RASSEGNA STAMPA DEL 16 SETTEMBRE 2019

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II

Primo Piano

Lunedì 16 Settembre 2019 www.gazzettino.it

La tragedia in Trentino

Michele e Carlo, una raffica di massi e le funi si spezzano Scalatori padovani morti sul Sass Maor: `Barbierato, responsabile Soccorso alpino: trovati pezzi di corda vicino ai loro corpi «Le pietre piombano addosso come un tir»

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LA TESTIMONIANZA

LA CADUTA PADOVA Una scarica di sassi che si staccano dalla parete e piombano verso il basso provocando la caduta di Michele Chinello e Carlo Gomiero. Fin da subito è apparsa questa l’ipotesi più fondata per dare una spiegazione alla tragedia del Sass Maor, la montagna trentina dove venerdì hanno perso la vita l’infermiere di Monselice e il cuoco di Villafranca. Ora emerge un importante dettaglio che rafforza questa ricostruzione: ai piedi della parete rocciosa, vicino ai due corpi senza vita, sono stati trovate alcune parti di fune spezzata. «L’unico motivo per cui può spezzarsi una corda utilizzata per l’arrampicata - spiega Alberto Barbierato, responsabile del Soccorso alpino per le prealpi venete - è il violento contatto con una pezzo di roccia». Barbierato è un grande esperto di montagna. Delegato per le province di Padova, Vicenza e Verona, sabato è subito salito in Primiero (il Sass Maor fa parte del gruppo delle Pale di San Martino di Castrozza) parlando con chi si è occupato del recupero delle salme. «Solamente Michele e Carlo - premette - possono sapere quel che è successo. Fare una ricostruzione precisa è impossibile visto che la loro attrezzatura è stata ritrovata sparpagliata in diversi punti della montagna». C’è però un’ipotesi considerata la più probabile: quella delle corde spezzate.

TESTIMONIANZE MONSELICE Alle sette di ieri sera Michele Chinello avrebbe dovuto indossare la sua amata divisa e tornare in servizio. Avrebbe raccontato della sua ennesima scalata, mostrando fuori le foto della montagna con li occhi che brillano. Lo faceva spesso e tutti i colleghi conoscevano bene quella sua grande passione: «Michele - dicono in coro - era sinonimo di montagna». Alle sette di ieri sera, invece, alla centrale operativa del Suem 118 di Padova Michele non c’era. Vittima di una tragedia sulle Pale di San Martino, tradito molto probabilmente dall’imponderabile rottura della fune, ha perso la vita a 51 anni. I suoi racconti, la sua euforia e le sue battute contagiose lasciano posto ad occhi umidi ed ad un enorme dolore. Medici e infermieri continuano a fare il proprio lavoro, rispondendo ad un telefono che suona continuamente e correndo da una parte all’altra della provincia. La concentrazione deve re-

«Alcuni escursionisti hanno raccontato di aver visto alcune scariche di sassi - spiega - . Le pietre, grandi venti o trenta centimetri, possono staccarsi dalla parete rocciosa per la temperatura, per l’acqua che si asciuga, per il passaggio di un animale». Michele e Carlo avevano sopra di loro ancora oltre 250 metri di parete e hanno fatto un volo di 300 metri. «Non sappiamo se quei sassi sono caduti dalla cima della montagna oppure da poche decine di metri sopra di loro - prosegue l’esperto - in ogni caso su una fune tesa le pietre in volo hanno l’effetto di una

Gallerie del Pasubio Paura per una donna portata via in barella Paura per una donna di 55 anni di Campodarsego sulla Strada delle Gallerie sul Pasubio. La padovana ieri poco prima delle 13 si è sentita male tra la 47a e la 48a galleria. È intervenuto il Soccorso alpino. La donna, che si trovava con il marito, è stata caricata in barella, trasportata al fuoristrada, per essere accompagnata fino al Pian delle Fugazze e affidata al personale sanitario. La coppia è stata infine riportata dalla squadra alla propria macchina.

forbice. Arrivano dall’alto a gran velocità ed è come se ti arrivasse addosso un tir». I due alpinisti erano legati entrambi a due corde, in punti diversi. «È possibile anche che uno dei due sia caduto, per un motivo sconosciuto, e cadendo abbia provocato la caduta dell’amico. Ma è un’ipotesi più remota» sottolinea Barbierato. Quello è uno dei passaggi più difficili della Dolomiti ma stiamo parlando di due escursionisti esperti, molto competenti. «Conosco bene Michele. Non

scordiamo - prosegue il responsabile del Soccorso alpino - che gli era stata conferita la qualifica di accademico del Cai, l’onorificenza più alta che viene data a chi ha un curriculum paragonabile a quello di una guida alpina e a chi è considerato un buon esempio per le altre persone che si avvicinano alla montagna».

IL VOLO Michele Chinello e Carlo Gomiero, 51 e 30 anni, stavano scalando la parete sud est dopo aver passato la notte alla malga

Velo della Madonna. Erano arrivati la sera prima e, dopo aver riposato alcune ore, si era incamminati in piena notte, quando era ancora buio (probabilmente verso le quattro) per prepararsi alla propria scalata. Un primo allarme era già scattato attorno alle 10.30: alcuni escursionisti

LAVORO E PASSIONE Michele Chinello, 51 anni di Monselice, era in servizio al Suem 118 e amava prestare soccorso in elicottero (foto sopra). Era un grande appassionato di montagna (foto sotto). A sinistra Alberto Barbierato del Soccorso alpino

IL COORDINATORE ANDREA FAVARETTO: «CONOSCEVA BENE QUEI LUOGHI E AVEVA RAGGIUNTO ALTISSIMI LIVELLI DI COMPETENZA»

amava vivere la vita a 360 gradi. Lavorava qui dal 2008, aveva fortemente voluto questo posto perché gli è sempre piaciuto molto lavorare nell’ambito delle emergenze. Si turnava tra il lavoro in centrale operativa, quello nell’auto medica e quello dentro l’elisoccorso,

I colleghi dell’infermiere: «Elisoccorso e auto medica, eccezionale nell’emergenza» stare a livelli massimi, ma dentro di loro portano la morte nel cuore.

vorava alla centrale operativa del Suem dopo aver prestato servizio in pronto soccorso negli ospedali di Este e Monselice. Era anche un tecnico di elisoccorso e fino al 2018 si era reso disponibile per le turnazioni nella base di Verona emergenza. Aveva conseguito il titolo di istruttore sanitario regionale, occupandosi di formazione sanitaria dentro il soccorso alpino. Conosceva alla perfezione ogni arrampicata, ogni anfratto dei Colli Euganei. Tanto da arrivare a scrivere, nel 2014, a quattro mani con un amico, il libro “Rocca Pendice. Arrampicate nei Colli Euganei”

LA VISITA Il direttore Andrea Spagna e il coordinatore infermieristico Andrea Favaretto sabato sono subito saliti in Primiero per stare vicini alla moglie Monica: ora cercheranno di andare avanti anche e soprattutto in nome di quell’infaticabile lavoratore chiamato Michele. Scalatore espertissimo e soccorritore alpino, da undici anni la-

CHNELLO OGNI VOLTA CHE POTEVA ANDAVA NEL SUO AMATO TRENTINO: AVREBBE DOVUTO RIENTRARE OGGI AL LAVORO

MAGONE

LA MALGA Velo della Madonna: i due amici non sono più tornati

«Siamo tutti provati e abbiamo un magone che sarà impossibile scacciare - spiega il collega Andrea Favaretto -. Michele era una persona molto pura,

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III

Primo Piano

Lunedì 16 Settembre 2019 www.gazzettino.it

«Atleta, ingegnere, cuoco: era il mio gigante buono» Il dolore di Arianna, la sorella di Gomiero: «L’ultima volta che l’ho visto era alla malga ed era felice». Canoa: messaggio di cordoglio di Abbagnale `

LO SPORTIVO

dalla val Pradidali avevano notato una scarica di massi lungo la parete del Sass Maor. Avevano riferito di aver notato anche un oggetto non ben identificato cadere nel vuoto, ma i soccorritori in elicottero non avevano trovato nulla. In serata i gestori della malga avevano segnalato il

mancato rientro della coppia di alpinisti. All’alba di sabato sono così riprese le disperate ricerche e alle 7.15 del mattino i corpi sono stati ritrovati in un “canalone” nascosto. Le salme dovrebbe essere restituite ai familiari domani. Gabriele Pipia

amava i viaggi in generale. Facevo con lui lunghi giri in bicicletta - ricorda Andrea - e mi parlava sempre di quanto amasse stare in mezzo alla natura. Non ho ancora capito bene come sia potuto succede tutto ciò, ma so solo che era un uomo estremamente meticoloso e competente. Sia nel lavoro che in montagna».

L’INSEGNAMENTO

probabilmente quello che prediligeva. Era anche un tecnico di elisoccorso e fino ad un’ora e mezzo si occupava anche di recuperi particolari. Conosceva molto bene la montagna e aveva raggiunto altissimi livelli di competenza. Appena poteva andava ad arrampicare, ma

Chinello abitava con la moglie Monica Arcaro (anche lei infermiera, impegnata nei servizi di assistenza domiciliare), in via Pigafetta, nel quartiere residenziale di Marco Polo. La donna è rientrata a casa domenica sera, distrutta. Michele aveva fatto parte del Cai di Padova dedicandosi anche, fino a qualche anno fa, all’insegnamento. Era infatti stato insignito dell’onorificenza massima del Cai: quella di Accademico. «Non vorremo mai scrivere queste righe. La nostra famiglia oggi piange una grande persona. – ha scritto il Soccorso Alpino e Speleologico del Veneto Cnsas - Ci stringiamo al dolore di sua moglie e dei suoi parenti». G.Pip.

VILLAFRANCA «Un ragazzo dal cuore grande e dall’immensa bontà. Mio fratello era così: un gigante buono e bello. Non ci sono altre parole da aggiungere in questo momento, per ognuno di noi Carlo è stato una parte importante della vita: ci ha lasciato un amico, un compagno di barca, un atleta, un ingegnere, un alpinista, un ottimo cuoco e non per ultimo un compagno, un fratello, un figlio. Il mio unico fratello. L’ultima volta che l’ho visto era al Velo, era contento, era felice e questo mi basta». E’ la sorella maggiore Arianna a ricordare Carlo. Poche parole dette a fatica in un momento molto duro per la famiglia Gomiero, ma che danno la dimensione del grande amore che legava i due fratelli. Il trentenne di Villafranca Padovana si era messo in tasca una laurea in Ingegneria, ma aveva sostenuto anche l’esame di stato Magistrale, e aveva continuato a coltivare la sua grande passione per la natura: amava l’acqua e il mare, suoi erano gli sport dal canottaggio alla vela Carlo Gomiero detiene ancora il record italiano nella categoria ragazzi di canottaggio indoor -, ma anche la montagna che affrontava sempre in sicurezza, tenendosi aggiornato con i corsi del Club Alpino Italiano. Da inizio anno lavorava in Tentino come chef stagionale al rifugio Velo della Madonna, vivendo a pieno la nuova esperienza. «Mio fratello amava la bellezza di tutto quello che lo circondava - racconta la sorella -, amava la natura, ed era una persona sempre prudente. Era un ragazzo di trent’anni alla ricerca della sua realizzazione personale». Una tragica morte che lascia nel dolore la famiglia e la fidanza Anna, e che ha colpito le comunità di Taggì di Sotto e Taggì di Sopra dove la famiglia Gomiero è molto conosciuta anche per aver gestito il noto ristorante

LA SCOMPARSA PADOVA Un altro giorno di ricerche, un altro giorno senza risposte. Continua a non esserci traccia di Federico Merlo, il ventunenne studente padovano scomparso domenica scorsa nell’isola di Pantelleria dopo aver noleggiato una canoa. L’ordine della Prefettura di Trapani è di proseguire con il massimo sforzo almeno fino a questa sera, poi si valuterà se mantenere in campo l’attuale “squadra” che comprende motovedette, gommoni, elicotteri, sommozzatori, aerei e uomini a piedi. La capitaneria di Palermo intanto ha lanciato tramite la stazione radio costiera un messaggio urgente a tutte le navi invitandole a rinforzare il servizio di vedetta e prestare attenzione a eventuali avvistamenti. Lo studente iscritto al terzo anno di Lingue, di origine siciliana ma residente a Padova fin da bambino, era in vacanza da solo. Avrebbe presentato domanda per laurearsi ad ottobre ma poi aveva rinviato

TRENTENNE Carlo Gomiero lavorava nella malga trentina da cui era partito per la propria scalata

Dai Grandi.

