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Treviso Una serata a cena con “Il pranzo di Babette”
Mestre Omaggio alla chitarra tra tango e flamenco
Marchetto a pagina 19
Spolaor a pagina 21
Letteratura Gusto Ambiente Società Cinema Viaggi Architettura Teatro Arte Moda Tecnologia Musica Scienza Archeologia Televisione Salute
In passerella l’eccellenza gastronomica italiana e veneta VENEZIA Una recente edizione de “Il Gusto della ricerca” al Fontego dei Tedeschi con la consegna degli assegni ad alcune associazioni che operano nel sociale
Domenica prossima la 16. edizione de “Il Gusto per la ricerca” alla Diesel Farm, la tenuta di Renzo Rosso vicino a Marostica Il ricavato servirà ad aiutare il reparto di Terapia intensiva neonatale e l’Hospice pediatrico di Padova e l’associazione Piccolo Principe. In gara per un menù di grandi piatti sei grandi chef italiani. Per partecipare serve un’offerta minima di mille euro
Buona cucina per solidarietà L’EVENTO rriva l’autunno e, immancabile, anche il nuovo appuntamento con il Gusto per la Ricerca, l’iniziativa benefica nata nel 2004 a Padova e che, in 15 anni di attività, ha raccolto la considerevole somma di un milione e 876 mila euro, avvalendosi di una formula che trasforma chef di fama internazionale in promotori di messaggi di solidarietà. Come? Riunendo una volta all’anno una super squadra di blasonati cuochi i quali – a titolo completamente gratuito – pensano e preparano un menù, abbinato a grandi vini, per un pranzo d’autore che si terrà domenica prossima, il cui ricavato viene destinato ad enti che finanziano la ricerca scientifica nel campo delle malattie neoplastiche infantili e alle strutture che ospitano bambini in condizione di forte disagio: a beneficiare di quanto raccolto saranno, in questa occasione, Patologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Hospice
A
Pediatrico di Padova, Piccolo Principe onlus. È dunque l’alta cucina a diventare per un giorno veicolo di solidarietà e condivisione, a scendere in campo per fornire mezzi allo studio, alla ricerca, alle famiglie, attraverso pranzi spettacolari, sfruttando la magia dei luoghi, il genio dei cuochi, il lavoro di decine di persone che mettono a disposizione tempo, passione e competenze, a titolo del tutto gratuito. Dopo essere passati dall’Enoteca Pinchiorri a Firenze al Palazzo della Ragione a Padova, dall’Abbazia di San Gregorio a Venezia al Palazzo Ducale di Mantova, da H-Farm a Roncade fino – di nuovo a Venezia – alla spettacolare terrazza al Fondaco dei Tedeschi, ad ospitare que-
UN APPUNTAMENTO CONVIVIALE PER SOSTENERE LA RICERCA SCIENTIFICA NEL SETTORE DELLE NEOPLASIE
st’anno il pranzo sarà Diesel Farm, la bellissima tenuta situata in collina, ad est di Marostica, acquistata nel 1993 dall’imprenditore Renzo Rosso che ne ha salvaguardato il delicato ecosistema alternando a boschi e prati, coltivazioni di ulivi e viti, dove pascola no le mucche e passeggiano i cavalli: «È un piccolo, prezioso gioiello che contribuirà a creare un’atmosfera intima, facendoci sentire nel salotto di casa di Renzo che, assieme alla moglie Arianna, ha aderito con entusiasmo alla nostra iniziativa», spiega Raffaele Alajmo, con il fratello Massimiliano fra i fondatori della onlus. Da Diesel Farm, Arianna Alessi condivide infatti l’entusiasmo: «Si amo contenti di collaborare con la famiglia Alajmo e ospitare questo evento in cui l’eccellenza gastronomica si abbina alla beneficenza”.
GUSTO ITALIANO Partner perfetto, del resto, Renzo Rosso che, con la sua OTB Foundation, organizzazione no profit del gruppo, opera dal 2008 con la missione di lottare contro le disuguaglianze so-
ciali e contribuire allo sviluppo sostenibile di persone e aree meno avvantaggiate. L’offerta minima di partecipazione (1000 euro) è decisamente impegnativa, ma è correlata alla qualità del pranzo – sei chef che mettono assieme un totale di 13 stelle Michelin, dalla Sicilia al Piemonte, dall’Abruzzo al Friuli Venezia Giulia, un autentico Dream Team della cucina italiana -, al fascino dell’ambientazione ma, più di tutto, alla nobilissima finalità. A chi non sta nella pelle per conoscere il menu della 16. edizione de Il Gusto per la Ricerca, sveliamo che come sempre si inizierà con le ostriche aperte e offerte dall’oste veneziano Mauro Lorenzon e dal figlio Andrea, affiancate dalla latta di caviale italiano “Cru Caviar”. Poi l’abituale, sontuoso aperitivo (una sarabanda di bocconi golosi che andranno dal Wafer di carne cruda, ostrica e caviale Petrossian al Cuscinetto di caviale Petrossian e ventresca, dal Pane carasau con salsa di pistacchi e lavanda al Frollino di Roquefort e barbabietola, dalla Crocchetta di spinaci e tartufo bianco agli
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Involtini di scampi fritti, fino alla Tartelletta di riso nero con crema di avocado al timo e crudo di crostacei). Il pranzo vero e proprio, a tavola, prenderà il via con la Tartare di pesce persico, mais bianco, arancia, bitter Riccardo Camanini (Lido 84 a Gardone Riviera, Brescia, 1 stella), proseguirà con la Crema di patate, Lapsang Souchong e tartufo bianco di Enrico Crippa (Piazza Duomo ad Alba, Cuneo, 3 stelle), il Risotto al limone nero, capperi e caffè di Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Sarmeola, Padova, 3 stelle), l’Astice tostato con insalata croccante alla canapa, melograno e rosa di Silvio Giavedoni (Quadri, Venezia, 1 stella), il Cavolfiore gratinato di Niko Romito (Reale a Rivisondoli, in Abruzzo, 3 stelle), il Bianco
PER TUTTA LA GIORNATA AI FORNELLI UN VERO “DREAM TEAM” COMPOSTO DA 13 CUOCHI STELLATI SECONDO LA GUIDA MICHELIN
di vitello e cipolline cotte sotto il sale di Emanuele Scarello (Agli Amici, Udine, due stelle), per concludersi con l’Eclissi di mandorlato di Massimiliano Alajmo, i Cioccolatini di Gianluca Fusto e il Panettone del Mamma Rita AlajmoLab. «Abbiamo chiesto a ciascuno chef di proporci tre piatti che fossero fattibili in una situazione che certo non è la stessa delle loro cucine. E, partendo dalle proposte ricevute, abbiamo organizzato un percorso che abbinasse la bontà dei piatti, l’equilibrio e garantisse un crescendo di sapori e intensità», svela ancora Raffaele Alajmo. Se - al netto del contributo ad una buonissima causa - vi fosse comunque venuta l’acquolina in bocca, sappiate che il pranzo è limitato a 70 partecipanti e la disponibilità si sta esaurendo (si prenota allo 049/630303). E che il gran finale sarà giocoso, con la consueta asta di oggetti preziosi condotta dal gastronauta Antonio Paolini spalleggiato, c’è da giurarci, dall’istrionico Mauro Lorenzon. Claudio De Min © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
La sfida delle Regioni consiglio dei ministri
Boccia: autonomia possibile nel 2023 Zaia: presa in giro Scuola, nuova lite
Roma impugna la legge veneta sul paesaggio
Si riaccende lo scontro e il ministro dell’istruzione Fioramonti esclude aperture: «Basta spot grillini», replica il governatore Filippo Tosatto VENEZIA. Vacilla sul nascere l’Entente cordiale sull’autonomia ventilata dopo il vertice veneziano tra Luca Zaia e Francesco Boccia. Il ministro per gli Affari regionali ha indicato nel 2023 l’approdo temporale della riforma, previsione non proprio incoraggiante, dettata dalla volontà di definire, «in via preliminare e di garanzia», i Livelli essenziali di prestazioni sociali e civili assicurati all’intera popolazione. Previsti dal legislatore fin dal 2001, ad oggi i Lep sono rimasti inapplicati e la loro attivazione in tempi brevi appare illusoria. Circostanza che suscita la reazione stizzita del governatore veneto: «Basta chiacchiere, aspetto i fatti, se si va veloce e si lavora bene, noi siamo qui per firmare. Se diventa una presa in giro e andiamo alle calende greche, ci muoveremo in altra direzione. Prendo atto che il premier Conte ha raccontato bugie per un anno: aveva solennemente promesso la conclusione del negoziato
a febbraio, mai capo del governo fu più smentito». LA LEGA: È SCANDALOSO
Toni polemici anche dal gruppo leghista in Regione, artefice della legge referendaria: «Apprendo con stupore le dichiarazioni del ministro, è scandaloso che si salti a piè pari sui milioni di cittadini che hanno votato sì all’autonomia», sbotta il
Anche il Friuli Venezia Giulia a statuto speciale chiede maggiori poteri e competenze allo Stato consigliere Alberto Semenzato «ho l’impressione che Pd e M5S abbiano rispolverato lo scontro Nord-Sud come alibi per non far nulla, non si rendono conto che stanno alzando troppo l’asticella della pazienza dei veneti». Una critica condivisa dal deputato forzista Dario Bond: «Il governo giallorosso colleziona dichiarazioni vaghe e contraddittorie, senza giungere mai al punto: Boccia formuli una
proposta concreta, di cui discuteremo nelle sede istituzionali, il Veneto, così come pure le altre regioni nordiste, è stanco di aspettare. Si potrebbe ripartire, ad esempio, dalla proposta Bressa, che sarebbe un buon punto di equilibrio», conclude richiamandosi alla rotta indicata dal sottosegretario dem («Partiamo da un numero ristretto ma realistico di competenze significative») autore dell’emendamento che ha introdotto la “maggiore autonomia differenziata” nella Costituzione. Ma i tempi non rappresentano l’unica nota polemica della giornata politica. DA BOND A BONACCINI
«L’autonomia nella scuola non si fa», ha sentenziato il ministro a 5 Stelle dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, replicando ai cronisti a margine di un convegno. «Non spetta certo a lui l’ultima parola, si prenda il disturbo di leggere la proposta del Veneto a riguardo prima di bocciarla», la replica zaiana «Fioramenti, come gli altri grillini, rispecchia un esecutivo che parla per spot su
Il ministro Francesco Boccia e il governatore Luca Zaia a Palazzo Balbi
scuola, strade e ogni altro tipo di argomento». Tant’è. Una lancia in favore di Boccia la spezza il compagno di partito Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni: «Ha avviato un confronto vero, fondato su obiettivi che condividiamo: assicurare ai soggetti richiedenti l’autonomia costituzionale ed evitare un aggravamento degli squilibri nel Paese». A proposito di richieste: anche il Friuli Venezia Giulia (che pure gode di statuto speciale) fa capolino nella disputa e, per voce del governatore leghista Massimiliano Fedriga, avverte che solleciterà allo Stato «maggiori competenze». Mandi. –
sanitÀ, la conferenza dei presidenti
«Assumere i medici specializzandi» Le Regioni adottano il modello veneto VENEZIA. La sanità è in debito d’ossigeno e la Conferenza delle Regioni prova a correre ai ripari adottando il “modello Veneto”, giudicato, nell’immediato almeno, una prima risposta efficace alla scarsità di medici ospedalieri. Con voto unanime, i governatori hanno approvato un documento che sollecita il Governo a «consentire l’ingresso nel sistema sanitario anche ai laureati in medicina privi di diploma di specializzazione a causa del numero insufficiente di contratti di formazione finanziati dallo Stato» e di garantire loro «il conseguimento del titolo» attraverso il lavoro in corsia accompagnato dalla frequenza alle scuola di specialità. Ma la proposta – inoltrata
