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REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Mercoledì 25 Settembre 2019
VENEZIA L’obiettivo è quello di far muovere entro dieci anni un veneto su quattro solo e soltanto sui mezzi pubblici (oggi è uno su sei). E sempre entro il 2030 raggiungere tutti i target europei sia per quel che riguarda le emissioni di Co (-2 385.000 tonnellate/ann o ) e d i p o l ve r i s o t t i l i (-83.000 tonnellate/anno), sia per quel che riguarda incidenti e morti sulle strade (-12,7 %). Per farlo, la Regione mette sul piatto parecchi soldi: 20,9 miliardi. «Dei quali 12,9 miliardi ci sono già, sono nel nostro bilancio, nei piani di sviluppo di Anas e Ferrovie, in quelli delle concessionarie autostradali, del porto, degli aeroporti - spiega il governatore Luca Zaia -. Altri 6 miliardi sono quelli stanziati per la Tav. Ce ne restano altri 2 da trovare e li troveremo». La bussola è il nuovo Piano Regionale dei Trasporti, atteso da tempo (la versione precedente risale al 1990, è quella che immaginò la Sfmr, la metropolitana di superficie), adottato ieri dalla giunta e destinato ad approdare ora in consiglio regionale per la votazione finale. «Il sottotitolo è: “mobilità sostenibile per un Veneto connesso e competitivo” - spiega il coordinatore del Piano Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto presso l’Università Federico II di Napoli - perché questa regione deve coniugare la sostenibilità, la svolta green, con la sua competitività, la sua propensione all’export, i suoi continui interscambi con gli altri Paesi, in particolare del Centro Euro-
VE
«Biglietto unico, si parte nel 2020» Dieci anni per la rivoluzione verde Nuovo Piano da 20 miliardi. «Entro il 2030 1 veneto su 4 si muoverà solo sui mezzi pubblici»
❞
Zaia Dei 20,9 miliardi, 12,9 ci sono già e altri 6 sono per la Tav Cascetta Va bene la sostenibilità ma il Veneto non deve perdere competitività
pa. E poi c’è il turismo, con i suoi record di presenze. Fattori positivi che hanno però portato alla saturazione della rete con conseguenze sulla vivibilità e la qualità della vita dei cittadini». C’è un gap infrastrutturale dal colmare, prosegue Cascetta, completando la Pedemontana, implementando la logistica del porto di Venezia, migliorando le connessioni tra gli interporti di Verona e di Padova con il nuovo tunnel di base del Brennero, realizzando l’Alta Velocità, ma non solo. «Agli interventi “macro” se ne aggiungono molti altri più piccoli ma utilissimi comunque a raggiungere le finalità del piano, dalle ciclovie alla manutenzione delle strade ex Anas che oggi versano in pessime condizioni. Senza scordare una poderosa “cura del ferro” sulle linee regionali, gli incentivi per la rottamazione dei mezzi inquinanti, i contributi per favorire la diffusione del Gpl e delle colonnine di ricarica elettrica». Il Veneto, inoltre, vorrebbe essere la prima Regione in Italia ad investire sulle smart road, le strade intelligenti in grado di dialogare con i veicoli di ultima generazione e in futuro con quelli a guida autonoma. Il primo esempio sarà l’Alemagna, in via di rifaci-
Le risorse del piano Ambiti di intervento
Risorse già disponibili Costi complessivi
Fonti attivabili (milioni di euro)
Opere ferroviarie Alta Velocità
4.931,96
Sviluppo della rete stradale ed autostradale
6.076,86
Investimenti sui porti e interporti
158,40
413,40
Connessione e sviluppo aeroporti
474,18
564,41
Sviluppo della rete ferroviaria regionale
546,00
933,00
Rinnovo del parco rotabile
659,00
659,00
Piano di eliminazione dei passaggi a livello
11.851,80 6.396,86
147,00 147,00
Studi per la pianificazione e lo sviluppo della rete
0,29 0,29
20.965,76
TOTALI 12.993,69 mento per i Mondiali di sci del 2021. «Il Veneto sarà anche la prima Regione ad avere delle linee guida per l’inserimento delle infrastrutture nel contesto paesaggistico e culturale - prosegue Cascetta - perché strade e ferrovie, in
L’Ego - Hub
un territorio costellato di siti Unesco, devono essere utili ma anche belle». L’assessore ai Trasporti Elisa De Berti racconta di aver voluto un piano «flessibile, dinamico», capace di adattarsi alle rapide mutazioni
del settore anche attraverso un continuo monitoraggio dei suoi effetti: «Il vecchio piano era statico, pensiamo solo alla vicenda della Sfmr, e questo si è rivelato un errore». Tra i prossimi interventi, oltre al raddoppio della bretella dell’interporto di Padova, la razionalizzazione dei doppioni bus-treno tra Verona e Legnago e l’eliminazione dei 22 passaggi a livello dislocati tra Vicenza e Schio con l’avvio del servizio ferroviario «30 chilometri, in 30 minuti, ogni 30 minuti», c’è il biglietto unico, probabilmente la novità più attesa dagli utenti: «Per arrivarci dobbiamo realizzare l’integrazione tariffaria perché oggi abbiamo costi al chilometro diversi non solo tra bus e treni ma tra le stesse aziende di trasporto spiega De Berti -. Ci siamo incontrati l’ultima volta venerdì: il 2020 sarà l’anno del primo passo, ci siamo dati come obiettivo quello di realizzare il biglietto unico per lo meno all’interno dei bacini provinciali. Se la sperimentazione avrà successo, il passo successivo sarà la sperimentazione su scala regionale». Il Piano è consultabile sul sito prtveneto2030.it Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scuola
Il concorso
di Silvia Moranduzzo
In attesa I candidati al concorso per infermieri ieri mattina a Padova PADOVA Sembra di tornare indietro di qualche decennio, quando i giovani freschi di diploma o di laurea miravano ad entrare nel pubblico. È lo stesso per gli oltre seimila aspiranti infermieri che ieri hanno partecipato al concorso di Azienda Zero per 70 posti in tutto il Veneto alla Kioene Arena di Padova. «Lavoro in una casa di riposo di Padova – spiega Marta Borgato, padovana di 24 anni –. Per me è il quarto concorso ormai. Mi sono laureata nel 2017 e aspettando un posto in ospedale ho deciso di buttarmi nel privato ma ci sono grosse difficoltà. Manca personale, siamo pagati molto meno e i turni sono massacranti. Capita spesso di dover saltare il riposo mentre nel pubblico sei più tutelato». Esattamente il contrario di ciò che capita con i medici, attirati dai migliori stipendi e dagli orari più vivibili del privato. Tantissimi giovani sotto i 30 anni, alcuni con le valigie, altri con un quaderno di appunti tra le mani. I candidati sono stati divisi in due giorni, oggi si terrà la seconda sessione d’esame. Suddivisi ulteriormente tra mattina e po-
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Seimilainfermieri per70assunzioni «Postopubblico megliodelprivato» meriggio, hanno dovuto affrontare due prove e avevano a disposizione tre ore di tempo. La prima prova consisteva in un questionario a scelta multipla sulla professione, la seconda esponeva cinque casi clinici e per ognuno di questi bisognava rispondere a delle domande con risposta multipla. Un percorso agevolato è stato pensato per le mamme e per le donne incinta. Sia la mattina sia il pomeriggio i papà hanno potuto restare con i bambini nell’area apposita così da aspettare la mamma per la poppata non appena avesse finito il test. «Per me è il secondo concor-
so, ho vinto il primo qualche tempo fa per lavorare all’ospedale di Verona ma vorrei avvicinarmi a casa – dice Silvia Andreoli, 31enne di Villafranca, incinta –. Vorrei lavorare in sala operatoria, credo che gli orari e i ritmi siano più gestibili con una famiglia». I candidati che non saranno tra i fortunati 70 entreranno in una graduatoria che resterà attiva tre anni e dalla quale si potrà attingere nel prossimo futuro. In palio ci sono 20 posti nell’Usl 3 Serenissima, 5 per l’Usl 4 Veneto Orientale, 10 per l’Usl 9 Scaligera, 17 per l’Azienda ospedaliera di Padova e altri 18 per l’Istituto
Oncologico Veneto. A controllare lo svolgimento della prova e distribuire i test c’erano 60 persone, ma non si sono verificati problemi: nessuno ha tentato di copiare o ha utilizzato il cellulare durante la prova. Se i ragazzi veneti tentano il concorso per restare vicino casa, c’erano anche molte persone dal Sud Italia. «Al Nord fanno più concorsi, da noi sono troppo pochi e con pochissimi posti disponibili – racconta Giovanni Apicella, 25 anni di Salerno –. Ne ho fatto un altro a Roma, l’importante è entrare da qualche parte. Nel frattempo sto lavorando come geometra, giusto per non restare con le mani in mano. Sono venuto in treno e ho dormito in albergo, non ce l’avrei fatta a fare il viaggio di notte». C’è anche chi dal Sud è arrivato l’anno scorso per lavorare in una struttura privata, come Mario Cipriano, siciliano di 25 anni: «Ora sono in una casa di riposo ma vorrei passare al pubblico, ci sono troppi problemi di organizzazione, manca il personale e gli stipendi sono più bassi di almeno 300 euro. Ho già fatto un concorso a Novara e un altro in Friuli». È al quinto concorso Rebecca Apollonio, 25enne di Isernia: «Ho un contratto a tempo indeterminato presso una struttura privata di Abano, nel padovano. Ci tengo ad entrare nel pubblico perché mi dà più sicurezza e vorrei lavorare nell’Azienda ospedaliera di Padova. Chissà, magari un giorno riuscirò a tornare a casa in Molise». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo «sciopero» per l’ambiente Donazzan: «Piuttosto i ragazzi vadano a pulire le strade» VENEZIA «Se i ragazzi andassero a pulire le strade, anziché manifestare e interrompere in città la vita di persone che lavorano, la loro protesta avrebbe molto più senso e risalto». Non ha dubbi l’assessore veneto alla Formazione, Elena Donazzan, in vista del terzo «Global Strike for Future» che venerdì, anche in Veneto, porterà in piazza migliaia di studenti. Lo faranno con la «benedizione» del ministero, che ha emanato una circolare in cui autorizza le giustificazioni degli assenti per manifestare: il ministro Lorenzo Fioramonti (Movimento 5 Stelle) l’ha diramata invitando inoltre le scuole a non calcolare l’assenza di venerdì nel monte ore massimo di assenze. Donazzan è estremamente critica sulla circolare ministeriale: «Sono contraria – mette in chiaro –, uno sciopero resta uno sciopero e una manifestazione pure, chi vuole farle sa che deve pagare dazio. Quindi, il lavoratore sa di rinunciare a parte del proprio stipendio e gli studenti sanno che è un giorno di assenza non giustificata. Trovo contraddittorio che il ministro chieda di sovvertire regole di base della scuola: cioè che partecipare a una manifestazione sia regolare,
anche se vengono perse delle ore di lezione». L’assessore precisa comunque di non essere «scandalizzata per la manifestazione in sé, ne feci anch’io quando andavo a scuola. Ma ho nella memoria l’analoga manifestazione dell’anno scorso, che purtroppo per molti ragazzi ha significato soltanto non andare a scuola, senza nemmeno affrontare le rilevanti tematiche di cui si parlava. Per un evento come questo avrei voluto vedere azioni di sensibilizzazione con modelli comportamentali diversi. Pulizia delle strade, lavori utili in chiave ambientale: è un modello di educazione civica che avrei certamente sposato». Venerdì, comunque, le lezioni saranno garantite. «Fermo restando che lo stesso giorno scioperano anche alcune sigle sindacali, le scuole garantiranno il servizio ai ragazzi che decidessero non partecipare – conferma Armando Tivelli, segretario regionale dell’associazione dei dirigenti scolastici Anp – i non presenti dovranno portare la giustificazione il giorno dopo. Per il ministero è una cosa buona e le circolari si rispettano, l’unica osservazione che ci sentiamo di fare è di chiedere la consapevolezza delle famiglie». (a.al.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Veneto Mercoledì 25 Settembre 2019
TV
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0436883111 0437214111 800757678 800757677
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Crisi Wanbao, un mese per decidere «O nuovi investimenti o cediamo» sti giorni si è dato un gran daffare a livello diplomatico con le autorità della Repubblica Popolare. E i cinesi alla forma ci tengono. Ma il problema è la sostanza. La delegazione cinese, a detta dei sindacati, avrebbe fatto presente di averle cercate tutte per metterci una pezza, dalla riduzione dei costi operativi all’aumento della produzione. Ma niente, entrate e uscite non si somigliano. Così, avanti non si può andare. E i sindacati, che lamentano
con Mauro Zuglian della Fim Cisl di Belluno Treviso il fatto che in questi anni «non c’è stato alcun impegno concreto dell’azienda nello sviluppo dei compressori, alcun inserimento di nuove linee produttive», o con Stefano Bona di Fiom Cgil la circostanza che «siamo alla fine di qualcosa, in vista della fallimento», loro stessi non sanno esattamente che pesci pigliare. Che cosa si fa, esattamente, in un mese? Cosa si può fare? Che accadrà il
In bilico Lo stabilimento di compressori per frigoriferi di Mel, rilevato dai cinesi di Wanbao
Incendio a Casa Doglioni poliziotto salva un clochard
L’export bellunese cresciuto del 6,4% «Merito soprattutto dell’occhialeria, aumentano gli affari con America e Cina» per l’economia italiana, che prosegue nella fase di stagnazione a causa delle turbolenze geopolitiche, va in controtendenza l’export bellunese, che cresce del 6,4% nel primo semestre del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una performance di tutto rispetto e che vale 130 milioni di euro in più, arrivando a quota 2 miliardi e 163 milioni. A fare da contraltare il risultato negativo delle importazioni, che diminuiscono del 4%, sempre rispetto ai pri-
La vicenda ● L’azienda di Mel perde 10 milioni di euro all’anno, e la proprietà, la multinazionale Wanbao, ha avuto ieri un incontro con le parti sociali al ministero dello Sviluppo economico. L’amministrato re delegato dello stabilimento Haijiang Lu, accompagnato da un team di legali, ha preso tempo: un mese esatto per «valutare la possibilità di nuovi investimenti o decidere la cessione a un altro soggetto»
BELLUNO Il coraggio di un poliziotto salva la vita a un senzatetto. La scorsa notte gli agenti delle Volanti sono intervenuti in via Cesa per un incendio scoppiato nell’edificio abbandonato «Casa Doglioni», utilizzato come riparo per la notte da alcuni clochard. Ad avvertire gli agenti, intorno alle 3 , un senzatetto, che ha chiesto aiuto al corpo di guardia della questura spiegando di essere riuscito a fuggire alle fiamme e che all’interno dello stabile c’era ancora un suo amico. In attesa dell’arrivo dei Vigili del fuoco due poliziotti giunti sul posto e resisi conto della gravità della situazione non hanno perso tempo: uno dei due entrato e ha tratto in salvo F.A, 64 anni. L’uomo è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Belluno da dove è stato dimesso dopo le cure del caso. Denuncia per incendio colposo, invece, per uno dei due senzatetto». M.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Report della Camera di Commercio
