto previsto dal Contratto stesso». A questo il Mise aggiunge che la tempistica di attuazione del Piano sarà tenuta sotto controllo «attraverso riunioni bimestrali». Il piano, che ha avuto il via libera del Cda Rai a metà marzo, è sicuramente sfidante. Le principali novità sono sostanzialmente quattro: il canale in lingua inglese affidato alla controllata commerciale Rai Com; newsroom unica ma senza Tg1, Tg2 e Tg3 (da qui le dietrologie sul peso dei partiti che così avranno più “referenti”); canale istituzionale, allo scopo di avvicinare cittadini e istituzioni, con un palinsesto dedicato e le 9 direzioni “orizzontali” – intrattenimento prime-time, intrattenimento day-time, intrattenimento culturale, fiction, cinema e serie tv, documentari, ragazzi, nuovi formati e digital, ap-
profondimenti – che sostanzialmente faranno girare la macchina della Rai, a scapito evidentemente della struttura “verticale” rappresentata dai direttori di rete per come li si è conosciuti sinora. «Oggi comincia la nuova Rai» ha commentato il numero uno di una tv pubblica il cui board giovedì ha approvato una semestrale di gruppo con risultato in utile di 3,3 milioni rispetto alla perdita di poco inferiore a 5 milioni del semestre 2018. Per Salini ora si apre la grande partita legata alle nomine, nel contesto di malumori che si stanno palesando per risultati di ascolto della rete ammiraglia, guidata da Teresa De Santis, che ultimamente stanno finendo sempre più spesso nel mirino. La fine del mandato a Rai2 di Carlo Freccero potrebbe aprire un primo valzer, in attesa delle nomine ben più pesanti alle nuove direzioni orizzontali. Il tutto mentre sullo sfondo rimane il tema Foa, con il presidente Rai deciso a rimanere al suo posto, ma pur sempre con l’incognita della sentenza del Tar sul ricorso della consigliera Rita Borioni contro la sua eleggibilità. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Iv: forse già in Toscana il simbolo LA STRATEGIA DI RENZI
Intanto sì a liste civiche in tutte le Regioni, a partire dall’Emilia Romagna Emilia Patta Vero è che Italia Viva non è ancora nata ufficialmente (il simbolo del nuovo partito renziano sarà presentato alla Leopolda del 18\20 ottobre). E vero è che Matteo Renzi ha detto che il battesimo della nuova forza politica ci sarà
alle elezioni politiche del 2023, fermo restando l’appoggio ai candidati comuni del centrosinistra alle regionali delle prossime settimane e mesi («Se fossi umbro voterei Bianconi, se fossi emiliano voterei Bonaccini. In Toscana non è stato ancora deciso il candidato ma io voterò quello indicato dal centrosinistra»). Eppure nelle ultime ore si sta affacciando una tentazione in casa renziana: misurarsi con il nuovo simbolo già alle regionali in Toscana nella primavera del 2020, in un certo senso “in casa”. La decisione ancora non è stata presa ed è prematura, ma il tema c’è: sono molti gli amministra-
tori locali che vorrebbero seguire Renzi nella nuova avventura ma che, se il primo test restasse quello delle prossime politiche, rischierebbero di restare senza casa per almeno tre anni senza potersi candidare o ricandidare alle amministrative. Da qui la decisione di stare comunque in campo già dalle prossime regionali in Calabria e in Emilia Romagna (per l’Umbria le liste sono già chiuse) con liste civiche di riferimento in appoggio ai candidati del centrosinistra: cominciare a contarsi, e soprattutto cominciare a dare una casa ai renziani in sonno sul territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesco Boccia Ministro per gli affari regionali e le autonomie, 51 anni, milita nel Partito democratico. Nella scorsa legislatura ha ricoperto l’incarico di presidente della V Commissione Bilancio della Camera. È stato ricercatore alla London School of Economics e direttore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Territorio dell’Università Carlo Cattaneo di Castellanza.