al ministro Roberto Speranza, con la richiesta che sia recepita dal governo «nel primo provvedimento urgente» – comprende altre novità; si
Un sì unanime anche ai camici bianchi in corsia fino a 70 anni e ai contratti autonomi chiede infatti di consentire ai veterani in camice bianco, su base volontaria, di rimanere in servizio fino ai settant’anni di età superando il limite attuale dei 40 anni di servizio; ciò per salvaguardare un patrimonio di conoscenze ed esperienza utile, oltre che ai pa-
zienti, alle nuove generazioni di medici. Ancora: qualora, nel prossimo triennio, «sia impossibile reclutare medici dipendenti o convenzionati», si prevede il ricorso a «contratti di lavoro autonomo» per gli ospedalieri, anche finalizzati allo svolgimento delle funzioni ordinarie. È la strada già intrapresa dall’amministrazione veneta con le delibere d’agosto firmate da Luca Zaia e dall’assessore Manuela Lanzarin, decisamente soddisfatti della svolta: «Abbiamo un pacchetto di proposte concreto, organico e condiviso, la questione è nazionale e urgente, perché mancano 56 mila medici in Italia, dei quali 1300 in Veneto. Mi auguro che il documento
a presiederlo sarÀ bui
Il Consiglio enti locali insediato al Ferro-Fini VENEZIA. A palazzo Ferro-Fi-
ni, sede del Consiglio regionale del Veneto, si è insediato il Cal, Consiglio delle autonomie locali istituito in attuazione dello Statuto veneto quale organo di rappresentanza degli enti locali e di consultazione e cooperazione tra gli stessi e gli organi della Regione. A presiederlo, eletto con voto unanime, sarà il presidente della Provincia di Padova Fabio
odierno venga preso in ampia considerazione dal ministero», è il commento del governatore, che ha preso parte al meeting romano in compagnia di Lanzarin, lesta a rivendicare il valore delle «misure adottate in emergenza che tuttavia esigono un intervento nazionale che accompagni i nostri sforzi» e rilancia «la collaborazione avviata con le università del territorio e l’Ordine professionale». Non solo riconoscimenti, però. Un duro attacco a Palazzo
Ma Anaao attacca Palazzo Balbi: «Sta privatizzando la salute a danno del pubblico»
L’assessore Manuela Lanzarin
Il Consiglio dei ministri, su proposta di Francesco Boccia, ha impugnato la legge della Regione Veneto n. 29 del 25/07/2019 per l’adeguamento ordinamentale in materia di governo del territorio e paesaggio, parchi, trasporto pubblico, lavori pubblici, ambiente, cave e miniere, turismo e servizi all’infanzia; il ricorso del Cdm investe due norme: il contributo di costruzione per interventi edilizi che «contrasta con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di governo del territorio, in violazione dell’articolo 117 della Costituzione»; e «lo sportello unico delle attività produttive per le procedure urbanistiche» che vìola lo stesso articolo laddove assegna allo Stato la competenza esclusiva nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali». —
Balbi giunge dall’Anaao Assomed, il più rappresentativo sindacato dei medici. «In questi anni, le dotazioni organiche di personale in Veneto sono state volutamente tenute basse perché Zaia persegue un disegno di privatizzazione progressiva dei servizi e degli
Bui, vicepresidente è Matteo Romanello, sindaco di Marcon; nell’ufficio di presidenza figurano Maria Rosa Pavanello (Anci), Matteo Romanello, Eddi Tosi sindaco del Comune di Vigasio, Ennio Vigne (Unione comuni montani). Soddisfazione per il varo del Cal è stata espressa dal presidente dell’assemblea del Veneto Roberto Ciambetti e dal vice Bruno Pigozzo. —
ospedali», è l’atto d’accusa del leader regionale Adriano Benazzato «il governatore afferma di aver limitato la presenza privata al 12% ma ciò non corrisponde al vero. I dati dell’agenzia ministeriale Agenas documentano che in ambito regionale, dopo nove anni di gestione leghista, tale percentuale è raddoppiata, arrivando al 28% nell’attività ambulatoriale e al 24% in quella di ricovero». Non basta. «In cinque anni, dal 2012 al 2017, il servizio pubblico veneto ha perso iil 6, 39% di strutture e il privato ne ha guadagnato l’8, 84%», incalza Benazzato «e ciò è avvenuto ad esclusivo vantaggio dei soggetti accreditati “con il paracadute”, ovvero con un rischio di impresa ridottissimo praticamente pari a zero o quasi poiché garantito dai rimborsi pubblici della Regione». Morale della favola? «L’obiettivo di Zaia e della Lega è quello di raggiungere lo standard della Lombardia di Formigoni per conseguire la privatizzazione dell’offerta sanitaria». — Filippo Tosatto
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VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
Allarme ambiente
Un milione di metri cubi Ecco la massa enorme del mostro sul Bianco In volo con l’elicottero sul ghiacciaio che si scioglie e minaccia di precipitare a valle L’ultimo guizzo di un predatore in agonia cacciato da caldo e acqua su cui scivola dall'inviato Enrico Martinet COURMAYEUR. In volo il Planpincieux pare un Moby Dick in caccia. L’ultimo guizzo d’un predatore in agonia. Cacciato dal caldo, dall’acqua su cui non ha più presa, in uno scivolo inesorabile verso rocce arrotondate dall’erosione di quel che fu il ghiacciaio. Dall’elicottero questo mondo fragile d’alta quota è un imbuto color pane con in mezzo un rivo grande il doppio di quanto dovrebbe essere in questa stagione. Si chiama Montitaz, corre in una curva perfetta poi s’infila nel bosco e finisce giù, sulla strada fra le case di egual nome. Ed è questo il tragitto che farebbe il ghiaccio nel caso crollasse. Il ghiacciaio appare un mare d’onde fermate dal gelo e dall’alto i suoi crepacci s’intersecano come nel gioco dello «Shangai». È il caos, pare un mondo che nasce, ma la realtà è al contrario. Per millenni ha eroso le rocce da cui si è ritirato neanche mezzo secolo fa. Quel muoversi al rallentatore ha mulinato massi precipitati dalle Grandes Jorasses, dai crestoni di Rochefort e ha levigato musi giganteschi di roccia. Ci sono vene verdi, paiono muschi sul granito così liscio da sembrare di fantasia. Ma di favola qui non c’è traccia. Il pilota Marco Imparato muove con accortezza la cloche, fa fare un volo traverso all’elicottero e la mezzaluna che si apre a sinistra, contro gli enormi contrafforti rocciosi, non lascia spazio all’immaginazione.
Un urlo gelido, una crepa anomala che aggira quanto rimane di una lingua che soltanto pochi anni fa s’infilava ancora verso il solco del Montitaz. E quando il velivolo si mette di punta, muso contro muso di quel Moby Dick, appare un gigantesco triangolo staccato e che ha accolto nel suo muoversi esagerato (quasi un metro al giorno) blocchi di ghiaccio, ridotti in schegge, frantumati. Venti metri di profondità in quella «bocca» larga 15. Il pilota lascia quel disastro di forme a incastro e vira a sinistra. Si alza di qualche decina di metri e appare un’altra faccia, come se il Planpincieux rappresentasse due realtà con-
tato nella sicurezza dell’isola di granito. Cento metri più in alto, dove le nebbie discese poco prima dalle Jorasses, sono risucchiare verso l’alto, emerge ciò che non ti aspetti. E la conversazione con lo specialista di volo Luca Atzori Pennard, che fa da cicerone del labirinto di crepe, pinnacoli e improvvisi crolli, si blocca. Anche il fotografo Stefano Sarti smette i clik. È un tempo sospeso da una voragine profonda 40 metri, larga almeno 30. Italo Calvino l’avrebbe inserita fra le sue «città invisibili». Le case sono blocchi candidi enormi divise da viuzze e hanno tetti ancora più bian-
Il velivolo vola a 2.800 metri in mezzo al ghiaccio tagliato dalla fine dell’estate
Col passare dei giorni i numeri dell’enorme frana di ghiaccio sono quadruplicati
trapposte. È da capogiro: da un lato verso sinistra per chi guarda dalla Val Ferret è il caos, il disordine agonico, a destra una lingua glaciale appena corrugata e in parte lisciata. Ben aggrappata a ciò che la sostiene. E in basso gli ultimi larici, nani per l’altitudine, fanno da sentinelle inutili a un canale di terra nera, un altro opposto rispetto al canale pallido, che non va oltre il beige tenue del Montitaz. L’elicottero vola a 2.800 metri in mezzo a un ghiaccio sfasciato, tagliato dalla febbre della fine dell’estate. Dal portellone di destra appare il rosso del rifugio Boccalatte, pian-
chi, esili. Sono quanto resta delle ultime nevicate. Un crepaccio inatteso, che è il ponte fra quanto potrebbe essere ingoiato dalla gravità e da quella «corsa» inarrestabile e la calma d’un pianoro levigato. Ancora il contrasto che se fosse di suoni sarebbe tra il silenzio e il boato d’una valanga, del suo soffio che porta con sé il terrore della catastrofe. Se fosse quello il punto di distacco, se quel ponte cedesse, allora il crollo non sarebbe più di 250 mila metri cubi, ma di un milione. Ed è lo scenario più tragico e più pericoloso anche per la Val Ferret. Allora i blocchi di ghiaccio potrebbero superare il canale beige, es-
sere scaraventati ai lati, distruggere. Il pilota fa una leggera pressione sulla cloche e l’elicottero bianco e rosso s’affaccia sul pianoro. In fondo a questa sorta di cucchiaio il ghiacciaio s’impenna e sparisce nelle nubi che avvolgono il Dome di Rochefort, accanto alle Grandes Jorasses. Sulla conca sono scesi alcuni blocchi di granito. Frane di un autunno cominciato dimentico del freddo. La luce pare affievolirsi, tutto è ovattato da quelle nebbie che coprono Rochefort e Jorasses. Ma come il muso dell’elicottero si volta verso la Val Ferret, arrivano raggi di sole. Finiscono in quello sfascio di ghiaccio e colpiscono la lamiera nera del Boccalatte, rimandano lievi bagliori, poi come fari che scrutano i crepacci in quel dedalo vanno a colpirne l’anima, lame verde-azzurre. Sono i crolli appena avvenuti che hanno liberato strati profondi. E allora l’immagine dal volo radente e lento è quello di essere su iceberg o fra i penitentes dei ghiacciai patagonici. L’elicottero sale e di fronte ha il crestone vestito dal verde bruciato. È Testa Bernarda, dove quel verde nasconde un disastro risvegliato qualche anno fa, una frana persa in crolli remoti che ora fanno ferita all’imbocco della Val Ferret. L’elicottero punta contro la Brenva, altro ghiacciaio malato non distante dal traforo del Bianco, e quando posa i pattini davanti all’hangar della «Gmh Elicopters» di Entrèves il ghiacciaio di Planpincieux è un profilo dormiente. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
IL COMMENTO
GIANFRANCO BETTIN
I potenti del mondo diano ascolto al grido dei giovani
tà costiere e del vicino entroterra. E, molto prima, potrebbe versare a lungo in condizioni invivibili. Dichiarare l’emergenza climatica – invece di tante “emergenze” contingenti, come dopo ogni cataclisma, ultimo la tempesta “Vaia” – significa cominciare a cambiare strada, aprire davvero il dialogo con chi oggi scende in piazza per preparare un futuro diverso: difesa dei beni comuni, produzione, mobilità, stili di vita, economia circolare, progressivo abbandono delle fonti fossili, partecipazione della comunità a queste scelte fondamentali. I “venerdi per il futuro” ci dicono che il futuro, in realtà, si prepara ogni giorno.