IL MONDO DELLO SPORT È anche il mondo dello sport di cui il trentenne aveva fatto parte per molti anni a ricordarlo. «Tutta la società Canottieri Padova piange l’improvvisa scomparsa di Carlo. Per tutti eri un canottiere, un amico e tanti, altri modi di ricordarti per come sarai sempre, una splendida persona. Ci stringiamo attorno alla tua famiglia in questo momento di dolore. Ciao Carlo, non ti dimenticheremo». «Ci sono

notizie che nessuno vorrebbe mai sentire, soprattutto quando si parla di amici – ricorda il Mètis vela Unipd, il team velico degli studenti della Università di Padova -. Carlo, 30 anni, ingegnere, dopo una brillante carriera agonistica nel canottaggio e l’esperienza velica con l’università aveva fatto della montagna il suo grande amore, il suo vero habitat. Bonaccione, sempre entusiasta, per noi era semplicemente Carletto: capo cantiere del nostro team dal 2011 al 2015, ha scritto importanti capitoli

Federico, mistero lungo sette giorni: oggi altre ricerche STUDENTE Federico Merlo, 21 anni, iscritto al terzo anno di Lingue: è sparito domenica 8, ritrovata la sua canoa

STUDENTE VENTUNENNE SPARITO A PANTELLERIA: MOTOVEDETTE E AEREI ANCORA IMPEGNATI, MA LE SPERANZE SI ASSOTTIGLIANO

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l’appuntamento con l’alloro a dicembre. Intanto stava scrivendo la tesi e aveva deciso di andare alcuni giorni a Palermo. Domenica 8 è arrivato nell’isola di Pantelleria e dall’aeroporto, senza prenotare alcuna stanza d’albergo, si

della storia del Mètis facendo nascere Areté, la prima barca in composito. Ci stringiamo al dolore di Anna e di tutta la famiglia. Noi ti ricorderemo sempre così, sorridente e in barca: il nostro “gigante buono”». Un minuto di silenzio è stato osservato ieri a Ravenna ai Campionati Nazionali Universitari 2019 di canottaggio. Cordoglio espresso anche dal presidente della Federazione, un mito sportivo come Giuseppe Abbagnale. Barbara Turetta © RIPRODUZIONE RISERVATA

è diretto al noleggio-canoe dove è stato visto per l’ultima volta alle 15. Alle 19.40 un turista ha notato su uno scoglio un giubbotto salvagente e una canoa, avvisando la guardia costiera. Le ricerche di Federico sono scattate immediatamente, ma dopo quattro giorni non ci sono ancora risposte. «È sempre stato un ragazzo amante dell’avventura, solare e sereno» raccontano i compagni del Bo con cui ha condiviso tre anni di lezioni ed esami. Hanno visto quel post delle 9.56 di domenica mattina, dove Federico citava la “Nona elegia” di Rainer Maria Rilke (poeta austriaco che nella sua raccolta lirica tratta temi come il senso della vita e della morte) ma non vogliono credere all’ipotesi di un suicidio. La causa più probabile della scomparsa è quella di un incidente in mare: Federico potrebbe essersi tolto il giubbotto per farsi una nuotata al largo ed essere stato inghiottito da un’onda. A 100 metri dalla costa il mare arriva anche a 300 metri di profondità. G.P.


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Lunedì 16 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Il crollo a Genova IL CASO ROMA «Nessuna intenzione di spin off o vendita parziale di Autostrade». Ma la linea a Ponzano Veneto è chiara: le novità emerse dall’inchiesta bis sul Ponte Morandi sono «inaccettabili» e vanno prese tutte le iniziative «necessarie e doverose» per voltare pagina, visto che a un anno dalla tragedia di Genova i dossier “ammorbiditi” sul viadotto Pecetti e sul ponticello Paolillo hanno suscitato tanto «sgomento e turbamento» nella famiglia Benetton, a giudicare dalle parole dell’ultimo comunicato diffuso. Se però una tale presa di coscienza porterà davvero, come vogliono voci insistenti in queste ore tra Treviso, Roma e Milano, anche a una svolta nel management di Atlantia, che controlla Aspi e Adr, questo si vedrà.

Benetton smentisce le voci: «Non vendiamo Autostrade» `La concessionaria: operazione trasparenza, Edizione: non cediamo Aspi. Oggi le azioni annunciate dopo i provvedimenti della Procura online tutti gli interventi sui viadotti della rete

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LE INFRASTRUTTURE CONTESTATE

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Il viadotto Pecetti nei dossier ammorbiditi

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Faro sul danni del Ponticello Paolillo

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In Abruzzo il Giustina sotto osservazione

IL CDA Di certo il tema sarà oggi sul tavolo del consiglio di amministrazione ordinario di Edizione, la holding di famiglia presieduta da Gianni Mion, convocato già prima che scattassero le misure cautelari e interdittive della Procura di Genova. Solo allora si peseranno gli equilibri in famiglia sull’argomento e toccherà al fidato Gianni Mion, richiamato a giugno alla presidenza della holding, fare una sintesi sulle iniziative necessarie, dopo che tra Aspi e la controllata Spea sono già scattate le contromisure e altre ne arriveranno tra oggi e domani. Ma c’è chi pensa che potrebbe essere azzardato in questo momento, ancora prima di ulteriori approfondimenti, mettere davvero in discussione la poltrona dell’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, che in quanto ex numero uno di Autostrade è tra gli indagati per i

Il viadotto Pecetti sull’autostrada A26, in Liguria, è uno dei due ponti per i quali sarebbero stati fatti report falsi per evitare costosi e rapidi interventi 43 morti del Morandi. Sarebbe azzardato anche perché da gennaio 2019 Aspi ha un nuovo presidente e un nuovo ad, e perchè finora non è mai venuto meno il pieno sostegno della famiglia a Castellucci, confermato subito

Il ponticello Paolillo si trova sulla A16 in Puglia ed è coinvolto nelle intercettazioni relative all’inchiesta bis sul Ponte Morandi che ha fatto scattare le ultime misure cautelari

dopo il crollo del Ponte dallo stesso Gilberto Benetton, prima della sua scomparsa a ottobre 2018, rifiutando le dimissioni dell’ex ad di Aspi. È bene ricordare inoltre il ruolo chiave avuto da Castellucci nel portare in porto

Il dossier dell’inchiesta bis sul Ponte Morandi cita anche il ponte Giustina, sull’A14 in Abruzzo, tra le infrastrutture considerate malate e quindi sotto osservazione.

con successo l’operazione Abertis, ancora da implementare nella sua complessità, e il ruolo altrettanto centrale del manager nella gestione di altri due dossier cruciali per Atlantia. Il primo è la trattativa sul tavolo del pre-

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mier Giuseppe Conte per la revisione di tutte le concessioni autostradali che potrebbe portare nel caso di Aspi a un accordo con sulla revoca parziale della concessione in mano ad Aspi per la parte relativa al Ponte Morandi.

Il secondo dossier riguarda, invece, la partecipazione di Atlantia nella newco accanto a Fs, Delta e Mef per il controllo di Alitalia. Dossier delicati che richiedono una certa continuità. Di queste valutazioni terrà conto di sicuro oggi a Treviso il consiglio di famiglia. Che dunque potrebbe finire per confermare tutta la determinazione a intervenire tempestivamente una volta accertati i livelli di responsabilità e profondità di quanto accaduto.

LE INIZIATIVE Nel frattempo, Atlantia ha già annunciato l’avvio di un audit interno affidato a una primaria società internazionale da consegnare poi alla magistratura. Da parte sua, Aspi ha sospeso due dipendenti coinvolti nei provvedimenti della Procura di Genova e altre iniziative prenderà oggi il suo cda. A partire dalla sospensione di altri dipendenti accusati di comportamenti illeciti. Ma già ieri il clima d’urgenza per fare chiarezza che si respira nelle ultime ore ha spinto Autostrade per l’Italia a un nuovo passo verso la «totale trasparenza» sollecitata proprio da Castellucci. La concessionaria autostradale ha, dunque, pubblicato online le mappe di tutti i lavori di manutenzione in corso e dei cantieri futuri. Ma ha anche messo in campo due «sportelli», uno online e uno fisico nella sede di Roma, attraverso i quali i cittadini potranno chiedere l’accesso agli atti. La società tiene poi il punto sul fronte delle spese per la sicurezza di ponti e viadotti. Altro che risparmi, dice: «Sono stati spesi dal 2000 al 2018 ben 5,43 miliardi, circa 108 milioni l’anno e 196 milioni in più rispetto a quanto previsto dalla convenzione». Roberta Amoruso © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Lunedì 16 Settembre 2019 www.gazzettino.it

L’economia in Polesine

Donne fuori dal mondo del lavoro `Lo stipendio medio annuo femminile è di 28mila euro Sono meno del 37 per cento della forza del personale nelle imprese analizzate, quelle sopra i cento dipendenti che rappresenta l’imponibile più basso della regione `

LO STUDIO ROVIGO Il lavoro in Polesine non dice donna. A dirlo sono i numeri del rapporto “L’occupazione maschile e femminile in Veneto”, un’analisi sulla situazione del personale e le pari opportunità nelle 1.047 aziende con oltre 100 dipendenti presenti in Veneto, curato dalla consigliere regionale di parità ed edito dalla Regione.

LE PERCENTUALI La fotografia, per la stessa natura delle aziende in esame, quelle con più di 100 dipendenti, con dati aggiornati ad aprile 2018, è inevitabilmente parziale. E in Polesine deve fare i conti anche con un numero limitato di grandi aziende, attive in settori particolari. Il dato che emerge è comunque rilevante: «Il tasso di femminilizzazione - si legge nella ricerca - varia in modo significativo fra le province venete: si passa dal 36,9% della provincia di Rovigo al 54% di Venezia e al 57,4% di Belluno». L’aspetto settoriale viene esplicitamente richiamato nello studio: «Si sottolinea che a Rovigo il 67% degli occupati delle aziende rispondenti lavora nel settore manifatturiero (rispetto al 19% del totale), settore che tradizionalmente conta una presenza maschile più marcata, mentre a Venezia il 37% lavora nel commercio (rispetto al 15% del totale)».

Il divario, tuttavia, rispetto al resto del Veneto si acuisce ulteriormente se si va a considerare la qualifica raggiunta per genere: a livello provinciale le donne dirigenti e quadri superano il 30% del totale a Belluno, Padova e Venezia, mentre scendono al 17% a Rovigo. E in questo caso, nel dato aggregato regionale, la riflessione che è contenuta nel rapporto è che, comunque, il problema, seppur più acuto a Rovigo, è diffuso e non riguarda solo i settori storicamente più maschili: «Anche nei settori della ristorazione-alberghi e del commercio, dove il personale è più rosa, poche sono le donne che ricoprono le cariche più alte: nel primo caso sono il 9,1% le cariche dirigenziali offerte alle femmine contro il 69-70% delle impiegate e operaie, mentre per il commercio meno del 15% dei dirigenti sono donna contro il 67,5% degli impiegati».

FRAZIONE RIDOTTA Nelle grandi aziende sono poche le donne

DISPARITÀ DI REDDITO Questo, inevitabilmente si riflette anche sulle retribuzioni. In tutte le province venete, si sottolinea, lo stipendio medio annuo lordo delle donne è inferiore a quello degli uomini. Treviso, la provincia con gli stipendi complessivi più elevati, registra la differenza per genere più ampia: a fronte di una paga annua media delle donne di circa 30.500 euro, i colleghi maschi portano a casa circa 39.500 euro, quasi 9mila euro in più. Seguono Venezia, Vicenza e Pado-

Le pensioni diventano la prima fonte di reddito SALARI ROVIGO La prima fonte di reddito in Polesine sembra sempre più avvicinarsi a essere la pensione. Se in Italia, secondo un’analisi Infodata del Sole 24 Ore su dati del ministero dell’Economia, in Italia il 35,78% dei cittadini che lo scorso anno ha dichiarato un reddito, lo ha guadagnato grazie a una pensione, in provincia di Rovigo le percentuali sono mediamente più alte. Con il record fatto registrare da Crespino, dove nel 2017 il 50,56% dei contribuenti ha dichiarato un reddito da pensione. Analoga situazione, con pochi decimali di differenza, a Papozze, dove le pensioni sono il 50,26 del totale delle fonti di reddito dichiarato.

IL SORPASSO Ovvero, il numero dei pensionati ha già sorpassato quello dei lavoratori, dimostrando plasticamente l’avvenuto ribaltamento della piramide occupazionale, che dovrebbe avere alla base una platea di lavoratori tale da sostenere la spesa pensionistica. In Veneto questo sorpasso si verifica solo in altri tre comuni, tutti nella fascia montana: Cibiana di Cadore con il 54,43% e Gosaldo con il 53,09%, entrambi in provincia di Belluno e con un totale di circa 800 abitanti in due, e Pedemonte con il 50,53%, minuscolo comune di 740 abitanti della provincia di Vicenza. Verona con il 37,32%, è leggermente sopra la media così come Vicenza con il 37,55% e Padova con il 37,79%, percentuali maggiori a Treviso, 38,55%, Belluno,

39,26%, e Venezia, 39,33%. Rovigo, con il 38,13%, è più o meno nella media dei capoluoghi veneti, ma è il Polesine a dare nell’occhio, perché in generale, quasi tutti i comuni della provincia sono sopra la media italiana per questo rapporto.

I PIÙ “GIOVANI” A fare eccezione, ovvero ad attestarsi sotto al 35,78%, sono solo quattro su 50: Pontecchio con il 32,77%, Rosolina con il 32,77%, Occhiobello con il 34,82% e Villanova del Ghebbo con il 35,50%. Gli altri sono tutti al di sopra della media. Ad Adria la quota dei pensionati sul totale di chi ha dichiarato un reddito è di 40,99%, a Porto Viro il 44,68%, a Lendinara il 41,80%, a Badia il 41,80% ed a Porto Tolle il 44,68%. Rovigo è la provincia veneta con più trattamenti previdenziali di anzianità in rapporto alla popolazione. Al decimo posto in Italia con 112,4 pensionati ogni mille abitanti, a fronte di una media italiana di 72 per mille, preceduta solo da Biella, Ferrara, Asti, Vercelli, Cuneo, Ravenna, Lecco, Novara e Cremona. Curiosamente, tutte province padane. È invece la cenerentola della Padania, se si guarda alle cifre che questi pensionati si mettono in tasca: 1.336 euro. La cifra riguarda le sole pensioni di anzianità, escludendo dalla media quelle di natura assistenziale. In ogni caso, la cifra media che si registra in Polesine è la 24. più bassa a livello nazionale. Peggio dei polesani solo gli anziani delle province del sud. F.Cam.

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va con un gap di oltre ottomila euro, mentre a Belluno si conta quello minore: la differenza uomo-donna è inferiore ai 4.800 euro. Se Verona, la città di Giulietta, è il capoluogo della provincia con gli stipendi femminili medi più elevati, 32mila euro, il Polesine anche in questo caso è la Cenerentola: è la provincia con lo stipendio femminile minore, 28mila euro, come del resto anche lo stipendio medio dei colleghi maschi, 34mila euro, è il più basso in Veneto. Che il matrimonio fra donne e lavoro in Rovigo non sia tutto rose e fiori emerge anche dalla fotografia scattata sul 2018 dalla Camera di commercio di Venezia e Rovigo sullo stato di salute delle imprese femminili in Pole-

sine, in calo dell’1%, rispetto al 2017. Una dinamica opposta rispetto a quella registrata nella provincia di Venezia, dove le imprese femminili hanno il segno più. Più di un quarto delle imprese “in rosa” della provincia di Rovigo è nel settore primario: ben 1.827 aziende a guida femminile sono attive in agricoltura e pesca, circa il 31% di tutte quelle che hanno al vertice una donna. La parità è, anche in questo caso, comunque lontana: in Polesine sono a guida maschile il 75,8% delle imprese attive. Il settore dove la parità fra i sessi è più vicina è quello delle attività dei servizi di alloggio e ristorazione, dove le imprese femminili, 601, sono il 40,3% del totale. Francesco Campi


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Lunedì 16 Settembre 2019 www.gazzettino.it

IL COMIZIO Matteo Salvini davanti alla platea leghista di Pontida nella foto grande. A lato militanti sul pratone, dove quest’anno hanno spopolato i selfie

Zaia: «Staccare la spina? Tutto il quadro elettrico» Il presidente del Veneto blocca i fischi `L’ex ministro Stefani: «Autonomia, ai giornalisti: «L’accoglienza è sacra» impossibile ormai tornare indietro» `

IL GOVERNATORE dal nostro inviato

Macron li lasciamo ai traditori del popolo. Nella foto fra Conte e la Merkel uno dei due ha difeso gli interessi del suo popolo, uno ne ha svenduto il futuro».

LE POLEMICHE Pontida 2019 finisce con i bambini sul palco, tra cui Greta, una ragazzina di Bibbiano: «Dopo un anno è stata restituita alla sua mamma». Il giorno prima, invece, Salvini si era fatto immortalare con la figlioletta come addosso la maglia di Miss Papeere. Ma Pontida 2019 finisce anche tra le polemiche per i ripetuti attacchi al Capo dello Stato e ai giornalisti, con gli insulti a Gad Lerner e la telecamera rotta a un reporter di Repubblica. «Troppe volte assistiamo a minacce e insulti rivolti a giornalisti e operatori dell’informazione. Non è più rinviabile l’impegno di tutti, a cominciare da partiti e dai rappresentanti delle istituzioni, affinché si metta fine a una stagione di odio verso la libera informazione», dice Andrea Martella, sottosegretario all’editoria e all’informazione. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

PONTIDA “Ha centrato due obiettivi in poco tempo: le Colline del Prosecco Patrimonio dell’Umanità e le Olimpiadi invernali 2026. E’ una garanzia per la sua gente e per la Lega. Qui è di casa. Salutiamo il Doge della Serenissima Luca Zaia». E mentre lo speaker invita Zaia sul palco, il “pratone” esplode. In fondo c’è il lenzuolone con la scritta “Luca patrimonio veneto”, la folla grida “Lu-ca Lu-ca”. Il governatore del Veneto è l’ultimo a salire sul palco di Pontida dopo i colleghi della Sardegna Solinas e della Lombardia Fontana. Dopo di lui ci saranno solo le due donne candidate governatrici per l’Umbria e l’Emilia Romagna. In tenuta da “pratone” - jeans finto rotto, camicia bianca con le iniziali ricamate, sneaker da far invidia ai giovanotti amanti delle griffe - il governatore del Veneto è accompagnato da tutta la sua squadra di assessori e consiglieri regionali, da Stefano Valdegamberi a Nicola Finco, pronti a srotolare il mega striscione col Leone di San Marco.

LA ROTTURA «Mi hanno chiesto se Salvini ha fatto bene a staccare la spina dice Zaia - Io ho detto che ha fatto ancora poco, doveva staccare il quadro elettrico e arrivare fino al palo della luce per essere sicuri che il segnale fosse chiaro. Ve lo dico io da veneto». Poi ringrazia i volontari per il grande lavoro fatto a Pontida, ricordando che tutto alla fine sarà pulito, proprio come fanno i giapponesi. E ferma i fischi dei militanti quando dice: «Ringrazio i giornalisti per essere qui» e subito bloc-

ca le contestazioni: «No, ragazzi, qui l’accoglienza è sacra».

lo».

L’AUTONOMIA

In jeans e canotta a quadri, giù dal palco c’è l’ex ministro agli Affari regionali e all’Autonomia, Erika Stefani, citata peraltro anche dal governatore della Lombardia Attilio Fontana per il lavoro svolto dal giugno 2018 a pochi mesi fa, quando tutto si è interrotto. «Lunedì scorso 9 settembre - ha detto Stefani - ho incontrato il mio successore Francesco Boccia, abbiamo fatto il passaggio di consegne. Gli ho spiegato qual è lo stato dell’arte. Boccia ha ascoltato, poi mi ha chiesto:

Buona parte del suo intervento, Zaia lo dedica al capitolo dell’autonomia, le promesse con tanto di date disattese del premier Conte, gli stop dei grillini, fino all’affronto finale, quando Di Maio chiede l’istituzione di una commissione di accademici napoletani per valutare il dossier veneto: «Non ho nulla contro i professori napoletani, ma proporre una commissione di studio 15 mesi dopo che si era iniziato il lavoro è una presa per il cu-

L’EX MINISTRO

IN TENUTA DA “PRATONE” Luca Zaia

del Veneto, il “kit populista” fatto di maglia, penna, accendino e spilla con stemma “Di lui mi fido” (sottinteso: Salvini) a 20 euro in quello della Toscana. E battaglie anche a colpi di vessilli. «Mi spiace Luca, ma quest’anno la bandiera più grande ce l’abbiamo noi», provoca il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Che rincara: «E abbiamo anche un centinaio di pullman più del Veneto». La replica di lì a poco: «Siccome quando si va a fare una scampagnata ci si porta la coperta, eccovi la “copertina”», ribatte Zaia mentre i suoi assessori e consiglieri regionali srotolano un Leone marciano di 25 metri per 15, fino a qualche minuto primo gelosamente ripiegato e custodito in un trolley del presidente del consiglio veneto Roberto Ciambetti. Ed è la Pontida degli

L’IMMERSIONE Ed è, infine, la Pontida dei selfie. Salvini parla per ultimo e sono quasi tre quarti d’ora di comizio intervallato da pause ad effetto: all’inizio l’omaggio all’albero della vita in ricordo dei militanti morti, alla fine i bambini di Bibbiano fatti salire sul palco con la piccola Greta «restituita dopo un anno alla mamma» e poi le braccia alzate, la mano destra nella mano sinistra del vicino, un po’ come a messa al momento del Padre Nostro. Ma non è finita. Due ore dopo la conclusione di Pontida 2019, mentre gli operai smontano i tubi Innocenti, Salvini sta ancora facendo selfie. Come al Papeete. Sembra un secolo fa. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’inchiesta sugli affidi scatena ancora polemiche è anche Greta, una delle bambine dell’inchiesta sugli affidi illeciti di Bibbiano tra i bambini che Matteo Salvini ha chiamato sul palco prima di chiudere il suo intervento a Pontida. «Greta è questa bellissima bambina con i capelli rossi che dopo un anno è stata restituita alla mamma. Mai più bimbi rubati alle mamme e ai papà» ha scandito Salvini tra gli applausi. Greta è arrivata sul palco accompagnata dalla madre, tenendo in mano una striscione con l’hashtag #bambinistrappati.

C’

Greta, bimba di Bibbiano sul palco con Matteo SCAMBI DI ACCUSE Inevitabili le polemiche e le accuse, mosse in particolare dal Pd, di strumentalizzare la presenza dei minori e l’intera vicenda. D’altra parte la Lega ha fatto da tempo di questa scottante inchiesta, e della ne-

cessità di riformare tutta la materia dell’affido, un cavallo di battaglia. La delicata indagine “Angeli e Demoni” avviata nei mesi scorsi della Procura di Reggio Emilia sull’articolato traffico di affidi illegali di minori che sa-

IL LEADER HA CHIUSO IL COMIZIO TORNANDO SULLO SCANDALO EMILIANO IL PD: MINORI STRUMENTALIZZATI

rebbero stati strappati con l’inganno alle loro famiglie d’origine a scopo di lucro nel comune di Bibbiano (e che vede al momento una trentina di indagati tra psicologi, assistenti sociali, medici, amministratori locali), è salita così alla ribalta del pratone di Pontida. Oltre al leader Salvini, dal palco anche Lucia Borgonzoni, candidata governatore della Lega alla Regionali in Emilia Romagna ha attaccato il Pd: «Vogliamo la verità sugli orrori di Bibbiano! Non possiamo tollerare che qualcuno faccia calare il silenzio: le famiglie e i bambini meritano delle risposte. Com’è possibile che la Commissione di inchiesta sia guidata dal Pd? Scandaloso!». Va ricordato che dall’inchiesta emiliana ha preso le mosse un movimento a carattere nazionale che chiede venga fatta luce sulla gestione degli affidi anche in molti altri comuni d’Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

OVAZIONE Il lenzuolone dedicato al governatore veneto, accolto tra gli applausi

striscioni personali, con Zaia che quest’anno batte alla grande Salvini: “Luca patrimonio veneto” hanno scritto su un lenzuolone con lo spray. Non sarà che hanno ragione quelli che sostengono che potrebbe essere lui il futuro segretario della Lega? «Molto probabilmente hanno bevuto vini sbagliati», se la cava ridendo il governatore. Ma è anche la Pontida della divisa, jeans e camicia immacolata, tutti così vestiti Salvini, Zaia, Fugatti, con Fedriga che “sbaglia” colore e Fontana che opta per la polo con lo stemma della Lombardia, mentre il governatore veneto si fa ammirare ai piedi per un paio di trendissime sneaker.

“Cosa mi consigli?”. Io gli ho detto di ascoltare il popolo, di dare seguito all’esito referendario». Secondo il ministro Stefani è impossibile che il lavoro fin qui svolto venga cestinato o ignorato: «Il lavoro è fatto, è impossibile tornare indietro perché ci sono le proposte dei ministeri e sono proposte messe per iscritto». Ma sull’autonomia Salvini non poteva battere i pugni con i grillini quando eravate al governo assieme? «Battere i pugni? Più di così era impossibile. Staccare la spina era necessario». Al.Va.

SUL PALCO Una ragazzina (a sinistra) e la mamma “vittime” dello scandalo di Bibbiano

(capogruppo Pd alla Camera) e Fabio Rampelli, padrone di casa e vicepresidente della Camera.

IL RETROSCENA ROMA Prove tecniche di centrodestra. Per quanto l’etichetta non faccia impazzire Matteo Salvini, il leader della Lega ha intenzione di stringere in settimana con gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il primo banco di prova sarà l’adesione alla raccolta di firme per il referendum sul maggioritario, che lascia tiepidi i forzisti, e favorevole il partito di Giorgia Meloni purché ci sia anche il presidenzialismo. In mezzo c’è anche l’intesa per le regionali. Sull’Umbria non sembrano esserci problemi per convergere tutti su Donatella Tesei, ancora aperta la partita in Emilia Romagna (non c’è solo Lucia Borgonzoni, ma anche Galeazzo Bignami). Ecco perché «balla» un vertice in settimana a tre tra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Anche se ultimamente, da quando c’è il governo gialorosso, i contatti «sono costanti», dicono dal Carroccio.

LE AVANCES DEL CARROCCIO AL SENATO CON I GRILLINI SCONTENTI DEL GOVERNO

GLI INVITI

«Maggioritario, FI decida» E la Lega tenta i delusi dalle mosse dei 5stelle L’OPA L’ex ministro dell’Interno dal palco di Pontida ha fatto riferimento anche a un altro scenario: «Apriamo alla società civile». Un modo per attirare in giro per l’Italia i delusi del M5S, soprattutto dopo la svolta di Luigi Di Maio. Un’Opa nei confronti dei militanti, ma anche degli eletti. Ecco perché, gli uomini di Salvini, rilanciano la possibilità di nuovi arrivi nel gruppo parlamentare leghista. Soprattutto tra i senatori e i deputati rimasti esclusi dalle nomine dei sottosegretari. Prima delal fiducia alle Camere del governo Conte, Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, aveva parlato di nove senatori grillini pronti a oltrepassare il Rubicone. «Ora il tema torna d’attualità: ci saranno sorprese», sus-

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surrano da via Bellerio. Il cantiere del centrodestra continua a essere aperto. E anche da FdI pongono condizioni agli alleati: «Va chiarito il posizionamento politico, a partire dal livello europeo», dice il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida. «Non si può dire “stiamo col centrodestra senza se senza ma” e poi sostenere Sassoli in Europa piuttosto che, come ha fatto la Gelmini, aprire di fatto al proporzionale che è la via maestra per gli inciuci». La festa di Atreju nel prossimo week-end sarà anche l’occasione per Giorgia Meloni per mettere tutti gli alleati davanti al tema delle riforme: se ne parlerà venerdì con Giancarlo Giorgetti, Giovanni Toti (governatore della Liguria e leader di Cambiamo), Graziano Delrio

Alla festa di FdI potrebbe arrivare anche Salvini, per Forza Italia è atteso Antonio Tajani. E ieri proprio il vicepresidente di Forza Italia, dalla festa dell’Udc a Fiuggi, è tornato a parlare del futuro della coalizione. Con questi paletti: «Il centrodestra o è una coalizione con il cuore cattolico e riformista o non è destinato a governare bene: Non è con il sovranismo che si guida un Paese». Da qui la proposta di un coordinamento del centrodestra in Parlamento. Anche se è proprio sulla legge elettorale che non si registra un idem sentire tra la Lega e Forza Italia. Tajani infatti da una parte spiega che serve «un modello che dia stabilità al Paese» ma dall’altra sottolinea tutto lo stato maggiore del partito di Berlusconi è per mettersi seduto al tavolo delle riforme con l’attuale maggioranza. Dunque la partita è aperta. E forse tra banchetti e feste si riuscirà a trovare in intesa. In vista della prova del nove: la manifestazione contro il governo del 19 ottobre a Roma. Salvini ha invitato tutti. Da Meloni e Berlusconi. Si attendono le conferme. Simone Canettieri © RIPRODUZIONE RISERVATA


SENTENZE TRIBUTARIE

Niente Iva su terreni edificabili ex agricoli La cessione da parte di un imprenditore agricolo di un terreno divenuto edificabile dovrà essere assoggettato all’imposta di registro proporzionale, e non all’Iva. Lo ha stabilito la sezione quinta della Cassazione nell’ordinanza n. 20355/2019. La vertenza traeva origine dal mancato versamento dell’Iva sulla cessione di un terreno edificabile di proprietà di un imprenditore agricolo all’esito di un procedimento ablatorio instaurato dal comune di Breganze, provincia di Vicenza. La decisione del giudice della Commissione provinciale, favorevole al contribuente, veniva ribaltata dalla Commissione regionale che aveva ritenuto assoggettabile a imposta Iva la cessione dell’area destinata alla produzione agricola e, in quanto tale, imponibile. Dobbiamo precisare come, il contribuente, avesse chiarito che il terreno non avesse carattere strumentale rispetto all’attività agricola esercitata e che lo stesso terreno non fosse iscritto nell’inventario dell’azienda. La Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, annullando la pretesa erariale, e rinviando per un nuovo esame alla Commissione tributaria regionale del Veneto. Conformandosi con la giurisprudenza più recente (ordinanza n. 20149/2019) il collegio ha stabili-

to che il terreno agricolo divenuto edificabile si trasforma in un quid novi, ossia in un bene del tutto diverso da quello precedente perdendo quindi l’assoggettabilità a Iva. Tanto, poi, trova ulteriore conferma nell’aumento di valore e di attrattività commerciale che il bene subisce, perché destinato alla costruzione e alla vendita di abitazioni (Cassazione n. 8327/2014). Quanto stabilito dai giudici di legittimità trova conforto anche nelle posizioni dei giudici comunitari; questi hanno sancito che «una persona fisica che ha esercitato un’attività agricola su un fondo rustico riconvertito, in seguito a una modifica dei piani regolatori locali sopravvenuta per cause indipendenti dalla sua volontà in terreno destinato alla costruzione, non può essere ritenuta soggetta all’Iva» (Corte giust. Ue C-180/2010 e C-181/2010). Ciò, in quanto tale vendita è ascrivibile alla gestione del proprio patrimonio privato e costituisce, quindi, mero esercizio del diritto di proprietà da parte del suo titolare. Per quest’ordine di ragioni, dunque, il ricorso del contribuente è stato accolto, rinviando, anche per le spese alla Commissione tributaria regionale del Veneto in diversa composizione.

Benito Fuoco

LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA (…) con il secondo motivo il ricorrente deduce la violazione degli artt. 1 e 2, secondo comma, lett. c), dpr n. 633 del 1972, e 65, primo comma, Testo unico 22 dicembre 1986, n. 917, per aver il giudice di appello ritenuto che l’area ceduta all’amministrazione comunale fosse stata destinata all’esercizio dell’attività agricola; sottolinea, sul punto, che il bene non aveva carattere strumentale rispetto all’attività agricola esercitata, come desumibile dal fatto che lo stesso non era iscritto nell’inventario dell’impresa e che, conseguentemente, l’operazione risultava assoggettata all’applicazione dell’imposta di registro e non già dell’Iva, esulando dalle operazioni imponibili; il motivo è fondato; la cessione, da parte di un imprenditore agricolo, di un terreno divenuto edificabile non rientra, avendo il suddetto terreno

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perduto la qualità di bene strumentale all’esercizio dell’impresa, tra le operazioni imponibili ex art. 1, dpr n. 633 del 1972, sicché deve assoggettarsi all’imposta proporzionale di registro e non all’Iva (cfr. Cass., ord., 24 gennaio 2019, n. 2017; Cass. 9 aprile 2014, n. 8327); una siffatta tesi interpretativa è coerente con la giurisprudenza unionale secondo cui la cessione di un terreno destinato alla costruzione deve considerarsi assoggettata all’Iva, indipendentemente dal carattere stabile dell’operazione o dalla questione se la persona che ha effettuato la cessione eserciti un’attività di produzione, commercializzazione o prestazione di servizi, nei limiti in cui l’operazione stessa non costituisca il mero esercizio del diritto di proprietà da parte del suo titolare e che non è assoggettata a tale imposta la cessione di un terreno su cui era esercitata un’attività

agricola riconvertito, in seguito a una modifica dei piani regolatori locali sopravvenuta per cause indipendenti dalla sua volontà, in terreno destinato alla costruzione, se tale cessione si iscrive nell’ambito della gestione del patrimonio privato della persona stessa (così, Corte giust. Ue, 15 settembre 2011, Slaby); il trasferimento di un terreno dapprima agricolo poi divenuto edificabile per successiva modifica del piano regolatore deve considerarsi fuori del campo di applicazione di tale imposta; la Commissione regionale non ha fatto corretta applicazione dei richiamati principi, in quanto ha omesso di verificare se la cessione in oggetto costituiva esercizio del diritto di proprietà da parte del suo titolare ovvero, al contrario, esercizio di un’attività economica ai sensi degli artt. 9, n. 1, e 12, n. 1, della direttiva Iva; (…)