‘‘ Occorre fissare livelli essenziali e fabbisogni standard. Non è escluso il ricorso a un decreto
IL PERCORSO DELL’AUTONOMIA REGIONALE I referendum Nell’ottobre del 2017 si è tenuto un referendum consultivo in Lombardia e Veneto, in cui i cittadini con percentuali plebiscitarie (i Sì hanno ottenuto rispettivamente il 96% e il 98% dei voti) hanno chiesto che fosse avviato l’iter per una richiesta di maggiore autonomia. In ballo soprattutto competenze su scuola e fisco. Oltre al Veneto e la Lombardia, anche l’Emilia Romagna ha fatto richiesta di poter ottenere maggiore autonomia. Il referendum del 2017 aveva soltanto valore consultivo, con lo Stato che non ha nessun obbligo di acconsentire alle richieste
La trattativa con il Conte 1 La prima mossa da parte di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna è stata quella di inviare, al precedente ministero degli Affari Regionali guidato dalla leghista Erika Stefani, delle bozze contenenti le richieste in materia di autonomia. La Lega aveva promesso entro il 2018 una legge sull’autonomia ma il confronto fra governo e Regioni si è bloccato in particolare sul tema della scuola. Nel governo gialloverde il Movimento Cinque stelle si è detto contrario a regionalizzare il reclutamento degli insegnanti. E i’autonomia è stato uno dei principali temi di scontro della precedente maggioranza
‘‘ Anche le intese con Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna dovranno rispettare la norma quadro
anni sul territorio cui erano stati assegnati. In questo modo si risponderebbe al problema ma senza smontare il sistema scolastico nazionale. Ministro l’autonomia non c’è ancora ma scuole, ospedali e in genere i servizi al Sud non funzionano. Non teme che l’arrivo di nuove risorse anziché annullare le distanze rischi di aumentare gli sperperi e le inefficienze? L’Autonomia non può essere fatta contro il Nord ma neppure senza il Sud. In ogni caso non eludo la sua domanda: ai diritti devono corrispondere altrettanti doveri e proprio per questo nella legge cornice verranno inseriti meccanismi premiali e sanzioni per favorire chi amministra meglio. L’Autonomia significa ottimizzare la fruizione dei servizi per i cittadini in relazione alle esigenze e alle vocazioni del territorio e alle sue priorità ma partendo dal presupposto che in ogni parte d’Italia venga comunque garantito un livello di prestazioni minimo. Lei parla di tempi ragionevoli ma quando verrà presentata la legge cornice? Il testo arriverà dopo una interlocuzione approfondita tanto con le Regioni che con le parti sociali. Il mio obiettivo è entro l’anno. Ma ripeto: se si arriverà con un testo condiviso almeno nelle sue linee essenziali, il percorso parlamentare potrebbe anche essere veloce e non è da escludere che anziché un disegno di legge si scelga la strada del decreto legge. Anche le intese dovranno passare per il Parlamento? Certamente, è impensabile che le Camere non intervengano, come qualcuno ha incautamente ipotizzato nei mesi scorsi. Significa che saranno emendabili e quindi potranno essere modificate? Assolutamente sì, siamo una Repubblica parlamentare e quindi è il Parlamento che deve avere l’ultima parola. Ma se questo processo avverrà all’interno di una cornice stabilita per legge anche il passaggio parlamentare delle intese sarà più semplice e di conseguenza più celere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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TREVISO
SABATO 5 OTTOBRE 2019 LA TRIBUNA
La sfida Il sindaco Conte all’indomani dell’annuncio della candidatura «Faremo rete con tutti i sindaci trevigiani. La politica starà fuori»
«Emozioni di Marca e patrimoni unici Così saremo capitale della cultura nel 2021» L’INTERVISTA
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iovedì scorso, nell’emozione del lancio della prima delle quattro grandi mostre a Santa Caterina del suo mandato, il sindaco Mario Conte ha lanciato la candidatura di Treviso a capitale italiana della cultura 2021. Qualcuno nelle retrovie un po’ teme però, visti i tempi stretti e un piano che, di fatto, ancora non c’è. Sindaco Conte, il colpo di scena davanti alla platea gremita giovedì ha raccolto l’applauso. Ma adesso? Era solo una boutade? «Macché, l’ho detto e lo faremo. Sono convinto che stavolta Treviso abbia tutte le carte in regola per vincere il titolo. Ieri (giovedì per chi legge, OES) abbiamo dato inizio a una esperienza culturale unica nel panorama italiano: una quadriennale di mostre già definite che racconteranno Treviso e il suo territorio guardando lontano, offrendo ai visitatori un percorso culturale completo ed esclusivo come lo sarà il contesto sociale, l’accoglienza della città e della Marca. La candidatura “Treviso 2021” nasce proprio dal potenziale di quello che vogliamo diventi un “modello Treviso”». Proviamo a entrare nello specifico. «Quello a cui punto è un progetto capace di raccontare il territorio non soltanto come una sommatoria di “cose” da vedere o fare, ma come un’esperienza completa, un’emo-