on sia mai che, a suo tempo, le generazioni future guardino a noi, generazioni di adesso, adulti e istituzioni di adesso, come Greta ha guardato Trump l’altro giorno all’Onu. Ha guardato Trump, ma il suo sguardo eloquente avrebbe benissimo potuto posarsi, ugualmente urticandoli, su tanti altri leader del pianeta, magari meno spudorati del presidente americano, o di un figuro come Bolsonaro (indegno discendente dei grandi ve-
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neti capaci di armonizzare ambiente e ricchezza comune), ma altrettanto inani o deleteri di fronte alla crisi climatica e ambientale, altrettanto incapaci di coglierne le radici e reagire con efficacia, immaginando nuovi modelli di società, altri stili di vita. Faranno lo stesso, oggi, centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi di Fridays For Future, in tutta Italia, come hanno già fatto nei giorni scorsi nel resto del mondo, e lo faranno anche con una specifica consapevolezza di luogo.
Sono state infatti elaborate singole piattaforme territoriali, città per città, regione per regione. Senza perdere di vista, naturalmente, la dimensione globale. L’intreccio di locale e globale è, nel nostro tempo, compiuto, indistricabile. Ogni luogo è, insieme, il luogo in cui la farfalla batte le ali e il luogo in cui si fanno sentire gli effetti del battito di farfalla che avviene altrove. Lo sa benissimo, chi va in piazza con FFF. Dovrebbe incominciare a saperlo, a dimostrare concretamen-
te di saperlo, anche chi governa questi luoghi, oltre a chi governa il mondo. I potenti locali come i signori del pianeta. Devono sentirsi interpellati luogo per luogo. Ad esempio, il consiglio regionale del Veneto e il consiglio comunale di Venezia (e in ogni altro comune), perché non si riuniscono e non votano la dichiarazione di emergenza climatica, come hanno fatto altre regioni e altri comuni del mondo? Sarebbe altamente simbolico e culturalmente e politicamente impe-
gnativo. Il Veneto è una delle regioni più belle del mondo, ma è anche una delle maggiormente colpite dalla crisi ambientale, a causa di cementificazioni, inquinamento di acqua, terra, aria, erosione, dissesto idro-geologico, consumo compulsivo di suolo, monoculture che divorano luoghi, identità, comunità. Venezia, poi, è forse il simbolo principale del rischio che corre la nostra civiltà di fronte alla crisi climatica. Potrebbe sparire davvero, come molte altre cit-
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VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO il mondo dell’istruzione
il futuro del nevegal
Scuola, in provincia mancano all’appello ancora 295 docenti BELLUNO. Sono ancora 295 i
Il campo scuole del Nevegal
Caner: «La Regione non darà 12 milioni» L’assessore chiarisce: «Disponibili a fare la nostra parte ma serve un piano di rilancio serio da parte del Comune»
Irene Aliprandi BELLUNO. Il Comune è dispo-
nibile ad acquisire la proprietà degli impianti del Nevegal e c’è già un accordo di massima tra Palazzo Rosso e Alpe del Nevegal che sarebbe disponibile a una cessione gratuita. Il tutto a una condizione: che la Regione metta nero su bianco il suo impegno a trovare i 12 milioni necessari al rilancio del Colle. La novità è emersa durante un’intervista televisiva rilasciata dal sindaco, Jacopo Massaro, che oggi ne parlerà anche al consiglio comunale, ma alla base del ragionamento c’è un equivoco sorto dieci giorni fa, durante l’incontro tra operatori, Comune, Alpe e Regione. A spiegarlo è l’assessore
regionale al turismo Federico Caner. Assessore, è vero che la Regione è disponibile a investire 12 milioni di euro sul Nevegal? «C’è un po’ di confusione. Alla riunione ho detto che la proposta iniziale del Comune era limitativa, perché tra un anno o due ci ritroveremmo nella stessa situazione. Nelle settimane precedenti avevo chiesto ad alcuni impiantisti di fare uno studio sommario per capire come risolvere una volta per tutte il problema del Nevegal e quello studio indica che servirebbero 12 milioni di euro. Il giorno dopo sui giornali è uscito che la Regione è disponibile a mettere 12 milioni sul Nevegal e ora, giustamente, tutti gli altri territori mi
stanno chiedendo un pari impegno. Ma non è così e non l’ho mai detto». Il Comune spera in una deroga alla concessione degli impianti, le risulta possibile? «No, l’Ustif, che dipende dal ministero non dalla Regione, ha già detto di no, perché sono già state rilasciate cinque deroghe e non sono stati programmati investimenti. Gli impianti vanno assolutamente sostituiti». Quindi, cosa propone la Regione? «Su un piano di rilancio serio e concreto la Regione c’è, può e vuole fare la sua parte, ma è ovvio che Venezia non può mettere l’intera cifra. Anche la Provincia è disponibile a investire sul Nevegal e poi qualche parlamentare bellu-
nese potrebbe dare una mano per trovare soldi a Roma. Se tutti questi soggetti mettono una quota, ci possiamo arrivare, anche perché non si tratta di tirare fuori 12 milioni domani, si può e sarà inevitabile procedere per stralci». Come siete rimasti d’accordo? «Oggi ho ricevuto una lettera dal sindaco: propone che sia la Regione ad acquisire la proprietà degli impianti, ma non è che può lasciarmi con il cerino in mano. Io risponderò che siamo pronti a fare la nostra parte, ma il Comune deve fare un piano a medio-lungo termine sostenibile. Ribadisco anche che ci sono 600 mila euro di contributi già assegnati al Nevegal e mai riscossi perché la società, cioè l’Alpe non ha la cifra necessaria a coprire l’investimento, che è di 1,3 milioni. Noi siamo disponibili a spostare quei soldi all’anno prossimo, a confermare i 30 mila euro per la promozione e a investire sul piano di rilancio, che non deve per forza essere di 12 milioni. Il piano deve andare oltre l’attività invernale, prevedendo la sostituzione degli impianti e l’approvvigionamento idrico, ma anche rafforzando le attività estive. Insomma, il Comune ci dica cosa intende fare». —
docenti che mancano all’appello nelle scuole bellunesi. Dopo le assunzioni in ruolo, dopo le assegnazioni delle supplenze con il nuovo sistema centralizzato che ha costretto gli aspiranti insegnanti a fare nottate nell’aula magna dell’Iti Segato per attendere un posto, alla fine non si è riusciti a coprire tutte le cattedre. Ed è per questo che ancora molti istituti stanno osservando un orario ridotto delle lezioni, in attesa di assegnare gli ultimi incarichi. E la cosa non è semplicissima. Soprattutto per quanto riguarda alcune materie, dove il personale docente è carente. Dei 295 insegnanti che ancora mancano, la maggior parte si concentra alle superiori dove servono ancora 127 persone, seguono poi le scuole elementari dove sono rimaste scoperte 91 cattedre. Infine, alle medie mancano 56 insegnanti e 21 all’infanzia. A questi si aggiungono le migliaia di ore da dividere tra vari istituti che attendono di essere assegnate. Insomma, una situazione alquanto paradossale che mostra come il Bellunese non sia ancora autonomo in quanto a docenti. Se poi a questi numeri aggiungiamo anche i 19 posti mancanti del personale amministrativo, tecnico e dei collaboratori scolastici, vediamo come la partenza a regime delle lezioni, come
ogni anno, ha dei tempi molto lunghi. Ma in tutte queste traversie che si ripetono ogni anno, la novità oggi è il sistema centralizzato di assegnazione delle supplenze. Un sistema che ha messo in rete le graduatorie di ogni istituto, permettendo di stilare una classifica dei docenti disponibili in base al loro punteggio. A coordinare queste operazioni è stato l’istituto Calvi di Belluno guidato dalla preside Renata Dal Farra. E proprio al suo indirizzo sono andati molti riconoscimenti da parte dei docenti per «il modo in cui ha trattato le varie situazioni, anche le più critiche di queste giornate», riconoscono gli insegnanti. Riconoscimenti arrivati anche dall’uscente dirigente dell’Ambito territorio, Gianni De Bastiani. «Quest’anno siamo partiti con la sperimentazione, tra i primi in Veneto, ma ci sono ancora delle criticità da sistemare come è giusto che sia quando si avvia una cosa nuova. Il sistema, comunque, si è dimostrato efficace e ha creato anche delle condivisioni e dei rapporti tra scuole molto importanti, per cui siamo convinti che questa sia la strada giusta da percorrere anche nei prossimi anni», dice De Bastiani che aggiunge: «Un plauso a chi ci ha lavorato e a chi ha coordinato tutto tra cui la preside Dal Farra». — Paola Dall’Anese
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Nordest
Venerdì 27 Settembre 2019 www.gazzettino.it
CON IL MINISTRO La Conferenza delle Regioni ieri con Francesco Boccia
Autonomia Boccia pensa a una “cornice unica nazionale”
SANITÀ VENEZIA Sull’emergenza medici passa la via veneta. È stato approvato ieri, dalla Conferenza delle Regioni, il documento unitario sulle proposte riguardanti la carenza di specialisti e la valorizzazione delle professioni sanitarie. Il testo definitivo si articola in sedici punti, tra cui una decina di misure per cui viene chiesto al Governo di assumere «iniziative normative straordinarie e urgenti», ispirate alle contestate delibere di Palazzo Balbi: oltre all’assunzione dei laureati e abilitati, viene chiesta anche la possibilità di mantenere in servizio gli over 65, fino ai 70 anni.
LA TRATTATIVA
ciare dall’altro intervento tutto veneto e cioè «la possibilità per i medici di accedere al Servizio Sanitario Nazionale, oltre che con il diploma di specializzazione, anche con la laurea e l’abilitazione all’esercizio professionale». Rimangono pure la proposta di “scambi” nel caso in cui «risulti oggettivamente impossibile il reperimento di medici in possesso del diploma di specializzazione richiesto», per cui l’incarico verrebbe conferito ad altri specialisti o a medici generici, nonché la richiesta di scorrere le graduatorie «anche per l’assunzione di idonei non vincitori», malgrado la legge di Bilancio preveda che dal 1° gennaio 2020 gli elenchi possano essere utilizzati soltanto per la copertura dei posti messi a concorso, il che secondo i governatori «avrà conseguenze devastanti sull’erogazione delle prestazioni sanitarie». Angela Pederiva
VENEZIA Autonomia, l’idea del governo giallorosso è di definire un unico disegno di legge che possa essere condiviso da tutte le regioni a statuto ordinario, con due livelli differenti di autonomia. Ne ha parlato ieri il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia al termine dell’incontro con la Conferenza delle Regioni nella sede del Cinsedo a Roma. «Cornice unica nazionale - ha detto Boccia - e poi diversi livelli regionali, che saranno tutti sottoposti al voto del Parlamento, dopo trattative mi auguro non con ogni singola Regione ma con il tavolo della Conferenza delle Regioni, perché il tema riguarda tutte le Regioni, per avere un via libera, prima del Parlamento cui toccherà l‘ultima parola». «Vorrei - ha aggiunto - che tutte le Regioni facessero domanda di autonomia differenziata, in una cornice unica nazionale. Poi è giusto far correre ciascuna secondo le esigenze che ha, ma sempre dentro quella cornice. Vogliamo partire subito, ma questo è un processo che tocca le fondamenta della Repubblica e che non si può completare in un mese. Prima facciamo la cornice nazionale unica, poi partiranno le intese con le Regioni già nei prossimi mesi e poi si andrà in Parlamento». Quanto ai tempi, il ministro ha detto: «Spero si possa partire già da gennaio 2020, ma partire non significa arrivare...». «Se andiamo a finire alle calende greche vuol dire che andremo in un’altra direzione», ha replicato il governatore del Veneto Luca Zaia. Che ha commentato anche la dichiarazione rilasciata dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che, a margine di un convegno a Roma, ha detto «l’autonomia nella scuola non si fa». «Prima di parlare di no all’autonomia nel settore della scuola - ha detto Zaia - il ministro Fioramonti si legga la proposta del Veneto. Evidentemente non l’ha ancora fatto».
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CONSENSO E CRITICHE L’elenco sarà inviato a Roberto Speranza (Leu), nuovo titolare del dicastero della Salute. Ha detto al riguardo il governatore veneto Luca Zaia (Lega): «Mi auguro che il documento venga preso in ampia considerazione dal ministro. Lo scopo è ottenere l’inserimento delle proposte delle Regioni nei primi provvedimenti utili. È un pacchetto concreto, organico e condiviso. La questione è nazionale e urgente, perché mancano 56.000 medici in Italia, dei quali 1.300 in Veneto». Ha aggiunto l’assessore zaiana Manuela Lanzarin: «Ci siamo mossi da tempo per affrontare l’emergenza nei limiti del possibile, anche attraverso un tavolo con le Università e gli Ordini dei medici. Ora è molto importante che tutte le Regioni abbiano definito una posizione comune, che ci darà più forza nel rapporto con il Governo, perché è evidente che ancora manca un intervento nazionale che sostenga e accompagni i nostri sforzi». L’asse fra i territori è trasversale, come confermato da Stefano Bonaccini (Pd), presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni: «Per affrontare l’attuale carenza di medici specialisti sono necessari interventi urgenti al fine di garantire adeguati servizi sanitari». Immediate però le critiche del sindacato Anaao, che in Veneto ha impugnato la delibera sui pensionati e annunciato di voler fare altrettanto con quelle sui laureati senza specializzazione: «Diciamo basta alla creazione di aree di parcheggio senza prospettive e destinate solo ad aumentare il precariato, le Regioni pensino a migliorare le
Medici, passa la via veneta «In corsia fino a 70 anni» La Conferenza delle Regioni approva `Fra le richieste: in servizio pensionati il documento sull’emergenza specialisti e neo-laureati. Spariscono i super-extra
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condizioni di lavoro e a rendere più attrattivo economicamente un lavoro che nessuno vuole più fare», ha ammonito il segretario nazionale Carlo Palermo.
LE NOVITÀ Rispetto alla bozza circolata nei giorni scorsi, il testo finale prevede sostanzialmente due novità. La principale è quella annunciata alla vigilia da Zaia e riguarda l’allungamento dell’età pensionabile per i camici bianchi, attualmente obbligati dalla legge a lasciare il servizio pubblico (ma non le cliniche private) una volta
LANZARIN: «LA POSIZIONE COMUNE C’È, ORA SERVE L’INTERVENTO NAZIONALE» IL SINDACATO ANAAO: «PIUTTOSTO SI PENSI A MIGLIORARE IL LAVORO»
La votazione Fabio Bui eletto presidente del Cal VENEZIA È Fabio Bui il presidente del Cal, il Consiglio delle Autonomie Locali del Veneto, insediatosi ieri a Palazzo Ferro Fini. Bui, presidente della Provincia di Padova, è stato eletto all’unanimità con voto segreto. Vicepresidente Matteo Romanello; nell’Ufficio di presidenza, Maria Rosa Pavanello, Matteo Romanello, Eddi Tosi, Ennio Vigne. «Il Cal ha commentato il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, che ha ringraziato per il lavoro svolto il suo vice Bruno Pigozzo - rappresenta un sistema istituzionalizzato per rapportarsi con le autonomie locali». © RIPRODUZIONE RISERVATA
raggiunti i 65 anni di età o i 40 di servizio. «In questo modo cessano medici che raggiungono i 40 anni di servizio a 66-67 anni – si legge nel documento – ma vorrebbero ancora lavorare. Si potrebbe pensare di modificare la norma citata, consentendo a tutti i medici di rimanere in servizio fino a 70 anni, su base volontaria, compatibilmente con lo stato di salute e previa valutazione aziendale». A margine le Regioni osservano che questo provvedimento allineerebbe l’uscita degli ospedalieri a quella degli universitari. L’altra modifica riguarda il compenso ipotizzato per lo straordinario prestato oltre l’impegno orario previsto dal contratto nazionale: inizialmente la remunerazione era stata pensata «fino alla misura di 120 euro all’ora», ma all’ultimo questa specificazione è stata tolta, demandandone la determinazione alle «direttive regionali». Per il resto, invece, sono confermate le anticipazioni, a comin-
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Primo Piano
Venerdì 27 Settembre 2019 www.gazzettino.it
Longarone Fiere LA PRESENTAZIONE BELLUNO Ottobre si apre con una grande fiera dedicata alle Dolomiti. Il 5 e 6 ottobre va in scena a Longarone Fiere “Dolomiti Show” e “Buy Veneto Speciale Montagna”, la più importante iniziativa di commercializzazione specifica del prodotto turistico dell’area montana veneta. E’ la terza edizione per l’appuntamento dedicato alle montagne Unesco, la prima dopo la tempesta Vaia. L’evento prevede diverse novità, a sottolineare quest’anno la rinascita del territorio e la sua tenacia. L’ha spiegato bene ieri l’assessore al turismo della Regione Veneto Federico Caner, in occasione della presentazione ufficiale del programma. «Abbiamo scelto nuovamente Dolomiti Show come contenitore in cui organizzare Buy Veneto Speciale Montagna perché è una Fiera che parla di montagna a 360 gradi - spiega -. Realizzare un incontro dedicato alla montagna e offrire ai compratori qualcosa di specifico è una scelta che funziona, proprio per questo abbiamo raddoppiato i numeri: dai 26 buyer internazionali dello scorso anno, siamo passati a 40. Sabato 6 ottobre sarà organizzato un business meeting con 40 buyer internazionali che verranno esclusivamente a Dolomiti Show per discutere di montagna e per ascoltare le proposte dei nostri sellers».
LE NOVITA’ L’edizione 2019 si arricchisce di due eventi fieristici specializzati: Expo Dolomiti Hore-
Dolomiti: in uno show il meglio del turismo Il 5 e 6 ottobre un ricco carnet di eventi `È il primo appuntamento post-Vaia per valorizzare la montagna bellunese Caner: «Un altro esempio della rinascita»
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Il programma Dal decennale Unesco alla Confartigianato
LA SQUADRA Da sinistra Bellati, Topinelli, Caner, Padrin e Magnagnin
Qualche accenno, infine, al programma. Domenica 6 ottobre la Fondazione Unesco festeggerà i suoi primi 10 anni con una festa aperta a tutti, a partire dalle ore 18; è previsto uno spettacolo di Dario Vergassola e Mario Tozzi sul tema ambientale. Sempre domenica, nel pomeriggio nella sala congressi, si terranno Dolomiti Show Games, sfide tra sci club per creare rete e sinergie. Ampio spazio nella due giorni agli eventi di Confartigianato Belluno.
ca ed Expo Dolomiti Outodoor. Il primo rivolto in particolare agli operatori della ristorazione, del ricettivo turistico e alle aziende che riforniscono di beni e servizi, il secondo relativo invece al turismo e allo sport con brand che promuoveranno i prodotti e i servizi inerenti le
creato due eventi a fianco di Dolomiti Show, cuore dell’evento: Dolomiti Outdoor che riguarda gli sport di montagna e le aziende che promuovono prodotti o servizi e un appuntamento dedicato a offrire attrezzature e servizi per hotel, ristorazione e catering, con grandi aziende co-
IL PRESIDENTE BELLATI: «QUESTO È UN SETTORE CHE RESISTE ALLA CRISI, DÀ SVILUPPO ECONOMICO AL TERRITORIO»
Dolomiti: dalle attrezzature per le attività all’aperto agli impianti a fune. «Nel 2026 avremo le Olimpiadi - le parole del presidente di Longarone Fiere, Gian Angelo Bellati -. Il turismo è un settore resistente alla crisi e che può dare sviluppo economico al territorio. Abbiamo
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me Unicomm e molte imprese da almeno una decina di Paesi esteri». Ci sarà spazio anche per chi, nel turismo, ci vuole lavorare. La fiera, infatti, si propone anche come punto di incontro tra domanda e offerta. Anche questa è una novità. Si chiama Dolomiti Job Day ed è un’iniziativa sperimentale dedicata alla selezione e al reclutamento di personale per le strutture ricettive.
