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Martedì 17 Settembre 2019 Corriere del Veneto
PRIMO PIANO
La politica
Partito di Renzi, parlamentari freddi solo una manciata pronta a seguirlo Mentre l’ex leader dem annuncia «gruppi separati» alle Camere, i veneti s’interrogano: «Ma che fa?»
Veneziano Marco Caberlotto
Bellunese Roger De Menech
Veronese Alessia Rotta
Padovano Alessandro Zan
VENEZIA Dunque ci siamo. Con un’intervista ad un quotidiano del mattino, un post sui social network atteso nel pomeriggio ed un’ospitata a Porta a Porta in serata, Matteo Renzi annuncerà oggi la costituzione di due gruppi autonomi alla Camera e soprattutto al Senato, là dove i numeri sono più risicati ed ogni minimo spostamento di qua o di là è in grado di far proseguire o arrestare l’esperienza di governo di Pd e Cinque Stelle. Una mossa prodromica alla nascita di un nuovo partito (il nome potrebbe essere «L’Italia del Sì», anche se il riferimento al referendum costituzionale del 4 marzo 2016 rischia di portar male), d’ispirazione lib-dem, che mira a porsi come ago della bilancia al centro dell’arena dominata dalla Lega e Fratelli d’Italia a destra e da Pd e Cinque Stelle a sinistra (sempre che lì restino i Cinque Stelle, a loro volta spaccati a metà tra «ex destri» tendenza Di Maio ed «ex sinistri» tendenza Fico). Chi seguirà l’ex premier in Veneto? Tra gli elettori si vedrà, anche se va ricordato che durante la sua esperienza a Palazzo Chigi Renzi riscosse qui consensi notevoli, riuscendo con la sua velocità ed il suo entusiasmo ad interpretare la voglia di cambiamento e di riforme di larghi strati della società, a cominciare dagli imprenditori. Tra i dirigenti del partito, c’è fermento ma anche un po’ di preoccupazione per quello che potrebbe rivelarsi un salto nel buio (la nuova formazione resterà contigua al centrosinistra zingarettiano-pentastellato? Cercherà convergenze con Forza Italia? Con Calenda? Col proporzionale tutto può succedere) e che alcuni tra gli stessi renziani non esitano a definire «un errore incomprensibile», visto che «Matteo ha vinto tutto, è maggioranza nei gruppi parlamentari e così passa da Macchiavelli
Nordest affascinato Bagno di fallo per Renzi nel 2016 a Padova, quando la sua stella brillava ancora specie in ambienti imprenditoriali
alla ricerca di uno strapuntino utile soltanto a sedersi al tavolo delle nomine, da Cassa Depositi e Prestiti alle Poste». Dettaglio di non poco conto che alimenta dubbi e malumori: in Veneto il prossimo anno ci saranno le elezioni regionali il che costringerà Renzi a presentare le sue liste. Con quali realistiche chance di elezione per chi gli resterà fedele? Tant’è, sicuramente lasceranno il Pd per seguire l’ex segretario nella nuova avventura quanti hanno sostenuto al
congresso la mozione Giachetti-Ascani, poi tramutatasi nella corrente «Sempre Avanti», i «renziani ortodossi». Il gruppo è capitanato da Marco Caberlotto, produttore cinematografico veneziano, animatore del locale Comitato di azione civile, protagonista della recente scuola politica organizzata da Renzi al «Ciocco» in Toscana. Secondo i rumors potrebbe addirittura buttarsi nella sfida contro Luigi Brugnaro alle Comunali della primavera prossima. Poi c’è Diego Marchioro, eterno
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La prima veneta del ministro Speranza «Medici e autonomia, presto le risposte» Padova, camici bianchi, sindaci e associazioni in processione per incontrarlo E’ comparso all’ingresso a piedi, giacca sulla spalla e scorta in borghese della Digos. Un arrivo sobrio al ristorante etico «Strada facendo» di Padova, che dà lavoro agli immigrati, un ritorno tra amici per la «prima» in Veneto di Roberto Speranza, senza strilli di sirene nè stuoli di auto blindate al seguito. Ministro della Sanità da cinque giorni, che ha strappato il dicastero ai grillini per traghettarlo a LeU, si è trovato attorniato da una sanità veneta forse ancora d’eccellenza, sicuramente piena di grane. Prima fra tutti il nodo dell’autonomia, chiesta dalla giunta Zaia insieme a quelle di Lombardia ed Emilia ma che sembra arenata nell’impasse. «La strada dell’autonomia va percorsa, è uno dei punti di governo annunciati dal premier Giuseppe Conte, però garantendo diritti e doveri uguali per tutti — ha ribadito Speranza —. Sono disponibile al confronto con i governatori nel più breve tempo possibile, con l’attenzione e la cautela di assicurare i migliori Livelli essenziali di assistenza a tutti i territori. E quindi sulPADOVA
sindaco di Torri di Quartesolo, e sempre nel Vicentino l’ex consigliere regionale Claudio Rizzato. A proposito di consiglieri regionali: tra i dem più d’uno indica le consigliere Orietta Salemi, veronese, e Francesca Zottis, veneziana, ma senza troppe convinzioni. Per tutti, infatti, c’è prima un grosso rebus da sciogliere: il territorio, ossia il luogo in cui si raccolgono i voti, seguirebbe un’eventuale svolta? La domanda lacera pure i parlamentari, tutti renziani - al momento di fare le liste nel 2018 l’ex segretario operò un profondo repulisti degli avversari -, tutti in qualche modo legati all’ex premier eppure tutti titubanti all’idea di fare il grande passo. A cominciare dai membri di «Base riformista», la corrente dei «renziani moderati» entrata nel governo Conte-bis: la veronese Alessia Rotta (area Lotti), il bellunese Roger De Menech (area Guerini), la veneziana Sara Moretto, tutti deputati. La vicentina Daniela Sbrollini è da sempre vicina a Rosato, che in questi giorni è stato l’avanguardia della scissione: lo seguirà? «Sarebbe suicida - spiegano dal partito perderebbe tutti gli appoggi che ha nel territorio». Sempre lì si ritorna. Il padovano Alessandro Zan iniziò con i Ds e ha un passato in Sel ma è molto amico della Boschi... come si comporterà? Per dire: ieri l’Adnkronos dava con le valige in mano il senatore veneziano Andrea Ferrazzi. L’indizio?Insieme ad altri parlamentari ad agosto ha improvvisamente finanziato i Comitati renziani. Si capirà qualcosa di più nei prossimi giorni, nell’attesa un dem sospira: «Beata la Ale (Alessandra Moretti, ndr.). Lei ha sempre avuto doti di posizionamento straordinarie. Ora se ne sta tranquilla alla finestra di Bruxelles...». Marco Bonet
l’autonomia ci lavoriamo, ma arrivando a un risultato che non spacchi in due il Paese». Ad aspettarlo i fronti aperti della sanità regionale, presentati da una serie di delegazioni. Quella della Cgil gli ha consegnato un documento che cita la carenza di personale negli ospedali, «lo smantellamento dell’integrazione socio-sanitaria», la mancata riforma delle Ipab e la «scarsa attenzione all’assistenza territoriale e al nodo della cronicità, nonostante un terzo della popolazione abbia più di 65 anni». Sulla mancanza in particolare di medici, alla quale la Regione ha deciso di rispondere con l’assunzione di 500 laureati senza specializzazione, il neoministro ha commentato: «E’ un tema di grande importanza a livello nazionale, stiamo studiando la migliore modalità di affrontarlo. E anche in questo caso ci confronteremo con i presidenti delle Regioni». Altri documenti gli sono stati consegnati dai medici dell’ospedale Sant’Antonio di Padova, sulle barricate per la scelta della Regione di trasferirne la
Ministro Roberto Speranza
proprietà dall’Usl Euganea all’Azienda ospedaliera cittadina, e da un gruppo di sindaci del Cadore, preoccupati perché le ultime schede ospedaliere hanno tolto il servizio di urgenzaemergenza dagli ospedali di Agordo e Pieve di Cadore. «Non abbiamo 70mila euro per fare ricorso al Tar — hanno ammesso i primi cittadini — le chiediamo un incontro». Qualcuno gli ha parlato anche di Pfas. «Sono ministro da cinque giorni e ho ricevuto inviti da tutte le sigle, da quasi tutti i direttori generali delle aziende sanitarie e dei 51 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico d’Italia — ha replicato il ministro pacatamente e concedendo a tutti il «tu» — la disponibilità c’è, ma datemi il tempo di studiare». Non si è lasciato scappare l’occasione nemmeno Stefano Ferro, che fa parte di «Percorso Vita». La onlus presieduta da don Luca Favarin che si occupa di migranti, minori e povertà e ha aperto «Strada Facendo». «Abbiamo perso 15 ragazzi clandestini che lavoravano qui — ha rivelato Ferro a Speranza — in cinque anni abbiamo parlato con Alfano, Minniti e gli altri ministri dell’Interno che si sono succeduti. Ora abbiamo chiesto un incontro a Luciana Lamorgese, perché il problema del lavoro va risolto, è la vera svolta sull’integrazione». «Mi raccomando ministro non abbandonarci», l’appello finale di un simpatizzante. E lui, sorridendo: «Non preoccuparti, vedrai che cambierà tutto». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
Pontida, insulti a Mattarella Esposto contro Comencini VERONA Dopo le polemiche, arriva l’esposto. La «notitia criminis», ovvero, il supposto reato: vilipendio al Presidente della Repubblica. Il presunto colpevole: l’onorevole leghista Vito Comencini. Dal palco di Pontida, sabato, il giovane deputato veronese se n’era uscito con queste parole: «Mattarella mi fa schifo. Mi fa schifo chi non tiene conto del voto del 34 per cento degli italiani». Parole che non sono passate inosservate. Nelle ore successive la pioggia di critiche, soprattutto da ambienti del Partito democratico, dove sono perfino arrivate delle richieste di dimissioni. Ieri mattina, il seguito in procura. Questa volta l’iniziativa è di un volto storico della sinistra veronese, Mao Valpiana, esponente del Movimento Non Violento. «Ho depositato alla Procura della Repubblica, sezione polizia giudiziaria – ha annunciato Valpiana – un esposto nei confronti di Comencini, per vilipendio al Capo dello Stato». E il diretto interessato? «Vedremo se le mie parole saranno valutate un reato» è il commento che arriva da Comencini. «Resto convinto che sia diritto di ogni cittadino criticare i propri rappresentanti politici, capo dello Stato incluso». Ma riguardo alle parole usate fa un passo indietro, citando Matteo Salvini che ha parlato di «tono sbagliato». «Certo, si poteva dire in un altro modo – afferma – mi sono fatto prendere dalla foga del momento. Resta il tema, importantissimo, delle scelte effettuate anche dal Quirinale nelle ultime settimane. Era giusto dare la parola agli elettori, tornare al voto». Comencini, che è anche consigliere comunale, potrebbe essere chiamato a rispondere del caso anche in comune. (d.o.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
il concordato dell’azienda di riese pio x
C’è il «sì» dei creditori: Pasta Zara è salva Via libera al piano di rientro del debito con oltre il 70% di adesioni. Bragagnolo: «Ora abbiamo la forza di andare avanti»
Fabio Poloni RIESE PIO X. Niente fallimen-
to, Pasta Zara è salva: è arrivato il «sì» ufficiale al concordato preventivo presentato dall’azienda di Riese. I commissari hanno depositato in tribunale le adesioni espresse dai creditori – i termini scadevano venerdì scorso – al piano di rientro proposto dal pastificio di Riese Pio X, che in questi mesi ha rischiato il tracollo sotto il peso di una pesante situazione debitoria. L’azienda ha continuato a lavorare, i conti sono stati defibrillati con misure d’emergenza (come la cessione a Barilla dello stabilimento triestino di Muggia), in tribunale si è lavorato per proporre ai creditori la migliore soluzione possibile: si è arrivati a proposte distinte (sei classi) che vanno da un ristoro minimo del 33% a un massimo del 100% delle somme dovute, e in base a ciò i creditori si sono espressi. La conta dei «sì» è terminata ieri ed è stata notificata ai vertici dell’azienda: oltre il 70% ha approvato il piano di concordato. Ora si attende il timbro
ufficiale da parte del tribunale di Treviso con il decreto di omologa nelle prossime settimane. La crisi era deflagrata, improvvisa ma non troppo, con una comunicazione del 3 maggio 2017 dell’azienda, firmata dal presidente: Pasta Zara Spa rendeva nota l’impossibilità di saldare la cedola di un bond scaduta il 31 marzo dello stesso anno, parte di un prestito quinquenna-
Il ristoro fissato va da un minimo del 33% a un massimo del cento per cento le di cinque milioni di euro. Era l’inizio del crollo del castello di conti, con numeri – si leggono nell’ammissione al concordato in continuità firmata dal giudice Antonello Fabbro – pesantissimi: quasi trecento milioni di euro di debiti, dei quali 194 milioni chirografari a altri 101 milioni privilegiati. Taglio drastico dei costi, razionalizzazione del prodotto, cessioni straordinarie
(Muggia, appunto, per 118 milioni di euro): con queste misure, lo storico pastificio di Riese è riuscito a rimanere sopra la linea di galleggiamento. Pasta Zara, controllata dalla famiglia Bragagnolo, è partecipata dalla finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia, Friulia (11, 25%), e da Simest (11, 76%). A livello di holding (la lussemburghese Ffauf Sa della famiglia Bragagnolo) ci sono altri 50 milioni di euro di debiti nei confronti di Bank of China. Sabbie mobili dalle quali ora la storica azienda di Riese esce con il «sì» dei creditori al concordato. «È un bel punto fermo, ci dà la forza di continuare a lavorare e guardare avanti», dice il presidente del Cda di Pasta Zara, Furio Bragagnolo. Da soli o con l’ingresso di nuovi soci per dare solidità ai numeri? «Con l’omologa del concordato, la solidità c’è già», risponde Bragagnolo. Anche il sindacato, poche ore prima del verdetto, si era detto ottimista, parlando di un «passo importante per la continuità e il rilancio dell’azienda». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
l’avvio dell’anno scolastico nel veneto
In classe 700 mila studenti apripista Padova e Treviso VENEZIA. È suonata mercoledì scorso la prima campanella nelle scuole del Veneto. Una ripartenza che ha coinvolto quasi 700 mila studenti (586 mila per le scuole statali e 105 mila per quelle paritarie). A guidare la classifica delle città più ricche di studenti, come sempre, Treviso e Padova, entrambe con circa 130 mila studenti tra statali e paritarie. Immancabili le polemiche sulla mancanza di personale docente. In particolare, secondo le statistiche fornite dall’Ufficio scolastico regionali per il Veneto, conteggiando le dirigenze scolastiche 25 delle 596 esistenti (il 4,2%) risulterebbero sotto dimensionate. In quest’ottica a parlare di pianificazione territoriale (e quindi di fatto di autonomia del Veneto) non è stato solo il governatore del Veneto Luca Zaia, ma anche Augusta Celada, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto. «Se non si fa una pianificazione territoriale non si esce da questa situazione - ha spiegato - Bisogna chiedersi quanti professori mancano in Veneto e sulla base di questi numeri indire concorsi trovando un modello che soddisfi le nostre esigenze». Ad accompagnare l’avvio della scuola, è stata la notizia che l’applicazione della legge Lorenzin ha lasciato fuori dalle classi circa 7 mila bambini