BELLUNO In un quadro negativo
24 ottobre alle 15, quando le parti si incontreranno nuovamente al Mise? «Noi — afferma il segretario della Uilm Uil di Belluno, Michele Ferraro — l’apertura non l’avremmo concessa. È stato il ministero. Ma noi siamo perplessi: dov’è finito il centro globale di ricerca promesso da Wanbao in un documento dell’agosto 2014? Non se ne è fatto niente. Quindi non sappiamo se dietro la mossa dell’apertura cinese non ci sia piuttosto una tattica meramente dilatoria». Peraltro, molti a Mel sono convinti che, nel caso in cui i cinesi volessero abbandonare lo stabilimento alla propria sorte, sarebbe meglio saperlo subito. Vendere uno stabilimento non è come vendere casa: le aste internazionali sono cose per specialisti. C’è una prassi precisa da seguire. Passa un anno, dall’inizio delle operazioni. E quando le cose si mettono male, con un’azienda, il tempo è prezioso. Lo sanno i 285 dipendenti dello stabilimento, che questo film lo hanno visto cinque anni fa. Per loro, un mese di attesa sarà lunghissimo. Marco de’ Francesco
0437948416
L’incendio
La proprietà cinese ha chiesto tempo al ministero. I sindacati: «Vicini al fallimento» BORGO VALBELLUNA È ufficiale. La crisi è conclamata. L’azienda di Mel perde 10 milioni di euro all’anno e la proprietà, la multinazionale Wanbao di di Guangzhou, vuole staccare la spina agli investimenti. Senza i quali, come è facile intendere, lo stabilimento di compressori per frigoriferi di Mel non può sopravvivere. Doveva essere, Mel, l’avamposto europeo per l’avanzata del gruppo orientale e al contempo un centro globale di ricerca. Non è andata così: è andata male. Ma c’è una luce all’orizzonte, seppure molto flebile. Ieri, infatti, si è tenuto un tavolo di confronto fra le parti sociali al Mise, il ministero dello Sviluppo economico. I funzionari hanno chiesto se ci fosse una chance per una soluzione diversa. La proprietà cinese, rappresentata dall’amministratore delegato dello stabilimento Haijiang Lu e accompagnata da un team di legali, ha preso tempo: un mese esatto, per «valutare la possibilità di nuovi investimenti o decidere la cessione a un altro soggetto». C’è anche da dire che all’incontro era presente il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che in que-
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mi sei mesi del 2018. I dati sull’andamento dell’economia provinciale, elaborati dall’ufficio studi e statistica della Camera di commercio di Treviso- Belluno sono stati illustrati ieri dal presidente dell’ente, Mario Pozza e dal direttore dell’osservatorio Federico Callegari. E’ l’occhialeria, che pesa per oltre il 72% dell’export provinciale, il motore di questa crescita. Il settore cresce dell’8,4 per cento, sia nei mercati dell’Unione Europea (+6,9%) che nei mercati extra Ue (9,5%). Questi ultimi assor-
● Mobilità «Pochi bus per le scuole alunni costretti in piedi» Protesta dei genitori BELLUNO Se le cattedre, in mancanza di professori e supplenti, restano vuote, si registra invece il tutto esaurito sugli autobus che trasportano gli studenti bellunesi nelle scuole della provincia. Una situazione di disagio non nuova e che si ripropone con l’inizio di ogni anno scolastico. Nei giorni scorsi la questione è stata sollevata dal deputato e sindaco di Calalzo Luca De Carlo, che ha scritto a DolomitiBus per verificare la situazione: «Nei primi giorni di scuola — spiega De Carlo — ho raccolto oltre 30 segnalazioni da parte di genitori di alunni costretti a viaggiare in pied». L’onorevole di Fratelli d’Italia ha lanciato un appello sulla sua pagina Facebook, alla
bono oltre il 57% dell’export del settore e offrono i contributi positivi più rilevanti alla crescita delle vendite nel semestre: le esportazioni verso gli Stati Uniti aumentano del +15,6% e quelle verso Cina e Hong Kong del +7,6%. All’interno dell’Unione aumentano le vendite verso la Germania (+15,7%) , la Spagna (+6,6%) e la Svezia (+147,6%). Tra i primi dieci Paesi europei l’unica flessione è nel Regno Unito (-4,4%). Ristagna invece l’industria metalmeccanica, che pesa per il 10% del-
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Pozza L’occhiale pesa per il 72% nel trend positivo del 2019
le esportazioni totali e che scende del 3,5% a causa della contrazione delle vendite verso i Paesi europei. Pur se con volumi totali molto più contenuti, da rilevare la forte crescita delle esportazioni dei prodotti in gomma e plastica, che segna + 31,9%. Ma a complicare la vita ai commercianti della provincia di Belluno a volte ci pensano le errate comunicazioni sull’orario di distacco della corrente elettrica in caso di interventi sulle linee. Ultimo episodio lunedì scorso a Rasai di Seren del Grappa, come racconta Alvaro De Cet, delegato Confcommercio: «L’interruzione di corrente, comunicata da Enel per le 11 di mattina, è inziata invece alle 9. I lavori vanno fatti, ma i tempi devono essere rispettati, altrimenti si crea danno a chi gestisce un’attività». Moreno Gioli
Gli autonomisti
Bard, lettera a Boccia «A breve l’incontro»
Mario Pozza Presidente ente camerale
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La vicenda quale hanno risposto in molti genitori, allargando il disagio a tutta la provincia. «La corriera delle 12.25 da Belluno per Calalzo è sempre stracolma — scrive Stefania De Martin — potrebbe essere dovuto al fatto che ci sono ancora gli orari provvisori. Ma ci dovrebbe essere maggior dialogo tra DolomitiBus e le scuole, per evitare situazioni che possono essere pericolose per i passeggeri». C’è chi ricorda che il problema non è nuovo, come Catia Redi, che scrive: «L’avevamo segnalato nel 2016». Rincara la dose Patrizia Zanella: «Il problema c’era già sei anni fa». «La cosa preoccupante — aggiunge Ornella Dal Mas — è la scarsa sicurezza per gli studenti che viaggiano in piedi». «Stiamo lavorando per risolvere i disagi — risponde il consigliere provinciale con delega ai trasporti, Gianluca Lorenzi — il tema era già da tempo sotto osservazione, considerate anche le segnalazioni pervenute l’anno scorso». Tra le iniziative avviate,
l’introduzione nelle ore di punta di bus a maggior capienza (uno di 18 metri e uno a due piani). «Ad oggi gli utenti trasportati rientrano nei limiti previsti dalle carte di circolazione — sottolinea Lorenzi — ma DolomitiBus sta cercando di riorganizzare e ottimizzare l’utilizzo del parco autobus. Al più presto possibile, quindi, la situazione potrà essere risolta». «Vista la mole di segnalazioni arriva — commenta De Carlo — resto a disposizione per analizzarle insieme e cercare una soluzione. Serve un compromesso tra le esigenze economiche, organizzative e normative di DolomitiBus e il diritto al trasporto dei ragazzi. Già dobbiamo affrontare l’abbandono delle periferie a favore dei centri urbani, con conseguente concentrazione di istituti superiori nel capoluogo: non possiamo costringere chi decide di restare a vivere in montagna a viaggi avventurosi per andare a studiare». M.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il deputato e sindaco di Calalzo Luca De Carlo ha scritto a DolomitiBus dopo aver raccolto 30 segnalazioni da parte di genitori di studenti costretti a viaggiare in piedi in autobus per raggiungere le scuole di tutta la provincia
BELLUNO Ritorno al 2015. Cambia il governo ma non cambiano le richieste del Bard, il movimento autonomista bellunese che vuole incontrare il neoministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, per illustrare le necessità del Bellunese. «Lo vedremo al più presto — annuncia il presidente del Bard, Andrea Bona — e chiederemo il rispetto del patto siglato nel 2015». Nei giorni scorsi il movimento autonomista ha scritto a Boccia, in vista del suo incontro a Venezia col governatore Luca Zaia, una lettera, per illustrare la situazione della provincia. «Abbiamo allegato il patto sottoscritto dal Pd, partito di Boccia, con il nostro movimento, nel 2015 — aggiunge Bona —. L’altro ieri ho ricevuto la telefonata di Francesco Rana, capo di gabinetto del ministro, e mi ha assicurato che al più presto saremo convocati. Ho rimarcato l’urgenza di una risposta per il territorio, evidenziando la forte presenza di minoranze linguistiche oggi senza alcuna tutela. Intanto andiamo verso i nostri obiettivi, l’autonomia e l’elettività della Provincia». (m.g.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
VENETO ECONOMIA
Il travaglio degli industriali
Dopo Zoppas, Vicenza e Verona in pole Turnazione ed equilibri veneti: toccherebbe a Padova che però si è unita con Treviso. Nella città scaligera Bauli non scalpita Roberta Paolini PADOVA. «Un fulmine a ciel se-
reno». La frase che più spesso è stata pronunciata nel day after l’addio di Matteo Zoppas al vertice della Confindustria regionale. Nemmeno il tempo di interrogarsi sulle motivazioni perché da preparare c’è una successione non prevista. Il mandato di Zoppas infatti terminava naturalmente all’inizio di febbraio 2021. Quindi va subito identificato il nome da mettere al posto del quasi ex numero uno degli industriali veneti (in sella resterà ancora per un bimestre al massimo, come prevede lo statuto, per la transizione verso il nuovo presidente). Zoppas privatamente
avrebbe confermato a tutti coloro glielo chiedevano «gli indifferibili impegni lavorativi». La partita per la successione, come sempre avviene sotto l’aquilotto, è un gioco fatto di pesi e contrappesi, incastri e diplomazie. Allora lo schema del dopo, se seguisse la turnazione, vedrebbe in sequenza Padova. La scansione degli ultimi anni è stata Rossi Luciani, Riello, Tomat, Zuccato e Zoppas, messo in territoriali significa Padova, Verona, Treviso, Vicenza e Venezia. Ergo sarebbe il turno del capoluogo patavino. Ma dopo che Padova e Treviso sono convolate a nozze nella Assindustria VenetoCentro, questa ipotesi qualche alzata di sopracciglio la provocherebbe. Dalle parti di Verona più di qualcuno ritiene che
lo schema di turnazione cada invece sulla città scaligera. Non pare per velleità di Michele Bauli, che anzi è molto impegnato in azienda, e per il quale un altro ruolo di primo piano sarebbe impegnativo. Chiaramente sono tutte valutazione che si fanno su una materia per ora troppo fluida. L’altro tema è quello delle scadenza, in dirittura d’arrivo sono i mandati di Vescovi, Piovesana e appunto del re del Pandoro veronese. Altra faccenda è quella relativa a pesi e contrappesi e qui sta il punto veramente dolente. Verona ha avuto un consigliere delegato nella squadra di Giorgio Squinzi, Andrea Bolla, e Vincenzo Boccia ha come suo vice oggi Giulio Pedrollo, un altro veronese. I vicentini
Matteo Zoppas
hanno avuto un vicepresidente, sempre nella squadra di Squinzi, Stefano Dolcetta, e un presidente regionale, Roberto Zuccato, predecessore
Il capo degli imprenditori bresciani, ex presidente di Federacciai, in lizza per via dell’Astronomia la candidatura piace al vicentino Vescovi ma la regione rischia di non poter giocare all’attacco
E c’è la corsa per Confindustria Pasini trova estimatori veneti PADOVA. Sono naturali le fibrillazioni per l’addio inconsueto, per la prima volta verificatosi nella storia della Confindustria regionale, del suo presidente Matteo Zoppas. Un congedo che si innesta, simbolicamente, ad una comunicazione che arriva dal fronte della partita nazionale che si giocherà nel 2020. Ieri, nelle stesse ore in cui il quarantacinquenne imprenditore veneziano di adozione (è nato a Pordenone) manifestava la sua intenzione di non portare a termine il suo mandato, a Brescia, il parlamentino dell’associazione confindustriale (Associazione Industriale Bresciana-Aib) chiedeva al suo presidente Giuseppe
Pasini di entrare nella corsa per il dopo Boccia. Il Consiglio Generale dell’Associazione, si legge nella nota diffusa lunedì, «ha votato all’unanimità» una mozione nella quale chiede al presidente di «verificare le condizioni per una possibile candidatura alla prossima presidenza di Confindustria». Una mossa a sorpresa che finirà per spaccare il fronte lombardo? Certamente per il momento crea non poco disturbo. Come noto il candidato in pectore per la Lombardia è il milanese Carlo Bonomi. Era certamente il più accreditato in quella dialettica tutta interna all’Aquilotto che vuole al
analisi legacoop veneto-inail
Addetti delle cooperative a rischio aggressioni MESTRE. L’82 per cento dei lavoratori delle cooperative del Veneto non si sente a rischio sul posto di lavoro, eppure l’85 per cento dello stesso campione è stato vittima di violenze in quelle situazioni. È il dato, paradossale, che emerge da un’indagine di Inail Veneto e Legacoop Veneto – “La prevenzione del rischio aggressività in contesti di assistenza sanitaria e di servizi pubblici” –, presentata ieri nella se-
de mestrina di Legacoop. L’iniziativa ha coinvolto 268 lavoratori di cooperative che svolgono attività di vigilanza, biglietteria, trasporti e guardiania. Gli obiettivi: prevenzione e sensibilizzazione. E quindi la necessità di comprendere le aggressioni sul lavoro nell’alveo degli infortuni. «È un rischio sul lavoro» spiega Daniela Petrucci, direttrice di Inail Veneto. Grazie al quale è stato aperto
La sede della Confindustria in via dell’Astronomia a Roma
uno sportello in aiuto delle vittime. L’indagine di Inail e Legacoop ha permesso di definire l’identikit dell'aggredito. Per il 69% si tratta di donne, a inizio carriera (il 46% ha meno di 6 anni di lavoro) e contratti part-time (76%). Il 27% ha tra i 30 e i 40 anni e il 41% lavora in cooperative sociali A (41%). Per il 90% le aggressioni sono verbali o psicologiche. «Nel somministrare il questionario, abbiamo dovuto specificare che anche questa è violenza», spiega Davide Mantovanelli, responsabile del progetto per Legacoop Veneto. «È urgente un lavoro culturale». — Laura Berlinghieri BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Agricoltura Allarme cimice asiatica 3 milioni dalla Regione La Regione Veneto triplica le ricorse stanziate a bilancio per contrastare i danni causati dalla cimice asiatica. L'assessore all'agricoltura Giuseppe Pan e il vicepresidente e assessore al bilancio Gianluigi Forcolin si sono fatti promotori di una variazione del bilancio regionale 2019 che destina ulteriori 2 milioni di euro alle azioni di prevenzione e contrasto alla proliferazione dell'insetto. Sale così a 3 milioni la dotazione finanziaria complessiva per fronteggiare i danni.