zione da vivere. Abbiamo un patrimonio unico, una storia unica e un presente che riserva tantissimi tesori dall’arte all’enogastronomia, dalle greenway alle Colline del Prosecco. Oltre a tutto questo percorso artistico che abbiamo inaugurato c’è un nuovo museo, il Bailo, che nel 2021 sarà ampliato e strutturato. Più la rete di privati, e quella dei Comuni. Intendo riunire tutti i sindaci, il percorso deve essere condiviso: se Treviso vince, vincono tutti, a tutti il loro ritorno e quindi da tutti uno sforzo per raggiungere il traguardo». Anche Manildo ci aveva provato, arrivando in finale. Anche lui con spirito inclusivo. Com’era il suo progetto? «Manildo ha fatto bene a provare, io stesso allora all’opposizione ho spinto perché lo facesse. Ha fatto gruppo e lavorato, e gli va dato merito. Il progetto era buono ma a mio avviso mancava di emozione, mi pareva un elenco freddo del potenziale cittadino. Io voglio dare l’emozione di Treviso intesa come Marca trevigiana». Il suo piano è “da fare”, mentre c’è chi è già partito con la candidatura a gennaio, come Livorno, e da tempo si prepara anche Verona. Un azzardo? «Lavorando bene come stiamo facendo possiamo disegnare un progetto perfetto, io ci credo». Le va bene che il ministero non abbia ancora emanato il bando, ammesso lo faccia. «Se non uscirà il bando per il 2021, concorreremo a quello per il 2022. Il principio non
Manildo «Ha fatto bene a provarci per il 2020 Il piano era buono ma troppo freddo»
Zaia «Con Olimpiadi e Unesco ha dato il via a un volano che ora va alimentato»
cambia, la proposta di Treviso merita il ruolo di capitale italiana della cultura». Soldi a bilancio? «Anora da valutare, intanto abbiamo offerte di sponsorizzazione da parte di privati. Altro che blocchi di partenza... Accetterebbe consigli da chi ha già provato? «Ripeto: più siamo meglio è. Non voglio divisioni: l’obiettivo è comune. Con la mostra abbiamo già creato una cordata con imprese e associazioni, voglio allargarla. E la politica deva stare fuori da questa candidatura. Non ci devono essere bandiere, l’unica deve essere Treviso, anche se una cosa va detta: con l’impegno di Zaia per le Olimpiadi e l’Unesco si è avviato un volano importantissimo: dobbiamo alimentarlo per amore del territorio». Una peculiarità del suo “Modello Treviso”? «Con le mostre puntiamo su
qualità, internazionalità, programmazione, esclusività dell’offerta. Alla candidatura vogliamo dare il tocco che è diretta conseguenza di questi quattro elementi: il fattore educativo. Vogliamo che chi vivrà le mostre e vivrà Treviso nel 2021 non si limiti a provare, ma conosca la Marca, impari. Per questo voglio coinvolgere tutte le scuole». L’esperienza Goldin? «Alle spalle, è stata utile e importante, ma oggi punto a creare qualcosa che permetta di valorizzare Treviso e il suo territorio, non a un evento di grande valore, che però potrebbe essere fatto qui o altrove». La scelta di Civita Tre Venezie come partner infatti non è un caso. «Sono professionisti disposti al dialogo e al confronto, pronti a lavorare per una idea». — Federico de Wolanski
invito a palazzo
Fondazione oggi apre le porte di Ca’ Spineda e Monte di Pietà Oggi grazie alla manifestazione “Invito a Palazzo” organizzata dall’Abi centinaia di visitatori potranno accedere agli straordinari patrimoni artistici e architettonici di Fondazione Cassamarca, nello specifico a Ca’ Spineda e a palazzo Monte di pietà. Ca’ Spineda, sede di Fondazione Cassamarca, è un palazzo del XVI secolo appartenuto alla nobile famiglia Spineda, che lo edificò nel 1550. All’interno stupende opere d’arte, stucchi, dorature e affreschi. Monte di Pietà (XV secolo) custodisce all’interno arredi d’epoca e dipinti di
importanti artisti, la meravigliosa Cappella dei Rettori decorata con un affresco del Fiumicelli (1561), due teleri del Pozzoserrato (fine 1500) e da preziosi cuoi dorati. L’accesso sarà permesso dalle 10 alle 19 con ingresso gratuito e visite guidate. Alla manifestazione di quest’anno, oltre ai due palazzi trevigiani, concorrono altri 98 palazzi in tutta Italia (elenco sul sito Abi): 70 di 24 banche, e 30 di 30 fondazioni di origine bancaria in 62 città su tutto il territorio nazionale. Per la manifestazione è la diciottesima edizione. —