L’ingresso della scuola media Stefanini di Treviso
delle scuole materne e nidi perchè non in regola con i vaccini obbligatori. La norma, che non ha riguardato gli iscritti alle scuole dell’obbligo, ha interessato per la precisione 3113 bambini in età da asilo nido (0-3) e 3670 bambini d’età compresa tra i 3 e i 6 anni. Il maggior numero di bambini no-vax si sono riscontrati nell’area dell’Usl 6 Euganea (quindi Padova e provincia) con 1.377 casi. Segue poi la Usl 2 della Marca Trevigiana con 1.373 bambini. Un po’ di delusione infine da parte dell’assessore alle Politiche Educative della Regio-
ne Veneto Elena Donazzan dopo la decisione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che ha espresso parere negativo all’idea di sperimentare lo studio obbligatorio dell’educazione civica. «Tutti auspicavano l’inserimento dell’educazione civica nell’orario scolastico e nell’offerta formativa delle scuole, vista l’emergenza educativa e civica che viviamo. Certo la tempestività del giudizio del Cspi fa sorgere il dubbio che vi sia un nuovo corso politico e che gli organi istituzionali ne siano influenzati» ha spiegato. —
Bragagnolo in una delle linee produttive del pastificio trevigiano che ha uno stabilimento anche a Muggia
MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
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La sfida della Lega al Governo
Il Veneto accende il referendum elettorale Accolto l’appello maggioritario di Salvini: Finco, Rizzotto, Ciambetti depositano il progetto. Il 24 voto d’aula al Ferro-Fini Filippo Tosatto VENEZIA. Il Veneto a trazione leghista è ligio al verbo di Matteo Salvini. Dal palco di Pontida, il Capitano ha sollecitato i consigli regionali “amici” ad approvare la richiesta di referendum per modificare la legge elettorale – l’obiettivo è eliminarne la quota proporzionale in favore di un sistema totalmente maggioritario – e di agire entro settembre, così da sottoporre il quesito alla Corte di Cassazioni in tempi utili a consentire la consultazione popolare entro il 2020. Serve il voto favorevole di almeno cinque assemblee: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Abruzzo, Basilicata, Sardegna, Piemonte e Trentino (che tuttavia non è assimilabile trattandosi di Provincia autonoma) hanno già espresso il loro sostegno ma Palazzo Ferro-Fini rivendica il ruolo di battistrada. LA FIRMA DEI CONSIGLIERI
Così, nel pomeriggio, il capogruppo Nicola Finco (Lega), la speaker Silvia Rizzotto (Li-
La maggioranza: scelta di libertà a democrazia contro chi teme il voto e si spartisce poltrone sta Zaia) e il presidente del consiglio Roberto Ciambetti hanno depositato la “Proposta di deliberazione amministrativa” (si chiama così) che richiede all’esecutivo e al Parlamento la convocazione referendaria. Oggi il documento sarà firmato dagli altri consiglieri di maggioranza – «Ma noi vorremmo che lo sottoscrivessero tutti i colleghi perché l’obiettivo è dare voce ai cittadini assicurando governabilità e stabilità alle istituzioni», chiosa Rizzotto «se a Roma Pd e 5 Stelle si spartiscono le poltrone, a Venezia presentiamo una proposta di
ROBERTO CIAMBETTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE VENETO A DESTRA: ZAIA PARLA ALL’AULA
Il quesito abrogativo del proporzionale mira ad assegnare tutti i seggi di Camera e Senato ai candidati più votati nei collegi libertà e democrazia» – quindi affronterà l’esame preliminare della commissione Affari istituzionali e (incassato il prevedibile assenso) approderà in aula per la discussione e il voto finale. Il quesito proposto «è diretto ad abrogare le disposizioni del sistema elettorale della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica concernenti l’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali con metodo proporzionale»; «La normativa di risulta», si legge «attribuisce tutti i seggi per la Camera e per il Senato in collegi uninominali, in ciascuno dei quali risulta eletto il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti». ENTRO SETTEMBRE
In che modo? Abrogando una serie di disposizioni: quelle contenute nel testo unico per l’elezione della Camera e del Senato, anzitutto; e poi l’articolo 3 della legge 51/2019 (si tratta della vigente delega per la revisione dei collegi sia plurinominali sia uninominali che, in caso di vittoria del Sì, costituireb-
be lo strumento per la determinazione dei collegi); infine, le norme di delega previste da terzo articolo della legge 165/2017. Il tempo stringe. La riunione odierna del consiglio non affronterà l’argomento, che richiede in via preliminare il via libera in commissione e l’inserimento nell’ordine del giorno dell’aula: «La volontà è quella di discutere il progetto legislativo martedì 24 settembre, nella prima seduta utile», fa sapere Ciambetti, convinto che sia «fondamentale restituire la parola ai cittadini, i veri e unici depositaria del potere democratico che non può essere svenduto alle lobby di Parigi e Berlino». SCETTICI DEM E 5 STELLE
E i leader dell’opposizione? Scettici sull’iniziativa ma tutt’altro che inclini alle barri-
Fracasso (Pd): folgorati sulla via di Pontida dopo aver definito golpista la riforma di Renzi... cate. «I leghisti mi fanno sorridere», commenta Stefano Fracasso del Pd «prima, gridando al golpe, sono insorti contro la riforma costituzionale di Renzi che cambiava il sistema in senso maggioritario e adesso, folgorati sulla via di Pontida, sposano la stessa causa. Mah. Capisco il tentativo di tornare in gioco dopo l’autogol di Salvini ma non credo che le regole elettorali siano in cima alle priorità degli italiani». «Chiacchiere e propaganda come sempre», rincara Jacopo Berti del Movimento 5 Stelle «se la Lega voleva davvero garantire trasparenza nel rapporto elettori-eletti e maggiore governabilità, perché non ha cominciato dalla Regione Veneto? Qui vige il proporzionalismo più estremo, che concede ad ogni microgruppo composto da un unico di consigliere di mantenere la DBSFHB». —
report Dell’osservatorio elettorale
Simulazione di voto regionale premiata la coalizione di Zaia La proiezione dei risultati delle politiche e delle europee sul 2020 segnano la crescita dei seggi di Carroccio e Fdi e il calo del Pd. Incognita M5S VENEZIA. Nella primavera
prossima i veneti saranno chiamati alle urne per rinnovare il consiglio regionale. In attesa di sondare il loro orientamento, l’Osservatorio elettorale di Palazzo Ferro-Fini ha simulato la possibile distribuzione dei 49 seggi (il cinquantesimo spetta al candidato governatore vincente) in base al voto
espresso alle politiche del marzo 2018 e alle successive europee del maggio scorso. L’esito? Un rafforzamento considerevole dell’attuale maggioranza presieduta da Luca Zaia, con la Lega destinata alla parte del leone e gli alleati di centrodestra in posizione di rincalzo; un flessione della coalizione capeggiata dai democratici; e un destino “bifronte” del M5S, esaltato dal raffronto con l’exploit politico, ridimensionato dai suffragi riguardanti l’europarlamento. Si tratta, è bene ribadirlo, di una stima virtuale, resa ancor più
aleatoria dalla fluidità che caratterizza sempre più l’andamento del consenso. Nel dettaglio, la forbice accreditata all’alleanza Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia-Udc (49,1% alle politiche e addirittura 62,7% alle europee) spazia da 29 a 32 seggi; mentre quella del centrosinistra Pd-Leu+ Europa-Italia in Comune (20,2 e 25,5%) varia da 9 a 13. Bipolare invece la previsione riguardante i 5 Stelle: i cinque eletti nel 2015 schizzerebbero a 11 nel primo caso e scenderebbero a 4 nella seconda ipotesi. Staremo a vedere. —
il leghista veronese sotto accusa
caon (forza italia) punge salvini
Un esposto contro Comencini per le offese al Capo dello Stato
«Vergognoso esibire la minore di Bibbiano»
«Mattarella mi fa schifo» aveva detto il deputato veronese Mao Valpiana, del Movimento non violento, l’ha denunciato alla Procura per vilipendio VERONA. Un esposto contro il
deputato scaligero della Lega Vito Comencini per le offese rivolte al Presidente della Repubblica durante il raduno di Pontida è stata presentata a Verona da Mao Valpiana, espo-
nente del Movimento non violento. «Mattarella mi fa schifo», aveva detto il parlamentare «ho depositato alla Procura della Repubblica di Verona un esposto-notizia di reato nei confronti del deputato Comencini per vilipendio al Capo dello Stato» ha dichiarato Valpiana. In questo modo, una volta segnalata la “notitia criminis” è obbligatorio l’avvio del procedimento». Secondo Valpiana, «il vilipendio compiuto ha
una doppia aggravante: è stato reiterato pubblicamente da chi avrebbe il dovere di essere fedele alla Repubblica e adempiere con disciplina e onore il proprio ruolo di rappresentante dei cittadini»; «Se alla fine dell’iter giudiziario l’imputato Comencini sarà condannato, come prevede la legge, sarò soddisfatto di aver compiuto il mio dovere di cittadino osservante la Costituzione», ha concluso l’esponente del Mnv. —
Il deputato Vito Comencini
PADOVA. «Una bambina che deve ancora superare il trauma dell’allontanamento dalla sua famiglia viene data in pasto alla folla del prato di Pontida: come può una strumentalizzazione del genere fare il suo bene?». È quanto si chiede Roberto Caon, deputato padovano di Forza Italia, all’indomani del raduno leghista dove il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, ha portato sul palco una bambina presentata co-
me «vittima dell’ignobile sistema Bibbiano nell’Emilia a guida Pd». «Un gesto inopportuno e forse dannoso per la piccola di soli sette anni, che dovrebbe essere tutelata», afferma Caon «spero che in casa Lega qualcuno si renda conto che il tempo delle sceneggiate è finito. È il momento di archiviare i rosari, lasciare in pace santi e Madonne e di ritornare a parlare di soluzioni per il Paese». —
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MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Il duello tra due leader alla kermesse: il governatore del Veneto fedele al motto “prediche corte e soprèsse lunghe”
Zaia a Pontida vince la sfida con Salvini trionfa la Lega Nord che vuole l’ autonomia L’ANALISI
MARIANO MAUGERI olo gli orbi non vedono ciò che Pontida ha messo sotto gli occhi di tutti. Il sorpasso di Zaia su Salvini è cosa fatta. La divaricazione tra le due leghe, del Nord e del Sud, sempre più acclarata. I temi, lo stile, le parole d’ordine di Zaia e Salvini sempre più distanti tra loro. “Prediche corte e soprèsse lunghe” – l’esordio del governatore del Veneto – sono più di un manifesto politico. Dopo aver dato atto che il capo lumbard, oltre che la spina, doveva staccare anche il quadro elettrico del vecchio governo, è stato un crescendo rossiniano su una sola parola: autonomia. Ma è il modo con cui Zaia si muoveva sul palco, l’intercalare con gag da consumato show man, il coinvolgimento di quel popolo che a tratti è sembrato solo suo (il boato esploso quando il suo nome è stato pronunciato da uno speaker con voce rauca degna di un celtico primitivo) il rimbrottare duramente i leghisti che con parole
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ripugnanti avevano insultato Gad Lerner ( “l’ospitalità è sacra”, ha urlato dal palco) ne hanno decretato una superiorità umana e politica che va ben oltre le parole. È un po’come se fosse stato visibile il precipitato di una vita politica (Zaia) che ha seppellito un Salvini nel momento più buio del suo cursus honorum. La Lega di lotta e di governo è un copyright zaiano perché nessuno come lui ha incarnato la politica e la gestione della cosa pubblica. Non aveva ancora 30 anni e già occupava la poltrona di presidente della provincia di Treviso. Un abisso lo separa da Salvini, il quale ha scansato come la peste ogni ruolo di vaga gestione amministrativa. Lo si è capito platealmente quando sgattaiolava fuori dal Viminale e raggiungeva con il jet in dotazione i luoghi più sperduti d’Italia. Propaganda e campagna elettorale permanente, si è detto giustamente. Ma c’è qualcosa in più, passata in secondo piano: il duro lavoro di scrivania da ministro l’ex militante dei comunisti padani non lo tollera perché come dichiarò un suo illustre alleato
ed ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo annoia terribilmente. Il motivo si può comprendere. Un ministero non è un luogo popolato di militanti adoranti che invadono di cuoricini i tuoi post. Ma una caserma che pretende da chi la guida senso del dovere e dedizione. O fai campagna elettorale o t’immergi nelle scartoffie con l’obiettivo di scovare i tanti bandoli delle matasse di cui sono stracolmi i cassetti dei dicasteri. Non si può fare il leader di partito errante e il ministro dell’Interno. Un errore che Zaia non avrebbe mai commesso. E così è stato per la compagine governativa leghista. Una delusione al pari di quella grillina. Una squadra senza arte né parte. Staccare la spina e il quadro elettrico è stato un gesto liberatorio per Matteo Salvini. Nei ministeri, i rosari, le bibbie e le lacrime possono commuovere il primo giorno. Per governare ci vuole però un progetto credibile e condiviso. Oggi quel progetto – l’autonomia – lo possiede solo il Veneto, che per ammissione dello stesso Attilio Fontana ha trascinato dietro di sé anche la Lombardia. Prediche corte e soprèsse lunghe significa anche questo: basta con le pagliacciate e avanti con l’unica cosa sensata per la quale raccogliamo milioni di voti da oltre trent’anni. Perché la memoria di un popolo è più lunga della soprèssa. E guai se quel popolo si accorgesse che chiacchiere e rosari al banco dei pegni non valgono nulla. –
Matteo Salvini durante il suo intervento a Pontida: sul palco c’è anche Luca Zaia
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Valdobbiadene Vidor Tarzo
Martedì 17 Settembre 2019 www.gazzettino.it
È morto Varaschin «Per primo puntò sul Prosecco Rosé» Si è spento a 50 anni dopo un breve ricovero in ospedale Luca Zaia: «Se ne va un pezzo di storia di questo territorio»
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VALDOBBIADENE Si è spento nella giornata di domenica Orfeo Varaschin, 50 anni, titolare, assieme al padre Luigi e alle sorelle Raffaella e Angela dell’omonima azienda vinicola con sede a San Pietro di Barbozza che produce 400mila bottiglie di vino all’anno. Un marchio storico delle colline, che già alla fine degli anni “Settanta” ha contributo a far conoscere le “bollicine” in Italia e nel mondo, e tra i primi anche per la qualità del prodotto. Varaschin, è mancato dopo un breve ricovero in ospedale e lascia un grande vuoto.