di Zoppas. Quindi, si dice in ambienti confindustriali, i veronesi sono quelli che meno possono accampare pretese. I vicentini si vedrà. In gioco oltre alla leadership di Confindustria Veneto balla anche una vicepresidenza nazionale per il dopo Boccia. Se in Assindustria VenetoCentro c’è un trevigiano, la Piovesana, Padova potrebbe reclamare la sua poltrona regionale. Lo farà? L’altra strada potrebbe essere che un veneziano vada al posto di un veneziano, Vincenzo Marinese, leader di Venezia-Rovigo forse ci potrebbe puntare. Le probabilità che trovi le sponde che gli servono è altra questione. L’elezione del presidente avviene, come da statuto, con la votazione del consiglio di pre-
sidenza, dove siedono i presidenti delle territoriali, quello dei giovani imprenditori e della Piccola Industria, in tutto sette voti. A questi si aggiunge quello del presidente che risulta decisivo nel caso di stallo, perché nella fattispecie del voto palese vale di più. Dunque è presumibile che Verona e Vicenza votino insieme, idem Venezia-Rovigo con Padova e Treviso. Il leader dei giovani è Eugenio Calearo Ciman, figlio d’arte, suo padre è l’ex numero uno di Federmeccanica e Confindustria Vicenza, Massimo. E poi c’è il veronese Paolo Errico per la Piccola. Anche questi ultimi è lecito ritenere confluiscano sull’asse berico-scaligero. Belluno? Balla. Alla fine rischia di essere decisivo proprio il voto di Zoppas. —
vertice di Viale dell’Astronomia, in questo giro, un imprenditore del Nord. Bonomi è il leader di Assolombarda, l’azionista di maggioranza relativa di Confindustria. Pasini è però uno che si porta appresso un consenso trasversale in uno dei settori di maggior peso dell’industria italiano: il siderurgico. Pasini, classe 1961, è il numero uno di Gruppo Feralpi, uno dei principali produttori siderurgici in Europa specializzato negli acciai per l’edilizia. Il gruppo fattura circa 1,3 miliardi di euro, il 62% dei quali generato all’estero, e impiega oltre 1.500 dipendenti. L’imprenditore è stato Presidente di Federacciai dal 2001 al 2012 (ed è tutt’ora un uomo molto ascoltato tra gli imprenditori dell’acciaio). È componente della Giunta Nazionale di Confindustria dal 2004 e, attualmente, presiede il Tavolo Tecnico Energia. Quella bresciana è una delle principali territoriali italiane. Considerando solo il dato provinciale e non le aggregazioni, al vertice ci sono Milano, Torino, Vicenza, Roma, Brescia, Bergamo. Ecco perché la mossa su Pasini (anche
se poi dovrà accettare e i saggi fare il suo nome, c’è tutta una ritualità da rispettare) scompagina tutto. La settimana prossima si avrà un’idea più preciso del quanto abbia “disturbato” questa mossa. A Milano infatti è previsto il 3 di ottobre l’assise di Assolombarda. Si bisbiglia che la candidatura di Pasini potrebbe piacere a Luciano Vescovi, il leader, molto dinamico, della confindustria berica. Vescovi aveva espresso il desiderio di un presidente nazionale con forte impronta manifatturiera ed esponente di un grande gruppo. Sulla partita confindustriale che partirà con la nomina dei saggi a fine gennaio 2020 il Veneto, al netto di questo gossip, per ora giocherà una partita di copertura più che di attacco. Deve chiudere le crepe al suo interno e provare a trovare una convergenza. Evitando di fare il Veneto litigioso che si era visto nello scontro fra Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia. Che forse qualche strascico, chissà, l’avrà anche lasciato. — Roberta Paolini BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
mogliano
Generali, idee nuove dall’Innovation Park MOGLIANO. Un centinaio di dipendenti in otto gruppi, ciascuno dei quali focalizzato in un progetto da trasformare in un prototipo funzionante nell'arco di 48 ore. Gli «inventori» di Generali sono impegnati dall’altro ieri all'interno dell'Innovation Park di Generali Italia di Mogliano. Si tratta del primo Corporate Bootcamp, esperienza lanciata fra i circa 15 mila operatori in Italia della Compagnia del Leone. L'iniziativa si sta
svolgendo alla presenza del Country Manager per l'Italia e amministratore delegato di Generali Italia, Marco Sesana. Teatro dell'esperienza è lo spazio di 5 mila metri quadrati esterni al sistema degli uffici, dove lavorano 2.500 dipendenti, in cui sono state realizzate sei «casette» tematiche sedi di pensatoi, in cui mettere a punto nuovi prototipi e tecnologie digitali per lo sviluppo di soluzioni assicurative innovative. —
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MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
La mobilità del Veneto
Il piano dei trasporti 20 miliardi di budget biglietto unico 2020 e la scommessa Tav De Berti: «La priorità a mezzi pubblici “green”, entro il 2030 abbattereremo polveri sottili, anidride carbonica, gas serra» Filippo Tosatto VENEZIA. È una sorta di master-
plan della mobilità prossima ventura, il nuovo Piano regionale dei trasporti adottato dall’amministrazione di Luca Zaia per il decennio 2010-2020 (il precedente risaliva al remoto 1990) a conclusione di un prolungato confronto con 88 stakeholders pubblici e privati del territorio che hanno espresso un centinaio di osservazioni – in buona parte recepite – all’impianto iniziale. Il budget di spesa è stimato in 20, 8 miliardi: 12, 8 li stanzierà direttamente il Veneto e gli investimenti dell’Alta velocità ne inietteranno altri 6 mentre il paio restante andrà scovato a Bruxelles. Molteplici gli obiettivi dichiarati: connettere l’economia veneta ai mercati nazionali ed esteri, potenziarne la mobilità per consolidare lo sviluppo del turismo nella salvaguardia dell’ambiente e del territorio; accrescere la funzionalità e sicurezza delle infrastrutture promuovendo il Veneto come laboratorio di nuove tecnologie – corsie riservate ai veicoli “intelligenti” privi di conducente, incentivi ai veicoli elettrici – efficientare la spesa pubblica e calamitare capitali privati, sviluppare infine una nuova «governance integrata».
LE NUOVE TECNOLOGIE
Un libro dei sogni? «Niente affatto», replica l’assessore Elisa De Berti, lesta a snocciolare gli elementi concreti di no-
vità: «Ora monitoraggi e manutenzione della rete assumono un rilievo assoluto e così l’azione che riguarda i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026, portando a compimento il disegno di rinnovamento infrastrutturale dell’intero Bellunese, oltre che una riorganizzazione dei servizi pubblici basata sull’interscambio tra ferro e gomma. Vogliamo che questo Piano sia uno strumento di crescita per l’intera società veneta, ci proponiamo di accrescere dall’attuale 15 al 22% la quota di doman-
Corsie per automobili “intelligenti” prive di conducente, incentivi ai veicoli elettrici da attratta» con l’impegno a trasformare in realtà il sospirato biglietto a tariffa unica treno-bus «entro l’anno prossimo: dapprima, in via sperimentale, su base provinciale; poi, estendendolo all’intero territorio veneto». BASTA PASSAGGI A LIVELLO
E il nostro habitat soffocato da veleni e cemento? «Puntiamo sul progressivo miglioramento tecnologico dei mezzi di trasporto, quelli di nuova generazione – come i treni che, primi in Italia, abbiamo adottato – consentiranno entro il 2030 la drastica riduzione della produzione di polveri sottili, fino a –80%, e a l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica e gas ser-
ra nell’ordine del 30%, nel rispetto dei target assegnati dall’Unione europea». Troppa grazia sant’Antonio, verrebbe da dire. Tant’è: la manovrà agirà su più versanti; l’Alta Velocità in primo piano nella speranza che la tratta “fantasma” Vicenza-Brescia entri finalmente nella fase progettuale; lo sviluppo della rete stradale ed autostradale, gli investimenti sui porti e interporti – «Quello di Padova va assolutamente raddoppiato, è una priorità, ma dobbiamo individuare la procedura migliore» – la connessione e lo sviluppo degli scali aerei; e poi il decisivo capitolo ferroviario con le iniziative di ampliamento della rete regionale, inclusi i progetti di elettrificazione, il rinnovo del parco rotabile e il piano di eliminazione dei passaggi a livello a raso: 57 (sic) quelli ancora attivi sulla tristemente celebre tratta Adria– Venezia. ZAIA E LA CURA DEL FERRO
«La parola d’ordine è sostenibilità», il commento del governatore Zaia «la nostra pianificazione prova ad immaginare cambierà nel prossimo decennio il modo di muoversi di persone e merci: il mondo digitale soppianterà la visione analogica che noi abbiamo dei trasporti e questa trasformazione nel Piano c’è, abbiamo scelto di privilegiare un futuro “green” nella mobilità collettiva, tonificandola con una robusta “cura del ferro” che privilegi i mezzi pubblici ai veicoli privati». – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
LE OPERE E I FINANZIAMENTI Ambiti di intervento
Fonti attivabili (Milioni di euro)
Opere ferroviarie Alta Velocità in Veneto Sviluppo della rete stradale ed autostradale Investimenti sui porti e interporti Connessione e sviluppo aeroporti Sviluppo della rete ferroviaria regionale, inclusi i progetti di elettrificazione Rinnovo del parco rotabile Piano di eliminazione dei passaggi a livello a raso Studi per la pianificazione e lo sviluppo della rete Logistica regionale con fondi del programma Connecting Europe Facility: progetto Veneto Intermodal TOTALE
Costi complessivi
Risorse già disponibili
11.851,80
4.931,96
6.396,86 413,40 564,41
6.076,86 158,40 474,18
933,00 659,00
546,00 659,00
147,00
147,00
0,29 20.965,76
0,29 12.993,69
casceTTa, il coordinaTore scienTiFico
«La rete congestionata? È il tributo versato al +6% di Pil regionale» VENEZIA. «Il Veneto è la regio-
ne italiana che, in questo decennio di crisi economica, ha registrato la maggiore cresciuta, +6% di Pil a fronte di una media nazionale del 2%, e l’ha fatto grazie soprattutto alla ricetta dell’internazionalizzazione, fatta di incremento dell’export (+60%), dell’import (+5 miliardi l’anno nella bilancia dei pagamenti) e del turismo (+40). Ma per questo exploit, per questo modello di sviluppo vincente, è stato pagato un prezzo “di congestione”: a fronte di rete dei trasporti praticamente immutata sono aumentati sensibilmente i traffici. Pertanto, la sfida è quella di trasformare l’insieme dei
trasporti, della mobilità e della logistica del Veneto in un sistema sostenibile senza penalizzare l’economia, agendo sulle due parole chiave che danno il titolo al Piano: sostenibilità e competitività». Sono parole di Ennio Cascetta, l’ingegnere universitario coordinatore scientifico del nuovo documento di programmazione che si è valso del contributo (gratuito) di esperti degli atenei di Padova, Venezia e Verona. Lo studioso ha ricapitolato con efficacia la condizione critica del sistema della mobilità nostrana - «14 mila incidenti, oltre 300 morti sulle strade» dove la pressione del traffico pesante sulle autostrade di-
na, che per la prima volta tentano il test, ma che nel frattempo stanno già esercitando la professione. «Come la maggior parte delle persone qui stiamo già praticando il mestiere. Siamo quasi tutti infermieri in case di riposo e strutture sanitarie private». Intanto al 2004 al 2017 i dirigenti medici nel Veneto sono diminuiti dell’1% Ma di qui al 2025, secondo le stime dell’Anaao Assomed, si arriverà ad un crollo dell’11%. Anche nel confronto con le altre regioni d’Italia, il Veneto risulta tra le più “povere”, con un gap di addirittura 90 unità rispetto alla Sardegna. La proiezione è contenuta in un report pubblicato ieri dal sindacato degli ospedalieri. —
la selezione a padova
Infermieri, concorso record In 6.400 per ottenere 70 posti Intanto denuncia dell’Anaao «Medici, pochi e malpagati Il Veneto fanalino di coda» In sei anni previsto un calo dell’11% dei dirigenti PADOVA. Concorso dei record per gli infermieri, indetto da Azienda Zero: tra oggi e ieri si presenteranno 6456 candidati per accedere ai 70 posti messi a disposizione. È il terzo maxi concorso questo di Azienda
Zero, dopo quello della settimana scorsa per Tecnici di laboratorio e quello precedente per Operatori Socio Sanitari (OSS), ma sicuramente il più numeroso. E segna una nuova fase, quella dei test di massa organizzati dal nuovo ente della sanità veneta che ha centralizzato appalti e concorsi. Ma i sindacati della sanità contestano: i 70 posti non basteranno a coprire il fabbisogno del territorio. Basti pen-
sare che solo a Padova mancano - sostengono - 250 infermieri. Senza contare lo Iov. Già dalle prime ore del mattino i primi candidati sono arrivati alla Kioene Arena di via San Marco. «Non ci aspettiamo una prova facile, i posti sono pochi e siamo in tantissimi a provare», dicono Delia Fontana, 22 anni di Cologna Veneta, e Chiara Fiore, 27 anni, originaria di Lecce ma residente nella provincia di Vero-
mezza le corsie disponibili alle auto mentre le condizioni della viabilità ordinaria, malconcia e pericolosa, sono sempre più precarie». Né la situazione appare rosea sul versante grandi opere: «La Tav Brescia-Padova è in clamoroso ritardo, anche sul piano progettuale, i raccordi del Brennero restano sulla carta, il porto di Venezia è giunto al limite dell’offerta commerciale e turistica, la Pedemontana è stata sbloccata ma va completata». La strada maestra? «Investire in modo selettivo e strategico, scoraggiare chi inquina e incentivare chi rispetta l’ambiente. Non solo qualità dell’aria: abbiamo previsto, a parità di titoli, un premio ai progetti in “armonia estetica” con il nostro meraviglioso paesaggio. È la prima iniziativa del genere in Italia». Il bersaglio da centrare in una parola? «Oggi un veneto su sette usa mezzi pubblici, dobbiamo raddoppiare la percentuale offrendo un servizio finalmente all’altezza». Filippo Tosatto
I candidati in attesa di sostenere la prova a Padova: 70 i posti in palio
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Alpago PontenelleAlpi
Mercoledì 25 Settembre 2019 www.gazzettino.it
A scuola di sport: cinque giorni di sperimentazioni `Chiusa
ieri l’iniziativa che ha visto coinvolte tutte le scuole locali PONTE NELLE ALPI “A scuola di sport” è la proposta che da alcuni anni l’Istituto Comprensivo di Ponte nelle Alpi rivolge a tutti gli studenti delle scuole del territorio.
Quest’anno la proposta, che si somma e non sostituisce la “Settimana dello sport” istituita dalla Regione Veneto e denominate è attivo anche il progetto “A scuola di sport” che coinvolge tutti gli studenti di tu, ha preso il via la scorsa settimana e si è conclusa ieri. Un progetto che in giornate diverse ha coinvolto, si diceva, tutti i ragazzi delle diverse sedi dell’Istituto e che è stato possibile grazie alla collaborazione da parte delle diverse società
sportive che sono intervenute nelle diverse e grazie alle quali gli studenti del Comprensivo si sono cimentati nelle discipline del calcio e calcio a 5 femminile, rugby, pallavolo, tennis, pallacanestro, ginnastica artistica, scherma, atletica, bici, yoga, sci attraverso esercizi di propedeutica, bocce e moto con una dimostrazione di Alvaro Dal Farra ed un documentario sulla mototerapia. Cinque le giornate su cui è stata spalmata l’esperienza “A scuo-
la di sport”: 19 e 20 settembre le scuole primarie di Oltrerai e Col presso le strutture di Soccher; 21 settembre la scuola secondaria di I grado Sandro Pertini negli spazi adiacenti la scuola e al campo di calcio che si trova a Cadola; 23 settembre la scuola Primaria Arrigo Boito di Polpet è stata negli spazi sportivi di Nuova Erto; ieri ultimo giorno, sempre a Nuova Erto, per le scuole dell’Infanzia di Piaia, di via dei Zattieri e dalla paritaria don Zalivani. (G.S.)
Dal Borgo lascia: entra in Consiglio il neofita Carlin «Noi abbiamo il `Mossa per fare spazio Vendramini: dovere di pensare non solo al
alle nuove generazioni «Era una promessa» PONTE NELLE ALPI
TRASPORTO SCOLASTICO Per quest’anno i 320 studenti dell’Alpago non dovranno pagare il servizio. Poi si vederà l’evoluzione del caso
Trasporto scolastico gratuito: “superata” la Corte dei Conti Il Comune non si attiene alla decisione `Il sindaco: «Non andremo in deficit: di mettere la spesa a carico delle famiglie almeno per quest’anno si va avanti così»
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ALPAGO Anno scolastico nuovo e «buone pratiche vecchie» nel servizio di trasporto scolastico. La giunta del Comune di Alpago ha infatti deciso di mantenere gratuito il servizio a beneficio dei circa 320 bambini - e delle loro famiglie - che frequentano le scuole dell’infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado situate nel territorio comunale. «Un pronunciamento della Corte dei Conti, che aveva dichiarato come il servizio di trasporto scolastico dovesse essere a pagamento, ha aperto sulla questione un dibattito giurisprudenziale tutt’ora in atto - afferma il sindaco Umberto Soccal -. Forti del fatto che nel nostro Comune il trasporto è finanziato con risorse proprie dell’avanzo di bilancio, e quindi
SECONDO L’ORGANISMO DI CONTROLLO DEI CONTI PUBBLICI SAREBBE ILLEGITTIMO TENERE LA SPESA A CARICO DEI COMUNI
non ricorrendo a nuovo debito, abbiamo deciso di proseguire sulla strada intrapresa dal momento della fusione del 2016, mantenendo il servizio gratuito anche per l’anno scolastico 2019/2020»
OTTO MEZZI Attualmente il servizio di trasporto scolastico è garantito da 8 mezzi, 6 gestiti in proprio dal Comune di Alpago e 2 tramite
azienda esterna, che collegano l’asilo comunale di Farra, quelli parrocchiali di Pieve e Puos, oltre a tutti i plessi delle scuole elementari e medie. Vi è inoltre in essere una convenzione con il Comune di Tambre, con oneri a carico del Comune di Alpago, per il trasporto dei bambini residenti nelle frazioni di Spert e Cansiglio.
SERVIZIO ESSENZIALE
Ponte nelle Alpi
Agevolazioni per mensa e pulmino Scade lunedì 30 settembre, il termine per presentare la domanda di accesso alle agevolazioni stabilite dal Comune per l’anno scolastico 2019/2020 riservate alle famiglie residenti a Ponte e Soverzene, con più figli in età scolare, che utilizzino mensa e pulmino. I requisiti richiesti per l’accesso sono: un Isee valido non superiore ad euro 10.632,94; per le famiglie con due figli è previsto il pagamento intero della tariffa più bassa e la riduzione al 50% della tariffa più alta, ma se uno dei due figli frequenta scuole fuori comune,
la tariffa sarà intera. Per le famiglie con tre o più figli pagamento intero della tariffa più bassa, la riduzione al 50% della seconda tariffa più bassa e l’esenzione totale per gli altri; per le famiglie con tre o più figli dei quali uno frequenti scuole fuori dal Comune, è prevista la riduzione al 50% della tariffa più bassa e l’esenzione totale per gli altri figli; per le famiglie con tre o più figli dei quali più di uno frequenti scuole non a Ponte, è prevista l’esenzione totale solo per i figli che frequentano le scuole in territorio comunale. (gs)
«Siamo convinti che nell’attuale contesto sociale ed economico, in un territorio per lo più così frazionato come il nostro, il sostegno garantito alle famiglie con la gratuità del trasporto scolastico non possa e non debba venire meno - sottolinea ancora Soccal -. In questa maniera siamo inoltre in grado di dare massima libertà ai genitori nella scelta della scuola dove far educare i propri figli. Aver creato, di fatto, una rete di spostamenti a costo zero consente infatti alle famiglie di pianificare e gestire l’istruzione dei figli in base alle preferenze e/o alle necessità di orari o logistiche del proprio nucleo».
AVVIO NON DEFINITIVO In questi primi giorni dopo l’avvio del nuovo anno scolastico il servizio di trasporto non è ancora definitivo, a causa dell’incompleta definizione degli organici degli insegnanti e dell’orario delle lezioni. «Nell’arco dei prossimi giorni conclude il sindaco - la situazione dovrebbe andare a regime». Il tema dei costi del trasporto scolastico era emerso a fine luglio con la decisione della Corte dei Conti di dichiarare illegittime le spese sostenute dai Comuni e indicando così di mettere la spesa a carico delle famiglie.
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La maggioranza consiliare di Ponte nelle Alpi si allarga. Utilizzando una delle possibilità offerte dalle normativa vigente, nei giorni scorsi l’assessore alle Politiche Ambientali Pierluigi Dal Borgo – il primo degli eletti per numero di preferenze raccolte - si è dimesso da consigliere. A seguire il sindaco Paolo Vendramini lo ha nominato assessore esterno. Questa sera, nel corso del consiglio comunale convocato in sala consiliare alle ore 18, l’ultimo atto con la nomina come nuovo consigliere di Tommaso Carlin, capofrazione di Ponte e primo dei non eletti. «Noi avevamo già detto in occasione del consiglio comunale di insediamento che avremmo voluto aumentare forza del consiglio comunale – ricorda il capogruppo Fulvio De Pasqual – e ne avevamo parlato anche nel corso della campagna elettorale. Ora lo facciamo ed in questo modo permettiamo di entrare ad un giovane». Poi De Pasqual aggiunge: «E non è detto che per il futuro questa opportunità non possa essere sfruttata ancora, anche per far subentrare altri fra i non eletti». Una manovra politica che guarda al futuro, come spiega
LONGARONE UNIONE MONTANA: CONSIGLIO “RICCO” Il consiglio dell’Unione montana Cadore Longaronese Zoldo si riunisce oggi alle 18 nella sede di Longarone. Tra i punti all’ordine del giorno c’è l’adeguamento della quota annua che ciascun Comune deve versare all’Unione, chiamato “contributo ordinario”. Si provvederà inoltre a rinnovare la convenzione con il Tribunale di Belluno per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità comminati quale pena alternativa a soggetti che sono stati condannati per una serie di reati cosiddetti “minori, tra i quali la guida in stato di ebbrezza. Ci sarà anche una modifica alla norma che disciplina la raccolta e la commercializzazione dei funghi freschi, con l’individuazione delle giornate. In approvazione anche uno schema di convenzione con il Comune di
presente, ma anche al futuro. E questo è un modo attraverso cui riusciamo a formare gli amministratori del domani». Questi gli altri punti all’ordine del giorno: approvazione del bilancio consolidato per l’esercizio 2018, ratifica di due variazione di bilancio già passata in giunta, l’approvazione del Documento unico di programmazione (dup) 2020-2022, l’approvazione della convenzione per l’affidamento del servizio di tesoreria per il periodo compreso fra il gennaio 2020 ed il dicembre 2022, l’attribuzione del grado di protezione ad un edificio che si trova nella frazione di Polpet e infine la nomina dei rappresentanti consiliari in seno alla locale Pro Loco. Giovanni Santin
DIMISSIONARIO Pierluigi Dal Borgo resta assessore esterno
Val di Zoldo per la gestione associata del Servizio ® personale, previdenziale e buste paga.