DOLOMITI SHOW Insomma, mai come quest’anno l’appuntamento si propone di dare una spinta e una nuova organizzazione al settore del turismo in quota, di mettere in rete i protagonisti e abbracciare l’innovazione. Ne parla il direttore di Dolomiti Show, Mauro Topinelli. «Quest’anno c’è un cambio di passo – spiega -, le strutture ricettive che nel 2018 hanno partecipato al Buy Veneto Speciale Montagna sono soddisfatte e saranno presenti oltre 100 albergatori che vogliono cogliere l’opportunità di negoziare l’offerta turistica direttamente con i buyer. Dolomiti Show ha raggiunto l’obiettivo di creare sinergie positive e fruttuose con Regione Veneto, Dmo Dolomiti, Longarone Fiere, Fondazione Unesco, Fondazione Cortina 2021». «Dopo Vaia non è stato semplice rimettersi in piedi per proporre un’offerta turistica adeguata, ma ce l’abbiamo fatta – le parole del presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Quest’anno è partito molto bene il grande lavoro della Dmo Dolomiti attraverso un piano di marketing territoriale che sta dando tanti frutti». Alessia Trentin
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IL GIORNALE DI VICENZA
CRONACADIVICENZA
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Venerdì 27 Settembre 2019
Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: cronaca@ilgiornaledivicenza.it
ARIAMALATA. Laproiezione provincialeè emersaduranteil tavolotecnico apalazzo Nievo
Smog, 800 morti all’anno legateallepolverisottili Scattailpattodeisindaci IComunisono allavoro perunpiano alungoterminee altrimirati Fuoridal capoluogoprevistedue ordinanze, periltraffico ele stufe Alessia Zorzan
Un quartiere, un piccolo paese che ogni anno scompare a causa dello smog. I dati, elaborati dallo studio Green Dev, spin off dell’università di Venezia, e illustrati ieri al tavolo tecnico zonale della Provincia, con Comuni, Ulss e Arpav, descrivono scenari allarmanti. Ogni anno, nella provincia di Vicenza, si calcolano infatti 837 decessi all’anno che presentano, come concausa, l’inquinamento. Persone già colpite da patologie, il cui quadro viene aggravato dagli effetti dello smog. Va precisato che si tratta di una proiezione, frutto di calcoli elaborati a partire dalle statistiche e dai report dell’organizzazione mondiale della Sanità - 91 mila decessi l’anno in Italia - e la concentrazione di polveri sottili nel territorio. Territorio che non se la passa certo bene, dato che la pianura Padana veste da tempo la maglia nera di area più inquinata d’Europa e nella provincia berica - sempre da rilevazione Green Dev - vengono immesse nell’atmosfera ogni anno 900 tonnellate di polveri sottili tra Pm10 e Pm2,5. Quanto basta per non girarsi dall’altra parte. Il problema, a dir la verità, torna ogni anno d’attualità con l’arrivo dell’autunno o, meglio, con lo scattare delle ordinanze anti-smog per limitare i danni. Anche se i risultati finora non sono stati quelli sperati. Per farsi un’idea, nel 2019 la centralina di Quartiere Italia, in città, dal primo gennaio al 4 settembre ha registrato 49 superamenti della soglia di guardia di Pm10 (50 microgrammi al metro cu-
bo); nel 2018, nello stesso periodo, erano stati 28; 48 nel 2017, anno tra i peggiori con 90 superamenti complessivi. Efficaci o meno, da martedì primo ottobre in città e provincia tornano comunque in vigore i limiti imposti alla circolazione, all’utilizzo di impianti a biomassa, ai roghi di ramaglie e al riscaldamento domestico. E mentre ieri mattina l’assessore comunale all’ambiente Simona Siotto era impegnata a Venezia con il Comitato di indirizzo e sorveglianza per un confronto tra capoluoghi alla ricerca di un’ordinanza unitaria, a palazzo Nievo i Comuni berici guardavano ai prossimi passi. Tra questi l’adozione degli annuali provvedimenti anti inquinamento, ma anche un pionieristico “patto tra sindaci” per un programma decennale e incentivi. Per quanto riguarda le ordinanze, la stretta riguarda nello specifico i Comuni con oltre 30 mila abitanti e quelli dell’agglomerato urbano di
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Ildoppio provvedimento aiuteràaridurre ledifficoltà nell’adozione MATTEOMACILOTTI CONSIGLIEREPROVINCIALE
Vicenza e della Valchiampo. L’invito è però rivolto a tutte le realtà, dal momento che lo smog non ha confini. «Lo scorso anno sono emerse varie criticità - spiega il consigliere provinciale delegato all’ambiente Matteo Macilotti - soprattutto per i Comuni più piccoli o attraversati da strade ad alta percorrenza e privi di alternative. Quest’anno abbiamo quindi pensato di differenziare le ordinanze tra trasporti e riscaldamento e ramaglie», con la speranza di un maggior numero di adesioni. La Provincia invierà ora una bozza di ordinanza ai sindaci, che rispecchia quella del capoluogo. «Spetta poi ai primi cittadini adattare le deroghe alle singole esigenze dei singoli territorio», precisa Macilotti. Il principio di fondo rimane quello dello scorso anno. Tre i livelli di allerta, che saranno comunicati dall’Arpav sulla base dei bollettini bisettimanali, dallo zero (verde) al due (rosso), che scatta dopo dieci giorni consecutivi di sforamenti, passando per l’arancione (quattro giorni “fuorilegge” di fila). I limiti di base sono gli stessi dello scorso inverno: il divieto di circolazione nelle “zone rosse” dalle 8.30 alle 18.30 nei giorni feriali, per i benzina Euro 0 e 1, e i diesel fino agli Euro 3. In caso di inquinamento alle stelle, saranno fermati fino ai diesel Euro 4, anche commerciali. Resta poi il divieto di combustione delle ramaglie e dell’uso di vecchie stufe in presenza di altre forme di riscaldamento. L’ordinanza strutturale rimarrà in vigore fino al 31 marzo, come stabilito dall’accordo del Bacino padano sottoscritto nel 2017. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Analisi Iblocchi elefoglie difico Gian Marco Mancassola
Daottobre torneranno invigore leordinanze antismogcon limitazionialla circolazione. ARCHIVIO
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roppe spesso le limitazioni al traffico per combattere le polveri sottili trasmettono nell’uomo della strada la sensazione che siano solo foglie di fico: servono a poco se non a mettere al sicuro gli amministratori pubblici dal pericolo di denunce, class action, citazioni in giudizio per omissioni e negligenze. Ogni anno, in autunno, vengono apparecchiati numeri da brividi sugli effetti diretti e indiretti della mal’aria. Quei numeri sono la premessa delle ordinanze che bloccano i veicoli più inquinanti. Nessuno dice quanto quelle ordinanze siano state realmente efficaci e questo non fa che portare acqua al mulino di chi pensa che quelli siano blocchi purchessia. Ovvero: qualcosa bisogna pur fare e poiché non si può fermare tutto allora si ferma solo una parte, che nel mix di deroghe ed eccezioni spesso diventa una parte molto piccola. Il guaio è che si continua a lasciare i sindaci a combattere da soli su campi di battaglia grandi come nazioni o continenti. Ma con l’aspirina non si guarisce dal cancro. •
IL PROGETTO. L’incarico è stato affidato a uno spin-off della Ca’ Foscari
Sguardorivoltoal2030 «Bastaazionitampone» Verràcreataunamappa dell’inquinamentoper poi studiareinterventimirati rivoltiallesingole aree Non si vive di sole ordinanze. Ne è convinto il consigliere provinciale delegato all’ambiente Matteo Macilotti, che spinge il cuore oltre l’ostacolo. «Personalmente - spiega credo poco nell’efficacia di questi provvedimenti tampone. La legge però li prevede e quindi li applichiamo, anche perché c’è una responsabilità dei sindaci sulla salute dei cittadini». Piccole pezze alle quali è accompagnata ora una visione, grazie al lancio del “patto tra sindaci”, «che potrebbe essere il primo in Italia, se ci crediamo». L’idea, illustrata nei mesi scorsi, è di stringere un’alleanza tra Comuni e lavorare per raggiungere degli obiettivi con prima scadenza al 2030.
Comuni,Arpav e Ulss si sonoconfrontati ieriapalazzoNievo
Non un sogno, ma un progetto concreto e che procede spedito. È già in corso infatti lo studio delle specificità e criticità dei singoli Comuni, per poi capire come agire concretamente e in modo efficace. Della mappatura si sta occupando lo studio Green Dev, spin off dell’università di Venezia, che affiancherà la Provincia nell’elaborazione di
«misure strutturali di risanamento della qualità dell’aria». Ai Comuni è chiesto di fornire dati su abitazioni, traffico, zone industriali, conformazione territoriale, e tutto ciò che permetterà di individuare le fonti maggiori di inquinamento. Trovata la causa, si studia un rimedio che non sia emergenziale. Tra i primi dati disponibili
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VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO
SELVAZZANO - ABANO
incentivo al turismo
Dalla Ue 250 mila euro Così Montegrotto sarà Comune archeologico I soldi saranno utilizzati per il ripristino delle aree degli scavi In via Neroniana un isolamento per proteggere i mosaici
Federico Franchin MONTEGROTTO TERME. Un ma-
xi investimento per il ripristino delle aree archeologiche site in via Scavi, viale Stazione e in via Neroniane. È quanto sta succedendo a Montegrotto allo scopo di far diventare la città di Berta “comune archeologico”. SOLDI DALL’EUROPA
L’obiettivo del sindaco Riccardo Mortandello sarà percorribile attraverso un investimento di 250 mila euro, possibile attraverso un finanziamento europeo. In corso c’è il primo stralcio da 165 mila euro per il restyling delle aree archeologiche. Il lavoro, iniziato tre anni fa, con il benestare della Soprintendenza che sta seguendo passo dopo passo gli interventi,
sta decollando ora. In particolare sono stati cambiati i percorsi nell’area di via Scavi. Ora si vedono le vasche più da vicino. Attorno è stata seminata dell’erba, che presto crescerà. In più è in corso il restauro delle canalette, che finora non era visibili. Ora si potranno visitare. Attualmente sono ancora coperte, ma un po’ alla volta saranno visitabili dagli appassionati e dai turisti. MOSAICI DA PROTEGGERE
In corso anche lavori alla villa e agli scavi dell’Hotel Neroniane, in via Neroniana. Si è deciso di predisporre un isolamento per proteggere i mosaici dalla pioggia. Il lavoro impedirà che gli scavi archeologici possano andare sotto acqua. Attualmente gli scavi di via Scavi non possono essere visitati, in quanto è in cor-
abano e montegrotto
Dalla musica all’arte il weekend alle Terme ricco di appuntamenti ABANO TERME. Fine settimana di eventi ad Abano e Montegrotto. Si parte stasera, alle 21, al Teatro Magnolia di Abano, con Super Hits, la musica anni ’90 e ’2000, l’evento organizzato dal Comune che vedrà esibirsi il noto dj Simone Alunni, accompagnato da Fabius e dall’animazione della Flash Dance Academy e del Baccanale di Battaglia. Sempre stasera, e per tutto il fine settimana a partire dalle 18, ecco “Donne al Museo si raccontano”, al Museo di Villa Bassi. Stasera ci sa-
Il taetro Magnolia ad Abano
so un intervento alle pompe, compreso il quadro elettrico. Per questo primo intervento sono stati stanziati poco più di 8 mila euro da parte del Comune di Montegrotto. Gli scavi rimarranno chiusi fino al prossimo 7 ottobre. VISITE DOMENICALI
Grazie all’associazione Lapis, che ha in gestione le aree archeologiche, si potranno però visitare ogni domenica gli scavi di via Neroniana, ossia la villa romana e quelli sottostanti l’Hotel Neroniane della famiglia Tognin. Proprio sotto l’hotel gli scavi sono stati dotati di un impianto di illuminazione che permette di vederli anche attraverso delle finestrelle ricavate a terra nella sala da pranzo dell’albergo. Su prenotazione gli scavi possono essere visitati anche in altre giornate. A pro-
rà Enrica Tesio (che presenterà il suo nuovo libro “Filastorta d’amore” ), domani Nicoletta Maragno (tra i protagonisti del film “Effetto Domino”) e domenica Sara Lazzaro (tra i protagonisti della famosa serie televisiva “Braccialetti Rossi” ). Ingresso libero. Restando ad Abano, torna nel weekend “Abano, le terme dell’arte”: l’esposizione en plein air giunta alla 22ª edizione metterà in mostra lungo l’isola pedonale le opere pittoriche, scultoree, fotografiche e di arti innovative di decine di artisti provenienti da tutta Italia. L’evento si svolgerà da oggi a domenica, dalle 10 alle 23 e culminerà con le premiazioni del concorso sabato alle 17 di fronte all’Hotel Orologio. Per chiudere, domenica, alle 18, si inaugura la mostra “Sulla via dei fiori e delle sorgenti” ai padiglioni del Montirone. L’esposi-
L'area archeologica di via Scavi e via Neroniana. Sotto, resti nel parco dell’hotel Terme Neroniane
posito di visite, sono stati 1. 200 i visitatori nel 2018, mentre 600 sono stati nel 2019, anno segnato dal cartello lavori in corso (in via Scavi ci sono stati allagamenti, in via Neroniana sono caduti degli alberi ad agosto). Le visite, aperte da aprile a novembre, in costante crescita dal 2015, sono curate dall’associazione Lapis. LAPIS
Il costo del biglietto è di 10 euro a persona (8 euro per i
zione dell’arte giapponese di disporre i fiori durerà (orario 10-12, 16-19) fino al 6 ottobre. A Montegrotto torna domenica “Colori d’autunno”. Per tutta la giornata ci sarà una mostra mercato di fiori e piante accompagnata dagli stand espositivi delle associazioni sportive e di volontariato, mostre di pittura, animazione di strada per famiglie. La manifestazione coinvolgerà viale Stazione, via degli Scavi e via Aureliana dalle 9 al tramonto. Il programma di animazione itineranti partirà dalle 15 da piazza Carmignoto. Si esibiranno “Bolle Girovaghe” con Teatromoro e “Les Mongolfieres”. Alle 21 al parco Mostar ci sarà l’esibizione del gruppo folkloristico proveniente da Mostar, con uno stand di degustazioni enogastronomiche. — F.FR.
noventa
Locandina goliardica sull’unione M5s-Pd Una locandina goliardica è comparsa su alberi e nei piazzali. Usa la rinomata Sagra del Folpo per irridere l’accordo politico tra Movimento 5 Stelle e Pd. La reazione social non è stata benevola verso lo sconosciuto autore. “L’invidia, una cosa bruttissima” uno dei tanti commenti apparsi.
gruppi). Per quanto concerne le scuole il biglietto costa 5 euro a ragazzo (8 euro visita e laboratorio). L’incasso serve all’associazione per mantenere l’attività che prevede eventi specifici, anche per le scuole. L’associazione, guidata da Tiziana Privitera e Chiara Destro, indica nel percorso ai visitatori le aree archeologiche non visibili e che nel sottosuolo ci sono reperti archeologici di epoca romana praticamente ovunque. —
certificazione emas
Paese ecosostenibile Controlli ad Abano ABANO TERME. Controlli sulla qualità dell’acqua e sull’emissione di onde elettromagnetiche dalle antenne delle compagnie telefoniche. È quanto stabilito dal Comune per mantenere la certificazione Emas di Comune ecosostenibile. Per quanto riguarda le acque, è stato disposto il controllo quadruplo delle acque superficiali e potabili al fine di verificare se queste rispettano i parametri dell’Arpav e se queste possono essere eventualmente oggetto delle contaminazioni di Pfas. Riguardo le emissioni di onde
elettromagnetiche sono stati individuati quattro siti che saranno oggetto di approfondimento e analisi: l’area comunale di via Carabinieri, la rotatoria tra via dei Colli e via Cesare Battisti, l’area esterna al cimitero e quella esterna al magazzino comunale. «In questi ultimi anni la certificazione è stata sempre rinnovata, ma non è mai stata promossa a dovere: vogliamo sia considerata un valore aggiunto dai cittadini e sia da traino per il turismo», dice il sindaco Barbierato. — F.FR.
Abano Terme Ospite di un albergo stroncata da malore Una donna di 70 anni residente in Campania è stata trovata esanime mercoledì pomeriggio nella stanza di un albergo dove da qualche giorno soggiornava da sola per un ciclo di cure termali. Una parente, dopo averla insistentemente cercata al cellulare senza risposta, ha chiamato l’albergo e così è stato scoperto il cadavere. Con tutta probabilità la causa del decesso è da imputare ad un improvviso malore. Il magistrato di turno ha già autorizzato la consegna della salma ai familiari per i funerali.
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Venerdì 27 ....Settembre 2019
La Voce
ROVIGO
Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.itItalia
ECONOMIA A Mestre convegno sulla zona speciale. Marinese: “Il governo mantenga le promesse”
“Per la Zes le risorse ci sono” Il presidente di Confindustria: “A Venezia e in Polesine grande coesione. Un vero esempio” Alberto Garbellini
Zes, un treno che non ripassa più. Ieri a Venezia è stato fatto il punto della situazione sulla Zona economica speciale che imprenditori ed enti locali di Venezia e del Polesine stanno chiedendo da mesi al governo. L’incontro si è tenuto a Mestre, organizzato dal centro culturale Studi ferroviari esercizio trazione Koenig dell’Organizzazione sindacati autonomi di base. Il presidente di Confindustria Venezia-Rovigo, Vincenzo Marinese, ha detto che “dobbiamo essere orgogliosi del nostro sistema produttivo e del nostro tessuto industriale. La Zona economica speciale e la Via della seta ci danno l’opportunità di abbinare alla nostra inclinazione manifatturiera quella al terziario. Uno dei limiti dell’Italia, dal punto di vista strutturale, è l’assenza di retrobanchina. Il nostro territorio, invece, presenta ettari di retroporto disponibili. Non siamo favorevoli al consumo di suolo, ma chiediamo di poter riqualificare le aree industriali di Venezia e Rovigo”. Marinese ha sottolineato poi: “Osservo una grande unità del territorio. Il progetto della Zes riguarda tutte le categorie economiche, i sindacati che hanno aderito alla nostra iniziativa, i sindaci che hanno sottoscritto il protocollo, anche quelli dei Comuni nei quali non insiste la Zona Economica speciale ma che sono interessati dall’indotto. Rappresentiamo un esempio italia-
no: non c’è mai stata un’unità tanto forte e sistematica. Quando otterremo la Zes, vinceremo grazie al contributo che ognuno di noi sta dando”. E ancora: “Sono stati presentati numerosi emendamenti. Ci aspettiamo che il governo dia seguito al percorso svolto finora. Le risorse ci sono, e si trovano nel fondo di coesione, come peraltro è avvenuto nella legge di Stabilità di quest’anno. Fare la Zes significa fare il bene di un intero territorio”. L’Orsa ha anche chiesto un incontro pubblico con il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, titolare del dossier Zes e ha rivolto un appello al governo per l’istituzione della zona economica. E’ intervenuto anche Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia che ha ribadito “sono convinto da tempo della positività di una strategia di sviluppo economico dei territori che sia sostenuta da strumenti di flessibilità ed autonomia gestionale. La Zona economica speciale si colloca in quest’ottica. Già nella precedente legislatura mi ero impegnato in questa direzione avviando iniziative finalizzate a realizzarla. Si tratta di completare il lavoro, personalmente mi adopererò perché ciò avvenga”. E ancora: “Dobbiamo fare scelte rapide e coraggiose: dalla rapida definizione del “Magistrato alle Acque”, al completamento del Mose, al rilancio di attività industriali, all’ampliamento della logistica e delle infrastrutture. La Zes, in questo contesto è la porta che consente di aprirci meglio al mondo”.
Vincenzo marinese Al summit anche il sindaco di Polesella Leonardo Raito“E’ stato chiesto un incontro con il ministro del Sud, ma la vera dead line è quella della legge Finanziaria, che deve comprendere la Zes. Abbiamo capito che le risorse ci sono, serve la volontà politica di portare avanti questa opportunità per il territorio. Il territorio polesano e quello veneziano sono coesi e adesso ci aspettiamo gli
impegni del governo”. All’incontro di Mestre ha partecipato anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, inoltre il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, Pino Musolino, l’assessore regionale Cristiano Corazzari, il sindaco di Arquà Polesine, Chiara Turolla, il segretario confederale Orsa, Ezio Ordigoni, e il segretario Orsa Ferrovie Venezia,
Valentina Invaso. Illustrati anche i due progetti ferroviari per lo sviluppo della portualità. Della Zona economica speciale come volano per il Veneto e moltiplicatore dell’economia hanno parlato Corazzari e Musolino, sottolineando le positive ricadute sul territorio con l’istituzione della Zes, dalla crescita degli investimenti al conseguente aumento dei posti di lavoro. Il presidente dell’Adsp Pino Musolino ha sottolineato: “Bene la convergenza delle categorie economiche nella battaglia per ottenere la Zes nell’area di Venezia e Rovigo, del resto lo sancisce anche il recente World investment report redatto dall’Unctad - la conferenza sul commercio e lo sviluppo dell’Onu - dove si legge che la competizione globale si gioca sempre più tra snodi logistico-produttivi dotati di zone economiche speciali. Dobbiamo continuare a batterci affinché venga riconosciuta l’importanza di questo tessuto produttivo”. E ancora: “La Zes sarebbe uno strumento estremamente utile ai nostri imprenditori per competere meglio sui mercati internazionali. Si ponga però attenzione alla gestione organizzativa di questo prezioso strumento, che richiede una formula snella e connessa con il sistema produttivo e logistico regionale per sviluppare appieno le proprie potenzialità. Creiamo assieme le condizioni per generare nuovo valore e occupazione a favore del nostro territorio e dell’intero Paese”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
AUTONOMIA REGIONALE Ieri nuovo incontro col ministro Boccia
Zaia. “Non aspetteremo il 2023” Il presidente del Veneto Luca Zaia torna a puntare i piedi sull’autonomia regionale. E intanto ieri il ministro Boccia ha incontrato i governatori di Regione alla Conferenza delle regioni. Un incontro che per i governatori di Veneto e Lombardia non è andato bene. Luca Zaia ha detto chiaramente: “Spero che qualcosa sull’autonomia si sblocchi, non aspetteremo il 2023”. Il presiddente veneto ha anche precisato: “Boccia ha trovato un sacco di lavoro ben fatto. E’ giusto poter offrire la stessa qualità di servizi nella sanità a tutti i cittadini, ma se guardo ad alcune comunità del Sud che esportano malati con la valigia in mano, vedo che non hanno avuto meno soldi di noi. Se i tempi saranno rispettati, se si va veloce, bene, e se si fa autonomia vera noi siamo qui per firmare, se poi diventa una presa in giro e andiamo a finire alle calende greche vuol dire che andremo in un'altra direzione. Abbiamo un progetto serio, i livelli essenziali delle prestazioni sono una cosa seria, ma altrettanto serio è dire che in italia nella pubblica amministrazione si sprecano 200 miliardi ogni anno. E do come dimensione che l’evasione
A destra il governatore del Veneto Luca Zaia a lato il ministro Francesco Boccia
fiscale è di 110 miliardi”. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana, al termine dell’incontro ha detto che “questo impianto non mi convince, perché non è logico: vengono prospettati due argomenti che hanno la loro dignità ma che necessariamente non devono essere l’uno condizionato dall’altro, perché l’articolo 3 della Costituzione c'è da 72 anni e nessuno ha mai pensato di applicarlo; mentre i Lep, i Lea e i costi standard ci sono da 10 anni e forse potevano essere applicati, ma non c'entrano niente con la richiesta di autonomia”. “E’ il ministro a dettare le regole del
gioco e noi dobbiamo subirle, ora si tratta di capire se la sua proposta è una cosa seria - afferma Fontana Ma se ci dice che i Lep, i Lea e i costi standard saranno pronti alla fine della legislatura, allora è chiaro che sarà una presa in giro”. In ogni caso, per Fontana, “rispetto all’incontro dell’altro giorno con il ministro Boccia, direi che non è cambiato nulla. Abbiamo ribadito le rispettive posizioni e ho dichiarato la mia disponibilità ad aspettare che ci comunichi che verranno approvati i Lea, i Lep e i costi standard, per capire se si tratta di un tempo dovuto, che sani le indadempienze dei gover-
ni degli ultimi 7 anni di centrosinistra che non hanno mai mosso un dito in questa direzione, o se invece si nasconda un tentativo di bloccare tutto”. Il governatore Zaia in precedenza aveva detto che “mi rifiuto di parlare delle singole competenze, quando il governo non ha ancora messo nero su bianco la sua idea di autonomia: è come essere in un ristorante e ti viene chiesto a quale piatto sei pronto a rinunciare, prima di farti vedere il menù”. Il governatore veneto lo ha detto al termine della riunione dei governatori di centrodestra che ha preceduto la Conferenza delle Regio-
ni, che ha incontrato per la prima volta il nuovo ministro degli affari regionali Francesco Boccia. “Dal governo Gentiloni - ha continuato - non abbiamo avuto una proposta di intesa, così come è successo con il Conte 1 e con il Conte 2”. ha poi definito la pre-riunione “positiva: abbiamo parlato di molti argomenti, come la scuola; centrale è stato il tema della sanità, vale a dire la mancanza dei 56.000 medici in Italia e la necessità assoluta di prendere le prime misure straordinarie per trovarli. La nostra necessità è dare i servizi ai cittadini”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronaca 13
L'ARENA Venerdì 27 Settembre 2019
Trafficoeambiente Le scelteper affrontare le sfidedelfuturo DIVIETIERESTRIZIONI. Ledecisionidovranno essere prese abreve
Unpianoantismog ancheneiComuni Quindiciamministrazionidellanostraprovincia dovranno adeguarsi alle misure decise da Sboarina Nell’ottobre2020scatteràlo stopperidieselEuro4
REGIONE. LaGiuntaveneta haapprovato il pianodeitrasporti. «L’altavelocità èuna priorità»
LaTavenuovitreni regionali, poilavariantealla statale 12 Traleopere inserite nelprogrammaancheilcasello diCastelnuovo Enrico Giardini
Tav ferroviaria da Brescia a Verona e quindi a Vicenza e Padova, ma anche sulla linea del Brennero, quindi sull’asse nord-sud. Nuovi treni regionali tra Verona e Venezia. Variante alla strada statale 12, per evitare l’attraversamento dell’abitato di Ca’ di David. Casello di Castelnuovo del Garda sulla A4, potenziamento della A22 Autobrennero tra Verona e Modena, quindi completamento della strada Grezzanella, a Villafranca, dalla rotatoria di via Sant’Eurosia fino a sud della città. Sono alcune opere, già finanziate o in attesa di finanziamenti, inserite con nuovo Piano regionale dei trasporti, per l’arco temporale 2020-2030. Licenziato dalla Giunta regionale, andrà al voto in Consiglio. Come ha spiegato il presidente della Regione Luca Zaia (L’Arena di ieri), il piano prevede investimenti per 20,8 miliardi, di cui 12,8 già a disposizione della Regione, per opere, mentre i sei per la Tav devono arrivare, insieme ad altre risorse. E ora l’assessore regionale alle infrastrutture, ai trasporti e ai lavori pubblici, la veronese di Isola Rizza Elisa De Berti - della
ElisaDeBerticonLuca Zanotto
Lega, come Zaia - cita i principali progetti per la città e la provincia scaligera. «Il piano trasporti, da 20,8 miliardi, comprende la programmazione dell’Anas, quindi delle strade, di Rete ferroviaria italiana, il piano economico-finanziario dell’Autostrada A4 Brescia-Padova e anche investimenti interni alla Regione», spiega la De Berti. «La priorità è la Tav ferroviaria, sia est-ovest che nord-sud, fondamentale per il trasporto merci, ma poi a novembre sono in arrivo i nuovi treni da Verona a Venezia, regionali, per cui ci sono già gli stanziamenti». Ma c’è altro grande progetto dei trasporti che riguarda la nostra provincia ed
è la metropolitana di superficie nel quadrilatero tra Domegliara, in Valpolicella, San Bonifacio, Isola della Scala e Peschiera del Garda. Un mezzo che servirà in modo particolare per potenziare il trasporto pubblico locale. «Ci saranno nuove stazioni ogni tre chilometri, con pensiline e banchine». La De Berti cita poi opere già finanziate come il casello autostradale di Castelnuovo del Garda, sulla Brescia-Padova. C’è poi un investimento di Rfi per eliminare passaggi a livello in numerosi punti della provincia, come tra gli altri a Cerea, Villabartolomea, nella Bassa, o a Villafranca. «Verranno eliminati e sostituiti con raccordi»,
spiega l’assessore, che ricorda inoltre il progetto di potenziamento infrastrutturale del Quadrante Europa. Attraverso la creazione del nuovo “Quarto Modulo”, ossia cinque binari lunghi 750 metri, le merci arriveranno direttamente al terminal intermodale. Sarà completato entro il 2026 quando saranno attivati i nuovi binari e sarà entrata in funzione la galleria di Base del Brennero. Il “Modulo” costerà circa 59 milioni e consentirà di liberare interamente lo scalo merci ferroviario di Santa Lucia, vicino a Porta Nuova, dove il Comune vuole realizzare il Central Park. Oltre a progetti per piste ciclabili, nel piano regionale trasporti c’è, come “invariante”, cioè “opera da fare”, la variante alla statale 12, opera da 145 milioni che pagherà l’Anas. «È già nel programma Anas/ministero, che sarà aggiornato nel 2020 e dal progetto definitivo si passerà all’esecutivo». È “invariante” anche la Grezzanella. «È strada regionale ma è già avviato il processo per farla diventare statale, a carico dell’Anas, con 24 milioni, e c’è già il progetto esecutivo», dice la De Berti. «Ci siamo quasi: se il presidente del Consiglio Conte firma il decreto, passa all’Anas che farà la gara». •
I tempi sono brevissimi: entro il primo ottobre tutti i Comuni dovranno emanare un’ordinanza antismog. Anzi, dovrebbero, perché quella avanzata dalla Provincia in un tavolo tecnico che ha riunito ai Palazzi Scaligeri tutti i 98 sindaci veronesi è stata una indicazione, non un ordine. «Quello non siamo tenuti a darlo: possiamo solo suggerire alle amministrazioni di adottare divieti e restrizioni uniformi, al fine di non mettere in difficoltà quegli automobilisti che per andare da una parte all’altra della provincia devono fare i conti con una giungla di ordinanze e deroghe», spiega Sergio Falzi, consigliere provinciale con delega all’ambiente. Va tuttavia fatta una distinzione, tra i 15 Comuni dell’agglomerato urbano e quelli con più di trentamila abitanti (nel Veronese c’è solo Villafranca) che hanno l’obbligo di adottare misure più restrittive, e tutti gli altri Comuni, le cui decisioni sono affidate al buon senso. ORDINANZA RESTRITTIVA. Si-
gnifica che Bussolengo, Buttapietra, Castel d’Azzano, Fumane, Grezzana, Lavagno, Mezzane di Sotto, Negrar, Pescantina, San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, San Pietro in Cariano, Sommacampagna, Sona, Verona e appunto Villafranca dovranno adottare le stesse misure stabilite nei giorni scorsi dal sindaco di Verona Federico Sboarina: tra l’altro Palazzo Barbieri ricorda che dall’ottobre 2020 i divieti saranno estesi fino agli Euro 4 diesel e quindi fin è possibile prevedere una sostituzione dei veicoli. Sono previste delle novità rispetto allo scorso anno per le altre ordinanze: i divieti di circolazione riguardano anche quest'anno fino agli Euro 3 diesel, ed entreranno in vigore da martedì primo ottobre al 31 marzo
Obbligo di misure più restrittive Bussolengo* • Buttapietra* Castel d’Azzano* • Fumane* Grezzana* • Lavagno* Mezzane di Sotto* Negrar*
Pescantina* S. Giovanni Lupatoto* S. Martino Buon Albergo* • San Pietro in Cariano* Sommacampagna* • Sona* • Verona* • Villafranca** * Comuni dell’area urbana - ** Comune con più di trentamila abitanti
2020, con una interruzione tra il 15 dicembre e il 7 gennaio 2020. I giorni di limitazione saranno dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30, escluse le giornate festive infrasettimanali. I veicoli, privati o commerciali, fino agli Euro 3 dovranno restare sempre in garage, così come moto e ciclomotori con certificato di circolazione rilasciato prima dell'1 gennaio 2000. In caso di allerta “arancione”, quindi dopo quattro giorni consecutivi di superamento, il divieto scatterà anche per i veicoli privati Euro 4 mentre se l’allerta raggiunge il livello “rosso”, cioè i dieci giorni di superamento, a fermarsi dalle 8.30 alle 12.30 saranno anche i mezzi per il trasporto di merci Euro 4. Le deroghe sono tuttavia numerose, più di trenta, e riguardano ad esempio i mezzi che lavorano nei cantieri e gli Euro 3 a servizio di bar e attività artigianali. L’ORDINANZA«SOFT». La Pro-
vincia ha pubblicato sul suo sito internet l’ordinanza del Comune di Verona, per facilitare il lavoro delle amministrazioni interessate. E poi ne ha pubblicata un’altra, “extra agglomerato” o “più soft”, come la definisce Falzi, “per
Ilvademecum
IconsiglidellaProvincia per ridurre l’inquinamento LaProvincia hamessoa disposizionedelle amministrazionicomunali «extraagglomerato» anche unapropostaper le misureda adottarenegli ambiential chiusoein campagna.In particolare,il documento suggeriscedimantenere una temperaturamassima di19 gradinelleabitazioni enei negozi,dinon installare generatoridi calorealimentati abiomassacon una classedi prestazioneemissiva inferiore allaclasse«3 stelle» vietando
SergioFalzi l’utilizzodiquelli diclasseinferiore alle«2 stelle».Consiglia aisindaci distabilire l’obbligodiutilizzare generatoridi caloreapelletdi
quei sindaci che, pur tra mille ostacoli e polemiche da parte dei cittadini e facendo i conti con un trasporto pubblico il più delle volte obsoleto e meno efficiente di quello cittadino, decidono di mettere in pratica un atteggiamento virtuoso e responsabile. In questa proposta che facciamo ai Comuni ci sono misure meno restrittive”. Nel dettaglio, i divieti di circolazione riguardano le auto alimentate a benzina «No Kat»(Euro 0) ed Euro 1, quelle commerciali e non alimentati a gasolio fino agli Euro 2 e i ciclomotori a due tempi immatricolati prima del gennaio 2000 o non omologati. «Tuttavia», aggiunge Falzi, «i veronesi si ricordino che dal prossimo anno, dall’ottobre 2020, i divieti saranno estesi fino ai veicoli Euro 4 diesel». Un tema questo che ha sollevato qualche polemica tra i sindaci, nell’incontro organizzato in Provincia. «Sono state fatte anche delle proposte», spiega Falzi, «come ad esempio incentivi e agevolazioni per chi dovrà cambiare veicolo. Porterò queste richieste al prossimo Cis, il Comitato di Indirizzo e Sorveglianza coordinato dalla Regione Veneto». • F.L. potenza termicanominale inferioreai 35 kilowatt.Per quantoriguardale attività all’aperto,lapropostadiordinanza parladi«adottarepratiche finalizzateallariduzionedelle emissioniprodottedalleattività agricole,qualila copertura delle strutturedistoccaggio diliquami, l’applicazionedicorrettemodalità dispandimentodeiliquami e l’interramentodelle superficidi suolooggetto dell’applicazionedi fertilizzanti»,vietandoinoltre la combustioneall’aperto di materialevegetale.Inoltre, incaso diallerta“arancione” nonpossono essereutilizzatii generatori di caloredomesticialimentati a biomassalegnosa a«3 stelle»,ea «4stelle» se l’allertadiventa «rossa».Tra le varie misureincaso diallarme,anchel’obbligo daparte dell’amministrazionedilavare le strade. F.L.
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VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO
PRIMO PIANO
Allarme ambiente
Sciopero per il clima, città off-limits «La Regione dichiari l’emergenza» Attese in corteo almeno 10 mila persone da tutta la provincia. Gli organizzatori: «Stavolta non ci saranno solo studenti»
Cristiano Cadoni
IL PERCORSO DELLA MARCIA PER IL CLIMA
PADOVA. Le immagini della fo-
resta amazzonica in fiamme e dei ghiacciai che si sciolgono sono i simboli dell’emergenza ecologica e climatica del pianeta. Ma possiamo anche fare a meno delle foto satellitari, basta affacciarsi alla finestra. Il Veneto della cementificazione record, delle polveri sottili, delle grandi navi, dell’acqua contaminata da Pfas - solo per fare qualche esempio - è intento a curare il suo giardino mentre la casa brucia. Ed è questa l’immagine che il movimento Fridays for Future porta nelle strade oggi, con un corteo imponente e forse ancora più lungo di quello che a marzo aveva invaso la città con 15 mila persone. CON OGNI MEZZO
Gli “scioperanti” per il clima arriveranno in città con ogni mezzo. Un treno da Monselice viaggerà pieno, un gruppo si muoverà da Abano in bicicletta, dall’Alta e dalla Bassa arriveranno pullman carichi di studenti. «Ma stavolta molto più che in occasione delle altre due marce - ci aspettiamo anche tanti adulti: professori, lavoratori, operai, genitori», dice Enrico Zulian, una delle anime del movimento. L’appuntamento è per le 9.30 in stazione. Chi arriva prima potrà ritirare una tuta bianca al meeting point. Per gli altri il “dress code” prevede indumenti di colore verde. L’invito, per tutti, è di portare strumenti musicali e cartelloni. Deve essere, e sarà anche stavolta, un corteo chiassoso e colorato. LA CITTÀ BLOCCATA
La marcia partirà dalla stazione prima delle 10, si allungherà verso viale Codalun-
Stazione ferroviaria Viale Codalunga Piazzale Mazzini Via Giotto
Corso Milano
Via Matteotti Largo Europa
A Padova ci sono già stati due cortei per il clima, a marzo e a maggio
ga, per poi scendere verso piazza Garibaldi, imboccare corso Milano, scendere ancora in via Volturno e via Milazzo e poi concludersi - come sempre - in Prato della Valle, dove un microfono sarà a disposizione di tutti i singoli partecipanti (non esponenti di associazioni o partiti o sindacati) per esprimere un pen-
Da Monselice previsto un treno di studenti Da Abano un gruppo arriverà in bicicletta siero sulla giornata. L’APPELLO ALLA REGIONE
Ieri la rete dei Fridays for Future ha chiesto formalmente alla Regione di dichiarare l’emergenza ecologica e climatica nel Veneto. L’ha fatto con un documento che contiene nove punti critici che testimoniano la gravità della situazione: il consumo di suolo è elevatissimo, l’aria è inquinata, l’acqua è ancora pri-
vata (e c’è il caso Pfas), l’agricoltura intensiva devasta il territorio, il trasporto è inadeguato, la laguna di Venezia è sfruttata e devastata, i beni comuni sono ancora pochi, l’energia è ancora largamente dipendente da combustibili fossili e l’economia circolare stenta a decollare.
Via Volturno Via Verdi Via Milazzo
PADOVA
Tre ragazze del movimento di Padova ieri hanno preso la parola durante il convegno sul verde che ha inaugurato la fiera Flormart. «Non saremo gentili ma diremo la verità», hanno premesso. «Siamo nel mezzo della sesta estinzione di massa, il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no». Quindi hanno parlato di foreste distrutte, dei danni dell’agricoltura e dei tanti problemi del Veneto e delle conseguenze dell’emergenza che tocchiamo con mano, dall’inquinamento all’aumento delle temperature. «Investire sul verde è necessario ma non basta. Bisogna fare di più e noi vi terremo d’occhio». —
Corso Emanuele Filiberto
Via Cernaia
Via Paoli Via Cavalletto Prato della Valle
Assenza da scuola giustificata il fronte dei presidi è diviso mento climatico nel mondo. Bene ha fatto il Miur a invitare i presidi a considerare giustificata l’assenza degli studenti che andranno alla manifestazione». Non tutti i presidi, però, la pensano come la Di Riso, che è anche una nota rappresentante della Cgil. «Ogni scuola ha un regolamento specifico», sottolinea Nadia Vidale, dirigente del Severi. «L’autonomia è sovrana. Non a caso il capo-dipartimento del Miur,
Piazza Garibaldi
L’APPELLO A FLORMART
l’invito del ministero
PADOVA. C’è il corteo organizzato dal movimento Friday for Future. Ma c’è anche una giornata di sciopero, procalamata da Flc-Cgil, Cobas, Unicobas, Sisa, Las ed Usb, che invitano sia i docenti che il personale Ata a partecipare al corteo per il clima. «Io ci andrò», annuncia Maria Teresa Di Riso, docente e vice-preside del Ruzza. «Questa è un fase epocale. I ragazzi sono molto più attenti degli adulti ai temi del cambia-
Corso Garibaldi
Carmela Palumbo parla di auspicio e non di ordine o di disposizione. Chi si assente reca un danno al servizio pubblico e uno spreco di risorse pubbliche. Gli studenti devono restare dentro la scuola. È nelle classi che vanno fatti gli studi e le ricerche sui cambiamenti climatici e sul futuro del pianeta». La pensa in altro modo la preside del liceo scientifico Eugenio Curiel: «I ragazzi che andranno al corteo dovranno
A marzo in 15 mila hanno partecipato alla marcia per il clima
portare la giustificazione», dice Michela Bertazzo. «Spetterà poi al collegio dei docenti decidere se l’assenza debba essere giustificata o no». Ma chi potrà testimoniare che uno studente è andato effettivamente al corteo e non è rimasto a casa? Al Galilei di Selvazzano alcuni docenti hanno suggerito agli alunni di portare a scuola una foto che attesti la loro partecipazione alla manifestazione. Netta, infine, la posizione del provveditore: «A favore dell’assenza giustificata c’è una nota ministeriale», dice Roberto Natale. «Non vedo perché, anche a tutela dell’unità dell’amministrazione scolastica, tale circolare non debba essere rispettata da tutti i presidi». — Felice Paduano