IL RICORDO «Ho di lui un ricordo meraviglioso, lo conoscevo da sempre» ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia appena appresa la triste notizia. «Era una persona buona, un amico che ha scritto la storia di questo territorio assieme alla sua famiglia. Proveniva dalla scuola enologica di Conegliano, non mancava mai al Vinitaly dove ci ritrovavamo ogni anno e dove esponeva con orgoglio la sua produzione di eccellenza e le novità. Una famiglia illustre, con lui se ne va un pezzo della storia di questo territorio. Sono vicino alla famiglia in questo momento triste per loro e per tutta la comunità». Sicuramente tutti coloro che lo hanno conosciuto concordano sul fatto che lui e la sua famiglia hanno fin dall’inizio contribuito alla promozione e allo sviluppo delle colline di dell’Unesco. «Ricordo che quando si parlava della sua azienda e di questo territorio in generale gli brillavano sempre gli occhi. Già venticinque anni fa è stato uno degli sponsor e degli artefici delle varie manifestazioni colegate al Prosecco. Era una persona cordiale e propositiva. Quando alcuni anni fa venne Antonio Padovan, regista del film “Finché c’è Prosecco c’è speranza” per un sopralluogo, fece di tutto per fargli capire e conoscere a fondo i luoghi e le colline in modo
che potesse far passare un messaggio positivo del territorio». Lo ricorda così Isidoro Rebulli presidente della Strada del Vino Conegliano e Valdobbiadene e Consorzio Pro Loco Valdobbiadene. Orfeo Varaschin gestiva l’azienda assieme alle sorelle Raffaella e Angela, mentre l’altra sorella Alessia si occupa di altro. Orfeo era nato pochi giorni dopo la firma del primo disciplinare sul Prosecco, (il 2 aprile del 1969) e il 12 aprile scorso aveva compiuto 50 anni.
LA CURIOSITÀ Un pezzo di storia se ne va con lui. La sua aziemda ospita anche la sede della Confraternita di Valdobbiadene. «Era per me come un fratello» ricorda l’amico Luigi Follador, di quat-
FECE DA COMPARSA IN UNA SCENA MOLTO DIVERTENTE NEL FILM DI PADOVAN “FINCHÈ C’È PROSECCO C’È SPERANZA”
tro anni più anziano. «Abbiamo frequentato assieme la scuola enologica del Cerletti. In gioventù abbiamo viaggiato assieme nei territori del vino francese, in Borgogna. Quando venne girato il film “Finché c’è Prosecco c’è Speranza” partecipò come comparsa in una delle scene divertenti del film girata al poligono dove interpretava la parte dell’addetto al riposizionamento delle bottiglie da colpire. Ci univa l’amicizia tra le nostre famiglie. Mio padre conferiva al papà Luigi le uve migliori, hanno sempre avuto massima attenzione alla qualità. Orfeo era un innovatore e amava profondamente la sua terra. E stato il primo a lanciarsi nell’avventura di un Prosecco Rosè nel 2005. È stato criticato per questo ma poi altri hanno seguito la stessa strada più tardi». Orfeo Varaschin si è spento nella notte di domenica, in seguito a delle complicanze scaturite da dei dolori alle gambe e alla schiena di cui soffriva già dalla scorsa primavera. Il funerale verrà celebrato sabato pomeriggio nella chiesa di S. Pietro di Barbozza. Pio Dal Cin
IL REGALO Il monumento dedicato ai fanti caduti in tutte le guerre è in fase di completamento
Raduno dei fanti trevigiani c’è un nuovo monumento TARZO Fanti di tutta la provincia a raduno a Tarzo. Si apre sabato prossimo il 19. raduno provinciale dei fanti che, per la prima volta, fa tappa a Tarzo. Sarà anche l’occasione per celebrare il sessantesimo di costituzione della sezione dei fanti di Tarzo (correva l’anno 1959) e il decennale della sua ricostituzione. Attesi centinaia di fanti da tutta la Marca trevigiana, oltre alle patronesse e ai simpatizzanti.
IL PROGRAMMA
IL LUTTO Orfeo Varaschin gestiva l’azienda assieme alle sorelle
La via principale del paese si animerà domenica con la tradizionale sfilata che sarà ancora una volta un omaggio ai fanti caduti in tutte le guerre, per concludersi con l’inaugurazione del monumento ai fanti. Il raduno si apre sabato alle 10 con l’alzabandiera e a seguire la deposizione di una corona d’alloro nei monumenti ai caduti a Tarzo, a Corbanese e ad Arfanta. Alle 20.30, nell’auditorium Prealpi, ci sarà una conferenza sulla storia della fanteria
d’arresto curata dal presidente nazionale dei fanti generale Pietro Maccagnano, intervallata dai canti della Corale dei Laghi. Questi momenti traghetteranno Tarzo e i fanti verso la giornata clou del raduno, domenica. Alle 9.30 l’ammassamento in via Trevisani nel Mondo dove ci sono le scuole di Tarzo, quindi alle 10 la sfilata dei radunisti per via Roma accompagnata dalla banda musicale di Follina. Alle 10.30 nella chiesa di Tarzo la messa animata dalla Corale dei Laghi e al termine, intorno alle 11.20, l’inaugurazione del nuovo monumento dedicato ai fanti caduti in tutte le guerre e al ricordo del milite ignoto sepolto sull’altare della Patria. Realizzato dalla sezione di Tarzo, pre-
APPUNTAMENTO PER SABATO E DOMENICA DOPPIA FESTA PER I 60 ANNI DELLA SEZIONE
sieduta da Aurelio Dal Gobbo, il monumento è un dono alla comunità di Tarzo. Approvato dall’amministrazione comunale, il monumento, che in questi giorni è in fase di completamento, ricorda che l’arma della fanteria rappresenta indistintamente tutte le sue specialità (granatieri, bersaglieri, alpini, carristi fino al 1999, paracadutisti, lagunari e arditi dal 1917 al 1920 e dal 1942 al 1945).
LA TESTIMONIANZA L’opera, costruita dall’impresa Attilio Forlin su progetto dell’architetto Renzo Bottega, è costituita da lastre di pietra rosa. «Questa struttura commemorativa rappresenta un simbolo non solo per le associazioni combattentistiche, d’arma e per le istituzioni pubbliche, ma soprattutto – affermano i fanti tarzesi -dovrà rimanere come testimonianza rivolta alle generazioni future che le guerre debbono essere evitate a ogni costo». Al termine un brindisi, l’ammainabandiera e il pranzo sociale nello stand della Pro loco. C.B.
Ponte danneggiato: «Tempi incerti per la riparazione» VIDOR Non ci sono ancora tempistiche certe per la riparazione del parapetto del ponte di Vidor sfondato da un camper domenica pomeriggio. La Provincia di Treviso, ente competente su questo ponte che unisce da più di cent’anni Valdobbiadene e Pederobba superando il Piave, ieri aveva già avviato la progettazione dell’intervento.
IL CANTIERE E in attesa del cantiere, il ponte rimarrà regolarmente aperto su entrambi i sensi di marcia, ma non appena i lavori saranno affidati, sarà necessario istituire un senso unico alternato regolato da semaforo, con inevitabili disagi sulla viabilità. Albino Cordiali, sindaco di Vidor e consigliere provinciale con delega alla viabili-
tà, sta seguendo con attenzione quanto si è verificato domenica pomeriggio e le relative conseguenze. Un camper, con alla guida una 55enne residente nel Vicentino, ha sfondato il parapetto subito dopo aver imboccato il ponte in direzione Pederobba.
un’impresa di Covolo, il punto del ponte senza parapetto è stato messo provvisoriamente in sicurezza in attesa dell’intervento definitivo – prosegue Cordiali -. E così dopo quasi cinque ore il ponte è stato riaperto. Il traffico era andato in tilt e per fortuna che era domenica. Ora si viaggia su entrambi i sensi di marcia, anche se nel punto in cui si è verificato l’incidente c’è una piccola strettoia». La Provincia è già al lavoro con i suoi tecnici per la progettazione. «Mi è stato assi-
TRAGEDIA SFIORATA L’urto è stato talmente violento che 21 metri di parapetto sono volati giù, finendo sul greto del Piave dopo un volo di 15 metri. «Un miracolo che non sia finito giù il camper, poteva scapparci anche il morto – evidenzia Cordiali -. La fortuna ha voluto che il mezzo si sia fermato giusto contro il secondo pilastro». L’incidente si è verificato intorno alle 17 di domenica e solo alle 21.25 il ponte è stato riaperto alle auto. «Grazie all’intervento della Provincia e di
DISAGI IN VISTA Quando partiranno i lavori di riparazione del parapetto sfondato il traffico funzionerà a senso unico alternato
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UN CAMPER HA SFONDATO IL PARAPETTO «UN MIRACOLO CHE NON SIA FINITO GIÙ»
curato un intervento veloce – prosegue il sindaco di Vidor -, oltre al parapetto, ci sono due colonne che reggevano la balaustra che si sono spaccate».
QUESTIONE APERTA Quanto è accaduto domenica pomeriggio, con i conseguenti disagi sulla viabilità sia nella destra sia nella sinistra Piave, riporta all’attenzione la richiesta di un nuovo ponte consono con gli attuali flussi di traffico. «È urgente e ce lo chiedono i cittadini – sottolinea Cordiali -, abbiamo interessato anche il Ministero delle infrastrutture e i parlamentari locali. Ne ho parlato con i sindaci di Valdobbiadene e Pederobba. Manifestare e bloccare il ponte tutti insieme? Potrebbe essere un modo per sollecitare una soluzione a questa problematica». Claudia Borsoi
VII
Treviso
Martedì 17 Settembre 2019 www.gazzettino.it
LA MANIFESTAZIONE Il prato di Pontida, sede del tradizionale ritrovo della Lega. Dalla provincia di Treviso sono partite 15 corriere, adesso il commissario Bof vuole ristrutturare gli organismi del partito
IL PROGETTO TREVISO Gianangelo Bof (nella foto), nuovo commissario provinciale della Lega, torna da Pontida con un paio di convinzioni in tasca: che il movimento trevigiano, nonostante qualche tensione di troppo, sia bene in salute; che la linea dettata da Salvini “concretezza e risposte immediate ai cittadini” sia la migliore e che anche a livello locale sia necessario strutturare il movimento.