CANSIGLIO SERATA BIO AL BAR BIANCO CON SELEZIONE DI VINI Serata golosa all’agriturismo Bar Bianco del Cansiglio quella di sabato 12 ottobre: il menù, interamente bio, sarà a base di prodotti tipici dell’Altopiano, accompagnato da una selezione di vini Le Carline. Saranno quattro i vini proposti in abbinamento alle portate. I prodotti principali saranno quelli caseari del Cansiglio, da sempre conosciuti per la loro genuinità, grazie ad una forma di allevamento che consente il pascolo e quindi la possibilità per gli animali di cibarsi dell’erba fresca durante la bella stagione. Gli interessati dovranno prenotare al numero 0438.581082.
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Primo Piano
Mercoledì 25 Settembre 2019 www.gazzettino.it
Il concorsone
In 6mila alla ricerca di un posto pubblico come infermiere Ieri primo giorno di quiz per gli aspiranti `Prova scritta e 5 casi clinici da esaminare alle 70 assunzioni negli ospedali veneti Molti dal Sud: «Treno e albergo, una spesa» `
LA SELEZIONE PADOVA In 6.500 alla ricerca di un posto a tempo indeterminato in uno degli ospedali del veneto. Il maxi concorsone per infermieri, iniziato ieri alla Kioene Arena con il primo turno alle 9 di mattina, finirà questo pomeriggio. Nelle due giornate circa 1600 candidati per turno svolgeranno una prova scritta e una pratica della durata di tre ore: 70 i posti a concorso, ma il test originerà una graduatoria valida tre anni. I candidati arrivano da ogni parte d’Italia.
vanni Apicella, 25 anni, di Salerno – Il viaggio dura tra le cinque e le sei ore. A luglio ho partecipato anche al concorso per infermieri a Roma. Alla fine spendi parecchio ma non c’è altro da fare, li tenti tutti fino a quando non entri. C’è più offerta di lavoro al Nord, rispetto al Sud. Finora ho lavorato come cameriere e come geometra». Gli infermieri si confrontano con due quiz a risposta multipla, il primo punta sulle conoscenze generali e il secondo ha cinque
casi clinici da analizzare. «Il Veneto è il terzo tentativo – aggiunge Mario Cipriano, 25 anni, di Agrigento – ho già affrontato i test in Piemonte e in Friuli Venezia Giulia. Qui a Padova in particolare c’è lavoro, un anno fa ho mandato il curriculum ad una struttura privata e sono stato assunto. Ho già un posto ma vorrei entrare nel pubblico, dà più sicurezze. Il privato sconta un po’ di problemi organizzativi».
L’ORGANIZZAZIONE
LE TESTIMONIANZE «Mi sono laureato a marzo – ammette Domenico Cassese, 29 anni, di Napoli – è il primo test che tento. Finora per mantenermi ho lavorato a Milano, ma facevo tutt’altro. Sicuramente mi iscriverò anche ad altri concorsi, anche se spero di passare questo. Se tornassi indietro studierei ancora Infermieristica, perché amo questa disciplina. Mi piacerebbe lavorare in un reparto di Medicina, è stimolante stare a contatto con pazienti con diverse patologie».
LA PROVA In 6.500 tra ieri e oggi alla Kioene arena per il concorso
MARIO CIPRIANO: «SONO DI AGRIGENTO MI HANNO ASSUNTO IN UNA STRUTTURA PRIVATA MA VOGLIO PIÚ SICUREZZA»
La stagione dei test Silvia Andreoli
Rebecca Apollonio
Marta Borgato
LE SPESE Tanti i ragazzi che, arrivando da lontano, sono costretti a sostenere le spese del viaggio e del pernottamento. «Tra treno, hotel e spostamenti vari ho speso almeno 150 euro – spiega Gio-
REBECCA APOLLONIO: «IL SISTEMA OSPEDALIERO QUI DÁ PIÚ SICUREZZE DAI CONTRATTI ALLO STIPENDIO»
Per garantire l’ordine, nei due giorni sono presenti oltre 60 persone tra commissione e controlli. «Lavoro nel privato ad Abano da due anni, ho un posto a tempo indeterminato - sottolinea Rebecca Apollonio, 25 anni, di Isernia – Mi trovo bene, ma desidero passare al pubblico. Indubbiamente il sistema ospedaliero veneto da più sicurezze, in termini contrattuali e di stipendio». Sono state allestite 16 postazioni per il riconoscimento dei candidati, oltre ad un percorso dedicato per persone con disabilità o donne in stato di gravidanza o allattamento. «Apprezzo che Azienda Zero abbia avuto un occhio di riguardo per noi donne in gravidanza - racconta Silvia Andreoli, 31 anni, di Verona – Di questi tempi purtroppo non è scontato, è giusto sensibilizzare, ma per scelta personale mi metterò in fila con gli altri.
DAL SUD Giovanni Apicella, Mario Cipriani, Domenico Cassese
Dai tecnici di laboratorio ai radiologi per finire agli operatori socio sanitari (E.F.) Un autunno di test per chi cerca lavoro nella sanità veneta. Il maxi concorso per infermieri non è l’unico in programma in questi mesi. Mercoledì scorso è stata la volta dei tecnici di laboratorio, mille i candidati a caccia del posto fisso. La prova si è svolta al Gran Teatro Geox, in palio 44 posti. Requisito richiesto, la laurea in “Tecniche di laboratorio biomedico”. C’è attesa anche per il concorso per Tecnico di Radiologia Medica, l’avviso è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale e c’è tempo fino al 10
ottobre per fare domanda. Prossimamente Azienda Zero bandirà concorsi per altri posti in sanità, indirizzati sia al personale sanitario che al personale medico. L’ultimo concorsone dedicato agli operatori socio sanitari risale al 5 e 6 giugno scorsi. Hanno sostenuto il test oltre 10 mila persone da ogni parte d’Italia. In palio 312 contratti a tempo indeterminato negli ospedali veneti. La prova ha originato una graduatoria di merito e gli idonei saranno chiamati a scorrimento dalle Ulss sulla base del fabbisogno richiesto.
Vorrei avvicinarmi a Villafranca, dove vivo. Lavoro in sala operatoria e spero di continuare a stare lì, con un bimbo piccolo credo che siano turni più gestibili rispetto a quelli di un reparto».
VIA DAL PRIVATO Molti i volti giovani. «Mi sono laureata a novembre è il primo concorso - dichiara Silvia Citta, 23 anni, di Quarto d’Altino – Lavoro in provincia di Venezia in un ospedale privato per conto di una cooperativa, il carico di lavoro è notevole. Nel pubblico si guadagnano almeno 200 euro in più al mese, perché la cooperativa si trattiene una parte. Mi piacerebbe andare a lavorare in Lungodegenza o in Geriatria, anche se non ho spiccate preferenze». La carenza di personale viene percepita anche nel privato. «Mi sono laureata nel novembre 2017 - conclude Marta Borgato, 24 anni, di Padova – Da un anno e mezzo lavoro in una casa di riposo vicino a casa mia, ci arrivo in bicicletta. Come preferenza ho segnato l’Azienda ospedaliera di Padova perché lo ritengo un grande ospedale. Vorrei entrare in una Medicina o una Chirurgia generale, ma non in sala operatoria». Elisa Fais
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LA NOTIZIA PIÙ LETTA SUL GAZZETTINO.IT
IL COMMENTO SUL GAZZETTINO.IT
Migrante pulisce la strada per integrarsi: multato Un giovane nordafricano a Mestre, desideroso di integrarsi, pulisce la via con la scopa. I vigili lo multano di 350 euro perché non ha “autorizzazione” a farlo
Badante fa cremare l’anziana senza dirlo ai parenti: via con 1 milione «Io e mio fratello, per la cremazione di nostra madre, abbiamo dovuto fare una serie di domande e di firme. Non capisco...».
(Patrizia21)
Mercoledì 25 Settembre 2019 www.gazzettino.it
Le idee
La nuova retorica anti-sistema del populismo ambientalista Alessandro Campi
segue dalla prima pagina
(...) dai cambiamenti climatici. Ma come definire, se non come tipicamente populiste, le modalità attraverso le quali Greta e i suoi seguaci stanno conducendo la loro battaglia? Basta una buona causa per giustificare un modo discutibile (se non in prospettiva pericoloso) di mobilitare le masse? Se il populismo in sé – con la sua miscela di demagogia, culto del leader, manicheismo ideologico, settarismo, appello al popolo ed emotività di massa – rappresenta, come molti sostengono, un modello politico tendenzialmente ostile nei confronti della democrazia (delle sue procedure istituzionali e del suo costume) come è possibile non mostrarsi apertamente critici, o perlomeno criticamente scettici, nei confronti di questa sua variante che potremmo definire “populismo ambientalista”? Gli stilemi tipici del populismo, se si guarda al modo con cui è cresciuto nel mondo il “fenomeno Greta” (sino a diventare qualcosa a metà tra una moda politico-mediatica che si fa forte della nostra cattiva coscienza e un movimento di massa che inclina verso il misticismo para-religioso), sono tutti facilmente riconoscibili. A partire dal più elementare e costitutivo d’ogni populismo: la divisione del mondo in buoni (i molti) e cattivi (i pochi). I primi sono gli abitanti del pianeta (il popolo inteso in questo caso come umanità), i secondo sono i capi di governo e gli esponenti dell’establishment finanziario e industriale mondiale. I primi sono portatori di una visione politica che persegue la tolleranza, il benessere garantito a tutti, la pace e un sistema economico che non sia distruttivo della natura e dei suoi fragili equilibri. I secondi, insensibili ai destini del pianeta e privi di senso morale, rincorrono solo il profitto economico e lo sfruttamento delle risorse. A questi ultimi è concessa un’alternativa secca: pentirsi dinnanzi al mondo delle loro scelte sin qui scellerate (cambiando dunque radicalmente le loro decisioni) oppure sparire dalla scena lasciando il posto ad una nuova classe di politici-sapienti realmente in grado di porre fine al lento degrado dell’ambiente. Si tratterebbe insomma di scegliere tra il bene assoluto (la salvezza dell’umanità) e il male assoluto (la distruzione del mondo): ma chi può ambire coscientemente a quest’ultimo obiettivo se non un nemico dell’umanità altrettanto
assoluto per neutralizzare il quale ogni mezzo – dall’invettiva alla messa al bando legale – è dunque consentito? Peraltro a sollecitare la creazione di una nuova coscienza del mondo, in polemica generazionale contro i loro genitori sopraffatti dal mito della carriera e della ricchezza materiale, sono i giovani e giovanissimi: puri e giusti per definizione, non ancora corrotti dai falsi miti di un progresso che non vuole accettare limitazioni, avanguardia priva di colpe della futura umanità. Ma ad accrescere l’impressione che ci troviamo in piena “estasi populista”, come l’ha definita qualche anno fa uno studioso, sono anche altri fattori. Ad esempio la natura stessa della leadership esercitata da Greta. Da lottatrice solitaria e anonima (le foto che la ritraggono seduta dinnanzi al Parlamento svedese mentre sciopera per il clima rinunciando ad andare a scuola) si è trasformata nell’interlocutore politico-morale dei potenti della Terra. Nei suoi confronti, i seguaci – sempre più numerosi – oscillano ormai tra un’incondizionata ammirazione, per la caparbietà con cui ha portato avanti la sua lotta, e una venerazione del tipo che di solito si riserva ai capi religiosi. Ogni sua parola è quasi un editto, che nessuno osa contestare. Tiene discorsi in tutti i consessi politici nazionali e mondiali, senza che nessuno osi pubblicamente replicarle nel timore di attirarsi contumelie o reprimende. In meno di un anno si è trasformata in un capo amato in modo quasi incondizionato, additato come esempio virtuoso e rivoluzionario alle nuove generazioni. Se non fosse per la causa che sostiene, una simile concentrazione di popolarità su scala mondiale dovrebbe persino fare un po’ paura, trattandosi del meccanismo fideistico e carismatico che di solito biasimiamo quando si parla del populismo e delle sue deriva carismatiche e ultra-personalistiche. Ma non bisogna trascurare anche altri elementi, che anch’essi ci portano dalle parti del populismo. Le posizioni che Greta sostiene in materia d’ambientalismo sono intrise, a dir poco, di un allarmismo che sconfina nel millenarismo di marca apocalittica. Se la terra brucia sino all’esito ultimo della sua devastazione, o peggio ancora se l’umanità rischia di estinguersi nel giro di un decennio, c’è davvero poco da stare a ragionare o a controbattere. Ogni discussione o confronto è inibito alla radice. Peraltro
questa visione catastrofista e drammatizzante è stata ormai abbracciata in modo quasi acritico dalla gran parte del sistema mediatico mondiale, soprattutto quello che opera nella sfera occidentale, al punto tale da essersi convertito in un mantra propagandistico. Ma il martellamento di poche “verità” ripetute all’infinito, alle quali si può soltanto aderire in modo istintivo, non è esattamente tipico dello stile populista? Si tratta poi di un unanimismo che dovrebbe cominciare a destare qualche sospetto: se le grandi multinazionali giocano ormai a chi più rispetta l’ambiente è per salvarsi l’anima, è perché hanno compreso d’aver sbagliato o è perché in questo cambio del sentimento collettivo hanno già visto un’occasione per accrescere i loro profitti con in più il salvacondotto morale di ergersi a difensori del pianeta? È tipico della retorica populista inveire contro il Sistema, minacciare di sovvertirlo alla radice, per poi diventarne un puntello o una parte integrante. Andiamo oltre. Continuiamo a dire, quando si tratta di criticare i populismi, che la paura alimentata in una chiave irrazionale può ingenerare forme d’azione individuale e collettiva che rischiano di diventare ingovernabili politicamente e socialmente distruttive. La paura non è mai una buona consigliera. Si possono realizzare politiche ambientali razionali ed efficaci, che per essere tali necessitano ovviamente di una accorta pianificazione (oltre a richiedere molto tempo per sortire i loro effetti), sotto l’incalzare della più grande e assoluta delle paure: la scomparsa dell’uomo dalla faccia della Terra? Non parliamo poi della polarizzazione (largamente strumentale e anch’essa pericolosa) che il radicalismo cavalcato da Greta rischia di determinare: anche questo un aspetto che spesso viene rimproverato ai populismi. L’idea che chi non abbraccia la sua visione di un mondo sull’orlo dell’abisso sia ipso facto un nemico dell’umanità, che toglie ai giovani le loro speranze per il futuro, è davvero pericolosa per il fatto di mettere i governanti di tutto il mondo, in quanto tali, sul banco degli imputati (oltre a delegittimarli gli occhi delle rispettive opinioni pubbliche). Ieri persino il presidente francese Macron, pure dichiaratamente in prima linea insieme alla Merkel nelle battaglie europee per l’ambiente, ha apertamente polemizzato contro Greta e il suo eccesso di manicheismo, che rischia di aumentare l’antagonismo sociale nel segno di un ambientalismo di stampo fondamentalista. Le invettive, magari con le lacrime agli occhi, possono servire per creare attenzione intorno ad un problema e per creare una mobilitazione collettiva sotto la spinta dell’emozione e della paura. Ma non sono una soluzione politica o una risposta razionale ai problemi che si vorrebbero risolvere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Osservatorio
Il Veneto e una riforma tra mito e progetto Ilvo Diamanti
segue dalla prima pagina
A “Statuto speciale”. Dotate di competenze e poteri “speciali”. Appunto. Acquisire, a sua volta, competenze e poteri “speciali” in ambiti importanti, come fisco, sanita`,trasporti, istruzione e beni culturali, per il Veneto costituirebbe un salto di qualità significativo. Ma anche un riequilibrio nei modelli istituzionali fra zone contigue e confinanti. Bisogna aggiungere che l’autonomia è un obiettivo apprezzato in tutto il Paese. Non solo nel Nord. Non solo nel Nord Est. Non solo in Veneto. Come si osserva nelle indagini condotte da Demos (per Repubblica) sul piano “nazionale”. Un sondaggio svolto lo scorso maggio mostra, infatti, come quasi 6 italiani su 10 considerino importante “la concessione dell’autonomia alle regioni che l’hanno richiesto”. Il massimo consenso si osserva, secondo le attese, nel Nord Est, seguito dal Nord Ovest. Ma anche nelle regioni del Centro e nel Mezzogiorno la maggioranza dei cittadini approva la prospettiva autonomista. Naturalmente, ciò dipende dal significato che viene attribuito a questa idea. A questa parola. “Autonomia”, infatti, può evocare singolarità e distacco dal resto del Paese. E, in questo modo, accentuare i timori di alcune aree, soprattutto nel Sud, di venire svantaggiate di fronte alle regioni più “ricche” e “produttive”. Rispetto al Nord, in altri termini. Anche se da qualche tempo il Nord, lo stesso Nord Est, non sono più “locomotive”. E la marcia della loro economia ha perso velocità. Tuttavia, “autonomia” può venire concepita e percepita anche in un altro senso. Come distanza dallo Stato centrale. Da Roma. Un’idea che attrae i cittadini non solo a Nord. Visto che il rapporto con lo Stato, in Italia, è complicato e difficile dovunque. Anche, talora in misura maggiore, in alcune aree del Mezzogiorno. In Veneto, tuttavia, il sentimento autonomista resta largamente maggioritario. Secondo i dati del sondaggio
di Demos per l’Osservatorio sul Nord Est, è condiviso da circa 3 cittadini su 4. In particolare, da quasi “tutti” gli elettori della Lega e dei Fratelli d’Italia (oltre 9 su 10). Ma anche da tre quarti della base di FI. Inoltre, da un’ampia maggioranza di coloro che votano per i M5s. E perfino, in misura meno larga, del PD. Insomma, in Veneto il vento autonomista soffia forte. In ogni direzione. Non da oggi. La prima Lega autonomista, la Liga Veneta, è sorta qui, nei primi anni Ottanta. E non per caso. Semmai, oggi i veneti sono meno convinti che possa superare le resistenze dello Stato. Le barriere centraliste. Rispetto a un anno fa, il clima d’opinione è cambiato profondamente. Insieme al Governo. E se prima gran parte dei cittadini era convinta che l’autonomia fosse a portata di mano, oggi pensa l’esatto contrario. Che questa prospettiva si sia allontanata. Naturalmente, ciò riflette la diversa composizione della maggioranza di Governo. In particolare, l’uscita della Lega. Storicamente “indipendentista” e “nordista”. Anche se oggi è divenuta un partito “nazionale”, di “destra”. E “personale”. La Lega di Salvini, insomma. Ma la stessa convinzione è espressa da tutti gli elettorati. Di ogni appartenenza. Da destra a sinistra. Passando per il Centro. L’autonomia, più o meno differenziata, dunque, è vista con favore. Ma resta un miraggio. Una terra lontana. Un orizzonte. Ma forse proprio per questo attrae di più. Perché va oltre i programmi politici. Diventa una bandiera da agitare. Un mito da seguire e inseguire. Tanto più se la terra, all’orizzonte, si allontana. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN VENETO IL VENTO AUTONOMISTA SOFFIA FORTE IN OGNI DIREZIONE E NON DA OGGI
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Venezia
Mercoledì 25 Settembre 2019 www.gazzettino.it
Separazione, la Lega convoca i suoi e manda un segnale a Brugnaro
Baby gang, il terzo arrestato non parla
`I fucsia si sono riuniti ieri sera: il primo cittadino I vertici del Carroccio criticano l’appello del sindaco all’astensione. Tomaello: «Tra noi molti per la divisione» ha ribadito la sua volontà di affossare il referendum
L’INCHIESTA
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POLITICA VENEZIA La Lega guarda con inte-
resse al referendum sulla separazione tra Mestre e Venezia sapendo di giocarsi una partita decisiva anche per le prossime elezioni amministrative che si terranno in primavera. «Stasera gli iscritti di tutte le sezioni del Comune di Venezia sono invitati per una riunione a porte chiuse in cui discuteremo e definiremo la linea politica», annuncia il neo commissario del partito, il miranese Andrea Tomaello, già segretario particolare dell’ex ministro Lorenzo Fontana che attualmente guida la Lega a livello regionale. L’incontro è in programma alle 20.45 dai Salesiani alla Gazzera a Mestre.
FUCSIA E SINDACO Chi, invece, si è già incontrata è la squadra del sindaco Luigi Brugnaro che lunedì sera ha convocato una riunione di maggioranza all’hotel Laguna Palace, in stile convention, con la partecipazione di un centinaio di persone tra assessori e delegati, consiglieri comunali e municipali, collaboratori e sostenitori . Un incontro durante il quale il primo cittadino ha ribadito la sua posizione sulla netta contrarietà alla separazione, che considera una via di non ritorno sciagurata per il presente e il futuro della città, e l’invito all’astensione per arrivare ad affossare il referendum col mancato raggiungimento del quorum. Nel suo discorso Brugnaro non ha lesinato critiche alla decisione del Consiglio di stato, facendo intendere di considerarla una sentenza politica di chi vorrebbe danneggiare Venezia, e ha chiesto ai suoi di aspettare l’esito della consultazione per dare il via alla campagna per le comunali che, nel caso di una vittoria al referendum, goderebbe di un’ulteriore accelerata sulle ali dell’entusiasmo. Il tutto, si diceva, mentre anche la Lega si appresta a decidere il da farsi. Il vertice di stasera, in verità, era già stato convocato da qualche tempo per discutere la riorganizzazione del partito che con tutta probabilità sfocerà nella nomina di un direttorio e di un coordinatore delle sezioni (che potrebbero essere presentati ufficialmente sabato). Ma la novità del Consiglio di Stato che ha spianato la strada al quinto referendum per dividere la terraferma dal centro storico, ha
giocoforza portato a inserire anche questo tema all’ordine del giorno su cui tutti gli iscritti sono adesso invitati a dire la propria e cercare la sintesi.
IL CARROCCIO Il referendum, d’altronde, è un terreno su cui la Lega si gioca molto dopo che alle amministrative di quattro anni fa l’allora segretario provinciale Alberto Semenzato aveva firmato con il futuro sindaco Brugnaro e il neo alleato al ballottaggio Gian Angelo Bellati, candidato per il Carroccio e alcune liste civiche, pur senza apparentamento, l’impegno a farlo celebrare. Accordo che poi fu disatteso. «A titolo personale sarei per il “Sì», spiega Tomaello che aggiunge: «Dissentiamo dalla presa di posizione del sindaco Brugnaro che invita i cittadini a non andare a votare. Quando si vota va sempre bene. Quando la gente è chiamata a esprimersi è sempre una vittoria della democrazia. Piuttosto spieghi le ragioni del “No”, ma dire di stare a casa non è corretto né rispettoso. Per quanto ci riguarda la sensazione è che la maggior parte degli iscritti sia favorevole alla separazione, dopo di che si valuterà tutti assieme, senza escludere di lasciare libertà di coscienza». Favorevole a dividere amministrativamente la città di terra e quella d’acqua è senza dubbio alcuno Semenzato che, d’altra parte, oltre ad aver firmato l’intesa del 2015, da consigliere regionale ha presentato un’iniziativa di legge che prevede addirittura lo spacchettamento in tre del Comune con l’aggiunta di Marghera.
LE ELEZIONI SULLO SFONDO «Come partito ci confronteremo all’interno, personalmente resto della mia convinzione e non disconosco l’accordo messo nero su bianco quattro anni fa», dichiara sibillino, togliendosi qualche sassolino anche nei confronti degli autonomisti: «Sono mesi che passano a insultare il presidente della Regione Zaia». Sullo sfondo resta che la Lega dovrà decidere cosa fare anche per le amministrative, se presentare un proprio candidato al primo turno per “contarsi” in vista di un accordo al secondo turno o se sostenere da subito la rielezione di Brugnaro. «Seguiamo l’evoluzione e diamo suggerimenti, ma l’ultima parola spetta al nostro leader Matteo Salvini», fa sapere lo stesso Semenzato. Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA
VERSO IL REFERENDUM Si è riacceso il dibattito sulla separazione tra Venezia e Mestre
L’appello di Ascom: «Andare a votare con le idee chiare, faremo incontri» LE CATEGORIE VENEZIA «Andate a votare, ma con le idee chiare». Con una stoccata al sindaco Luigi Brugnaro che ha già invitato i cittadini a non partecipare al nuovo referendum per la separazione tra Venezia e Mestre, il consiglio direttivo di Ascom Confcommercio Mestre, pur senza dare alcuna indicazione per il sì o per il no, suggerisce invece al mondo economico locale di esercitare il proprio diritto al voto. «Riteniamo che si debba arrivare a questa ennesima consultazione con piena consapevolezza. E’ la quinta volta che i cittadini sono chiamati ad esprimersi sullo stesso argomento, e anche nelle volte precedenti si sono sempre strumentalizzate le varie posizioni. È necessaria invece la conoscenza reale di come stanno i fatti. - ha spiegato Dario Corradi, direttore di Ascom Confcommercio Mestre. - Bisogna sapere quale sarebbe il territorio che spetterebbe a una e all’altra nell’eventualità di una divisione, quali invece potrebbero essere le conseguenze sulle
grandi aziende, dall’aeroporto ad Actv tanto per fare qualche esempio, o ancora, quali ripercussioni ci sarebbero sulla tassa dei rifiuti, per dirne una. Ognuno è libero, ma alla base deve esserci grande chiarezza rispetto a quello che si decide». La posizione ufficiale di Ascom Confcommercio Mestre rimane dunque neutrale, nessuna indicazione di voto. In veste di privato cittadino però, il presidente Massimo Gorghetto, storico panificatore mestrino, si allinea a quanto già dichiarato dal presidente dell’Unione Metropolitana, Massimo Zanon, contrario alla divisione: «Parlo a titolo personale, io ho sempre votato per restare uniti, potrei però ancora cambiare idea se qualcuno mi dovesse convincere del contrario. Co-
IL PRESIDENTE GORGHETTO SULLA LINEA DI MASSIMO ZANON: «FAVOREVOLE ALL’UNIONE»
me presidente Ascom però - prosegue Gorghetto - dico soltanto: andate a votare». Dunque proprio per aprire il dibattito e sviscerare il più possibile pro e contro, l’Ascom Confcommercio di Mestre lancia un appello: «Le persone devono sapere a cosa sono chiamate: - prosegue il direttore Corradi - per questo vogliamo organizzare degli incontri e proponiamo ai sostenitori di uno o dell’altro fronte di contattarci per mettere in piedi un dibattito. Le categorie non sono già schierate, c’è una grande articolazione. Inevitabile che ci sarà anche il voto emozionale, - ha concluso - ma soltanto con un risultato che nascerà da una vera consapevolezza si potranno evitare altri eventuali ricorsi». Il presidente, Massimo Gorghetto, ha ribadito: «Le associazioni di categoria non sono un partito partito per cui tutti i componenti devono seguire una linea. Noi lavoriamo per la tutela dei commercianti e per la città, - ha concluso - la nostra raccomandazione è esclusivamente quella di andare a votare, ma di informarsi bene prima di farlo». Elena Callegaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Si è avvalso della facoltà di non rispondere Janah Othamane, il diciottenne di origini Marocchine, residente a Zelarino, finito agli arresti domiciliari la scorsa settimana assieme ad altri due giovani in relazione agli atti di violenza verificatisi in campo San Giacometo, a Venezia, nella notte tra il 6 e il 7 aprile scorsi. Il ragazzo è comparso ieri mattina di fronte al giudice per le indagini preliminari, Marta Paccagnella, ma il suo difensore, l’avvocato Andrea Franco, ha preferito farlo tacere, in attesa di poter valutare gli elementi racconti contro di lui dal sostituto procuratore Massimo Michelozzi. Nei prossimi giorni il legale potrebbe formalizzare al giudice una richiesta per autorizzare il diciottenne ad uscire la mattina per recarsi a scuola. Si chiudono quindi qui gli interrogatori di garanzia dopo gli arresti della settimana scorsa che hanno portato ai domiciliari anche la diciannovenne di Spinea, catalina Curcumeli, e il suo fidanzato diciottenne, Edoardo Bressan. I due sono stati sentiti lunedì. Bressan ha prodotto un certificato medico dell’ospedale di Mestre, dove il giovane si fece curare quella notte e ha chiesto scusa, riservandosi di farlo anche con i ragazzi rimasti feriti: ha spiegato che è intervenuto nella zuffa per difendere la fidanzata. Catalina Curcumeli ha spiegato che quella sera era assieme ad altri quattro amici e che non conosce nessuno delle altre persone individuate dalla polizia. Intanto la squadra Mobile sta continuando l’analisi delle telecamere per identificare i giovani coinvolti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PIAZZALE ROMA Il tribunale
La stoccata di Musolino: «Troppo lontani dai cittadini» IL DIBATTITO VENEZIA Incontro animato ieri sera al circolo Nardi della Giudecca, a partire dal referendum Venezia-Mestre. Ad intervenire sono stati il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Pino Musolino, il procuratore di San Marco PierPaolo Campostrini, l’assessore al bilancio Michele Zuin, il presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Giovanni Salmistrari e l’esperto di smart city Federico Dalla Puppa. La 38. edizione della settimana culturale in isola per la città ieri ha proposto “Confrontiamoci insieme sul presente e fu-
turo della città”, moderato dalla giornalista de Il Gazzettino Roberta Brunetti. Sul referendum, posizioni legate al No da parte di Salmistrari, Zuin e Dalla Puppa. «Da assessore al bilancio, sarebbe un disastro, faremmo due città povere. Per quanto riguarda i trasporti, la navigazione paga la terraferma. Mentre i duecentomila abitanti della terraferma aiutano a spalmare i costi dei rifiuti che in città non sarebbero sostenibili. Per non parlare del Casinò», ha spiegato Zuin. Mentre Musolino, da tecnico, ha preferito osservare il fenomeno senza esporsi apertamente: «Sono tornato dopo dieci anni e ho trovato una città più brutta e più lontana dal cit-
tadino. L’80% del Consiglio comunale è fatto da persone della terraferma che non hanno mai preso un vaporetto con la nebbia o una passerella coi turisti. L’importante sarebbe avere un’amministrazione a più livelli, tipo Londra, con un sindaco che si occupa delle cose macro, ma con altri “Lord” più vicini ai cittadini». Nel corso della serata si è quindi parlato di università, residenza, relazioni, cultura e innovazione: «Serve fare di più nella fascia tra 20 e 35 anni, magari con un dialogo più proficuo tra le amministrazioni, sfruttando università, porto e cultura», ha esordito Campostrini. Quindi è stata la volta di Dalla Puppa, che ha puntato sulle relazioni: «Dobbiamo va-
GIUDECCA L’incontro di ieri sera al Circolo Nardi
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lorizzare quello che abbiamo nell’ambito in cui siamo inseriti, se non c’è comunità non esiste la città». A raccogliere i due inviti è stato Musolino: «Basta continuare a vederci come un piccolo borgo di vittime, se no moriremo vittime. Dobbiamo fare un salto di qualità e tornare ad avere una grandezza nel pensiero e si può iniziare solo ricominciando a parlarsi anche con chi la pensa in maniera diversa». Salmistrari ha proposto una soluzione, legando turismo a trasporti: «Per limitare il livello di turismo che non ci piace basterebbe legare al prezzo del biglietto dei vaporetti quello di tutti i musei». Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MESTRE
MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 LA NUOVA
Grandi opere
In treno in aeroporto «Cantieri dal 2021 esercizio dal 2025» Enrico Marchi (Save) soddisfatto delle rassicurazioni di Rfi «Ottima collaborazione, lavoreremo con doppi interventi» Mitia Chiarin «Ve lo avevo detto che la stazione passante non era in discussione». Enrico Marchi, presidente di Save, esprime soddisfazione per la conferma, data al nostro quotidiano, dall’ad di Rfi, Maurizio Gentile, del progetto del treno per l’aeroporto Marco Polo di Tessera. «Fra poco lanceremo la conferenza di servizi» ha detto Gentile al nostro quotidiano confermando il progetto della stazione passante. Quindi, con il famoso cappio. Marchi vede confermato quindi il progetto discusso da mesi nei tavoli di confronto tra Save e gruppo Ferrovie. E che pareva esser stato cambiato durante la stagione del governo gialloverde, Lega-M5s. Ma si va avanti con il tracciato oramai noto. «L’avevo detto ma quando si tratta di infrastrutture tutti hanno idee diverse e le conferme sono importanti», precisa Enrico Marchi. «La collaborazione tra noi di Save, Rfi e l’intero gruppo Ferrovie è sempre stata ottima e hanno compreso bene le necessità legate alla realizzazione di una linea ferroviaria con cappio e stazione passante che permette a due treni contemporaneamente di servire lo scalo aeroportuale. Oramai, direi, con il progetto che è già stato approvato dal Cipe è tutta discesa e non prevedo ostacoli con la conferenza di servizi che è prossima». Il presidente di Save, società di gestione del Marco Polo di Venezia, indica quindi come confermato anche il
Enrico Marchi (Save)
timing dei cantieri. «L’obiettivo è quello di vedere entrare in esercizio il treno entro il 2025, in tempo per le olimpiadi invernali del 2026 a Cortina. I lavori inizieranno quindi nel 2021, tra due anni e pensiamo ad un sistema di cantieri doppio con un avvio che riguarda sia il lato verso la ferrovia tradizionale che dentro l’aeroporto. Sono molto soddisfatto delle conferme arrivate da Gentile perché la linea ferroviaria per l’aeroporto è essenziale non solo per il sistema aeroportuale veneziano», ci dice Enrico Marchi, «ma per tutto il Veneto perché in futuro, grazie all’alta velocità, un passeggero potrà velocemente partire da Verona e arrivare a prendere l’aereo a Venezia. Una scelta che risponde alle migliori best practice (buone pratiche) internazionali». La linea ferroviaria per l’aeroporto si staccherà dalla linea Venezia-Trieste con un percorso a doppio binario e un percorso a cappio, passante all’interno della stazione interra-
ta del treno, già predisposta sotto l’attuale aerostazione al centro di cantieri milionari per il raddoppio nei prossimi anni. Il treno correrà parallelo alla bretella autostradale. Commenti positivi anche dal mondo imprenditoriale veneziano. Marco Michielli, presidente di Federalberghi veneto e di Confturismo, si dice entusiasta delle conferme al progetto, che vale 450 milioni di euro, arrivate dal dirigente, numero uno di Rete Ferroviaria Italiana. «Si entra finalmente tra i paesi evoluti. Le stazioni passanti sono essenziali per lo sviluppo di importanti hub come è l’aeroporto di Venezia e questo ha effetti positivi per tutta la costa veneziana perché significa trovare collegamenti veloci con le località della costa veneziana, da Jesolo fino a Bibione, superando i problemi della viabilità è di una autostrada, la A4 Venezia-Trieste, che rappresenta un problema quotidiano di sicurezza . Ma mi spingo oltre: questo nuovo collegamento ferroviario è fondamentale per il Veneto, velocizza i collegamenti da Padova, Vicenza e Verona con lo scalo aereo. La perfezione sarebbe, poi, riuscire a portare a compimento anche il vecchio progetto della metropolitana di superficie che aveva proposto l’ex assessore regionale Chisso e che invece si è interrotto», spiega il presidente di Federalberghi-Confturismo, dando voce alle speranze del mondo del turismo per nuovi collegamenti aereo-ferro nell’entroterra veneziano. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
l’altra partita
Stazione di Mestre, sei mesi per decidere sulla sopraelevata C’è, nei piani di Rfi, anche il quadruplicamento della linea ferroviaria Mestre-Padova. Ma entra nel vivo anche lo sviluppo pratico dell’accordo sulla stazione di Mestre, che diventa dopo l’intesa tra Comune e gruppo Ferrovie, bifronte. Ora le ferrovie hanno sei mesi di tempo per sviluppare la stazione ponte voluta da Brugnaro. Un decreto del sindaco di fine agosto ha dato l’ufficialità, dopo il via libera del consiglio
comunale, all’accordo quadro per il fronte di Mestre con due nuovi alberghi previsti uno al posto dell’ex Poste e l’altro nell’attiguo edificio che Sistemi Urbani (altra società del gruppo Fs) deve mettere all’asta. Verso il parco ferroviario, oltre via Trento, si prevedono 65.790 metri quadri di superfici con la realizzazione di 6.000 metri quadri di edilizia residenziale per il Comune e in 21.500 metri quadri le Ferro-
vie andranno a realizzare case e servizi: previste anche attività direzionali, commerciali, produttive, medie strutture di vendita e attrezzature collettive. L’area verde situata dalla parte opposta diventa l’ampliamento del parco Piraghetto. Sul lato Marghera, le osservazioni, con eventuali proposte, critiche e suggerimenti, allo sviluppo dell’area di via Ulloa, strategica per la nuova stazione ferroviaria di Mestre vengo-
Il tracciato del collegamento ferroviario per l’aeroporto con il famoso “cappio”
comune e città metropolitana
Boraso: «Ci mostrino il progetto al più presto» «Aspettiamo di vedere sia in Comune che in città metropolitana il progetto definitivo e cogliamo l’occasione, dopo le parole dell’amministratore delegato di Rfi, di chiedere di vederlo quanto prima, per essere coinvolti e informati». L’assessore comunale alla mobilità del Comune di Venezia Renato Boraso conferma la richiesta di visionare il progetto del treno per l’aeroporto che viene espressa anche dal delegato della Città metropolitana, Saverio Centenaro. Comune e Città metropolitana chiedono di vedere il progetto. «Lo stesso sindaco Brugnaro attende informazioni dettagliate in merito», precisa Boraso. «È importante conoscere come si svilupperà il tracciato anche per informare e con-
frontarsi con le comunità locali di Dese e Tessera, che guardano con attenzione a questo progetto. E servono rassicurazioni in particolare per evitare l’isolamento di una parte del centro abitato di Dese», dice l’assessore comunale. Boraso, del resto, da mesi ha fatto proprie le preoccupazioni di don Enrico Torta, il vulcanico parroco di Dese che si era mobilitato immediatamente, alla vista dei primi disegni sul tracciato della nuova bretella ferroviaria per l’aeroporto per tutelare quella cinquantina di famiglie di Dese che rischiano di restare intrappolate tra i binari con la realizzazione della infrastruttura ferroviaria, necessaria ad uno scalo aerero, importante, quale è quello di Venezia
no raccolti dagli uffici dell’Urbanistica del Comune entro il 4 novembre. È stato pubblicato all’albo pretorio del Comune l’avviso del direttore del settore Urbanistica, Danilo Gerotto, che comunica che il piano pubblico privato adottato dal consiglio comunale è in visione al pubblico presso le due sedi di Venezia (San Marco 3980) e nella sede di Mestre (alla ex Carbonifera di viale Ancona 59), per 30 giorni consecutivi. Gli atti sono consultabili sul sito del Comune di Venezia sul portale delle delibere di consiglio comunale. Un passaggio dovuto, previsto dalle procedure urbanistiche, ma importante vista anche la valenza del piano all’esame. Ci sono infatti 30 giorni di tempo per presentare osservazioni al-
la Variante al Piano degli Interventi, con termine fissato, appunto, per il 4 novembre. Il secondo passaggio si gioca invece in Regione Veneto dove i progettisti della Salini-Cediv (gruppo Impregilo) che hanno progettato lo sviluppo della grande area di via Ulloa, han-
L’accordo è ufficiale in Regione il confronto sulla Vas per il piano della nuova via Ulloa no già iniziato il confronto con la commissione per l’iter di discussione della documentazione della Vas, la valutazione ambientale strategica a cui il piano va sottoposto. Un pas-
che è il terzo in Italia.I residenti delle vie Bosco Costa, Pialoi e Bosco Berizzi si sono infatti affidati fin dallo scorso anno al parroco di Dese che ha coinvolto nella valutazione della problematica l’ex presidente di Favaro, Ezio Ordigoni e Fiorenzo Bison. «Ancora troppo fresca», avevano scritto in una nota inviata al sindaco, a Rfi, alla Municipalità e agli assessori competenti, «è la ferita causata dalla bretella autostradale costruita nel 1990, la cui realizzazione ha visto marginalizzare e allontanare dai servizi i residenti». E hanno precisato: «Questa nuova infrastruttura dovrà essere progettata tenendo conto della situazione esistente e evitando che possa avere effetti negativi per la comunità residente. Gli abitanti chiedono solamente di avere risposte ai problemi del territorio». Ora tutti attendono di prendere visione del progetto, confidando in opere di mitigazione anti-isolamento della frazione tra Favaro e Tessera. — M.Ch.
saggio, anche questo importante, per valutare l’impatto delle opere previste sul territorio dell’affaccio su via Ulloa. Tra osservazioni, da controdedurre, e Vas ci vorranno almeno altri 120 giorni di valutazione del grande progetto. Entro fine anno, quindi, l’ok finale. Il piano di via Ulloa, su 44.000 metri quadri di sviluppo comprende 10.000 metri quadri di uffici direzionali, 14.400 metri quadri residenziali, 14.000 metri quadri di ricettivo, 6.000 metri quadri di funzioni commerciali e di vicinato, 26.000 mq di superfici a standard a parcheggio dentro un edificio multipiano e 30.225 metri quadri di nuovo parco pubblico che verrà ceduto al Comune di Venezia. — M.Ch.
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MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
Venti di crisi
Export, la Marca si ferma Le vendite all’estero mai così male dal 2012 Il primo semestre del 2019 è il peggiore degli ultimi sette anni: persi 100 milioni Soffrono macchinari, legno e arredo. Pozza: «Dimenticati dalla politica» Andrea De Polo TREVISO. Il segno meno alla voce “export” nei primi sei mesi dell’anno non si vedeva dal 2012. È ricomparso quest’anno nello studio della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, basato su dati Istat, relativo alle vendite all’estero delle imprese trevigiane, che da gennaio a giugno del 2019 sono calate dell’1,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018. Il commercio estero nella Marca vale, oggi, 6,65 miliardi di euro al semestre, ne valeva 6,75 un anno fa. E, come detto, bisogna setacciare le serie storiche fino al 2012 per trovare un altro dato negativo. Quell’1,5 per cento in meno, peraltro, corrisponde a mancate vendite per cento milioni di euro. Non un dettaglio per una provincia che, spiegano gli addetti ai lavori, finora si è sostenuta proprio sull’export a fronte di un mercato interno asfittico. I SETTORI
Male l’abbigliamento (che da un anno all’altro cala di 38 milioni di euro), malissimo gli elettrodomestici (“rosso” di 39 milioni) e i macchinari, che risentono di mancate vendite per 54,68 milioni di euro e soffrono la crisi dell’auto in Germania. Tra i pochi che registrano un trend positivo ci sono i prodotti alimentari (tradotto: Prosecco), in crescita di 13 milioni ma tuttavia in calo in un mercato strategico come la Gran Bretagna,
EXPORT, L’ANDAMENTO DEI SETTORI IN PROVINCIA DI TREVISO SETTORE
DiŮerenza vendite all’estero dal 2018 al 2019 (in euro)
Prodotti alimentari
+ 13,09 mln
Maglieria
- 3,31 mln
Legno
- 4,91 mln
Calzature
-7,09 mln
Filati e tessuti
- 11,57 mln
Mobili
- 13,25 mln
Abbigliamento
- 38,50 mln
Elettrodomestici
- 39,37 mln
Macchinari
- 54,68 mln
dove perdono l’8,2 per cento. Le vendite vanno male anche fuori dall’Unione Europea, dove il saldo è negativo del 3,5 per cento. Nel mercato Ue male la Germania (-2,9), la Romania (-6,4), i Paesi Bassi (-0,3), il Belgio (-4,9), la Repubblica Ceca (-9,5); tengono tra le altre la Spagna (+8,1), e la Polonia (+5,2). TREVISO MAGLIA NERA
La Marca è l’unica provincia veneta a mostrare il segno negativo. «Spicca, in particolare, il repentino rovesciamento di fronte rispetto alla situazione di un anno fa - sottolinea lo studio della Camera di Commercio di Trevi-
so-Belluno - quando l’export trevigiano cresceva del 6,1 per cento». Segno negativo anche per le importazioni, pari a 3 miliardi e 592 milioni in calo dello 0,7 per cento rispetto a un anno fa. I MOTIVI
Turbolenze geopolitiche (guerre tariffarie, rischio di “hard Brexit”), prospettive negative per il commercio globale anche nei prossimi mesi, rallentamento di Cina e Germania, revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil negli Stati Uniti sono le ragioni principali, indicate nello studio camerale, del calo del commercio estero. E se si guarda alla situazione
interna il paesaggio non cambia: «Veniamo da anni di crisi di governo e incertezza politica» spiega Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, «il sistema Paese non ha una politica industriale, servirebbero certezze e la sensazione di avere al proprio fianco il governo, invece finora ogni esecutivo ci ha trascurati in maniera evidente. Il Veneto vale il 10% del Pil nazionale ma viene puntualmente dimenticato». LA SOLUZIONE
Per ripartire - o magari soltanto evitare che il quadro peggiori - la ricetta suggerita dalle imprese è sempre la stessa: «Abbiamo una carenza infrastrutturale da colmare - continua Pozza - a partire da un valico veneto verso l’estero per ovviare ai grossi problemi che presenta il Brennero, dove peraltro l’Austria impone le proprie regole. La rete ferroviaria è obsoleta, manca la fibra ottica, non esistono piani di rilancio a breve termine e viviamo in una continua campagna elettorale. Ma le competizioni di questo genere, fatte solo di promesse, non pagano mai». Da questo quadro poco rassicurante partiranno i lavori della convention mondiale delle Camere di Commercio italiane all’estero, a Treviso dal 26 al 29 ottobre. Ci saranno 78 Camere da ogni continente e 250 imprese che si organizzeranno in incontri b2b per capire come muoversi al meglio sui mercati internazionali. —
il progetto
Unesco e Olimpiadi gli “sponsor” da mostrare agli investitori TREVISO. La Camera di Commercio di Treviso-Belluno è entrata come membro sostenitore del progetto Italympics - Destinazione Olimpiadi Milano-Cortina 2026, Il progetto prevede una serie di iniziative ad hoc per preparare il pubblico - e le imprese - ai Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di Milano e Cortina 2026. Lo scopo è anche quello di agganciare i gran-
dal 26 al 29 ottobre
Per la convention delle Camere scelto il logo di un tirocinante Nella sede di Piazza Borsa la convention mondiale degli enti all’estero Il logo dell’iniziativa è stato ideato da Simone Favaretto TREVISO. Per la 28esima
Convention Mondiale delle Camere di Commercio italiane all’estero, in programma a Treviso, Venezia e Padova dal 26 al 29 ottobre 2019, è stato scelto il logo
disegnato da un giovane tirocinante della Camera di Commercio di Treviso, Simone Favaretto. Un globo tricolore con tre punti a rappresentare le tre province venete sede dell’evento. Il logo sarà riprodotto sulle pareti dello stabile di Piazza Borsa nei giorni che precederanno l’appuntamento. Una scelta, quella della Camera, che premia l’idea di Simone ma che, indiretta-
mente, valorizza anche il lavoro dei suoi 12 colleghi tirocinanti che stanno affrontando lo stage (retribuito) nell’ente di Piazza Borsa. Saranno 78 le Camere di Commercio italiane in tutto il mondo che parteciperanno all’appuntamento. «Sarà un’occasione unica di business - spiega la Camera trevigiana - con incontri b2b tra i rappresentanti delle Camere italiane all’este-
Simone Favaretto e Mario Pozza mostrano il logo dell’evento
di eventi che si organizzeranno sul territorio per incrementare i flussi turistici. In questo senso la Camera di Commercio è entrata anche nelle fondazioni per la gestione dei due siti Unesco che ricadono all’interno della sua giurisdizione: le Dolomiti e le colline del Conegliano-Valdobbiadene, ritenuti “asset” strategici anche da un punto di vista commerciale. —
ro e gli imprenditori. Sarà l’occasione per l’incontro tra soggetti della promozione attivi in Italia per riflettere, insieme, su comuni strategie di internazionalizzazione rivolte alle piccole e medie imprese italiane». A Treviso l’incontro è previsto per lunedì 28 ottobre, altri appuntamenti sono in agenda nei giorni successivi a Venezia e Padova. In Sala Borsa è previsto il convegno inaugurale dal titolo “Le collaborazioni industriali come nuova frontiera degli investimenti esteri in Italia”. Sono attese 250 imprese con 200 incontri b2b, al fine di migliorare le performance sui mercati internazionali. — A.D.P.
MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO
REGIONE
lo scandalo in tribunale
Finte vaccinazioni, le famiglie: paghino anche gli ospedali Il processo a Emanuela Petrillo per falso, omissione d’atti d’ufficio e peculato Intanto le stesse aziende sanitarie sono già parte civile. In lista anche il Codacons ne riparlerà il 15 ottobre, quando il presidente Paolo Milocco ha rinviato le parti. Intanto, però, è stato l’avvocato Tullia Tauro, dello studio Calvetti, in rappresentanza di 19 famiglie, a preannunciare la presentazione della richiesta di citazione come responsabili civili delle aziende sanitarie. Istanza cui i colleghi Ro-
Luana de Francisco UDINE. Potrebbero essere le
aziende sanitarie, alla fine, a pagare il conto delle responsabilità penali, se accertate, di Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria di 33 anni di Spresiano (Treviso), accusata di avere finto di iniettare il vaccino a centinaia di bambini, tra il distretto di Codroipo e l’Ulss n.2 di Treviso. A chiederlo, ieri, all’apertura del processo davanti al tribunale collegiale di Udine, sono stati i legali delle famiglie che, dal Friuli al Veneto, hanno deciso di costituirsi parte civile, proprio ai fini del risarcimento del danno patito dai rispettivi figli. L’istanza deve essere ancora formalizzata, visto che l’udienza “filtro” si è aperta e chiusa senza neppure procedere con l’ammissione delle prove, per l’assenza di due dei tre componenti del collegio titolare del procedimento. Se
L’ex dipendente ha lavorato a Codroipo e Treviso tra il 2009 e il 2017
Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria finita a processo
berto Mete, per un’altra coppia di genitori, e Marianna Martina, che ieri ha chiesto di essere ammessa a propria volta come parte civile per tre famiglie, si sono associati. In lista d’attesa per la costituzione, da ieri mattina, anche l’associazione di consumatori Codacons, con l’avvocato Nicola D’Andrea.
Tutte new entry che, al pari delle parti civili già ammesse in sede di udienza preliminare, l’avvocato Chiara Pianon, di Treviso, difensore di Petrillo insieme al collega Paolo Salandin, ha chiesto di escludere. Intanto, della partita fanno già parte proprio le aziende sanitarie cui i genitori cercheranno di fare rispondere in prima persona per i danni dell’ex dipendente: l’Aas 3 “Medio Friuli”, rappresentata dall’avvocato Mirta Samengo, l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, con l’avvocato Laura Baggio, e l’Ulss 2 di Treviso, con l’avvocato Fabio Crea. Assente dall’aula, come sempre da quando il procedimento è approdato in tribunale, Petrillo è accusata dei reati di falso, omissione d’atti d’ufficio e peculato. «Un’azione prolungata nel tempo, scientifica e gravemente preordinata», aveva sostenuto il procuratore aggiunto Claudia Danelon, titolare del fascicolo, chiedendone il rinvio a giudizio. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 2009 e il giugno del 2017 (quando l’assistente sanitaria fu licenziata per giusta causa). «Ristretta la forbice del riscontro probatorio a 259 bambini sottoposti alla prima dose del vaccino contro il morbillo nei soli casi riconducibili alla sua mano – aveva spiegato il pm, all’esito della perizia –, è emerso come nessuno fosse coperto». Ma lei, l’imputata, ha sempre negato ogni addebito, professandosi innocente. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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proposta m5s
Del Zovo: sostenere la coltivazione della canapa in Fvg È stata illustrata ieri, in II commissione consiliare, la proposta di legge “Disposizioni per la transizione della Regione Friuli Venezia Giulia verso un’economia verde, circolare e sostenibile attraverso la promozione, la coltivazione e la trasformazione della canapa industriale”, presentata dal M5s. «Si tratta di una proposta ambiziosa visti i cambiamenti climatici – ha spiegato la capogruppo M5s Ilaria Dal Zovo, prima firmataria –. La canapa ha un enorme potenziale in quanto è una pianta utilizzabile in ogni sua parte e i suoi derivati possono essere impiegati in molteplici settori. La nostra proposta sostiene la conoscenza dei possibili usi dei derivati della canapa e la formazione di operatori nei diversi settori nella quale può essere utilizzata. L’obiettivo è quello di predisporre, attraverso una convenzione tra Regione, Ersa, università e aziende agricole, un progetto pilota di sostegno tecnico a questa coltivazione sviluppando un impianto regionale di prima trasformazione. Si prevede poi sostegno economico per l’innovazione delle micro-imprese del settore, le aggregazioni e la collaborazione con soggetti del sistema dell’innovazione e della ricerca».