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MESTRE

E mail cronaca.mestre@nuovavenezia.it MestreVia Poerio, 34 Centralino041/50.74.611 Fax 041/95.88.56 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 041/396.981

il direttore del laboratorio di tossicologia forense

Nuove droghe, massima allerta in città «Cento volte più potenti della morfina» Frison: «Un sequestro su due è di eroina gialla. Lo spaccio da Mestre si sta spostando anche verso San Donà e Treviso» Rubina Bon

il servizio dell’usl 3

Finora a Mestre, crocevia dello spaccio, la nuova frontiera della droga non ha fatto ancora capolino. Ma in Italia si sono già registrati un paio di decessi e alcuni sequestri, specie nelle grandi città. Ed è naturale che anche a Mestre l’allerta sia al massimo. Non più solo eroina, anche nella sua variante “gialla”, e cocaina. Il nuovo stupefacente micidiale si chiama Fentanyl ed è cento volte più potente della morfina. Uno dei suoi derivati, il Carfentanyl, è addirittura 10 mila volte più forte della morfina. «Per il momento non le abbiamo ancora trovate, ma è evidente come verso queste nuove sostanze ci sia anche da parte del nostro laboratorio un alert particolare», spiega il dottor Giampietro Frison, direttore del Liatf di Mestre, il Laboratorio di igiene ambientale e tossicologia forense dell’Usl 3, «I nostri monitoraggi sono effettuati sui campioni biologici e su quelli di droga sequestrata dalle forze dell’ordine». Dottor Frison, quali sono gli effetti di queste nuove droghe che dagli Stati Uniti si stanno affacciando sul mercato italiano? «Il Fentanyl è un oppioide di sintesi che ha già portato un’ondata di intossicazioni, anche mortali, nel Nord Europa. In Italia ci sono stati un paio di decessi ed alcuni sequestri, ma non ha ancora grande diffusione. E speriamo che la situazione resti tale. I fentanili, infatti, oltre ad essere droghe potentissime nell’effetto, hanno un’altissima velocità di azione: in caso di overdose, diventa difficilissimo interveni-

Più di centomila campioni analizzati in dieci anni

Il dottor Giampietro Frison, direttore del Liatf, il Laboratorio di igiene ambientale e tossicologia forense dell’Usl Serenissima

i dati

Dipendenza da sostanze sono oltre duemila le persone in cura al Serd L’onda di morte legata alle overdose sembra essersi arrestata, almeno temporaneamente. Il bollettino di guerra tra il 2017 e l’inizio del 2018 pare lontano. Ma questo non significa che l’emergenza sia calata, anzi. Perché la rete dello spaccio dopo ogni retata delle forze dell’ordine è abilissima a riorganizzarsi e se un gruppo perde il controllo, ce n’è

Dosi di cocaina in preparazione

«Dall’osservatorio del nostro laboratorio vediamo come non ci siano più i picchi come un anno e mezzo fa. Nei primi tempi si trattava di un fenomeno che aveva una presen-

Identificate in 4-5 anni 50 nuove sostanze psicoattive con effetti in larga parte sconosciuti za preponderante a Mestre. Ora, invece, non è più solo in città, si sta spostando anche verso la zona di San Donà e nel Trevigiano. Ad oggi, un sequestro su due di eroina continua comunque ad essere del ti-

subito un altro pronto a inserirsi. Dall’inizio dell’estate ci sono state otto overdose non mortali. Persone salvate grazie al pronto intervento del personale del Suem che inietta alla persona in overdose il Narcan, il farmaco in grado di contrastare l’effetto dello stupefacente. A questo dato vanno aggiunti tre morti che possono essere ricondotti all’acquisto di sostanza stupefacente nell’area mestrina. Settimane fa è stato registrato un decesso anche a Treviso. In cura al Serd (Servizio per le dipendenze) dell’Usl 3 Serenissima, per dipendenza da sostanze stupefacenti di vario tipo ci sono oltre 2 mila utenti sui 5 mila to-

po gialla». Qual è il ruolo del Liatf di Mestre nella lotta alla diffusione degli stupefacenti? «Le droghe del nuovo millennio, tecnicamente definite come nuove sostanze psicoattive, sono l’ultima frontiera del mercato degli stupefacenti ed il loro numero è così elevato che i laboratori scientifici come il nostro sono impegnati da anni in uno sforzo importante per individuarle, riconoscerle e schedarle. Al Liatf negli ultimi 4-5 anni abbiamo identificato una cinquantina di nuove sostanze psicoattive. Ma lo scenario è in continua evoluzione». Intende dire che si “aggiornano” anche le droghe?

tali. Dai dati del 2017, l’incidenza di tossicodipendenti in provincia è inferiore all’1%, ma è difficile mappare gli assuntori sconosciuti. Ci sono utenti che hanno fino a 69 anni. Il 62,6% ha dai 20 ai 24 anni. Al Drop In di Mestre, il 50% degli utenti consuma eroina e cocaina e in città è aumentato il consumo di crack. L’89% di utenti è italiano e non si tratta solo di persone che vivono in strada: ci sono tossicodipendenti che hanno una casa e una famiglia. A Venezia la percentuale di giovani arriva al 10% contro la media provinciale del 7,4%. I consumatori di eroina sono il 38,5% ma un buon 40% consuma cannabinoidi. La cocaina è usata dall’8,5%. —

«I produttori hanno interesse a sintetizzare sostanze sempre diverse, da un lato per offrire ai clienti prodotti sempre nuovi, che garantiscono effetti maggiori e differenti, dall’altro per far rimanere queste sostanze formalmente al di fuori dalle liste di quelle conosciute e, pertanto, illegali. Gli effetti delle mutazioni a livello di composizione chimica sono pericolosissimi: chi usa queste sostanze può non sapere cos’ha tra le mani e gli effetti. Sono sostanze che si acquistano nel “surface web”, nel “deep web” e nel “dark web”, ovvero in aree “nascoste” di Internet, e consegnate via posta». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

organizzazione

con il sostegno

con il patrocinio di

Progetto: info@francesconardo.it

re con il Narcan, il farmaco “antagonista” che normalmente salva la vita, e che in questo caso può essere efficace a dosaggi elevati e solo se iniettato in tempi molto ristretti. L’effetto provato dall’assuntore è simile a quello dell’eroina, ma moltiplicato centinaia di volte. La droga si trova sotto forma di polvere che poi viene disciolta e iniettata in vena». Mestre è diventata famosa per l’emergenza eroina gialla. A luglio dello scorso anno una maxi operazione aveva stroncato l’organizzazione nigeriana che gestiva lo spaccio. Arresti e sequestri sono proseguiti nei mesi successivi. Qual è ora la situazione?

«Laboratori come il Liatf svolgono un ruolo fondamentale: grazie a una specifica dotazione tecnologica, infatti, studiano, identificano e mappano le sostanze, dando un contributo scientifico alla lotta contro la produzione e lo spaccio di stupefacenti. E allo stesso tempo aiutano gli operatori dell’emergenza e le strutture sanitarie a riconoscere i sintomi in una persona che faccia uso di sostanze, ed a contrastare efficacemente, quando è possibile, gli effetti sull’organismo». Così Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’azienda sanitaria 3 Serenissima, commenta l’attività del Liatf che effettua analisi tossicologico-forensi sul materiale sequestrato e sui campioni biologici che arrivano a Mestre da buona parte del Veneto. Negli ultimi dieci anni il Liatf ha garantito analisi in relazione a circa 7.300 procedimenti penali, con 25.100 reperti presi in carico e circa 106 mila campioni analizzati, corrispondenti a circa 212 mila analisi. Il Liatf effettua anche determinazioni di alcol, farmaci, sostanze psicoattive su campioni biologici nei procedimenti per il riconoscimento della disabilità e delle idoneità alla guida ed al lavoro, nei casi di violenze sessuali facilitate da sostanze psicoattive, o nell’ambito della tossicologia post mortem. Ru.B.

www.premiomestredipittura.it

dei Finalisti

di Premiazione

19 settembre 13 ottobre

27 settembre/ore 20.00

Centro Candiani Mestre Presidente di Giuria

Prof. Philippe Daverio Orario apertura: dalle 16 alle 20 chiuso il lunedi

Teatro Toniolo


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CULTURA & SOCIETÀ il progetto

Piccoli spettatori crescono Lo Stabile fa scuola di teatro Si chiama “A(v)venire” l’operazione ringiovanimento del pubblico in sala Per aspiranti attori professionisti i provini sono tra fine ottobre e inizio novembre

Nicolò Menniti-Ippolito L’operazione ringiovanimento prosegue. Uno dei mali del teatro italiano è l’età media del pubblico, che specie per i teatri di tradizione è fin troppo elevata. Ecco che allora lo “Stabile del Veneto Carlo Goldoni” vara una serie di iniziative volte a favorire l’accesso al teatro di un pubblico giovane, cioè del pubblico “A(v)venire”, come è intitolato, con un gioco di parole, il nuovo progetto.

L’INTRAMONTABILE

E poi Goldoni “La casa nova” e “I due gemelli veneziani”. Per chi vuole sollecitare gli studenti con tempi più contemporanei, il monologo sulla Mafia di Sebastiano Lo Monaco, oppure Moravia rifatto da Michela Cescon o ancora due testi su due drammi veneti: quello del fallimento delle banche popolari, con un testo scritto da Romolo Bugaro e quello del disastro boschivo dello scorso autunno, scritto da Matteo Righetto. Questo per gli spettatori giovani, ma poi c’è qualcosa anche per quei giovani che al teatro vogliono dedicarsi come attori. LE LEZIONI

L’INIZIATIVA

Si tratta in pratica di favorire l’accesso al teatro degli studenti delle scuole tramite il ruolo formativo degli insegnanti, che saranno invitati il 17 settembre al Goldoni di Venezia e il 18 settembre al Verdi di Padova, a partecipare ad un incontro di presentazione della nuova iniziativa. La costruzione di un pubblico passa sì dalla visione dello spettacolo, ma è certo che questo non basta ed allora lo Stabile ha deciso di accompagnare questa visione con un lavoro preliminare che faciliti la visione e incontri guidati successivi che favoriscano una riflessione critica. Gli spettacoli interessati tra Padova e Venezia dall’iniziati-

che vede protagonisti Ale e Franz, due diverse rivisitazioni del “Macbeth”, una trasposizione in danza della “Tempesta”. Oppure, passando alla Francia, il “Misantropo” di Moliere e “I Miserabili” di Victor Hugo, o ancora “Il giardino dei Ciliegi” di Cechov e “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller.

Lo spettacolo “Uno, nessuno, centomila”, adattato e portato in scena con la regia di Giuseppe Emiliani

va sono una quindicina, i più adatti in qualche modo ad un pubblico giovane. UN CLASSICO MODERNO

Il primo impatto è uno spettacolo che proprio per gli studenti è stato pensato e che andrà in scena di mattina dall’11 al 30 novembre. Si tratta di una bella versione teatrale di “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello,

adattato e portato in scena con la regia di Giuseppe Emiliani da una compagnia di attori giovani usciti dalla scuola dello Stabile. Il testo pirandelliano è reso con grande efficacia nelle sue linee essenziali ed adattato senza forzature ad una contemporaneità in cui il ruolo dello specchio e trasferito agli smartphone. C’è poi un percorso tra gli spettacoli serali del tea-

tro, costruito con un occhi ai testi classici, magari rivisitati. NEL TEMPO DEGLI DEI

Ecco allora “L’Orestea” di Anagoor e la rivisitazione della Odissea operata da Marco Paolini con “Nel tempo degli Dei. Il calzolaio di Ulisse”. Oppure Shakespaere, che passa attraverso una rivisitazione di “Romeo e Giulietta”,

La scuola teatrale dello Stabile è stata riorganizzata, unendo le forze tra Venezia e Padova. Tre anni di scuola per venti giovani attori che verranno selezionati nelle prossime settimane (iscrizioni aperte fino al 25 ottobre): i primi due a Venezia, all’Accademia Teatrale Veneta, il terzo al Verdi di Padova in forma diversa, perché gli attori verranno considerati già lavoratori e verranno impegnati nella realizzazione di una serie di spettacoli diretti da registi ospiti, che cureranno esordi professionali. I provini di per l’ammissione, tra fine ottobre e inizio di novembre, prevedono un monologo, un dialogo ma anche una esibizione canora. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

archivio diaristico

La scrittura di Eugenia Dal Bò vince il Pieve 2019 La scrittura appassionata di Eugenia Dal Bò - autobiografia dal 1867 al 1943 – racconta la storia del nostro Paese, dall’Unità d’Italia fino alla vigilia della proclamazione della Repubblica. E vince la 35ª edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, il concorso per scritture autobiografiche inedite organizzato dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano(Arezzo). La decisione della giuria del Premio è stata dettata dalla singolarità di una scrittura affascinante e intensa che restituisce la figura di una donna protagonista di pagine importanti della storia italiana. Ieri la cerimonia conclusiva. «Lo scritto di Eugenia Dal Bò (1867-1943)», motiva la sua scelta la giuria, «è un racconto appassionante, prende l’avvio dalle vicende del padre, che paga con la prigionia austriaca il suo patriottismo, e si snoda fino al crepuscolo del regime fascista». Eugenia farà delle scelte audaci per la sua epoca. Come studentessa, sarà isolata, unica donna in un mondo maschile. A fine Ottocento, si laurea in Lettere a Napoli. Si afferma come studiosa di Dante e conferenziera. Sposa Gherardo Pantano, ufficiale dei bersaglieri e poi generale. Con lui viaggia, vive nelle colonie e diventa crocerossina per seguirlo al fronte nella Prima guerra mondiale. —

premio campiello

Tarabbia e la sua vittoria sul filo di lana «La dedico alla mia bimba che verrà»

nozze a roma

Eleonora dice sì a Tassoni Eleonora Daniele, popolare conduttrice televisiva Rai di origini padovane, si è sposata sabato con Giulio Tassoni, imprenditore farmaceutico. Le nozze a Roma nella Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini. Tanti gli ospiti vip. Con Al Bano che, in jeans e scarpe sportive, ha cantato l'Ave Maria.

La Giuria dei Trecento Lettori Anonimi (contrariamente alla Giuria dei Letterati che lo aveva selezionato per ultimo della cinquina) ha decretato sabato che il SuperCampiello 2019 doveva andare a “Madrigale senza suono” (Bollati Boringhieri), il romanzo storico che Andrea Tarabbia ha costruito dopo più di tre anni di ricerche intorno alla figura di Gesualdo da Venosa, principe partenopeo compositore di squisiti madrigali, esistito a cavallo tra il Cinque e il Seicento. Una figura enigmatica e maledetta, un compositore geniale in grado di macchiarsi del feroce assassinio della moglie, Maria D’Avalos, e dell’amante di lei, sorpresi in flagrante adulterio. Le convenzioni dell’epoca non la-

sciano scampo a Gesualdo, deve lavare col sangue l’onta del tradimento per mantenere alto il nome del casato. Ma la tragedia porta conseguenze devastanti nella vita del principe, nei suoi affetti. Vivere è un tormento e solo la musica rimane, come se il genio scaturisse dall’abisso del male. «Sono rimasto colpito da questa figura di uomo costretto - ma forse no - a uccidere la moglie fedifraga. Gesualdo è principe ma non decide nulla di quello che riguarda la sua vita, è sempre in balia di qualcun altro. È un personaggio novecentesco, ossessionato dai suoni e dal ricordo della moglie che ha ucciso e questo lo porta da un lato a farsi violenza e dall’altro a scrivere la musica più straordinaria del-

Andrea Tarabbia

la sua epoca. Due modi diversi di toccare il limite e di andare contro le convenzioni», Tarabbia, moderatamente emozionato sul palco della Fenice di Venezia, con una cravatta rosso fuoco che sfidava anche questa le convenzioni, ha dedicato la vittoria al figlio di sei anni, alla moglie in dolce atte-

sa e alla bimba che nascerà tra tre mesi. Con i cronisti ha scherzato: «Che devo dire, vincere per una decina di voti di scarto è solo una botta di .... Quest’anno i libri erano molto diversi tra loro, ma assai complessi e avevano bisogno di una lettura attenta, per cui avevamo tutti la sensazione che ce la saremo giocata sul filo di lana». E così è stato. «Una cosa però voglio dire», ha precisato, «ho fatto parte già di due cinquine finaliste e l’aspetto bello di questa formula del Campiello è che ho trovato degli amici tra i finalisti, gente che non avevo mai visto né conosciuto e che adesso ho voglia di sentire al telefono anche per scambiare due chiacchiere». — Silva Menetto


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NORDEST ECONOMIA

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nuove strategie

Cereal Docks: «Sì al ritorno alla terra con le filiere sostenibili e tracciabili» Il presidente Fanin: «È la strada maestra per aumentare il valore aggiunto delle produzioni agricole nazionali» NICOLA BRILLO

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itorno alla terra». Così il gruppo vicentino Cereal Docks, attivo nella prima trasformazione agroalimentare, rilancia il suo impegno nelle filiere sostenibili, rinnovando l'alleanza con il protagonista dell'agricoltura di qualità e attenta all'ambiente: l'agricoltore. Oggi sono oltre 11 mila i produttori che contribuiscono alle filiere di semi di soia, girasole, mais bianco e i prodotti derivati, principalmente oli, farine e lecitine utilizzate soprattutto nell'industria mangimistica e alimentare. Le filiere sono una delle basi su cui poggia il successo di Cereal Docks, che si è trasformata da semplice stoccatore di materie prima agricole a trasformatore dotato di un'importante struttura industriale. Oggi l’azienda conta su sei stabilimenti produttivi, due centri di stoccaggio con circa 230 dipendenti: nel 2018 ha registrato ricavi per 780 milioni. «Quella delle filiere sostenibili e tracciabili – spiega il fondatore Mauro Fanin, attuale presidente e ceo – è la strada maestra che abbiamo individuato per puntare ad aumentare il valore aggiunto delle produzioni agricole nazionali, differenziandole rispetto al concetto di commodity. I produttori e i fornitori che aderiscono alle filiere certificate si impegnano al rispetto di precisi disciplinari di coltivazione, mentre l’ufficio sostenibilità dell’azienda garantisce tramite audit interni e di enti certificatori terzi la qualità e la sicurezza dei prodotti, oltre alla corretta gestione dei lotti sostenibili

lungo tutte le fasi della filiera: dal ricevimento alla consegna del prodotto finito». Per identificare il proprio sistema di filiere agroalimentari certificate di soia, girasole, mais bianco, colza e derivati Cereal Docks ha sviluppato il marchio “Sistema Green”, che garantisce sostenibilità ambientale dei prodotti, aspetti sociali ed economici. Mentre “Alimento Italia” è invece il marchio che assicura al consumatore finale di acquistare prodotti provenienti da filiere corte italiane, controllate, sostenibili e certificate. Il percorso di tracciabilità di Cereal Docks inizia con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo in forma singola, e quindi direttamente con diverse migliaia di agricoltori, e tramite le varie forme di associazionismo, come consorzi agrari, cooperative o strutture private di raccolta presenti sul territorio italiano. Ora la tracciabilità di filiera fa un altro passo avanti. Oltre a garantire la nazionalità del prodotto, le filiere certificano anche la regione di origine: ad esempio, frumento e mais giallo coltivati in Veneto o in Friuli Venezia Giulia. L'esperienza e il know-how acquisiti nel tempo fanno sì che il sistema filiere Cereal Docks sia replicabile anche per altre tipologie di colture, confermando così il ruolo di “anello di congiunzione” tra agricoltura, industria di trasformazione e, di riflesso, cliente finale. I produttori e i fornitori delle filiere certificate sono presenti, oltre che nel Triveneto, anche in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Marche. La raccolta delle materie prime di filie-

Lo stabilimento Cereal Docks di Camisano Vicentino e, sotto a destra, Mauro Fanin

780 In milioni di euro, sono i ricavi realizzati da Cereal Docks nell’esercizio 2018. I dipendenti sono 230, il quartier generale è a Camisano Vicentino.

6 Sono gli stabilimenti produttivi del gruppo. La raccolta delle materie prime avviene a Camisano e a Portogruaro. A Camisano avviene anche la lavorazione delle materie prime.

ra avviene negli stabilimenti Cereal Docks di Camisano Vicentino e di Portogruaro e in diversi centri di stoccaggio dove si concentrano gli approvvigionamenti nazionali, garantendo la corretta gestione dei lotti sostenibili lungo tutte le fasi, dal ricevimento alla consegna del prodotto finito. A Camisano avviene anche la lavorazione delle materie prime sia per il mercato feed che food. Oggi le tecnologie digitali con l'agricoltura di precisione mettono a disposizione nuove soluzioni per l'analisi delle caratteristiche del suolo e dei suoi bisogni di nutrimento, per il miglioramento della fertilità, l'uso corretto e soste-

L’impresa padovana al lavoro per costruire una filiera produttiva “bio” interamente italiana «Alimentazione migliore e più salubre abbinata a una nuova opportunità di mercato»

Agricola Grains punta sul biologico «A fianco delle aziende coltivatrici» IL CASO

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na realtà con una lunga tradizione agroalimentare. Presente sin dal 1930, la famiglia padovana Roncon ha incrementato considerevolmente l’attività a partire dal 1965. Ma è nel 1991, con i figli di Pietro Roncon, Massimo e Monica, che viene data la svolta bio: decidono di abbandonare qualsiasi interesse per le coltivazioni di tipo chimico e fondano Agricola Grains. Oggi l’azienda è una consolidata realtà internazionale nel settore della raccolta e com-

mercializzazione di cereali da agricoltura biologica, offrendo assistenza tecnica con personale qualificato. «Ci spinge la volontà di lasciare un’impronta in favore della tutela dell’ambiente del nostro Paese, per lasciare un territorio integro ai nostri figli - spiega Massimo Roncon, titolare di Agricola Grains -. Siamo anche motivati dalla possibilità di contribuire ad un’alimentazione più buona e salubre e dall’intento di condividere queste nuove opportunità di mercato con i produttori italiani». Il lavoro fatto fin dai primi anni 90, quando a parlare di biologico in Italia erano in po-

Massimo e Monica Roncon a capo di Agricola Grains

chi, ha permesso di affrontare l’aumento deciso dei consumi di prodotti biologici negli ultimi anni in Italia. Consentendo così all’azienda agricola di Arre di evolversi e affrontare una nuova sfida: quella di una filiera bio 100% italiana. Agricola Grains seleziona infatti le aziende agricole programmando le coltivazioni sulla base della naturale produttività dei terreni e delle rotazioni colturali. La società padovana esporta il biologico italiano di qualità in tutto il mondo, distribuendo materie prime selezionate per uso zootecnico e alimentare. Inoltre attraverso la stretta collaborazione con

nibile dei concimi azotati, la diffusione di pratiche agricole, come il controllo degli indici di vigoria del verde, sempre più rispettose degli ecosistemi ambientali. In partnership con importanti realtà del settore agricolo, Cereal Docks si sta preparando a dare nuovo impulso al suo impegno nelle filiere, proponendo un’alleanza più forte agli agricoltori italiani. Intanto Cereal Docks Organic, società parte del Gruppo Cereal Docks dedicata alle filiere biologiche, ha preso in gestione lo stabilimento produttivo a Roverchiara in regime di contratto d'affitto di ramo d'azienda della società Ofd. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

agricoltori italiani di fiducia, segue le coltivazioni dalla semina al raccolto, fornendo direttamente sementi biologiche agli agricoltori a garanzia di una totale tracciabilità di filiera. Controlli qualità e analisi del prodotto vengono effettuati attraverso un nuovo laboratorio interno all’azienda che permette di verificare la conformità dei cereali biologici alla normativa europea. Ma non solo coltivazioni per Agricola Grains. Da qualche anno ha attivato il negozio e la linea di prodotti CiaoBio (nato dalla volontà dei fratelli Monica e Massimo Roncon). «Le numerose relazioni commerciali instaurate nel corso di questi anni hanno portato a far maturare il progetto CiaoBio come coronamento di un percorso professionale volto ad offrire maggiori garanzie al consumatore finale», conclude Massimo Roncon. CiaoBio è specializzato nella vendita e fornitura di prodotti biologici confezionati e freschi al dettaglio e all’ingrosso, che provengono direttamente da selezionati produttori biolo-

gici e che per questo possono essere venduti a prezzi convenienti. A questo si aggiungono gli oli vegetali biologici, spremuti a freddo. Agricola Grains propone inoltre NutraOils, la linea di oli vegetali biologici «ottenuti da varietà di semi differenti che realizza il bilanciamento ideale tra le famiglie di acidi grassi insaturi, così da garantire all’organismo un sostegno nutrizionale vario e bilanciato». L’azienda è impegnata anche nella divulgazione. Continua infatti il Bio Tour in tutta Italia, un ciclo di eventi a carattere divulgativo-didattico che mira a trattare la corretta gestione dei seminativi in agricoltura biologica. L’attività è iniziata anni fa e ha visto diversi eventi tenuti in varie regioni. Nel 2019 gli incontri trattano di “Agricoltura biologica: opportunità di mercato e nuova Pac”. L’iniziativa è volta alla promozione dell’agricoltura biologica, discutendo con gli agricoltori che vogliono convertire il proprio sistema di produzione.— Nicola Brillo BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

NORDEST ECONOMIA

Le coltivazioni intorno a Isola della Scala, al Delta del Po e a Grumolo delle Abbadesse rappresentano l’alternativa alle aree tradizionalmente vocate di Vercelli, Pavia e Novara

Riso, il triangolo d’oro veneto capace di esportare in Asia L’ECCELLENZA

STEFANO VIETINA na produzione di nicchia, ma anche di assoluta qualità, se si pensa che le due Igp italiane che riguardano il riso, ovvero il Riso Nano Vialone Veronese, a Verona, e il Riso del Delta del Po, a Rovigo, sono proprio in Veneto. E che a Isola della Scala, sempre nel Veronese, proprio in questi giorni è in corso la 53ma edizione della Fiera del riso, fino al 6 ottobre, uno dei massimi appuntamenti del settore. In Italia, dati campagna 2017/18, si coltivano a riso 229.000 ettari di terreno per una produzione di 1.516.033 tonnellate; in Veneto gli ettari sono appena 3.382 e le tonnellate prodotte 19.934. Le province maggiormente interessate dalla produzione di riso in Italia sono infatti Vercelli (esiste una Dop, quella del Riso di Baraggia Biellese e Vercellese), Pavia e Novara, e complessivamente sono 4100 aziende produttrici in tutta Italia. Il nostro Paese, peraltro, produce il 50% di tutto il riso europeo ed esporta il 60% della produzione, con ben 183 varietà iscritte al registro dell'Ente Risi, come documenta il sito www.risotto.us del giornalista Paolo Viana, uno dei massimi esperti del settore.

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LE VARIETÀ

Le principali varietà di riso, alimento che appartiene al gruppo dei cereali e, come tale, è ricco di carboidrati, importantissima fonte di energia, sono Indica, Carnaroli, Arborio. «Il prezzo del risone (greggio) commenta Viana - è sceso mediamente del 30% negli ultimi dieci anni, i costi sono aumentati e sono esplose le importazioni. Si può parlare di quasi recessione, se non fosse che il settore agricolo ammortizza le perdite con il lavoro famigliare e una fiscalità agevolata. Il giro d'affari è di circa un miliardo di euro all'anno, mentre il consumo complessivo pro-capite di riso in Italia si è mantenuto, negli ultimi anni, sui 5 chili pro capite, comprendendo sia i consumi in casa che quelli extra-domestici di tutti i tipi di riso. L'85,8% delle famiglie italiane compra riso. Ed il nostro riso è esportato soprattutto nel Nord Europa e negli Usa». Prospettive a livello di sistema? «Con la reintroduzione dei dazi sul riso cambogiano e birmano (da gennaio 2019) si prevede un lieve incremento dei prezzi del riso “indica” italiano. Nel mondo i maggiori produttori sono Vietnam e Thailandia, insieme a India e Pakistan, produttori di basmati». Fondata nel 1650 dalla famiglia Zenobrio la Pila Vecia situata a Isola della Scala in località Passolongo, è una riseria di proprietà della famiglia Ferron, che ne gestiva già il funzionamento per conto della nobi-

le famiglia, dagli inizi del 900. Da allora, sono cinque le generazioni Ferron che si susseguono nella conduzione della Pila Vecia. L'opificio originale per la pilatura del riso (ovvero la trasformazione del risone raccolto in risaia in riso commestibile) è mantenuto ancora in funzione e produttivo grazie alla perseveranza dei fratelli Gabriele e Maurizio. Una vera e propria perla del territorio unico nel suo genere, tutelato e protetto dalla soprintendenza dei beni culturali quale monumento storico, con annesso vincolo paesaggistico. Su Verona gli ettari coltivati sono 1.800, tra le due varietà Vialone nano (nella maggior parte) e Carnaroli, il fatturato della riseria è di 5 milioni di euro e deriva per il 30% dalle vendite all'estero in una trentina di paesi, fra Europa e Usa, Australia, Canada, Russia, Thailandia, Hong Kong, Giappone, Singapore. Dal canto suo il Riso del Delta del Po, Rovigo e Ferrara le province interessate, ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (Igp) nel 2009, grazie alla costituzione dell'Associazione dei Risicoltori del Delta del Po, diventata successivamente Consorzio di Tutela del Riso del Delta del Po IGP, che raggruppa 31 aziende. Ma la storia del riso nel Delta del Po è lunga secoli e si intreccia con le bonifiche dei territori deltizi e con lo sviluppo delle zone rurali delle provincie di Ferrara e Rovigo. La qualità e la filiera produttiva del Riso del Delta del Po IGP sono garantiti da un severo codice disciplinare di produzione; gli ettari coltivati sono passati in dieci anni da 65 a 1.587, la produzione da 3.000 a 78.000 quintali. Il Consorzio è un ente di tutela e promo-valorizzazione, e non si occupa della parte commerciale, riservata ai confezionatori e distributori del prodotto IGP. Tra i progetti futuri, la prima sperimentazione di coltivazione di "riso biologico" nei territori del Delta del Po, in collaborazione con l'Università degli Studi di Ferrara. Altro polo importante in Veneto è quello di Grumolo delle Abbadesse, in provincia di Vicenza, con la produzione di Vialone Nano e Carnaroli. Per le sue caratteristiche di riso Vialone Nano autoctono, diverso da quello mantovano e del Polesine, il riso di Grumolo delle Abbadesse è diventato uno dei Presidi italiani protetti da Slow Food. È un riso a grana media "semifino", ricco di amilosio. ISOLA DELLA SCALA

La Fiera del Riso a Isola della Scala si tiene da oltre mezzo secolo. La Fiera del Riso, la più grande festa italiana dedicata al risotto e al riso, in corso in questi giorni. Vi si possono trovare piatti della cucina italiana fra i più apprezzati al mondo, preparati secondo ricette che hanno decenni di storia. Arri-

L’Italia realizza il 50% di tutta la produzione europea ed esporta la metà del suo milione e mezzo di tonnellate In provincia di Rovigo gli ettari coltivati sono passati in dieci anni da 65 a 1.587, la produzione da 3 mila a 78 mila quintali

vano per l'occasione chef da diverse regioni di Italia e Maestri Risottari che cucinano il risotto in Fiera con la stessa cura e tradizione con le quali lo preparano il resto dell'anno a casa per la propria famiglia. Molti di loro hanno alle spalle centinaia di migliaia di risotti cucinati. È una Fiera non solo del cibo: si tengono infatti sfilate in costumi d'epoca, spettacoli, manifestazioni sportive e convegni. Inoltre la Fiera del Riso ospita una delle fiere campionarie più visitate del Nord Italia, con 150 espositori da diverse regioni. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Un classico risotto e, sopra, il riso pronto per essere raccolto


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LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

NORDEST ECONOMIA

SOMMARIO

LE STORIE E I CASI AZIENDE

Ortoromi accelera: grande distribuzione come partner BRILLO / A PAGINA XII ECCEllENZE/1

Pesche di Fiumicello e Villa Vicentina «Focus sulla qualità» DELLE CASE / A PAG. XIV ECCEllENZE/2

La frutta veronese alle prese con Spagna e cimice asiatica

GLI SCENARI

Un’agricoltura spinta dal binomio fra territori e prodotti di qualità Valore aggiunto del Nordest oltre quota 4,4 miliardi Il motore delle varietà a denominazione d’origine

A PAGINA XV

ROBERTA PAOLINI l’INTERVISTA

Rigoni: «Sostenibile è ciò che daremmo anche a un figlio» DELL’OLIO / A PAG. XVII

NICCHIE

La marcia dell’olio prezzi al galoppo e aree in aumento SANDRE / A PAGINA XIX

PROGETTI

Ferrero e Loacker coltivano la filiera delle nocciole DE TOMA / A PAGINA XXII

on solo vino. L’agricoltura nordestina è uno dei motori principali dell’economia regionale e italiana. E questo sia per la molteplicità delle colture, in cui l’area manifesta eccellenza, che per i tanti settori che vengono attivati dal mondo agricolo, dalla logistica all’industria alimentare, dalla wine industry all’ortofrutta. In quest’ultimo settore, dalle mele ai kiwi alle nocciole fragole e ciliegie, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige esprimono alta qualità. Il Veneto è in termini numerici la regione egemone. Secondo i dati Istat a livello di valore prodotto complessivo l’agricoltura regionale realizza il volume di fatturato più elevato. È la prima in Italia, anche se il suo contributo al valore aggiunto nazionale la pone solo al terzo posto, dietro a Lombardia e Emilia Romagna. I conti economici del comparto agricolo sono fermi per Istat al 2017, ma nel complesso non si discostano di molto dalle ultime rilevazioni regionali. Con i suoi 2,5 miliardi di valore aggiunto il Veneto è dunque la terza regione, il Trentino Alto Adige ha un buon posizionamento con 1,38 miliardi, più indietro vediamo il Friuli Venezia Giulia, con 555 milioni di euro di valore aggiunto. Il Veneto è il principale motore dell’agricoltura nordestina. Secondo Veneto Agricoltu-

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DANIELE SALVAGNO PRESIDENTE DI COLDIRETTI DEL VENETO

Leadership nell’ortofrutta ma bisogna fermare gli accordi per l’import incontrollato dal Nord Africa

Veneto la fa da padrone in termini di peso, in Friuli Venezia Giulia, si legge invece su Istat, la competitività delle imprese agricole (in generale) è più elevata. La regione è la seconda in Italia dietro la Lombardia. Andando al dettaglio dei dati, le produzioni ortofrutticole venete impegnano 46 mila ettari e valgono quasi 855 milioni di fatturato, pari al 16% del valore dell’intero fatturato agricolo regionale. Il Veneto è la quarta regione in Italia per produzione ortofrutticola, dopo Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna (a pari merito con la Campania), ma eccelle nelle produzioni a denominazione d’origine, con 15 prodotti riconosciuti tra Dop e Igp – dal radicchio all’asparago, dall’aglio bianco alle ciliegie – secondo nella classifica dei prodotti di qualità solo all’Emilia Romagna. La classifica è stata stilata in occasione della fiera di settore Macfrut.

Regioni

Melo produzioni raccolta

Nord Piemonte 1.902.182 Valle d'Aosta 64.000 Lombardia 456.677 Liguria 4.400 Trentino-Alto Adige 14.800.000 Bolzano 9.800.000 Trento 5.000.000 Veneto 2.914.690 Friuli-Venezia Giulia 407.935 Emilia-Romagna 2.002.655 Totale Nord 22.552.539

Regioni

Pero produzioni raccolta 394.790 2.300 186.889 1.100 11.200 7.200 4.000 724.970 33.621 4.811.323 6.166.193

Valore aggiunto totale dati in milioni di euro

Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano-Bozen Trento Veneto FVG Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA

1.753,5 50,7 3.178,5 1.381,8 891,3 492,0 2.540,8 555,7 488,1 3.187,0 1.822,7 351,0 555,1 1.477,2 657,7 243,9 1.983,3 2.205,5 446,1 1.271,2 2.606,2 1.255,5 28.016,4

Fonte: Dati Istat, ultima rilevazione 2017

ALTA SPECIALIZZAZIONE

ra il valore complessivo della produzione lorda agricola regionale nel 2018 è stimato in circa 6,3 miliardi di euro, in crescita del +7,5% rispetto all’anno precedente. La variazione va imputata quasi esclusivamente all’incremento delle quantità prodotte per diverse coltivazioni agricole, in particolare quelle legnose (melo, pero ndr), mentre i prezzi hanno inciso in maniera alquanto ridotta, si legge nell’ultimo rapporto dell’agenzia. Ma se il

Quasi 12 mila sono le aziende ortofrutticole venete di cui l'83% ad alta specializzazione. Mele, fragole, pere, kiwi, meloni, pesche, ciliegie, piccoli frutti, noci e nocciole con castagne, cocomeri, susine, albicocche alla lista delle produzioni si aggiungono ancora gli ortaggi con le insalate, patate, funghi, radicchi, aglio e cipolle, pomodori, zucchine ed infine gli asparagi con altre verdure fanno della regione un leader del comparto. Le nuove

tendenze dei giovani, la ricerca di genuinità e Made in Italy, la spinta dell’innovazione. Sono i motivi alla base del boom dei consumi di frutta e verdura in Italia (aumentati di un miliardo di chili negli ultimi 10 anni col record di 8,7 miliardi di chili raggiunto nel 2018), evidenzia un’analisi Coldiretti. Mele e arance sono i frutti più consumati, mentre tra gli ortaggi preferiti dagli italiani salgono sul podio nell’ordine patate, pomodori e insala-

te/indivie. In crescita la spesa per gli ortaggi freschi pronti al consumo (+5% rispetto al 2017 con quasi 20 milioni di famiglie acquirenti, dati Ismea). Tra le tendenze si registra il forte aumento degli acquisti diretti dal produttore (6 italiani su dieci lo hanno fatto almeno una volta al mese, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe). «La spinta al consumo – spiega Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto - è dovuta soprattutto alle preferenze


LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

NORDEST ECONOMIA

III

GLI SCENARI

Ciliegio produzioni raccolta

96.110 7.799 8.250 6.800 5.800 1.000 42.525 1.311 627.112 789.907

21.811 10.179 1.356 38.600 10.600 28.000 116.570 1.315 114.141 303.972

Pesco produzioni raccolta 431.985 49.871 8.640 450 450 281.248 36.169 1.035.901 1.844.264

Nettarina Susino produzioni produzioni raccolta raccolta 686.277 13.927 260 146.500 3.008 1.681.901 2.531.873

295.072 9.692 1.400 3.240 840 2.400 55.090 2.286 669.287 1.036.067

Fonte: Dati Istat, valori in tonnellate

Albicocca produzioni raccolta

Competitività delle aziende agricole valori per 100 euro di costo di lavoro unitario 150,0

Regioni

100,0

Italia e ripartizioni Italia

50,0

Regioni

0,0

300,0 200,0

Sopra Michele Pavan di Coldiretti Fvg. In alto l’immagine di un agricoltorre nel suo frutteto

100,0

Lombardia Friuli-venezia Giulia Campania Bolzano Calabria Trentino sardegna Liguria Veneto Piemonte Puglia Umbria Marche Lazio Abruzzo Sicilia Trento Basilicata Toscana Emilia-Romagna V. d’Aosta Molise

0,0

alimentari dei giovani, che sono sempre più sensibili al benessere a tavola con smoothies, frullati e centrifugati, all’attenzione per l’innovazione, dai sensori in campo per ottimizzare il ciclo colturale delle produzioni al vassoio con airbag per non ammaccare la frutta pronta al consumo, fino alle nuove combinazioni tra frutta e formaggi nel ready to eat - e alla ricerca di sicurezza e genuinità nel piatto, che porta l’88% degli italiani a boccia-

re frutta straniera e a scegliere nel carrello frutta e verdura Made in Italy». RESIDUI CHIMICI

La questione della sicurezza alimentare è cruciale. «L’Italia – spiega Salvagno – è al vertice della sicurezza alimentare mondiale e i prodotti agroalimentari extracomunitari sono quattro volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte più pericolosi di quelli italiani per quanto riguarda la presen-

za di residui chimici oltre i limiti». Sotto accusa sono le importazioni incontrollate dall’estero, «favorite - spiega infine Salvagno - dagli accordi commerciali agevolati stipulati dall’Unione Europea con Paesi come il Marocco e Egitto, dove è spesso permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute e dove le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping per il basso costo della manodopera». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

L’agenda di Pavan (Coldiretti Friuli Venezia Giulia)

«Recupero dei suoli incolti e spazio alla biodiversità» l biologico è cresciuto di oltre il 770% in Friuli Venezia Giulia negli ultimi tre anni, e ancora la biodiversità, il divieto agli Ogm, la ricchezza di tipologie di vite e vitigno. La regione è una perla da proteggere nel comparto agricolo italiano. «Non possiamo che partire dal territorio considerato che è l’elemento imprescindibile per poter fare agricoltura- spiega Michele Pavan, di Coldiretti Fvg». E, da questo punto di vista, i dati pubblicati dall’Ispra non sono incoraggianti. Il Friuli Venezia Giulia è la quinta regione in Italia per consumo del

I

suolo. Ha già consumato quasi il 9% del suo territorio e, se consideriamo che la superficie forestale copre circa il 40%, il dato diventa ancora più allarmante. «È dunque urgente intervenire – aggiunge Pavan con un cambio drastico di rotta, favorendo il recupero dell’esistente e dei terreni abbandonati». A confortare, da un altro lato, è la scelta di una regione che, prima in Italia, ha vietato la coltivazione degli Ogm. «Iniziativa lungimirante che consente di valorizzare la biodiversità e prende atto dell’impossibilità di competere a livello mondiale, e della necessità di

non omologare le produzioni di una regione che è senza dubbio una delle realtà enogastronomiche più belle e importanti d’Italia. Una ricchezza fatta di vini e vitigni d’eccellenza, di Dop come Montasio e San Daniele, ma anche di altre produzioni, pur non certificate, di altissima qualità, anche nel settore della trasformazione». A testimoniarlo c’è il lungo elenco delle specialità tradizionali riconosciute dal ministero delle Politiche agricole. Un settore, tuttavia, che come in Veneto (dove le perdite ammontano a circa 100 milioni di euro) «fa però i conti con le emergenze. A partire da quella della cimice, un’autentica piaga che ha messo in ginocchio in particolare le aziende di frutta della Bassa friulana, con danni fino al 100% ». — Roberta Paolini BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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PRIMO PIANO

LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2019 MESSAGGERO DEL LUNEDÌ

Il raduno della Lega

L’urlo di Matteo Salvini al suo popolo: «Resistete in nome dei vostri figli»

Nemici

Il “mutamento genetico” del Carroccio in una delle edizioni più affollate L’ex ministro cita la Fallaci, il Piave e la Madonna Addolorata per chi non c’è più

Slogan

dall’inviato Mattia Pertoldi PONTIDA (BERGAMO). Il mutamento, genetico, della Lega si completa a Pontida, in una delle edizioni più affollate della storia del Carroccio. Sul prato bergamasco il partito – storicamente stalinista – comincia a indossare i panni di una vera religione laica. I leghisti hanno ormai il loro Dio che appare sul palco a chiudere la giornata, Matteo Salvini. Giocano su un pantheon di simboli dettati dal loro leader, da Oriana Fallaci «i cui libri spero diventino presto libri di testo obbligatori a scuola», alla Madonna Addolorata alla quale affidare «i militanti che non ci sono più», fino a ripescare addirittura il Piave «che mormora oggi come mormorava allora perché i nostri nonni non hanno dato la loro vita per la prima Ong di turno». E hanno pure i loro nemici. Ce n’è qualcuno di fisso – i «co-

munisti e i sinistri», ma soprattutto «il Pd» –, altri di medio lignaggio – «l’Unione europea, Angela Merkel e i burocrati di Bruxelles» – e uno, soprattutto, recentissimo: Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio è, in questo momento, l’autentica kriptonite della Lega, colui che si è interposto tra Salvini e i pieni poteri. Lo staff del Carroccio si muove abilmente, alternando le sue foto a quella della cancelliera tedesca, per scatenare la rabbia delle decine di migliaia di fan sfegatati che urlano a squarciagola. Così come, in precedenza, era stato ricoperto di insulti Gad Lerner e pure una troupe di Repubblica. Il Carroccio, si sa, punta su slogan diretti e facilmente comprensibili. Non per nulla, per questa edizione di Pontida, quello scelto è «La forza di essere liberi». Da cosa? Semplice, il refrain è sempre quello: la libertà di «andare avanti a testa alta», contro i «poltronari», e

un’Unione europea «che non può essere quella dei banchieri e dei finanziari». A Pontida ci finisce, e si vede, di tutto. Si mescolano le pulsioni autonomistiche di Veneto e Lombardia a coloro che si presentano con la maglietta “Flat tax subito”. I sostenitori dell’Italexit a chi, al Nord, spiega senza troppi giri di parole come il Settentrione non possa fare a meno dell’Europa. E si arriva fino al vecchio revanchismo padano stimolato dal sindaco di Pontida Luigi Carozzi per il quale «come 900 anni fa Alberto da Giussano partì da qui per battere il Barbarossa, oggi Salvini da Milano farà lo stesso con i Barbarossa al Governo». Al resto, poi, ci pensa Salvini nel voler sottolineare la differenza «tra questo popolo e chi vive solo dentro al Palazzo», e spiegare che il nuovo Governo dovrà passare «sul mio cadavere» in una mezza dozzina dei casi: se riaprirà i porti, se legalizzerà l’utilizzo e la vendita di droghe, se

LE PAROLE

«L’Unione europea, Angela Merkel e i burocrati di Bruxelles» – e uno, soprattutto, recentissimo: Giuseppe Conte

Si mescolano le pulsioni autonomistiche di Veneto e Lombardia a coloro che si presentano con la maglietta “Flat tax subito”

Grida Quelle di “libertà”, “Bibbiano”, “elezioni” e “dignità” si susseguono una dopo l’altra: Salvini urla e i leghisti rispondono

Futuro MATTEO SALVINI A PONTIDA ASSIEME ALLA EX SOTTOSEGRETARIA SACILESE GAVA

Oltre al presidente Conte, ricoperti di pesanti insulti Gad Lerner e una troupe de La Repubblica

Non ci crede nemmeno lui, Salvini, in fondo, che il nuovo Governo duri una manciata di mesi, lo ha smesso di sostenerlo

Sipario Il partito della Lega si è trasformato, definitivamente, in una religione: il salvinismo

smonterà “quota 100” oppure se penserà di tassare le abitazioni. E il “suo” popolo risponde a tema. Le grida “libertà”, “Bibbiano”, “elezioni” e “dignità” si susseguono una dopo l’altra. Salvini urla e i leghisti rispondono. Di proposte programmatiche, a Pontida, non se ne vedono né si sentono anche perché in fondo, l’ex ministro si era giocato questa fiche il giorno prima a Milano – il referendum anti-legge elettorale – e a Pontida, Salvini punta deciso sulla festa di popolo. Certo, promette un po’d i tutto, cita Margaret Thatcher per la promessa di tagliare le tasse, Giovanni Paolo II per la difesa delle radici cristiane del Vecchio Continente, Enzo Ferrari per «l’orgoglio di essere italiano». Ma la realtà, dura e pura, è un’altra e porta a quella traversata nel deserto che Salvini sa bene di dover compiere da qui ai prossimi anni. Non ci crede nemmeno lui, in fondo, che il nuovo Governo duri una manciata di mesi, lo ha smesso di sostenerlo e, non per niente, nell’elenco delle Regionali da vincere arriva fino a citare il Veneto, al voto nel 2020. Così, ha bisogno della totale fedeltà della sua gente per non finire travolto. E l’appello finale ai leghisti di «resistete in nome dei vostri figli» diventa il manifesto della giornata. I leghisti applaudono, quindi si prendono per mano e giurano, sempre citando l’ex ministro, che «da Pontida parte una sfida di libertà in nome del lavoro e della dignità». Sipario. Il partito si è trasformato, definitivamente, in una religione: il salvinismo. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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