Lega, un mini-direttorio per Bof per le regionali spuntano i sindaci Il commissario provinciale lavora a uno staff ` Parte la corsa alle candidature per le elezioni comprenderà ex segretari e amministratori I primi nomi: Favaro, Busolin, Bet, Dal Zilio, Presti `
LO STAFF «Quello di Pontida è stato un bel segnale - sottolinea Bof - dimostra che in Lega c’è tanta gente con cui lavorare e costruire e, allo stesso tempo, che il movimento è stato ben governato fino a oggi. E voglio continuare su questa strada». L’agenda di Bof è già piena di scadenze: «Così come da sindaco non mi piaceva chiudermi in una stanza lontano da tutti e preferivo il contatto con i cittadini, anche da commissario non cambierò atteggiamento. Giovedì ho fissato un incontro con tutti i nostri sindaci, per presentarmi. Poi voglio fare la stessa così incontrando anche gli ex componenti del direttivo provinciale. Il confronto è alla base di tutto». Finito il giro di consultazioni, partirà la formazione di un mini-direttorio: «Sì - conferma il commissario - ho già in mente una struttura. Penso a un direttorio formato dagli
«IL CONFRONTO È FONDAMENTALE E VOGLIO ORGANISMI CON POLITICI E AMMINISTRATORI»
ultimi segretari di circoscrizione in quanto eletti dai militanti; poi inviterò un sindaco per ogni circoscrizione. Per quella di Treviso, ovviamente, non potrà che essere il primo cittadino del capoluogo. E ci sarà anche il presidente della Provincia. Infine nel direttorio entreranno uno o due componenti dei Giovani della Lega che ho già avuto modo di conoscere». Bof pensa anche a un ulteriore organismo, più ristretto, formato da lui e altri due o tre componenti: «Sarà un organismo più operativo, comprendente chi ha avuto incarichi nel movimento perché ci sarà bisogno di chi conosce bene i nostri magazzini, le nostre strutture, che abbia contatti col nazionale e che faccia da coordinamento. Inoltre farò una riunione anche con i nostri parlamentari. Mi piacerebbe che, quando viene organizzato un evento sul territorio, la nostra segreteria si occupi di invi-
tare deputati, senatori, consiglieri regionali così da stringere ancora di più i rapporti tra la gente, anche chi non è propriamente leghista, e chi lavora a Roma. Poi dovremo stare tutti più nelle strade e nelle piazze: c’è tanta gente che non ha la nostra tessera ma condivide le nostre idee. Dobbiamo puntare su di loro cercando di portarli dalla nostra parte. E questo lo si può fare solo stando in mezzo ai cittadini».
LE CANDIDATURE E mentre Bof si dà da fare per modellare il movimento e renderlo più snello, nella Lega già si guarda al 2020, alle elezioni Regionali. Detto che tutto dipenderà dal governatore Luca Zaia, indicato dallo stesso commissario regionale Lorenzo Fontana come la persona che dovrà avere l’ultima parola su prati-
camente tutto, si cominciano a delineare i tratti dello schieramento targato Carroccio. Si parla già di tre liste, quella della Lega, quella del Presidente e una terza civica, e di nomi. Nella più classica tradizione leghista i consiglieri uscenti saranno tutti ricandidati. Di sicuro tutti i trevigiani. Poi ci saranno anche le new entry. E qui le ipotesi si sprecano e più di qualcuno si sta già muovendo per cercare appoggi e delineare una strategia elettorale. Attualmente sono indicati come sicuri candidati consiglieri il
«DA PONTIDA UN BEL SEGNALE DOBBIAMO RIPARTIRE DALLE COSE CONCRETE E DAI CITTADINI»
sindaco di Montebelluna Marzio Favaro, l’attuale presidente di Asco Trade Stefano Busolin, l’attuale sindaco di Arcade Domenico Presti, l’ex sindaco di Quinto Mauro Dal Zilio, l’ex sindaco di Codognè Roberto Bet. Potrebbe poi tornare in corsa anche l’assessore regionale Federico Caner, che quattro anni fa scelse di non candidarsi per poi però essere chiamato in giunta dallo stesso Zaia. Sono tante le ipotesi in ballo. E ci sono anche delle previsioni. Nessuno ancora ne parla ufficialmente, men che meno Bof, impegnato a potenziare la macchina della Lega. Ma al K3 pensano di poter eleggere almeno sei rappresentanti e questo vorrebbe dire che la caccia alla preferenza si annuncia durissima per tutti. Ma il Carroccio ha intenzione di schierare il meglio che ha disposizione, partendo proprio dai big. Paolo Calia
Manildo: «Alla politica servono persone, non tifosi» LA POLEMICA TREVISO «C’è bisogno di Noi come
persone e di gente di qualcuno». Giovanni Manildo, ex sindaco di Treviso rimasto a dir poco colpito dagli strali lanciati da Mario Conte da Pontida contro la gestione della città sotto il Pd, accusato di aver riempito la città di profughi e clandestini, ha deciso per una replica soft. Manildo si è preso qualche ora di tempo, poi ha scelto di replicare, attraverso la sua pagina Facebook, cercando di andare oltre: «In realtà, c’è molto poco da dire, quasi nulla secondo me. C’è solo la necessità che ognuno guardi, veda, constati e si faccia un’idea: la propria. Senza essere tifosi. Ognuno, se
reputa che la nostra Treviso, sia stata ingiustamente dipinta dal sistema Pontida come non è (e come non è mai stata) per soli fini utilitaristici, faccia ciò che ritiene utile. Da qui parte una riflessione che dovrebbe essere comune a tutte le parti politiche. È chiaro che c’è un modo di fare politica per cui “il fine (utilità personale) giustifica il dire cose non vere, sapendolo”. Ora sdoganare questo sistema di fare politica, rimanere acquiescenti o , all’opposto, rifuggirlo e combatterlo dipende da Noi».
L’AFFONDO L’ex sindaco poi chiarisce il suo pensiero: «Io penso, e l’ho già scritto tempo fa, che ora la scelta sia tra chi strumentalizza
le paure e le situazioni, addirittura creandone di verosimili, e chi invece cerca di capire le paure e la realtà cercando di costruire prospettive personali e di comunità . Di questo c’è bisogno, di questo secondo gruppo, al quale come cittadino attivo mi piacerebbe contribuire alla seria costruzione. Mi piacerebbe, sempre da cittadino attivo, con-
L’EX BANDIERA DEL PD REPLICA ALLE ACCUSE MOSSE DA CONTE: «ORMAI LA SCELTA È TRA CHI STRUMENTALIZZA E CHI VUOLE CAPIRE»
tribuire alla costruzione di un’opinione pubblica consapevole». A difesa di Manildo è intervenuto anche il capogruppo Pd Stefano Pelloni: «Certe cose, Conte, le deve dire perché così impone il suo capo - ha attaccato - Conte prende gli ordini da Salvini e risponde solo alla sua tessera della Lega, non prova certo a fare il sindaco di tutti i trevigiani. Certe stupidaggini le deve urlare a Pontida, perché a Treviso i cittadini conosco che sindaco è stato Giovanni Manildo».
LA REPLICA
PROTAGONISTA Giovanni Manildo replica alle accuse di Conte
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Intanto il giorno dopo il sindaco Conte precisa, ma non indietreggia e continua a tenere il mirino puntato sul Partito Democratico: «È incontestabile che
con il Pd ci fossero più profughi che adesso, ci sono numeri e dati a dimostrarlo. A Treviso c’erano 1600 profughi e ce li ricordiamo tutti nelle piazze, nei parchi, all’Appiani. Se qualcuno si offende, non se la deve prendere con Conte ma con il governo che ha dato quelle direttive legate alla gestione dell’immigrazione. Io poi ho parlato delle politiche adottate dal Pd nazionale, che quello locale che ha dovuto subire. Non ce l’ho con Manildo: ogni volta che c’è da sottolineare quanto di buono fatto dalla precedente amministrazione, lo faccio. E penso agli investimenti per lo sport. Ma non sono d’accordo con la loro politica per l’immigrazione». P. Cal.
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Feltre
IN CITTÀ È stato sistemato il parco della rimembranza che era stato particolarmente devastato dalla furia della tempesta di fine ottobre
Martedì 17 Settembre 2019 www.gazzettino.it
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L’esercito dei 500 al lavoro: «I volontari sono un valore» La soddisfazione dell’assessore Bottacin `Interessati 34 cantieri per la pulizia all’indomani dell’intervento sul territorio di sentieri dai danni provocati da Vaia
Più di 100 interventi nel 2019: «La Regione blindi senologia» `Dopo la camminata
di sabato sera, appello per il futuro del reparto
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Sono già oltre cento le donne operate al seno al Santa Maria del Prato di Feltre da gennaio. Un dato in costante aumento che conferma la necessità di mantenere la senologia all’ospedale di Feltre. All’ospedale feltrino, come ricorda la vicepresidente del comitato dei sindaci del distretto di Feltre Maria Teresa De Bortoli, arrivano donne da tutto il territorio, dal Primiero, dal bassanese e dall’alta trevigiana per l’elevata qualità delle cure e del sostegno che il dottor Dal Soler insieme a tutta la sua equipe offrono alle pazienti che stanno attraversando un momento duro dal punto di vista fisico, ma anche psicologico.
FELTRE Archiviata l’esercitazione regionale di protezione civile che si è svolta nel territorio dell’unione montana feltrina dal 5 al 15 settembre. «Oltre 500 volontari impegnati a portare avanti 34 cantieri in tutti i comuni del feltrino. Anche questa volta la protezione civile ha dimostrato il suo valore», commenta l’assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin.
L’ESERCITAZIONE Dopo un primo weekend di pioggia che ha legato le mani dei volontari che hanno potuto svolgere solo alcune delle attività previste, per una questione di sicurezza, nel fine settimana appena concluso invece il tempo ha permesso di aprire un po’ tutti i cantieri previsti. Attività che hanno visto soprattutto ripristini di sentieri e corsi d’acqua danneggiati o bisognosi di pulizia dopo Vaia. In questi dieci giorni sono stati oltre 500 i volontari che si sono alternati di cui 259 provenienti dalla provincia di Belluno, 126 dalla provincia di Treviso, 56 da quella di Padova, 47 da quella di Vicenza, 21 da quella di Verona, due da Rovigo e due da Venezia. Insomma, un vero e proprio esercito che si è messo a disposizione del territorio. Oltre ai volontari della protezione civile, erano impegnati anche operatori di altre realtà del mondo del volontariato.
I CANTIERI In questi dieci giorni di esercitazione, il campo base è stato la caserma Zannettelli. Da lì, tutti i giorni, i volontari si recavano nei vari cantieri sparsi nei comuni del feltrino, accolti dai locali gruppi alpini. Complessivamente sono stati aperti 34 cantieri in 12 comuni del feltrino. Tra quelli più rilevanti, la siste-
FELTRE
LA CAMMINATA
L’ATTESA dei volontari della Protezione civile prima di iniziare la loro opera nei 34 cantieri sul territorio
Feltre
Esultò dopo il gol contro l’Union: botte dai due “colleghi” tifosi Nulla di fatto anche ieri per il processo ai due tifosi padovani che avrebbero aggredito, ferendolo, un compaesano alla partita “Union Ripa La Fenadora-Padova” del 3 maggio 2015 allo stadio di Feltre. Alla sbarra con l’accusa di lesioni personali i padovani Gabriele Greggio, 27enne e Alessandro Rizzo, 37enne, entrambi difesi dall’avvocato di fiducia Giovanni Adami del Foro di Udine, che ieri era in aula in Tribunale a Belluno. Parte civile, nel procedimento, un altro appassionato del Padova, Mauro Taverna, che si
è costituito proprio ieri mattina in Tribunale a Belluno, tramite l’avvocato Elisabetta Costa del Foro di Padova. Ma l’udienza che si è tenuta ieri è stata rinviata a gennaio, per u legittimo impedimento. Secondo quanto ricostruito tutto sarebbe nato per l’esultanza dopo un gol di Taverna che si sarebbe aggrappato alla rete esultando. È allora che sarebbero arrivati altri ultras “amici” che gli avrebbero intimato: «Scendi, scendi subito».Lo avrebbero poi trascinato e colpito.
mazione del parco della Rimembranza a Feltre, il ripristino del sentiero naturale della Val Canzoi e dei sentieri naturalistici sul Monte Avena nel comune di Pedavena.
IL COMMENTO Soddisfatto l’assessore regionale Bottacin per il lavoro fatto da tutti volontari della protezione civile. «Quasi 1500 giornate/ uomo regalate da centinaia di volontari provenienti da tutto il Veneto al territorio feltrino – spiega Bottacin -. La Protezione Civile del Veneto, dopo il ruolo fondamentale che ha avuto in occasione di Vaia, si sta distinguendo anche nella fase del post emergenza. La Protezione Civile non si occupa solo di emergenza, ma anche di previsione, di prevenzione e di post emergenza». Eleonora Scarton
Lo spunto per tornare a parlare di questo importante tema arriva dal grande riscontro avuto sabato sera quando, in centro a Feltre, oltre un migliaio di persone hanno sfilato in corteo per sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di prestare attenzione all’argomento. A farsi promotore la neonata associazione di Pedavena “Donne come noi – Women like us” con la sua presidente Sara De Marco in collaborazione con l’Ados guidata da Prisca Perenzin. «La conferenza dei sindaci del distretto di Feltre dell’Usl 1 Dolo-
miti ringrazia le organizzatrici dell’evento di sabato – dichiara la De Bortoli -. A questa manifestazione si è creato un clima speciale, in cui oltre ad una grande partecipazione femminile, forse per la prima volta in eventi di questo tipo, c’è stata una grossa partecipazione anche maschile». Questa festa è stata un emblema «della comunità che vuole stare insieme collaborando e riflettendo su tematiche importanti», aggiunge la De Bortoli.
LA SENOLOGIA Il tema resta il mantenimento di tutti i servizi al Santa Maria del Prato legati al trattamento del tumore al seno; il rischio è il trasferimento della parte chirurgica a Belluno. «Sono già oltre cento quest’anno le donne operate al seno a Feltre – spiega la De Bortoli -. Il messaggio all’Usl è che il problema è in aumento e che l’ospedale attrae pazienti anche dai territori limitrofi. A queste donne viene offerta professionalità di grande livello. Le donne di questa zona si sentono a casa ed hanno bisogno di essere il più tranquille possibile per superare questo delicato momento della loro vita». La regione ha investito. «Grazie alla regione Veneto che ha permesso l’acquisto di macchinari ad alta tecnologia per la diagnostica, come la mammografia 3D – chiude la vicepresidente – però, dato che in primavera apriranno le sale operatorie nuove, vogliamo che anche queste funzionino al massimo e in tutti i settori, compresa la senologia». ES
SANITÀ Nel reparto di senologia dell’ospedale di Feltre sono un centinaio le donne operate dall’inizio dell’anno, trend in crescita
“Street food time”, frotte di buongustai presi per la gola nel cuore della città FELTRE Centinaia di persone hanno riempito il centro di Feltre da venerdì a domenica per gustare le prelibatezze gastronomiche preparate dai food truck presenti tra Largo Castaldi e via Roma. Complice anche il clima ancora tipicamente estivo, sono state molte le famiglie che hanno scelto di trascorrere una tre giorni in città all’insegna del cibo da strada di qualità e del divertimento per tutte le età, in occasione della seconda edizione dello Street Food Time evento enogastronomico organizzato da Blunel di Pescara, con il patrocinio del Comune di Feltre.
L’EVENTO
Da venerdì a domenica sera decine di food truck provenienti da diverse regioni dello stivale hanno trasportato tutto l’occorrente per far gustare al grande pubblico le più disparate ricette della cucina italiana accompagnate da 15 proposte di birre artigianali, pregiati vini e freschissimi cocktail in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Il tutto in un clima di
GRANDE SUCCESSO E ORGANIZZATORI SODDISFATTI PER LA SECONDA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE ENOGASTRONOMICA
grande festa e condivisione. Dopo essere stata ribattezzata “città delle due ruote”, Feltre è stata nello scorso weekend la patria del cibo di qualità in cui la tradizione e la varietà delle pietanze da strada hanno incontrato la creatività e il carattere forte di professionisti che, alle cucine super attrezzate ed accessoriate dei ristornati, hanno preferito semplici camioncini per dare sfogo ed interpretazione all’arte culinaria. Oltre al buon gusto, la manifestazione enogastronomica itinerante è stata arricchita da una serie di proposte legate all’intrattenimento dell’intera famiglia, definite dal sodalizio di commercianti riuniti nel Comitato Spontaneo Feltre Dop.
LA MUSICA bb423839-8a7c-4742-af74-c878d012305d
Alcune giovani band hanno allietato la cena dei visitatori in via XXXI Ottobre e Largo Castaldi, proponendo un vero e proprio viaggio alla scoperta del panorama musicale storico e contemporaneo, mentre Piazza Isola si è trasformata in un parco divertimenti con gonfiabili, giostre ed altre attrazioni gestite direttamente dalla ditta Agnoletto Major, che hanno saputo richiamare l’interesse e l’attenzione dei più piccoli e non solo. Ad impreziosire ulteriormente il già ricco e variegato programma di iniziative predisposto da Fabio Giudice, direttore artistico del Comitato Feltre Dop, ha pensato anche il gruppo Mod che domenica mattina ha organizzato il 6° Vespa Raduno Città di Feltre, che ha contribuito a portare in centro
oltre un centinaio di vespisti di ogni età e, inoltre, la Banda Città di Feltre che ha organizzato alle 11.30 un aperitivo musicale in Largo Castaldi intrattenendo ed allietando i visitatori prima della consueta pausa pranzo. A conclusione della tre giorni Marco Pilli, Presidente del Comitato Feltre Dop, esprime il suo ringraziamento agli organizzatori dello Street Food Time, al comune di Feltre e a tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito al successo dell’iniziativa, nella speranza che possa diventare un appuntamento fisso per la città. Nelle prossime settimane il Comitato si riunirà in vista della preparazione del palinsesto di eventi della stagione invernale che riserva già qualche grande novità in vista dell’arrivo del Natale. (ES)
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Primo Piano
Martedì 17 Settembre 2019 www.gazzettino.it
Il nuovo governo IL RETROSCENA ROMA Stavolta la riunione è a palazzo Chigi e non alla Farnesina. Un meeting che non turba Giuseppe Conte, anche perché Luigi Di Maio, con viceministri e sottosegretari pentastellati, oltre a marcare il territorio non è andato. Tenersi stretta la squadra al governo è un compito che il leader grillino divide con la delega al ministero degli Esteri che già questa settimana lo porterà all’estero. E’ per questo che, alla fitta schiera di esponenti pentastellati del sottogoverno, Di Maio ha raccomandato «un costante raccordo tra di voi» e con i parlamentari impegnati in aula e nelle commissioni. «Alcuni di voi ha aggiunto rivolto ai viceministri - devono fare i ministri del Movimento». Un’esortazione che ha il sapore di un ruolo da controllori che Di Maio affida accompagnandola con l’indicazione dei due punti che sono nell’agenda di governo, ma soprattutto, in quella del M5S: il taglio dei parlamentari e la legge di bilancio. Sul primo punto Di Maio è tornato a chiedere «tempi rapidi» per l’approvazione di una riforma costituzionale che taglia in maniera lineare i parlamentari producendo risparmi molto relativi. Per il ministro degli Esteri, nella conferenza dei capigruppo che si terrà domani a Montecitorio, alla Camera si dovrà mettere in calendario il quarto ed ultimo voto entro la prima settimana di ottobre.
Di Maio ai vice 5Stelle: marcate i vostri ministri Dopo i summit alla Farnesina, il leader `Ambiente al centro dell’agenda: avanti riunisce la sua delegazioni a palazzo Chigi con l’alleanza con i Verdi in Europa
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L’ALLEANZA
UN GIURAMENTO E 2 SQUADRE Sopra, Giuseppe Conte in posa con sottosegretari e viceministri che hanno giurato ieri mattina a palazzo Chigi. Sempre a palazzo Chigi, Luigi Di Maio ha riunito la delegazione 5Stelle al governo in una sorta di contro-vertice
L’AUMENTO Una richiesta che sconta però la resistenza del Pd che invece vorrebbe rallentare la quarta ed ultima votazione, in attesa di un accordo sulle modifica della legge elettorale e dei regolamenti che si rendono necessari visto i cambio dei numeri in Parlamento. L’ennesimo travaglio che vive il Pd, con il più che pro-
L’APPREZZAMENTO PER L’IMPEGNO ECOLOGISTA DI VON DER LEYEN: «MA LA LAGARDE NON LA VOTIAMO»
VENEZIA Quattro pagine. Incomprensibili ai più. Ma chiarissime per chi conosce il Rosatellum, la legge elettorale che mescola un po’ di maggioritario e un po’ di proporzionale e che è stata applicata per la prima volta alle Politiche del 2018, dando i risultati a tutti noti: nessun partito in grado di governare da solo con la conseguente necessità di tentare alleanze. Come poi è stato: prima i gialloverdi, ora i giallorossi. Ebbene, con le quattro pagine depositate ieri in consiglio regionale del Veneto, l’Italia non avrebbe più bisogno di “contratti di governo” o programmi tra forze differenti: vince chi prende un voto in più. Le quattro pagine depositate ieri in Veneto sono il primo passo per il referendum abrogativo della parte del Rosatellum che contempla il sistema proporzionale, lasciando il solo maggioritario. È quello che ha chiesto Matteo Salvini sabato scorso a Milano. Ed è quello che la Lega di Zaia per prima ha fatto.
La nuova alleanza rosso-gialla si inquadra anche nelle scelte che il M5S ha fatto in Europa. Per Di Maio la von der Leyen rappresenta una novità insieme alla “green rule” che la neo presidente della Commissione ha inserito nel suo programma. Meno nuova la prossima presidente della Bce Christine Lagarde che gli europarlamentari del M5S - a differenza di quanto accaduto per la von der Leyel non voteranno a favore perché, ha spiegato Di Maio, «sulla Bce non firmiamo cambiali in bianco, ma stiamo ad aspettare». La prossima adesione del gruppo M5S di Bruxelles al gruppo dei Verdi è stata anche confermata dal leader grillino ed è uno dei frutti della fine dell’alleanza con la Lega. Dalle elezioni di maggio il Movimento era infatti senza gruppo e i Verdi a Strasburgo avevano più volte negato l’adesione proprio per l’alleanza del M5S con un partito sovranista, come la Lega, che in Europa è schierato con Marine Le Pen. La richiesta di adesione ai Verdi verrà votata oggi pomeriggio a Strasburgo. Toccherà alla Keller e al belga Lamberts aprire la discussione e non è escluso che la richiesta venga messa ai voti. La probabile adesione del Movimento ad uno delle nobili famiglie europee, è destinata ad aiutare anche Di Maio nella sua delega di ministro degli Esteri anche se sarebbe l’unico leader di un partito che aderisce ai Verdi europei a non stare all’opposizione. Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA
Referendum per il maggioritario Testo depositato in Regione Veneto LA STRATEGIA
babile addio di Matteo Renzi, rischia però per Di Maio di rallentare ulteriormente il varo definitivo. I contenuti della legge di bilancio sono l’altro tema toccato da Di Maio secondo il quale non basta scongiurare l’aumento dell’Iva ma occorre ridurre il cuneo fiscale, favorire gli investimenti “green” e adottare una serie di misure in grado di “sburocratizzare” gli investimenti. Nulla di trascendentale o di simile allo scorso anno, quando per il reddito di cittadinanza e quota100 i grillini pensavano di poter allegramente disattendere ogni impegno preso con l’Europa e gli investitori.
LA PROPOSTA Quella depositata ieri in Veneto è tecnicamente una Pda, acronimo di Proposta di deliberazione amministrativa. Non una proposta di legge statale di iniziativa regionale, perché si sa come vanno a finire: spedite a Roma, finiscono in un cassetto e lì marciscono. La Pda, invece, è il testo che, una volta approvato a maggioranza assoluta da cinque consigli regionali, può essere portato al vaglio della Cassazione. Se ritenuto ammissibile, scatta il referendum. Salvini punta ad andare al voto referendario la prossima primavera e per questo ha chiesto alle “sue” Regioni di muoversi. Il Veneto è stata la prima. Le
TRA UNA SETTIMANA IL VOTO IN CONSIGLIO E SALVINI AVVISA BERLUSCONI: O CI APPOGGI O CON NOI HAI CHIUSO
La legge sull’affido Pillon: archiviare il ddl? Non molleremo «Noi non molleremo mai, finché non sarà riconosciuto il diritto di tutti i bambini a stare con mamma e papà». Così il senatore della Lega Simone Pillon replica al ministro della Famiglia Elena Bonetti che intende archiviare il ddl sull’affido condiviso proposto dal leghista. E sulle modalità della battaglia, aggiunge: «Siamo pronti a ogni evenienza», spiegando che «il Pd vuole imporre l’agenda al M5s, tentando di bloccare la riforma dell’affido condiviso, senza neppur leggere il lavoro fatto in questi mesi sul testo unificato. Pur di vendicarsi della Lega, dalle parti del Pd sono disposti a calpestare i diritti dei più piccoli».
quattro pagine di modifica del Rosatellum sono state firmate dai capigruppo della Lega Nicola Finco e di Zaia Presidente Silvia Rizzotto, oltre che dal presidente del consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti. Sarà Ciambetti, che già aveva seguito il referendum sulle trivelle, a occuparsi della procedura. Alla volta di giovedì la Pda dovrebbe approdare in Prima commissione consiliare ed essere portata al voto in consiglio tra una settimana esatta, il 24 settembre. Se almeno altre quattro Regioni faranno altrettanto - e già si stanno muovendo tutte quelle governate dalla Lega, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia, dal Piemonte alla Sardegna - per lunedì 30 settembre la pratica dovrebbe arrivare sul tavolo dei giudici della Corte di Cassazione.
L’ULTIMATUM La Lega, però, vuole che tutto il centrodestra appoggi il referendum: «Altrimenti possiamo finirla qui». L’incontro tra Salvini e Berlusconi è avvenuto venerdì
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Pontida Sul palco con il “Capitano”
Greta, la bimba non è di Bibbiano Greta non è di Bibbiano. La bambina salita sul palco a Pontida presentata da Matteo Salvini come esempio di piccola sottratta alla famiglia e tornata a casa, non è di Bibbiano. Tutti avevano pensato lo fosse anche se il leader leghista, parlando insistentemente di Bibbiano, non lo aveva specificato. Ieri si è saputo che la madre di Greta è una delle principali animatrici del “Movimento Spontaneo Nazionale #Bambinistrappati”.
ma da quel giorno, spiegano diversi “big” della Lega, qualcosa è cambiato. Ha cominciato a farsi sentire quello che nel partito di via Bellerio viene definito «il partito di Letta» che vuole una ricollocazione degli azzurri al centro e magari fare «l’occhiolino a Renzi». E allora Salvini ha inviato un
messaggio chiaro al Cavaliere. «FI decida. Se sostiene la nostra battaglia bene, altrimenti – il ragionamento del Capitano - Berlusconi non sarà invitato nella nostra piazza e potrà fare quello che vuole». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
IL SUSSIDIO PER QUASI 30MILA CITTADINI VENETI Sono 29.440 i veneti con reddito di cittadinanza. Lo dice la deputata M5s Francesca Businarolo dati Inps alla mano: in testa Vicenza con 6.213 erogazioni, 22mila invece le domande respinte
Martedì 17 Settembre 2019 www.gazzettino.it
Scuole ancora senza prof di sostegno In servizio solo gli insegnanti di ruolo che sono la minoranza ` Mason (Fish): «Riduzione delle ore anche per i casi più gravi» La preside: «Non è arrivato nessuno e i tagli sono pesantissimi» In corso le nomine dei supplenti, quelli per i disabili sono gli ultimi `
co». Perché si tratta di ragazzini con ritardi di apprendimento o disturbi nelle abilità scolastiche che se supportati possono ottenere buoni risultati.
ISTRUZIONE VENEZIA Siamo alla seconda settimana di lezione e gli insegnanti di sostegno non sono ancora arrivati nelle scuole venete. Finora i presidi dispongono del personale in ruolo, ma mancano i supplenti per i quali le nomine si stanno facendo in queste ore. Considerato che per il sostegno il personale è quasi tutto precario perché di docenti con la specializzazione per insegnare agli studenti disabili non ce ne sono - le scuole sono scoperte. Ogni preside si sta organizzando come può: c’è chi accetta gli studenti con disabilità in classe per poche ore, chi dirotta i pochi docenti di sostegno ai casi più gravi privando però dell’aiuto gli alunni con disabilità più lieve e chi accorpa i ragazzini in gruppetti anche se le esigenze sono diverse. Per un fenomeno che ogni anno cresce, perché aumenta il numero di studenti con disabilità inseriti nelle scuole. Attualmente in Veneto sono 17mila gli iscritti con certificazione che riconosce il loro handicap e la necessità di avere un docente di supporto, mentre sono 9.700 gli insegnanti di sostegno assegnati dall’Ufficio scolastico regionale del Veneto. Lo stesso assessore all’istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan, all’indomani dell’ingresso in classe, aveva denunciato i molti “vuoti”. Del resto per avere nuovi docenti specializzati bisognerà at-
IN VENETO MANCANO 2.500 DOCENTI PER GLI HANDICAPPATI MOLTI RAGAZZINI SONO A CASA O CON ORARI RIDOTTI
IL MECCANISMO
SCUOLA Mancano insegnanti di sostegno nelle scuole del Veneto e aumenta il numero degli studenti con disabilità
tendere due anni e alla fine saranno 500: questa la disponibilità dei numeri chiusi nelle Università di Padova e Verona. Poca cosa rispetto ai 2.500 docenti di sostegno che mancano in Veneto.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
IL DIRIGENTE SCOLASTICO Federica Silvoni di Padova
«Gli insegnanti di sostegno non sono ancora giunti, ma anche quando arriveranno non saranno sufficienti perché abbiamo avuto tagli pesanti dei posti in deroga. Noi scriviamo tutti i giorni agli uffici scolastici territoriali per ottenere la copertura, ma più di questo non possiamo fare» conferma Federica Silvoni dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Albignasego, in provincia di Padova, che accoglie
2.350 studenti. Tra questi ci sono 43 alunni portatori di handicap alle primarie e 29 alle scuole medie. «Sulla base dei primi riscontri abbiamo avuto un taglio di 6-7 docenti di sostegno alla primaria e 3-4 alla secondaria di primo grado - spiega la preside che è rappresentante dell’Anp l’Associazione nazionale presidi - noi abbiamo deciso di non lasciare nessuno a casa da scuola, ma finora ho dirottato gli insegnanti di sostegno di ruolo di cui dispongo ai casi più gravi, lasciando privi o con meno ore i ragazzini con disabilità più lieve. Questi ultimi a regime però potranno avere solamente 6 ore di sostegno alla settimana alla primaria e 4,5 ore alla media, che è davvero molto po-
I numeri
17.000 Sono gli studenti con certificazione che attesta la disabilità che frequentano le scuole del Veneto e che necessitano dell’insegnante di sostegno.
9.700 A tanto ammonta il contingente degli insegnanti di sostegno assegnati dall’Ufficio scolastico regionale.
«A mio figlio solo un’ora di scuola una presa in giro, l’ho portato a casa» LA TESTIMONIANZA VENEZIA Il primo giorno di scuola non ha trovato nessun insegnante di sostegno ad accogliere il figlio gravemente disabile. Il preside aveva proposto alla mamma di lasciare il ragazzino in classe per un’ora e mezza, che detta così pare proprio una carità per poveri. Un tempo talmente risicato che ha deciso di tenerlo a casa, non senza la rabbia di un genitore che è stanco di dover fare battaglie per ogni cosa. Adesso le ore di permanenza a scuola sono diventate tre e se tutto procederà da domani dovrebbe iniziare a frequentare le lezioni. «Almeno per queste poche ore, anche se non so ancora se avrà l’insegnante di sostegno o se sarà seguito solo dall’operatrice socio sanitaria» dice Patrizia Rigato, 53 anni, di Vigonovo nel
Veneziano, mamma di un ragazzino di 15 anni affetto dalla sindrome di Angelman. Un nome suggestivo, che fa pensare all’uomo angelo, ma che in realtà cela una patologia gravemente invalidante. È infatti una malattia genetica rara che colpisce l’apparato neurologico, alla nascita i piccoli sembrano normali e solo con il trascorrere dei mesi manifestano i loro deficit. «Mio figlio cammina pochissimo e quasi non parla - prosegue la mamma - il suo caso lo conoscono eppure ad inizio anno per lui non c’era nessun insegnante di sostegno. Non siamo gli unici in questa situazione, noi genitori di ragazzini disabili siamo in contatto tra di noi e sono tantissimi gli studenti nelle stesse condizioni di mio figlio».
LE DIFFICOLTÀ Nelle parole di questa mam-
ma tutte le difficoltà che incombono su un genitore di un bambino con handicap grave. «Lavoro con un contratto part-time a Padova e sono impegnata solo al pomeriggio - continua la mamma - ho diritto a tre giorni di permesso al mese previsti dalla legge 104 per assistere mio figlio, ma spesso non li utilizzo perché ancora sembra non essere chiaro che se mi assento al datore di lavoro non costo nulla. Quando sono a casa gestisco mio figlio e l’unico aiuto di cui dispongo è quello della nonna paterna, santa donna, finché ce la fa». In tutto questo ogni avvio d’anno scolastico è sempre un’incognita per il figlio che frequenta la terza media all’istituto comprensivo Galileo Galilei di Fossò. «È un ragazzo buonissimo non dà disturbo - prosegue il genitore - però senza sostegno non lo accolgono in classe. E posso
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LE ISTITUZIONI
LA MAMMA Patrizia Rigato, 53 anni, di Vigonovo (Venezia): il figlio disabile, di 15 anni, frequenta la terza media
«HA UNA RARA MALATTIA GENETICA MA IL PRIMO GIORNO NON C’ERA NESSUNO AD ACCOGLIERLO»
Ogni anno a giugno le scuole inviano agli Uffici scolastici territoriali per ogni ragazzino con disabilità una domanda e un progetto. Sulla base di questo vengono assegnate le ore di sostegno. Non essendoci più docenti specializzati - le province con particolari sofferenze sono Venezia (ne mancano 1.595), Vicenza (1.508) e Treviso (1.294) - bisogna attendere che si facciano le nomine dei supplenti per i posti comuni. E poi gli insegnanti che non hanno ottenuto incarichi vengono spostati al sostegno. «Tutte operazioni che occupano le prime tre-quattro settimane di scuola, mentre noi chiederemmo di avere gli insegnanti fin dal primo giorno» spiega Ruggero Mason, della Fish - Federazione italiana per il superamento dell’handicap - e referente del Coordinamento autismo veneto. «Quest’anno registriamo una riduzione generalizzata delle ore di sostegno date ai ragazzini con disabilità - prosegue - anche i casi più gravi non avranno la copertura totale». Con pochi insegnanti i ragazzini vengono quindi spesso affidati solo agli Oss: gli operatori socio-sanitari forniti dalle Ulss. «Il Veneto è tra le regioni con il maggior numero di ragazzini disabili per insegnante di sostegno» e, pur avendo apprezzato l’interessamento dell’assessore Donazzan, Mason invoca «un’azione più corale dell’amministrazione, anche a livello locale: desidereremmo che più sindaci si muovessero perché noi genitori spesso rimbalziamo contro muri di gomma e siamo esauriti». Raffaella Ianuale
anche capirlo, perché io sono la mamma e lo vedo così, ma il personale della scuola forse non vuole prendersi responsabilità. Posso contare solamente sulla rete famigliare, quello delle istituzioni sembra essere un grande girotondo che alla fine non dà nulla».
Parla senza remore Patrizia Rigato che dice di non temere più nulla: «Sono talmente stanca che non avrei paura nemmeno del diavolo se si presentasse alla mia porta». E mentre non è ancora riuscita a dare al figlio una sistemazione per la frequenza delle lezioni, la sua mente corre veloce al prossimo anno scolastico. «Adesso è in terza media, ma devo darmi da fare per cercare una scuola superiore che lo possa accogliere il prossimo settembre, almeno finché non raggiunge l’età per accedere al centro diurno - continua la mamma - ammesso che me lo accolgano, perché anche lì ci sono tantissime domande. I giovani con disabilità grave sono molti. Magari la gente non se rende conto perché gravano solo sulla rete familiare. Alla fine però è tutto così faticoso e frustrante che noi genitori siamo davvero molto stanchi». r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO
REGIONE
Il duello tra due leader alla kermesse: il governatore del Veneto fedele al motto “prediche corte e soprèsse lunghe”
Zaia a Pontida vince la sfida con Salvini trionfa la Lega Nord che vuole l’ autonomia L’ANALISI
MARIANO MAUGERI olo gli orbi non vedono ciò che Pontida ha messo sotto gli occhi di tutti. Il sorpasso di Zaia su Salvini è cosa fatta. La divaricazione tra le due leghe, del Nord e del Sud, sempre più acclarata. I temi, lo stile, le parole d’ordine di Zaia e Salvini sempre più distanti tra loro. “Prediche corte e soprèsse lunghe” – l’esordio del governatore del Veneto – sono più di un manifesto politico. Dopo aver dato atto che il capo lumbard, oltre che la spina, doveva staccare anche il quadro elettrico del vecchio governo, è stato un crescendo rossiniano su una sola parola: autonomia. Ma è il modo con cui Zaia si muoveva sul palco, l’intercalare con gag da consumato show man, il coinvolgimento di quel popolo che a tratti è sembrato solo suo (il boato esploso quando il suo nome è stato pronunciato da uno speaker con voce rauca degna di un celtico primitivo) il rimbrottare duramente i leghisti che con parole
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ripugnanti avevano insultato Gad Lerner ( “l’ospitalità è sacra”, ha urlato dal palco) ne hanno decretato una superiorità umana e politica che va ben oltre le parole. È un po’come se fosse stato visibile il precipitato di una vita politica (Zaia) che ha seppellito un Salvini nel momento più buio del suo cursus honorum. La Lega di lotta e di governo è un copyright zaiano perché nessuno come lui ha incarnato la politica e la gestione della cosa pubblica. Non aveva ancora 30 anni e già occupava la poltrona di presidente della provincia di Treviso. Un abisso lo separa da Salvini, il quale ha scansato come la peste ogni ruolo di vaga gestione amministrativa. Lo si è capito platealmente quando sgattaiolava fuori dal Viminale e raggiungeva con il jet in dotazione i luoghi più sperduti d’Italia. Propaganda e campagna elettorale permanente, si è detto giustamente. Ma c’è qualcosa in più, passata in secondo piano: il duro lavoro di scrivania da ministro l’ex militante dei comunisti padani non lo tollera perché come dichiarò un suo illustre alleato
ed ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo annoia terribilmente. Il motivo si può comprendere. Un ministero non è un luogo popolato di militanti adoranti che invadono di cuoricini i tuoi post. Ma una caserma che pretende da chi la guida senso del dovere e dedizione. O fai campagna elettorale o t’immergi nelle scartoffie con l’obiettivo di scovare i tanti bandoli delle matasse di cui sono stracolmi i cassetti dei dicasteri. Non si può fare il leader di partito errante e il ministro dell’Interno. Un errore che Zaia non avrebbe mai commesso. E così è stato per la compagine governativa leghista. Una delusione al pari di quella grillina. Una squadra senza arte né parte. Staccare la spina e il quadro elettrico è stato un gesto liberatorio per Matteo Salvini. Nei ministeri, i rosari, le bibbie e le lacrime possono commuovere il primo giorno. Per governare ci vuole però un progetto credibile e condiviso. Oggi quel progetto – l’autonomia – lo possiede solo il Veneto, che per ammissione dello stesso Attilio Fontana ha trascinato dietro di sé anche la Lombardia. Prediche corte e soprèsse lunghe significa anche questo: basta con le pagliacciate e avanti con l’unica cosa sensata per la quale raccogliamo milioni di voti da oltre trent’anni. Perché la memoria di un popolo è più lunga della soprèssa. E guai se quel popolo si accorgesse che chiacchiere e rosari al banco dei pegni non valgono nulla. –
Matteo Salvini durante il suo intervento a Pontida: sul palco c’è anche Luca Zaia
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ENRICO SOLITO è uno dei massimi esperti italiani della figura di Sherlock Holmes. dei Baker Street Irregulars, la prima e più prestigiosa società Holmesiana nel mondo. Solito ha pubblicato articoli e approfondimenti
stati pubblicati anche in Giappone. è il più longevo nel campo e decisamente
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MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO
PRIMO PIANO
Infrastrutture a ostacoli
Grande raccordo, né soldi né terreni E all’orizzonte una causa milionaria Vertice tra Comuni, Regione e Gra Spa: dopo dieci anni si prende atto che il progetto è vecchio e deve essere attualizzato PADOVA. Opera «strategica» ma sepolta in una qualche stanza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) dal 2009. Il completamento dell’anello delle tangenziali intorno a Padova (noto come Gra) a dieci anni di distanza dall’ultimo atto è ancora un caso. E sa di beffa: all’orizzonte si staglia il rischio di un indennizzo milionario. LO STALLO
Di fronte ai sindaci della Conferenza metropolitana di Padova – riuniti ieri a Palazzo Moroni insieme all’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti e al presidente della Gra Spa (società privata che ha proposto l’opera) Luisa Serato – si è, di fatto, preso atto che è necessario chiedere al Mit, per il tramite della Regione, se autorizza una richiesta di aggiornamento del progetto. Dieci anni per convenire che il progetto è vecchio e che deve essere nuovamente verificata la sostenibilità economica dell’opera che nel 2006 aveva ottenuto dalla Regione la “qualifica” di infrastruttura di pubblico interesse.
dono e vanno cancellati. A meno che le singole amministrazioni non abbiano intenzione di confermarli stanziando, però, a bilancio le risorse necessarie per procedere agli espropri. Quindi: soldi da impegnare per un’opera di cui si parla addirittura dal 2004. Anche il più convinto dei sindaci vacillerebbe, e così è nei fatti. Senza aree vincolate difficile immaginare un anello (oggi parziale) intorno alla città capace di cancellare l’ingorgo quotidiano per entrare a Padova o per spostarsi da una parte all’altra del capoluogo.
IL NUOVO PROGETTO DEL GRA
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DOMANDA SECCA
Non essendo un’opera inserita nel piano strategico regionale e non rientrando tra i project financing che la Regione ha confermato, Venezia dice di non poter dare alcun indirizzo sui vincoli territoriali.
Regione: è strategico Ma scarica su Roma il via libera e i vincoli sulle aree saltano
GRA
Tangenziali esistenti
Autostrada
Scolmatore
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Tratto Ovest a due corsie per senso di marcia lungo circa 15,6 km, compreso tra corso Boston e il nuovo casello autostradale di Ronchi sulla A4 (attraverso i Comuni di Padova, Selvazzano, Rubano e Villafranca Padovana) Tratto Nord-Ovest a due corsie per senso di marcia lungo circa 4,2 km, tra il nuovo casello autostradale di Ronchi e la SR 47 tangenziale di Limena (Da Ronchi fino a Ponterotto e poi lungo la bretella che porta alla tangenziale di Limena) Sistemazione delle tangenziali Prevede l’adeguamento (barriere sicurezza, asfalti, illuminazione, nuovo svincolo per l’Interporto, terza corsia dinamica) della tangenziale Est da Padova Est (corso Argentina) a Padova Sud (corso Primo Maggio) per 10 km. Il medesimo adeguamento della tangenziale sud dall’A13 a corso Boston per 1,9 km. Nuovo scolmatore Scavo di un canale di 10 km da Saonara a Mira, a completamento dello Scolmatore.
PUNTO E A CAPO
Se non è il de profundis poco ci manca. Il dibattito di ieri, a fronte dell’interesse dei sindaci per l’opera, ha segnato due colpi da ko. Il primo riguarda i vincoli urbanistici posti dai Comuni sui terreni dove la nuova infrastruttura dovrebbe passare. Parliamo di 22,7 chilometri di lingua d’asfalto nuova di zecca e di 19,3 chilometri di adeguamento della viabilità esistente. Aree private, perlopiù, per le quali sarebbe necessario procedere con degli espropri. I Comuni hanno, di fatto, congelato la disponibilità di queste aree vincolandole a un interesse superiore. Il problema è che tali vincoli, dopo cinque anni, sca-
«Manca l’approvazione del Cipe sul progetto preliminare» chiarisce una nota della Regione. E così, come nel gioco del Monopoli, si finisce in prigione senza passare dal via. Niente vincoli sulle aree e, il secondo colpo da ko, una sostenibilità economica ignota. Il Gra, nelle intenzioni, dovrebbe essere una tangenziale a pagamento: i privati la realizzano, investendo di tasca propria, per poi gestirla rientrando degli investimenti fatti. Ovvio che vanno fatti due conti: quanto costa, quanto traffico sarebbe in grado di attrarre e quanti anni per rientrare dell’investimento. La Gra Spa ha chiesto lumi alla
Regione in tal senso, ma la stessa rimanda la questione al Ministero. Risultato? Nessuno, dopo dieci anni, sa se questa opera è sostenibile. Fare dei progetti e delle analisi costa, e – arrivati a questo punto – prima di tirare fuori altri soldi (circa 200mila euro) si vorrebbe avere in tasca qualche certezza. LA REGIONE
«Per la Regione il Gra è un’opera irrinunciabile e di straordinario valore strategico: per noi è fondamentale procedere con la verifica e l’aggiornamento del progetto che il Cipe ancora non ha approvato» sostiene in una nota, arrivata
Grande raccordo anulare, le due leghiste finiscono su fronti opposti Litigio sulla ricostruzione dei 10 anni persi e sulle responsabilità
Tensione tra De Berti e Serato Botta e risposta con scintille IL RETROSCENA
L
uisa Serato dice quello che pensa, al di la degli ordini (o delle opportunità) di scuderia. E così più di qualcuno, all’interno del Carroccio, la considera una ribelle. Dopo aver agitato le acque sulle
nomine dei commissari del partito, ieri l’avvocato confermata alla guida di Cav (la concessionaria autostradale che gestisce il Passante) direttamente da Luca Zaia, si è scontrata anche con l’assessore regionale Elisa De Berti. Tema del litigio: il Gra. Durante la riunione a Palazzo
Moroni, la leghista De Berti ha evidenziato come il progetto sia troppo vecchio per giustificare il suo inserimento in un piano regionale. Serato, che è presidente del consiglio d’amministrazione della società Gra, le ha risposto obiettandole e che la Regione non si è attivata a sufficienza per portarlo
nel pomeriggio, l’assessore regionale De Berti. Nel corso della mattinata, le sue parole sono parse ai sindaci decisamente meno nette. E anche alla luce dei momenti di tensione tra la stessa e la presidente di Gra Spa su questo punto, più di qualcuno è uscito dall’incontro vedendo una pietra tombale sull’opera. «Come già noto agli enti locali interessati – prosegue la nota di Palazzo Balbi – la Regione ha inserito l’opera nel nuovo Piano Regionale dei Trasporti presentato lo scorso luglio. Al termine della definitiva redazione, che è ormai in dirittura d’arrivo, tale importante strumento sarà adotta-
avanti nel corso degli ultimi dieci anni. Uno scontro tra leghiste che ha sorpreso tutti gli altri amministratori presenti, ma che poi Serato ha sminuito: «La cosa che conta è l’impegno promesso adesso dalla Regione per riattualizzare il progetto fermo al Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica) dal 2009». La diatriba è nata durante la riunione sulla questione delle competenze, ossia quando Serato ha chiesto spiegazioni sui tempi e modalità e sulle motivazioni del rallentamento. De Berti ha risposto che tocca al ministero riavviare eventualmente l’iter, chiedendo direttamente alla Gra Spa la riattualizzazione, divergendo quin-
to dalla Giunta regionale e immediatamente a seguire sottoporremo ancora una volta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la questione, tenuto conto che la pratica è da alcuni anni in istruttoria presso lo stesso Mit, ai fini del previsto parere del Cipe». CAUSA IN ARRIVO?
Il Gra da tempo si trova nel Piano Regionale Trasporti (nel 2004 per la prima volta) e individuato dalla Variante a valenza paesaggistica al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento del 2013. Vale a dire che l’inserimento nella programmazione regionale non è, in assoluto, una ga-
LEGHISTE SOPRA L’ASSESSORE REGIONALE ELISA DE BERTI E SOTTO LUISA SERATO (GRA)
ranzia. E allora perché dopo dieci anni di discussioni e promesse nessuno ha ancora detto, nero su bianco, che il Gra non si farà mai? Perché chi dice no deve pagare il conto. In caso di mancata realizzazione, è previsto che chi ha sostenuto i costi fino ad ora (ovvero Gra Spa) abbia diritto a un indennizzo per le spese sostenute. Parliamo di circa 11 milioni di euro: se dice no il Mit paga Roma, se dice no la Regione paga Venezia. Che nel 2016 ha già pagato (ragioni simili) il conto a Net Engineering per aver mandato in soffitta il Servizio ferroviario metropolitano regionale. — Matteo Marian
di dalla tesi di Serato che invece vede dell’immobilismo da parte della Regione. Dopo la domenica a Pontida, dove tutto sembra sempre calmo e compatto, il clima in casa Lega si è fatto teso. Serato la scorsa settimana era stata dura con i vertici del Carroccio in occasione del nuovi ricorso al commissariamento: «Al mio partito, che invoca con forza la sublime prova democratica delle elezioni, che cosa vieta di essere conseguente convocando da subito regolari congressi per dar, finalmente, voce anche ai propri militanti? Sono perplessa» il post scritto sui social. Parole che non sono state affatto digerite dai “capitani”. — LU. PRE.
MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA
QUARTIER DEL PIAVE
VIDOR
Il ponte e la paralisi sfiorata «Il viadotto va raddoppiato» L’incidente di domenica ha bloccato il traffico per 5 ore, ma poteva andare peggio Il sindaco: «Mancano i risultati del monitoraggio Anas. E serve un’altra opera»
Francesco Dal Mas VIDOR. Solo una settimana fa il sindaco di Vidor, Albino Cordiali, aveva sollecitato l’Anas a fargli conoscere l’esito del monitoraggio sul ponte del Piave. «Temo l’irreparabile e, quindi, ho chiesto di conoscere la diagnosi fatta ancora nel maggio scorso – riferisce il sindaco - mi è stato risposto che i dati sono stati comunicati a Roma e che pure a Venezia si attende il responso. Non vorrei che prima di averli capitasse un altro incidente». L’INCIDENTE
L’incidente di domenica pomeriggio ha fatto tremare il sindaco, il presidente della Provincia Stefano Marcon e gli altri tecnici arrivati sul posto in quelle ore, nonché i numerosi camionisti che già nella notte avrebbero dovuto attraversare il ponte. Il caravan che ha sbandato ed è finito contro la balaustra ha danneg-
Il sindaco Albino Cordiali e le code di domenica sera per la chiusura del ponte di Vidor
giato 21 metri esatti di protezione. Non pochi, insomma. Ma la mobilitazione dell’assessore provinciale alla viabilità è stata di una tale forza che la chiusura è durata 5 ore e che l’impresa reperibile domenica non si è affatto trovata impreparata ad affrontare l’evenienza. In poco tempo ha trasporta-
to sul posto i new jersey in cemento e ha installato un’ulteriore protezione. Sospiro di sollievo per tutti. «DRAMMA EVITATO»
«Sarebbe stato un vero dramma trovarsi il lunedì mattina con 22mila automezzi da far transitare – commenta il sinda-
co Cordiali – e costringerli a deviare per il ponte di Fener, o peggio per Ponte della Priula». Ma proprio questo incidente ha suggerito al presidente della Provincia, Marcon, di tornare alla carica con l’Anas, attraverso il governatore Luca Zaia, perché non solo chiarisca qual è lo stato di salute del
manufatto, dopo appunto la ricognizione della primavera scorsa, ma si decida a progettare e realizzare il ponte nuovo, tra Vidor e Covolo. Marcon e Cordiali ne parleranno a Zaia perché, a sua volta, coinvolga, oltre all’Anas, anche il Ministero delle infrastrutture.
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IL VIAGGIO
Sernagliesi ospitati dai “gemelli” di Clècy
APPELLO AGLI ENTI
Cordiali è convinto, infatti, che non sia affatto sufficiente ristrutturare, consolidandolo, il vecchio ponte, ma che sia indispensabile la nuova struttura, soprattutto per liberare Vidor dal passaggio di circa 18-20 mila auto al giorno, provenienti o dirette nel Quartier del Piave. Il ponte è di competenza provinciale, ma l'Anas è stata coinvolta dal presidente Zaia in occasione della ristrutturazione del ponte sul Piave, a Susegana. Anzitutto per il monitoraggio che, però, ha richiesto, secondo il sindaco, tempi eccessivi. Intanto Marcon e Cordiali hanno già coinvolto gli uffici tecnici per predisporre il progetto di riparazione del danno, che non è indifferente. «Debbo essere riconoscente con tutto il personale che domenica pomeriggio – conclude Cordiali – ha risposto immediatamente all’emergenza, anzitutto col presidente che ha voluto essere sul posto e constatare come procedeva la prima riparazione. Un plauso se lo merita anche l’impresa. Sinceramente non eravamo convinti di farcela per la notte e, quindi, temevamo di dover protrarre la chiusura». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
SERNAGLIA. Una delegazione del Comune di Sernaglia della Battaglia guidata dall'assessore Vanni Frezza e composta da famiglie residenti in paese e in paesi limitrofi, per un totale di 26 persone, si è recata in visita al Comune gemellato di Clècy (Normandia, Francia) dal 29 agosto al 2 settembre scorsi. Si è così scritta un'altra pagina del gemellaggio sottoscritto dalle due amministrazioni nel settembre 2011. Un'amicizia che dura da ben 8 anni, festeggiati rispettando la tradizione che vede negli anni pari gli amici di Clècy raggiungere Sernaglia e in quelli dispari le visite dei sernagliesi in Francia. Dopo la calorosa accoglienza, sono state numerose le occasioni di incontro tra gli ospiti italiani e i padroni di casa francesi. «Otto anni hanno permesso alle nostre comunità di avere numerose occasioni di incontro, che oggi ci permettono di dire che questa amicizia è forte e ha ancora tante cose da dire e tante esperienze da mettere in agenda» dice l'assessore Frezza. — R.M.
VALDOBBIADEnE
DICIAnnOVEnnE DEnUnCIATO A MIAnE
Nasce il circolo di FdI con Ruggeri e Razzolini
Se la prende per uno sguardo di traverso pesta un ragazzo e lo rapina del cellulare
VALDOBBIADENE. Si è ufficialmente costituito a Valdobbiadene il circolo di Fratelli d’Italia, presieduto dal consigliere comunale di maggioranza Jessica Ruggeri e al quale ha aderito il vicesindaco Tommaso Razzolini. La presentazione alla cittadinanza è stata inserita all’interno del convegno che si è svolto sabato mattina presso Palazzo Piva e incentrato su “Autonomia e patriottismo comunale”. Ruggeri e Razzolini hanno aperto i lavori annunciando l’imminente ingresso nella squadra della Meloni di altri
membri della compagine che amministra il Comune e sottolineando l’importanza di tornare a fare politica attiva in città: «Confluire in questo partito – ha detto Razzolini- è stata una scelta di famiglia. Ho seguito Elena Donazzan, come ho sempre fatto». Il convegno ha toccato i temi della disaffezione dei giovani alla politica, dell’Europa, ma soprattutto del patriottismo, passando attraverso il recupero delle radici culturali e ideologiche della compagine politica. — A.R.
MIANE. Uno sguardo di sfida. È questo l’episodio alla base di un’aggressione con furto di un cellulare ai danni di uno studente di 17 anni. Protagonista un 19enne di Miane che è stato denunciato per rapina aggravata. Il fatto è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorso, poco dopo l’una, a Follina, in via Cal di Mezzo. È bastato un incrocio di sguardi, non gradito dal maggiorenne che ha aggredito brutalmente il 17enne prendendolo a pugni e poi
Una gazzella dell’Arma
Tre anni fa aveva offerto una location per il film del regista Padovan e aveva fatto la comparsa
Si è spento l’enologo Orfeo Varaschin, 50 anni Era cavaliere della Confraternita del Prosecco IL LUTTO
rfeo Varaschin si è spento la notte di domenica. Aveva appena compiuto cinquant’anni. Enologo presso l’azienda di famiglia, da tempo soffriva di gravi disturbi al fegato. Recentemente era sopraggiunta un’infezione. La notizia della morte di
O Orfeo Varaschin nei giorni delle riprese del film
Orfeo Varaschin si è diffusa in fretta ed ha profondamente scosso la comunità di San Pietro di Barbozza, dove viveva, la Confraternita del Prosecco, della quale faceva parte, e più in generale il mondo della vitivinicoltura valdobbiadenese. Diplomato all’Istituto Cerletti di Conegliano, ha lavorato alla “Varaschin”, fondata nel 1930 dal patriarca Matteo, prendendone le redini insie-
sottraendogli il cellulare, uno smartphone del valore di 400 euro. Dopo l'aggressione, il “rapinatore” è fuggito a bordo della sua macchina ed è stato rintracciato solo alcune ore dopo dai carabinieri della stazione di Col San Martino che erano stati allertati dalla vittima. L’arresto è sfumato per la flagranza trascorsa. Il 19enne è stato così denunciato per rapina aggravata. Il 17enne è invece ricorso alle cure dell’ospedale di Conegliano. Per lui una prognosi di
qualche giorno. Durante la perquisizione dell’abitazione del 19enne di Miane, i militari della compagnia di Vittorio Veneto hanno trovato anche il cellulare che era stato sottratto con la forza e lo hanno restituito al legittimo proprietario. Soddisfazione per la fulminea indagine dei militari dell’Arma che ha permesso di identificare e segnalare all’autorità giudiziaria l’autore della rapina. Per lui si prospetta un processo in tribunale a Treviso. —
me alle sorelle. Nel 2003 il suo Cartizze Spumante Dry aveva vinto la medaglia d’oro del XI Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly. Orfeo Varaschin andava particolarmente fiero della Confraternita, della quale si onorava di indossare il mantello di cavaliere e che ha sede presso i locali della sua abitazione. Enologo per attitudine oltre che per formazione, ha portato avanti orgogliosamente l’attività di famiglia, con occhio attento alla bellezza del paesaggio di cui si diceva innamorato e del quale si sentiva figlio. Ha sostenuto e seguito da vicino l’iter che ha portato alla lavorazione e all’uscita nelle sale del film tratto dal libro di Fulvio Ervas, “Finché c’è prosecco c’è speranza”, dove si era guadagnato pure
una piccola parte da attore. L’avventura cinematografica era iniziata quando il regista Antonio Padovan aveva suonato alla porta di casa di Orfeo Varaschin chiedendogli di vedere la cella vinaria dove si riuniva la Confraternita di Valdobbiadene, che avrebbe voluto trasformare in set. La disponibilità di Orfeo andrà oltre: offrirà la sua vigna per un altro ciak insieme alla sua ospitalità, estesa, a fine giornata, a tutto il gruppo di attori e tecnici. Orfeo Varaschin lascia la compagna, tre sorelle e i genitori. I funerali saranno celebrati molto probabilmente sabato pomeriggio nella parrocchiale di San Pietro di Barbozza. — Adriana Rasera BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Martedì 17 ....Settembre 2019
La Voce
ROVIGO
Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.itItalia
CONSIGLIO COMUNALE I rappresenti della città si stringono attorno ai dipendenti di Ecolab
“Non fate a pezzi il nostro futuro” Il grido d’aiuto dei lavoratori è accolto all’unanimità dai presenti nell’aula consigliare ROVIGO - Si alza forte e chiaro il grido di dolore dei lavoratori licenziati della Ecolab, la multinazionale che ha deciso di chiudere la sede di Rovigo e trasferirsi altrove, in Francia per la precisione. Dopo una assemblea sindacale, si sono spostati tutti in consiglio comunale dove l’amministrazione, in accordo con tutti i capigruppo delle varie componenti politiche che siedono in consiglio comunale, aveva organizzato un consiglio solo per loro. Tutti d’accordo perché, di fatto, quando un colpo del genere tocca il territorio non può che toccare allo stesso modo tutti coloro che hanno scelto di mettersi a disposizione della propria terra, i consiglieri comunali. Tutti presenti i lavoratori colpiti dal licenziamento di massa deciso dalla multinazionale, per chiedere aiuto alla città. Presenti al tavolo della giunta i rappresentanti sindacali del settore chimico Federica Franceschi (Filctem Cgil), Giampietro Gregnanin segretario provinciale Uiltec Padova e Rovigo e Enrico Rigolin (Femca Cisl). Ad aprire il consiglio comunale è il presidente Nadia Romeo: “Siamo qua per esprimere solidarietà verso i lavoratori che dalla sera alla mattina rischiano di restare a casa. Questo è un consiglio straordinario per mettere in campo idee e soluzioni per trovare insieme un percorso senza strumentalizzare questa situazione drammati-
I dipendenti di Ecolab i consiglio comunale con le bandiere sindacali ca”. “Siamo preoccupati come lo siete voi - ha commentato il primo cittadino, Edoardo Gaffeo - Avremmo voluto portare il tema lavoro in consiglio in tempi e modi diversi da quelli che siamo costretti a fare in questo momento. La rapidità di questa crisi ci ha colti di sorpresa. Adesso metteremo a disposizione di tutti la nostra presenza a tutti i tavoli che verranno istituiti e la volontà di dialogare e offrire soluzioni diverse”. Parola poi ai sindacalisti in aula che hanno ricostruito la vicenda e chiesto all’unanimità, in rappresentanza dei lavoratori, un aiuto al consiglio. E non sono “solo” 43 i lavoratori colpiti dal maxi licenziamento. Ci sono anche i lavoratori de ll’ufficio commerciale che, per l’azienda, dovrebbero essere “tr as fe ri ti ”.
Quasi tutti i consiglieri prendono la parola per esprimere solidarietà e cercare di dare la loro idea di soluzione. “Ci auguriamo anche una azione di Confindustria che impedisca l’abbandono del sito favorendo la ricerca di una soluzione che consenta di dare continuità all’attività produttiva”, ha commentato l’ex presidente della Provincia, consigliere del Forum, Federico Saccardin. “Dobbiamo pretendere una ricollocazione totale del personale nel territorio con tavolo che veda seduti insieme Comune, Provincia e imprese locali - ha detto il consigliere del Movimento, Mattia Maniezzo - Qualcuno dovrà essere riassorbito nel sito per fare manutenzione. E poi ritengo sia necessario inserire una ‘tassa di scorrettezza’ contro le aziende che
delocalizzano”. E’ intervenuto anche l’assessore regionale della Lega, Cristiano Corazzari che siede in opposizione nel capoluogo: “Ho parlato con l’assessore Donazzan che ha già convocato il tavolo in Regione il 24”.
“Appare sorprendente che in gruppo così grosso vengano tagliate 43 teste – ha commentato la capogruppo della civica Gaffeo, Elena Biasin Così non cambiano il futuro dell’azienda ma solo quello delle famiglie polesane. Eco-
lab invece di restituire al territorio quello che il territorio gli ha dato se ne vanno lasciando a casa i lavoratori. Saremo favorevoli a qualunque decisione presa dal consiglio per evitare che vengano persi posti di lavoro”. “Dobbiamo alzare la voce, non possiamo lasciare che una azienda che funziona anche grazie al sostegno di questo territorio se ne vada lasciando il territorio a piedi, senza lavoro – commenta il capogruppo del Pd, Graziano Azzalin - Lasciate aperto il sito e vendetelo con una trattativa. Questo dobbiamo pretendere”. Alla fine il consiglio comunale vota all'unanimità un documento di sostegno ai lavoratori e a tutte le iniziative che verranno messe in atto per evitare il licenziamento collettivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ASSEMBLEA Gli operai sempre in fabbrica. Oggi vertice in prefettura
Occupazione e stop produzione Alberto Garbellini
ROVIGO - Assemblea permanente e stop alla produzione. Ieri i lavoratori di Ecolab, ed i sindacati, hanno deciso per la linea della fermezza nei confronti della multinazionale che ha deciso la chiusura dello stabilimento di viale del Lavoro. E così oggi i 43 lavoratori per i quali è stata iniziata la procedura di mobilità saranno in assemblea permanente nei locali della fabbrica. Produzione ferma e sostegno pieno ricevuto dal consiglio comunale di Rovigo. A decidere queste mosse è stata l’assemblea di ieri pomeriggio dove i dipendenti si sono confrontati con i responsabili di Cgil, Cisl e Uil: Federica Franceschi della Filctem, Enrico Rigolin della Femca e Giampiero Gregnanin della Uiltec. In precedenza c’è stato l’incontro in Confindustria (procedura di raffreddamento), in cui i sindacati hanno chiesto all’azienda di ritirare la procedura che porterà ai licenziamenti. Di fronte al rifiuto di Ecolab l’incontro si è immediatamente chiuso in seguito sindacati e
A destra i lavoratori di Ecolab prima del consiglio comunale e dopo l’assemblea dove è stata decisa l’assemblea permanente in fabbrica
lavoratori hanno deciso la linea dell’occupazione della fabbrica. Oggi pomeriggio, inoltre, ci sarà il vertice in prefettura. A seguire, nei prossimi giorni, un altro vertice con azienda e Confindustria e probabilmente un summit in Regione.
Nell’intervento in consiglio comunale, i sindacati hanno ripercorsola vicenda Ecolab. In particolare Gregnanin ha spiegato che “Ecolab ha acquisito Esoform nel 2011. Allora l’azienda era leader nella produzione di detergenti ed altri prodotti. Nel 2017 l’acquisto di un sito ge-
mello in Francia. In questi anni la dirigenza ci ha sempre detto che i bilanci erano ottimali e che l’azienda era al vertice. Nella procedura di mobilità invece ha scritto che ci sarebbero problemi di logistica e di capacità tecnologica. Non è così. Non sono queste le relazioni sinda-
cali e industriali”. Discorso analogo da parte di Franceschi e Rigolin che hanno specificato i percorsi che saranno attuati per il ricorso agli ammortizzatori sociali e le mosse dei lavoratori compatti nella richiesta di tutelare il lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA