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REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Martedì 1 Ottobre 2019
5 VE
Dazi Usa, dal Prosecco ai formaggi trema l’agroalimentare del Veneto Zaia: così si favoriscono le imitazioni. Ma il Consorzio Valpolicella: penalizzato chi non ha diversificato La vicenda ● Gli Usa lamentano un danno da 7 miliardi per gli aiuti che l’Ue ha concesso al consorzio franco-tedesco Airbus a danno dell’americana Boeing. Aiuti riconosciuti come illegittimi dal Wto, l’organizzazione mondiale del commercio ● Gli Usa hanno preparato due liste: una da 21 miliardi di dollari (317 prodotti) e un’altra da 4 miliardi (89 beni). Si va dall’automotive all’agroalimentare. Attendono il via libera dal Wto
VENEZIA Un danno potenzialmente pesantissimo e, allo stesso tempo, una lezione da cogliere. Le nuove barriere doganali che il governo Usa si appresta ad imporre sulle importazioni europee per i produttori dell’agroalimentare veneto hanno almeno due dimensioni importanti. La terza, che ad uno sguardo superficiale rasenta l’assurdo, riguarda la causa scatenante. Per una lite fra colossi dell’aeronautica (Boeing, americano, ed Airbus, franco-tedesco) a pagare di più rischia di essere tutta l’economia italiana del lattiero-caseario e del vino. I player più in fibrillazione sono quelli del primo segmento. «Per essere chiari
no questo dossier quanto prima». Una stima delle conseguenze per il sistema del Grana Padano, è avanzata da Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela, in una lettera ai ministri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli. Se i dazi annunciati venissero applicati, sostiene Baldrighi, i mancati ricavi toccherebbero i 270 milioni di euro. Senza considerare i 150 milioni a ricaduta sugli allevamenti. «Il calo delle vendite si trasferirebbe sulle 4 mila stalle il cui latte è destinato alla produzione di Grana Padano e sulle altre aziende il cui prezzo del
Esportazioni di prodotti agroalimentari verso gli Stati Uniti Anni 2017 (dati definitivi) e 2018 (dati provvisori)
EXPORT IN EURO
Valori in euro
2017
Agricoltura e pesca
%
2.649.317
1.593.057
-1.056.260
-39,9
1.280.494
820.028
-460.466
-36,0
Pr. di colture permanenti
1.061.236
335.285
-725.951
-68,4
56.666
171.983
115.317
203,5
165.517
154.758
-10.759
-6,5
66.426
94.194
27.768
41,8
0
16.809
16.809
0
18.978
0
-18.978
-100,0
0
0
0
0
139.105.611
159.038.488
19.932.877
14,3
Altri prodotti alimentari
33.471.522
48.983.605
15.512.083
46,3
Pr. da forno e farinacei
41.113.624
46.227.239
5.113.615
12,4
Pr. delle industrie lattiero-casearie
32.305.848
31.252.217
-1.053.631
-3,3
Pr. della lavorazione di granaglie, amidi e pr. amidacei
12.277.539
11.500.862
-776.677
-6,3
Carne lavorata e conservata e pr. a base di carne
-12,2
Animali vivi e pr. di origine animale Pr. vegetali di bosco non legnosi Piante vive Legno grezzo Piante forestali e altri prodotti della silvicoltura
Prodotti alimentari e tabacco
11.114.561
9.763.346
-1.351.215
Frutta e ortaggi lavorati e conservati
4.703.867
7.457.945
2.754.078
58,5
Oli e grassi vegetali e animali
3.158.107
2.355.552
-802.555
-25,4
Pr. per l'alimentazione degli animali
699.215
1.088.748
389.533
55,7
Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati
261.328
408.974
147.646
56,5
0 428.880.274
0 454.441.283
0 25.561.009
0 6,0
570.635.202
Tabacco
latte è, da sempre, condizionato dall’andamento di questo formaggio». Fin qui i prodotti caseari stagionati a pasta dura, i quali condividono le sorti di altri campioni dell’alimentare itaiano quali il Parmigiano Reggiano o il Pecorino romano. Sul fronte del vino il quadro è più articolato ed il livello di preoccupazione è differenziato a seconda dei prodotti e delle fasce di prezzo. In casa Prosecco Doc, ambiente che registra da molti anni una progressione vistosa nel mercato statunitense, la voce dei conti che oggi trema risiede nei 110 milioni di bottiglie che saranno state inviate oltreoceano entro la fine del 2019 (erano 87 milioni lo scorso anno) per un controvalore di 350 milioni di euro. «Per noi sottolinea il direttore del Con-
ass.
Pr. di colture agricole non permanenti Pesci e altri pr. della pesca; pr. dell'acquacoltura
– spiega Alex Vantini, delegato veneto della Coldiretti giovani nazionale – il prezzo del Grana Padano per il consumatore finale americano passerebbe da 2,15 a 15 dollari il chilo. Un po’ troppo per non essere tentati a passare alle imitazioni dell’Italian sounding già così diffuse nel vicino mercato canadese e, dal nostro punto di vista, per non farci temere un calo delle esportazioni negli Usa prossimo al 90%». «Il mercato dei prodotti non italiani ma venduti come tali – ricorda a questo proposito il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia - vale 120 miliardi di euro sui mercati mondiali e aumenterà ancora. È impensabile che si mettano a rischio scambi reciproci con un paese amico, mi auguro che Roma prenda in ma-
VAR. 2018 / 2017
2018
Bevande TOTALE AGROALIMENTARE
615.072.828
44.437.626
7,8
Altre merci
4.401.376.702 4.579.265.542
177.888.840
4,0
Totale complessivo
4.972.011.904 5.194.338.370
222.326.466
4,5
Fonte: elab. Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso - Belluno su dati Istat
L’Ego - Hub
Boom delle esportazioni
Parmigiano e Grana hanno «trovato l’America»
VENEZIA Se gli ambienti del vino appaiono per ora abbastanza prudenti, con la quotata Masi Agricola che chiude la giornata in parità a 3,52 euro, a considerare con una certa apprensione il peso delle conseguenze è il lattiero caseario. Per Parmigiano Reggiano e Grana Padano, infatti, che registrano nel primo semestre una crescita delle esportazioni del 16%, quello Usa è il principale mercato extraeuropeo e l’accelerazione nella prima metà dell’anno è stata del 26%. Un incremento dell’export, dunque, superiore a quelli della Germania (+19%) , della Svizzera (+17%) e del Regno Unito (+15%).
sorzio di tutela, Luca Giavi gli Usa sono il secondo mercato e rappresentano il 25% delle nostre esportazioni. Sul 2019 le eventuali ricadute saranno probabilmente contenute perché rimane solo un trimestre mentre nella prima parte dell’anno si è registrata una sensibile accelerazione. Il punto interrogativo sarà il 2020. Secondo gli elementi che abbiamo a disposizione una bottiglia di Prosecco Doc, oggi venduta al consumatore finale fra i 10 e i 15 dollari, potrebbe trovarsi ad oscillare fra i 13 ed i 18». Possibili reazioni? «Non stiamo ovviamente alla finestra e la scelta di stoccare 30 dei 180 quintali massimi di produzione per ettaro nel
I prezzi L’aumento rischia di essere sensibile per il Prosecco, decisamente meno per l’Amarone 2018 deriva dall’aver percepito indizi di nervosismo sul mercato Usa. Quanto sta accadendo è un nuovo segnale sull’importanza della diversificazione dei mercati, avere troppa concentrazione sulle piazze trainanti è sempre pericoloso». Un punto di vista simile è quello di Olga Bussinello, presidente del Consorzio dei vini della Valpolicella. «Non si può avere un mercato estesissimo dal quale essere condizionati – rileva – e occorrerebbe chiedersi come mai in aree emergenti, come Cina e India, i produttori australiani stanno andando benissimo mentre noi rimaniamo ai margini. Qualche accordo bilaterale che ci favorisca a questo punto sarebbe un punto sul quale insistere e chiedere assistenza alla politica». Pure se l’Amarone di certo non si scompone per i dazi Usa. «Il tutto si tradurrebbe in 10 centesimi in più su un prezzo a bottiglia di 150 dollari. Non è certo questa – conclude Bussinello – la fascia di prezzo che sarà penalizzata». Gianni Favero © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Trump stronca il nostro mercato oltreoceano» I timori di Polegato (Astoria): Stati Uniti e Gran Bretagna non si sostituiscono facilmente
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I dazi mettono in pericolo il singolo prodotto ma anche la filiera che gli sta dietro
VENEZIA Se i dati relativi ai dazi
che gli Usa potrebbero applicare nei confronti dei nostri interscambi agroalimentari fossero confermati «il problema diventerebbe molto serio». A dirlo è Giorgio Polegato, presidente di Astoria Vini, di Susegana, azienda che realizza sul mercato americano ricavi per circa 4 milioni di euro. «Per noi è la prima destinazione internazionale e una contrazione in quel Paese sarebbe un danno anche per la sua stessa economia, dato che il Prosecco è entrato nei consumi quotidiani». Quello che si potrebbe verificare come conseguenza dell’innalzamento delle barriere
doganali da parte dell’amministrazione Trump può essere letta come il segnale che è urgente diversificare di più i mercati esteri? «In teoria la riflessione è corretta ma non è un processo che possa essere affrontato e fatto avanzare in tempi brevi. Se gli Usa e il Regno Unito sono responsabili di circa il 50% delle esportazioni totali del sistema Prosecco è chiaro che non si può pensare di sostituire rapidamente i volumi che vengono a mancare con potenziali business in altre parti del mondo». Lo sfogo commerciale che si potrebbe conseguire in paesi asiatici perciò sarebbe
una risposta ma non a breve termine? «Le alternative le stiamo cercando da anni ma lo spazio è ancora modesto. La Cina è un Paese in cui la capacità di spesa è in aumento ma non è ancora maturata l’inclinazione ad apprezzare il vino frizzante, al massimo acquistano spumanti dolci o vini rossi. Questo lo hanno capito molto bene i francesi che, sui rossi, la fanno da padroni da anni. E lo hanno compreso soprattutto i produttori australiani, forti di canali commerciali consolidati». Gli aumenti di prezzo che i dazi potrebbero comportare sono sufficienti, secondo lei,
a scoraggiare davvero il consumatore finale americano? «La caratteristica del Prosecco Doc è quella di non essere minacciato da prodotti sostitutivi. Mentre per formaggi e salumi esistono sul mercato d’oltreoceano centinaia di altre proposte che si sono fatte strada cavalcando l’Italian Sounding, e pure con un certo consenso, il nostro spumante non teme proposte ‘fake’. In ogni caso l’incremento di prezzo sarebbe notevole, una fascia importante di popolazione sarebbe indotta a dismettere abitudini di consumo acquisite. Mandare in porto i dazi così come prefigurati significa in sostanza
Trevigiano Giorgio Polegato gestisce insieme al fratello Paolo Astoria WInes
stroncare il nostro business con gli Usa». Questo riguarda chi è solito acquistare il Prosecco sugli scaffali dei negozi. Però c’è anche il grande ambito della ristorazione. «Il ragionamento non cambia e, anzi, penso che a patire per l’aumento del prezzo del Prosecco sarà tutto un sistema economico che va dai ristoranti al catering fino alla filiera dei trasporti. Dunque una rete di attività dell’indotto si troverebbero private di un prodotto che, fino ad oggi, ha generato vantaggi per tutti». G. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 1 Ottobre 2019 Corriere del Veneto
PRIMO PIANO
L’ambiente e il territorio I livelli di allerta
Verde VENEZIA Gli ultimi scampoli di «estate indiana» non ingannino gli automobilisti. Le polveri sottili sono in agguato e, da oggi, scattano puntuali le limitazioni al traffico, una delle azioni di contenimento dell’inquinamento atmosferico previste dall’Accordo di bacino padano. Limitazioni che ricalcano con precisione quelle dello scorso anno e che, come da tradizione, partiranno in ordine sparso nonostante i tavoli provinciali abbiano caldeggiato un’azione congiunta almeno a livello di agglomerati urbani. I sette comuni capoluogo hanno già pubblicato e dato ampia comunicazione della cosa, incluso il riottoso comune di Rovigo che si allinea e ferma le auto più inquinanti da oggi. Secondo l’intesa dovrebbero accodarsi anche i numerosi comuni con una popolazione superiore ai 30 mila abitanti. In un impeto di buona volontà, i coordinamenti provinciali hanno tracciato linee guida che propongono l’allargamento della soluzione di base (limitazioni calibrate sull’allerta «verde» di Arpav) anche ai comuni sotto questa soglia di popolazione ma le adesioni al momento scarseggiano. Oltre a Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Belluno e Rovigo, quindi, a ieri gli altri comuni che avevano già emanato le ordinanze si contavano sulle dita di una mano: per certo, nel Padovano, Rubano e Limena. I comuni dell’hinterland veronese sono stati richiamati in Provincia alla volta del 16 ottobre. E anche l’agglomerato della Città metropolitana di Venezia attende l’estensione ai 9 comuni popolosi più i 34 sotto i 30 mila sollecitati ad attuare le limitazioni di minima. Nel Trevigiano, circolazione libera al di fuori del capoluogo perché, ad esempio, Castelfranco, non
Il caso
di Davide Orsato
Zero giorni
Dalle 8.30 alle 18.30, dal lunedì al venerdì, stop alle auto a benzina Euro 0 e 1 e ai diesel dall’Euro 3 in giù. Stesso schema per veicoli commerciali e moto non catalizzate
Arancione
Quattro giorni
Dopo quattro giorni di sforamento consecutivo si fermano anche le auto Euro 4. Restano valide le limitazioni previste dal livello verde di allerta
Rosso
Dieci giorni
Quando i giorni di sforamento dei limiti di Pm10 ( 50 microgrammi per metro cubo d’aria) arrivano a dieci scatta lo stop per i veicoli commerciali Euro 4 ma dalle 8.30 alle 12.30
Le deroghe ● Fra le deroghe previste alle limitazioni ci sono: i veicoli sotto gli 80 Kv guidati da over 70, tutti i mezzi pubblici e di soccorso, le auto di servizio delle amministrazioni, i cortei funebri o nuziali, i veicoli di chi risiede in albergo, quelli delle società sportive, le auto d’epoca ma anche quelle con targa straniera (purché il conducente non risieda in Italia). E poi, ancora, i veicoli al servizio di persone disabili, medici e trasportatori di farmaci in servizio ma anche chi lavora secondo turni che non gli consentono di usare mezzi pubblici
Polveri, da oggi lo stop Si inizia dai capoluoghi Bottacin: «Contro lo smog, in tre anni, abbiamo investito un miliardo» avendo un’azienda di trasporto pubblico va in deroga all’Accordo di bacino. Le delibere dei comuni aderenti sono di fatto identiche.Da oggi e fino al 31 marzo (sospensione dal 16 dicembre al 7 gennaio fatto salvo si arrivi all’allerta rossa)limitazioni crescenti, a seconda del perdurare di sforamenti al limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10. Gli orari restano invariati dalle 8.30 alle 18.30. Il livello verde prevede lo stop dalle dal lunedì al venerdì di auto a benzina Euro 0 e 1 e per i diesel dall’Euro 3 in giù. Stesso schema per i veico-
li commerciali e per le moto non catalizzate. Quando i giorni di sforamento diventano 4, scatta il livello arancione che ferma anche i diesel Euro 4. Infine, se si arriva a dieci, scatta il livello rosso che aggiunge lo stop ai veicoli commerciali Euro 4 ma solo dalle 8.30 alle 12.30. Le deroghe includono veicoli di soccorso, mezzi pubblici, cortei funebri o nuziali e solo per veicoli sotto gli 80 Kw con conducenti over 70. E per informarsi, la via migliore è consultare il sito web dei comuni in cui si conta di transitare. «Le limitazioni rammenta l’assessore regio-
Monopattini «legalizzati» Verona fa da apripista ma è già giungla urbana Primo incidente (con multa). Si pensa a dei correttivi
VERONA A
Verona sono bastati sette giorni per vedere un po’ di tutto: monopattini che sfrecciano sulle corsie preferenziali, che viaggiano di notte in strade poco illuminate, che fanno a zig zag tra i pedoni in mezzo ai marciapiedi. Tre comportamenti scorretti. Finché, nella notte tra sabato e domenica, non è avvenuto il primo incidente di una certa gravità: un diciottenne, residente in città, è stato investito da un’automobilista ubriaco. Il ragazzo è stato ricoverato in ospedale, per poi essere dimesso nella giornata di ieri.Le multe, salatissime, arriveranno per entrambi. All’automobilista è stata ritirata la patente, al ragazzo alla guida del monopattino elettrico saranno contestate diverse violazioni: dal divieto di circolazione in una strada non ido-
nea per quel mezzo, all’assenza del giubbino catarifrangente, obbligatoria di notte. Il tutto è avvenuto a due passi dal centralissimo Corso Porta Nuova, in via Giberti, dove vige il limite di 50 chilometri all’ora. Abbastanza per renderla una strada «vietata»: i monopattini, a Verona, infatti, possono circolare solo sulle vie con il limite dei trenta all’ora, nella zona a traffico limitato (con esclusione delle vie pedonali) e sulle piste ciclabili.Allo stato attuale si tratta dell’unica città veneta che, aderendo al decreto dell’ex ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha promulgato un «vademecum» comunale per circolare con i piccoli mezzi elettrici. Nel resto d’Italia ne figurano solo altre due: Rimini e Pesaro. A fare da apripista è stata
Milano, con un regolamento approvato già a luglio, ma in seguito revocato: ne verrà pubblicata una versione «aggiornata» a breve. E il resto del Veneto? Nei capoluoghi di provincia, la questione è stata affrontata solo a Padova e a Rovigo. Nel primo caso, il vicesindaco Arturo Lorenzoni ha promesso di «aderire alla sperimentazione sulla micro-mobilità elettrica», nel secondo è l’assessore alla mobilità Giuseppe Favaretto ad avere in mano il dossier. Ma, al momento, agli annun-
Lo scontro Una strada vietata ai monopattini, ancor più pericolosa di notte, il luogo dell’incidente
ci estivi, non sono seguiti i fatti. Non è un caso che proprio Verona, seconda città turistica della Regione dopo Venezia (dove al momento non si parla di regolamento), ma senza ponti e canali, sia stata la prima città in Veneto a interessarsi del fenomeno. Prendiamo i segway: da tempo un’operatore offre un servizio a noleggio. Una «deroga», visto che il regolamento non era ancora in vigore, per cui la mini-azienda, che ha sede a due passi dall’Arena ha dovuto lottare a lungo: alla fine le è stato dato un via libera: i mezzi, però, dovevano limitarsi a un percorso circolare in centro (prezzo: 50 euro all’ora). Dopo la pubblicazione del regolamento, in poche ore, sono arrivate, a pioggia le telefonate da parte degli imprenditori pronti a investi-
nale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin - sono una delle azioni dall’Accordo di bacino. La Regione, in tre anni, ha investito un miliardo nel contrasto all’inquinamento: la parte del leone l’ha fatta lo svecchiamento del parco mezzi - bus e treni - con 800 milioni; 100 sono andati alle pubbliche amministrazioni che hanno scelto l’efficientamento energetico degli edifici e il resto per bandi che incentivano la rottamazione di stufe e auto. Ce n’è uno che scade il 15 ottobre che incentiva anche l’acquisto di auto ad alimentazione tradizionale ma a basse
emissioni. Ed è allo studio un bando ad hoc per chi vuole installare un impianto a gpl o metano». E in Regione si sta ragionando anche sulla possibilità di deroga alla circolazione per chi installa una sorta di scatola nera in auto per dimostrare il fatto di brevi chilometraggi. «Noi facciamo la nostra parte. Ciò che in tre anni manca all’appello da parte del ministero all’Ambiente - conclude Bottacin - è la prevista compartecipazione a questo tipo di bandi, non abbiamo ancora visto una lira». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
re in città: se ne contano già una decina. Il vicesindaco Luca Zanotto, li incontrerà domani e farà un discorso duro. Il Comune chiederà alle ditte di pubblicare il regolamento municipale sui siti internet aziendale: gli utenti, che saranno principalmente turisti, devono sapere che ci sono dei limiti ben precisi. Quello della mini-mobilità elettrica è un mondo in crescita esponenziale: ogni giorno arrivano sul mercato nuovi modelli. Tuttavia, l’orientamento delle amministrazioni comunali è di considerare abbastanza sicuri solo monopattini e segway, escludendo hoverboard e monowheel. Entrambi, per lo stesso motivo: sono privi di manubrio. I primi sono delle piattaforme a due ruote, i secondi consistono in una piccola ruota che può muoversi molto rapidamente: insomma, si teme per la stabilità degli utenti. In ogni caso, in quella che è, allo stato attuale, l’unica situazione legalizzata in Veneto, l’amministratore è stata «generosa» con la velocità, consentita fino a punte di venti chilometri all’ora. © RIPRODUZIONE RISERVATA
10
REGIONE
MARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
gionali, ieri in visita al piemontese Alberto Cirio.
regioni, nasce un coordinamento politico
Autonomia nel radar Il centrodestra vara un’alleanza tricolore dei governatori
LA STRATEGIA DI BOCCIA
«Vorrei che questo processo non avesse un colore politico ma fosse un meccanismo condiviso e soprattutto il simbolo di un’idea che tiene insieme Nord e Sud, le aree più sviluppate e quelle più disagiate di ciascuna regione. Con un’avvertenza: gli statuti speciali sono un’atra cosa rispetto all’autonomia differenziata», le parole di Francesco Boccia; che ha ribadito le tappe e i criteri del suo progetto: «Entro fine anno avremo chiarito se saremo in grado di accelerare sui livelli essenziali delle prestazioni o se si debba partire dai fabbisogni standard per approdare velocemente ai livelli essenziali. L’unica opzione che non posso accogliere è il modello della spesa storica, perché ci porterebbe alla separazione del Paese». Tempi biblici, allora? «No davvero, oggi avete visto il Def il Governo dimostrerà nei fatti che ha la barra non solo dritta ma vincolata agli impegni assunti».
Zaia e Fontana con Basilicata, Abruzzo, Molise, Piemonte Trentino, Friuli: «Liberare l’Italia dall’immobilismo romano» Filippo Tosatto
festa del carroccio
VENEZIA. Al governo gialloros-
Dibattito sul federalismo con Fedriga e i presidenti
so, il centrodestra a trazione leghista opporrà l’ampio fronte dei governatori che (tralasciando le isole) si estende dal Friuli Venezia Giulia alla Basilicata, dalla Lombardia al Molise, fino al Piemonte, al Trentino e, last but not least, al Veneto scalpitante. Con un obiettivo “ecumenico” dichiarato – «Costruire proposte comuni su temi politici anche nazionali e scambiare buone pratiche che rafforzino la collaborazione fra tutte le Regioni, da Nord a Sud» – e un corollario che investe direttamente le pulsioni padane, privilegian-
Si aprirà con un dibattito sul tema delle autonomie Stato-Regioni, cui parteciperanno i governatori del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, del Veneto e del Piemonte, Luca Zaia e Alberto Cirio, e il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, la Festa della Lega del Friuli Venezia Giulia, dal 4 al 6 ottobre a Villa Dolfin a Porcia (Pordenone). Momento clou della manifestazione sarà la serata conclusiva, quando è atteso in Friuli il segretario della Lega Matteo Salvini.
do il sospirato traguardo dell’autonomia. «Questo coordinamento nasce dall’esigenza di liberarci dall’immobilismo romano per cambiare e far evolvere il nostro Paese, condividendo l’efficienza delle nostre amministrazioni in più campi attraverso le buone pratiche che vogliamo condividere con le altre Regioni», chiosa il presidente Attilio Fontana.
Attilio Fontana e Luca Zaia, governatori leghisti di Lombardia e Veneto
egoismi settentrionali ma rappresenti «un veicolo di crescita per l’Italia intera e una speciale opportunità di riscatto per il Mezzogiorno, testimoniata dall’interesse manifestato dai colleghi dell’Abruzzo e della Basilicata»; a riguardo, il governatore veneto cita l’esempio della sanità afflitta da una cronica carenza di medici: «È un’emergenza provoca-
ta dall’errata programmazione dello Stato e minaccia di ledere il diritto alla salute, perciò va affrontata congiuntamente, nel segno della responsabilità, consentendo ai territori di agire con efficacia, senza badare al colore della casacca o alla collocazione geografica». Una dimensione “trasversale” rilanciata a distanza dal ministro dem per gli Affari re-
Lombardi con esperienza di ordine pubblico al vertice del partito in Campania, Calabria e Sicilia Ma il passaggio dal governo all’opposizione ha già fatto fuggire gli acchiappavoti meridionali
partito. Rizzotto ovviamente sostiene di aver abbandonato il partito con le sue gambe: «Parlare con Salvini era impossibile» si è lamentato il deputato regionale siciliano, anche lui ritratto ai tempi d’oro (era il 2017) con la sua faccia un po’ così da un immancabile selfie a fianco del raggiante segretario lumbard. E per tutta risposta ha subito aderito a un nuovo partitino – Ora Sicilia – formato da altri tre transfughi come lui.
TRAGUARDO CONDIVISO
L’iniziativa, concordata nel corso di un vertice nella rappresentanza dell’amministrazione lombarda a Roma, ha visto in prima fila Luca Zaia, convinto che la prospettiva autonomista non rifletta miopi
Al Sud la Lega è diventata il partito dei commissari IL RETROSCENA
MARIANO MAUGERI n partito di commissari e commissariati. Questa ormai è la Lega di Salvini al Sud. Manca solo il commissario Basettoni. Anzi, no, c’è pure lui, perché la realtà si è incaricata di superare la fantasia: al vertice della struttura leghista di Vibo Valentia il bergamasco e salviniano Cristian Invernizzi, commissario della Lega in Calabria, ha voluto un questore in carne e ossa: Angelo Carlutti, ex superpoliziotto ed ex questore del capoluogo di provincia calabrese. Insomma, siamo alle maniere forti dopo il debutto tutto selfie e pacche sulle spalle di matteuccio tra Scilla e Cariddi.
U
LA STERZATA
Tra la fine del 2018 e la prima metà del 2019 Salvini ha bruscamente sterzato nella gestione del partito nel Mezzogiorno. Prima di quella data erano stati concessi gli ingressi di prima classe ai vecchi dinosauri democristiani – i capitani di (s)ventura – portatori di pingui pacchetti di voti. Angelo At-
taguile a Catania, Tony Rizzotto a Palermo e Carmelo Lo Monte a Messina, tutti e tre transitati in passato tra le fila dell’Mpa dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo. Complici i suggerimenti dell’intelligence durante la permanenza al Viminale, il leader della Lega ha optato per il pugno di ferro: tre commissari – tutti lombardi – al vertice del partito nelle tre regioni a rischio: Sicilia (Stefano Candiani da Busto Arsizio, senatore e fino all’inizio di agosto sottosegretario all’Interno); Campa-
CODICE ETICO
Forze armate, superpoliziotti e i manganelli di Bèrghem non sono serviti a fermare l’esodo dei leghisti con gerle cariche di voti, ai quali, per raddoppiare le marcature, è stato somministrato un codice etico nel quale si proibisce l’iscrizione al partito di chiunque abbia condanne anche non definitive per reati contro la pubblica amministrazione. Una mossa forse digerita con qualche mugugno. In realtà, i leghisti meridionali avreb-
L’ex sottosegretario agli Interni Candiani ha chiuso in pochi mesi l’esperienza Rizzotto
Carmelo Lo Monte dopo otto casacche ha tolto la camicia verde ed è approdato al Misto Matteo Salvini con Tony Rizzotto, parlamentare “inconcludente”
nia (Raffaele Volpi da Pavia, sottosegretario alla Difesa nel governo Conte 1); Calabria (il già citato Invernizzi, deputato ed ex assessore alla Sicurezza e alla polizia municipale a Bergamo). IL MESSAGGIO
Il messaggio era chiaro: tre commissari di ferro che in un’ottica di dissuasione rappresentano l’anticrimine ai
massimi livelli (Candiani), le forze armate (Volpi) e i manganelli della polizia locale (Invernizzi). Un modo per blindarsi dalle polemiche con l’opposizione se qualcuno dei neo leghisti meridionali fosse incappato in un infortunio giudiziario. E di guai politici e giudiziari sono piene le cronache dei tre siciliani-leghisti. Attaguile è stato inquisito per voto di scambio e
perché avrebbe simulato una serie di intimidazioni al fine di ottenere la scorta armata ai tempi in cui era componente dell’antimafia. Rizzotto invece è entrato immediatamente nei radar di Candiani: ci sono voluti un po’ di mesi per formulare l’espulsione più originale della storia repubblicana: “Inconcludenza” politica, una primizia nel palmarès delle cacciate da un
bero accettato qualunque cosa se i vertici del partito non fossero stati costretti a sbullonarsi dalle comode poltroncine rosso porpora e oro di ministeri e sottosegretariati. Ora che la musica torna quella dell’opposizione, con più di qualche inciampo nei sondaggi, i fedelissimi della prima ora fanno i loro conti e decidono di trasmigrare verso lidi che appaiono più promettenti.
DUE MILIARDI DI SPRECHI
Un’allusione alla manovra finanziaria che offre il destro a Zaia: «Non io, non la Lega, né l’opposizione parlamentare bensì la Cgia di Mestre ha appena ricordato che gli sprechi pubblici in Italia ammontano a 200 miliardi l’anno. È questo il tesoretto al quale attingere ma per farlo occorre privilegiare la delega decisionale fondata sull’assunzione di responsabilità». —
IL “MIGRANTE”
Così ha lasciato i banchi leghisti di Montecitorio, per approdare al gruppo misto, un altro fenomeno made in Sicily. È il messinese di Graniti Carmelo Lo Monte, tra i recordman della storia repubblicana nei cambi di casacca: otto partiti, dalla Dc alla Lega, passando per tutto l’arcipelago di partitini e subpartitini partoriti dal trasformismo italico. Che sarebbero nove se si conteggiasse un arruolamento, poi abortito, nell’Idv di Tonino Di Pietro. “Dove c’è Lo Monte c’è governo” scherzano i messinesi. Lui s’inalbera e se la prende con la Lega a trazione nordista: «Salvini se ne infischia del Sud. Finché garantivamo voti a valanga tutti zitti». Lo Monte è un uomo sanguigno, sempre deputato dal 2006, che non ha esitato a ingaggiare un duello con la polizia locale di Taormina, rea di aver elevato una multa per divieto di sosta davanti un passo carrabile alla sua consorte: «Io sono l’onorevole Carmelo Lo Monte! Mi state dando fastidioso: andate via! Voi non siete nessuno». Sembra una riedizione sicula del marchese del Grillo “Io so’ io... ”. LEGA ALLA SICILIANA
Ma è questa cosa qui la Lega di Salvini in Sicilia? Una corsa a commissariare se stessi? Un dream team con Attaguile, Rizzotto, Lo Monte? Con i lumbard (che di condanne penali, a partire da “The family” di Umberto Bossi & figli ne sanno qualcosa) nel ruolo di poliziotti? Sembra una barzelletta: ci sono tre siciliani, tre lombardi e il segretario della Lega Matteo Salvini che vuole sfondare al Sud... — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Nordest
ANTINCENDIO BOSCHIVO, NUOVI CORSI Nella sede della Protezione civile della Regione Veneto, a Marghera, al via nuovi corsi antincendio boschivo per volontari e tecnici
Martedì 1 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
«Non esiste il diritto al menù religioso» Il direttore Celada sulla richiesta di carne halal a scuola: `Una sentenza consente anche di portare il pasto da casa «Nelle mense viene sempre offerto un piatto alternativo» Il post dell’assessore Marcato: «Le leggi non le fa il Corano»
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IL CASO VENEZIA «La gestione delle mense non è tra le nostre competenze, ma alcuni dirigenti scolastici di prima nomina ci hanno chiesto azioni di supporto. Precisiamo quindi che non esiste alcun diritto al tipo di macellazione della carne e non ci possono essere nelle scuole menù differenziati a seconda di ogni singola religione. La normativa prevede comunque sempre un menù alternativo alla carne, fatto di formaggio o legumi a seconda delle diete. Noi, come direzione regionale, lavoriamo sull’inclusione degli alunni stranieri e sull’integrazione didattica, mense e menù ricadono su enti locali e presidi». Augusta Celada, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto, non è coinvolta dal caso scoppiato alla scuola elementare Cesare Battisti di Mestre, che fa parte dell’istituto comprensivo Giulio Cesare, dove è emersa l’esigenza di una “dieta religiosa” richiesta da un gruppo di genitori originari del Bangladesh. Alla preside, durante una riunione, avevano espresso il desiderio che i loro figli potessero consumare la carne halal nella mensa scolastica. Una definizione che per un musulmano praticante identifica una procedura nell’uccisione dell’animale secondo i dettami del Corano.
Alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole statali e paritarie del Veneto Incidenza % sul totale alunni
Provincia
INFANZIA 8,5
Belluno
389
Padova
3.863
Rovigo
683
13,4
1.355
Treviso
3.294
14,4
6.995
Venezia
3.370
16,7
Verona
4.322
17,6
Vicenza
3.457
Veneto
19.378
761 16,2
6.814
5.578
9
457
15,9 14,6 16,1 15,1
SECONDARIA DI II° GRADO
8,4
387
3.514
13,2
3.039
746
13,4
3.970 2.961
14,4 12,9
4,7
TOTALE 1.994
7,5 13,3
8,3
17.230
684
8
3.468
12,2
3.162
8
17.421
13
2.484
7,9
14.393
12,9
LE REAZIONI POLITICHE 7.791
17,5
4.160
15,3
6.831
16,3
3.668
15,7
36.125
19.476
15,9
sogna mai creare discriminazioni tra gli studenti. Se poi la scuola non dispone di spazi separati o di personale sufficiente è una questione che bisogna risolvere e sulla quale ogni dirigente scolastico dovrà prendere la propria linea. Noi, comunque, come uffici lavoriamo sull’integrazione didattica e scolastica degli studenti stranieri».
IL PASTO DA CASA Premesso che ogni scuola dovrà trovare la propria linea, la direttrice scolastica ricorda che, sul caso mense, grava quest’anno anche la possibilità di portare il pasto da casa ormai sdoganato da una sentenza favorevole. «I nuovi dirigenti scolastici ci chiedono come comportarsi di fronte alla gestione degli alunni che portano il pasto domestico e sulla possibilità di consumarlo assieme agli altri compagni di classe - prosegue il direttore della scuola veneta - la premessa, anche di fronte al problema mense scolastiche, è che non bi-
SECONDARIA DI I° GRADO
PRIMARIA
ché ora la maggior parte degli studenti di origine straniera è nato qui. «Tra le nostre competenze - conclude Celada - c’è offrire supporti, anche linguistici, per i nuovi arrivati, ma ormai questi sono pochi. E i ragazzini che frequentano le nostre scuole sono nati in Italia e non hanno problemi con l’italiano». In Veneto la provincia con maggior presenza di alunni con cittadinanza non italiana è Verona, seguita da Treviso, Venezia e Padova. E questi studenti si concentrano ormai in egual misura tra asili, scuole elementari e medie, mentre diminuiscono alle superiori. I paesi di origine più rappresentati sono Moldavia (27,2%), Cina (14,2%), Marocco (11,8%), Romania (11,7%).
INTEGRAZIONE IN CLASSE DIRETTORE Augusta Celada
SILVIA RIZZOTTO (ZAIA PRESIDENTE): «RICHIESTA AGGHIACCIANTE VANNO RISPETTATE LE NOSTRE NORME»
Parla quindi di un lavoro iniziato trent’anni fa e che vede L’Ufficio scolastico regionale del Veneto impegnato nell’accoglienza dei 91mila alunni con cittadinanza non italiana, che rappresentano il 13,2% degli iscritti che frequentano le scuole venete. I dati sono dello scorso anno scolastico, perché sono i più recenti finora disponibili, ma si discostano di poche unità da quelli attuali (vedi tabella). Un lavoro che si è evoluto nel tempo, per-
15,2
14,8
3.494
9,4
19.767
13,7
3.142
8
17.098
13,1
13,7
16.932
8,1
91 .371
13,2
L’assessore regionale Donazzan
«L’integrazione non è a senso unico» VENEZIA «La scuola serve per favorire un’integrazione a 360 gradi. La vera integrazione però non è a senso unico, e la mensa scolastica fa parte di questo processo. È anch’essa una modalità didattica all’interno del più vasto programma scolastico ed è uno sforzo importante anche sotto l’aspetto dell’educazione e dell’integrazione. Richieste come quelle avanzate dai genitori bengalesi di Mestre sono l’esatto contrario». Così l’assessore veneto all’istruzione, Elena Donazzan, interviene sulla vicenda di due genitori bengalesi di religione musulmana che nella scuola di Mestre frequentata
dai figli hanno chiesto la possibilità di poter inserire in menù la carne secondo il metodo di macellazione halal. «Questi genitori - aggiunge - hanno scelto di venire in Italia e credo sia un loro preciso dovere favorire un’integrazione piena dei loro figli. Se i loro bimbi non possono mangiare determinati cibi per motivi di salute, non c’è problema. In caso contrario faccio loro presente che, se quanto approntato dalla mensa per tutti i bambini non è di loro gradimento, possono senza problemi farli nutrire con alimenti equivalenti sotto l’aspetto nutrizionale».
Sul caso della richiesta della carne sulle mense scolastiche macellata secondo i dettami della religione musulmana, non si sono fatte attendere le reazioni politiche. «Cari genitori musulmani, se volete mangiare la carne halal lo fate nei vostri Paesi, dove è il Corano che determina la legge»: ha affidato ad un post su Facebook la sua posizione l’assessore veneto alle Attivista produttive Roberto Marcato, un commento che ha ottenuto 40mila visualizzazioni in due ore. «Nel Paese in cui vivete oggi - continua l’esponente leghista -, cioè l’Italia, e nella regione in cui vivete oggi, il Veneto, le leggi non le fa il Corano. In Italia si rispettano le norme delle istituzioni, non di un libro religioso». Durissima anche la presa di posizione del capogruppo della lista “Zaia presidente” Silvia Rizzotto: «La notizia che in una scuola primaria a Mestre ci sarebbero dei genitori che per i figli pretenderebbero una mensa ad hoc è agghiacciante. Chi viene nel nostro Paese e vuole integrarsi, dovrebbe capire che questo è possibile prima di tutto rispettando le nostre di regole, non le proprie». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
Servizi pediatrici sul territorio, il Tar “boccia” la Regione SANITÀ VENEZIA Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha accolto il ricorso presentato dalla Fimp, la Federazione dei medici pediatri, e sospeso la delibera di Palazzo Balbi sulle zone carenti di pediatria di libera scelta. Si tratta della delibera di giunta numero 1050 dello scorso 25 luglio: “A fronte a fronte di una significativa carenza di pediatri ospedalieri sul contesto regionale - recitava il testo - si rende necessario garantire una integrazione funzionale tra strutture ospedaliere e territoriali al fine di evitare l’interruzione di pubblico servizio, preservando il mantenimento degli attuali livelli assistenziali sia ospedalieri che terri-
toriali». In pratica il nuovo Piano socio sanitario regionale del 2018 prevedeva non solo l’assunzione dei pediatri (e dei medici) di base da convenzionati a dipendenti (cosa che peraltro aveva scatenato non poche polemiche), ma anche la possibilità di far diventare “di base” i pediatri ospedalieri, soprattutto per coprire le zone carenti, in montagna o nel Polesine. Solo che poi è scoppiata
PALAZZO BALBI AVEVA SOSPESO LA POSSIBILITÀ DI FAR DIVENTARE “DI BASE” I MEDICI OSPEDALIERI
l’emergenza medici e la Giunta ha fatto retromarcia: se in ospedale i pediatri non si trovano neanche col lanternino - è stato il ragionamento - come si può pensare di utilizzare i pochi in servizio per i servizi di base? Di qui la sospensione della pubblicazione di zone carenti di pediatria di libera scelta. Una decisione contro cui la Fimp è ricorsa al Tar. Ottenendo ragione.
LE REAZIONI
L’INVITO Francesca Zottis chiede alla Regione programmazione
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«I nostri dubbi erano fondati ha commentato la consigliera regionale del Pd, Francesca Zottis Adesso la Regione non perda altro tempo e si muova, per dare a questi territori le risposte di cui hanno bisogno. Purtroppo senza una reale programmazione i nodi poi vengono al pettine». «Il die-
trofront della Regione era incomprensibile, poiché sconfessava il Piano sociosanitario licenziato dal Consiglio appena sette mesi prima - ha ricordato l’esponente del Pd - Il problema della carenza di pediatri in ospedale esiste, ma è impensabile che la soluzione sia quella di bloccare le strutture territoriali. Con una scelta del genere non si rende neanche un buon servizio a chi è costretto a rivolgersi all’ospedale, con reparti inevitabilmente affollati e personale stanco. È evidente che il problema è a monte, ovvero nella programmazione. Ed è qui che la giunta ci auguriamo intervenga prima possibile, anziché procedere a colpi di carte bollate». Da parte della Regione Veneto nessun commento. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
II
Belluno
Martedì 1 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
«Il mio cane “Mosca” ucciso da due lupi davanti ai miei occhi» Il racconto di Adriello Da Rold, il cacciatore che domenica, in una battuta a Frontal, si è trovato di fronte ai predatori
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LA PROVINCIA
IL CASO BELLUNO Ieri mattina ha scatenato la rabbia di molti la notizia del cane di un cacciatore ucciso da un lupo nella zona alta di Trichiana, comune di Borgo Valbelluna. È rimbalzata prima sui social e poi confermata dalla polizia provinciale, che sta ricostruendo la vicenda, ancora al vaglio. Sembra che a scatenare la furia dei lupi potrebbe essere stata una cucciolata da difendere. Ne ha fatto le spese “Mosca” un cane femmina di 10 anni di razza segugio italiano di proprietà di Adriello Da Rold, di Pianolz. Il cacciatore, domenica verso le 9 in una battuta con un amico, si è trovato a tu per tu con due lupi, nella zona del Frontal a Trichiana e racconta quello che ha visto.
LA TESTIMONIANZA «Ero a caccia - racconta Da Rold - e la mia segugia di 10 anni stava seguendo una lepre. Lei amava quella selvaggina. All’improvviso ho iniziato a sentire i suoi lamenti sono accorso e ho visto due lupi che la stavano sbranando. Ho urlato e i due animali selvatici sono fuggiti. Ma per la mia Mosca era troppo tardi. Respirava ancora, ma aveva morsi ovunque, che le hanno perforato reni e polmoni. Ho subito cercato un veterinario, ma essendo domenica non è stato facile. Alla fine l’ho portata a Feltre, ma quando siamo arrivati è spirata. È stata allertata anche la polizia provinciale che sta indagando. I resti della mia Mosca sono all’istituto zooprofilattico di Belluno per le analisi del caso. Poi verrà cremata». La figlia di Mosca, una segugia di 3 anni “Luna” si è salvata per miracolo. «Mi resta lei - prosegue il cacciatore- ma a quell’animale eravamo tanto affezionati». Non è la prima volta che il cacciatore avvista i lupi in quella zona. «Anche la domenica precedente li avevamo visti in una battuta - prosegue - e un commerciante di frutta di Trichiana li ha visti sotto il Rifugio Pranol, quindi a bassissima quota».
Ieri in mattinata la Provincia ha diffuso una nota sul caso. «La Polizia Provinciale sta ricostruendo la vicenda di un cane morto in seguito ai morsi di lupi - si legge -. Gli agenti della Provincia di Belluno sono intervenuti questa mattina (ieri ndr)
IL TESTIMONE il cacciatore Da Rold
INDAGA LA POLIZIA PROVINCIALE: «C’ERA PROBABILMENTE UNA CUCCIOLATA E SI SONO DIFESI DA UNA MINACCIA»
all’Istituto Zooprofilattico, per vedere l’animale e raccogliere la testimonianza del proprietario». «Il cane - prosegue il comunicato -, a prima vista, non presenta lacerazioni, ma solamente segni di morso. Secondo le prime analisi della Polizia Provinciale, non si tratterebbe di un’interazione preda-predatore, ma di un’interazione paragonabile ad una intraspecifica. Vale a dire che i lupi, in presenza molto probabilmente di una cucciolata, hanno avvertito nel segugio una possibile minaccia estranea al branco e hanno agito per difesa. Anche il secondo cacciatore nella sua ricostruzione dei fatti conferma di essere arrivato sul posto qualche secondo dopo e di aver incrociato i lupi. Questi, però, non appena lo hanno visto, hanno deviato direzione, senza manifestare nessun tipo di aggressività. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, in relazione a eventuali rischi per l’incolumità pubblica, sottolinea che Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e la letteratura scientifica non riportano casi documentati di aggressione di persone, perlomeno dal periodo successivo alla seconda guerra mondiale». Olivia Bonetti
La richiesta
De Carlo: «Serve il piano di gestione» «Un cane da caccia ucciso da due lupi nei boschi di Trichiana, nel bellunese: questa l’ennesima vittima dell’animale selvatico, un fatto che fa tornare a chiedere a gran voce e in tempi brevi un piano di gestione». A farlo, è il deputato di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, segretario della Commissione Agricoltura alla Camera: «Da troppi tempi, il piano langue nei cassetti del ministro. Mentre nelle realtà autonome si può intervenire per
tamponare il problema e difendere gli animali e le imprese agricole, nel resto d’Italia si aspetta che dagli uffici del ministero ci si decida a tirar fuori le carte e approvare un piano di gestione del lupo, ormai sempre più urgente», conclude De Carlo. «Siamo passati dalle predazioni di animali da reddito alle uccisioni di animali da lavoro, ma forse nemmeno la morte di un cane da caccia scuoterà le coscienze».
IL CASO cagna di 10 anni, di razza segugio italiano, uccisa da due lupi domenica a Frontal
Gli alimentari chiudono: appello di Fida ai comuni LA CRISI BELLUNO Più che un allarme è
un bollettino di guerra la lista dei negozi che chiudono nei paesi della nostra provincia. Solo negli ultimi giorni da Il Gazzettino è stato dato conto di due serrante abbassate per sempre. Ha chiuso i battenti l’ultimo “casolìn” di Agordo, il classico negozio di vicinato dov’è in vendita un po’ di tutto dagli alimentari ai detersivi. Poi la chiusura dello storico negozio “da Napi” a Taibon. Sessantaquattro anni di attività all’insegna della vendita di ferramenta, casalinghi, giocattoli, articoli da regalo e per la pesca. E proprio a Taibon Agordino l’emorragia commerciale sembra non fermarsi con le serrande abbassate per sempre di un’edicola, un bazar, un panificio e due alimentari. E sempre in quei giorni anche la chiusura dell’edicola del centro di Pieve di Cadore. «In diverse province la questione dei negozi chiusi ha assunto dimensioni drammati-
che - spiega il presidente regionale della Fida (il sindacato degli alimentaristi che fa capo a Confcommercio Veneto), Michele Ghiraldo -. Penso ad alcuni paesi del Bellunese, dove proprio in questi giorni il mio collega della Fida-Confcommercio Sandro Lavanda ha lanciato un appello per salvare le piccole attività di montagna». Il sindacato snocciola anche i recenti dati della Camera di Commercio di Belluno. In 35 dei 64 paesi della provincia bellunese si contano
meno di 10 esercizi alimentari per comune, e dal 2009 al 2018 gli alimentaristi bellunesi sono passati da 885 a 800 (-9,6%). «L’obiettivo è rivitalizzare il territorio e riqualificare le attività commerciali senza incidere sul consumo di suolo - aggiunge Ghiraldo Vorrei che tutti i sindaci del Veneto facessero loro il principio “meno cemento, più vita” nel solco dell’accordo stipulato a Padova». Si tratta della nuova politica di cancellare le tasse a chi apre un negozio chiuso nella Città del Santo. Potrebbe essere replicato anche nel Bellunese. Un accordo tra Ascom-Confcommercio e Comune di Padova prevede, nei primi due anni di attività, agevolazioni fiscali per la riapertura di negozi chiusi da almeno 12 mesi e con una superficie fino a 500 metri quadri. «Sarebbe un segnale importante, soprattutto alla luce del triste primato nazionale rilevato in questi giorni dall’Ispra riguardo la nostra regione, e la città di Padova in particolare, sul fronte del consumo di suolo», conclude la Fida.
Un appalto ogni 4 giorni: così Veneto Strade nel post-Vaia `L’ad Silvano Vernizzi:
«Lavori affidati entro il termine: grazie a tutti» IL BILANCIO BELLUNO Un’impresa che nove mesi fa sembrava impossibile. È quella compiuta dagli uomini di Veneto Strade che addirittura in anticipo hanno realizzato in parte e affidato in altra parte tutte le opere previste per questo prima anno di ricostruzione post-Vaia. Si tratta di 169 interventi, 169 appalti, con tutta la burocrazia che ci va dietro per 141 milioni di euro. Un lavoro titanico che avrebbe scoraggiato chiunque e che riporta la provincia con una viabilità completamente funzionante e efficiente nonostante quello che è successo. «Un risultato no-
tevolissimo che non ci aspettavamo nemmeno noi», dice l’amministratore delegato di Veneto Strade, Silvano Vernizzi (soggetto Attuatore per il ripristino della Viabilità). E sulla ricostruzione post Vaia oggi a Venezia verrà illustrato il bilancio del primo anno di lavori dal Commissario delegato, il governatore Luca Zaia.
per un importo complessivo di 141 milioni di euro suddiviso: in 81 gare di affidamento di lavori di ripristino stradale e di difesa delle valanghe dei centri abitati (una ogni 4 giorni) e 88 interventi di somma urgenza da inizio novembre 2018. Veneto Strade ha inoltre proceduto all’appalto di 22 interventi per conto di Soggetti Attuatori terzi come: la Forestale Est di Belluno, i Geni Civili di Treviso e Verona e la Direzione Boschiera di Venezia».
IL LAVORO Era il 30 settembre il termine imposto dal Governo per far partire gli interventi del primo anno di ricostruzione. Veneto Strade ha chiuso già venerdì scorso, il 27 settembre, impegnando tutti i fondi disponibili. Lo comunicava in una nota giovedì 26 settembre spiegando: «Oggi si sono concluse tutte le procedure di affidamento dei lavori di Vaia affidate dal commissario delegato dottor Luca Zaia a Veneto Strade per il 2019. Si tratta di 169 interventi
LE OPERE
IL BILANCIO Il referente di Veneto Strade, Silvano Vernizzi, ringrazia i suoi per lo sforzo post-Vaia, con 141 milioni di euro di opere fatte
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Nel Bellunese si è toccato fin dal primo giorno post-Vaia il grande sforzo del gestore strade per tornare alla normalità. «Abbiamo consentito - spiega Vernizzi - la riapertura dell’Agordina in alcuni casi in tempi record, per rifornire ad esempio l’ospedale. Poi già il 20 novembre era interamente transitabile». Uno sforzo enorme e per averne con-
tezza basta ricordare come era la 203 in quei giorni. Basti pensare che ammontano a 14 milioni 900mila euro i soldi investiti in interventi di somma urgenza fatti l’anno scorso. Si tratta cioè delle opere urgenti. I soldi investiti solo sull’Agordina in questi 11 mesi ammontano a 12 milioni di euro. «Diversi gli interventi fatti nel valanghivo - spiega l’ad di Veneto Strade - nei comuni di Livinallongo, Rocca Pietore e Selva. Sono interventi tra i più significativi dell’ordine di 5 milioni di euro l’uno. Per il valanghivo abbiamo appaltato poco più di 71 milioni di euro, dei totali 141, il resto per le strade (poco più di 69 milioni)». «Ringrazio in modo particolare il servizio Gare di Veneto Strade – conclude il soggetto Attuatore per il Ripristino della Viabilità, Silvano Vernizzi – e il mio staff per l’immane lavoro fatto in questi ultimi mesi: 80 appalti non sono uno scherzo».
VI
Venezia
IL DOSSIER VENEZIA VENEZIA Nuovo ministro, nuovo
sopralluogo veneziano. Questione di qualche settimana e il neo vertice del Ministero delle Infrastrutture, la dem Paola De Micheli, sarà a Venezia per iniziare ad affrontare il loco quel dossier Venezia tanto corposo - tra grandi navi, Mose, salvaguardia - quando irrisolto. «Il ministro ha ben chiaro che questa è una priorità - annuncia il parlamentare veneziano, nonché compagno di partito della ministra, Nicola Pellicani -. In tempi rapidi sarà qui. Certo deve arrivare con un quadro chiaro, si sta preparando». Insomma dopo i tour veneziani del ministro Danilo Toninelli, presto toccherà alla De Micheli, che finora sui temi lagunari non si è sbilanciata. In pratica, con il cambio della guardia al Mit, tutto si è fermato: non si è più riunito il tavolo tecnico sulle grandi navi, indetto dopo gli incidenti di questa estate, nessuna scelta è stata presa per il super-commissario al Mose, né per il nuovo provveditore. Un fermo che continua, mentre l’attesa (e la preoccupazione) in città crescono. Ieri un gruppo di lavoratori di Kostruttiva, una delle società impegnate nei lavori del Mose, ha scritto una lettera aperta dai toni allarmati per i risvolti occupazionali dello stallo dei cantieri.
VISITA & COMITATONE Una situazione complessa quella che si troverà ad affrontare De Micheli. «Ci siamo già incontrati una volta e le ho fatto un quadro rapido - spiega Pellicani - Ci dobbiamo rivedere e verrà a Venezia, nel giro di qualche settimana. É giusto che si prenda il tempo necessario per valutare le tante questioni, ma l’urgenza è massima». Pellicani ribadisce poi l’intenzione di chiedere il Comitatone per l’«urgenza dell’urgenza», cioè la questione grandi navi, dove comunque «non si parte da zero. Il Comitatone deve far completare lo studio sulla soluzione Marghera, per poi prendere una decisione. Intanto vanno approfondite le soluzioni provvisorie da mettere in atto già nella prossima stagione crocieristica». Intanto, però, quel tavolo tecnico voluto da Toninelli per cominciare a spostare le mega navi non si è più riunito, dopo la seconda e ultima riunione del 22 agosto in Porto. La stessa Autorità portuale si è messa in fila per avere udienza dal ministro. Ed è in attesa.
LA GRANDE OPERA FERMA Stallo completo anche sul fronte Mose. «Non sono ancora state prese decisioni, né per la
Martedì 1 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Grandi navi e Mose: si ricomincia Nuovo ministro, nuovo sopralluogo `I dipendenti di Kostruttiva lanciano un allarme: Paola De Micheli verrà a Venezia per affrontare i dossier ereditati dal predecessore Danilo Toninelli «Futuro incerto per i lavoratori, politica assente»
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MINISTRO Paola De Micheli
nomina del super commissario, né per quella del nuovo provveditore alle Opere pubbliche conferma Pellicani - Sono ben consapevole dell’urgenza, anche in questo ambito, di rimettere in moto i lavori fermi ormai da due anni. Se il Consorzio Venezia Nuova continua a fare appalti per un valore di 70, 90 milioni l’anno, con poco meno di un miliardo di lavori che mancano, il Mose non si farà mai, altro che 2021!»
L’ALLARME DEI LAVORATORI Questioni rilanciate ieri anche in una lettera aperta sottoscritta da una trentina di lavoratori di Kostruttiva. «Dopo il 2014, quando il sistema Mose si è dissolto, e nel corso di questi anni sono “sparite” le ditte consorziate e capofila, quali Grandi Lavori Fincosit, Condotte e Mantovani, che hanno cause e contenziosi per milioni di euro, sono state chiamate a sostituirle ditte nuove, che appartengono alla sfera delle piccole medio imprese. Imprese facenti parte del tessuto sociale, e che ne rappresentano l’economia sana e
NICOLA PELLICANI DEPUTATO DEL PD: «ANCORA NON SONO STATE PRESE DECISIONI MA C’E URGENZA»
IL PRECEDENTE La visita dell’ex ministro Danilo Toninelli il 14 giugno scorso per il problema delle grandi navi
produttiva. Imprese che soffrono dei ritardi di pagamento da parte dell’ente committente, con conseguenti rischi di insolvenza nei confronti dei propri fornitori e dipendenti, tali da pregiudicare in qualche circostanza anche la loro continuità
aziendale, quindi il fallimento». Problema sottovalutato, accusano i lavoratori: «Ci si focalizza sul passato dimenticando che esiste un presente ed un futuro. Si assiste ad un continuo rimpallo di responsabilità, ma nessuno spende una parola sulle per-
sone: 1500 occupati, 100 aziende che ancora oggi lavorano per la conclusione dei lavori di salvaguardia della laguna, tra mille difficoltà ed ostacoli».
POLITICA ASSENTE «Lo Stato, dopo il pensiona-
Il tormentone delle nomine
Super-commissario e provveditore, tutto bloccato IL PUNTO VENEZIA Un tormentone che va avanti da più di tre mesi. Il super-commissario che doveva rilanciare i lavori del Mose fino al suo completamento era stato inserito dal precedente governo nel cosiddetto decreto sbloccacantieri. Presentato come la soluzione all’impasse in cui si trova il Consorzio Venezia Nuova con
la gestione degli amministratori straordinari Giuseppe Fiengo e Giuseppe Ossola. Tra luglio e agosto l’allora ministro Danilo Toninelli aveva anche individuato un nome, quello del carabiniere-ingegnere napoletano Gaetano De Stefano. Sembrava cosa fatta. E invece? Complice la crisi di governo, la nomina non è stata formalizzata, mentre lo stesso De Stefano, di fronte alla prospettiva di dover lasciare
l’Arma, ha rinunciato all’incarico. Ora la ricerca di un altro nominativo è aperta. Intanto, dal 1. settembre, se n’è andato anche il provveditore alle opere pubbliche, Roberto Linetti. E anche questa casella pare destinata a restare vuota. Toninelli aveva fatto il nome di Emanuele Renzi, dirigente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Ma gli altri aspiranti avevano annunciato ricorsi. Tutto s’è bloccato. E il tormentone continua.
Il convegno I cambiamenti del clima AMBIENTE VENEZIA È nato Ocean Archive,
la nuova piattaforma digitale che opera incrociando ricerca scientifica e intelligenza artistica per riunire progetti sugli oceani provenienti da tutto il mondo ed esprimere un chiaro messaggio volto alla difesa dell’ambiente. Il lancio del sito è avvenuto nel pomeriggio di sabato 28 durante il convegno “Phenomenal Ocean”, curato da Chus Martínez e tenutosi all’Ocean Space, l’ambasciata per gli oceani creata da Tba21 - Academy nella chiesa di San Lorenzo. “Con Ocean Archive vogliamo aprire un dialogo per coloro che vogliono contribuire a diversi livelli” ha riferito Markus Reymann, direttore dell’Ocean Space. L’evento, realizzato alla conclusione della mostra “Moving of the Land II” dell’artista Joan Jonas, ha visto la partecipazione di artisti, attivisti, scienzia-
In un sito tutti i progetti sugli oceani Ocean Archive battezzato a San Lorenzo ti, esperti di politica, leader di comunità e studenti, riunitisi per esaminare il rapporto pubblicato in questi giorni dell’Ipcc, l’organo delle Nazioni Unite per la valutazione scientifica del cambiamento climatico, in particolare riguardo agli oceani. La ricerca interdisciplinare
NEGLI SPAZI DELL’EX CHIESA ANCHE INTERVENTI DI ARTISTI CON VIDEO E PERFORMANCE
dunque è la chiave di lettura del convegno volto a sensibilizzare ad una maggiore consapevolezza della situazione a cui stiamo assistendo. Presente all’incontro Francesca Mussi, ricercatrice in Diritto Internazionale all’Università di Trento, che ha spiegato diversi aspetti del report. «Sono 1200 pagine che fanno il punto sul cambiamento climatico che interessa oceani e litosfera, comprese le calotte polari. Si parla di un innalzamento del livello del mare di 15 cm in una prospettiva di 70 - 80 anni» dice, spiegando che Venezia non rappresenta uno dei casi più problematici. «Territori più a rischio sono alcune iso-
IL PROGETTO L’interno dell’ex chiesa di San Lorenzo
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le dell’oceano Pacifico estremamente piccole nella zona delle Fiji» afferma. Poi spiega gli obiettivi: «Passo fondamentale è ridurre il più possibile l’emissione di gas serra al fine di mantenere l’innalzamento della temperatura globale entro un limite massimo di 1,5 gradi in più rispetto allo standard dell’epoca preindustriale. - e continua - Necessario è agire tempestivamente, le prime previsioni fanno riferimento al 2030. Servono strategie di governance tra gli Stati. Già il fatto che oggi si abbia un rapporto a carattere sistematico che ci costringe a prendere atto della situazione è un primo passo». Infine parla dell’incon-
mento del provveditore Linetti ed in assenza di una nuova nomina, non ha la stessa forza di prima - prosegue la lettera - La Regione da molto tempo si è chiamata “fuori” dal tema gestione Mose, ed il Comune è impegnato sul fronte referendario ed elettorale, in un momento in cui risulterebbe necessaria la propria presenza e tutto il proprio peso istituzionale e rappresentativo. Non restano che i commissari, nominati per garantire nel rispetto delle leggi la conclusione dell’opera. Ma qualcosa si è inceppato, o non è mai partito, con coscienza o incoscienza. Così l’economia sana e produttiva di questo territorio, che esiste e che ruota intorno al Consorzio Venezia Nuova, si sta miseramente spegnendo nel silenzio più assoluto anche da parte di chi dovrebbe rappresentarlo questo territorio». Una conclusione che è un atto d’accusa. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA
tro: «Un’ottima occasione di scambio tra due mondi diversi, quello degli artisti e quello degli scienziati, che tendono verso lo stesso obiettivo. L’arte però ha il vantaggio di arrivare ad una platea più ampia e veicola i messaggi più velocemente». Durante la giornata infatti molti gli interventi di artisti: Lena Maria Thüring in un video a metà tra fiction e documentario racconta di un uomo incontrato al Museo dell’Immigrazione a Parigi che, originario del Guadalupe, osservando l’acquario del museo parla della sua passione per l’oceano. Un ulteriore video di Khadija von Zinnenburg Carroll approfondisce invece la campagna politica contro il disastro ambientale della comunità Maori. Nella giornata anche testimonianze di chi si impegna a tenere l’oceano pulito, fino alla performance di Nino De Elche immedesimata nel vortice del cambiamento climatico. Francesca Catalano © RIPRODUZIONE RISERVATA
XI
Favaro Marghera Marcon
Martedì 1 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Linea diretta per le merci che ora vanno a passo d’uomo
Operaio morto Condannato il suo dirigente `Un anno e due mesi la, incaricato dalla procura di
fare luce su dinamica e cause
del decesso. per l’infortunio alla Sirai di Marghera LA DIFESA
LA SENTENZA
Due ore per andare da Fusina allo scalo Il tracciato alternativo è molto più veloce
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MOBILITÀ MESTRE Per andare da Fusina al-
lo scalo ferroviario di Marghera, all’interno dell’isola portuale, ci vogliono due ore. Un tempo improponibile, per le esigenze delle imprese e dell’economia globalizzata, dove le merci si devono trasferire alla velocità delle transazioni che avvengono per via telematica. Per rimediare a questa sindrome da bassa velocità, causata dalla rete attuale di binari che si intersecano con la viabilità ordinaria di Porto Marghera, il sindacato di ferrovieri Orsa ha fatto propria nei giorni scorsi uno studio di un ingegnere veneziano per un collegamento diretto dalla zona industriale alla linea ferroviaria Venezia-Milano. «La proposta spiega Gabriele Pupolin, referente del Collegio ingegneri ferroviari italiani - nasce da una tesi di laurea che prende lo spunto dall’acquisizione, da parte dell’Autorità portuale, di due banchine nell’area di Fusina che prima servivano alle attività del Petrolchimico». Qui, peraltro, arrivano anche i binari che portano alla banchina dove ormeggiano i traghetti provenienti dalla Grecia. La proposta, illustrata al convegno sull’attuazione della Zona economica specia-
SPUNTA UN PIANO B PER L’AEROPORTO PER EVITARE L’ABITATO DI DESE E UN NUOVO PONTE SOPRA IL FIUME
MARGHERA Ernst Bartsch è re-
le per Marghera, prevede un innesto diretto di questi binari alla linea Venezia-Milano e alla linea dei Bivi. «In questo modo spiega Pupolin - il passaggio a Sud della città non costringerebbe più i carri ferroviari a passare per Marghera scalo», andando poi a intasare il nodo della stazione di Mestre.
L’ALTRA BRETELLA Nel corso dello stesso convegno promosso dall’Orsa Pupolin h illustrato un’altra proposta relativa alla famigerata bretella ferroviaria per l’aeroporto Marco Polo. Il tracciato presentato è alternativo a quello “ufficiale” che prevede che, all’altezza dello snodo autostradale della Bazzera, si dirami una linea che, parallelamente alla bretella autostradale, arriverebbe all’aeroporto e con un percorso a cappio ritornerebbe a collegarsi alla Venezia-Trieste. «Ma il progetto ufficiale - spiega Ezio Ordigoni, segretario confederale dell’Orsa ed ex presidente della Municipalità di Favaro - si scontra con la necessità di abbattere circa 50 abitazione nell’abitato di Dese». Il tracciato proposto da Pupolin invece sarebbe più breve deviando dalla linea principale ben prima di Dese: «In questo modo - spiega l’ingegnere che ha illustrato la proposta non sarebbe necessario realizzare un ponte sul fiume Dese e l’impatto per i residenti sarebbe molto minore». Unica controindicazione, il transito su una porzione del Bosco di Mestre. Un sacrificio che, a detta di Ordigoni, sarebbe limitato e comunque preferibile al disagio del transito a Dese. Alberto Francesconi © RIPRODUZIONE RISERVATA
BINARI Il sindacato Orsa propone un nuovo innesto ferroviario dalla zona industriale di Marghera alla linea Venezia-Trieste
Marcon
Nuova sede polivalente Veritas MARCON A Gaggio il nuovo punto polivalente Veritas. È stato inaugurato in via Mattei a Gaggio, l’ufficio polivalente presso il quale si potranno segnalare malfunzionamenti nella gestione dei rifiuti urbani, cambi utenze o per richiedere nuovi bidoni e, inoltre, svolgere le pratiche relative alla fornitura di energia elettrica, gas e acqua. Gli uffici Veritas, finora operativi al centro civico di via della Cultura, si sono trasferiti nel nuovo punto polivalente di Gaggio, dove l’utenza, oltre a tutte le pratiche amministrative potrà anche effettuare sia la consegna dei contenitori che il ritiro del materiale per la raccolta dei rifiuti, senza più doversi recare all’ecocentro. Grazie a un accordo con Piave Servizi, Ascopiave Energie e Ascotrade, all’interno dell’ufficio polivalente sono stati allestiti
appositi spazi dedicati pure a quegli utenti che devono sbrigare pratiche relative al servizio idrico integrato e alla fornitura di energia elettrica e gas. Soddisfatto il sindaco Romanello. «Un unico punto di riferimento al quale rivolgersi per informazioni o svolgere una pluralità di operazioni relative a tutte le utenze domestiche o di altro tipo, senza doversi recare in più luoghi, a diversi sportelli, con diversi orari, rappresenta un’agevolazione reale». «Con questo accordo si è voluto creare un modello più efficiente di servizi al cittadino – ha aggiunto Valeria Salvati, assessore allo Sviluppo del territorio. È un modello di collaborazione che va a vantaggio sia delle aziende, in termini di economie di scala e di risparmio dei costi di gestione, sia soprattutto dei nostri cittadini». (mau.d.l.)
Investimenti per 50 milioni di euro nel futuro dell’impianto Versalis `I vertici aziendali
ricevuti in Regione dall’assessore Marcato MARGHERA Cinquanta milioni di euro da investire nell’aggiornamento tecnologico per rendere più efficienti e sicure le produzioni. Sono gli impegni assicurati ieri dai vertici aziendali di versalis ricevuti in Regione dall’assessore allo Sviluppo economico e all’energia Roberto Marcato. Con quest’ultimo erano presenti Paolo Campaci, della Direzione tutela ambientale e opere di bonifica a Marghera, Loris Tomiato, direttore del Dipartimento Arpav di Venezia e alcuni funzionari dei Vigili del fuoco. «Abbiamo chiesto questo incontro – ha spiegato l’assessore Marcato - perché l’impianto Versalis è assolutamente strategico per il Veneto e per l’economia veneta. L’azienda ha confermato la volontà di rimanere a Porto Mar-
ghera e di investire nel suo upgrade tecnologico, offrendo garanzie di affidabilità. Abbiamo chiesto, inoltre, di relazionare in maniera puntuale sulle anomalie registrate negli ultimi mesi presso l’impianto». Nel corso dell’incontro, ha proseguito Marcato, «abbiamo ottenuto le informazioni che chiedevamo e l’azienda ha presentato progetti precisi. Sono stati illustrati gli impegni di massima che prevedono investimenti per 50 milioni di euro nei
ASSESSORE Roberto Marcato
prossimi due anni, la fermata dell’impianto nel 2021 con un upgrading completo dell’impianto, per un valore stimato di 168 milioni di euro nell’arco del piano quadriennale. Questo a garanzia, da un lato, della sicurezza di lavoratori e ambiente, dall’altro dell’efficientamento della produzione». Il piano di investimenti illustrato da Versalis è tale da assicurare il lavoro ai circa 800 adetti che, informa diretta e indiretta, gravitano attorno all’impianto di Porto Marghera. «Ciò significa che l’impegno della società a garantire il futuro dell’attività ha un impatto non indifferente sul territorio anche a livello sociale. Il forte impegno della Regione è quello di un monitoraggio costante, per avere garanzie sull’impianto - ha concluso Roberto Marcato – per noi economia e sostenibilità ambientale sono la stessa cosa. Per questo il nostro impegno è verificare che la società segua gli impegni. Attendiamo il cronoprogramma e rifaremo il punto della situazione a gennaio 2020».
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sponsabile del grave incidente sul lavoro che, nel luglio del 2015, costò la vita a Spiro Kozdhima, un lavoratore cinquantatreenne di origine albanese, residente da un decennio a Favaro Veneto, ucciso dallo spruzzo di un idropulitore, che lo colpì ad una pressione di cento atmosfere. Lo ha stabilito il giudice per l’udienza preliminare Roberta Marchiori la quale, ieri mattina, ha condannato ad un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) il dirigente della ditta per la quale lavorava l’operaio, la Sirai, società che fa capo a Vincenzo Marinese, attuale presidente di Confindustria Venezia e Rovigo, che tra le varie attività si occupa anche di servizi di manutenzione all’interno del Petrolchimico di Porto Marghera.
SICUREZZA CARENTE La sentenza è stata emessa a conclusione di un lungo e combattuto processo nel corso del quale la Procura contestava all’azienda una serie di carenze nelle misure di sicurezza: il dipendente, infatti, indossava una tuta da lavoro in un materiale diverso da quello previsto e l’idropulitore che gli era stato assegnato non funzionava bene, tantè che il sistema di sicurezza, predisposto per entrare in funzione e arrestare il getto di acqua ad alta pressione in caso di problemi, non scattò. E così, quando Kozdhima perse l’equilibrio, facendo cadere la lancia idrodinamica, il getto “impazzito” lo colpì aprendogli uno squarcio letale all’altezza dei polmoni. Ad evidenziare le carenze è stata la consulenza tecnica eseguita dall’ingegner Mario Dell’Iso-
L’infortunio si verificò all’interno del Petrolchimico, poco dopo le 11: Spiro Kozdhima stava lavorando nell’area cracking, riservata ai lavaggi industriali, ed era impegnato nella pulizia di un “fender”, un’imbarcazione da lavoro. La difesa si è battuta per dimostrare che l’azienda non ha alcuna colpa per quanto è accaduto, ma il giudice è stato di diverso avviso. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane. Bartsch, 65 anni, di Mirano, è stato citato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo nella sua qualità di vice presidente del consiglio d’amministrazione di Sirai, con poteri di “datore di lavoro”. I familiari della vittima non si sono costituiti parte civile contro il dirigente d’azienda in quanto sono stati risarciti prima dell’inizio del processo. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
CARENZE FATALI NELLA SICUREZZA L’UOMO FU UCCISO DAL GETTO DI UN IDROPULITORE A 100 ATMOSFERE
VITTIMA Spiro Kozdhima, 53 anni, assieme alla moglie
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Nordest
L’INIZIATIVA VENEZIA Riconoscimento della Lingua Veneta: sono state o no raccolte le 50mila firme necessarie per presentare al Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare? La risposta è: non si sa. Non lo sanno neanche gli organizzatori: «Stiamo verificando, ci vorrà ancora qualche giorno», dice Alessandro Mocellin dal Comitato Lingua Veneta. Ma un ordine di grandezza c’è? Sopra o sotto la soglia limite di 50mila? «Diciamo che ne abbiamo raccolte decine di migliaia, ma dobbiamo verificare che sia tutto in regola». Se non è un giallo, sembra tanto una maniera diplomatica che per dire che la soglia è stata mancata di un soffio, ma che nulla è perduto perché la raccolta delle firme iniziata il 1° aprile e terminata il 20 settembre scorso può sempre riprendere: il tempo concesso dalla normativa coincide con l’arco della legislatura parlamentare, quindi effettivamente può esserci una ripresa dell’iniziativa in qualsiasi momento, volendo anche la prossima primavera. Certo è che, a distanza di dieci giorni dal termine della raccolta, questo prolungato conteggio dà adito a fosche previsioni.
Martedì 1 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Lingua Veneta, giallo sulle firme raccolte Ne servono 50mila. La sottoscrizione `Gli organizzatori della proposta di legge avviata il 1° aprile è finita il 20 settembre popolare: «Siamo alle prese con i conteggi»
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Belluno
Cane di un cacciatore sbranato da due lupi
A RILENTO Le premesse non facevano ben sperare. A fine luglio, quattro mesi dopo l’inizio della raccolta delle firme, a Venezia città erano state raccolte solo 45 sottoscrizioni, a Padova 51, a Vicenza 74, a Rovigo 21, a Belluno zero. Poi, per recuperare, erano stati organizzati i banchetti e i gazebo con tanto di consiglieri comunali regolarmente autorizzati a vidimare le firme. C’erano stati anche dei testimonial: Sammy Basso, il bassanese affetto da progeria nominato Cavaliere della Repubblica dal presi-
BANCHETTI Un gazebo notturno per la raccolta delle firme da allegare alla proposta di legge popolare
IN EXTREMIS L’APPELLO AI SINDACI LANCIATO DALL’ASSESSORE REGIONALE CORAZZARI «BENE, MA POTEVA FARLO PRIMA»
dente Sergio Mattarella, e l’”influencer” veneto Canal Il Canal (che di questi tempi sta spopolando sul web con il video sull’ultima vendemmia e i baci “di genere”) avevano postato su Facebook il loro invito ad andare a firmare in municipio. Si era pronunciato anche qualche politico: «Lieta di so-
stenere quest’iniziativa. Sarà anche un’occasione per riparare agli errori e ai torti a cui lingua e cultura Veneta sono stati costretti per troppo tempo», aveva detto l’ex parlamentare del Pd, Simonetta Rubinato. Ma il sostegno più caloroso, gli organizzatori se lo aspettavano dalla Lega. «C’è
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BELLUNO Ha scatenato la rabbia di molti la notizia del cane di un cacciatore ucciso da un lupo nella zona alta di Trichiana, comune di Borgo Valbelluna. A scatenare la furia dei lupi potrebbe essere stata una cucciolata da difendere. Ne ha fatto le spese “Mosca”, cane femmina di 10 anni di proprietà di Adriello Da Rold, di Pianolz. Il cacciatore, domenica in una battuta con un amico, si è trovato a tu per tu con due lupi. «Ero a caccia - racconta - e la mia segugia stava seguendo una lepre. All’improvviso ho iniziato a sentire i suoi lamenti, sono accorso e ho visto due lupi che la stavano sbranando. Ho urlato e i due animali sono fuggiti. Ma per la mia Mosca era troppo tardi». (O.B.)
stato un endorsement del governatore Luca Zaia che su Facebook ha condiviso un nostro post - racconta Mocellin - Poi c’è stato un sostegno dell’assessore regionale Roberto Marcato, mentre l’assessore alla Cultura Cristiano Corazzari ha scritto ai sindaci dei Comuni del Veneto. Bene, per carità, ma si poteva fare prima».
L’APPELLO La lettera di Corazzari è datata 6 settembre, praticamente due settimane prima della chiusura delle firme fissata al 20 settembre. «Come lei sa - aveva scritto Corazzari ai sindaci - è stata avviata dal “Comitato per il riconoscimento della Lingua veneta” una raccolta di firme per modificare l’articolo 2 della legge 482/1999 e inserire la Lingua veneta a fianco delle dodici lingue, tra cui il ladino, il friulano e il sardo, già riconosciute come minoritarie. Si tratta di una iniziativa democratica proveniente dal Popolo veneto e promossa da un Comitato apartitico e apolitico, formato prevalentemente da giovani di tutte le province del Veneto, che si realizza attraverso una raccolta popolare di firme che è possibile depositare presso i Comuni del Veneto fino al prossimo 20 settembre». Seguiva invito a pubblicizzare l’iniziativa: «La Lingua è uno degli aspetti fondanti della cultura dell’Identità del popolo veneto e sulla sua salvaguardia e valorizzazione possiamo tutti essere d’accordo ed uniti: per questo sono a chiederle di voler richiamare l’attenzione dei suoi concittadini, nelle forme che riterrà possibili ed efficaci, su questa importante occasione di autodeterminazione». Tant’è, ora tutte le firme sono al vaglio nella sede del comitato a Schio, in provincia di Vicenza. L’esito? «Nei prossimi giorni». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITÀ
MARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019 IL PICCOLO
Regione
Il vertice non risolve le tensioni interne: tra Fedriga e Saro chiarimento a metà Il coordinatore di Progetto Fvg nel mirino della coalizione E il governatore continua a scagliarsi contro il Conte bis Diego D’Amelio TRIESTE. Doveva essere il mo-
mento del chiarimento definitivo tra Lega e Progetto Fvg. I partiti del centrodestra escono tuttavia dal palazzo della Regione a Trieste con le stesse distanze di prima dal vertice di maggioranza voluto dal presidente Massimiliano Fedriga dopo le prese di posizione del coordinatore di Progetto Fvg Ferruccio Saro contro il referendum anti proporzionale promosso dalla Lega. I nodi restano irrisolti: il Carroccio che spadroneggia nella maggioranza anche su questioni estranee al programma; la lista civica che rivendica libertà di parola e non si impegna a cambiare registro pur tra gli imbarazzi dei suoi eletti; Forza Italia e Fratelli d’Italia imbufaliti per l’atteggiamento degli alleati. Fedriga ha sottolineato prima del vertice che «l’amministrazione ha portato molto a questa regione: sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto. Facciamo regolarmente incontri di maggioranza, è giusto vedersi per programmare il futuro e mettere in chiaro se c’è stato qualche inceppo». Ma le parole tranquillizzanti nascondono il pesante fastidio del governatore rispetto alle ripetute critiche di Saro sull’azione della giunta e sul ruolo più politico che amministrativo svolto da Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Ad aver mandato il presidente fuori dai gangheri è proprio l’accusa di Saro di utilizzare la Regione per fare campagna di partito: Fedriga ha al
proposito manifestato tutto il suo disappunto e chiesto lealtà alla maggioranza. Il coordinatore di Progetto Fvg ha però tenuto il punto e domandato rispetto per le diverse sensibilità interne all’alleanza. Si è trattato di un invito a nozze per Forza Italia, che davanti all’assenza di un chiaro passo indietro ha messo in dubbio con la coordinatrice Sandra Savino la fedeltà dei civici al centrodestra. Dopo anni di ruggini, davanti al declino in atto a livello nazionale, i berluscones si mostrano sempre più sensibili al richiamo della Lega. Fratelli d’Italia ha rivendicato a sua volta con Walter Rizzetto la propria correttezza e chiesto al presidente di non premiare chi gioca a rompere la coalizione. Saro ha insomma contro tutti i partiti della coalizione e all’interno della stessa civica serpeggia malumore, se tanto Sergio Bini quanto Mauro Di Bert hanno voluto integrare l’autodifesa del proprio coordinatore, precisando di considerare Progetto Fvg la lista civica del presidente. Concetto sottolineato chiaramente dallo stesso Fedriga, intenzionato a ricordare che i voti presi alle regionali dipendono anche dalla presenza del suo nome sul simbolo e che un simile vantaggio non può essere ripagato dai civici tenendo in bilico il governatore, che ha seriamente temuto di dover giustificare a Matteo Salvini il fallimento del voto sul referendum. Il summit di maggioranza è servito anche a fare il punto sull’azione di governo. L’attivi-
FERRUCCIO SARO COORDINATORE DELLA LISTA CIVICA PROGETTO FVG
Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, durante un intervento in aula
SANDRA SAVINO DEPUTATA E COORDINATRICE REGIONALE DI FORZA ITALIA
WALTER RIZZETTO RESPONSABILE LOCALE DI FRATELLI D’ITALIA
smo impresso dal presidente e la volontà di arrivare a fine anno con 15 nuove leggi approvate non convince gli alleati, che preferirebbero concentrarsi sui provvedimenti più caratterizzanti. La giunta privilegerà allora le riforme della sanità, degli enti locali e delle attività produttive, ma la prima misura ad andare in discussione dovrebbe essere il testo sulla semplificazione burocratica della Regione. L’esecutivo sta lavorando inoltre a una legge di rango statutario che sarà assegnata alla Commissione paritetica, dove il Fvg chiederà a Roma di poter legiferare sugli appalti sotto il milione di euro: un modo per consentire alla
la manifestazione
La Lega sfodera gli assi da Zaia a Salvini per la sua festa regionale di Porcia Al centro i cavalli di battaglia del Carroccio come sicurezza, immigrazione e legge elettorale Il presidente: «Un momento di approfondimento e socialità» UDINE. La modifica della legge elettorale, l’immigrazione, la sicurezza. Temi cari alla Lega, che saranno al centro della festa regionale organizzata da venerdì a domenica a Porcia, a Villa Dolfin. A chiudere la tre giorni sarà Matteo Salvini, che
proprio dal Friuli lancerà la grande manifestazione nazionale del 19 ottobre in piazza del Popolo, a Roma. «Una festa della Lega in questo momento – ha chiarito Massimiliano Fedriga presentando l’iniziativa nella sede di Reana del Rojale insieme ai parlamentari Mario Pittoni e Massimiliano Panizzut – credo possa essere di particolare interesse per la situazione politica venutasi a creare. Sarà un mo-
mento di festa ma anche di approfondimento». Si comincerà, venerdì, con una serata dedicata al tema dell’autonomia delle Regioni. Alle 20.30 il giornalista Paolo Del Debbio modererà l’incontro a cui prenderanno parte, insieme a Fedriga, i governatori di Veneto e Piemonte, Luca Zaia e Alberto Cirio, e il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. «Parleremo delle autonomie, ma anche
del rapporto tra le Regioni e lo Stato – anticipa Fedriga –. Purtroppo qui abbiamo già avuto un assaggio del cambio di esecutivo, con l’impugnazione della legge regionale 9 del 2019, avvenuta non, come detto, perché l’iter era già stato avviato, ma per una precisa scelta politica che lede la nostra autonomia di regione a Statuto speciale». Sabato, dopo il saluto di parlamentari ed europarlamenta-
Regione di fissare regole per favorire l’assegnazione delle gare a imprese del territorio. Il summit dei segretari politici e dei capigruppo del centrodestra è avvenuto proprio nel giorno in cui la Lega ha mandato a Roma i consiglieri regionali Mauro Bordin e Diego Bernardis per depositare il referendum ideato da Roberto Calderoli per andare in pressing sul governo gialloverde. «Adesso la Cassazione – ha affermato Fedriga – dovrà vedere se accettare il quesito approvato da sette Regioni. Nel maggioritario devi dire le alleanze prima del voto: un principio di chiarezza e libertà dei cittadini. Pd e M5s vogliono far finta
ri del Friuli Venezia Giulia, alle 20.30 Maria Giovanna Maglie intervisterà Fedriga. Domenica infine, alle 19.30 concerto di Bobby Solo (lo scorso anno sul palco della festa padana era salito Povia) e dalle 20.30, interventi del commissario locale della Lega Vannia Gava, di Fedriga e del segretario federale Matteo Salvini. «Avremo modo di “lanciare” la grande manifestazione di piazza in programma a Roma il 19 ottobre – assicura Fedriga –. C’è molto fermento in regione per questo evento, organizzato per dire no al Governo delle poltrone e per chiedere di ridare voce ai cittadini. Per ora abbiamo riempito 9 pullman e mezzo». — A.C. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
in campagna elettorale di essere uno contro l’altro per fare poi le ammucchiate post elettorali». Le critiche di Fedriga all’asse giallorosso non finiscono qui: «Avevano raccontato che facevano il governo per non aumentare l’iva, oggi l’aumentano. È un governo contro Salvini e per le poltrone». Il presidente si dice infine «preoccupato» perché «in queste settimane si è riaperto anche il confine goriziano con ingressi che non avvenivano da quasi un anno. Mi auguro che il governo capisca che la rotta balcanica è molto delicata e i passaggi dalla Bosnia-Erzegovina sono in aumento». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
presidente della camera
Lectio magistralis di Fico sulla Costituzione all’Università di Trieste Il presidente della Camera Roberto Fico sarà oggi a Trieste dove terrà una Lectio magistralis nell'aula magna dell'ateneo sugli articoli 10 e 27 della Costituzione. L'evento, informa l'Università in una nota, si svolgerà alle 11. La Lectio magistralis inaugura l'anno scolastico 2019-2020 del Liceo Classico e Linguistico «Francesco Petrarca» di Trieste, e fa parte di un ciclo di lezioni magistrali dedicate alla Costituzione. L’iniziativa sarà dedicata a Giulio Regeni, i cui genitori saranno presenti. —
SPINEA - MIRANO - NOALE
MARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019 LA NUOVA
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mirano
Il quartiere Aldo Moro disegna il proprio futuro Mostre all’aperto, orti urbani bookcrossing e nuovi percorsi ciclopedonali i progetti proposti da cittadini e associazioni all’Open Space: subito al lavoro
Carlo Romeo MIRANO. Ha partecipato una
cinquantina di persone all’iniziativa “Futuri possibili per i luoghi dell’Aldo Moro”, svoltasi sabato nella parrocchia di San Leopoldo Mandic. L’incontro seguiva il modello “Open Space”: tutti erano invitati ad avanzare proposte per dare nuova linfa al quartiere. Chiunque fosse interessato si univa per discuterne: così si è creata una dozzina di gruppi, confrontatisi sugli interventi necessari per migliorare i luoghi e la vivibilità del-
Mirano, piazza Aldo Moro, cuore del quartiere
la zona. Tra le proposte emerse durante la mattinata, molte riguardano il parco Rabin, il gioiello verde del quartiere: mostre all’aperto, orti urbani, percorsi per il fitness e un’area picnic. Ma si è parlato anche di estendere l’apertura del centro civico, abbellire piazza Aldo Moro e incentivare la mobilità ciclopedonale. Dopo pranzo è venuta l’ora dell’ “action plan”: passare dalle idee alla pratica, portando avanti quanto discusso. I progetti che avranno immediata attuazione sono tre. Il primo riguarda proprio il parco: prevede la sistemazione della bacheca, la lotta alle zanzare e l’abbattimento di un ponticello fatiscente. Inoltre, in collaborazione con l’Istituto 8
la ragazza fuggita di casa
mirano
Francesca vista a Padova i carabinieri le parlano poi scompare di nuovo
Saranno piantati diecimila alberi nel Parauro
SANTA MARIA DI SALA. Continuano le ricerche di Francesca, la 17enne di Santa Maria di Sala scappata di casa giovedì sera. La ragazza, che frequenta il secondo anno dell’istituto Camerini-Rossi di Padova, aveva promesso alla madre che avrebbe continuato ad andare a scuola, ma ieri non si è presentata in classe. Ieri mattina i familiari della giovane si sono comunque recati nell’istituto, per parlare con il dirigente e le amiche di Francesca. Una di queste ha raccontato di avere visto la ragazza alle 7.40 del mattino, a Padova, nei pressi della stazione degli autobus. Era insieme a un compagno di classe, si nascondeva dietro un cappuccio e un paio di occhiali da sole e non aveva il piercing. I carabinieri sono riusciti a parlare al telefono con la 17enne, tramite il ragazzo. Francesca ha detto di aver trascorso le ultime quattro notti nella stazione di Padova (eventualità smentita
Il progetto di ampliamento delle associazioni ambientaliste sollecita il Comune ad acquisire gli 11 ettari del Mariutto Ma servono 165 mila euro MIRANO. Si è tenuta sabato
La foto diffusa dalla famiglia
dalle forze dell’ordine) e ha promesso che si sarebbe presentata nella stazione dei carabinieri di Mirano insieme all’amico. I carabinieri hanno atteso inutilmente la giovane fino alle 15, insieme ai familiari della ragazza, poi la madre ha sporto denuncia di scomparsa. Ricontattato, l’amico ha detto di aver lasciato a Padova la ragazza: era Francesca stessa a non volere che lui la accompagnasse. A Mirano Francesca non è mai arrivata. — Laura Berlinghieri
scorso nel teatro di Villa Belvedere la presentazione del progetto di ampliamento del bosco del Parauro. La proposta, sostenuta da Legambiente, Italia Nostra, Wwf, Valore Ambiente e Comitato di Luneo, sollecita il Comune di Mirano ad acquistare gli 11 ettari di terreno messi in vendita dall’Ipab Mariutto in via Zinelli e ad annetterli al Parauro. Le associazioni ambientaliste hanno spiegato i vantaggi che ciò comporterebbe per la popolazione: il bosco urbano svolge un’importante funzione drenante delle piogge, contribuisce
ad abbattere l’inquinamento atmosferico (eliminando tra le 10 e le 15 tonnellate di CO2 ogni anno) e funge da protezione per flora e fauna. Inoltre l’ampliamento permetterebbe di condurre al suo interno attività didattiche, ricreative e di invecchiamento attivo per i più anziani, oltre a conservare la fruibilità pubblica dei beni del Mariutto. Il progetto prevede la piantumazione di circa 10 mila alberi, soprattutto querce, secondo le linee guida della Regione Veneto. Sono previsti inoltre 1,5 chilometri di percorsi nel verde, intervallati da aree didattiche e sensoriali. Il tutto per 7,2 ettari di bosco e una previsione di spesa di 165 mila euro. Il restante appezzamento dovrebbe invece essere de-
botta e risposta tra opposizioni e sindaca
«Consiglio straordinario sull’ospedale di Noale» «Niente su cui discutere» NOALE. Dalle opposizioni di
il drago cappelletta
Vaia, mille euro a Gallio Durante tre serate di spettacoli, nei giorni scorsi il Drago Cappelletta ha raccolto, e consegnato, 1.000 euro al Comune di Gallio (Vicenza), tra i più colpiti dal maltempo del novembre 2018, la tempesta Vaia che ha devastato i boschi delle Dolomiti.
Noale (Noalesi al Centro, Lega e Pd) parte una richiesta alla maggioranza di consiglio comunale straordinario per discutere di ospedale. La sindaca Patrizia Andreotti fa sapere che sarà convocato ma si discuterà di progetti inesistenti. Nei giorni scorsi, i tre gruppi di minoranza hanno firmato un documento do-
Ospedale, il vecchio ingresso
Marzo-Lorenz della cittadella scolastica, si procederà a un rilievo topografico e botanico del verde, che servirà ad aumentarne la biodiversità. Un altro gruppo darà vita al “bookcrossing”: dei punti dove si potrà lasciare un libro e prenderne un altro in cambio. Per promuovere il progetto si è pensato a una lettura scenica e a un aperitivo sociale. Infine la viabilità, con una mappatura del quartiere che individui le criticità affrontate da ciclisti, pedoni e automobilisti. Appuntamento verso metà ottobre per esplorare la zona e pensare a possibili soluzioni da presentare all’amministrazione comunale di Mirano. Piccoli gesti insomma, ma che incidono sulla quoti-
dianità delle persone, anche e soprattutto perché a portarli avanti sono i cittadini stessi. E anche se non saranno realizzate subito, le altre proposte non andranno perse, ma saranno ugualmente uno spunto di riflessione e lavoro. La giornata, d’altronde, è solo una delle azioni del progetto “Mirano Urla” di Skate Cultura Mirano, True Hardcore Cycle, Giovani Promozione Sociale e Legambiente della Riviera del Brenta. Le associazioni hanno ottenuto un finanziamento per la rigenerazione urbana dal Centro di Servizio per il Volontariato di Venezia, e sono supportate dal Comune di Mirano, rappresentato all’evento di sabato dai consiglieri Spolaore, Silvestrini e Niero. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Mirano, uno striscione chiede l’ampliamento del bosco Parauro
dicato alla realizzazione di aree di svago e picnic, orti urbani, prati fioriti, un frutteto e spazi dedicati all’apicoltura. Nelle intenzioni dei proponenti, l’area verrebbe rilevata dal Comune e concessa in gestione alle stesse associazioni. La zona è già prevista dal Piano Regolatore Generale della città come destinata alla trasformazione in bo-
sco, e l’amministrazione comunale ha avviato un’istruttoria per verificare il modo migliore per entrarne in possesso. Lo stesso presidente dell’ente Mariutto, che gestisce la casa di riposo di via Zinelli, Paolo Zanardi, ha espresso sostegno al progetto, auspicandone la realizzazione, proprio per il suo grande interesse pubblico. — C.R.
ve si chiede di riunire il parlamentino per discutere di due questioni: quali sono i progetti di recupero edilizio e urbanistico dell’area e quali sono i servizi previsti per il Pier Fortunato Calvi, parlando dei tempi di attivazione e come saranno erogati, capire le necessità di spazi. Di recente, Fabrizio Stevanato (Pd) e Michela Barin (Noalesi al Centro) avevano chiesto spiegazioni ad Andreotti su un incontro che c’era stato con i vertici dell’azienda sanitaria proprio per parlare del futuro dell’ospedale della città dei Tempesta. E la sindaca aveva risposto di aver chiesto i documenti su un’area che dovrà essere riqualificata,
per iniziare a ipotizzare delle soluzioni. Adesso ci si confronterà in aula ma per Patrizia Andreotti quell’area è e rimarrà dedicata ai servizi. «L’ho detto anche nell’ultima seduta del parlamentino», aggiunge la sindaca, «ma la richiesta di un Consiglio straordinario è strumentale. Il punto uno parla di progetti che non esistono, ovvero a oggi non ci sono ipotesi di recupero attivi sulla parte vecchia dell’ospedale. Il secondo, invece, è più un tema da convegno». Niente di concreto su cui discutere, sottolinea Patrizia Andreotti. La seduta del Consiglio si terrà: se ci sono progetti verranno alla luce. — Alessandro Ragazzo
16 Cronaca
L'ARENA Martedì 1 Ottobre 2019
INODIDIVERONA SUD. Dopolanotizia che un nuovooperatore dei trasportiandrànell’area diSantaLucia,vicino alla stazione diPorta Nuova, nonsi placaloscontro
Tiralloscalomerci, èalta tensione Valdegamberirilancia: iltraffico aumenterà.L’assessoreSegala: resteràcomeprima EBertuccoattacca:«Le carte diconoche il complesso saràsoltantoper metàaparco» Scalo merci di Santa Lucia e arrivi di nuovi camion: dopo aver lanciato l’allarme traffico e inquinamento, prontamente fugato dall’assessore all’urbanistica Ilaria Segala, il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, Lista Zaia, rincara la dose. E si apre, intanto, il dibattito sul futuro Central Park, allo scalo - dal 2026, quando le Ferrovie lo dismetteranno - tutto o solo per metà a verde. «Non è vero che il traffico di camion sarà quello di prima, come dice la Segala. Il bando per il nuovo operatore dice che si passa dalle 600.000 alle 800.000 tonnellate, cioè più 33 per cento», dice Valdegamberi. «L’ipotesi di spostamento a Legnago? Pura fantasia», attacca Valdegamberi. «Semmai l’assessore Segala dovrebbe chiedersi perché questo traffico che in questi giorni sarebbe dovuto andare a Sommacampagna, vicino al casello autostradale, venga improvvisamente spostato, con un blitz di 24 ore, nel cuore della città. E lei è d’accordo? Si astenga di parlare ancora di ecologia e di inquinamento dell’aria», conclude. «Faccia a meno di bloccare i poveracci che per lavoro con vecchie automezzi non possono entrare in città. Un Tir di questi, oltre al pericolo e al danneggiamento delle strade comunali, inquina
come centinaia di questi vecchi automezzi!». Nuovamente interpellata, la Segala ribadisce però quanto aveva detto. E cioè che Mercitalia Logistics, la società delle Ferrovie dello Stato che gestisce appunto le aree logistiche come lo scalo di Santa Lucia, vicino alla stazione di Porta Nuova prosegue dunque la sua attività, mentre a essere fallito era un operatore logistico in precedenza attivo lì - ha informato che «nulla cambia né per il quartiere né per il progetto del Central park». Intanto, ribadisce l’assessore, «verranno ripristinati temporaneamente i traffici merci di prima, quelli effettuati dalla ditta fallita ad aprile». Intanto il consigliere Michele Bertucco, di Verona e Sinistra in Comune, contesta che le piantumazioni di alberi previste lungo viale Piave, vicino allo scalo (L’Arena di ieri) siano considerabili un intervento ecologico. «I 320 alberi previsti sono infatti la compensazione per la mancanza di standard urbanistici alle ex officine Safem», dice Bertucco. «In cambio degli alberi si avrà infatti un altro grande attrattore di traffico di cui la città non sentiva alcun bisogno (l’intervento prevede 8.500 metri quadrati di superficie alberghiera a due passi dall’ex manifattura Tabacchi dove sono previsti al-
Loscalo merci ferroviariodi SantaLucia,vicino alla stazionedi PortaNuova:lì si prevede il CentralPark
tri due grandi alberghi, più seimila di non meglio definito terziario) e circa 14mila posti auto in parcheggi», spiega, «che assieme ai parcheggi previsti alla vicina ex Tabacchi consentiranno di portare circa 65mila automobili alle porte della città. Dove sta l’ecologia?». E, segnalando che per lui solo metà dell’area dello scalo merci sarà a
verde, Bertucco chiede: «Che cosa dobbiamo aspettarci sull’altra metà di parco che le Ferrovie utilizzeranno per ripagarsi di ciò che cedono al Comune? Il protocollo d’intesa parla di una nuova “polarità urbana” specificando all’articolo 4 che “Le parti concordano che per raggiungere gli obiettivi comuni di creare un parco sicuro, accessibile e
funzionale per i quartieri limitrofi e per la città tutta e di ottenere la sostenibilità tecnico-economica, il masterplan potrà eventualmente prevedere un mix di funzioni tra le quali, a titolo esemplificativo, strutture a carattere turistico-ricettivo e attrezzature di interesse collettivo e sportivo”. Quindi dove sta l’ecologia in tutto questo?». • E.G.
BonatoeCroce diPrima Verona
«AimparlaconTrento elasciaAgsmall’angolo» Sialzala tensioneinComune sullestrategiedialleanze di Agsm.L’azienda multiservizi scaligera,presieduta dal managerDaniele Finocchiaro, staprospettandoal Comune, proprietario,la soluzione che ritienepiùvantaggiosa per lo sviluppo.Anzitutto apartire dall’aggregazionecon Aim Vicenza,ma allargando l’orizzonteadaltreprovincee regioni.DaPalazzoBarbieri si alzanorichiestenelladirezione diunpolo venetodelle multiutility.Maanchevocidiun dialogotra Aim eTrento.A rilanciarenelladirezione venetaèPrima Verona, conil consiglierecomunale diPrima VeronaMauro Bonato e MicheleCroce, expresidentedi Agsm.I qualitra l’altro riferisconoche«AimVicenza stadialogandoinmaniera serratacon latrentina Dolomiti Energia,lasciando all’angolo Agsm».Ma anzituttoPrima Veronacoglie con soddisfazioneil pronunciamentounanime del Consiglioregionale veneto sullanecessità diavviareun percorsoaggregativo subase regionaledelleaziende multiservizilocali. «Registriamoil ritardodiun annorispetto all’autunno2018 quandol’allorapresidente di
AgsmCroce invocava elavorava perla multiutility delVeneto, ma spazioce n’è ancoraeoccorre muoversi.Perimpedire a Croce di portareavantiil disegnoregionale conAim Vicenza eAscopiaveil sindacohabenedetto lasua defenestrazione.Oracosafarà Sboarinanei confrontidi tuttii consiglieriregionali?». Crocericorda chela «multiutility delVenetoèil progettoa cui ho semprelavoratodapresidentedi Agsm,come dimostranole mie uscitepubbliche, le mie comunicazionidiretteal sindaco, larelazione ufficialepresentata allaCommissione consiliare del Comunedi Verona.Per questo sonostato fatto fuori, manon importa.Ciòche contaèche Agsm,motore economico industrialediVerona (indotto da 300milioni l’annosulla provincia), nonvenga svenduta aMilano oa Bolognacome qualcuno tenta ancoradifare,ma seguala lineadi svilupponaturale,quella del territorioveneto etriveneto.Bene quindil’indirizzo dellaRegione Veneto,ma occorredarsi una mossa».Secondo Croce «questa situazionediimmobilismo sta danneggiandole prospettive di sviluppodell’Agsm», conclude, «e quindiil Comune, socio, dovrebbe accelerare.Altrimentigli altrisi muovono,comestarebbe facendo AimVicenza con Trento». E.G.
LUTTO NELLE ISTITUZIONI. Si è spenta una figura storica dell’Amministrazione civica e del Parlamento. Giovedì i funerali SCENARI. Sala Lucchi
CONVEGNO. Giovedì
Perdonà,ilpolitico vicino alla gente
Fratoianni elasinistra incerca dialleanze
Europa,Brexit Ricciuti eBoscaini alTommasoli
Il governo Conte bis, giallorosso, a trazione Pd, Movimento 5 Stelle ma anche Liberi e Uguali (Leu) è «l’occasione di una svolta» per Sinistra Italiana, il partito che fa parte di Leu e che su ambiente, lavoro, diritti e pace lancia una piattaforma programmatica con cui confrontarsi con le altre forze di Governo. In vista di possibili alleanze elettorali. «L’occasione di una svolta» è il titolo dell’incontro, aperto a tutti, promosso da Sinistra Italiana in programma giovedì, alle 20.45, nella sala Lucchi del palazzetto Masprone, in zona stadio, in piazzale Olimpia 3. Relatore Nicola Fratoianni, deputato di Leu, di Sinistra Italiana. «L’assemblea ripercorrerà le tappe che hanno portato alla caduta del Governo “giallo-nero” al Conte bis, con una nuova maggioranza di cui anche noi siamo parte», dice Marco De Pasquale, segretario provinciale di Si. Dino Facchini, di Si: «L’obiettivo è dare vita a un soggetto rosso-verde, che metta insieme la sinistra e il mondo che ha attenzione all’ambiente. Oggi, e per le elezioni in Umbria è già successo tra Pd, M5S, e tutta la sinistra, si può creare un’alleanza che sconfigga le destra. E in Veneto lavoriamo per un’alleanza ampia contro Zaia». • E.G.
Politica, ma anche economia e sociale. «Muri che dividono: l’Europa e la Brexit» è l’argomento dell’incontro organizzato dall’associazione culturale Incroci, in programma giovedì, alle 20.45, al Centro Tommasoli, in Borgo Santa Croce, in via Perini 7. Interverranno Roberto Ricciuti, docente di politica economica dell’Università di Verona, e l’imprenditore vitivinicolo Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola S.p.A e di Federvini. «Abbiamo dato vita alla associazione Incroci perché oggi serve una iniziativa culturale diffusa, aperta, curiosa, che ci metta in condizione di fare scelte consapevoli e responsabili», dice la presidente Cristina Cuttica. È nata per volontà di un gruppo di persone provenienti da esperienze diverse di vita e di impegno, mosse da comuni ideali e valori quali democrazia, partecipazione, trasparenza, solidarietà, uguaglianza, bene comune. L’associazione si pone lo scopo «di promuovere il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini alla vita sociale, politica, culturale e amministrativa del territorio veronese e di sostenere la crescita sociale della comunità con un sereno dibattito e un confronto costruttive tra le componenti della società». • E.G.
Assessore,deputatoDc,preside Prestoavrebbecompiuto105anni Enrico Giardini
Tre lauree, in lettere, giurisprudenza e farmacia. Sei anni in guerra, in Jugoslavia e in Russia. Quattro legislature da deputato della Dc, in due riprese tra il 1953 e il 1976. Assessore e consigliere comunale a Verona - dal 1951, con sindaco Giovanni Uberti - sindaco di Soave dal 1956 al 1970, e in seguito consigliere a Caldiero. Più di vent’anni consigliere, dal 1980 al 2002, e poi segretario del Consiglio di amministrazione di Cattolica Assicurazioni. Quattro figlie, avute dalla moglie Ornella Bagattini. Questo e tanto altro in quasi 105 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 22 gennaio, essendo nato nel 1915 a Raldon, in Comune di San Giovanni Lupatoto. Sono i tanti numeri di Valentino Perdonà, insegnante, politico e amministratore veronese scomparso l’altra sera. Se n’è andato il politico vicino alla gente, un uomo di grande spirito e cordialità. Un impegno civile e sociale fondato sui valori cristiani Perdonà fu tra l’altro militante e poi presidente dell’Azione cattolica diocesana - vissuti però laicamente. Secondo gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa, che si
fonda sui principi di solidarietà e sussidiarietà. «Un papà, un gigante, un maestro di vita». Così lo descrivono le figlie Giovanna, Francesca, Antonia e Marcella. Tra i 19 nipoti di Perdonà - dieci i pronipoti - c’è Tommaso Ferrari, attuale consigliere comunale di Verona civica-Traguardi, figlio di Francesca. «I ricordi sono tantissimi, indelebili e si intrecciano con i valori umani e cristiani che il nostro papà ci ha trasmesso, gli stessi che lo hanno accompagnato nei suoi lunghi 104 anni», proseguono le figlie. «Il suo grande ottimismo nasceva dalla fiducia totale nella Provvidenza e nel suo quotidiano operato che l’ha visto impegnato come insegnante, preside, uomo politico, attivo nell’associazionismo cattolico e nel volontariato. Aveva una costante attenzione ai bisogni delle persone e trasmetteva il suo ottimismo a quanti incontrava. A noi», concludono, «lascia l’esempio di una fede incrollabile, il valore della famiglia, l’importanza dello studio e dell’impegno personale». Fu dirigente all’Azione cattolica giovanile e presidente di quella degli adulti, Perdonà. «Collaborai con lui e per qualche tempo fu mio professore al liceo scientifico, pri-
ValentinoPerdonà, secondoda sinistra,nella festa inComune il 20febbraio2015, dopoi suoi100anni
Lequattrofiglie: «Eraungigante, unmaestrodivita sempreattento aibisogni dellepersone» ma di essere un punto di riferimento nella Dc e anche come presidente dell’Unione dei Comuni», ricorda Enzo Erminero, 88 anni, già deputato e sindaco di Verona. «L’onorevole Perdonà, con cui tra l’altro ho un lontano
Erminero:«Punto diriferimento costante Uomodigrande saggezza edequilibrio» rapporto di parentela, era persona di grande saggezza ed equilibrio e gli devo molto». Perdonà, come ricordato a Cattolica in occasione del festeggiamento dei suoi 100 anni, da deputato, a Roma era sempre in collegamento con
sindaci del passato come Renato Gozzi e Giorgio Zanotto, e tra l’altro firmò le proposte di legge di istituzione della Zai e del 1975 per l’istituzione dell’Università di Verona. «Lo festeggiammo in occasione dei suoi cent’anni», dice Silvano Zavetti, presidente dei consiglieri comunali emeriti, «e il 10 ottobre prossimo gli avremmo consegnato un riconoscimento insieme ad altri ex amministratori e in quell’occasione, allora, lo ricorderemo». I funerali di Valentino Perdonà si svolgeranno giovedì, alle 16, in cattedrale. •
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MARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019 MESSAGGERO VENETO
REGIONE
tensioni nel centrodestra
Maggioranza, strappo ricucito Saro e Progetto Fvg si allineano Nel vertice di coalizione Fedriga e Savino duri nei confronti dell’ex senatore Alla fine la crisi rientra con una promessa: basta attacchi e distinguo pubblici
Mattia Pertoldi UDINE. Alla fine il centrode-
stra ritrova la sua compattezza. Dopo giorni di polemiche e tensioni conseguenti all’intervista rilasciata da Ferruccio Saro al Messaggero Veneto, Progetto Fvg, a partire dall’ex senatore, si allinea alla maggioranza e assicura fedeltà al centrodestra. E lo fa al termine di una verifica di maggioranza voluta proprio da Massimiliano Fedriga per spiegare come, date le alte temperature a destra, ci fosse la necessità di verificare la tenuta della coalizione. D’altronde che il vertice di ieri sera fosse, per il futuro politico della maggioranza, particolarmente delicato lo si era capito dalle presenze a Trieste. Al di là di segretari e capigruppo in Consiglio, infatti, alla verifica si sono presentati anche alcuni diretti interessati alla tenuta della coalizione come Riccardo Riccardi e pure del partito che ha fondato in prima persona, leggasi l’assessore Sergio Bini per l’ennesima volta nella versione del pompiere (e del pontiere) tra Saro e Fedriga. Anzi, è stato proprio il fondatore di Progetto Fvg a spiegare, in apertura di vertice, come non ci sia alcun dubbio sulla collocazione sua e della civica, cioè a centrodestra. Ma è chiaro che al centro dei mal di pancia non ci fosse lui, sulla cui posizione non c’è mai stato alcun dubbio, bensì Saro. Così come è stato fatto notare con forza da Fedriga la “giustificazione” per
referendum anti-proporzionale
Depositato il quesito in Cassazione Il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Mauro Bordin, assieme al collega di partito e presidente della V Commissione Diego Bernardis hanno depositato ieri in Corte di Cassazione il quesito con la richiesta di referendum
l’intervista presentata dall’ex senatore – cioè che quelli dichiarati in pubblico non fossero altro che i dubbi e le perplessità manifestate in privato al governatore – non reggesse da un punto di vista logico prima ancora che politico. Un primo punto evidenziato in maniera netta così come, tanto per essere chiari, è apparso evidente che Lega e Forza Italia, abbiano deciso di marciare all’unisono tanto al vertice di ieri,
anti-proporzionale. Capitanati da Roberto Calderoli, Bordin e Bernardis hanno rappresentato il Friuli Venezia Giulia, una delle otto Regioni dove i Consigli hanno votato a maggioranza assoluta la richiesta di referendum.
quanto nelle strategie di questi ultimi mesi. Perchè se, appunto, Fedriga non ha lesinato critiche e sferzate, lo stesso si può dire di Sandra Savino. Ora, che il rapporto tra la coordinatrice azzurra e Saro non sia proprio idilliaco – da sempre – è cosa nota praticamente a chiunque si aggiri attorno al mondo della politica e dunque è perfettamente naturale che la parlamentare berlusconiana non abbia perso oc-
casione per attaccare. In particolar modo quando Saro ha assicurato la sua fedeltà al presidente e alla coalizione, tentando così anche di cancellare tutte le voci di presunti contatti con i renziani locali e nazionali, Savino ha contrattaccato chiedendo perchè, allora, in Comune a Trieste Progetto Fvg abbia firmato una mozione assieme a Pd e M5s. Beghe locali e tipicamente giuliane, certamente, ma tali da evidenzia-
re, appunto, il clima non esattamente idilliaco che si respirava ieri nel capoluogo regionale. C’è poi stato chi come Walter Rizzetto ha utilizzato l’arma dell’ironia sostenendo – per evidenziare le necessità di restare ancorati a una linea politica precisa – di invidiare Saro che può fare più o meno quello che vuole, mentre se lui dicesse di essere in disaccordo con una posizione di Fratelli d’Italia si aprirebbe un problema non da poco e chi invece, come Giuseppe Nicoli, ha evidenziato le problematiche registrate, a volte, in Aula. A proposito del Consiglio, inoltre, dopo Saro e Bini ci ha pensato pure Mauro Di Bert ad assicurare totale fedeltà a Fedriga spingendo, soprattutto, sul concetto di come Progetto Fvg sia, ai suoi occhi, la lista del presidente e come tale – si potrebbe dire – allineata e coperta sul governatore, pur con le sfaccettature del caso. Insomma, alla fine quella che poteva essere, a livello forse puramente teorico, la serata dello strappo si è trasformata, almeno così assicurano un po’ tutti ufficialmente, nella giornata della ricucitura con quella parte di Progetto Fvg finita sotto accusa e rientrata, velocemente, nei ranghi della coalizione dopo aver promesso che i distinguo, così come gli eventuali attacchi, dovranno rimanere confinati tra i muri dei vertici di maggioranza e non trasformarsi in sferzate pubbliche. Logico, verrebbe da dire, e condivisibile. Anche se resta da capire, ed è questa la vera incognita, se e quanto la nuova testuggine di centrodestra resterà tale prima di alimentare nuovi scricchiolii. Così come sarà interessante verificare come potrebbe evolvere la situazione in Consiglio. Perché qualche teoria, per il momento soltanto sussurrata, comincia già ad aleggiare e non tutti sono pronti a scommettere che i gruppi consiliari arrivino a fine legislatura esattamente come ci sono entrati un anno e mezzo fa. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
patto per l’autonomia
Moretuzzo: la giunta chiarisca sul nucleare UDINE. «Sul nucleare la
giuntaha le idee confuse, chiarisca la propria posizione sulla centrale di Krsko», osserva il capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio, Massimo Moretuzzo. L’esponente di opposizione spiega: «Apprendiamo che l’assessore Fabio Scoccimarro non è favorevole al nucleare, anche se nessun passo indietro è stato fatto in merito alle dichiarazioni espresse in Aula sul futuro della centrale nucleare slovena di Krsko. La giunta ha dichiarato di voler esplorare la possibilità di un partenariato attraverso una verifica con i governi di Slovenia e Croazia, magari come futuro asset della società energetica regionale». Ed è in questo senso che «ci chiediamo che idea abbia la giunta sul ruolo dell’ipotizzata società: perché dovrebbe acquisire quote della centrale nucleare di Krsko, come paventa Scoccimarro? Pensiamo piuttosto, come ribadito in più occasioni, debba gestire direttamente le centrali idroelettriche della nostra montagna, oggi in mano a multinazionali, per far sì che i profitti generati dalla produzione di energia rimangano sul territorio e non finiscano per arricchire società extraregionali». Infine «ci chiediamo perché Scoccimarro cerchi di sminuire un problema di grandissimo impatto anche per la nostra regione adducendo che i cambiamenti climatici si sono sempre alternati nella storia del nostro pianeta, evidentemente dimenticando quanto evidenziato da Arpa». —
da venerdì
A Porcia la festa della Lega Domenica c’è Bobby Solo prima del comizio di Salvini Alessandro Cesare UDINE. La modifica della legge
elettorale, l’immigrazione, la sicurezza. Temi cari alla Lega, che saranno al centro della festa regionale organizzata da venerdì a domenica a Porcia, a Villa Dolfin. A chiudere la tre giorni sarà Matteo Salvini, che proprio dal Friuli lancerà la grande manifestazione nazionale del 19 ottobre in piazza del Popolo, a Roma. «Una festa della Lega in questo momento – ha chiarito Massimiliano Fedriga presentando l’iniziativa nella sede di Reana del Rojale insieme ai
parlamentari Mario Pittoni e Massimiliano Panizzut – credo possa essere di particolare interesse per la situazione politica venutasi a creare. Sarà un momento di festa ma anche di approfondimento». Si comincerà, venerdì, con una serata dedicata al tema dell’autonomia delle Regioni. Alle 20.30 il giornalista Paolo Del Debbio modererà l’incontro a cui prenderanno parte, insieme a Fedriga, i governatori di Veneto e Piemonte, Luca Zaia e Alberto Cirio, e il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. «Parleremo delle autonomie, ma anche del rapporto tra le
Regioni e lo Stato – anticipa Fedriga –. Purtroppo qui in Friuli Venezia Giulia abbiamo già avuto un assaggio del cambio di esecutivo, con l’impugnazione della legge regionale 9 del 2019, avvenuta non, come detto, perché l’iter era già stato avviato, ma per una precisa scelta politica che lede la nostra autonomia di regione a Statuto speciale». Sabato, dopo il saluto di parlamentari ed europarlamentari del Friuli Venezia Giulia, alle 20.30 Maria Giovanna Maglie intervisterà Fedriga. Domenica infine, alle 19.30 concerto di Bobby Solo (lo scorso anno sul palco del-
I leghisti Massimiliano Panizzut, Massimiliano Fedriga e Mario Pittoni / FOTO PETRUSSI
la festa padana era salito Povia) e dalle 20.30, interventi del commissario locale della Lega Vannia Gava, di Fedriga e del segretario federale Matteo Salvini. «Avremo modo di “lanciare” la grande manifestazione di piazza in programma a Roma il 19 ottobre – assicura Fedriga –. C’è molto fermento in regione per questo evento, organizzato per dire no al Governo delle poltrone
e per chiedere di ridare voce ai cittadini. Per ora abbiamo riempito 9 pullman e mezzo, ma contiamo di superare il record storico di 14 corriere partite dal Friuli Venezia Giulia per una manifestazione nazionale. Non ho mai visto una tale voglia di partecipare, anche perché molti raggiungeranno Roma in autonomia, chi in aereo, chi in treno o in auto».
Il governatore, a margine della conferenza stampa, ha parlato anche delle elezioni in Austria («lì i cittadini hanno potuto votare, qui no») e di immigrazione («sono preoccupato perché il lavoro di “contenimento” sulla rotta balcanica sta venendo meno. Mi auguro che il Governo metta in campo le misure necessarie»). — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI