Charme - Settembre 2010

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settembre 2010



La vetrina dei nostri tesori di Giorgio Gradogna

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iazze come luoghi d’incontro, agorà pulsanti di civiltà. Toponomastica che racconta di epoche e dinastie. Terrazze spalancate sul nostro passato. Crocevia di culture, le piazze di Napoli e della Campania sono fatte di pietre che trasudano storia. Si espandono all’ombra di castelli e campanili. Raccontano fatti e leggende, i miti della Terra Felix. Come le agorà della città di Partenope: piazza Mercato, l’arena di Masaniello o piazza San Domenico Maggiore, la rinomata “city” della cittadella aragonese. Salotti incastonati nel cuore della metropoli, che simboleggiano l’eterna sua grandezza. Pietre intrise di storia, come quelle che ancora costellano i reperti delle terme romane, fiore all’occhiello della terra di Ulisse. Dalle rotte del Cilento a Capo Miseno, non c’è un angolo della Campania che non richiami alla mente gli antichi insediamenti dell’Urbe. Fu su queste sponde che i latini forgiarono l’otium. Qui, la cura del corpo e il relax divennero cultura grazie allo sfruttamento di sorgenti d’acqua calda, pozze sulfuree, fumarole e fanghi bollenti. Pietra viva. Come l’argilla utilizzata dai maestri di Vietri, Cava, Nocera, Cerreto Sannita e Capodimonte per modellare veri capolavori. Tesori unici, perle inimitabili. Che solo la culla di Partenope è in grado di offrire. E che Charme mette in vetrina.

ditoriale

T

The showcase of our treasures

he bustling, pulsing piazzas of Naples and Campania are the hub of the region’s civilisation, an open book on its history and dynasties. The squares of towns and cities all over Campania are steeped in history, telling local stories, myths and legends in the shadow of castles and churches, such as Naples’ Piazza Mercato, the forum of the rebel Masaniello, or Piazza San Domenico Maggiore, the famed citadel of the Anjou monarchs. These open spaces in the heart of the metropolis symbolise its eternal grandeur and every stone has a story to tell, such as those in the Roman baths - one of the wonders of the Land of Ulysses. From the Cilento coast to Cape Misenum the region constantly calls to mind the ancient settlements of imperial Rome, and it was here that they created their otium relaxation for body and mind thanks to the hot water springs, sulphur wells, fumaroles and boiling muds. Here stone came to life in the clay used by the skilled ceramists who created exquisite masterpieces in Vietri, Cava, Nocera, Cerreto Sannita and Capodimonte. Unique treasures, inimitable pearls of beauty that only the cradle of the Siren Parthenope can offer and that Charme has the honour to showcase.


CHARME TUTTO IL BELLO ANNO VI - NUMERO 3 - SETTEMBRE 2010 (nuova serie) Reg. Tribunale di Napoli n. 1/2007 Distribuzione in omaggio in 190 alberghi a 4 e 5 stelle e sui treni AV Roma-Napoli Direttore responsabile: GIORGIO GRADOGNA Società editrice: Sisicom società cooperativa Via Nuova Poggioreale, 161 Centro Polifunzionale Inail - Torre 7 80143 Napoli Direzione e redazione: Via Nuova Poggioreale, 161 Centro Polifunzionale Inail - Torre 7 tel. 081.198.06.219 - 220 info@charmeitalia.it segreteria@sisicom.it Traduzioni: Ken Tobyn Stampa: Arti Grafiche Boccia Salerno

LA FIRMA DI CHARME

Le sfide da raccogliere nella terra delle eccellenze di Maurizio Maddaloni pag. 6 CAMPANIA, LE PIAZZE DELLA STORIA

Le piazze di Napoli. Spazi aperti intrisi di storia di Rosanna Nastro

pag. 10

Le piazze dei capoluoghi. Patiboli e feste nei salotti delle città di Lello Scarpato pag. 22 Le piazze dei luoghi turistici. L’isola verde forgiata nella lava di Giuseppe Picciano

pag. 32

CAMPANIA, STORIA DI TERME

Le terme della Campania. Relax e benessere in bagni di fango di Gabriele Scarpa

pag. 40

CAMPANIA EVENTI Concessionaria per la pubblicità: SpecialMedia Srl via Nuova Poggioreale Centro Polifunzionale Inail - Torre 7 80143 Napoli Tel. +39.081.195.62.813 commerciale@specialmedia.it Direzione editoriale: Sergio Gradogna Realizzaizone in service: Specialmente srl - Napoli Progetto grafico: Artemisia Comunicazione - Napoli Impaginazione: Pasquale Amato Specialmente srl Immagini: AGN Fotoreporter, Archivio Sisicom, Archivio Specialmente, SG Foto, Michele Attanasio (copertina)

Miracoli in Campania. Quanti santi fanno sciogliere il sangue di Sergio Scarpa pag. 52 DONNA CHARME

Sasha Irace

pag. 58

Giuseppe Leone Esploratore di inquietudini nella terra del Sannio di Antonio Di Costanzo

pag. 62

CAMPANIA STYLE

Stilisti, tendenze autunno inverno 2010/2011. Velluto e pizzi, gli anni Cinquanta in passerella di Annalisa Palmieri pag. 68 Original Marines. Il “made in Naples” che piace a grandi e piccini di Alfredo Costante pag. 78

Questa iniziativa è contro il “sistema” della camorra


Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Napoli

Con il patrocinio di:

pag. 84

Artigianato di qualità. 2. La città dei capolavori d’arte lignea di Giuseppe Picciano

pag. 90

Ulturale Cravatte. La “Pin up” che impreziosisce il colletto di Sarah Ricca pag. 96 Segusissime. L’arte di Murano incontra il made in Naples di Annalisa Palmieri Sanseverino. Le sette pieghe magiche che ammaliano i vip di Annalisa Palmieri

pag. 100

pag. 104

SAPORI DELLA CAMPANIA

La pasta, tradizione della Campania. Paccheri e maccheroni, l’oro di Napoli di Rosanna Nastro pag. 110 Gragnano, città della pasta Oro bianco che cresce nelle miniere dei Lattari di Veronica Mosca

Parla Antonio Pace, presidente dell’associazione “Verace Pizza Napoletana” Ecco il segreto del piatto più amato pag. 134 Intervista a Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani “Con la pizza si esce dalla crisi” pag. 136 Attori e spettatori. Musica, cabaret e una cucina da vip di Annalisa Palmieri pag. 140 Nu murzill sapurit. Il tempio del gusto nel salotto di Partenope di Annalisa Palmieri

pag. 142

Limoni e limoncello. Il frutto giallo e il suo liquore. Fini emozioni per i palati di Antonio Di Costanzo

pag. 144

La ricetta / Zeppole e panzarotti Il fastfood dei vicoli di Partenope di Rosanna Nastro

pag. 150

THE BEST OF SHOPPING

& RELAX pag. 152

MOSTRE

& GALLERIE pag. 160

pag. 112

La Rocca del pastaio. Arte e tradizione al servizio del buon gusto di Melina Chiapparino pag. 120

MUSEI

pag. 162

La Sfoglia d’oro. Sua maestà il fusillo, delizia del palato di Sarah Ricca pag. 124 La Locanda del Nero. Il piacere del mangiar sano e bene di Annalisa Palmieri

il sommario

Artigianato di qualità. 1 Trionfo di colori e arte nell’argilla di Giuseppe Picciano

pag. 128

La pizza. Il disco di farina che seduce il mondo di Veronica Mosca pag. 132

In collaborazione con:


Le sfide da raccogliere nella terra delle eccellenze di Maurizio Maddaloni*

*Presidente della Camera di Commercio di Napoli

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ettere al centro della ripartenza della nostra economia locale le imprese, i lavoratori, le famiglie e i nostri figli. Il futuro della città di Napoli e la sua area metropolitana, terra di incomparabili bellezze, di testimonianze archeologiche uniche al mondo e di autentiche perle dell’arte, è fatto di sfide. Da raccogliere in un campo minato da emergenze, ma anche e soprattutto di eccellenze. Certo dovremo saper intercettare tutti i segnali che arriveranno dalle istituzioni locali e nazionali e trasformarle in occasioni di sviluppo duraturo. Ripartiamo dunque da qualche dato: siamo al terzo posto nella graduatoria nazionale delle provincie italiane per presenza imprenditoriale, dopo Roma e Milano. Ma fare impresa nella nostra provincia significa sostenere maggiori costi di gestione. Tutto costa di più e la spiegazione è immediata: fattori quali criminalità, credito, ma anche energia, mercato del lavoro, pubblica amministrazione e servizi alle imprese, si traducono in maggiori costi e producono minori ricavi. Ma accettare le sfide significa anche vedere il bicchiere mezzo pieno. C’è qualche spiraglio di ripresa e, secondo le nostre stime, rallentano le chiusure di imprese e l’export napoletano torna a correre dopo un biennio di netta flessione. La Camera di Commercio di Napoli inoltre, sarà chiamata ad una doppia sfida a partire dai prossimi mesi, quando sarà pienamente operativa la riforma degli enti camerali. Rafforzeremo la nostra capacità d’azione e assicureremo più servizi alle imprese. In sostanza, saremo obbligati ad essere più forti ed efficienti. E lo stiamo facendo attraverso un patto di sviluppo e responsabilità condiviso, senza distinzioni di rappresentanza, tra tutte le associazioni imprenditoriali, la cooperazione, le organizzazioni sindacali e quelle dei consumatori che animano e compongono l’ente camerale partenopeo. Ce la faremo? Sono convinto di si. Sostenendo le ragioni dell’economia reale e puntando solo sulle realtà imprenditoriali che creano occupazione e sviluppo duraturo. L’immenso giacimento naturale di storia e di cultura da conservare e far conoscere ancora più al mondo, le mille tracce sparse nella città del sapere moderno e le energie vive delle giovani generazioni, sono il nostro futuro e la nostra sfida principale. Non dimentichiamolo mai.

The challenges facing the land of excellences Maurizio Maddaloni* The regeneration of the local economy must focus on firms, families, workers and our children, if we are to overcome the challenges facing the city and metropolitan area of Naples. This outstandingly beautiful land with its boundless artistic heritage and unique archaeological sites is constantly beset by alarming situations but it is also, and above all, blessed with excellences that, with the help of local and national institutions, must be harnessed and transformed into opportunities for lasting growth. Let’s look at some statistics: Naples province has the third highest concentration of private enterprises after Milan and Rome, but we must remember that business has higher running costs here. Factors such as crime, low credit availability, energy costs, the labour market, bureaucracy and inadequate business services result in higher costs and lower profits. Furthermore, taking on the challenges means we must see our glass as half full,

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not half empty. Recovery is on the horizon and our estimates point to a fall in the number of businesses closing, while Neapolitan exports are increasing after a two-year slump. The Naples Chamber of Commerce will have to face a dual challenge in the coming months when the local government reforms are fully implemented. We must enhance the incisiveness of our interventions and ensure that businesses get the services they need. In short, we will simply have to become stronger and more efficient, something we are already on the road to achieving by means of the responsibility and development pact signed by all the business organisations, trade unions and consumer groups making up the Naples Chamber of Commerce. Will we make it? I am certain we will, by supporting the real economy and promoting enterprises that create employment and lasting growth. Our countless natural assets, such as history and culture which we must conserve and present to the world, the modern knowhow pulsing throughout the city and the energy of the younger generations, these are our future and our main challenge. Let us never forget that. * President of the Naples Chamber of Commerce



Campania, le piazze della storia

dsfsd. Sfsdfsdfre di Gabriele Scarpa xx



Campania, le piazze della storia

Le piazze di Napoli. Spazi aperti intrisi di storia di Rosanna Nastro

C

ome l’epicentro della vita. Cantato dai poeti, dipinto dai pittori. Luogo d’incontro, piedistallo di monumenti, terrazza sul mare. Un nome, un’etichetta che racconta di un’epoca, di una dinastia. Un libro spalancato sul nostro passato: piazza Cavour, piazza Mercato, piazza Vittoria, piazza del Plebiscito. Storie di guerre, trattati, rivoluzioni, commerci. Storie di uomini. Ogni cosa passa per la piazza. Ogni cosa la costella. Perché non esistono regni, borghi e villaggi, dal mare alla

Squares of Naples. Open spaces steeped in history Rosanna Nastro

The epicentre of life, sung by poets and painted by artists. A place of meetings, monuments and sea views. An open book recounting 10

history and dynasty. A city square is all these things and more; it tells tales of war, treaties, revolutions, trade and people, for there is no kingdom, town or village from the mountains to the sea that does not have a welldesigned open space where citizens can meet in the shadow

montagna, senza l’anima caliente di uno slargo ben architettato, ben disegnato. Cornice nella cornice, salotto all’aria aperta. Luoghi naturali di ritrovo su cui svettano e fanno ombra castelli, palazzi, chiese e campanili, le piazze di Napoli, ancorché Molte di esse oggi occupate da cantieri, conservano un notevole valore artistico, ma anche sociale, che le rendono parte integrante della vita stessa della metropoli. Le loro vicende accompagnano i fatti di Megaride fin dalla notte dei secoli,

of castles, palaces and churches. The squares of Naples have performed this essential social function since the dawn of civilisation and they also conserve the majority of its considerable artistic heritage. Piazza Municipio is the vast square between the harbour and

Palazzo San Giacomo, the former residence of King Ferdinando I and now City Hall. One of the largest squares in Europe and the hub of the mighty Kingdom of the Two Sicilies, the square is dominated by the lofty towers and walls of the Maschio Angioino castle, the scene of many bloody


Campania, le piazze della storia

Piazza Bellini. Nelle pagine precedenti, suggestiva immagine di piazza del Plebiscito

battles. Nearby is the majestic Piazza del Plebiscito, the stage for the kingdom’s many festivals and colourful parades until the early 17th century, when Domenico Fontana began the construction of the Royal Palace. The square acquired its current layout in the early 19th

century during the Napoleonic domination of Naples: Joachim Murat ordered the construction of the colonnade opposite the palace and Ferdinand I added the Basilica of San Francesco di Paola as an ex voto when the Bourbons won back the kingdom from the French. Adjacent to the

arricchendo, con il fascino di luoghi senza tempo, la storia di Partenope. Prendiamo piazza Municipio, un tempo nota come “Largo Castello”, la vasta area compresa tra i moli del porto e l’antica dimora di re Ferdinando I, palazzo San Giacomo, oggi sede del Comune. Si tratta di uno dei “fori urbani” più grandi d’Europa. Luogo di potere per eccellenza della Capitale del Regno delle Due Sicilie, la piazza si impone per la presenza coreografica e possente del Maschio Angioino, con torri e mura teatro di tante battaglie. Sentinella di pietra irta sui destini di Napoli. Procedendo verso Chiaia si apre magnetica allo sguardo la piazza 11


Campania, le piazze della storia

royal palace and named after the two cities that Italy hoped to reclaim from the AustroHungarian invaders, Piazza Trieste e Trento, is home to the 17th century church of San Ferdinando, the Artichoke Fountain and the historic Gambrinus literary café. Now the affluent heart of Naples, the famous 17th century Piazza dei Martiri was dedicated to all the Neapolitans who had lost their lives in the name of freedom. The central obelisk guarded by four marble lions represents the human spirit, while the statue on top of the monument symbolises the virtue of martyrdom. Once the centre of the popular Piedigrotta Festival celebrating Neapolitan folklore and its typical blend of the sacred and the profane, Piazza Piedigrotta today is bounded by the Mergellina railway 12

station, Palazzo dell’Odeon and the church of Santa Maria di Piedigrotta near the tomb of the Latin poet Virgil. Not far away is the famous Piazza Sannazaro with its Siren Fountain by Francesco Jerace. Heading back to the city centre past the Villa Comunale park is Piazza della Vittoria, named after the victorious naval battle of Lepanto against the Ottoman fleet in 1571 which the Christians won only thanks to the intercession of the Madonna, to whom the church in the square is dedicated. Another historic square in the city centre is Piazza del Carmine which, together with Piazza Mercato, forms what was the main city market under the Anjou dynasty. Since the Middle Ages this had also been the site of public executions and is remembered, in particular, for the death of Conradin of Swabia and, many centuries later, of Fra Diavolo

Piazza del Carmine

del Plebiscito, conosciuta in passato come Largo di palazzo o Foro regio. Era questo il posto in cui nei secoli scorsi si svolgevano le feste popolari più famose del reame, con sfilate di macchine gigantesche e cortei multicolori. Solo dall’inizio del Seicento l’area fu “regolarizzata”, anche a causa della costruzione del nuovo Palazzo Reale, opera di Domenico Fontana. Poi, all’inizio dell’Ottocento, durante il periodo dell’occupazione napoleonica, l’agorà cambiò radicalmente volto assumendo quello attuale. Piazza Plebiscito è cinta da un ampio colonnato, voluto Gioacchino Murat e firmato da Leopoldo Laperuta, al centro


Campania, le piazze della storia

del quale spicca la Basilica di San Francesco di Paola, fatta erigere da Ferdinando I di Borbone, come ex voto per la riconquista del regno. Immediatamente confinante con il vecchio largo di palazzo sorge piazzaTrieste eTrento, così chiamata in onore delle mire irredentiste di casa Savoia quando ancora le due città facevano parte dei domini austroungarici. La piazza ospita la seicentesca chiesa di San Ferdinando, la Fontana del Carciofo e il celebre e storico caffè Gambrinus, ritrovo preferito, in ogni epoca, di artisti e intellettuali. Nel cuore stesso di Chiaja, spicca un altro famoso salotto dell’antica capitale: piazza dei Martiri (o della Pace). Sorta intorno al Seicento, questa piazza, oggi epicentro della Napoli d’elite, è di forma triangolare ed è dedicata a tutti i napoletani che nel corso dei secoli hanno perso la vita in nome della libertà. Il monumento che ne rappresenta lo spirito è costituito da un obelisco circondato da quattro leoni di marmo; sulla sommità troneggia la statua che simboleggia la Virtù dei martiri. Piazza Piedigrotta non è molto distante dai luoghi delle “teste coronate”. Con l’antico largo di palazzo divide l’anima festaiola di Partenope. Storicamente, l’agorà di Mergellina è stata per anni teatro indiscusso di una delle più grandi tradizioni popolari della città di Virgilio: la Festa di Piedigrotta, anima folkloristica di Neapolis, un po’ sacra, un po’ profana. La piazza si caratterizza per la presenza della vicina stazione di Mergellina, il Palazzo dell’Odeon e la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, a due passi la

Piazza San Domenico, particolare della guglia

and the revolutionaries of the Parthenopean Republic. The square has two fountains and pyramid-shaped obelisks, as well as the churches of Santa Croce and Sant’Eligio Maggiore, while the adjacent Piazza del Carmine is home to the ancient church dedicated to the Black Madonna. It

was here that revolutionary leader Masaniello started the popular revolt and incited his army to rise up against the Spanish Viceroy’s troops. The late 19th century Piazza Nicola Amore is named after the mayor who ordered slum clearance in the city, but Neapolitans call it “Piazza Quattro 13


Campania, le piazze della storia

Piazza dei Martiri

tomba di Virgilio. La vicina Piazza Sannazaro è un altro dei luoghi celebri di Napoli. Resa suggestiva grazie alla presenza della Fontana della Sirena, alla cui realizzazione partecipò anche Francesco Jerace. Proseguendo a ritroso, giunti a due passi dal mare, in direzione dei giardini della Villa Comunale ci si imbatte in un’altra famosa radura urbana: piazza della Vittoria che deve il suo nome a un’antica leggenda legata alla battaglia navale di Lepanto contro i legni ottomani (1571). Si narra che i cristiani riuscirono a sgominare la flotta turca solo grazie all’intercessione della Madonna cui fu dedicata, più tardi, in segno di ringraziamento, la chiesa della Vittoria. Mano a mano che si procede 14

Palazzi” because of the four perfectly identical buildings around it. Further along Corso Umberto is Piazza Bovio, also known as Piazza Borsa because of the stock exchange building on its northern side and likewise dates from the period following the cholera epidemic, when numerous houses were demolished to accommodate the new road between

Piazza Garibaldi and Piazza Municipio. The maze of streets of the former Greco-Roman city surrounds Piazza Bellini, dedicated to the famous composer whose statue stands at its centre. It is the intellectual and artistic heart of Naples and home to the Musical Conservatory of San Pietro a Majella, the Sant’Antonio delle


Campania, le piazze della storia

Piazza del Gesù

verso il centro, si entra anche nella parte più antica della culla di Partenope. E’ qui che sorgono alcuni tra gli anfiteatri più caratteristici della metropoli. Quelli, forse, con il carico più significativo di storia. Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare della piazza di Masaniello. Insieme a piazza del Carmine, piazza Mercato forma quella che un tempo era l’area mercatale della capitale, conosciuta anche con il nome di “Foro Magno” o di “Campo del Morocino”. Era questo il luogo in cui fin dal Medioevo venivano eseguite le condanne capitali. Corradino di Svevia fu giustiziato qui. Sorte toccata, molti secoli dopo, a Fra Diavolo e ai ribelli della Repubblica partenopea. Lo slargo del Mercato è ornato da due

Monache complex, the Port’Alba gate and some monumental 16th and 17th century palazzi overlooking the remains of the Greco-Roman walls of ancient Neapolis Once the Roman forum and Greek Agora, Piazza San Gaetano was the official meeting place for local leaders, the venue where foreign ambassadors were received to sign treaties and the

rallying point for the militia when church bells announced the imminent arrival of invaders. There are two churches in the square: San Paolo Maggiore and San Lorenzo Maggiore, which affords access to the underground city. Piazzetta Nilo was the heart of the city’s Egyptian quarter in Roman times. Here two thousand years ago, seafarers, merchants 15


Campania, le piazze della storia

Particolare di piazza Municipio

fontane ornate da obelischi piramidali. Lo imprezosiscono, inoltre, le chiese di Santa Croce e di Sant’Eligio Maggiore mentre poco più in là, nell’attuale piazza del Carmine, svetta l’antichissima chiesa dedicata alla Madonna bruna. Furono gli Angioini a fare di questo posto il centro commerciale di Napoli. Fu qui che Masaniello animò la rivoluzione dei lazzari. E fu sempre qui che il pescivendolo di vico Rotto arringò il suo esercito, guidandolo contro le truppe del viceré. Piazza Nicola Amore dista poche centinaia di metri dal Campo del Morocino. Solcata, in pratica, da Corso Umberto, la zona fu sistemata a piazza alla fine dell’800 e intitolata all’uomo che ne aveva voluto la realizzazione, in pieno Risanamento. I napoletani la 16

and slaves from Alexandria built a statue of the Nile God (also called the “Body of Naples”) in memory of their native land. It has stood there ever since and is now flanked by the church of Sant’Angelo a Nilo. Piazza San Domenico Maggiore is another jewel in the historic city centre. Commissioned by Alphonse I of Aragon, it marks the eastern border

of the ancient Greek city and contains the basilica of San Domenico Maggiore and the spectacular Sansevero Chapel with Sammartino’s incredible sculpture of the Veiled Christ. The square is said to be haunted by the ghost of Maria d’Avalos murdered when her husband, the madrigalist Carlo Gesualdo, found her in the company of her lover Fabrizio Carafa on 17


Campania, le piazze della storia

Piazza Sannazaro

October 1590. The street known as Spaccanapoli then leads to Piazza del Gesù Nuovo, one of the main symbols of Christian Naples with its extraordinary obelisk dedicated to the Madonna, the Romanic Basilica of Santa Chiara and the lavish Jesuit church of Gesù Nuovo. More a crossroads than a square, Largo Monteoliveto is renowned for the Monteoliveto

Fountain and Palazzo Orsini di Gravina, home of Pope Benedict XIII and public office of the Parthenopean Republic. Another fascinating square is Piazza Cavour, dedicated to one of Italy’s founding fathers. Located between the National Museum and the 17th century Porta San Gennaro gate on the remains of the Greek acropolis and defensive walls, it is home to the

chiamano anche con un altro nome: “i quattro palazzi”, dal numero degli edifici che la chiudono. Tutti perfettamente uguali tra loro. Risalendo il “Rettifilo” si arriva a piazza Bovio, conosciuta a Napoli con l’antico nome di Piazza Borsa, per la presenza del Palazzo della Borsa. Anche questa piazza, come i “Quattro Palazzi” risale al cosiddetto periodo del Risanamento, quando con la giustificazdione del colera furono rase al suolo numerose abitazioni per fare posto alla nuova strada che unisce piazza Garibaldi con il Municipio. Lasciandosi alle spalle la zona mare e addentrandosi nel dedalo dei Decumani, si penetra nel cuore stesso della polis greco romana. Un posto sospeso a metà tra il mito e la leggenda. Anima 17


Campania, le piazze della storia

viva dei sogni di Partenope. Come piazza Bellini, cuore intellettuale della città d’arte. La piccola piazza è dedicata al famoso musicista di cui si può ammirare la statua proprio al centro dell’area. E’ qui che sorge il Conservatorio di San Pietro a Majella, oltre al Complesso di Sant’Antonio delle Monache a Port’Alba. I portali di alcuni tra i più ricchi e monumentali palazzi del XVI e XVII secolo si spalancano su piazza Bellini, nel cui limite occidentale si notano anche i resti delle mura greco-romane di Neapolis. Pochi isolati più in là si spalanca piazza San Gaetano in quello che un tempo era l’antico Foro romano e che prima ancora, sotto i greci, ospitava l’Agorà. Piazza San Gaetano era il luogo in cui si riunivano le dodici fratrie del popolo; qui venivano ricevuti gli ambasciatori stranieri per trattare la pace o la guerra e qui il popolo correva alle armi, al suono delle campane, per respingere gli invasori. Piazza San Gaetano è costellata da due edifici religiosi di grande importanza: le basiliche di San Paolo Maggiore e San Lorenzo Maggiore, con l’ingresso nelle viscere della città sotterranea. Piazzetta Nilo sorge là dove, ai tempi di Roma, si trovava il quartiere egiziano. Viaggiatori, mercanti, schiavi: erano tutti originari di Alessandria d’Egitto. Furono loro a far edificare una statua che ricordasse la terra natìa (la Statua del Dio Nilo, detta anche “Corpo di Napoli”). La scultura si trova lì da quasi duemila anni, accanto alla chiesa di Sant’Angelo a Nilo, conosciuta anche come Cappella Brancac18

Gesù delle Monache church. Italy’s most illustrious poet is commemorated in Piazza Dante. Formerly an important centre of trade, the area was redesigned in the 18th century by Vanvitelli, the architect of Charles III of Bourbon, and is now a popular with tourists because of its three monumental churches (Santa Maria di Caravaggio, San Domenico in Soriano and San

Michele a Port’Alba) and the Convitto Nazionale college. Our journey through the historic squares of Naples ends in Piazza Carlo III, a hemicycle on Via Foria. It is dominated by the 18th century Real Albergo dei Poveri, a massive building designed by Ferdinando Fuga and commissioned by Charles III to provide the homeless with a roof over their heads.


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Piazzetta Monteoliveto

cio. Piazza San Domenico Maggiore, la rinomata “city” della cittadella aragonese, è un’altra delle perle del Centro storico partenopeo. A volerla fu re Alfonso I in persona, cui si deve anche la grande scalinata che fiancheggia l’abside della chiesa di San Domenico Maggiore. L’area rappresenta il limite orientale dell’antico perimetro greco cittadino. Lo slargo ospita la chiesa basilicale di San Domenico Maggiore e, a due passi, la visitatissima Cappella Sansevero con il suo straordinario Cristo Velato, opera di Sammartino. E’ in questo angolo di città che, secondo le antiche leggende, ancora si aggirerebbe lo spettro di Maria d’Avalos, la bella moglie del celebre madrigalista Carlo Gesualdo, uccisa dal marito perché scoperta in compagnia dell’amante Fabrizio Carafa, il 17 ottobre del 1590.

Proseguendo lungo Spaccanapoli si arriva a piazza del Gesù Nuovo, uno dei simboli della Napoli cristiana, con i suoi straordinari monumenti come l’Obelisco dell’Immacolata, la romanica Basilica di Santa Chiara e lo sfavillante tempio dei gesuiti: la chiesa del Gesù Nuovo dove riposano le spoglie mortali di San Giuseppe Moscati. Alle spalle di via Toledo, invece, si trova largo Monteoliveto. Il luogo, più che una vera e propria piazza, dà piuttosto l’idea di un quadrivio. E’ attraversato, infatti, da via Sant’Anna dei Lombardi, via Monteoliveto e via Trinità Maggiore. L’area è importante perché conserva due opere di grande valore: la fontana di Monteoliveto e Palazzo Orsini di Gravina, dimora di papa Benedetto XIII, nonché sede delle istituzioni della Repubblica Partenopea e teatro dei moti liberali del 1848. Oltre l’antico tracciato di Neapolis, oltre le rotte del lungomare, la città di Virgilio vanta altri luoghi di aggregazione densi di fascino e storia patria. E’ questo, ad esempio, il caso di piazza Cavour già Largo delle Pigne. La piazza dedicata al ministro piemontese artefice dell’Unità d’Italia, si spalanca a est del Museo Nazionale ed ha sullo fondo la seicentesca Porta San Gennaro. E’ qui che sorge anche il complesso del Gesù delle Monache, chiesa che in passato avrebbe dovuto costituire il Pantheon della casa d’Aragona. L’area di piazza Cavour sorge ai piedi di quella che un tempo era l’antica acropoli greca. In questo stesso posto, negli anni ’50 furono riportati alla luce i resti di un anti19


Campania, le piazze della storia

Piazza Vittoria

co muraglione greco risalente al IV secolo a.C. che in origine serviva a difendere l’area già naturalmente protetta da un massiccio sistema di dislivelli ricavato dalla retrostante collina. A un poeta che simboleggia l’italianità nel mondo è invece intitolata piazza Dante, snodo cruciale della città nella zona a monte di via Toledo. Nota in origine come Largo del Mercatello perché animata da ricchi scambi commerciali, l’area fu sistemata a piazza nel corso del XVIII secolo quando re Carlo III di Borbone affidò all’architetto Vanvitelli il compito di realizzarvi il Foro Carolino. Meta turistica molto gettonata in quanto sede di tre chiese monumentali (Santa Maria di Caravaggio, San Domenico in Soriano e San Michele a Port’Alba), piazza Dante ospita anche il Convitto Na20

zionale intitolato a re Vittorio Emanuele II. Il vagabondare per le piazze della storia si chiude con piazza Carlo III, nel cuore di via Foria. L’area ha una forma ad emiciclo nella quale confluiscono molte importanti arterie della zona. Su di essa svetta il Real Albergo dei Poveri, disegnato dell’architetto Ferdinando Fuga nel corso del XVIII secolo su commissione di re Carlo III, il quale, con quel progetto, cullava il sogno di garantire un tetto dignitoso a tutti i poveri del regno. Conosciuta anche come “serraglio”, l’imponente struttura ha finito col dare un altro nome alla piazza: quello di piazza del Reclusorio. Ancora oggi sull’immenso foro si affaccia l’ex stazione terminale della Ferrovia Alifana, attiva fino agli ’70 e di cui si conservano solo le insegne sulla facciata.



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Le piazze dei capoluoghi. Patiboli e feste nei salotti delle città di Lello Scarpato

Avellino, piazza Libertà

A

ntico foro, centro di scambio, la piazza, soprattutto al Sud, è l’anima viva della città. Il posto in cui ci si ritrova, la domenica mattina, dopo la messa. Oppure nelle afose sere d’estate, per scambiare quattro chiacchiere in compagnia. Re e imperatori, duci e condottieri hanno avuto bisogno di questi luoghi per ammaliare il popolo. Intimorirlo, corteggiarlo. Fare sfoggio della propria potenza. Qui sfilavano le truppe, qui venivano montati i palchi per le feste. Qui si animavano le adunate e svettavano i patiboli su cui rotolavano le teste dei condannati. Da Avellino a Caserta, passando per Salerno e Benevento, ogni centro dell’antico e glorioso Regno delle due Sicilie è costellato di sa-

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Squares in the provincial capitals Executions and festivals in the city squares Lello Scarpato

The square is the soul of southern Italian cities. It is where people chat with friends after church or on hot summer evenings, and where kings and emperors won over or intimidated the

townspeople, flaunting their power with marching troops, lavish festivals or public executions. So let’s take a closer look at the provincial capitals of Avellino, Caserta, Benevento and Salerno, whose beautiful, historic squares evoke the ancient and glorious Kingdom of the Two Sicilies. We start in Avellino at Piazza del Popolo.


Campania, le piazze della storia

lotti e fori urbani: agorà di pietra, testimoni di storia patria. Culle di fatti e vicende dal fascino unico, che meritano di essere raccontati dal primo all’ultimo particolare. Avellino. Partiamo da Avellino, gemma dell’Irpinia.Tra le tante piazze di cui è costellato l’abitato campano, alcune meritano un discorso a parte. E’ questo il caso di piazza del Popolo, conosciuta anche come piazza Mercato. Oggi completamente rifatta, l’area urbana svetta per un monumento edificato negli anni scorsi in memoria delle vittime del terremoto del 1980. Ma anche per un tragico evento risalente al settembre del 1943, quando gli aerei alleati, impegnati ad ostacolare la ritirata delle truppe tedesche, volendo colpire e demolire il vicino Ponte della Ferriera, rovesciarono il loro carico di morte su questo pacifico angolo di paese, seminando lutti e distruzione. Dal Mercato alla Dogana, il passo è breve. Eccoci giunti in quella che oggi si chiama piazza Amendola, ma che tutti in città ricordano ancora come piazza Centrale o come l’antica Dogana. Ci troviamo in uno dei luoghi simbolo di Avellino. Nel periodo del principato dei Caracciolo, lo slargo, esistente fin dall’epoca longobarda, era il fulcro della vita associativa e politica del villaggio. Sede dell’Università, l’area fu abbellita, nel corso dei secoli, con l’edificazione del palazzo della Dogana (poi rimaneggiato nel 1657), con la costruzione, a opera di Fanzago, dell’obelisco sormontato dalla statua di Carlo II d’Asburgo e con la baroccaTorre dell’Orologio, uno dei monumenti

Avellino, piazza Dogana: particolare della torre dell’orologio

Dominated by a monument raised to commemorate the victims of the 1980 earthquake, the square was a scene of tragedy in September 1943, when Allied bombers attempted to blow up the Bridge of Ferriera so as to hinder the German troops’ retreat, but they missed their target, bringing death and destruction to this peaceful city quarter.

Built during the Lombard domination, Piazza Amendola was the centre of social and political life under the Caracciolo princes and is one of Avellino’s landmarks. It was then called Piazza Dogana because of the Customs House here (restructured in 1657) and was embellished over the centuries with the construction of the University, the 23


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Benevento, piazza Santa Sofia

più belli del capoluogo. Piazza Libertà non è molto distante dalla Dogana. Per anni la zona che costeggia l’antica piazza Centrale fu conosciuta semplicemente come il “Largo”. Un tempo piazza Libertà era il ritrovo dei venditori di nocciole: vecchie fotografie in bianco e nero restituiscono alla città immagini di altre epoche, quando carri, carrette e traini, colmi di sacchi di pregiate nocciole “abellinae”, erano solite sostare nel Largo, per animare il mercatino. Fu qui che i Caracciolo fecero erigere il loro palazzo più bello e importante, elevando quel posto al rango di “piazza d’elite”. Altri fori d’Avellino meritevoli di essere citati sono piazza Duomo, piazza D’Armi e la celebre piazza Castello, l’agorà che sorge a due passi dal teatro dedicato al celebre madrigalista Gesualdo. 24

monument topped by a statue of Hapsburg king Charles II by Fanzago and the superb baroque clock tower. Not far away is Piazza Libertà, once thronging with carts, barrows and market stalls selling the famous abellinae hazelnuts, as shown in many period photographs, and home to the Caracciolo family’s most beautiful and important building. Other noteworthy squares in Avellino

are Piazza Duomo, Piazza D'Armi and the famous Piazza Castello near the theatre dedicated to the famous madrigal composer Gesualdo. Irpinia’s other provincial capital is Benevento, which is also of Samnite origins (the Hirpini were one of the most warlike tribes) but was later dominated by the Lombards. In Piazza Duomo, which is still being refurbished, stand the remains of the


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Benevento. Dal capoluogo dell’Irpinia passiamo a Benevento, città che divide, con “quella dei lupi”, le comuni origini sannite (gli Irpini, infatti, erano una delle tribù più bellicose del popolo venuto dai monti del Sannio) oltre che lo stesso periodo della dominazione longobarda. A Benevento un discorso particolare meritano senz’altro piazza Duomo e piazza Orsini. La prima, tuttora in via di ristrutturazione, spicca per i resti di un antico atrio medievale, definito nel XII secolo “Paradiso”, in cui erano rinchiuse le sepolture dei principi longobardi. L’atrio fu raso al suolo su ordine del cardinale Ruggiero: le lapidi sepolcrali furono recuperate e utilizzate per rivestire la facciata della Cattedrale. Al posto del “Paradiso” venne ricavato un piccolo spazio circondato da un basso muro con una cornice costellata di sedili di pietre e sculture di cui oggi rimane solo la parte del recinto. Molto della struttura, infatti, fu abbattuta nel 1867 durante i lavori per l’allargamento della piazza. Il resto lo fecero i bombardamenti dell’ultima guerra. Quasi confinante con piazza Duomo, a sinistra della cattedrale, si apre piazza Orsini, con la sua celebre fontana dedicata a Papa Orsini, il palazzo Arcivescovile contiguo al Duomo e i resti della basilica di San Bartolomeo edificata nel 1112. Il 13 febbraio 1799 piazza Orsini fu teatro di un evento destinato a passare alla storia: i francesi, infatti, vi piantarono l’Albero della Libertà, che poi, dopo la caduta dei giacobini, fu incendiato (24 maggio 1799) e sostituito con una croce. Sempre a Bene-

Benevento, particolare dell’obelisco egiziano di piazza Papiniano

medieval tombs of the Lombard princes. On the order of Cardinal Ruggiero, the hall was razed to the ground and the tombstones were used in the façade of the Cathedral, but the structure built in its place was largely demolished in 1867 when the square was extended and the rest was destroyed in world war II. Adjacent to Piazza Duomo is Piazza Orsini, with its famous fountain, the Archbishop's

palace and the remains of the San Bartolomeo basilica built in 1112. On 13 February 1799, the French planted the Tree of Liberty here but it was burned after the fall of the Jacobins two months later and replaced with a cross. Other famous squares in Benevento include Piazza Papiniano with its Egyptian obelisk in the Temple of Isis, Piazza Matteotti with the church of 25


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Salerno, piazza Portanova

Santa Sofia, and Piazza Cardinale Pacca between the Lombard walls in Via Torre di Catena and the Cathedral. The latter was the heart of the ‘new’ Lombard town, whose narrow, medieval streets have largely survived intact and preserve the building said to be the birthplace of San Gennaro, patron saint of Naples. Largo Torre is another famous square of the ancient Samnite capital and provides access to 26

some of the most picturesque streets in the neighbourhood. The recently repaved Piazza Caio Ponzio Telesino houses the remains of the Roman theatre and the Santa Maria della Verità church, and is joined to Via Torre della Catena through a large opening in the ancient walls. Two other historic squares are Piazza Piano di Corte, so called because it was the site of the

vento meritano di essere visitate anche piazza piazza Papiniano per il celebre obelisco egizio del tempio di Iside, piazza Matteotti con la chiesa di Santa Sofia, e piazza Cardinale Pacca, detta anche piazza Santa Maria. Lo slargo sorge nel cuore del Triggio (dal latino Trivium), il quartiere compreso tra le mura longobarde di via Torre della Catena e il Duomo. Piazza Cardinale Pacca era il cuore della cosiddetta “città nuova” longobarda, di cui ancora oggi conserva buona parte della topografia medievale, fatta di vicoli stretti sui quali si affacciano vecchi edifici tra cui, secondo la leggenda, spicca la casa natale di San Gennaro, il patrono di Napoli. Largo Torre, posto sulla strada principale omonima del rione Triggio, è un altro dei piazzali celebri dell’antica capitale del Sannio. Da qui si entra in alcune tra le stradine più suggestive del rione. Piazza Caio Ponzio Telesino, invece, con i resti del teatro romano e la chiesa di Santa Maria della Verità costruita sulle sue rovine, si apre a pochi passi dalla Facoltà di Scienze. L’area, appena ripavimentata, comunica con via Torre della Catena tramite un ampio varco nelle antiche mura. Piazza Piano di Corte, nel cuore del rione Trescene, è un altro luogo che trasuda storia. Il nome della piazza è dovuto al fatto che da queste parti sorgeva, un tempo, la Sacratissima corte dei principi longobardi o Sacrum Palatium. A non molta distanza dal Piano si apre piazza Arechi II, meglio nota con il vecchio nome di Piazzetta Vari. Qui svetta il palazzo De Simone, sede del Conservatorio. Sia piazza Corte sia piazza Arechi


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sono tra i luoghi più frequentati dai giovani di Benevento. Piazza Dogana, invece, è uno spiazzo di forma rettangolare che si affaccia a non molta distanza dal Duomo. L’area, su cui si sorge la duecentesca chiesa di San Francesco, prende il nome dall’antica Dogana Pontificia, erede, a sua volta, di un’analoga istituzione di epoca romana. In tutta la zona compresa tra la Dogana e il celebre Arco di Traiano, simbolo di Benevento, si trovano alcuni tra i più bei palazzi nobiliari e portoni barocchi della città. Salerno. Da Benevento passiamo a Salerno, città che, come gli altri due capoluoghi campani fu sede, in passato, di un potente e temuto ducato longobardo. Sicuramente un posto di primo piano meritano in città, piazza Portanova e piazza Flavio Gioia, due salotti nel cuore della Salerno antica, un tempo parte di uno stesso ampio piazzale oggi “diviso” dalla struttura di Porta Nuova. Realizzata nel 1754 dal maestro Ragozzino, la Porta mostra, sulla sommità dell’architrave, una statua raffigurante San Matteo, patrono della città, opera del 1756 dello scultore Francesco Pagano. In pieno Medioevo, nell’area compresa tra Portanova e piazza Gioia si teneva la celebre Fiera di San Matteo. Lo slargo, oggi dedicato al passeggio e agli spettacoli, era anche il luogo in cui venivano eseguite le condanne a morte. Dell’antico patibolo è visibile, sul lato destro di piazza Portanova, un dipinto murale di fine Seicento: si tratta della cosiddetta Madonna delle Grazie, un’edicola votiva dove sostavano i con-

Salerno, particolare della cattedrale

Lombard princes’ Sacrum Palatium or holy court, and the nearby Piazza Arechi II, home to the Music Conservatory in Palazzo De Simone. Both squares are popular meeting places for the young people of Benevento. The site of the papal customs house and of a similar building in Roman times (hence its name), Piazza Dogana overlooks the Cathedral and is home to the 13th century church of San Francesco. The

area between Piazza Dogana and Benevento’s landmark Arch of Trajan contains some of the some of the most beautiful baroque buildings and portals in the city. Like the other two provincial capitals, Salerno was a powerful and feared Lombard duchy. Piazza Portanova and Piazza Flavio Gioia in the heart of old Salerno were once one large square but they were 27


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dannati per l’ultima preghiera. L’ottagonale piazza Flavio Gioia, detta anche “La Rotonda” è stata arricchita, di recente, con una scultura raffigurante due delfini. Piazza Amendola, invece, è un po’ il foro moderno di Salerno. Il centro “politico” della città, visto che sorge a due passi dalla sede del Comune e dall’edificio della Prefettura. Poco più in basso i giardini della Villa Comunale separano l’area della city dal tardo-ottocentesco teatro Verdi e dalla splendida visuale del mare del Golfo. Piazza XXIV Maggio, che tutti a Salerno ricordano come piazza Malta, in memoria del suo antico nome, è uno dei posti più trafficati del capoluogo. Deve il suo successo al fatto di essere sempre affollata perché costellata dalle vie dello shopping. Come piazza Cavour e piazza Mazzini, anche piazza XXIV Maggio è in via di rifacimento insieme con piazza Concordia nell’ambito del progetto del Comune che mira a ridisegnare l’intera area portuale con la costruzione di una maxipiazza affacciata sul mare in stile Barcellona. In pieno centro storico sorge anche la suggestiva piazza Sedile del Campo la cui storia affonda negli anni in cui Salerno era sottoposta al dominio dell’Urbe. In questo foro, infatti, in epoca romana sorgeva un “Campus Grani”, sorta di cittadella direzionale del periodo, luogo di riferimento della colonia, nonché centro propulsore di ogni attività commerciale del borgo. Nei secoli successivi, quelli in cui i nobili del ducato, per difendere i propri interessi, diedero vita a veri e propri “comitati di quartieri” ante-litteram, 28

separated by the construction of the Porta Nuova gate in 1754, on top of which stands a statue of the patron saint St. Matthew by Francesco Pagano (1756). In the Middle Ages, the Festival of Saint Matthew was held here and it was also the site of public executions, as is testified by the late 17th century mural of Our Lady of Grace, a shrine where the condemned could

say a final prayer. Today, the octagonal square throngs with pedestrians and street artists and has been embellished with a sculpture of two dolphins. Piazza Amendola is Salerno’s most modern square and the administrative hub of the city. The nearby Villa Comunale gardens separate the historic centre from the late 19th century Verdi Theatre and the splendid view of the Gulf. Piazza XXIV


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Salerno. piazza Flavio Gioia

Maggio, formerly Piazza Malta, is one of the busiest parts of the city and heart of the shopping district. Like Piazza Cavour and Piazza Mazzini, Piazza XXIV Maggio is being refurbished along with Piazza Concordia as part of the City project to redesign the entire port area with the construction of a Barcelona-style, seafront ‘mega square’. Piazza Sedile del Campo in the historic centre

dates back to Roman times when it was a Campus Grani, a sort of administrative centre and trading point for the entire colony. In later centuries, when the nobles of the duchy gave birth to “neighbourhood committees” to defend their interests, this was the seat of one such committee. Other famous squares in Salerno include Piazza Alfano opposite the

presero poi forma e vita le prime “associazioni” definite Seggi o “Sedili” per via della “poltrona” che serviva ad ospitare il “capo”. Uno dei sedili era appunto quello del Campo, che aveva come punto di riferimento l’omonima piazza. Altre celebri agorà salernitane sono piazza Alfano, proprio davanti al medievale Duomo, piazza Abate Conforti, a pochi passi dall’Archivio di Stato, piazza Sant’Agostino, piazzetta Piantanova, la popolare “piazza del Crocifisso” e la suggestiva piazzetta del Tempio di Pomona, uno dei luoghi più pittoreschi del capoluogo per la vicinanza di un antico tempio di epoca pagana, oggi adibito a sala per mostre ed esposizioni. Caserta. Infine, sbarchiamo a Caserta, città famosa per la sua sfavillante reggia. La principale piazza del capoluogo di “Terra di lavoro” è senz’altro piazza Carlo III, intitolata al Re di Napoli che volle la maestosa dimora vanvitelliana. Per dimensioni, è addirittura superiore a quella di Città del Vaticano. E’ costituita da un immenso polmone verde che si trova proprio davanti al Palazzo Reale, con ai lati due ampi emicicli fatti costruire dal sovrano di casa Borbone per la servitù. Un’altra delle principali e più antiche piazze di Caserta è piazza Matteotti, conosciuta dai casertani come “piazza Mercato”. L’area, così come piazza Carlo III, è stata di recente sottoposta a un profondo lavoro di restyling che l’ha resa decisamente più funzionale. Altro celebre slargo è piazza Vanvitelli, con le sue librerie, i negozi di abbigliamento, le caffetterie, gli chalet, gli alberghi e le banche. Piazza Vanvitelli è 29


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Caserta, piazza Carlo III. Sullo sfondo la reggia

medieval cathedral, Piazza Abate Conforti near the State Archives, Piazza Sant’Agostino, Piazzetta Piantanova and the charming Piazzetta del Tempio di Pomona, one of the city’s most picturesque places named after an ancient pagan temple, now used as an exhibition hall. Our tour ends in Caserta, renowned for Vanvitelli’s glittering palace commissioned by Charles III of Bourbon. The main square is certainly Piazza Carlo III, 30

which rivals St. Peters in the Vatican City and comprises a huge park in front of the palace, flanked by two hemicycles. Another historic square is Piazza Matteotti which, like Piazza Carlo III, has recently been extensively redesigned to make it more functional. Piazza Vanvitelli, a charming square thronging with book and clothes shops, cafés, bars, hotels and banks, is home to Palazzo Castropignano (City Hall) and the 16th

anche il luogo in sui si trova Palazzo Castropignano, sede del Comune e il cinquecentesco Palazzo Acquaviva dove sono ospitati gli uffici di Questura e Prefettura. L’area è impreziosita dalla presenza dei giardini della Villa Comunale al cui centro svetta il monumento dedicato all’architetto della reggia e una grande fontana. Prima di diventare giardino pubblico, fino a due secoli fa, piazza Vanvitelli era anche la zona del mercato. Tra i larghi più antichi di Caserta un discorso a parte åmerita piazza Dante. In passato questa particolare radura urbana, ombreggiata da quattro grandi palazzi con porticati tutti uguali, era chiamata prima iazza dei Quattro Canti, proprio in riferimento al numero degli edifici che la circondavano, e poi piazza Margherita. Piazza Duomo, invece, è una delle principali aree del


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Caserta, piazza Vanvitelli

century Palazzo Acquaviva, now used as the Prefecture of Police. Formerly the city market square, it now houses the Villa Comunale gardens, at whose centre stands a monument dedicated to the royal architect and a large fountain. Piazza Dante is one of Caserta’s oldest squares and stands in the shadow of four identical porticoed buildings. Piazza Duomo in the historic centre is overlooked by the massive cathedral, the church of San

Giovanni and the neoclassical Post Office building. The nearby Piazza Sant'Anna on the edge of the city centre is popular with the townspeople as it houses the shrine of their patron saint, St. Anne. Our tour ends in the San Leucio quarter with Piazza della Seta, once home to numerous silk-manufacturing workshops and the main gateway to the royal residence through the famous 17th century Bourbon Arch.

Centro storico. Ha una forma irregolare ed è caratterizzata dalla imponente mole della Cattedrale. Nella stessa piazza si trova anche la Chiesetta di San Giovanni e il classicheggiante Palazzo delle Poste. A poca distanza dal Duomo si apre anche piazza Sant’Anna, agorà che segna il confine tra il Centro storico e la zona sud dell’abitato. I casertani sono legatissimi a questa piazza. Il foro, infatti, deve il suo nome alla presenza del santuario di Sant’Anna, patrona della città. E concludiamo il tour nella storia degli slarghi con piazza della Seta. Si trova nella frazione di San Leucio ed è considerata la principale via d’ingresso al Reale Belvedere. Un tempo in questo luogo sorgevano numerose botteghe artigiane specializzate nella lavorazione della seta. Dalla piazza si accede alla residenza reale attraverso il celebre Arco Borbonico risalente al XVII secolo. 31


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Le piazze dei luoghi turistici. Riposo dell’anima, cuore di città di Giuseppe Picciano

La piazzetta dell’Isola Azzurra

S

ono i luoghi dell’anima e della suggestione, dei ricordi e della storia. Sono piccole o grandi, ma soprattutto antiche, capaci di attraversare epoche e vicende lontane; ancora oggi vivide testimonianze di stili artistici e architettonici. Ecco le piazze, cuore pulsante delle città. Un tempo erano le agorà, luogo di aggregazione, ma anche centro del potere religioso e commerciale della città, simbolo indiscusso della democrazia, tant’è che vi si riuniva l’assemblea della “polis” per parlare di politica. Oggi le piazze hanno perso l’antica funzione immaginata dai Greci, diventando il crocevia degli itinerari turistici più in voga. Nelle località chic della Campania piazze, piazzette o slarghi

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The squares of popular tourist locations Relaxation in the heart of the community Giuseppe Picciano

Soulful places laden with memories and history, town squares may be small or large but, above all, they are old, spanning distant eras and bearing witness to historic events and changes in artistic

and architectural styles. For the ancient Greeks, the agora was a meeting place, a religious site, a trade centre and a political forum, but the historic squares in Campania’s chic resorts are now the crossroads of the numerous popular tourist itineraries that this region can offer. Let’s start in the medieval town of Ravello, renowned worldwide for its fine monuments, magical


Campania, le piazze della storia

rappresentano una destinazione ineludibile per il visitatore che ami appagare il piacere dell’estetica o calarsi in atmosfere coinvolgenti. Un ipotetico percorso (uno dei tanti che sa offrire questa regione) potrebbe cominciare da Ravello, antica cittadina medioevale, conosciuta in tutto il mondo per la sua storia, per i suoi pregevoli monumenti, per la magia dei suoi paesaggi e delle sue dimore patrizie.Terra di incanto, così come la descrissero i più illustri viaggiatori di ogni tempo che la elessero a “Patria dello spirito”. Ravellese è il protagonista di una delle più belle novelle del Decamerone, Landolfo Rufolo: nobile per nascita, pirata per scelta, per abilità e buona sorte felice proprietario di un immenso tesoro. Il centro è rappresentato da Piazza Vescovado, che sorge oltre le rovine del Castello, uno dei palazzi fortificati del XIII secolo, su cui prospettano la Cattedrale ed il palazzo Rufolo. Fare un giro nella piazza significa immergersi in un ambiente sobrio ma pregno di storia. Non a caso è considerata una piazza-museo che introduce ad altre bellezze architettoniche. Più avanti si incontra Piazza Fontana, composta nel XVIII secolo e, fino a poco tempo fa, decorata da un leone e da un bue provenienti dall’altare dell’ex cattedrale. Su Piazza Fontana si affaccia la chiesa di Sant’Agostino, databile al X secolo e in origine a tre navate, ora rimasta con una sola abside con due colonne e dedicata a sacrario dei Caduti. Pochi chilometri e si giunge ad Amalfi. Qui lo spettacolo che appare è sorprendente. Case bianche aggrappate alle pareti rocciose, si contrappongono

Capri, il campanile della celebre piazzetta

landscapes, superb villas and one of the most beautiful stories in the Decameron: that of Landolfo Rufolo, noble by birth, pirate by choice, whose skill and good fortune made him the owner of an immense treasure. A veritable open-air architectural museum, Piazza Vescovado stands on the ruins of the 13th century castle in the shadow of the Cathedral and

Palazzo Rufolo. Not far away is the 18th century Piazza Fontana and the church of Sant’Agostino, dating from the 10th century when it had three aisles, although it now has a single apse with two columns. A few kilometres away is the spectacular town of Amalfi, whose white houses cling to the cliffs and overlook the majestic 33


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Ravello, piazza Vescovado

all’imponenza del Duomo di Amalfi posto al centro della cittadina. Così come le abitazioni, anche la Cattedrale, dedicata all’Apostolo Sant’Andrea, si raggiunge dopo aver percorso la scalinata con i suoi 57 gradini. Sul lato destro del Duomo, si erge il campanile del XII secolo mentre, al di sotto il chiostro Paradiso con l’annessa chiesa del Crocifisso, attendono il visitatore per un breve viaggio nel passato storico religioso della Chiesa amalfitana. Dall’atrio del Duomo, che sovrasta la piazza, ove la statua del Patrono di Amalfi, fa bella mostra di sé, si intravedono, agli angoli dei vecchi edifici signorili, oggi adibiti ad alberghi, viuzze che si perdono e vicoli che conducono alla scoperta di Amalfi. Ognuna di essi nasconde una piazza: tra queste, piazza dei Dogi, anticamente piazza dei Ferrari, per la presenza di botteghe dei fabbri. Da Amalfi 34

cathedral in the town centre. Dedicated to St. Andrew, Amalfi cathedral with its flight of 57 steps is flanked by the 12th century bell tower, the Paradise Cloister and the Crocefisso church. The Cathedral overlooks the statue of the town’s patron saint in the square, bounded by stately homes now converted into hotels and served by streets and alleys that will take visitors on a journey through historic Amalfi. Each lane conceals its own small square, such as

Piazza dei Dogi. Just along the coast is Positano, a beautiful seaside village and probably the oldest in the area, with settlements dating from the late Paleolithic Age. Novelist John Steinbeck described Positano in a 1953 article in Harper’s Bazaar as “a dream place that isn’t quite real when you are there and becomes beckoningly real after you have gone”. The town’s name probably comes from the Phoenician word for Neptune “Pesitan”,


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a Positano il passo è breve perché questo splendido borgo marinaro è probabilmente il luogo più antico della Costiera, con insediamenti antropologici che risalgono al Paleolitico superiore, la sua origine si perde tra storia e mito. John Steinbeck, famoso scrittore statunitense, descrisse Positano in un articolo apparso su “Harper’s Bazaar” nel 1953 come “un posto di sogno che non è mai del tutto reale finché ci stai e che diventa animatamente vivo quando te ne sei andato”. Il nome del borgo costiero, che deriva probabilmente dal vocabolo fenicio “Pesitan” che significa Nettuno, è legato anche alla leggenda che vuole che, durante una tempesta, dei fuggiaschi su un veliero proveniente dall’Oriente che trasportava un’icona sacra, udirono una voce dire “posa posa” e la interpretarono come la volontà della Madonna di dirigersi verso terra dove poi fu costruita una Chiesa di Maria Assunta, a lei dedicata. Il santuario, che oggi si affaccia su piazza Flavio Gioia, il famoso navigatore originario di queste zone che inventò la bussola, è decorata dai preziosi mosaici di Mimmo Paladino e presenta una suggestiva cupola maiolicata a piastrelle gialle e verdi. Frequentatissimo luogo di villeggiatura è stato patria di elezione, a partire dall’Ottocento, di artisti italiani e stranieri, adottata dal mondo della danza, della letteratura, della pittura e della musica. Il cuore di Sorrento, invece, è piazza Torquato Tasso, dedicata al grande scrittore italiano, autore della Gerusalemme liberata. Meta obbligata della movida sorrentina, la piazza aveva il nome di Largo del Castello. Assunse l’at-

Sorrento, piazza Tasso

but it is also linked to the legend regarding a ship of refugees from the East carrying a sacred icon who heard a voice saying "Posa Posa" (“stop here”) and interpreted it as the will of the Madonna to build a church dedicated to her on the shore. The Maria Assunta church is situated in Piazza Flavio Gioia, the famous local navigator who invented the compass and is embellished with precious mosaics and a superb dome of yellow and

green majolica tiles. In the 19th century Positano became the adopted home of Italian and foreign artists from the world of dance, literature, painting and music. The heart of Sorrento is Piazza Tasso, dedicated to the illustrious Italian author of "Jerusalem Delivered and now the centre of the town’s nightlife. The square assumed its current layout in the mid 19th century following the demolition of Ferdinand of 35


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tuale assetto in seguito alle profonde trasformazioni urbanistiche che anche la città subì nel corso del XIX secolo. Nel 1843 venne demolito il castello fatto erigere da Ferdinando d’Aragona nel XV secolo, pressappoco dove è ora il monumento a Sant’ Antonino, patrono della città. L’anno seguente fu rasa al suolo anche la cortina muraria cinquecentesca che difendeva la città lungo i valloni disposti su tre lati. Infine nel 1866 fu abbattuta la porta di accesso alla città dal lato orientale, detta Porta del Piano, alla cui sommità si trovava la statua di Sant’Antonino, oggi al centro della piazza. Nello stesso periodo l’amministrazione comunale decise di aprire una nuova strada che attraversasse tutto il centro urbano, benché ciò comportasse la parziale distruzione degli isolati compresi tra via Pietà e via San Cesareo. Sorsero così, spesso dal riadattamento di costruzioni preesistenti, tutti gli edifici ottocenteschi che delimitano l’attuale Corso Italia. Conseguenza di tali trasformazioni urbanistiche fu anche la soprelevazione e l’ampliamento del fabbricato ad angolo con via Pietà, che venne a nascondere parte della facciata del settecento Palazzo Correale, posto all’estremità sud-orientale della piazza. La dirimpettaia di Sorrento è per antonomasia Capri, perla del Golfo di Napoli, descritta da Curzio Malaparte come “un luogo solo adatto per uomini forti, per spiriti liberi”. L’Isola Azzurra custodisce nel suo bel mezzo Piazza Umberto I, la Piazzetta famosa in tutto il pianeta. E’ intitolata al “Re buono” per via del suo atteggiamento positivo 36

Positano, piazza Flavio Gioia

Aragon’s 15th century castle and the 16th century town walls and eastfacing Porta del Piano gateway. The statue of St. Antoninus, the town’s patron saint, was then moved to the centre of the square, now served by a new road, Corso Italia. New houses were built around Palazzo Correale, the 18th century building in the square’s south-eastern corner. Sorrento’s nearest neighbour is Capri, the pearl of the Gulf of Naples

described by Curzio Malaparte as “a place suitable only for strong men, for free spirits”. Life on the Azure Island is centred on Piazza Umberto I, the world-famous Piazzetta named after “the good king” who personally took part in relief work following the severe cholera epidemic in Naples in 1884. With its spectacular views of Mt. Solaro, the Piazzetta is a compulsory stopping point where visitors and locals can enjoy breakfast or a drink


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dimostrato nel fronteggiare sciagure quali la grave epidemia di colera a Napoli del 1884, prodigandosi personalmente nei soccorsi. Il salottino internazionale dei vip è aperto sul panorama di Monte Solaro dalla terrazza con le bianche colonne della funicolare. La Piazzetta è il centro dell’isola di Capri sia per i turisti che per gli abitanti del posto. Chiunque arriva a Capri deve passare tra gli stretti spazi lasciati liberi dai tavolini dei bar, dove ci si incontra per fare colazione o semplicemente due chiacchiere, coperti dalla discrezione degli ombrelloni utilizzati per riparare dal sole. In Piazzetta si trova il giornalaio del paese, e il piccolo ufficio informazioni dell’Azienda del Turismo. Su un lato della Piazzetta, di fronte alla scalinata, c’è il Municipio. Nel cortile del Municipio c’è il fusto di una colonna scanalata e il frammento di una base circolare in marmo, ritrovati negli anni Venti durante la costruzione del porto, probabilmente appartenenti alla villa augustea di Palazzo a Mare. La Piazzetta era il centro della vita locale, sede del mercato della verdura e del pesce, raramente della carne, merce un tempo molto rara. Solo nel 1938, dall’idea del giovane caprese Raffaele Vuotto di sistemare alcuni tavolini, la Piazzetta assunse un carattere più mondano. Da quel momento divenne ritrovo della vita sociale che prima si svolgeva negli alberghi e nelle abitazioni private. All’altro capo del golfo, giace (dal greco “prochetail”) la bella Procida. Infatti se si guarda attentamente la morfologia dell’isola ci si accorge che essa sembra sdraiata nel mare. Altri ancora fanno

Casamicciola, piazza della Marina

at one of the many tables around the square, bounded by the newsagent’s shop, the tourist information office and the town hall. The courtyard of the town hall houses a fluted column and a circular marble base found in the 1920s during the construction of the harbour, which probably came from the Augustan age villa now called Palazzo a Mare. The Piazzetta was the centre of everyday local life and home to the vegetable and

fish market (meat was once a very rare commodity here) until 1938 when it took on a more mundane appearance with the addition of bars and cafés. On the other side of the Gulf lies the beautiful island of Procida, from the Greek Prokeitai or perhaps named after Aeneas’ nurse who was buried here. All roads on Procida lead to Piazza dei Martiri, scene in 1799 of the islanders’ revolt and its bloody repression at the hands of the Bourbons and the 37


Campania, le piazze della storia

derivare il nome da quello di una nutrice di Enea di nome Procida, che qui fu da lui sepolta. Qualunque itinerario nel centro abitato non può non attraversare piazza dei Martiri, teatro della repressione del 1799. Qui, infatti, i rivoluzionari isolani issarono l’albero della Libertà, con i colori rosso-giallo-blu. La rivolta fu però presto soffocata nel sangue dai Borbone e dagli Inglesi, che riconquistarono l’isola prima di Napoli. E proprio nel canale di Procida (il tratto di mare tra Procida e il continente) la flotta inglese dell’ammiraglio Nelson affrontò con successo le navi della Repubblica Partenopea, comandate dall’ammiraglio Francesco Caracciolo. Infine, l’isola d’Ischia, ultima perla (ma non in ordine di importanza) del Golfo di Napoli. La storia di questa terra si è sviluppata tra il Castello Aragonese e il suggestivo borgo antico di Ischia Ponte e tra le numerose piazze e gli slarghi che hanno animato i centri degli altri comuni isolani. Ischia è una cittadina deliziosa e vivace, vero centro dell’isola. Parte delle case bianche e multicolori si stendono intorno al lago craterico, aperto al mare da Ferdinando II di Borbone e divenuto un porto sicuro. La vita si svolge intorno a Piazza degli Eroi. Barano deve la sua fama alla splendida spiaggia dei Maronti anche se la vita scorre nella piazza principale del paese, dedicata a San Rocco, nella quale sorgono i più importanti esercizi commerciali e la Chiesa di San Sebastiano, patrono del comune. Il fascino di Serrara Fontana è dovuto al suggestivo borgo Sant’Angelo, situato ai piedi del monte e le38

British, who recaptured the island before Naples and defeated the ships of the Neapolitan Republic commanded by Admiral Francesco Caracciolo. Finally, Ischia, the other pearl in the Gulf of Naples, whose history unfolds in the shadow of the Aragonese Castle and in the island’s many charming squares. Ischia town has a lively lifestyle centred on Piazza degli Eroi with white houses around the crater lake that was opened

to the sea by Ferdinand II to create a safe haven. Barano owes its fame to the beautiful Maronti Beach, but it also has a bustling main square dedicated to St. Rocco and the Church of St. Sebastian, the town’s patron saint. The charm of the Serrara Fontana municipality is due primarily to the Sant’Angelo promontory linked by an isthmus to the town’s lively and elegant square, but Serrara town also has


Campania, le piazze della storia

Amalfi, piazza del Duomo

its own square used mainly by local residents. Forio, the only town which has preserved intact the narrow streets, churches, watchtowers and monuments of its old town, is the island’s cultural centre. In the 1950s it was the meeting place for international celebrities, especially in Piazza Panza, with its church of San Leonardo Abate, and Piazza Municipio, now the centre of city life. Lacco Ameno is the smallest town on the island, but not

the least known. Renowned for its spa waters and the thermal beach of Santa Restituta, after whom the main square is named, at night it relives its splendour of the 1950s when it became the centre of cosmopolitan sophistication. Casamicciola is the island’s foremost spa town and was popular with visitors like Lamartine, Renan, Ibsen and Garibaldi. Most of the hotels and spa centres are located in Piazza Bagni

gato all’omonimo promontorio da un istmo che si raggruma intorno alla caratteristica piazzetta, cuore della movida e degli incontri, centro turistico di primo piano, quasi esclusivo. Non va dimentica l’antica piazzetta di Serrara, ritrovo soprattutto di chi ci abita. Forio d’Ischia è l’unico comune che conserva intatto il suo centro storico con i vicoli, le chiese, le torri di avvistamento e i monumenti inalterati nella loro struttura. Questo borgo può senz’altro essere definito il centro culturale dell’isola. Negli anni ‘50 fu il ritrovo internazionale per celebri uomini dello spettacolo che si aggiravano soprattutto nelle due piazze principali: Piazza di Panza, dove sorge la chiesa parrocchiale di S. Leonardo Abate, e piazza Municipio, oggi centro della vita cittadina. Lacco Ameno è il comune più piccolo dell’isola, ma non il meno conosciuto. Note sono le sue acque quali delle Legne, del Capitello, della Regina Isabella, di San Montano e le arene termali di Santa Restituta alla quale è intitolata la piazza principale del paese, nella quale di sera si rivivono i fasti mondani degli anni ‘50, quando grazie all’opera del produttore cinematografico Angelo Rizzoli, Lacco Ameno divenne polo di una mondanità cosmopolita. Casamicciola è al primo posto tra i comuni dell’isola per le cure termali. Nel secolo scorso è stata frequentata da una clientela internazionale come Lamartine, Renan, Ibsen e anche Garibaldi. E’ in Piazza Bagni che sono ubicati la maggior parte degli alberghi e stabilimenti termali. 39


Campania, storia di terme


Campania, storia di terme

Le terme della Campania. Relax e benessere in bagni di fango di Gabriele Scarpa

C

ampania Felix, la chiamavano i romani. Paradiso in terra. Forziere di tesori forgiati dalla natura. Dalle rotte del Cilento a Capo Miseno, passando per Contursi e Telese, Capri e Ischia, Stabia e Puteoli, non c’è un posto di questa regione che non richiami alla mente gli antichi e sfarzosi insediamenti dei dominatori dell’Urbe. L’Otium caro ai romani fu forgiato qui, a due passi dal mare. Al riparo di insenature, oppure sulle balze digradanti e lussureggianti di verdi colline.

Spas in Campania. Relaxation, wellness and mudpacks Gabriele Scarpa

Campania Felix, they called it: a treasure trove of nature’s wonders. The whole region bears testimony to the splendour of the towns where

wealthy Romans would while away their leisure time in sandy bays or rugged coves surrounded by lush hillsides, or in seaside villas exploiting hot water springs, sulphur wells, fumaroles and boiling mud for the wellbeing of their owners. Campania was rich in therapeutic vapours

Le case dei latini, i loro impianti pubblici, seppero sfruttare al meglio, per la cura del corpo, l’esistenza di sorgenti d’acqua calda, pozze sulfuree, fumarole e fanghi bollenti di cui pure era ricca la terra di Ulisse. Vapori e acque minerali dalle incredibili proprietà terapeutiche furono incanalati in preziose piscine di marmo e ben attrezzate fontane cui era possibile attingere a piene mani per godersi bagni rilassanti e dolci massaggi. Il merito, oramai lo si è capito, è tutto di questa terra, meta di mi-

and mineral waters, which were channelled into marble pools and fountains to provide relaxing baths for all those lucky enough to reside in the only region with three separate volcanic systems: Mt. Vesuvius, the Phlegraean Fields and Mt. Epomeo on the island of Ischia. Although

each of these areas had unleashed a devastating fury in the past, their underground magma flows and gases created mineral springs with rare therapeutic properties. It is no coincidence that the finest baths in the Roman empire were found in Ischia, Puteoli, 41


Campania, storia di terme

Nella pagina precedente, particolare delle terme di Telese. Qui in alto, suggestiva immagine delle terme di Baia

tiche sirene e prodi nocchieri. Quale altro posto al mondo può ostentare simili doni? Quale altra regione può vantare tre sistemi vulcanici come quelli della dimora di Partenope? Da una parte il Vesuvio, dall’altra i Campi Flegrei. Più in là, nel cuore del Golfo, il monte Epomeo. Tre posti che spesso, con la loro furia devastatrice, hanno provocato lutti e distruzione. Ma che, al contempo, proprio grazie ai fluidi magmatici e ai gas prodotti nelle viscere del sottosuolo, hanno alimentato e ancora continuano ad alimentare sorgenti dalle rarissime proprietà minerali. Per nulla nocive. Anzi, dagli effetti incredibilmente benefici. Sarà un caso che proprio a Ischia, Puteoli, Oplonti e Stabia sorgessero, più di duemila anni fa, alcuni tra i più 42

Oplontis and Stabiae, where the masters of the world could relax in a bay of warm, sulphurous water or enjoy a regenerative mudpack; and where there were no natural spas, the Romans built baths, such as in Villa Jovis on Capri. Two thousand years later, spas are as popular as ever in Campania which is renowned for the quality of its mineral springs and their beautiful locations. For

instance, almost all the spas on the island of Ischia are natural, their waters springing from the bowels of the now extinct volcano of Pithekoussai and endowed with a high mineral content. Here the Greeks came to restore equilibrium to mind and body, whenever the Mountain’s fury abated, but it was the Romans who harnessed the power of nature on Ischia by creating public


Campania, storia di terme

In alto, sala delle terme romane di Ercolano

baths (Thermae) and recording their virtues on tablets, such as those found bear the Nitrodi springs at Barano d’Ischia. The hot waters were harnessed in breathtaking and unique settings all over the island to cure rheumatism, skin complaints, circulatory problems and respiratory disorders. Open to the general public, these spas are not a luxury but an

opportunity, an invitation to enjoy the pleasure of natural relaxation and let the mind wander back to the glorious days of Rome. When seismic activity forced the Greeks to flee the Green Island, they settled in the Phlegraean Fields, the “burning lands” between Cuma and Naples which boast a truly unique natural and historical heritage. As on Ischia, the

rinomati impianti termali dell’impero romano? Immaginarsi gli antichi dominatori stesi in una vasca, oppure a mollo in uno specchio d’acqua marina a godersi il caldo ritemprante di una polla sulfurea e gli impacchi di fango, è un tutt’uno. Da allora ne è passata di… acqua sotto i ponti, ma il termalismo continua a fare proseliti anche oggi, proprio quello che era prediletto dai legionari dell’Urbe i quali, anche quando non potevano fare affidamento sui regali di madre natura, non ci pensavano su due volte a costruirsi una Salus per aquam artificiale in casa, così come si può facilmente verificare dai resti del complesso termale di Villa Jovis a Capri. Le terme della Campania, è noto, furono famose nell’antichità. Ma an43


Campania, storia di terme

volcanic origins of this area created numerous mineral springs and ancient craters filled with water, such as Lake Averno, once thought to be the entrance to the underworld. Over the centuries, spas and baths were built on the sources of such springs and were frequented even by the Emperor Frederick II of Swabia. The Phlegraean hydrothermal basin has countless hightemperature saline springs, whose 44

waters are mixed with the volcanic soil of the Solfatara for mudpacks – features which the Romans must have prized highly to judge from the ruins of the Baths of Neptune, and the temples of Apollo, Neptune, Diana and Venus in Baia and Cuma. In 1939 an imperial baths complex was unearthed on the Roman road from Puteoli to Neapolis (now Via Terracina), a place where travellers could relax or enjoy

cora oggi lo sono, dal Vecchio al Nuovo Mondo, per la qualità delle loro acque e per la bellezza del contesto ambientale in cui sono immerse. Basti pensare alle terme dell’isola d’Ischia, tutte, o quasi, di origine naturale. Fonti che sgorgano dalle viscere del vulcano spento di Pithaecusa. Acque dai forti contenuti minerali, già note e apprezzate dai greci prima e dai romani poi, che qui venivano a ritemprare spirito e corpo quando la furia della montagna lo consentiva. Se i figli di Ulisse, infatti, furono i primi a conoscere i poteri delle acque dell’Isola Verde, furono i conquistatori dell’Urbe ad esaltarle come strumento di cura e riposo attraverso la costruzione di Thermae pubbliche. Furono loro ad utilizzare le sorgenti ischitane così come dimostrano le numerose tavolette votive rinvenute nei pressi della Sorgente di Nitrodi a Barano d’Ischia. Sempre caldissime, incanalate in vasche artificiali in cui curare reumatismi, inestetismi, problemi di circolazione e di respirazione, da Forio a Lacco Ameno, passando per Ischia Porto, Casamicciola, Cava Scura, l’area termale della baia di Cartaromana e le stufe del bacino di Sant’Angelo a Serrara Fontana, le terme ischitane sorgono in uno scenario mozzafiato praticamente unico al mondo. Ancora oggi accessibile a tutti. Non un lusso, ma un’opportunità. Un invito a godere i piaceri della natura in pieno relax, con la mente rivolta al glorioso passato di Roma. Da Ischia a Pozzuoli, passando per Napoli il tragitto è breve. Fu lo stesso,


Campania, storia di terme

A sinistra, e qui in alto, le fontane delle terme di Castellammare

se vogliamo, che percorsero gli antichi coloni greci quando, costretti ad abbandonare le balze dell’Isola Verde incalzati dalla furia del vulcano, toccarono per la prima volta terra tra Cuma e Partenope. Difficile trovare, perfino in Italia, un territorio che riunisca elementi d’interesse naturale e storico così importanti come quelli che si possono trovare nell’area delle “terre ardenti”, meglio nota come i Campi Flegrei. La matrice vulcanica di questi luoghi, in primis, risalta, come ad Ischia, nelle numerose sorgenti che affiorano dal sottosuolo, insieme ai tanti crateri che punteggiano la zona, come quello, ora colmato d’acqua, del lago d’Averno, storica porta degli inferi. Edifici termali furono realizzati su questi suoli lì dove i vulcani sotterranei regalavano copiose fonti d’acqua apprezzate, più

a sauna before continuing their journey. Other, more well-known baths are located nearby, for instance the Stufe di San Germano spas at Agnano, named after the Bishop of Capua who came here to cure his arthritis and a skin disease, or the historic Roman Baths and adjoining Greek walls. On the other side of the Gulf of Naples, between Mt. Vesuvius and the Lattari Mountains were Stabiae,

Oplontis and Pompeii, wealthy towns which likewise boasted numerous springs and baths in the Roman age. Lavish villas embellished with precious sculptures and exquisite frescoes were dotted all around the bay, rivalling each other in beauty, comfort and spa facilities. Stabiae, the “City of Waters” has always been renowned for its 28 mineral springs at the foot of Mt. Faito, each with its own 45


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tardi, anche dall’imperatore Federico II di Svevia. Il bacino idrotermale flegreo conta numerose sorgenti saline affioranti ad alta temperatura e utilizzate soprattutto per fangature in abbinamento al terriccio vulcanico della Solfatara. La considerazione che gli antichi romani avevano di Pozzuoli come luogo di cura del corpo è testimoniata ancora oggi dalle rovine delle Terme di Nettuno, cui vanno aggiunti i resti di Baia e Cuma con i templi dedicati ad Apollo, Nettuno, Venere e Diana. Da Puteoli a Neapolis, ai tempi dell’antica Roma, c’era una strada che collegava i due centri urbani. Fu qui, dove oggi corre via Terracina, nel cuore di Fuorigrotta, che nel 1939 venne alla luce un interessante complesso termale di età imperiale, una sorta di area di ristoro posta lungo l’asse Napoli-Pozzuoli cui i viaggiatori potevano accedere per riposarsi dalle fatiche del cammino, magari godendosi una ritemprante sauna. Altre e ben più conosciute terme sorgevano a non molta distanza da questo antenato dei più moderni autogrill. Ad Agnano, per la precisione, luogo la cui attività termale affonda radici nella notte dei secoli. Un’attività documentata da rilevanti testimonianze archeologiche come, per esempio, le Stufe di San Germano, dal nome del vescovo di Capua che qui venne a curarsi per una artrite associata ad una malattia della pelle. E testimoniata pure dai ruderi delle antiche Terme Romane che, insieme ad alcuni frammenti murari di origine ellenica, fan46

particular composition and therapeutic qualities. In the ancient world, these were channelled into the area’s earliest spas and are today used in the famous Terme di Stabia. In the adjacent town of Oplontis, now Torre Annunziata, the Terme Vesuviane springs were exploited as early as 64 BC in luxury villas

between Herculaneum and Pompeii. The most famous of these is the Villa of Poppea, Nero’s wife who had bath complexes harnessing the volcanic springs. These were discovered by the Bourbon general Vito Nicola Nunziante in 1831 who founded the modern-day Terme Vesuviane Nunziante on the site.


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Other important spa towns can be found further afield. About 50 km from the Bay of Naples in the Sele river valley of Salerno province is the town of Contursi, source of the volcanic springs from Mt. Pruno described by Pliny the Elder in the 1st century BC. The 42° C water from the prehistoric volcano is rich in mineral salts and carbon dioxide and

has been renowned for its therapeutic qualities since the 18th century. The Contursi Baths are recommended for vascular illnesses but the town has many waters, each with its own particular therapeutic qualities, such as the Cantani springs, aqua Radium, and the sources of Volpacchio and Rosapepe. Telese in Benevento

no ancora oggi bella mostra di sé accanto alle storiche sorgenti che sgorgavano, un tempo, dal fondo fangoso di Agnano. Con un balzo di trenta chilometri ci si trova sul versante opposto del Golfo di Napoli, nello spicchio di terra compreso tra i monti Lattari e la costa del Vesuvio. Fu qui, sulla collina stabiese di Varano e ai piedi del vulcano studiato da Plinio, nell’area suburbana di Pompei, che in epoca romana sorgevano due ricchi insediamenti. Da un lato quello di Stabia, dall’altro quello di Oplonti. Ville dall’incredibile sfarzo, arricchite con preziose sculture e sfavillanti affreschi costellavano le rive del Tirreno, gareggiando tra loro in bellezza, a due passi dal mare delle Sirene. Poteva mai mancare in questo angolo di paradiso un luogo deputato alla cura del corpo? Ovviamente no. L’esempio più lampante è Stabia, la “Città delle acque”, famosa fin dall’antichità per la presenza di 28 sorgenti naturali di acque minerali, tutte diverse per composizione e virtù terapeutiche. Ebbene, quelle acque speciali, sgorgando spontaneamente dalle pendici del Monte Faito, contribuirono a dar vita, nell’antichità, ai primi impianti termali della zona, oggi tradotti nelle più famose e apprezzate Terme di Stabia, note in tutte il mondo. Un altro esempio? Torre Annunziata, l’antica Oplonti, con le sue Terme Vesuviane le cui sorgenti che risalgono addirittura al 64 a.C. risultavano già utilizzate dai patrizi romani nelle diverse ville costruite nella zona compresa tra Pompei e Ercolano. Una, in particolare, quella 47


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di Poppea: la moglie di Nerone si fece costruire appositi locali per sfruttare le fonti termiche che scaturivano dal sottosuolo vulcanico. Fu il generale borbonico Vito Nicola Nunziante nel 1831 a riportarle alla luce, fondando le attuali Terme Vesuviane Nunziante. Altri rinomati impianti per la cura del corpo sorgono a una cinquantina di chilometri di distanza dal Golfo di Napoli. A Contursi, paese in provincia di Salerno, per essere più precisi. E’ qui che, lungo il bacino fluviale del Sele, da una remota sorgente (già descritta nel I sec. a.C. da Plinio il Vecchio), proveniente dalle falde del vulcano preistorico del monte Pruno, sgorga un’acqua ricca di sali minerali e anidride carbonica, a 42 gradi, la cui efficacia fu sperimentata nella seconda metà del Settecento. Si tratta delle terme dei Bagni di Contursi, particolarmente utili per la cura della malattie vascolari. L’intero territorio del comune salernitano è disseminato di sorgenti, molte delle quali con spiccate qualità curative. Tra queste quelle più famose sono la sorgente Cantani, l’aqua Radium, quella del Volpacchio e le fonti di Rosapepe. Da Contursi a Telese il viaggio non è di quelli brevissimi, ma vale la pena farlo, addentrandosi nella provincia beneventana, terra di streghe ed eroi, un tempo abitata dagli antichi e valorosi guerrieri sanniti. Solo così sarà possibile scoprire un altro tesoro della natura campana, ovvero le acque sulfuree di Telese, venute alla luce quasi per caso, dopo il terremoto del 1349 che provocò la fuoriuscita di alcune sorgenti minerali dalle faglie del mon-



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A sinistra, la solfatara di Pozzuoli; qui sopra, immagine notturna delle terme di Baia

province, famed for its history of witches and fierce Samnite warriors, is another jewel in the crown of Campania’s spa resources. The Telese sulphurous waters sprung from Mt. Pugliano by chance, following the earthquake of 1349 and they soon became famous despite initial fears that they were harmful which resulted in the town being abandoned 50

for a certain period. When it was later discovered that they could cure skin diseases, digestive and respiratory orders and arthritis, life returned to the valley. Its fame having spread far and wide, illustrious figures and common travellers came to the miraculous springs for a regenerative bath in one of the many spa sites with which Campania Felix is blessed.

te Pugliano. Ben presto la fama di queste fonti, che in un primo momento furono ritenute pericolose a tal punto da provocare lo spopolamento dell’abitato, si diffuse nei vari angoli del regno. Accadde perché se ne scoprì la loro utilità per la cura non solo delle malattie della pelle, ma anche dell’apparato digerente, dell’apparato respiratorio e dei reumatismi. Così a poco a poco la Valle Telesina si riprese lo spazio che meritava tra i monti del Sannio, iniziando ad ospitare, sempre più spesso, personaggi illustri e semplici viandanti in cerca delle sue fonti miracolose per un bagno rivitalizzante. Ulteriore conferma di quanto bene faccia al corpo e allo spirito il termalismo prodigioso che si forgia nei ricchi suoli della Terra Felix.


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Miracoli in Campania. Quanti santi fanno sciogliere il sangue di Sergio Scarpa

S

angue che si scioglie. Sugello di devozione mistica, simbolo di una fede che si rinnova di anno in anno. Perpetuata nel ricordo dei martiri. Succede in Campania, terra di santi e culti antichi. Succede a Napoli, città che nel corso del ’600 un osservatore definì “urbs sanguinum” tante erano le ampolle ripiene del prezioso liquido custodite alle falde del Vesuvio. Succede con le reliquie di martiri le cui origini risalgono agli anni in cui Roma ancora dettava legge. Figure accomunate dalla stessa liturgia. Scolpita nella consuetudine dei secoli. Elencarli tutti è praticamente impossibile. Nella sola culla di Megaride, si contano almeno una decina di casi. Nella chiesa dei Girolamini in via Duomo si conserva-

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Miracles in Campania. The liquefaction of the blood of saints. Sergio Scarpa

The liquefaction of the blood of saints is a mystic form of cult devotion perpetuated in memory of Christian martyrs. And nowhere is this recurrence more closely followed than in Naples where a

dozen sacred ampoules are conserved, a fact that led one 17th century observer to call it “the city of blood”. The church of the Girolamini (Oratorians) in Via Duomo conserves the blood of St. Philip Neri and Sister Maria Giuliana Arenare, although neither liquefies, unlike that of St. Luigi Gonzaga (1568-1691) which liquefies every 21


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In queste pagine, due immagini del miracolo di San Gennaro

no due reliquiari. Uno di san Filippo Neri, l’altro della serva di Dio suor Maria Giuliana Arenare. Entrambi sono pieni di sangue che non si scioglie mai. E nella Chiesa del Gesù Vecchio, il liquido di san Luigi Gonzaga (1568-1691) si scioglie nel giorno della ricorrenza del santo (21 giugno). L’elenco sarebbe lunghissimo, perché comprenderebbe anche i casi di san Giovanni Battista, il cui tessuto, custodito nella chiesa di S. Gregorio Armeno resta coagulato per tutto l’anno, salvo poi diventare liquido il 29 agosto (giorno della ricorrenza), per tutta la durata della messa. E quello di San Lorenzo, che pure si scioglie ogni anno, il 10 agosto. Raccontiamo quindi solo i casi più famosi ed emblematici.

Quelli che di norma muovono le masse, scuotono le coscienze, creano l’attesa dei fedeli. Il miracolo più atteso è quello di San Gennaro, per il quale il culto è molto profondo e seguito. Il vescovo di Benevento, decapitato a Pozzuoli all’inizio del IV secolo dagli sgherri del governatore Dragonzio, è l’emblema stesso di Partenope. Venerato come nessun’altra figura di santo nella culla di Megaride. Un simbolo nel simbolo che travalica i confini stessi del sacro. Le ampolle con il suo tessuto, fissate all’interno di una piccola teca rotonda, sono conservate nel Duomo di Napoli. Uno dei due “cilindri” è riempito quasi completamente. L’altro è semivuoto poiché parte del 53


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L’ampolla del sangue di San Gennaro nel duomo partenopeo

suo contenuto fu sottratto da Carlo III di Borbone. Secondo la tradizione, il miracolo avviene tre volte l’anno (il sabato che precede la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre, giorno della festa di San Gennaro, e per tutta l’ottava delle celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre). L’evento si verifica durante una solenne cerimonia guidata dall’arcivescovo di Napoli all’interno della Cattedrale, davanti a migliaia di fedeli. La liquefazione è ritenuta annunciatrice di buona novella per la città; al contrario, si ritiene che il mancato scioglimento sia presagio di eventi negativi. A quanto sembra, un analogo fenomeno si verifica a Pozzuoli, dove, nella chiesa di San Gennaro, è custodita la lastra di marmo sulla quale si suppone che il prelato fosse stato decapitato. Il cippo sarebbe ancora impregnato di sangue. E ancora oggi c’è chi sostiene che quelle stesse tracce rosse diventino di colore 54

June (the saint’s feast day) in the Gesù Vecchio church. Similarly, the blood of St. John the Baptist in the church of San Gregorio Armeno liquefies during mass on his feast day (29 August) and that of St Laurence liquefies every 10 August. Profound devotion surrounds San Gennaro, the bishop of Benevento decapitated in Pozzuoli in the early 4th century by governor Dragontius and the very emblem of Neapolitan belief. Two ampoules of the saint’s blood are conserved in Naples cathedral, one of which is half empty because King Charles III of Bourbon had some of it removed. The miracle traditionally takes place during a solemn ceremony held in the cathedral in front of thousands of worshippers three times a year (on the first Saturday in May for the following eight days, on the feast day of San Gennaro (19 September) for the eight-day celebrations

in honour of the city’s patron saint, and on 16 December). If the blood fails to liquefy, it is taken as a bad omen for the city while liquefaction is regarded as a positive sign. At the same time in the church of San Gennaro in Pozzuoli, the blood stain on the marble slab on which the saint was beheaded assumes a more intense colour. St. Patricia, a relative of the emperor Constantine, took her vows very young, gave her property to the poor and set off on a pilgrimage to the Holy Land. A storm wrecked her ship on the small island now occupied by Castel dell’Ovo in Naples, where she died after a brief illness and was buried in the Caponapoli convent. In 864 her remains were moved to the monastery of San Gregorio Armeno where they were coated in wax and placed in a bejewelled gold and silver urn. The blood of St. Patricia, the protector of women in childbirth, has liquefied for almost


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Il miracolo di Santa Patrizia: una suora espone l’ampolla con il sangue sciolto

più intenso e trasuderebbero in concomitanza con la più importante liquefazione del Duomo. A Napoli si scioglie anche il sangue di una santa nobildonna. Parente dell’imperatore Costantino, Santa Patrizia era originaria di Bisanzio. Presi i voti in tenera età, la principessa pensò di distribuire tutti i suoi beni ai poveri e partire in pellegrinaggio per la Terra Santa. Una tempesta, però, la fece naufragare sull’isoletta di Castel dell’Ovo, dove, dopo una breve malattia, morì. Fu tumulata nel monastero di Caponapoli, da lei stessa indicato come luogo di sepoltura. Nel 1864 le sue spoglie furono traslate nel monastero di San Gregorio Armeno, rivestite di cera e conservate in un’urna d’oro e d’argento ornata di gemme. Il miracolo legato allo scioglimento del sangue si perpetua, ormai, da quasi 1200 anni. Il liquido sarebbe uscito miracolosamente dall’alveolo di un dente strappato da un cavaliere romano in un momento di folle de-

1200 years, normally on 25 August. The faithful in Campania also await the miracles of St. Pantaleon and St. Ciriacus. The former has taken place in Ravello on 27 July since 1577 and commemorates the 3rd century Christian tortured and beheaded by emperor Maximilian for refusing to renounce his faith. Some of his blood was collected in an ampoule which became the property of merchants from Amalfi and, following a shipwreck, ended up in Ravello cathedral where it is still venerated. St.

Ciriacus lived in Rome between the 2nd and 3rd centuries and, like Pantaleon, was executed for his faith. His blood is kept in an ampoule in the shrine of Torre Le Nocelle near Avellino and liquefies twice a year: on 16 March, the date of his martyrdom, and on 8 August, when his remains were moved from the Roman basilica of Santa Maria in Via Lata to Torre Le Nocelle and placed in a wooden bust depicting the saint. St. Ciriacus is considered the protector of exorcists. 55


Campania eventi

Da sinistra, la cappella di San Pantaleone a Ravello e la statua portata in processione dopo il miracolo

vozione e successivamente conservato in un reliquiario. Il miracolo avviene di norma ogni 25 agosto, ma non è raro che si verifichi anche di martedì mattina. Santa Patrizia è considerata la protettrice delle partorienti. Altri due miracoli del sangue tengono desta l’attenzione dei fedeli in Campania. Quello di San Pantaleone in Costiera Amalfitana e quello di San Ciriaco in Irpinia. Il primo si ripete ogni anno a Ravello, il 27 luglio, in occasione della ricorrenza liturgica. Un evento divino piuttosto datato, di cui si ha notizia fin dal 1577. San Pantaleone visse nel III secolo. Fu perseguitato dall’imperatore Massimiliano, torturato e quindi decapitato per non aver voluto abiurare la fede cristiana. Secondo la tradizione popolare sarebbe stata una donna a raccogliere il suo sangue in un’am56

polla. Il reliquiario passò, poi, nelle mani di alcuni mercanti amalfitani e da qui, in seguito a un rocambolesco naufragio, nella cattedrale di Ravello, dove ancora oggi è venerato. San Ciriaco, diacono e martire vissuto a Roma tra il II e il III secolo, divise lo stesso macabro destino di Pantaleone. Fu torturato e quindi giustiziato per il suo attaccamento alla fede cristiana. Il suo tessuto, conservato in un’ampolla nel santuario di Torre Le Nocelle, in provincia di Avellino, si scioglie due volte all’anno. Il 16 marzo, data del martirio, e l’8 agosto, data della traslazione (1635) delle reliquie dalla basilica romana di Santa Maria in via Lata a Torre Le Nocelle, dove sono conservate in un busto ligneo che lo raffigura. San Ciriaco è considerato il patrono degli esorcisti



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Le donne della Campania, bellezze che fanno ancora piĂš bella Napoli e la regione.

Nome: Sasha Cognome: Irace Luogo di nascita: Napoli Anni: 23 Altezza: 1,73 Capelli: neri Occhi: castani La sua storia: Impegnata a tutto tondo dalla Tv ai fotoromanzi, da campagne pubblicitarie a concorsi di bellezza, studia giurisprudenza perchĂŠ da grande vorrebbe diventare magistrato. In queste pagine e in copertina abiti di: Sabina Albano Modart Gallery Vico Vasto a Chiaia, 52/53 80121 - Napoli Tel. 081.421716 Gioielli: Rovian per Mondial Coral Uffici e showroom: Centro Orafo Il TarĂŹ (Marcianise, Caserta) tel. 0823.51.31.50 Foto: Michele Attanasio www.micheleattanasio.com Make up & hair: Loredana Puzone per Francesco Riva www.francescoriva.it


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Giuseppe Leone 80


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Esploratore di inquietudini nella terra del Sannio di Antonio Di Costanzo

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n personaggio poliedrico. Diviso fra tre passioni: la ricerca artistica, l’insegnamento e l’amore per Buonalbergo, il suo borgo, il celebre buon ritiro, incastonato nel cuore del Sannio. Per parlare di Peppe Leone, per tentare di spiegare la sua opera pittorica, non si può prescindere da questi tre elementi che ne costellano vita e attività. Tre pezzi di un unico mosaico che si completa nei suoi quadri, nelle sue creazioni, nelle sue sperimentazioni. “Cicli” artistici di successo che prendono le mosse dalla fertile terra beneventana, luogo di fascino e ma-

Giuseppe Leone, Explorer of malaise in the Sannio countryside Antonio Di Costanzo

Giuseppe Leone is a multi-faceted artist who feels ardently about three things:

artistic research, teaching and his hometown of Buonalbergo in the Sannio countryside. These three elements are present in every aspect of his life and work: artistic cycles nurtured in the fertile and fascinating Benevento

gia senza tempo. L’esordio del maestro è legato al “Ciclo di Esther”. Seguono “La luna e la Chiave”, “Gesti”, “Superfici”, “Cellule” e “Arburesa”, solo per citarne alcuni. Ma la ricerca per un artista, questo si sa, ha la stessa importanza delle doti naturali. Abbinare studio e abilità è fondamentale per raggiungere nuovi orizzonti. Cercare, studiare e anche insegnare. Un’attività continua, frenetica, senza alcuna sosta che non pone limiti a un’arte che rompe gli schemi e rifiuta di farsi rinchiudere in un recinto. Non a caso negli anni ’90

landscape. His early work includes Esther’s Cycle, the Moon and the Key, Gestures, Surfaces, Cells and Arburesa but he has always divided his work between artistic research, painting and teaching in order to reach new horizons. An endlessly and

frenetically active artist who defeats the boundaries of art, such as in the 1990s when he started a joint project with visual poet Luciano Caruso, Giuseppe Leone is an explorer of human malaise. His works send forth sparks to light up 63


l’artista

Nella pagina precedente, l’opera “Punto d’arrivo”. Qui in alto, l’artista Giuseppe Leone, e “Futuro”

sleepless nights haunted by demons which he manages to defeat only in the green Sannio valleys. In Buonalbergo, where he was born in 1948, Leone has found peace: a place where he can let his creativity soar unhindered from his atelierstudio frequented by artists, writers and the public. This anticonventional venue is like something from another time, 64

and so different from its counterparts in large cities, which he once frequented but abandoned for his love of the Sannio countryside, which has inspired many of his paintings. Here Leone has created his ideal home, a place from which to observe the world, not escape from it. It marks the end of his quest, although he still teaches painting

nasce anche la collaborazione con il poeta visivo Luciano Caruso. Giuseppe Leone può essere considerato un esploratore di inquietudini. Dalle sue opere promanano scintille, di quelle che infiammano le notti insonni. Simili a demoni che il maestro riesce a placare solo nelle valli verdi del Sannio. E proprio nella sua terra, qui, a Buonalbergo, dove è nato nel 1948, Leone si è ritagliato la sua oasi. Non un castello dal quale è impossibile fuggire, ma il luogo ideale in cui dare libero sfogo alla creatività. A Buonalbergo, Leone è riuscito a creare una sorta di atelier-studio, portando in un piccolo paese della Campania artisti, scrittori, liberi pensatori, appassionati d’arte e


l’artista

semplici curiosi. Un vero e proprio cenacolo. Di quelli d’altri tempi. Con il suo impegno, il maestro sannita è riuscito a spalancare un finestra sul mondo incantato delle colline beneventane. Un circolo anticonvenzionale ben diverso dai luoghi di ritrovo delle grandi città che lui pure conosce e ha frequentato. Ma poi ha vinto l’amore per la sua terra. L’amore e la passione per il suo Sannio, tema ispiratore di tante tele. E’ qui che Leone ha saputo scolpire il suo mondo, calandolo nell’arcobaleno di una tavolozza multicolore. Un mondo dipinto senza trascurare l’impegno didattico come titolare della cattedra di tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti di Napoli che gli ha permesso di non spegnere l’ardore giovanile grazie al quotidiano contatto con gli studenti. L’essersi quindi ritirato a Buonalbergo non è una fuga dal mondo, ma la fine di una ricerca, termine che torna costante. E che l’ha portato a trovare il luogo giusto per osservare con partecipato distacco l’universo umano. Nel corso degli anni Giuseppe Leone ha esposto le proprie opere a più riprese in tutta Italia e anche la critica nazionale, quella più qualificata, quella, per intenderci, che può uccidere o lanciare un artista, si è occupata di lui, tanto che il pittore sannita è riuscito ad entrare nella cerchia degli artisti più apprezzati e rinomati del Belpaese. Oggi il mae00


l’artista

Qui in alto, a sinistra “Approdo” e a destra “Rinascita”, altre due opere dell’artista sannita

stro è diventato un punto di riferimento per molti personaggi attratti anche dalla sua esperienza culturale multiforme. Basti pensare che, oltre ad essere un pittore acclamato e uno stimato docente, per diversi anni ha lavorato come grafico nelle redazioni dei giornali. E chi sa quanto di questa esperienza ha riportato nelle sue opere cariche di ironico simbolismo. Proprio l’ironia sembra essere a primo acchito, per i comuni osservatori, l’arma palese dei suoi pennelli. Un modo forse per attirare l’attenzione di chi osserva le sue creazione o, forse, un modo per difendersi dai demoni che ritornano. 66

techniques at the Naples Academy of Fine Art, where contact with student artists allows him to preserve his youthful outlook. Giuseppe Leone’s work has been exhibited throughout Italy and he has won renown and acclaim from leading Italian critics. Today he is a point of reference for many who are

fascinated by his eclectic background as an acclaimed painter, respected teacher and even a graphic artist for a newspaper. Much of his experience is reflected ironically in his work, and irony is ever present, perhaps to capture the observer’s attention, perhaps to ward off the artist’s personal demons.


Campania Style


Campania style

Stilisti, tendenze autunno inverno 2010/2011. Velluto e pizzi, gli anni Cinquanta in passerella di Annalisa Palmieri

Abiti firmati Rosario Farina

U

n capo in pelle e almeno uno bordato di pelliccia, vera o eco-friendly che sia. E, poi, velluti, pizzi, richiami anni Cinquanta, dettagli animalier e tanto rosso. Le passerelle “parlano” chiaro: sono questi i “must have” Autunno-Inverno 2010/2011, che dovrebbero trovare spazio nell’armadio di ogni fashionista che si rispetti. Un dress code che pare mettere d’accordo anche gli stilisti made in Naples. Il veterano Fausto Sarli, ad esempio,

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Designer trends for autumn-winter 2010/2011. Velvet and lace: the 1950s on the runway Annalisa Palmieri

Leather, real or ecofriendly fur linings

velvet, lace, 1950s features, animalier details and red everywhere: this is the Neapolitan designers’ fashion message for autumnwinter 2010/2011. Fausto Sarli combines gloss and opaque in his cashmere jackets


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Abito griffato Rocco Barocco; a destra produzioni Mario Valentino

with geometric shiny leather patches while his leather evening dress has intersecting lines like in a Picasso portraits and the lacquered plastic embroidery on his satin outfit recalls Braque’s still life. The Roccobarocco woman will love the

‘Impressionist’ flower fabrics and leopard, tiger and snake skin animalier prints. Fabrics are combined in various length skirts while the tweed jackets’ abstract patterns are inspired by French painter Fernand Lèger. Rediscovered

contrappone lucido e opaco proponendo giacche e cappotti di cashmere ricoperti di geometriche placche di pelle dai bagliori metallici. La sera, la trasposizione del cubismo è nell’abito di pelle in cui linee che si intersecano ricordano i famosi ritratti di Picasso, o nell’abito di satin dove il ricamo di tessere di plastica laccata rimanda alla “Natura Morta” di Braque. Per la donna di Roccobarocco, grandi fiori imprecisi come quelli dei macchiaioli o degli impressionisti, ma anche “petite robe” animalier stampati a leopardo, tigre e serpente. I materiali si intrecciano sulle gonne di varia lunghezza, mentre, giacchini di tweed chiné con inserti e tagli imprevisti creano disegni astratti, geometrie ispirate al pittore francese Fernand Lèger. Tessuti riscoperti come il creponne, il velluto, il jersey e il crepe de Chine, vengono utilizzati infine per abitini avvitati e 69


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ricamati di tulle trasparente. Antonio Fusco presenta caban imbottiti in taffetà con profili di pelliccia e piccoli piumini in velluto misto seta, ma anche cappotti avvolgenti mono e doppio petto, giacche decostruite effetto maglia, abiti in tweed e drappeggiati, tailleur molto femminili, tuxedo e giacchine con spalle importanti. Visoni, montoni, nappe, vitelli, capretti, camosci, nabuk, vernici, specchiati e dettagli in raso sono, invece, i protagonisti della collezione Mario Valentino. Abiti, scarpe e borse, morbidi e leggeri, impreziositi da dettagli che creano la differenza e danno carattere: dalle forme tondeggianti o bombate alle ondulazioni passando per drappeggi e plissettature. Giochi di patchwork e sovrapposizioni di forme geometriche, fanno il resto, per una linea esclusiva e ricca di verve. Pellicce e rosso tout court per Nino Lettieri che ad AltaRoma ha portato in passerella capi raffinati e originali total red, beige e neri che strizzano l’occhio agli anni Cinquanta e Ses70

In alto, produzioni femminili griffate Livio De Simone; a sinistra, due modelli di stivali da donna Sabina Albano

fabrics like creponne, velvet, jersey and crepe de Chine are used in waisthugging dresses embroidered with transparent tulle. Antonio Fusco presents taffeta padded cabans with fur features, velvetsilk duvet jackets, single- and doublebreasted coats, deconstructed mesheffect jackets, tweed

suits, tuxedos and short jackets with prominent shoulders. Mink, sheepskin, other hides, varnishes, mirrors and satin details are the key feature of Mario Valentino’s collection of soft, light suits, shoes and bags embellished with unusual details and geometrical patchwork patterns for a unique line full


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Modelli firmati Antonio Fusco (a sinistra) e Amina Rubinacci (a destra)

of verve. Nino Lettieri’s AltaRoma collection of elegant and original garments in total red, beige and black hints at the 50s and 60s, with fabric effects ranging from origami to stone and crystal as well as Mongolia, Greenland fox and other furs. Ample but ultrashort dresses, and trousers of varying

lengths and a predominance of pink. Red is the key to Gianni Molaro’s voluminous bridal gowns, although white is of course still an option. Wearable sculptures in taffeta, mikado or silk, often hand painted and embellished with chinchilla, mink or fox fur. A cute

santa. E, poi, tessuti effetto origami, pietre, cristalli e pellicce in Mongolia, Volpe di Groenlandia, lapin e astrakan. Ampi e cortissimi i suoi abiti. Di varie lunghezze, invece, i pantaloni, vere star del defilé che ha avuto come fil rouge la rosa. Rosso, rosso, fortissimamente rosso anche per gli abiti da sposa firmati Gianni Molaro, sempre più voluminosi e meno scivolati. Vere e proprie sculture da indossare realizzate, naturalmente anche in bianco, in taffetà, mikado o cady di seta, spesso e volentieri dipinte a mano e bordate di cincillà, visone o volpe. Una chicca, l’abito double 71


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face da riutilizzare anche dopo il giorno delle nozze. L'incontro tra due concetti apparentemente antitetici, bon ton e natura selvaggia, dà vita alla collezione Autunno/Inverno 20102011 di Rosario Farina. Bon ton nelle forme e nello stile, nel carattere e nel look sempre curato, ai limiti del maniacale. La Natura Selvaggia, invece, si rintraccia nei continui riferimenti alla Flora e la Fauna. Dalie, orchidee, magnolie, foglie di platano, tutte rigorosamente realizzate a mano, in velluto o pelle di cervo, incontrano colli di marmotta e di visone, adornano velluti, impreziosiscono lane e sete. La Fauna, ovvero pelli di pitone, di coccodrillo e di lucertola, stampate tono su tono, si accampano prepotenti su tessuti stretch. Tailleur, abiti e cappotti realizzati secondo le grandi tecniche sartoriali partenopee, sono rivisitati e stravolti attraverso un design giovane e grintoso. L’ispirazione per Livio De Si72

In alto, Kiton, abito da uomo; a sinistra produzioni firmate Harmont&Blaine

feature is the doubleface dress that can be worn even after the wedding day. Rosario Farina’s Autumn/Winter 2010-2011 collection embraces elegant civilisation and wild nature: dahlias, orchids, magnolias and leaves handmade, in velvet or deer hide meet furtrimmed velvet, wool and silk, while

python, crocodile and lizard hides are printed tone on tone onto stretch fabrics. Typically Neapolitan tailored suits, dresses and coats are revisited in a young and dynamic design. Livio De Simone has found inspiration in the colours of the forests and mountains: moss green, blue, brown, cyclamen and black



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In alto, modelli di Francesca Ferrante

heighten the bold and decisive designs made using the technique for which De Simone became famous. Clinging meshes and tube tops enhance the figure of today’s style-conscious women who also demand comfort. Silk blouses for day wear and overlapping chiffon and viscose dresses and skirts. The Orient Express steams to London’s historic Savile Row in Amina Rubinacci’s Autumn-Winter 74

collection, skilfully combining classic features with colours like sapphire blue, lacquer red, silk pink and flashes of silver and gold. Salt and pepper tweed, cashmere, thin wools, poplin, muslin, satin, velvet, Prince of Wales and flannel for knitwear, cardigans and warm jackets. Alessio Visone celebrates 25 years’ work with his Silver Fashion Show inspired by the 50s and 70s. Haute

mone viene dal bosco delle favole di montagna: verde muschio, mirtillo, tortora, ciclamino e nero. Colori intensi che rafforzano lo stile forte e deciso dei disegni realizzati, a mano, con la stessa tecnica che ha reso noto De Simone come lo “stilista-pittore”. Maglie aderenti e tubini sagomati accompagnano le forme sinuose di donne contemporanee attente allo stile, ma anche al comfort. La seta è protagonista nelle camicie da giorno, mentre, per le mise serali, leggere sovrapposizioni di chiffon e viscosa compongono abiti mono spalla o gonne briose. Nella collezione Autunno-Inverno di Amina Rubinacci, l’Orient Express incontra Savile Row, una delle strade storiche di Londra. Così, melange classici si intrecciano sapientemente con tinte come blu zaffiro, rosso lacca, rosa seta e sprazzi di oro e argento. Sotto i riflettori, tweed sale e pepe, cashmere, lane sottili, popeline, mussola, satin, velluto, Principe di Galles e flanella per maglie, cardigan e giacche calde ed raffinate. Lo stilista Alessio Visone festeggia i 25 anni di carriera con un “Silver Fashion Show” ispirato agli anni Cinquanta e un po’ ai Settanta. Molta Haute Couture con abiti particolarmente costruiti e qualità sartoriale eccellente. I colori utilizzati vanno dal tegola all’avorio passando per il nero, il verde e il marrone. Francesca Ferrante propone abitini e tailleur molto freschi e frizzanti. Imperativo categorico: esaltare la femminilità della donna. Et voilà mise in jersey, lana, viscosa e crepe, cui si affiancano tessuti stampati di grande ef-



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fetto. Per le shoes, Sabinalbano presenta sandali da sera con tacco staccato e plateau, décolleté in velluto con borchie e stivali dalle linee pulitissime in vitello o vernice molto morbida. Una novità, le ballerine pieghevoli in velluto, con fregio in oro sulla punta del Real Teatro di San Carlo, da tenere in borsetta per ogni evenienza. Albano propone, invece, stivali cascanti e cuissarde sulla gamba, décolleté accollatissime o spuntate in camoscio in puro stile anni Quaranta. E, per le occasioni da red carpet, scarpe ingioiellate con catenelle che formano un fiocco sulla punta o decori in preziosi cristalli. E per l’uomo? Kiton debutta con la “capsula” Cipa, una selezione di capi che trae ispirazione dall’archivio storico dell’azienda fondata da Ciro Paone nel 1970, da cui prende il nome. Linee

In alto, produzioni Nino Lettieri; a destra, abito firmato Fausto Sarli (foto Soccio-Sorrentino)

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Couture in colours ranging from brick red to ivory, black, brown and green. Francesca Ferrante’s dazzling suits and dresses exalt womanhood through outfits in jersey, wool, viscose and crepe accompanied by spectacular printed fabrics. Sabinalbano’s footwear collection has evening sandals with detached or plateau heels and studded velvet vamps as well as supple

boots in calfskin or patent leather. The new, folding velvet ballerinas with the gold emblem of the San Carlo opera house on the tip can be carried in a handbag. Albano proposes 40s style knee- and thigh-length boots and, for red carpet occasions, evening footwear bejewelled with small chains and precious crystals. For men, Kiton debuts with the Cipa “capsule”: a selection


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asciutte ed essenziali nel capospalla, con rever più alti e spalla stretta e più dritta, per una vestibilità impeccabile, ma confortevole al tempo stesso. I pantaloni hanno fibbie regolabili ai lati e bottoni per bretelle. La collezione Harmont&Blaine è tempestata di maglie con trecce, camicie con un nuovo collo a punte tonde, sapienti miscele di cotone e cashmere e tessuti trattati con tinture allo zolfo per conferire ai capi il tipico aspetto vintage. Tornano i Montgomery, i Parka e i bomber in pelle. Novità, la giacca trapuntata in flanella antigoccia. Dulcis in fundo, Cilento, che per quest’Inverno ha realizzato un cappotto double morbidissimo in cashmere beige e blu, completamente reversibile. Un capo unico che ogni uomo di classe dovrebbe tenere in guardaroba. of garments inspired by the archives of the company founded in 1970 by Ciro Paone, hence the name of the collection. Crisp lines for an impeccable look and a comfortable fit. The trousers have adjustable buckles and buttons for fixing braces. The Harmont&Blaine collection has pullovers with plaited patterns, shirts with a roundtipped collar, and

superb blends of cotton and cashmere and fabrics specially treated for a vintage look. Duffle coats, Parkas and leather bomber jackets are back and there is a new quilted, water-resistant flannel jacket. Finally, Cilento’s winter speciality is a reversible, soft cashmere overcoat in blue and beige: a unique garment and a must for every gentleman’s wardrobe. 77


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Original Marines. Il “made in Naples” che piace a grandi e piccini di Alfredo Costante

“A

27 anni pensi: ho ancora tutta la vita davanti, ma di esperienza già ne ho fatta e adesso la metterò a frutto”. La devono pensare così anche alla Imap Export, la società proprietaria di “Original Marines”, lo storico marchio partenopeo d’abbigliamento che, a 27 anni dalla nascita è ormai presente su tutto il territorio nazionale con 489 punti vendita in franchising, 65 tra punti vendita diretti e Cartoon Village e 77 negozi in Europa, Asia, Africa e America del Sud. Numeri da capogiro se si considera che il primo negozio monomarca fu aperto appena 17 anni fa. Da al-

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considering that its first store opened only 14 years ago but it now boasts 489 sales outlets in Italy, 65 retailers and Cartoon Villages, and 77 stores in Alfredo Costante Europe, Asia, Africa and South America. The renowned The average annual Neapolitan leisure turnover for each clothing brand sales outlet is now Original Marines euro 500,000, a this year celebrates its 25th anniversary 15% increase on 2007, thanks to and is optimistic about its future. And aggressive advertising rightly so,

Original Marines. Leisurewear made in Naples for young and old


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In queste pagine, produzioni firmate “Original Marines”, a sinistra un’immagine dello stabilimento

l’ora ne è passata di acqua sotto i ponti e il brand “made in Naples” è riuscito a conquistarsi uno spazio di primo piano sui mercati di mezzo mondo. Numeri che fanno ben sperare. Come quelli del fatturato medio per punto vendita: 500mila euro, con un incremento, negli ultimi tre anni, pari al 15 per cento. Merito anche degli investimenti: circa l’8 per cento del fatturato, sulle “originali”, come il suo nome, campagne pubblicitarie che hanno consentito alla griffe di aggredire il settore con linee dallo stile casual e sportivo per uomo, donna e bambino.

campaigns financed by 8% of company turnover which have taken Original Marines to the front line in men’s, women’s and children’s sports and leisure wear. This was perhaps more than the 5 founding entrepreneurs expected when they set up a firm specialised in inexpensive clothing, starting with plain

white T-shirts, like those worn by US marines, after whom the business was named. It was an overnight success but 10 years passed before the founders decided to enter the retail market, opening the first Original Marines store and gradually adding complete clothing lines. Now, thanks to carefully researched development 79


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Qui in alto, a destra, e nelle pagine seguenti, modelli maschili e femminili prodotti dalla Original Marines

Un successo forse superiore alle aspettative dei cinque imprenditori campani che, quasi per scommessa, nel 1983 decisero di aprire una ditta specializzata nella produzione e nella vendita di abbigliamento con prezzi alla portata di tutte le tasche. Si iniziò con le semplici t-shirt bianche, le “magliette originali indossate dai marines”, da cui il gruppo prese il nome, e fu un successo assoluto: 25 milioni di pezzi venduti in poco tempo. Dopo 10 anni di attività di vendita all’ingrosso i soci fondatori decisero di puntare sulla vendita al dettaglio e nel 1993 venne alla luce il primo negozio mono marca “Original Marines”. Alle t-shirt si 80

strategies focusing on innovative design and new fabrics and themes, Original Marines stores offer a wide range of children’s and adult clothing as well as numerous accessories and pyjamas. In November 2006, the first Original Marines line of children’s glasses and sunglasses were launched and, two years later, the first school products (rucksacks and

exercise books). With 9% annual growth, Original Marines has created over 1500 jobs in Italy and this trend continues, especially in young children’s and babies’ lines. The expansion plan envisages 33 new stores in Italy and 10 abroad by the end of 2010, as well as numerous business partnerships reached with Warner Bros for use of Looney


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aggiunsero, mano a mano, linee sempre più complete di abbigliamento, fino ad arrivare alle soglie del terzo millennio. Oggi l’azienda, grazie a strategie di sviluppo focalizzate sulla continua ricerca e sulla costante innovazione di tessuti, design e temi delle collezioni, è in grado di offrire, all’interno dei propri negozi, un ricco assortimento che va dal bambino all’adulto, oltre a numerosi accessori e pigiameria. Nel novembre 2006, grazie a un accordo con la Mamidevi, viene lanciata anche una linea dedicata agli occhiali da vista e da sole per bambini firmati “Original Marines”. A questo segue l’accordo siglato nel 2008 con la b&b Spa per i prodotti scolastici come zaini e quaderni. Negli ultimi anni “Original Marines” ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 9 per cento creando direttamente e indirettamente oltre 1.500 posti di lavoro solo in Italia. Il 2009 si è chiuso con un fatturato in crescita del 8,6 per cento rispetto al 2008, ed è stato caratterizzato da un forte balzo in avanti delle linee baby. Anche i punti vendita continuano ad aumentare: il piano d’espansione prevede, entro la fine del 2010, l’apertura di altri 17 store in franchising e uno diretto in Italia, che andranno ad aggiungersi ai punti vendita attualmente esistenti, e 10 all’estero. A ciò si aggiungono le numerose alleanze commerciali, tra cui la

Tunes characters, with Mga for a collection dedicated to Bratz, with MGM for a series dedicated to the Pink Panther and even with 20th Century Fox for a collection inspired by the Simpsons. Since March, the Original Marines brand is found on Pell River traditional leather bags and accessories like wallets, key rings and diaries for adults and children, which

will be in shops starting from this autumn. Finally, the company has reached an agreement with the Cotton Council International for the production of garments made of 95% cotton, at least 50% of which is American. There is no end to the challenges facing the ‘Marines’, the important thing is to win them one at a time. 81


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partnership nata nel 1998 con la Warner Bros per l’utilizzo dei personaggi Looney Tunes, l’accordo con la “Mga” per la realizzazione di una collezione dedicata alle bambole Bratz, quello con la “Metro Goldwin Mayer” per la creazione di una serie dedicata a Pink Panther, persino con la 20th Century Fox per una collezione ispirata ai Simpson. Dallo scorso mese di marzo, inoltre, Original Marines firma borse e accessori per Pell River, il brand italiano che realizza prodotti di pelletteria artigianale, come portafogli, portachiavi, agende e pouchet per adulto e junior. Le collezioni saranno presenti sugli scaffali dei negozi specializzati a partire dal prossimo autunno e per le successive 3 stagioni. Infine, da aprile, la storica casa napoletana

e la Cotton Council International hanno annunciato la loro partnership per la produzione di capi realizzati con cotone Cotton Usa, il marchio che identifica i capi in cotone (al 95%), di cui almeno il 50% americano. Insomma: le sfide per i “marines” made in Partenope non finiscono mai. L’importante è vincerle tutte. Possibilmente sbancando i mercati. Original Marines Imap Export Spa Interporto di Nola lotto H blocco C Boscofangone 80035 Nola (Na) Tel. 081.0821001 www.originalmarines.com

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Le ceramiche da Vietri a Cava


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Artigianato di qualità. 1 Trionfo di colori e arte nell’argilla di Giuseppe Picciano

I

l blu terso del cielo, il giallo abbagliante del sole, il rosso vivo delle rose oppure il verde pieno degli alberi. O, ancora, l’arancione intenso degli agrumi. A Vietri sul Mare l’incontro di colori non è mai banale: è un trionfo di gioia, un inno alla vita. Per i maestri ceramisti di questo splendido borgo annidato nell’angolo più protetto del Golfo di Salerno, l’espressione cromatica, che sgorga spontanea con toni persino lirici, è una filosofia esistenziale. Le cerami-

Quality craftsmanship. 1 Ceramics from Vietri to Cava. The triumph of art and colour in clay Giuseppe Picciano

Sky blue, sun yellow, rose red, tree green or citrus orange. In exquisite Vietri sul Mare on the Amalfi Coast,

colours meet in a triumph of joy in the skilful hands of master ceramists who have transformed the expression of colour into an existential philosophy. Colourful ceramics are at the very heart of Vietri and a stroll through the town centre is a kaleidoscopic experience, with

che multicolori sono l’anima di Vietri. Inoltrarsi per il centro storico significa seguire l’emblematico percorso del colore: ceramiche variegate che fanno da sfondo sui pavimenti, lungo i muri, sui balconi, sulle cupole delle chiese. E’ dal XV secolo che le alte fornaci a tre piani, affidate alla protezione di Sant’Antuono, sfornano migliaia di piatti, di giare, di boccali, di piastrelle che fanno bella mostra in tutte le località più prestigiose del turismo

ceramics of all shapes and sizes on the ground, along the walls and on the domes of churches. Since the 15th century under the watchful eye of St. Anthony, protector of ceramists, threestorey kilns have been churning out plates, jugs and tiles, which are then shipped to all the main tourist resorts

in Campania and around the world. Traditional decorations include pastoral scenes, country churches, farms and animals in exotic forests so different from the local Mediterranean landscape and, although tastes change over time, constant quality is guaranteed by the texture of the 85


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campano. E non solo. Conosciuti in tutto il mondo, i motivi di decorazione tradizionale si rifanno a una realtà arcadica, al di fuori del tempo e dello spazio. Pastori e contadinelle, paesaggi agresti, chiesette di campagna, casolari, animali che popolano lontane foreste, estranee al paesaggio vietrese, fatto di sole e di macchia mediterranea. Sono questi gli elementi della tavolozza vietrese, filo conduttore di un’arte che si rinnova, nel decoro e nella forma, ma che non tradisce mai la qualità della materia, legata alla corposità dello smalto e alla velocità delle ampie campiture di colore, alla cui stesura si adattano il gesto veloce della spugnetta e del pennello e l’agile gioco del polso. Se oggi Vietri resta l’avanguardia artistica di un comprensorio che una volta comprendeva anche le lavorazioni di Nocera e di Salerno, ricchissime di argilla, la produzione dei ceramisti di Cava de’ Tirreni conserva ancora il pregio che la contraddistingue. Pur con tocchi personalizzati, qui si rispetta comunque l’antichissima tradizione vietrese. Ogni oggetto è seguito scrupolosamente in ogni sua fase ed è proprio questo che ne garantisce la qualità, la bellezza e soprattutto l’unicità di ogni singolo pezzo. E puntuale, nel gennaio scorso, è giunto un importante riconoscimento a tanto rigore: due aziende metelliane sono state segnalate su “Adi Codex Campania”, prestigiosa pubblicazione dedicata 86

enamels and the speed with which brush strokes and sponge effects are applied. Vietri has overshadowed other clay-rich towns of the area, like Nocera and Salerno but ceramics from Cava de’ Tirreni have preserved their characteristic quality and traditional Vietri techniques to make sure that each product is beautiful and unique. Indeed, two local firms have recently been

awarded certificates of excellence by the regional industrial design association. Today’s ceramic decoration owes its fame and inspiration partly to the village of San Lorenzello, where Nicola Giustiniano, one of the leading exponents of ceramic art of his time honed his skill and founded the Scuola Giustiniani, whose work could rival the worldfamous


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Un artigiano al lavoro

Capodimonte porcelain. Capodimonte began its production by appointment to King Charles III of Bourbon and his wife Amalia of Saxony, who set up a specialised workshop within Capodimonte Palace, a tradition that lives on and has been able to count on the cooperation of experts from home and abroad.

Capodimonte porcelain differs from its northern European counterparts primarily in its soft, milk-coloured mixture of locals clays and feldspar, which have been used to make unique dinner services, although the majority of modern production focuses on superb, refined pieces characterised by a floral decoration.

alle eccellenze nel campo del design ed edita dalla delegazione regionale dell’Associazione per il disegno industriale. La decorazione dei vasi, intanto, ha reso celebre a partire dal ‘700 San Lorenzello, borgo di Cerreto Sannita. Qui si formò Nicola Giustiniano, divenuto poi uno dei massimi esponenti dell’arte figulina campana del suo tempo fondando la Scuola Giustiniani, la cui produzione sarebbe stata capace di gareggiare con le stesse porcellane di Capodimonte, e che ispira ancora oggi la produzione dei ceramisti sanniti, attività cardine dell’economia locale. San Lorenzello rivaleggiò, dunque, con le porcellane della Real Fabbrica Ferdi87


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nella foto, produzioni artigianali vietresi

nandea, meglio conosciute con l’etichetta di Capodimonte, marchio di fama mondiale. Furono Carlo III e sua moglie, la regina Maria Amalia di Sassonia a fondare un opificio specializzato a Napoli, all’interno della famosa Reggia di Capodimonte, dando inizio a una tradizione che non è mai finita. Tra i principali collaboratori della fabbrica reale si annoverano il chimico belga Livio Ottavio Schepers e il disegnatore piacentino Giovanni Caselli. La porcellana che si produce qui ha caratteristiche peculiari che la distinguono dalla porcellana 88

nordeuropea. L'impasto si compone di una fusione di varie argille provenienti dalla cave del sud miste al feldspato. Ne deriva un impasto tenero dal colorato latteo, che rende questa manifattura unica nella storia della porcellana. Le creazioni che si impongono all’ammirazione del mondo, come i sontuosi servizi da tavola, gradualmente hanno lasciato il posto a uno stile floreale puramente decorativo, che costituisce ancora oggi il fulcro della produzione ceramica napoletana, sinonimo di splendore e raffinatezza impareggiabili.



Gli intarsi sorrentini


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Artigianato di qualità. 2 La città dei capolavori d’arte lignea di Giuseppe Picciano

M

aestri d’arte e testimoni del tempo. Precisi, scrupolosi, certosini. Pazienti all’infinito come infinito può essere un gioco geometrico di lamelle e frammenti di legno pregiato destinati a incrociarsi e a sovrapporsi per dar vita a un capolavoro della miniatura. Gli intarsiatori di Sorrento sono più che artigiani: rappresentano la raffinata manualità applicata al legno. E in più restano gli unici depositari di una tradizione secolare, seguendo gli insegnamenti che da gene-

Quality craftsmanship. 2 Sorrento marquetry. The town of inlaid masterpieces Giuseppe Picciano

In Sorrento, art masters and artisans scrupulously juxtapose veneers or small pieces of

wood to create a geometric design or a miniature masterpiece known as marquetry or intarsia. They are not just craftsmen, they are the depositaries of a century-old tradition handed down from father to son, and one of the reasons for Sorrento’s worldwide fame.

razioni si tramandano di padre in figlio. Non a caso l’arte della tarsia è l’attività che ha conferito alla città del Tasso fama mondiale nel settore dell’artigianato di altissima fattura. Non c’è turista che lasci la Terra delle Sirene senza portare con sé una cornice, una scatola o uno scrigno decorati con i classici motivi floreali o i caratteristici panorami del Golfo e le spiagge della Costiera. I legni usati nella lavorazione sono l’ippocastano, l’arancio, il faggio, l’ebano di cui gli

No one leaves the Land of the Sirens without a picture frame, a jewellery box or some other item inlaid with a floral motif or views of the Bay of Naples created using horsechestnut, orangewood, beech and ebony, varieties of wood that afford a wide range of nuances

and colour. The workshops in and around Sorrento are each specialised in a particular area of production. Some make tables, others jewellery or musical boxes or cigar cases; but each one is unique and crafted using traditional tools and materials. Sorrento’s churches 91


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In queste pagine, alcune produzioni di intarsio sorrentino; qui in alto particolare della lavorazione

intarsiatori valorizzano tonalità e sfumature per creare prodotti sempre originali e di indiscutibile bellezza. In questo mestiere non esiste omologazione né ricalco, semmai emerge l’interpretazione di alcuni filoni artistici. Le botteghe sparse tra Sorrento e le località limitrofe hanno quasi tutte una specializzazione: c’è chi realizza tavoli, chi cofanetti, chi carillon, chi ancora portasigari, cercando, per quanto possibile di raggiungere l’unicità dell’opera. Gli strumenti sono quelli di sempre: pinzette, seghetti finissimi, vernice, cera e colla di pesce nel pieno rispetto della sacralità tradizionale. La testimonianza di un’attività d’intarsio a Sorrento è data dalle chiese che presentano opere d’arte in 92

bear witness to the town’s artisanship, with artworks crafted by local carpenters as far back as the 16th century. Cabinet making developed in the 19th century when Sorrento became a popular tourist destination for foreign nobility who demanded quality souvenirs to take home. One of the most renowned artisans was Antonio Damora,

who restored furniture in the royal palace before opening a workshop in Sorrento, which soon became a school for apprentices eager to learn the art of intarsia. They then opened workshops of their own but made sure that they added a personal touch to each item to make it truly unique. Today Sorrento


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legno risalenti al XVI secolo realizzate da carpentieri del luogo. L’industria di ebanisteria si sviluppò dall’Ottocento in poi, quando Sorrento, diventata meta turistica d’eccellenza per nobili e borghesi stranieri, cominciò ad avvertire l’esigenza di offrire ai visitatori souvenir di pregio. Uno dei maestri più famosi è Antonio Damora. Collaborò a Napoli per il restauro dei mobili della Reggia. Successivamente tornò a Sorrento e vi aprì un laboratorio d’intarsio che divenne in breve tempo una vera scuola per i giovani che appresero l’arte dell’intarsio. In seguito alla formazione di nuovi maestri artigiani si aprirono negozi e botteghe e Sorrento divenne la culla di questa arte. Pur nella comune matrice culturale, come detto, gli oggetti si differenziano perché ogni ebanista personalizza le scene con piccoli accorgimenti. Grata per tanto prestigio, Sorrento custodisce gelosamente i segreti dell’intarsio ed esporta i suoi preziosi oggetti in tutto il mondo. Il liceo artistico della città vanta ancora tra i suoi corsi quello della tecnica dell’intarsio, la cui isti-

tuzione risale al 1800. Non solo. Nel centro antico della città, sui due piani del restaurato Palazzo Pomarici Santomasi, dal 2000 è esposta una ricca collezione di mobili e oggetti del tipico artigianato sorrentino, con splendidi pezzi


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d’arredo in tarsia lignea che vanno dal ‘400 all'800. Un “MuseoBottega”, come usa definirlo il suo fondatore, l’architetto Alessandro Fiorentino, al cui interno vengono illustrate le tecniche di lavorazione dal “mosaico” al “ricaccio”, i materiali utilizzati, i temi decorativi, con pezzi originali esposti e foto d’epoca degli artigiani nelle varie fasi della lavorazione. Un percorso tecnico e artistico, che culmina con l’allestimento nel piano superiore della struttura di angoli e ambienti ottocenteschi delle case nobili sorrentine, con studi, incredibili realizzazioni di "segreter", camere da letto, spazi relax, e pezzi particolari come i contenitori di giochi collettivi, fino alle nuove realizzazioni contemporanee proposte da alcuni dei maggiori design nazionali e internazionali come Portoghesi, Sawaya, Morandini, Alison, Mendini, D’Alisi e dallo stesso Fiorentino.

jealously guards the secrets of its art, but its high school has offered a vocational course in intarsia since 1800. Not only does the town export precious objects all over the world but it also exhibits numerous items of local furniture and other objects in the recently restored Palazzo Pomarici Santomasi. This ‘MuseumWorkshop’, as its founder Alessandro Fiorentino calls it, illustrates the various

techniques and materials used and decorative patterns with original pieces and period photographs of the manufacturing process. The building’s upper floor has studies, bedchambers and other rooms furnished in the 19th century Sorrentine style, as well as more contemporary pieces by leading Italian and international designers, including Fiorentino himself.



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Ulturale Cravatte. La “Pin up” che impreziosisce il colletto di Sarah Ricca

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no spazio di 350 metri quadri disposto su due livelli. Un tempio del design in cui accogliere i clienti “istituzionali”. Con questo intento il gruppo Ulcea srl, a cui si riconduce il marchio “Ulturale Cravatte”, ha realizzato in via Ferrante Imparato (presso il Centro Napoli Est), il nuovo e avveniristico show-room. Uno spazio elegante e raffinato, in cui clienti e aziende hanno l’opportunità di ammirare il vasto assortimento di prodotti del rinomato marchio partenopeo. Perché eleganza e raffinatezza costituisciono, da sempre, il motore che ispira le creazioni Ulturale. Tratti che si ritrovano nella nuova collezione autunno-inverno 20102011 dove, accanto ai capi e ai prodotti

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Ulturale Neckties. Pin-ups around your collar Sarah Ricca

“A two-storey design temple for ‘institutional’ clients” is the concept that has led Ulturale Cravatte to open up its futuristic new showroom in Naples: an

elegant and refined space in which clients can admire the vast assortment of products by the renowned Neapolitan brand. Elegance and refinement continue to inspire all Ulturale creations, such as the autumn/winter 2010-2011


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In queste pagine, immagini delle produzioni e dello show room Ulturale

della tradizione spiccano anche gli accessori. Sono loro i protagonisti della stagione autunnale, in vendita dal prossimo mese di ottobre: le linee di orologi, sia da uomo che da donna. Oggetti preziosi, pensati e realizzati per impreziosire ed esaltare i polsi e le mani delle signore. Orologi, la cui parola d’ordine è raffinatezza. Raffinatezza data dal quadrante in madreperla rosa montato su foulard vintage degli anni Settanta. Oggetti preziosi. E allo stesso tempo unici. Perché prodotti in serie numerata: soltanto cento quelli griffati Ulturale. Si ispirano ai tempi passati. E il tempo che fu ha suggerito anche la linea uomo. Per forma e sostanza richiama quella tipica dei mitici anni Sessan-

collection with its new accessories and traditional products. On sale from October are unique men’s and women’s wristwatches and beautiful women’s jewellery, like the precious, limited edition watches with a pink mother-ofpearl dial

mounted on a 60s style foulard range - only 100 will bear the Ulturale brand. Men’s lines are also inspired by the 60s, with a touch of timeless Neapolitan style: the hand-engraved dial depicts a view of the Bay of Naples while the watch 97


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ta, con un tocco di napoletanità che rimanda all’eleganza che da sempre contraddistingue i gentlemen partenopei. Napoletanità allo stato puro. Che si mostra nel quadrante cesellato a mano dove le lancette ricordano due piccole cravatte stilizzate sullo sfondo di un’immagine del Golfo. Orologi che alternano al classico cinturino in cuoio quello realizzato con tessuti di cravatte vintage inglesi. Orologi, ma non solo. Perché nella collezione autunno-in98

hands are stylised neckties. Watch straps vary from classic leather to the fabrics of vintage English ties. The autumn/winter collection also includes wool

and cashmere scarves, but the end of the year will see the presentation of a new line of neckties combining vintage erotica and elite fashions. Inspired by the


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verno della griffe “made in Partenope” non potevano mancare sciarpe e pashmine in lana e cachemire. A fine anno inoltre, è prevista la presentazione di una nuova linea di cravatte in cui l’erotismo di classe si miscela con la moda d’elite: tema ispiratore le avvenenti ‘Pin up’ degli anni Cinquanta e Sessanta. Le immagini delle “donnine” che hanno catturato l’immaginario maschile rivivono sul tessuto, proprio sotto il nodo. Sono ispirate a fotografie di repertorio. Ed hanno richiesto, per la loro realizzazione, un lavoro attento e certosino, prima di ricerca, poi di sartoria. La cravatta ‘Pin up’ nasce dalla collaborazione che Ulturale ha instaurato con un noto marchio glamour che sarà ufficializzata con un evento che si svolgerà a Milano a fine settembre. Ulturale cravatte Via Carlo Poerio, 155 - Napoli Tel. 081.2481151 Via Ferrante Imperato, 190 Centro Mercato 2 (Na) Tel. 081.7520516 www.ulturalecravatte.it pin-ups of the 50s and 60s, the ties depict an archive image of a model on the fabric beneath the knot. The Pinup range required painstaking

research and tailoring and is the result of a joint project of Ulturale and a leading glamour brand, which will be made known at an official event in Milan in late September. 99


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Segusissime. L’arte di Murano incontra il made in Naples di Annalisa Palmieri

Lo showroom partenopeo Segusissime

S

apete cosa accade quando l’antica arte di Murano incontra la raffinatezza e l’intraprendenza made in Naples? Per scoprirlo basta spingersi fino al civico 41 di via Vittoria Colonna, a due passi da via dei Mille e piazza Amedeo. È qui che nel dicembre 2009 Elvira Gabola di Lauro ha inaugurato l’atelier “Segusissime”: uno scrigno prezioso traboccante di esclusive opere d’arte, oggettistica e gioielli scintillanti realizzati tutti, rigorosamente in vetro, in una delle più antiche fornaci veneziane. Nel regno di lady Elvira, le parole d’ordine sono: pregio, originalità e classe. Et voilà specchi, lampadari, coppe, piantane, candelabri, vasi, lumi, bicchieri e bottiglie, particolarissimi, frutto dell’estro e delle indiscutibili

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Segusissime. Murano glass meets Neapolitan elegance Annalisa Palmieri

What happens when the ancient art of Murano meets Neapolitan elegance and flair? The answer can be found in Elvira Gabola di Lauro’s Segusissime, a precious atelier which amazes

visitors with its stunning displays of glass ornaments, objets d’art and jewellery from one of Venice’s oldest glass workshops. Elvira insists on quality, originality and class for all the exquisite mirrors, lamps, candelabra and other glass items hatched from the flair of master craftsmen Gino and Antonio Seguso, heirs of Archimede


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abilità manuali dei maestri Gino e Antonio Seguso, eredi del capostipite Archimede, uno degli artisti vetrai più apprezzati al mondo. Non a caso, le sue opere sono esposte nei più importanti musei di arte contemporanea del globo oltre ad aver partecipato più volte alla Biennale di Venezia e allaTriennale di Milano. Una chicca, tra le chicche, le deliziose uova, simbolo di abbondanza, disponibili in diversi colori e misure, e la collezione “Carnevale” costellata da portafortuna a forma di elefantini, tartarughe e pesciolini, ma anche da sculture autentiche, fermacarte, vasi e bicchieri multicolor. «Per gli appassionati del genere – spiega l’ospitale padrona di casa Elvira Gabola di Lauro – su ordinazione, qui da noi si possono trovare anche pezzi anni Cinquanta». Inoltre, molti altri esemplari, firmati uno ad uno, si possono ottenere nel colore e nella misura desiderati. Insomma, più che uno showroom, “Segusissime” si può definire un vero paradiso del glamour. Altro cavallo di battaglia dell’atelier di via Colonna sono i gioielli “Segusissime” che, come si può facilmente intuire dal nome, portano la firma delle sorelle veneziane Emanuela, Francesca e Barbara Seguso, nipoti di Archimede e figlie di Gino. Una vera forza della natura che da circa tre anni ha dato forma a una linea fashion e grintosa, decisamente diversa da quelle viste finora in giro. Tra le ultime creazioni che si possono trovare nella boutique di Elvira Gabola di Lauro, primo monomarca italiano per i gioielli “Segusissime”, figurano splendide collane che si trasformano in cintura, e una linea a dir poco strepitosa che vede una mi-

Nelle foto, alcune realizzazioni firmate Segusissime

Seguso, one of the world’s best known glass artisans whose works are exhibited in contemporary art museums worldwide and at the Venice Biennale and the Milan Triennale exhibitions. Particularly enticing are the delicious eggs in a range of colours and sizes, the Carnevale collection of animal-shaped lucky charms, and also colourful

sculptures, paperweights, vases and glasses. Elvira can also meet requests for 1950s items or for individually branded items in any size or colour. In short Segusissime is glamour heaven for those in search of chic gifts and ornaments or for a wedding list of unique items handcrafted in Italy. Equally stunning is 101


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In alto a sinistra, Elvira Gabola con le sorelle Segusso; nelle altre immagini altre produzioni

the Segusissime jewellery range crafted in Venice by Gino Seguso’s daughters Emanuela, Francesca and Barbara, who have been making unique lines of fashion jewellery for three years. Elvira’s boutique is Italy’s first Segusissime jewellery store, showcasing splendid necklace-belts and a superb line of exclusive jewellery with crinolineentrapped crystals in blue, pink and white 102

that is suitable for any time of day or year and goes well both with casual and formal dress. New products include long crystal pearl necklaces, tiralampo charms and jewellery sets in tulle, chiffon or embellished with precious glass. Last but not least, the enormous lampshade earrings that light up the face: the latest must have accessory for Neapolitan glamour victims.

riade di cristalli “imprigionati” in tubi di crinolina, così da dar vita a collier, bracciali ed orecchini “four season” fini ed esclusivi al tempo stesso. Disponibili in blu, fucsia e bianco e decorati con fiori che richiamano le nuance dei cristalli interni, si possono sfoggiare da mattina a notte inoltrata, sui jeans, su abitini bon ton o sul più classico dei tailleur. Altra novità, le lunghe collane di perle di cristallo, i charms “tiralampo” e le parure in tulle, chiffon o con passamaneria “impreziosita” da perline di vetro. E, last but not least, gli orecchini lampadario, che regalano luminosità al volto e “vestono” l’intera figura: i più amati, pare, dalle donne glam partenopee. Segusissime Via Vittoria Colonna 41 - Napoli Tel. 081.418448



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Sanseverino. Le sette pieghe magiche che ammaliano i vip di Annalisa Palmieri

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n capo di vestiario utile, come il gilet per esempio, proprio perché utile è insignificante. L’uomo moderno ha a disposizione un solo accessorio che gli permetta di rivelare la propria visione del mondo, di segnalare la propria presenza: la cravatta”. Un concetto insolito partorito, qualche anno fa, dalla fervida mente dello scrittore Alberto Moravia e condiviso ancor oggi da molti uomini di gran classe. Proprio come i seguaci delle “sette pieghe” Sanseverino create essenzialmente in twill 36 once con “finissaggio Madder”. Vere e proprie opere d’arte tutte da indossare, realizzate, rigorosamente a mano, da abili sarti made in Partenope. Piccoli capolavori amati e collezionati da poli-

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Sanseverino. Seven folds to enchant VIPs Annalisa Palmieri

“A useful garment, like a waistcoat, is made insignificant by its usefulness. Nowadays the only accessory that reveals a man’s vision of the world is his tie”. Writer Alberto Moravia’s view is shared by the many well-dressed men who choose

Sanseverino sevenfold neckties made from 36-ounce twill 36 with Madder finishing: works of art hand-crafted by skilled Neapolitan tailors. Leading Italian politicians are frequent visitors to Salvatore Sanseverino’s prestigious showrooms in Naples and the Vatican City, as are footwear entrepreneur Diego Della Valle, Ferrari


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Produzioni firmate Sanseverino; a sinistra, un’immagine dello showroom

CEO Luca Cordero di Montezemolo, journalist Bruno Vespa and countless judges, lawyers, businessmen, managers, sportsmen and celebrities. “This year’s best sellers include the cashmere tricot”, explains Sanseverino, “which will again be present in the autumn/winter collection in bright shades or dark blue

with polka dots. We have seen a fall in demand for regimental silk ties but increased sales of classic models with micro-motifs or large white polka dots, such as those worn by Della Valle”. Sanseverino ties are made predominantly with textiles from Manchester (UK) which Sanseverino visits periodically in search of new fabrics, patterns and

tici di ogni schieramento, “tranne che da Antonio Di Pietro” tiene a sottolineare Salvatore Sanseverino, deus ex machina della prestigiosa maison con showroom al Centro Direzionale di Napoli e al Vaticano. Tra i suoi clientiamici, il patron della Tod’s Diego Della Valle, il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, il giornalista Bruno Vespa, il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, e poi ancora, magistrati, avvocati, imprenditori, manager ed esponenti del mondo dello sport e dello spettacolo. «Tra le cravatte più richieste, anche per questa stagione – spiega l’ospitale padrone di casa, pardon, di atelier, Salvatore Sanseverino – ci sono le tricot, 105


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prints for the creation of warmhued masterpieces for every occasion. The Sanseverino boutique is open only by appointment for ties and exclusive cashmere scarves in colours like camelhair, grey, lilac and purple and burnt hues, but also for a vast selection of ladies’ fashion accessories to add a touch of glamour to even the simplest outfit, such as pure silk stoles with hand-embroidered 106

coral similar to the one gifted to former Secretary of State Condoleezza Rice. Fur and cashmere stoles are also available, as are original and colourful scarves for winter wear. Cream and black are the most popular colours but other original shades are available. This year has also seen the arrival of elegant silver scarf rings with a cameo depicting the company logo of a rampant lion.

andate fortissimo durante la primavera e l’estate. Per l’Autunno/Inverno le proponiamo in cashmere in colori vivaci o a pois con fondo blu. Per le cravatte in seta – continua – registriamo un calo delle Regimental e un’impennata di quelle di ispirazione classica impreziosite da micro disegni o grandi pois bianchi su sfondo scuro, come quelle amate da Della Valle». Ties create, a partire dal 1994, prevalentemente con tessuti british, precisamente provenienti da Manchester, dove mister Sanseverino si reca periodicamente per scovare nuove stoffe, disegni e stampe, ispirati alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, da utilizzare per le sue inimitabili “creature”. Il tutto, declinato in una sinfonia di colori caldi ed avvolgenti, adatti ad ogni situazione. Ma nell’ac-



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Salvatore Sanseverino nel suo “atelier”

cogliente e raffinato salotto-boutique di via Porzio - incastonato ad hoc nel cuore della City napoletana - cui si può accedere solo per appuntamento, è possibile trovare anche esclusive pashmina e sciarpe in cashmere, anche double, nelle tinte più disparate: dal cammello, grande must di stagione, al lavagna passando per il lilla, il viola e i colori bruciati. Uno scrigno prezioso, però, non ad esclusivo appannaggio dei signori uomini. Per le donne, infatti, la maison Sanseverino propone una vasta scelta di accessori glamour destinati a rendere impeccabile anche la mise più semplice. Tra le chicche, le stole in pura seta con coralli ricamati a mano, come quella regalata dai coniugi Mastella all’ex Segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, o quelle realizzate in pelliccia e cashmere. E, ancora, pashmina, ori108

ginali copri spalla e grandi foulard coloratissimi da sfoggiare su giacche e cappotti durante tutto l’Inverno. Tra i colori più gettonati, il panna e il classico nero, ma anche nuance alternative destinate a rompere i classici schemi dettati dalla moda. Novità “four seasons”, gli eleganti ferma foulard in argento e cammeo con al centro il simbolo dell’azienda partenopea ovvero il leone rampante: deliziosi gioielli passepartout abbinabili ad ogni tipo di abbigliamento. Sanseverino Napoli Via Porzio Centro Direzionale Isola G2 - Napoli Tel. 081. 7879414 Solo su appuntamento www.sanseverinonapoli.com


Sapori della Campania 00


Campania sapori

La pasta, tradizione della Campania. Paccheri e maccheroni, l’oro di Napoli di Rosanna Nastro

B

uona, saporita. Altamente digeribile. Facile da preparare perché amalgamata con due elementi semplici: farina di grano duro e acqua. Basta assaggiarla una volta e non se ne potrà più fare a meno. E’ “sua maestà” la pasta. Più di un nome: un mito. Alzi la mano chi non ne ha mai gustato, almeno una volta nella vita, un succulento piatto. Da Napoli a Torino, da Milano a Palermo, non esiste pranzo senza questa celebre pietanza mediterranea. Non esiste tavolata senza un bel primo a base di maccheroni al pomodoro. Si parla di pasta e si pensa al mare del Golfo, alle terre calde della Campania Felix. E’ qui che la produzione di ziti e pennette è diventata un’arte. Qui, nella terra di Virgilio e San Gennaro. Che dire dei

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Pasta, a tradition of Campania. Paccheri and maccheroni: Neapolitan gold Rosanna Nastro Tasty, easy to prepare, light on the stomach and, once you’ve tasted it, you’ll never be able to live without it. More of a myth than a mere name, pasta is an essential guest at any dinner table and is

usually associated with Campania, where the production of ziti, pennette and other macaroni is an art: what could be better than Gragnano paccheri with their sauce-capturing texture or Neapolitan mezzanelli with ragù sauce? In the former Kingdom of the Two Sicilies, from the Lattari mountains and Torre Annunziata to the Caserta countryside


Campania sapori

“paccheri” di Gragnano, con trafila dorata e alta aderenza ai sughi? E i “mezzanelli” al ragù, orgoglio di Napoli? Dai Monti Lattari agli antichi opifici di Torre Annunziata, dalle terre casertane alla capitale del Regno delle Due Sicilie, l’arte dei maestri pastari ha sfornato, nel corso dei secoli, quintali e quintali di tesori del palato. Opere d’arte forgiate con farina, acqua e oro rosso. Perché è alle falde del Vesuvio che il celebre alimento ha trovato il suo regno, complice un clima secco e ventilato che ha favorito la lavorazione del più celebre degli impasti. I maccheroni, per esempio, emblema di Partenope, nonché protagonisti indiscussi di avvenimenti importanti per la storia stessa di Napoli. Si racconta che durante una festa cui era stato invitato anche Costantino Nigra, l’allora segretario del primo ministro piemontese Camillo Benso di Cavour, l’imperatrice di Francia, Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III, fece rappresentare una sorta di scenetta gastronomica dal suo ciambellano di corte. L’uomo, travestito da Cavour, si accomodò a una tavola apparecchiata con una serie di piatti allusivi alla situazione storica del momento: stracchino e gorgonzola (Lombardia), parmigiano (ducato di Parma) e mortadella di Bologna (Emilia). Nigra era stato inviato a Parigi dal premier piemontese, per lavorare all’ipotesi di alleanza tra il Regno di Sardegna e la Francia, in modo da progettare la guerra con l’Austria e portare, così, a compimento il processo di unificazione nazionale. Durante il pranzo furono servite anche arance siciliane. Il finto Cavour mangiò tutto, finché alla fine non gli fu servito

In alto, foto d’epoca di filari di pasta “stesi” in strada ad asciugare

and Naples itself, the pasta-maker’s art has created countless culinary masterpieces over the centuries, thanks to the dry, breezy climate around Mt. Vesuvius which is ideal for the production of pasta. However, maccheroni are not just an emblem of Naples, they have even played a part in its history, such as at the dinner organised by Eugenie de Montijo, Empress of

France and wife of Napoleon III. This was attended by Prime Minister Cavour’s secretary Costantino Nigra who had been sent to Paris to discuss an alliance between Sardinia and France against Austria and so complete the unification of Italy and, in a sort of theatrical sketch, the court chamberlain dressed as Cavour sat at a table laid with various dishes 111


Campania sapori

un bel piatto di maccheroni fumanti. A questo punto il ciambellano rifiutò dicendo “No, per oggi basta, conservatemi il resto per domani”. I maccheroni rappresentavano Napoli. La cosa fu subito riferita da Nigra al vero Cavour il quale, capita al volo l’allusione dell’imperatrice, disposta a cedere la Sicilia (le arance), ma non Napoli (maccheroni), replicò: “Evidentemente i maccheroni non sono ancora cotti, ma in quanto alle arance, siamo disposti a mangiarle”. Poco dopo si arrivò alla spedizione dei Mille e alla conquista del Regno del Sud. Non appena venne il turno di Napoli, Cavour annuì sorridendo: “I maccheroni sono cotti e noi li man-

alluding to the political situation of the different Italian regions: gorgonzola (Lombardy), parmesan (duchy of Parma), mortadella sausage (Emilia) and oranges (Sicily). The chamberlain ate everything but refused the plate of maccheroni saying he had had enough. Nigra reported the scene to prime minister Cavour who

immediately understood that France was prepared to give up Sicily but not Naples. “Clearly the pasta isn’t ready yet”, replied Cavour and sent the army to conquer the rest of the south and, when it reached Naples, he announced “the pasta is now ready and we are going to eat it”. Campania and pasta have thus lived side by side thanks to the

Gragnano, città della pasta Oro bianco che cresce nelle miniere dei Lattari di Veronica Mosca

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asta, sinonimo di sapori, buongusto e cucina mediterranea. Pasta, nome che dà il volto a una città: Gragnano, perla dei Lattari, capitale mondiale del più celebre dei “primi piatti”. L’investitura parte da lontano. Dalla fine del XVI secolo, per la precisione, quando a Gragnano videro la luce i primi pastifici a conduzione familiare. La produzione dei “maccaroni” diventò importante a partire dalla metà del XVII secolo quando la maggior parte degli abitanti del piccolo abitato montano iniziò a dedicarsi alla produzione del rinomato impasto. Era qui, infatti, sulle estreme propaggini del Golfo che particolari condizioni climatiche, come una leggera aria umida e calda che soffiava in direzione della costa,

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consentivano la lenta essiccazione dei lavorati, garantendone la conservazione a lungo. L’epopea della pasta gragnanese si pone senza dubbio nell’Ottocento. E’ in questo secolo che prendono forma e vita i primi grandi pastifici della zona, i cui manovali esponevano i manufatti di acqua e grano duro ad essiccare in strada, appesa a lunghi e caratteristici canneti. Le foto di via Roma costellata da filiere di spaghetti fanno parte, ormai, della memoria collettiva dei gragnanesi. La produzione dell’oro bianco non rallentò dopo l’Unificazione, anzi, raddoppiò. Dopo il 1861, infatti, i pastifici dei Lattari si aprirono ai mercati del Belpaese, esportando i loro prodotti in città come Torino, Firenze e Milano. La produzione raggiunse l’apice alla fine del XIX se-


Campania sapori

Gragnano, pasta town. White gold from the Lattari mines Veronica Mosca Pasta is synonymous with tasty Mediterranean cuisine and is inextricably linked to the town of Gragnano in the Lattari mountains. The late 16th century saw the first familyrun pasta workshops open here and by the

geremo”. Napoli, dunque. E la Campania. Quasi una simbiosi quella della pasta con la terra fertile del Vesuvio. Tutto merito del clima. E delle correnti temperate d’aria calda che accarezzano le coste partenopee. Cosa facevano gli antichi maestri pastai? Semplice: lasciavano essiccare spaghetti e vermicelli all’aria aperta. A volte anche in strada. Le vecchie cartoline in bianco e nero di Torre Annunziata e Gragnano ci raccontano di strade e marciapiedi ingombri di filari di canne si spaghetti, lasciati ad asciugare al sole e all’aria del Golfo. Difficilissimo farlo altrove. Certo ci sono i libri di storia. Quelli che raccontano che già gli etruschi si alimen-

mid 17th century the majority of the town’s inhabitants were involved in maccaroni manufacture because the warm, moist wind blowing down to the Bay of Naples, allows the pasta to dry slowly here ensuring a longer storage life. Gragnano enjoyed its heyday in the 19th century with the opening of large pasta factories, whose specialities were hung out to dry in the streets, as can be seen

in famous period photographs of Via Roma. Production doubled following the unification of Italy in 1861 because Gragnano pasta was now exported to Turin, Florence and Milan and sales reached their peak at the turn of the century. In the 20th century, the industry was modernised but Gragnano’s production was hit by the outbreak of world war II, competition from

northern Italian manufacturers, and finally the 1980 earthquake. Only 8 factories then remained but numerous small businesses flourished, ready to face the challenge of the new Millennium. Despite its troubled past, Gragnano continues to be “pasta town” and manufacturers aim at the high end of the market with the best durum wheat, bronze

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I classici fusilli di Gragnano

colo. Successivamente i pastifici si ammodernarono. In fabbrica arrivò l’energia elettrica e con questa gli antichi torchi azionati a mano finirono in soffitta. Tutto si industrializzò, tutto subì un’accelerata. Il Novecento, però, fu un secolo difficile per la “città della pasta”. La seconda guerra mondiale prima, la concorrenza dei grandi pastifici del Nord, poi e il terremoto del 1980 aggravarono la situazione, facendo ridurre il numero di pastifici a sole 8 unità, ma favorendo, al contempo, il proliferare di piccole e munitissime botteghe artigianale. Tutte agguerrite e pronte ad affrontare la sfida lanciata dai mercati del Terzo Millennio. Nonostante i tanti problemi affrontati nel corso degli anni, Gragnano continua a essere la “città della pasta”. Oggi i produttori del più buono dei manufatti puntano a sfornare lavorati di qualità, adoperando le migliori miscele di semola: grani duri a basso contenuto di ceneri e ad alta qualità proteica, plasmati con speciali trafile di bronzo

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tavano con questo speciale “cibo”. Libri che ci rimandano ai primi anni dopo Cristo quando il cuoco Apicio parlava di qualcosa di simile alle lasagne. E a Marco Polo, di cui si dice che avesse importato la pasta dalla Cina. E che dire dei “maccaroni siciliani”, probabilmente giunti nel Sud Italia dai paesi arabi, dove ancora oggi si parla di “makkaroni”? D’accordo, c’è la storia. Con quella bisogna fare i conti facendo il classico balzo all’indietro nel tempo. Fino ad arrivare nel ’600, secolo importante per l’industria pastaria “made in Naples”, perché quegli anni salutano la nascita del primo torchio meccanico. Partenope, nel XVII secolo, era la città

dies which enable a slow, low-pressure process, and a slow, natural drying process to conserve the wheat’s flavour and nutritional properties. Tourists now come to Gragnano from all over the world for the town’s special gourmet itineraries and its pasta is safeguarded by a consortium which promotes its qualities and organises a yearly festival evoking times when the streets were full of spaghetti hanging out to dry. Pasta comes in many different shapes: maccheroni, tofette, rigatoni, paccheri and

mezzi paccheri – Gragnano’s most famous speciality – fusilli, pennette, tortiglioni and mezzanielli, to name only the best known varieties from the Lattari mountains. And each region of Italy has its own favourite as some shapes are better suited to certain sauces. For instance, trofie and linguine are ideal for pesto alla Genovese while short mixed Gragnano pasta seems made for pasta and potato soup and bucatini go perfectly with amatriciana sauce Pennette, ziti,


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warm offshore breezes which caressed the spaghetti left hanging out to dry in the streets, as can be seen in period photographs taken in Torre Annunziata and Gragnano. Of course history books tell us that the Roman chef Apicius mentions something like lasagne in the

4th century AD, that the Etruscans ate this special food, that Marco Polo brought noodles back from China or that “makkaroni” was an Arabic dish imported into Sicily. Be that as it may, the 17th century marked the beginning of the Neapolitan pasta industry with the

dei viceré, la culla di Masaniello, sconvolta da rivolte e pestilenze. La città era cresciuta, la popolazione aumentata. La situazione alimentare aggravata: come fare a sfamare tutti? Ecco la rivoluzione che cambia il mondo. Prima la diffusione della gramola, poi l’invenzione dei torchio meccanico. Un macchinario innovativo per quei tempi, perché consentiva di produrre pasta a basso costo. Fu grazie al torchio che la pasta si trasformò nell’elemento base per l’alimentazione popolare. La vicinanza del mare fece tutto il resto. L’essiccazione, infatti, processo che consentiva la conservazione di penne e vermicelli anche per

che assicurano una trafilatura lenta e a bassa pressione. Il resto lo fa l’essiccazione: naturale, lenta e statica, che salvaguarda al meglio le proteine della pasta e quindi il suo sapore e le sue capacità nutritive. Il tutto unito a speciali itinerari turistici alla scoperta della produzione di quella ghiottoneria che ha reso Gragnano famosa ai quattro angoli del globo. Oggi la pasta stessa di Gragnano è tutelata da un consorzio che cerca di valorizzarne al massimo le virtù. Ogni anno, ad esempio, la capitale dei Lattari organizza la “Festa della Pasta”, kermesse che celebra il rituale dell’arte dei maestri pastari facendo rivivere i momenti in cui ai balconi e sui marciapiedi della città erano appesi ad asciugare quintali e quintali di spaghetti. Di fondamentale importanza per la pasta, sono ovviamente anche i formati. Perché si parla di maccheroni, ma ci sono anche tofette e rigatoni, paccheri e mezzi paccheri - la specialità di pasta più famosa di Gragnano - fusilli e pennette, tortiglioni e

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Campania sapori

In alto e nella pagina precedente, antiche lavorazioni della pasta

un lungo periodo di tempo, era garantita dal clima salubre della città del Golfo. Napoli indossò allora, per la prima volta, i panni della regina incontrastata della pasta. “Chi mogliera vuol pigliare/ E fan buono il desinare/ Deve fare un calderon/ Tutto pien di Maccheron” scriveva il celebre sciupafemmine Giacomo Casanova, nel 1734, pensando ai succulenti piatti di maccheroni assaggiati in una delle tante taverne affacciate nei vicoli di Partenope. Trascorrono gli anni. Si arriva al XIX secolo. Data fondamentale per i destini di spaghetti e pennette. Sì, perché è agli inizi dell’Ottocento che la pasta incontra per la prima volta il pomodoro. Uno sposali-

mezzanielli, solo per citare i più gettonati, a rendere varia e variegata la scelta del primo piatto. Tutti prodotti nelle “miniere” dei Lattari. Ogni regione italiana ne predilige determinati tipi. Esistono abbinamenti ideali fra formati e condimento. Per esempio, le trofie e le linguine sono perfette per il pesto alla genovese, mentre la pasta mista corta di Gragnano sembra fatta ad hoc per la minestra di pasta e patate, e i bucatini sono i compagni ideali per il sugo all’amatriciana. Pennette, ziti, calamari, fusilloni, mezze righe, maccheroncelli, spaghetti: questo e altro sfornano i maestri gragnanesi. Perché nel tempio del buon gusto c’è solo l’imbarazzo della scelta. La pasta secca, è risaputo, è un elemento di identità per le genti partenopee; questa identificazione con l’alimento base della cucina napoletana ha dato vita a miriadi di storie. Tutte legate alla pasta. Ecco perché dietro il nome di ogni singolo formato si nasconde un racconto, una storia legata alla

calamari, fusilloni, mezze righe, maccheroncelli and spaghetti are other shapes made by the pasta masters of Gragnano for the local population as dried pasta is a key feature of Neapolitan cuisine and traditional stories abound on their origins: mafaldine were created in honour of Mafalda of Savoy, tripolini were dedicated to colonial Italy’s conquest of the Libyan capital and piedigrotta pasta is said to be named after the Neapolitan festival. Legends also surround pasta sauces,

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like the typically Neapolitan (apart from the name) Genovese sauce which was said to have first been made in the 15th century by chefs from Genoa staying at an inn in Naples. Gragnano boasts hundreds of pasta recipes, as do other towns throughout Italy: hot or cold, with vegetables, meat or fish, ‘dry’ or in soup, simple or lavish, traditional or creative; but the key ingredient is the pasta which must be prepared by following the traditional recipe to the letter. So, buon appetito!


Campania sapori

zio perfetto, di quelli destinati a passare alla storia. La pianta era stata importata in Spagna dall’America, dai conquistatori del Nuovo Mondo, fin dal ’500. Poi si era diffusa in tutto il Continente, trovando il clima ideale nei paesi del bacino mediterraneo. Napoli, innanzitutto e i campi dell’Agro Nocerino Sarnese dove la coltivazione del pomodoro diventò, ben presto, uno dei tratti peculiari dell’area. L’arrivo della pianta sconvolse tutto e tutti, trasferendosi ben presto in cucina, dove divenne l’elemento base per la preparazione di squisitissime e inimitabili salse. Bollita in pentola con un pizzico di sale e qualche foglia di basilico, la speciale miscela fu utiliz-

zata a poco a poco dai venditori del Sud per condire pizza e maccheroni. Un trionfo. Che sugellò la fortuna di Napoli e della Campania a tavola, trasformandole in capitali mondiali della pasta. Nel 1840, alcuni maestri amalfitani diedero vita a una vera e propria industria della pasta, trasferendo armi e bagagli a

secolare tradizione: le mafaldine per esempio furono create in onore di Mafalda di Savoia, i tripolini furono dedicati alla conquista coloniale della città libica, la pasta Piedigrotta trasse ispirazione dall’omonima festa napoletana. Ancora: la leggenda vuole che la genovese sia una ricetta tipica di Partenope, a dispetto del proprio nome. Si dice infatti che sia stata realizzata per la prima volta nel XV secolo (o nel XVII, i pareri sono contrastanti) da alcuni cuochi liguri in una taverna di Napoli. Ma quante altre ricette esistono per cucinare un piatto di pasta come Dio comanda? Le sole ricette di Gragnano sono centinaia. Per non parlare delle infinite preparazioni del resto d’Italia: calde o fredde, a base di verdura, di carne o di pesce, asciutte o in brodo, povere o ricchissime, tradizionali o creative. Ce n’è davvero per tutti i gusti. L’ingrediente basilare resta la pasta. Poi basta seguire alla lettera una delle tante ricette dettate dalla tradizione. E augurarsi “buon appetito”.

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invention of the first mechanical press. The city ruled by the viceroys was rife with pestilence and revolts among the hugely increased population, many of whom could not get enough to eat. The mechanical press allowed pasta to be made cheaply, then dried naturally in the sea breeze and stored for future consumption. This revolutionised the Neapolitans’ diet and their famous maccheroni were even mentioned in a poem by Latin lover Giacomo Casanova in 1734. The next milestone in the history of spaghetti was in the early 19th century when pasta met its ideal partner: the tomato. Tomato plants had been imported into Spain from the New World by the Conquistadores in the 16th century and gradually spread throughout the Mediterranean, flourishing especially in the plains around Mt. Vesuvius where tomatoes became an essential ingredient in exquisite sauces. 118

Boiled with a little salt and some basil leaves, the sauce was soon to be found on pizzas and maccheroni all over southern Italy, transforming Naples into the world pasta capital. In 1840, a pasta factory was opened in Torre Annunziata, where a Swiss businessman Voiello would further expand the industry with watermills along the river Sarno turning grindstones to make flour which was then separated from the bran by skilled workers using large sieves. Pasta exports soared as high-speed sailboats bore it across the Atlantic to conquer America, but competition was growing at home, principally in nearby Gragnano where a product similar to macaroni had been made since the 16th century and the pasta manufacturing industry had grown constantly, employing almost 75% of the population by 1861. In 1885, Gragnano was given a rail

Torre Annunziata. Ci pensò, poi,Voiello, uno svizzero trapiantato alle falde del Vesuvio (dove aveva trovato l’amore), a radicare ancor di più quest’arte nella città di Poppea. I molini di Oplonti funzionavano ad acqua, quella portata a valle dai canali del fiume Sarno. Le macine erano di pietra e le semole venivano separate dalle crusche mediante setacci scossi a mano dalle provette mani degli operai. L’esportazione di pasta compì in quegli anni passi da gigante e i preparati torresi, stipati a bordo di veloci velieri, iniziarono ben presto a solcare le onde dell’oceano, andando alla conquista dei mercati americani. Principale rivale di Torre Annunziata nella lavorazione della pasta era la vicina Gragnano, perla dei Monti Lattari dove, fin dal ’500 si producevano lavorati simili ai maccheroni. Nei secoli successivi la produzione della pasta di Gragnano si sviluppò sempre di più, fino a raggiungere l’apice intorno al


connection which facilitated movement of employees and above all wheat, semolina and pasta. Around 1880, the industrial revolution upgraded the entire manufacturing process with the introduction of a mechanical sifting machine to increase the flour yield and the first hydraulic presses and steam mills. At the same time, new dies meant that over 200 new and different shapes of long and short pasta were being made in Campania, and it wasn’t long before lasagne, ziti,

penne, vermicelli and spaghetti from Gragnano and Torre Annunziata were eaten almost all over the world. Today, many of the 180 Italian pasta manufacturers are still located in Campania and especially in the provinces of Naples, Caserta and Salerno where pasta is a key feature of traditional cuisine, but by the early 20th century, artificial drying techniques allowed pasta manufacture to spread across the nation, becoming a worldwide symbol of quality made in Italy.

1861 quando si calcola che quasi il 75% della popolazione attiva fosse impegnata nell’industria della pasta. Nel 1885 la rete ferroviaria raggiunse la cittadina dei Lattari consentendo, così, un più rapido e più efficiente spostamento delle persone e soprattutto delle merci (grano, semola, pasta). Nel 1878 fu introdotto in fabbrica un nuovo tipo di macchinario inventato a Marsiglia, che sostituì i vecchi setacci a mano, migliorando la resa della farina: la semolatrice. Nel 1882 nacque anche la prima pressa idraulica e due anni dopo spuntò fuori il primo mulino a vapore. Era la rivoluzione industriale. Quella che fece compiere il fatidico salto di qualità alla “regina” della tavola. Cambiarono anche le trafile e la pasta assunse così sempre nuovi e più fantasiosi formati. Nell’Ottocento i pastifici della Terra Felix producevano più di duecento tipi diversi di pasta, tra lunga e corta. Alcune varietà come lasagne, ziti, penne, vermicelli e spaghetti, autentici fiori all’occhiello della produzione gragnanese e torrese, entrarono ben presto a far parte della tradizione culinaria di mezzo mondo. Ancora oggi gran parte delle circa 180 ditte produttrici di pasta si trova in Campania, soprattutto nelle province di Napoli, Caserta e Salerno dove la pasta rappresenta un alimento fondamentale della tradizione gastronomica. L’inizio del ’900 salutò l’avvio dell’essiccazione artificiale in ambienti condizionati. La produzione della pasta iniziò a diffondersi in tutte le regioni, valicando i confini della Campania e salutando, invia definitiva, la nascita della vera e propria “industria della pasta”, simbolo del made in Italy nel mondo. 119


Campania sapori

La Rocca del pastaio. Arte e tradizione al servizio del buon gusto di Melina Chiapparino

G

ioia per il palato, delizia per gli occhi. Bella, buona, unica al mondo. E’ la pasta di Gragnano, eccellenza dell’artigianato gastronomico italiano che, da sempre, conquista e seduce. La tradizione culinaria mediterranea, nata più di 500 anni fa ai piedi dei monti Lattari, non si è mai allontanata dal piccolo comune napoletano che, oggi come ieri, costituisce il gioiello più prezioso dell’arte della pasta. E’ qui che lavorano con passione e professionalità i maestri de “La rocca del Pastaio”, una piccola azienda a metà tra la bottega di famiglia e l’impresa destinata ai mercati di altissima qualità. Da quattro anni, nella location d’epoca, una suggestiva masseria fondata nel 1910, è rifiorita l’arte della pasta del Cavalier Di

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La Rocca del Pastaio. Art and tradition in fine food Melina Chiapparino

A unique delight for the palate and the eyes: traditionally made pasta from Gragnano, a 500 year-old, Mediterranean culinary tradition. The art of traditional pasta making is

preserved in Gragnano by La Rocca del Pastaio, a small business halfway between a family shop and a supplier of elite food markets which exports its products around the world and even to Little Italy. Selected durum wheat, a slow drying process, bronze dies to give the pasta a rough texture for sauces


Campania sapori

Nola, l’iniziatore del successo gastronomico made in Gragnano che già nel secolo breve, fu esportato con trionfo fino a “Little Italy”. Oggi nella “Rocca del Pastaio”, è viva più che mai la tradizione di un’arte che si tramanda di generazione in generazione. Tracce del passato che rivivono nella scelta del grano duro essiccato con asciugatura lenta e graduale e nell’utilizzo della trafilatura in bronzo, che rende ruvida la pasta così da trattenere meglio il sugo. Ma i “segreti” non finiscono qui. Il trucco di un sapore che non ha eguali al mondo è anche merito della natura. Per la produzione degli impasti viene impiegata, infatti, l’acqua dei monti Lattari, poco calcifica e unica nel suo genere. E’ così che nasce la bontà dei classici paccheri, dei maccheroni, degli spaghetti corti ma anche di fantasiose creazioni come i vesuviotti, piccoli vulcani in miniatura, il gragnanone, che viene impiegato per ripieni speciali e i cappelli dello chef. Creatività, qualità e confezioni di lusso: questi gli elementi del marchio che in autunno si aprirà alla vendita al dettaglio con l’inaugurazione del primo negozio de ‘La Rocca del Pastaio’, allestito all’interno della masseria: “A’ Putec”, questo il suo nome, offrirà prodotti di eccellenza campani, rigorosamente originali, come l’olio di Sorrento, il limoncello della costiera, i pomodorini di Grangano, la colatura di alici di Cetara e i formaggi doc. Sia chiaro, però: regina incontrastata rimarrà sua maestà la pasta. L’idea è quella di accorciare le distanze tra tradizione artigiana e commercio, per conservare le radici esportando franchising di qualità e avvalendosi delle forme moderne e innovative di

to adhere to and the use of local mineral water are just some of the secrets behind the exquisite paccheri, maccheroni, spaghetti and a range of other original pasta creations like the vesuviotti miniature volcanoes and gragnanone for stuffed pasta specialities. Creativity, quality and luxury

packaging are the brand’s key features. These will become even more well known with the opening of A’ Putec, the first La Rocca del Pastaio store in the firm’s farmhouse premises which will sell original Campania produce like Sorrento olive oil, limoncello liqueur Gragnano cherry 121


Campania sapori

In queste pagine, alcune delle specialità di pasta prodotte da “La Rocca del pastaio”

tomatoes, Cetara anchovy sauce and local cheeses, although pasta takes pride of place. The idea is to bring traditional manufacturing and business enterprise closer together so as to conserve the roots of the industry while setting up quality franchising chains equipped with innovative forms of communication. “Our business is ultra-small”, says marketing manager 122

Sebastiano Di Nola, “so that we can preserve traditional skills and produce high quality pasta for delicatessens, luxury stores and prestige events like the forthcoming I Primi d’Italia festival”. La Rocca del Pastaio produces 300 kg of pasta per day which is exported to the best restaurants around the world. This is not food – it’s art.

comunicazione. “Mi piace definire la nostra azienda ‘piccolissima’ - afferma Sebastiano Di Nola, direttore marketing - perché è in questo modo che tratteniamo tradizione e artigianato producendo pasta di altissima qualità destinata a boutique e negozi di delicatesse, nonché a forniture per eventi di prestigio come il prossimo a cui prenderemo parte: il festival “I Primi d’Italia”. “La Rocca del Pastaio” produce 3 quintali di pasta al giorno che esporta in tutto il mondo, nei migliori ristoranti. Ma non si tratta di cibo. Qui parliamo d’arte. La Rocca del Pastaio Via G. della Rocca, 22 - I 80054 - Gragnano (Napoli) Tel. 081.8744524 www.lapastadigragnano.com info@lapastadigragnano.com



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La Sfoglia d’oro. Sua maestà il fusillo, delizia del palato di Sarah Ricca

L’

oro bianco che soddisfa gusto e palato. Così viene definita la pasta. Preziosa come l’oro, soprattutto quando si parla della pasta di Gragnano. E proprio per rendere omaggio a questa celebre metafora, Giuseppe Malafronte ha deciso di chiamare il suo pastificio “La Sfoglia d’oro”. Qui, nel laboratorio in cui si maneggiano sapientemente i migliori grani duri del Tavoliere, si lavora proprio come se tra le mani si stringesse un tesoro dal valore inestimabile, in grado di trasmettere gioia e piacere alle tavole imbandite. Laboratorio, quello di via Castellammare, in cui lentamente prendono for-

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La Sfoglia d’oro. Fusilli, the palate’s delight Sarah Ricca

Quality pasta is white gold for the palate’s delight, especially when it is made in Gragnano. And that is why Giuseppe Malafronte named his pasta factory “La sfoglia d’oro”, a place where durum wheat and flour are skilfully transformed into priceless gastronomic

treasure that will bring joy to any table. The pasta factory’s speciality, however, is fusilli, an unusual but delightful shape of pasta that Giuseppe learned to love from his father Alfonso, who founded the family business in 1950. Fusiili are formed by wrapping a strip of pasta around a metal rod and leaving it to dry for a day so that it acquires its


Campania sapori

In queste pagine, immagini di pasta prodotta artigianalmente dal pastificio “La foglia d’oro”

characteristic curled form. Traditionally made fusilli require at least 20 minutes cooking time but according to Giuseppe “the best way to determine whether the fusilli are truly Gragnano’s best is to serve with butter alone so that the full durum wheat flavour comes through”. Fusilli are served in Gragnano with ragù sauce or with a sauce of tomatoes and ricotta cheese, which

penetrate into the folds of the pasta to form a single entity. However “La sfoglia d’oro’ also make many other types of pasta, which can be bought fresh on the premises to satisfy even the most demanding palates and keep alive the name of Gragnano, whose renowned pasta factories have been transforming locally milled flour into ‘gold’ since the 19th century.

ma i fusilli, vera specialità del pastificio. Una passione per questo tipo di pasta dalla forma insolita e divertente che Giuseppe ha ereditato dal padre Alfonso. Fu lui, nel 1924 a dar vita all’attività, poi diventata patrimonio familiare. Un processo, quello che dà forma e vita al fusillo, lungo ed elaborato. Una volta realizzato l’impasto, infatti, il cosiddetto “maccarunciello” viene arrotolato pazientemente attorno ad un ferro e sistemata in celle statiche per un giorno intero. In questo modo acquista quella caratteristica forma arricciata che lo contraddistingue. Nascono così i fusilli “artigianali” riconoscibili perché 125


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hanno bisogno di almeno 20 minuti per la cottura. Ma per scoprire se si sta per assaporare un fusillo doc di Gragnano, Giuseppe svela un altro segreto: basta condirlo semplicemente con un po’ di burro perché “soltanto così si assapora il gusto intatto del grano duro”. Fusilli che secondo la tradizione di Gragnano, diventano irresistibili e raggiungono l’apice se preparati con braciola e ragù. Oppure se li si “annega” in un sugo a base di pomodoro e ricotta. Ricette che esaltano la forma stessa del fusillo nelle cui pieghe penetra il sugo fino a diventare un tutt’uno con la pasta. Ma se i fusilli sono la specialità della casa, prodotti direttamente nei locali de “La sfoglia d’oro”, svariati e innumerevoli sono anche i tipi di pasta fresca che fanno bella mostra di sé nel banco predisposto per la vendita. Un negozio-laboratorio, un pastificio nel pastificio, quello della famiglia Malafronte, in cui è possibile soddisfare tutte le voglie e i gusti, anche quelli più fini, per l’oro bianco che, storia vuole, toccò l’apice nell’Ottocento, periodo in cui Gragnano vide nascere i primi pastifici in cui si rendeva omaggio al grano e alla famosa acqua della Forma dei Monti Lattari. La Sfoglia D’Oro Via Castellammare, 170 80054 Gragnano - Napoli Tel. 081.8701555 162



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La Locanda del Nero. Il piacere del mangiar sano e bene di Annalisa Palmieri

S

e è vero che in passerella sarà il rosso a farla da padrone durante il prossimo autunno-inverno, sulle tavole campane, il colore protagonista della stagione - e non solo - sarà senza dubbio il “Nero del Maiale Casertano”. Una vera bontà dalle origini antichissime, che vanta carni tenere, compatte e saporite. Una razza che solo qualche decennio fa rischiava l’estinzione, ma che, fortunatamente, negli ultimi tempi è stata opportunamente recuperata e rivalutata. Regno indiscusso di questa specialità tutta da gustare sono i ristoranti “La Locanda del Nero”, accoglienti ritrovi gastronomici in cui

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La locanda del nero. The pleasure of tasty healthy food Annalisa Palmieri

Apparently the colour of this year’s autumnwinter fashions is red, but on the dinner tables of Campania it is black. The Caserta black pig has been

saved from extinction and its tender, compact meat and pork specialities can now be savoured once again in the three historic La Locanda del Nero restaurants in Caserta province and in the cosy new premises opening in the heart of Naples in early


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In queste pagine, immagini della Locanda del Nero

September. For lunch and dinner, virtuoso chef Mario Gaeta prepares exquisite dishes like gnocchi with del Nero pancetta, rosemary and grappa, paccheri with wild mushrooms and roast pig, risotto with pumpkin and Brunalpina caciocavallo cheese, and

scialatielli with creamed peppers, thyme, ricotta cheese and extra virgin olive oil, plus a wide variety of pork and lamb dishes. Every meal can be accompanied by fine Campania wines and traditionally made beers, and ends with a selection of desserts like

riscoprire il piacere del mangiar bene e sano. Tre buen retiro già collaudati, cui si è appena aggiunto un “fratello” napoletano. Alle sedi di Caserta, Teano e all’omonimo ristorante dell’hotel Miralago, incastonato ad hoc nel Parco Regionale del Matese, dai primi di settembre si è infatti affiancata la nuova Locanda di via Chiatamone, a due passi dal Lungomare partenopeo e dalle vie dello shopping di lusso made in Naples. Qui, grazie al virtuoso chef Mario Gaeta, è possibile gustare, sia a pranzo che a cena, prelibatezze da leccarsi letteralmente i baffi come gnocchi con pancetta del Nero e ro129


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millefoglie with forest fruits and lemon caprese cake with white chocolate sauce. This delightful menu is the result of a working relationship with a local farm in the Matese regional park which, for 130

over 30 years, has reared traditional livestock like Bruna Alpina cows, Laticauda sheep and Caserta black pigs for superb fresh and cured meat and cheese. It also produces honey, jam, walnuts and

smarino con grappa, mezzi paccheri alle tre P ovvero paccheri, porcini e porchetta, risotto con zucca mantecato al caciocavallo di Brunalpina e scialatielli con crema di peperoni al timo e quenelle di ricotta all’olio extravergine. Vasta anche la scelta per i secondi. Si va dall’agnello Laticauda ai ferri con patate al rosmarino all’arrosto di Nero al Pallagrello bianco su cremolata di cipollotti e patate, passando per il capicollo di Nero ai ferri su peperoncini verdi di fiume e alle intramontabili grigliate miste. Il tutto, innaffiato da ottimi vini non solo campani e da fiumi di birra artigianale. Dulcis in fundo: millefoglie con crema inglese e frutti di bosco, caprese al limone con salsa al cioccolato bianco o budino con amaretti e vaniglia. Un menu decisamente stuzzicante nato dal connubio con l’Azienda Agricola Quercete di San Potito Sannitico che, in un contesto di assoluta tranquillità, nel Parco regionale del Matese, oltre alla produzione di miele, confetture, noci e castagne, da più di 30 anni continua la tradizione dell’allevamento della pecora Laticauda e del Maiale Nero Casertano. Oltre che di bovini di razza Bruna Alpina. Il risultato sono carni, formaggi e salumi di eccellente qualità, perfetto equilibrio di sapori e colori della tradizione dell’alto casertano che, all’interno delle quattro Locande del Nero, ritroviamo protagonisti di un accattivante percorso gastro-


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chestnuts. This traditional fare is prepared by the chefs in all four Locanda del Nero restaurants, whose typical local recipes are revisited in a modern key for the delight not only of gourmets but also of those on a diet: the

Laticauda heep is renowned for its lean meat, and the Caserta black pig, reared almost wild in paddocks, is famed for its compact, tender and aromatic meat and its low fat content.

nomico, che vede rivisitate in chiave moderna anche le tipiche ricette del territorio elaborate dallo chef Gaeta con grande intuito e fantasia. Specialità uniche da assaporare in tutto relax in un ambiente accogliente e sobrio dominato da arredamento in legno, luci soffuse e un pizzico di rosso. La meta ideale per ghiottoni di ogni età, ma anche per i maniaci della dieta, visto che i piatti preparati con le due “star” della Locanda superano egregiamente la prova bilancia. Non a caso, la pecora Laticauda grazie alla sua “larga coda”, tozza e rigonfia che impedisce la diffusione di acidi e grassi, vanta carni magre e delicate. Lo stesso dicasi per il Maiale Nero Casertano - allevato allo stato semi-brado in paddock e chiamato “pelatella” per la mancanza di setole - caratterizzato da una carne compatta, tenera e profumata oltre che priva di grassi. La Locanda del Nero Via Chiatamone, 53/54 - Napoli Tel. 345.8528917 Via Mazzini (traversaVia Ferrante 38/38) Caserta - Tel. 0823.329204 Calata Santa Maria De Foris Teano (Ce)- Tel. 0823.886495 Parco del Matese p/o Hotel Miralago - Caserta Tel. 0823.919315 www.lalocandadelnero.it 131


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La pizza. Il disco di farina che seduce il mondo di Veronica Mosca

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izza, un simbolo scolpito in cucina. La carta d’identità di una città intera: Napoli. Al solo sentire il suono della parola ecco venire l’acquolina in bocca. Morbida, flagrante, farcita con mozzarella, pomodoro e olio d’oliva, oppure arricchita con molteplici ingredienti dai mille gusti, la pizza è una delle specialità più apprezzate della gastronomia partenopea. L’unico marchio universalmente conosciuto e consumato senza alcuna distinzione, dal Vecchio al Nuovo Continente. Alzi la mano chi da New York a Sidney, da Tokyo a Roma non ha mai provato, almeno una volta nella vita, una

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Pizza. Sexy food made in Naples Veronica Mosca Pizza: a tasty gastronomic landmark, the symbol of a city and a name that makes the mouth water. Its soft, fragrant dough is topped with mozzarella, tomatoes and olive oil or any of

the numerous other ingredients that make pizza one of the best loved foods in Naples, but Pizza is a name that the whole world knows and loves, whether it be a classic Napoletana, a tasty Margherita or a lavish Quattro Stagioni. Pizza’s success is not only the result


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In quetse pagine, immagini di pizze

ruspante Napoletana o una gustosissima Margherita. E che dire della lussureggiante Quattro Stagioni? Autentiche ghiottonerie fumanti che rapiscono al primo assaggio. Sinonimo di sapori, gioia, appetito e buona tavola, la pizza “made in Partenope” rappresenta uno dei simboli più famosi della “bella Napoli” nel mondo. Il successo del classico “disco di farina”, gioia del palato, oro di Partenope, non è merito solo della sua semplice ed indiscutibile bontà, ma anche di un lungo processo di esportazione ed internazionalizzazione di un’arte, quella

of its simple yet undeniable goodness, but also of the long process of internationalisatio n of the pizza chef ’s art, honed on the slopes of Vesuvius and handed down from father to son. Its diffusion throughout the world is partly the merit of Italian emigrants who opened

restaurants and pizza bars in major cities all over the globe, spreading the fame of Neapolitan cuisine and the colours and flavours of its specialities. And pizza deserves its place in the gastronomic ‘roll of honour’ because it is a complete, 133


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del “pizzaiolo”, nata e cresciuta alle pendici del Vesuvio. Forgiata a due passi dal mare di Ulisse. E poi esportata ai quattro angoli del globo. Autentica fucina di segreti antichi e tradizioni che si tramandano gelosamente di padre in figlio. Si deve ai nostri emigranti la diffusione e il successo della celebre pietanza nei restaurant di mezzo pianeta; ed è sempre grazie a loro se il più famoso dei piatti campani

Parla Antonio Pace, presidente dell’associazione “Verace Pizza Napoletana”

Ecco il segreto del piatto più amato” segreti per una vera pizza na“I poletana? Rispetto della tradizio-

I classici fusilli di Gragnano

ne, prodotti doc e manualità del pizzaiolo”. Per Antonio Pace, la pizza non è soltanto un lavoro. Ma qualcosa di più, quasi una missione. Per questo nel 1984, con alcune delle più antiche famiglie di pizzaioli partenopei costituì l’associazione “Verace Pizza Napoletana”. Obiettivo dichiarato: combattere per difendere e salvare il prodotto maggiormente imitato al mondo”. Qual è il segreto della vera pizza? “Naturalmente i prodotti. Che devono esseri i nostri, quelli campani, quelli doc, come la mozzarel-

Antonio Pace

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Charme speaks to Antonio Pace, President of the Genuine Neapolitan Pizza Association. “Certified traditional produce: the secret of the

world’s favourite dish” “The secret of how to make a genuine Neapolitan pizza? Respect for tradition, certified quality ingredients and the skilled hands of the pizzaiuolo”. Antonio Pace sees pizza-making not as a


Campania sapori

la di bufala. Ma questo non basta. Per avere una pizza verace, non si può prescindere dall'abilità del pizzaiolo”. La sua sembra essere una crociata contro chi improvvisa. Serve maggiore professionalità? “La pizza è il piatto più amato dalla gente, ma bisogna diffidare dalle volgari imitazioni. Per fortuna, in tutto il mondo, ci sono cuochi che vogliono apprendere realmente i segreti della tradizione tramandati dagli antichi maestri pizzaioli che sono l'esempio lampante della genialità partenopea. Solo così si garantisce che la pizza verace non venga mai alterata nel tempo”. Diffidare dalle imitazioni, insomma... “Tutti possono fare una Margherita, ma, per carità, non chiamatela verace pizza napoletana...”. Ant. Dic.

è diventato gettonatissimo da Londra a Miami. E’ alla pizza che i maestri del Belpaese devono fama e fortuna: rosticcerie e ristoranti sorti nelle più grandi metropoli della Terra, contribuiscono, infatti, a diffondere non solo il buon nome della cucina partenopea, ma anche quello dei colori e dei sapori della città di Virgilio e San Gennaro. Sì, perché un posto d’onore nella speciale galleria delle “perle cu-

mere job but, rather, as a mission. And so, in 1984, he got in touch with some of the oldest families of Neapolitan pizzaiuoli and together they set up the Genuine Neapolitan Pizza Association (Associazione Verace Pizza Napoletana) with the declared intention of fighting to safeguard the world’s most imitated product. What is the secret of genuine pizza? “Its ingredients, naturally. The produce most be from Campania, such as the buffalo milk mozzarella, but a truly genuine pizza also requires a skilled pizzaiuolo”.

Yours seems to be a battle against impromptu pizzamakers. Is it a question of professionalism? “Pizza is everyone’s favourite dish, but we must be wary of cheap imitations. Fortunately, all over the world there are chefs who truly want to learn the secrets of a tradition handed down by generations and generations of skilful Neapolitan pizzaiuoli. This is the only way to ensure that genuine pizza will stand the test of time”. So, watch out for counterfeits then? “Anyone can make a Margherita, but please don’t call it genuine Neapolitan pizza”.

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linarie tricolori”, lo conserva proprio la straripante pizza, fiore all’occhiello di Napoli, ma anche uno dei piatti più richiesti in assoluto, da Istanbul a Parigi, perché buono, completo, saporito e soprattutto poco costoso. Ottimo, insomma, per tutte le tasche. E per tutti i palati, anche quelli più fini ed esigenti. Un vero e proprio controsenso se si pensa che l’impasto amato da Pulcinella e dagli “scugnizzi” di

Intervista a Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani

“Con la pizza si esce dalla crisi” i parla tanto in questi anni del “S fatto che per uscire dalla crisi l’Italia deve puntare sulle eccellenze ed è evidente quanto la pizza e, soprattutto il pizzaiuolo, rientrino tra queste ultime”. Per Sergio Miccù presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, il cibo più amato al mondo, potrebbe aiutare il Belpaese a uscire dal buco nero della depressione economica. In che modo? “Siamo convinti del fatto che la diffusione della prodotto pizza nel mondo non sia un male. La cosa fondamentale è che si riesca a distinguere la pizza napoletana dalle altre. Le valutazioni, poi, spettano a chi degusta e su questo piano credo che non ci sia-

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Sergio Miccù

Charme speaks to Sergio Miccù, President of the Association of Neapolitan Pizza Chefs “Pizza to beat the recession” “Over the past few years everyone has been saying that if

Italy wants to beat the recession, it must look to its areas of excellence; pizza and above all pizza chefs (pizzaiuoli) definitely fall into this category”. President of the Association of Neapolitan Pizzaiuoli, Sergio Miccù believes that the world’s favourite food can help Italy emerge


Campania sapori

Masaniello nacque anticamente come “piatto dei poveri”. Il disco bianco di farina condito scaturisce dall’estro napoletano, dal bisogno di rendere più gustosa la classica “schiacciata di pane” che un po’ alla volta si iniziò a “guarnire” con aglio, strutto e sale grosso, oppure, nella versione più “ricca”, con caciocavallo e basilico. La vera svolta si ebbe con l’introduzione in Europa del pomodoro, elemento essenziale e inso-

no dubbi visti gli apprezzamenti quotidiani provenienti da ogni angolo del pianeta nei confronti della pizza”. Quali sono le regole principali per sfornare una vera pizza napoletana? “La riuscita di una buona pizza è garantita dal rispetto delle regole tramandate dalla tradizione ma, soprattutto, dall’abilità del pizzaiuolo”. Siete stati in Sud Africa al seguito della Nazionale italiana che cosa vi ha lasciato questa esperienza? “Se è vero che i risultati sportivi sono stati pessimi, la presenza della nostra associazione in Sud Africa è stata certamente un’esperienza positiva. Siamo stati protagonista di momenti di intrattenimento e promozione che hanno visto la partecipazione di numerose delegazioni diplomatiche e della stampa internazionale presente a Johannesburg: è il caso di dire che la pizza ha battuto il pallone 2 a 0”. An. Dic.

from the black hole of the economic downturn. How exactly? “We are certain that the global diffusion of pizza products is not a bad thing. However, it is important to distinguish Neapolitan Pizza from the others. People can make up their own minds on which tastes better, and I don’t think there is any doubt on the outcome of that contest, given the daily compliments our pizza receives all over the world”. What are the rules for baking a true Neapolitan pizza? “The success of a good pizza is

guaranteed if you follow the traditional rules handed down over the generations but, above all, you need a good pizzaiuolo”. You were in South Africa with the Italian national soccer team. How did that go? “Admittedly the results on the pitch were terrible, but our association can consider its South African experience as a success. We played a leading role in entertainment and promotional events organised for diplomatic delegations and the world’s media in Johannesburg: we can say that Pizza beat Soccer 2-0”.

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stituibile nella moderna pizza cotta nei forni a legno. Direttamente dalle Americhe, appena scoperte da Cristoforo Colombo. L’oro rosso sbarcò nel Vecchio Continente, diventando, imn breve tempo, uno degli ingredienti basilari della cucina latina. La fantasia dei figli di Partenope fece tutto il resto. Oggi la pizza è famosa almeno quanto Totò e gli spaghetti al ragù. Un vero e proprio marchio distintivo del Belpaese e di Napoli, in particolare. Un po’ come il McDonald’s, brand dello style life americano a tavola, in egual misura la pizza è l’emblema di sapori semplici sani e genuini, tipici di un modus vivendi interamente napoletano. 138

asty and above all inexpensive meal that none can resist. Surprising then that it was born as a poor man’s meal: a flattened loaf of bread garnished at first with garlic, lard and salt or with cheese and basil for the well-off. The revolution came with the introduction of tomatoes into Europe, and Neapolitan flair and inventiveness did

the rest, creating the modern pizza baked in a wood-burning oven. Just as the hamburger symbolises the USA, Pizza is now just as famous an emblem of Naples and Italy as spaghetti, and it is synonymous with the genuine healthy flavour that typifies the Neapolitan lifestyle.



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Attori e spettatori. Musica, cabaret e una cucina da vip di Annalisa Palmieri

In alto e a destra, immagini del locale “Attori e spettatori”

P

er chi vuole gustare piatti tipici partenopei in tutto relax. Per i patiti della pizza con la “P” maiuscola. Per chi ama Napoli e le sue mille sfaccettature. Per tutti loro (e non solo), da dieci anni esatti, c’è il ristorante “Attori e Spettatori”, un delizioso ritrovo incastonato ad hoc in via Santa Lucia, a due passi dal mare. È qui che la famiglia Liberato accoglie con affetto e professionalità i propri clienti offrendo

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Attori e Spettatori. Music, cabaret and VIP cuisine Annalisa Palmieri

Typical Neapolitan dishes and traditional pizzas can be savoured near the sea at Santa Lucia in the delightful and

relaxing Attori e Spettatori where, for 10 years, the Liberato family has reserved a warm welcome and exquisite dishes for its customers. Countless pasta dishes with seafood, mouthwatering main dishes and pizzas ranging from the


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menù speciali da leccarsi letteralmente i baffi. Un’infinità di primi a base di pesce, secondi e contorni sfiziosi e pizze classiche come la “Margherita”, ma anche particolari come la “Attori e Spettatori” con gamberi e rucola e la “Come viene” dagli ingredienti rigorosamente top secret. Piatti prelibati per palati sopraffini. Per gli avventori, la possibilità di scegliere tra due ambienti decisamente diversi tra loro: i locali del piano superiore, eleganti e luminosi con ampie vetrate sull’esterno e quelli del piano inferiore, denominato “Taverna Luciana”, riproduzione perfetta di un ambiente rustico ed informale stile taverna Ottocentesca, che spesso e volentieri viene animata da spettacoli a base di musica e cabaret. Insomma, il buen retiro ideale per gourmand di ogni età, amanti e aficionados della “vecchia Partenope” che intendono trascorrere qualche ora spensierata all’insegna della buona cucina. Proprio come non molto tempo fa ha fatto il cantautore Claudio Baglioni, dal cui album “Attori e Spettatori” ha preso il nome il locale. Perché spesso un buon piatto è come una bella canzone. Attori e spettatori Via Santa Lucia 21 - Napoli Tel. 081 7642661 www.attoriespettatori.it

classic Margherita to the special Attori e spettatori with shrimps and rocket and the mysterious Come viene with secret ingredients. Diners can choose the bright first floor with large windows looking out on the city or the ground floor

Taverna Luciana, a perfect reproduction of a rustic and informal 19th century taverna, with music and cabaret a frequent feature. An ideal setting for carefree dining and fine cuisine for all ages 141


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Nu murzill sapurit. Il tempio del gusto nel salotto di Partenope di Annalisa Palmieri

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ico Sergente Maggiore 47. Un indirizzo che ogni ghiottone che si rispetti, arrivato nel cuore di Napoli, dovrebbe sempre tenere a mente. È qui che si trova “Nu murzill sapurit”, un piccolo ma accogliente locale, distante solo pochi passi da piazza del Plebiscito e dalla centralissima via Toledo, che offre ottime pizze e squisiti piatti della tradizionale cucina partenopea a un tiro di schioppo

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Nu murzill sapurit. The temple of flavour in the heart of Naples Annalisa Palmieri

A short walk from Piazza del Plebiscito and the San Carlo opera house, Nu murzill sapurit is a

cosy little restaurant offering excellent pizzas and Neapolitan dishes prepared by Antonio Vigilante and Tommaso Di Palma, whose twenty years’ experience has allowed them to establish a delicious restaurant frequented by tourists, theatre-goers


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dal teatro San Carlo. A fare gli onori di casa, il pizzaiolo Antonio Vigilante e lo chef Tommaso Di Palma che, forti di un’esperienza ventennale maturata nel campo della ristorazione, sono riusciti, in men che non si dica, a mettere in piedi un ritrovo delizioso gettonatissimo tra turisti e residenti, nonché tappa irrinunciabile del dopoteatro per artisti e spettatori. Tra le specialità da non perdere, le pizze: “Murzill sapurit” con sauté di frutti di mare, pomodorini e scaglie di Parmigiano; “Mondiale” con mozzarella di bufala e pomodorini; e “Regina” ovvero “una “Margherita” rivisitata con mozzarella di bufala. Ingredienti di primissima qualità, prezzi abbordabilissimi, cortesia e grande professionalità. Queste le parole d’ordine del localino (può ospitare solo 25 persone per volta ndr) nato appena due anni fa sulle ceneri di uno dei ritrovi più antichi dei Quartieri Spagnoli, dove, oltre a pizze e piatti tipici è possibile gustare, tutti i giorni tranne il martedì, stuzzicanti dolci partenopei “fatti di in casa”, primi su tutti il babà e la classica pastiera. Nu murzill sapurit Vico Sergente Maggiore, 47 Napoli Tel. 081 402746

In alto e a sinistra, immagini de “Nu murzill sapurit”

and actors. Their special pizzas include Murzill sapurit with seafood, cherry tomatoes and flaked Parmesan, Mondiale with buffalo mozzarella and cherry tomatoes, and Regina, a Margherita with buffalo mozzarella. Prime ingredients, affordable prices and

courtesy are the key features of this 25seat restaurant which opened a mere two years ago in the Spanish Quarters. The restaurant also offers exquisite home-made Neapolitan cakes like baba and pastiera. Closed Tuesday. 143


Limoni e Limoncello


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Il frutto giallo e il suo liquore. Fini emozioni per i palati di Antonio Di Costanzo

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a ricetta è semplicissima: zucchero, alcool e limone. Eppure realizzare un buon limoncello non è cosa da poco. Un po’ ovunque, negli ultimi anni, stanno cercando di “inventarlo”, riuscendo a mala pena a produrre una brodaglia giallognola e zuccherosa. Meglio ha fatto la star di Holliwood Danny De Vito, che si è fatto importare la materia prima direttamente dalla Costiera Sorrentina e, in un moto d’orgoglio tutto tricolore (lui che

The yellow fruit and its liquor. From the land of exquisite lemons Limoncello, taste explosions Antonio Di Costanzo

The recipe couldn’t be simpler: sugar, alcohol and lemons. But it isn’t easy to make a good limoncello, as many of the sweet, yellow

syrups currently available prove. Italo-American Hollywood star Danny De Vito understood that at once and set up his own limoncello business importing lemons directly from Sorrento, because only the finest and most fragrant lemons in the world can make the genuine elixir,

ha origini italiane), ha dato il via a un vero e proprio “business del limoncello”. Soltanto con i migliori limoni del mondo, magnifici e profumatissimi frutti raccolti e immediatamente lavorati in distilleria, si può realizzare infatti il dolce elisir che, come recita l’adagio “il cor fa sussultare, Limoncello lo voglio chiamare”. Il più classico del fine pranzo ormai è proprio lui, servito freddo e in bicchierini stretti e alti per apprez-

the classic afterdinner drink served ice-cold in a tall, thin glass. Its unique taste, intense aroma and digestive properties have made limoncello one of Italy’s best-loved drinks, even rivalling coffee, and a product of excellence from Campania. Tourists from home and

abroad line up to buy precious ampoules of the liqueur in the shops of Sorrento, Amalfi and Capri, and it is an essential ‘glamour’ drink at the best society parties. Bartenders love it, as it blends so well with other drinks and is now used in countless new cocktails, but it also 145


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has culinary uses. The baba pastry can be drenched in limoncello instead of the traditional rum, but so can cheese cakes and millefoglie with strawberries. It is also ideal on lamb chops, swordfish and chicken and it is the ‘secret’ ingredient of seafood pasta dishes and even espresso coffee. Lemon trees are thought to have been brought to Italy in the 13th century by Arabs, who found the ideal 146

habitat in Campania’s fertile soil and its breezy summer and mild winters, particularly on the Sorrento and Amalfi coasts whose climate guarantees lemons with a thick and fragrant peel. This is essential as limoncello is made by steeping the peel (pith and pulp must be discarded) in a mixture of water, alcohol and sugar for about 80 days. Simple! But care must be taken to scrub the lemons (make sure they

zarne maggiormente l’aroma. Il gusto unico, il profumo dolce e intenso allo stesso tempo e le sue proprietà digestive ne fanno uno dei liquori più apprezzati, in grado addirittura di contendere al caffè il ruolo di bevanda più amata in Italia. Un prodotto che riesce a fondere insieme tradizione, storia e leggenda e che oggi si presenta come una delle più ricercate prelibatezze del made in Campania. Basta osservare i turisti, italiani e stranieri, in fila per acquistare le preziose ampolle nelle botteghe di Sorrento, Amalfi, Capri. E oggi il limoncello è incontestabilmente una bevanda glamour, entrata ad honorem nei party più esclusivi e richiesta da personaggi del jet set internazionale che non rinunciano a uno “shoot” di limoncello. I barman, poi, hanno iniziato ad amarlo per la malleabilità con cui si sposa insieme ad altri alcolici. Ormai non si contano più i nuovi cocktail profumati al limone che sbocciano ai banchi di bar, pub e ristoranti. Ma anche in cucina il suo uso è tra i più disparati. Qualche esempio? Dall’evergreen babà inzuppato nel giallo elisir al posto del rhum, alle delizie al limone forgiate nelle pasticcerie della città del Tasso, dai cheese cake alle millefoglie di fragole. Il limoncello è squisito anche per irrorare le costolette d’agnello o il pesce spada. Favoloso da cucinare insieme al pollo. Gli chef sorrentini lo usano


come ingrediente “segreto” per profumare le linguine ai frutti di mare. E consigliano di aggiungerne un filo a un buon espresso. Secondo la tradizione fu nel lontano 1200 che, grazie agli arabi, la pianta di limone approdò Italia per trovare un habitat perfetto nelle terre della Campania Felix, regione dalle estati ventilate e dagli inverni miti. Proprio il clima mediterraneo della costa sorrentino-amalfitana garantisce la crescita di un limone con buccia grossa e profumata. Sì, perché nella scelta dei limoni vanno preferiti proprio quelli con la buccia molto spessa. Il limoncello, infatti, si ottiene dalla macerazione delle scorze (da cui viene rimosso il bianco e l’interno spugnoso) in una mistura di ac-

come from the coasts of Campania!) delicately in hot water first. Of course, the debate on who first made limoncello has been raging for over a century. The people of Amalfi claim they were making it centuries ago when the first lemon trees were imported. The Sorrentines maintain that it was imported to their town by Saracen pirates to keep warm in winter, although others

suggest it came from a local convent. On Capri, they are convinced that it was created by the ancestors of businessman Massimo Canale who first patented the “Limoncello” brand in 1988. Whatever the truth may be, one thing is certain: it is the emblematic symbol of food and drink in Campania and no meal is complete if it doesn’t end with a tall thin, ice-cold glass of limoncello. 147


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Alberi di limone

qua, alcool e zucchero per circa ottanta giorni. La procedure è semplice, ma guai a sbagliare, se realmente si vuole deliziare in palato. Il primo step prevede il lavaggio del frutto in acqua calda e la spazzolata per ripulirlo da eventuali residui. In una brocca va versato dell’alcool e aggiunti poi i pezzi di buccia aromatica ricavati dalla scorza dei limoni… delle coste campane, è bene ripeterlo per scoraggiare qualsiasi tentativo di volgare imitazione. Come accade con prodotti tanto amati, la paternità del limoncello viene contesa da oltre un secolo tra Sorrento e Amalfi, con Capri come terza contendente. Ad Amalfi sostengono che sia na148

to insieme alla coltivazione del limone, svariati secoli fa. Altrove si dice che fu all’epoca delle invasioni saracene che si iniziò a fare largo uso di limoncello, soprattutto per combattere il freddo. Per altri vide la luce per la prima volta in un convento. A Capri, si sostiene con forza che le sue origini siano legate alle vicissitudini della famiglia dell’imprenditore Massimo Canale che, nel 1988, registrò per primo il marchio “Limoncello”. Quale che sia la realtà, una sola cosa è certa: il limoncello, ora più che mai, è un simbolo della gastronomia campana. E non c’è buon pranzo al mondo se alla fine non ci si saluta col fatidico bicchierino di liquore giallo.



icetta recipe la r Zeppole e panzarotti Il fastfood dei vicoli di Partenope Rosanna Nastro Zeppole e panzarotti: simboli veraci di napoletanità. Proprio come la pizza. Chi è nato e cresciuto alle falde del Vesuvio conosce bene queste stuzzicherie. Chi ha visitato, almeno una volta nella vita, i vicoli della culla di Partenope avrà notato sicuramente per le strade quelle friggitorie ambulanti che preparano queste autentiche ghiottonerie. Banchi di pizzeria, rosticcerie, pub, ma anche “apini” che scorazzano per la città, portandosi dietro pentoloni pieni di olio bollente, nei quali si forgia una delle pietanze più antiche e ricercate di Napoli. L’odore di fritto si sente da lontano. Vi conquista, prendendovi alla gola. Resistervi è impossibile. Anche questo fa parte della tradizione partenopea. Le zeppole, dialettalmente dette anche “pastecrisciute” o “aria fritta”, sono delle semplici frittelle fatte con acqua, farina e lievito, simili a una pallina larga pochi centimetri. E’ a questo cibo che di solito si fa riferimento per indicare un difetto di pronuncia che riguarda la esse e la zeta. Non tanto per l’impossibilità di dire correttamente ”zeppola” ma perché si parla come se si avesse, appunto, “una zeppola in bocca”, caldissima. E la zeppola “pastacrisciuta” si mangia, infatti, bollente. I panzarotti, invece, somigliano un po’ alle crocchette, con una sostanziale differenza: sono più piccoli e sottili. E soprattutto vengono preparati senza mozzarella, né impanatura e prosciutto. Dunque sono molto più leggeri. Per prepararli bastano patate a pasta gialla. Come le zeppole, anche i panzarotti si mangiano in piedi, ancora belli caldi. Esempi di un fastfood ante litteram. Ma come nascono queste prelibatezze dell’arte culinaria “made in Naples”? Partiamo dalle zeppole. Bisogna sciogliere il lievito nell’acqua tiepida e impastare con la farina ed il sale fino ad ottenere una pasta molliccia e un po’ appiccicosa. A questo punto lasciate lievitare fino al raddoppio dell’impasto. Poi potete calare la mistura in olio abbondante e bollente, 150

facendo bene attenzione a prelevare l’impasto con un cucchiaio bagnato facendolo scivolare attentamente nel pentolino. Durante la friggitura è indispensabile girare le zeppole nell’olio in modo da farle indorare su ogni lato. L’impasto va tolto mentre è ancora biancheggiante e dunque, non troppo cotto. Poi la zeppola va adagiata su carta assorbente e salata. A questo punto è pronta per essere gustata. Ora passiamo ai panzarotti. Mettete a scaldare le patate, per circa un’ora. Poi scolatele e, dopo averle pelate, passatele nello schiacciapatate. Aggiungete un po’ di sale, un pizzico di pepe, prezzemolo e formaggio grattugiato. Amalgamate il composto e con le mani unte di olio modellate i panzarotti badando bene a non farne delle palline, bensì dei salsicciotti stretti e allungati. Una volta pronti, metteteli ad asciugare su un panno per mezza giornata (il consiglio è quello di prepararli di mattina in modo che siano pronti per la cottura la sera). Poi calateli nell’olio abbondante e bollente, friggendoli su fiamma alta. Attenzione, però: come le zeppole anche i panzarotti vanno fritti completamente immersi nell’olio. Durante la cottura non vanno toccati per evitare che si rompano. Poi, una volta diventati color oro, vanno tolti dall’olio, utilizzando una schiumarola. Come per le zeppole, potete adagiarli su carta assorbente, salarli e servirli mentre sono ancora caldi. Consiglio per l’uso: se fate sposare una zeppola con un panzarotto, aprendo la frittella e inserendoci dentro l’impasto di patate otterrete una ghiottoneria ancora più buona. Di quelle che vi farà leccare i baffi. Ingredienti per i panzarotti Patate a pasta gialla Sale, pepe, prezzemolo, formaggio grattugiato (pecorino se vi piace) Olio Ingredienti per le zeppole 400 g di farina 350 g di acqua Metà cubetto di lievito di birra sale


ricetta recipe la Zeppole and panzarotti Fast food from the backstreets of Naples Rosanna Nastro Zeppole and panzarotti are as Neapolitan as pizza, and any visitor to the city centre will have seen succulent delicacies fried on small carts in the narrow streets or in pizzerias, pubs and other eateries. The smell of frying is carried through the air and you are led by the nose to its source: zeppole, balls of flour, water and yeast a few centimetres in diameter which are fried and eaten immediately after being removed from boiling oil. Indeed, zeppola is also the Italian word to describe the speech impediment known as a lisp because those who mispronounce the letters ‘s’ and ‘z’ speak as if they had a hot zeppola in their mouth. Panzarotti, on the other hand, are small, thin potato croquettes without mozzarella, ham or breadcrumbs, which makes them lighter, and they too are eaten piping hot. So how is this tasty Neapolitan fast food made? Lets start with zeppole. First dissolve the yeast in warm water and mix with the flour and salt into a soft, sticky dough, then wait until it doubles in size. Use a wet spoon to form a ball that can be dropped gently into the abundant boiling oil and turn fre-

quently until the outside is uniformly golden but not overcooked. Leave to drain on kitchen paper, add salt and enjoy. To make panzarotti, boil the potatoes for an hour, then peel and mash adding the salt, pepper, parsley and cheese. Mix the ingredients by hand (put some oil on the hands first) forming long narrow ‘sausage’ shapes rather than balls. Leave to dry on a cloth for 6-8 hours (they should be prepared in the morning to be cooked in the evening). Place in abundant boiling oil over a high heat. Like zeppole, they should be deep-fried and not turned or they may break. When golden, they should be removed from the oil and left to drain on kitchen paper for a few minutes then salted and eaten hot. If you place some of the panzarotto mixture inside the zeppola dough before frying, you will have a mouth-watering titbit that gourmets would die for. Ingredients for panzarotti Potatoes Salt, pepper and parsley, Grated cheese (preferably pecorino) Oil Ingredients for zeppole 400g flour 350g water ½ cube of brewer’s yeast salt 151


est of shopping & relax t ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI/ CLOTHING AND ACCESSORIES MARINELLA “È la somma dei piccoli particolari che fa l'uomo elegante”. Così sentenziava, nel 1914, don Eugenio Marinella, proprietario di un piccolo negozio di cravatte alla Riviera di Chiaja. Quello in cui proponeva capi in stile inglese e un po' snob, che fecero di lui rivenditore ufficiale di principi e imprenditori. Filosofia, attualmente portata avanti dal nipote Maurizio, e che ha visto negli anni avvicendarsi personaggi del calibro di Luchino Visconti, Aristotele Onassis e Giovanni Agnelli. “It is the sum of all the small details that makes a gentleman elegant”, affirmed don Eugenio Marinella, owner of small Neapolitan tie-shop in 1914. His British-style garments met whit the approval of princes and entrepreneurs and his grandson Maurizio can make the same claim, as his clients have included such illustrious names as Luchino Visconti, Aristotele Onassis and Giovanni Agnelli. Via Riviera di Chiaia, 287 - Napoli Tel. 081.7644214 SANSEVERINO CRAVATTE Nata dalla passione di Salvatore Sanseverino e Francesco Raia, quest’azienda è uno dei baluardi dell’antica arte sartoriale napoletana. Il must qui è la cravatta a sette pieghe, realizzata ripiegando sette volte il tessuto per dare anche più consistenza al nodo. Da Sanseverino si riceve solo su appuntamento. Following Salvatore Sanseverino and Francesco Raia’s passion, this company is one of the bulwark of the ancient Naepolitan tayloring. The must is the seven folds necktie, realized folding seven times the fabric in order to make the tie firmer. Tie can be chosen only by appointment. Centro Direzionale Isola G2 - Napoli Tel. 081.7879414 M. CILENTO Un simbolo della Napoli più esclusiva. Uno scrigno dove il fascino e l’eleganza sono racchiusi in ogni articolo e la ricerca della qualità non ha confini. In una sola parola:

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Cilento, in via Medina. Qui è possibile trovare abiti, cravatte e camicie confezionati rigorosamente a mano e su misura con tessuti pregiati e raffinati, così da offrire sempre il meglio al cliente, come del resto è tradizione. Nata nel 1780, la maison è oggi nelle mani di Ugo Cilento che ha arricchito l’atelier con articoli unici destinati ai clienti più originali come gli accessori di lusso e le calzature realizzate interamente a mano. A symbol of exclusive Neapolitan style, Cilento in Via Medina is the ideal place to purchase traditional, hand-tailored, bespoke suits, ties and shirts. Set up in 1780, the atelier is now managed by Ugo Cilento who has extended the range of articles to include luxury accessories and hand-made footwear. Via Medina 61 a/b - Napoli Tel. 081.5513363 IMPERATORE CAMICIE 1994 Tradizione e innovazione. Questa la combinazione vincente del successo di Imperatore Camicie, l’atelier partenopeo dove l’arte manifatturiera rivive al fianco delle tendenze più in voga. La cura del dettaglio è, senz’altro, uno dei punti di forza dei fratelli Paolo e Gennaro Imperatore: ogni camicia è realizzata con cotone di altissima qualità, rifiniture fatte a mano ed originali accessori che garantiscono l’esclusività del prodotto, confezionato per le collezioni sia maschili che femminili. Tradition and innovation are the success formula of Imperatore shirts, the Neapolitan atelier where craftsmanship meets fashion. Attention to detail is one of the strengths of the Imperatore brothers: each shirt is made from the best cotton and finished by hand using exclusive accessories in both their men’s and women’s shirts. Via Caserta al Bravo 184 - Napoli Tel. 081.3413406 ROSARIO FARINA HAUTE COUTURE Se il vostro sogno è indossare una morbida “scultura” in voile e satin di pregiate sete comasche, magari “scolpita” da un giovane e virtuoso stilista partenopeo, la fermata



est of shopping & relax t obbligatoria è all’atelier Rosario Farina di palazzo Cellamare. Un delizioso salotto glamour, dove da due anni prendono forma gli abiti e i sogni delle donne più chic della città. If your dream is to wear a soft ‘sculpture’ of precious silk and satin, created by a young, talented Neapolitan designer, visit the Rosario Farina atelier in palazzo Cellamare. This exquisite glamour salon opened two years ago and has been making the chicest Neapolitan women’s dreams come true ever since. Palazzo Cellamare via Chiaja 149/e - Napoli Tel. 081.405901 www.rosariofarina.com LE SPOSE DI ERSILIA PRINCIPE Si scrive Ersilia Principe, si legge abiti da sposa unici ed esclusivi. Vere e proprie opere d’arte da indossare realizzate con cura in seta, chiffon o mikado, così da rendere indimenticabile il giorno del sì. Nell’ atelier di Pozzuoli è possibile trovare sia le creazioni firmate Principe, che meravigliosi abiti e accessori delle migliori griffe del settore sposa. Ersilia Principe is the name to remember for unique and exclusive bridal gowns: wearable works of art carefully created from silk, chiffon or Mikado to make that special day so unforgettable. The designer’s atelier in Pozzuoli showcases Principe designer creations as well as superb dresses, gowns and accessories by leading names in the bridal sector. Via Campana, 161 Pozzuoli - Napoli Tel. 081.5262577 CROMWELL & COMPANY Più di venti anni di attività, impegno e passione per offrire agli uomini del jet set partenopeo, e non solo, qualità, eleganza e stile. Questa la mission della boutique “Cromwell & company”, nel cuore pulsante della “Napoli bene”, punto di riferimento per chi ama il bel vestire. Ampia la gamma dei brand nazionali e internazionali proposta, da Allegri a Moncler. Ma non solo. Cromwell, infatti, è anche sinonimo di alta sartoria. For over 20 years, the Cromwell & Company

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boutique in the heart of Naples has steadfastly pursued its mission to provide quality, elegance and style to the best dressed men in the city. Their wide range of brand names from home and abroad include Allegri a Moncler, but Cromwell & Company is also renowned for its quality tailoring service. Via Gennaro Serra, 72 - Napoli Tel. 081.7646065 FREY WILLE L’eccellenza austriaca si sposa con la storia, le tradizioni e la cultura partenopea. Frey Wille, società leader a livello mondiale nel settore dei gioielli in smalti preziosi, propone magiche creazioni dai design unici e originali, pensate su misura per Napoli. Austrian excellence meets the history, tradition and culture of Naples. Frey Wille, the world leader in precious enamel jewellery, proposes a series of magic creations whose unique and original design was conceived specifically for the city of Naples. Via Calabritto, 21 - Napoli Tel. 081.7641430 napoli@frey-wille.com www.frey-wille.com ULTURALE CRAVATTE Tessuti vintage e scacciaguai: queste le caratteristiche delle cravatte di Ulturale, che nelle pieghe nascondono un piccolo amuleto portafortuna. Interamente realizzate a mano, sono un must nell’abbigliamento di classe made in Naples. Vintage fabrics and talismans: these are the ma in carachteristics of Ulturale neckties, hiding in their folds a little charm. Enterely handmade, they are a must among the made in Naples luxury clothing items. Via Carlo Poerio, 115 - Napoli Tel. 081.2481151 www.ulturalecravatte.it PAOLO SCAFORA L’azienda di Paolo Scafora propone collezioni da uomo che coniugano perfettamente estro ed eleganza, un mix bilanciato che le rende un accessorio immancabile. Ecco allora fiorire estrosissime scarpe in edizione limitata e numerata, dove ciascun paio abbi-


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GIOIELLI NARDELLI A pochi passi dalla mitica piazzetta, lo showroom realizzato nel più classico stile caprese. Uno spazio pensato per far da vetrina ai

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est of shopping & relax t preziosi targati Nardelli, gioielli il cui leitmotiv è l’amore, sentimento reso tangibile dalla lucentezza dell’oro e dei diamanti. I preziosi Nardelli sembrano parlare, raccontare e interpretare sentimenti, pulsioni, passioni. Legano gli affetti di una vita e per la vita, avvolgendoli in un caldo calore nel bagliore di oro e diamanti. Near Capri’s famous Piazzetta, the Nardelli showroom is furnished in the island’s typical style to showcase the firm’s precious jewellery. The leitmotiv of all Nardelli creations is ‘love’, a sentiment that is transformed into a tangible reality by the brilliance of gold and diamonds. Nardelli jewellery seems to talk, to describe and interpret feelings, impulses and passions: it bonds love forever in the warm glow of gold and diamonds. Centro Orafo Il Tarì (Marcianise, Caserta) Tel. 0823.838917 - via Listrieri, Capri numero verde 800090230 www.nardelligioielli.it CARAMANNA Serpenti, pesci, libellule, ricci, rane, stelle marine. Queste sono solo alcune delle mascotte pronte ad adornare le donne che apprezzano i bei gioielli. Anelli, orecchini, bracciali e collane in guisa di animale, dal gusto moderno e sbarazzino; e ancora orologi, gioielli in coralli, turchese, pietre preziose e semipreziose costituiscono la vastissima scelta di Caramanna, dalle cui gioiellerie non si può mai uscire a mani vuote. Snakes, fihes, dragonflies, urchins, frogs, starfishes are only a part of the mascottes that will adorn women in love with beautiful jewels. Animal shaped rings, earrings, bracellets and necklaces, modern and saucy; moreover, watches, jewels made of coral, turquoise, precious and semiprecious stones form the wide range of choice of Caramanna Jewels, two shops where it is impossible to get out empty-handed. Via Cavallerizza, 2 - Napoli Tel. 081.4238352 Via Calabritto, 22 - Napoli Tel. 081.7649875

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MARTE GIOIELLI Gioielli di rara bellezza, preziosi oggetti del desiderio. Sculture portatili che sanno esprimere, attraverso l’armonia di linee e materiali, qualcosa di unico, speciale, irripetibile. Il laboratorio orafo di via Chiaia, oltre ad essere una fucina di creatività ed eccellenza, è un salotto in cui incontrarsi per ammirare piccole opere d’arte da indossare. Marte è “una sartoria del gioiello”, come ama definirla Simona Danaro, fantasiosa e audace stilista di monili, realizzati con la cura e la maestria del made in Italy. Jewellery of rare beauty, whose harmonious lines and materials create precious and unique objects of desire. The workshop in Via Chiaia is not just a creative hothouse, it is a meeting place, ‘a jewellery salon’ says Simona Danaro, the bold deigner of jewellery bearing the ‘made in Italy’ label guaranteeing craftsmanship. Via Chiaia, 155 - Napoli Tel. 081.402142 www.martegioielli.it info@martegioielli.it PIZZERIE BRANDI Meta obbligata per chi di pizza se ne intende e per chi vuole fare un tuffo nella storia. È, infatti, in Salita Sant’Anna di Palazzo (nei pressi di Palazzo Reale), dove ha sede la pizzeria Brandi dal 1780, anno della sua fondazione, che è stata inventata la pizza più famosa del mondo. Siamo nel giugno del 1889. Umberto I e la sua consorte Margherita di Savoia sono in visita a Napoli. I coniugi Raffaele Esposito e Maria Giovanna Brandi omaggiano i reali con tre qualità di pizza, di cui una con mozzarella e pomodoro che riceve il plauso della regina e che, in suo onore, battezzano con il nome di “Margherita”. A ‘must’ for pizza connoisseurs and those who want a flavour of the past. In the street called Salita Sant’Anna di Palazzo (near the Royal Palace) we find the Pizzeria Brandi premises where the world’s most famous pizza was


he best of shopping & re invented. The pizzeria first opened in 1780 but in June 1889, during the visit of King Umberto I and Queen Margherita of Savoy to Naples, Raffaele Esposito and his wife Maria Giovanna Brandi sent the royal couple three qualities of pizza. The Queen loved the one with mozzarella and tomato, so it was thereafter called “Margherita” in her honour. Salita Sant’Anna di Palazzo 1-2 - Napoli Tel. 081.416928 www.brandi.it ‘NU MURZILL SAPURIT “Nu murzill sapurit”, piccolo ma accogliente locale distante solo pochi passi da piazza del Plebiscito e dalla centralissima via Toledo, offre ottime pizze e squisiti piatti della tradizionale cucina partenopea. Il tutto a un tiro di schioppo dal teatro San Carlo. A short walk from Piazza del Plebiscito, Via Toledo and the San Carlo opera house, Nu murzill sapurit is a cosy little restaurant offering excellent pizzas and superb Neapolitan cuisine. Vico Sergente Maggiore, 47 - Napoli Tel. 081.402746 ATTORI E SPETTATORI Per chi vuole gustare piatti tipici partenopei in tutto relax. Per i patiti della pizza con la “P” maiuscola. Per chi ama Napoli e le sue mille sfaccettature c’è il ristorante “Attori e spettatori”, un delizioso ritrovo incastonato ad hoc nell’incanto di via Santa Lucia, a due passi dal mare. Typical Neapolitan dishes and traditional pizzas can be savoured in the delightful and relaxing restaurant Attori e Spettatori, a short walk from the sea at Santa Lucia. Via Santa Lucia, 21 -Napoli Tel. 081.7642661 www.attoriespettatori.it MELODIA DI NAPOLI PIZZERIA PARZIALE Il tempio dei sapori sorge a due passi dalla storica piazza Nicola Amore, ai tavolini della “Melodia di Napoli Pizzeria Parziale” dove tradizione e accoglienza sono di casa. E’ qui che la pizza ha il colore di Partenope.

Corposa, succulenta. Piena. L’assaggi e il gusto ti assale, l’aroma ti conquista, inebriandoti fino all’ultimo boccone. Pizza has a flavour that overwhelms the senses right down to the last bite, especially when you are in the traditional Melodia di Napoli Pizzeria near Piazza Nicola Amore. The relaxing and cosy two-storey premises are just a stone’s throw from the historic city centre and you can sense the warmth of Old Naples all around you. Corso Umberto I, 130 - Napoli Tel. 081.287983

RISTORANTI / RESTAURANTS

UMBERTO RISTORANTE Gnocchi alla sorrentina, tubettoni “d' 'o treddeta”, polpettine di nonna Ermelinda, zucchine alla scapece, bistecca di manzo all'Aglianico appassito e chi più ne ha, più ne metta. Un ventaglio di menu fitto di piatti gustosi tutti da assaporare, quello offerto dal ristorante Umberto, a due passi da piazza dei Martiri, che ha incluso nel “cartellone” anche un menu ad hoc, destinato agli intolleranti al glutine. A wide selection of tasty dishes from gnocchi to macaroni and from meatballs to steak in Aglianico wine. Just a few minutes walk from Piazza dei Martiri, it also has a special menu for those intolerant to gluten. Via Alabardieri 30/31 - Napoli Tel. 081.418555 BAR, PASTICCERIE E GELATERIE BARS, PATISSERIES AND ICE CREAM SHOPS GELATERIA LA SCIMMIA Il tempio del gelato è in piazza Carità. Qui, dal lontano 1933, si affaccia “La Scimmia”. E qui in questi settantasei anni sono cambiate soltanto le apparecchiature, che hanno subito evoluzioni tecniche tutte a vantaggio del prodotto e null’altro. Il

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est of shopping & relax t gelato, a “La Scimmia”, oggi come allora, è realizzato utilizzando materie prime genuine. Banditi impasti e polveri confezionate. Since 1933, “La Scimmia” has been making genuine ice cream from prime ingredients, without resorting to premixed pastes or powders. All that has changed is the technology. Piazza Carità, 4 - 80134 Napoli Tel. 081.5520272 GAMBRINUS Punto di ritrovo di uomini di cultura come Gabriele D'Annunzio, Salvatore di Giacomo ed Eduardo Scarfoglio, il gran caffè Gambrinus, che affaccia sulla splendida piazza del Plebiscito, viene additato da molti come uno dei "santuari" partenopei della "tazzulella". Un ritrovo storico, in perfetto stile liberty che dal 1860 offre refrigerio e specialità uniche a napoletani e turisti di passaggio. A historic meeting place for men of letters like Gabriele D'Annunzio, the Gambrinus in the superb Pazza del Plebiscito is the Mecca of Neapolitan coffee houses. In its art nouveau lounge, customers have enjoyed traditional Neapolitan specialities and refreshments since 1860. Via Chiaja, 1/2 - Napoli Tel. 081.417582 GRAN CAFFE' CIMMINO Inserito nell'elenco dei diciotto migliori bar d'Italia, il Gran Caffè Cimmino è uno dei marchi più prestigiosi della pasticceria partenopea, quel celebre Cimmino fondato a Napoli nel 1907 con sede nella storica via Filangieri (al quale oggi è affiancato un altro nella panoramica via Petrarca), rilevato dai fratelli Antonio e Salvatore Fantini e divenuto luogo irrinunciabile per l'happy hour. Una chicca, i tre nuovi aperitivi: Rodinò, Petrarca e La Terrazza 2005. One of Italy's top 18 cafés, Gran Caffè Cimmino is also the brand name of one of Naples' most prestigious patisseries. Founded in 1907, it now has two premises in the city to delight customers with pastries and cocktail aperitifs.

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Via Filangieri, 12/13 - Napoli Tel. 081.418303 Via Petrarca, 147 - Napoli Tel. 081.5757697 FOOD WINE & DRINK SELEZIONE SCIACCUTTIELL E’ la grande passione per la cultura dei sapori a guidare l’azienda di famiglia di Fausto Sarracino, che dal 1950 porta in tavola il meglio dei salumi e dei formaggi di produzione propria. A partire dal prosciutto di Parma, stagionato nelle cantine di tufo, al provolone della Valpadana e al Parmiggiano, stagionato dai 24 ai 48 mesi. It’s a great passion for the culture of flavours that leads the family firm of Fausto Sarracino, selling since 1950s their best homemade cold meats and cheeses, starting with prosciutto di Parma, seasoned in tufa caves, and ending with the Parmiggiano seasond for at least 24 months. Via Casalanno, 8/9 - Marano (Na) Tel. 081.5862491 www.selezionesciaccuttiell.it CANTINA “I NOBILI DEL VESUVIO” Nell’anima di vetro il nettare degli dei. Dai vigneti del Vesuvio il più nobile degli spumanti: si chiama Dora l’ultimo arrivato nelle cantine dell’azienda “I Nobili del Vesuvio”, il podere fondato dalla famiglia Ingenito a Boscotrecase, dieci anni fa, in uno degli angoli più incantevoli e suggestivi della provincia napoletana. Un paesaggio mozzafiato, con il vulcano alle spalle e la cornice del golfo di Napoli a valle. From the vineyards of Vesuvius, the noblest of sparkling wines. Dora is the latest addition to I Nobili del Vesuvio, the wine cellars of the Ingenito family vineyards at Boscotrecase between lofty Mount Vesuvius and the breathtaking beauty of the Gulf of Naples. Via Bosco del Monaco, 1 Boscotrecase (Na) Tel. 081.3535286 www.inobilidelvesuvio.it


he best of shopping & re VISITE GUIDATE / TOURIST GUIDE

ITINERA Chi ha intenzione di scoprire Napoli, Pompei, la Costiera Amalfitana, Capri, Ischia o Caserta, non ha che da rivolgersi a Itinera, una società di servizi per l’arte che da oltre 10 anni offre un ampio ventaglio di visite guidate in tutta la regione organizzate da un gruppo di guide turistiche abilitate e laureate nelle discipline del settore artistico. Whether it is Naples, Capri, Ischia, the Amalfi Coast, Pompeii or Casert that you want to visit, all you have to do is get in touch with Itinera, a society offering services for the art. Founded more than 10 yeasr ago by graduated tourist guides, it offers a wide choice of visits fot groups, singles, families and schools. Corso Vittorio Emanuele, 663 - Napoli Tel. 081.664545 www.itineranapoli.com NOLEGGIO AUTO E BARCHE RENT A CAR/RENT A BOAT TURCO GLOBAL SERVICE Ferrari 360 Modena, Porsche 911 Targa, Maserati Quattroporte, Audi A8 ed S8, Bmw X5 e Z4. Sono solo alcune delle auto prestigiose che si possono fittare da Turco Global Service, pioniera nella fornitura del servizio noleggio di auto per cerimonie, di lusso e sportive. Ma non è tutto. La società vesuviana mette a disposizione dei propri clienti anche un esclusivo servizio di chartering con barche di classe. Ferrari 360 Modena, Porsche 911 Targa, Maserati Quattroporte, Audi A8 and S8, Bmw X5 and Z4 are just some of the prestige cars for hire from Turco Global Service. In addition to its elite sports cars and other select vehicles, clients can also take advantage of the exclusive luxury boat chartering service. Viale degli Ulivi, 33 S. Sebastiano al Vesuvio (Na)

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mostre & Fino al 9 ottobre 2010 BORDERLINE

Art’s Events – Torrecuso, Benevento Info: 0824 874650 – www.artsevents.it Mer-sab h.17-20 e su appuntamento Il beneventano Igor Berilli offre ai visitatori una galleria di personaggi e storie caratterizzati dal suo stile inconfondibile. Nel suo linguaggio pittorico convivono serenamente realtà ed invenzione, che si mescolano nella rappresentazione della donna – di qualsiasi tipo: giovane, vecchia, triste, serena, maliziosa o fragile – che è sempre nuda. Grande ruolo nelle sue opere hanno anche i titoli in cui, attraverso il gioco e la riflessione, l’artista rivela il carattere ironico e umano del suo sguardo. Igor Berilli’s gallery of characters and stories in his inimitable style blending reality and invention, especially in his depiction of nude women. The artist also reveals his ironic character in the titles of his works. Fino al 10 ottobre COLLEZIONE FARNESE

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE Piazza Museo, 19 - Napoli - Tel. 081.292823 http://marcheo.napolibeniculturali.it Mar chiuso; lun-ven h.9-19.30 Biglietti:10 euro; ridotto 6,75 euro Nuovo allestimento della celeberrima colle-

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zione Farnese nata per decorare l’omonimo palazzo romano e poi giunta a Napoli, in seguito a complicate vicende ereditarie. Oltre 300 statue, tra cui la Venere Callipigia, l’Atlante Farnese, i Tirannicidi, l’Ercole Farnese e il monumentale Toro Farnese, oltre ad un gruppo di marmi pressoché inediti, riconosciuti grazie a ricerche su documenti d’archivio e testimonianze grafiche. The famous Farnese collection created for the palazzo of the same name in Rome and later transferred to Naples. Over 300 statues including Venus Kallipygos, Atlas, the Tyrannicides, Hercules, the monumental Farnese Bull and previously unseen marbles identified through archive research. Fino al 14 ottobre TRANSFIXED, STITCHED PHOTOGRAPHS

Blindarte – Via Caio Duilio, 4d/10, Napoli Info: 081.2395261 – www.blindarte.com In mostra la versatilità artistica di Berend Strik. Grande appassionato di architettura, cinema, video, fotografia, ma soprattutto di ricamo, tecnica per cui l’artista è maggiormente conosciuto. Infatti, Strik modifica le immagini con il materiale tessile, ricamando e applicando tessuti sulla fotografia. Il suo obiettivo è trasformare e rinnovare la raffigurazione tradizionale, riconoscendo al ricamo il ruolo di riempire la realtà con nuovi contenuti. Molto spesso il punto di partenza del suo lavoro è uno scatto in bianco e nero vivacizzato e ridisegnato con l’intervento di ricami colorati The artistic versatility of Berend Strik, renowned for modifying images using textiles and embroidery, whose aim is to transform traditional depiction by stitching colourful new contents into


& gallerie Fino al 24 ottobre LEONARDO E IL RINASCIMENTO FANTASTICO. TRA NAPOLI E LE ROTTE DEL MEDITERRANEO

Villa Fiorentino – Sorrento, Napoli Info: 081 8782284 – ww.fondazionesorrento.it Lun-ven h. 10-13/16-21; sab e dom h. 10-13/15-22 - Biglietti: euro 5 Un viaggio alla scoperta della straordinaria figura di Leonardo da Vinci. Oltre al suo celebre “Autoritratto lucano” e ad alcune delle sue macchine, in mostra anche opere di Donatello, Raffaello, Tintoretto e Giovanni della Robbia, oltre ad altri capolavori della scuola manieristica italiana. Attraverso le sue molteplici figure, l’esposizione vuole gettare nuova luce su un grande personaggio che è sempre stato al centro di un intreccio certezze, fantasie, false interpretazioni e mistero. An exploration of the extraordinary Leonardo da Vinci, through his famous “Lucanian Self-portrait” and some of his machines as well as works by Donatello, Raphael, Tintoretto, Giovanni della Robbia and other masters of the Italian Mannerist school. The exhibition aims to shed light on the great man who has always been a cause of intrigue and mystery. Fino al 31 ottobre LE LUNE DI POMPEI

Scavi Archeologici di Pompei Ingresso di Porta Anfiteatro - Pompei Tel. 081.19303885 - www.lelunedipompei.it

Sab e dom un’ora dopo il tramonto partenze ogni 20 minuti. Prenotazione obbligatoria Biglietti: euro 20. Riduzioni con Artecard e per gruppi familiari (2 adulti + 2 rag.fino a 16 anni) Un suggestivo percorso notturno nell’area archeologica di Pompei, realizzato con luci, suoni e voci fuori campo. Si parte dalla Necropoli di Porta Nocera e, attraverso alcuni dei più suggestivi angoli della città ai piedi del Vesuvio, si giunge all’Anfiteatro, dove si alternano proiezioni sul modo di divertirsi in epoca romana. A fare da guida per tutta la visita è la voce di Luca Ward che conduce i partecipanti, attraverso la luce di ben sette lune, in un mondo parallelo il cui solo scopo è di vivere e far rivivere Pompei. Personal exhibition of the Austrian artist with over 30 works from the 1970s to today. The artist seeks to interpret monumental sculpture from the spectator’s point of view, so visitors are encouraged to use the various items and become part of the work. Fino al 30 novembre I CALCHI

Antiquarium Nazionale di Boscoreale Via Settetermini, 15 - Boscoreale (Na) Info: 081.5368796 In mostra i calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che sommerse Pompei, Ercolano e le zone limitrofe. Saranno esposti calchi di uomini e di animali, un intero gruppo familiare rinvenuto nella Casa del Bracciale d’Oro. Plaster casts of the victims of the 79 AD eruption of Mt. Vesuvius: people, animals and an entire family from the House of the Gold Bracelet.

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musei NAPOLI

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

di Napoli. Vi si possono trovare: documenti, gioielli e dipinti. Situated near the Chapel of San Gennaro, the museum was built to house the priceless treasure of the Patron Saint of Naples, including documents, jewels and paintings.

MUSEO NAZIONALE

Piazza Museo, 19 Tel. 081.440166 - fax 081.44013 www.museoarcheologiconazionale.campaniabeniculturali.it Mar chiuso. Mer-lun h. 9-19.30. Biglietti: 6,50 euro; 3,25 euro per giovani dai 18 ai 24 anni; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 Tue closed. Wed-Mon 9 a.m. -19.30 p.m. Tickets: 6,50 euros; 3,25 euros for people aged 18-24; free admission under18 and over65 Le sale del piĂš antico museo archeologico d'Europa custodiscono, tra l'altro, pezzi unici provenienti dall'area archeologica vesuviana, collezioni egiziane ed etrusche. The rooms of Europe's oldest archaeological museum house some unique pieces from he archaeological sites around Mount Vesuvius as well as Egyptian and Etruscan collections.

MUSEO DEL TESORO DI SAN GENNARO

CAPODIMONTE

Via Miano, 2 - Tel. 081.7499111 www.museo-capodimonte.it Mer chiuso. Gio-mar h. 8.30-19.30. Biglietti: 7,50 euro; 3,75 euro per giovani dai 18 ai 24 anni; 6,50 euro h.14-17; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65.Wed closed. Thu-Tue 8.30 a.m.7.30 p.m. Tickets: 7,50 euros; 3,75 euros for people aged 18-24; 6,50 euros 2-7 pm; free admission under18 and over65 Fu costruita nel 1738 sotto il regno di Carlo di Borbone. Ospita un Gabinetto di Disegni e Stampe, la collezione Farnese, arredi del '700 e '800. Built in 1738 under King Charles of Bourbon, houses the Cabinet of Prints and Drawings, the Farnese Collection and furnishings from the 18th and 19th centuries.

MUSEO CIVICO

Via Duomo, 149 - Tel. 081.294980; 081.3723712 www.museosangennaro.com - Lun-Dom h. 9-17. Biglietti: 6,00 euro; 4,50 euro per under 25 e over 65; 4,50 euro per gruppi di almeno 15 persone; 2 euro per scolaresche; -25% con Artecard Mon-Sun 9.00 a.m. - 17.00 p.m. Tickets: 6,00 euros; 4,50 euros under 25 and over 65; 4,50 for groups of 15 people; 2 euros for students; -25% wih Artecard. Situata vicino alla Cappella di San Gennaro, la struttura custodisce l'inestimabile tesoro del patrono

DI

DI

CASTEL NUOVO

Maschio Angioino Piazza Municipio Tel. 081.4201241 Dom chiuso. Lun-sab h. 9-19. Biglietti: 5,16 euro; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 e per studenti di facoltĂ artistiche Sun closed. Mon-Sat 9 a.m. - 7 p.m. Tickets: 5,16 euros; free admission under18 and over 65 and for Art students


Ospitato dal Maschio Angioino, il museo, oltre a tre preziose cappelle, accoglie altri ambienti dalla straordinaria bellezza: la Sala dell'Armeria, quella dei Baroni e la Pinacoteca. Housed in the Maschio Angioino castle, the museum has three superb chapels as well as other rooms of extraordinary beauty: the Armoury, the Barons' Hall and the Picture Gallery.

MUSEO DUCA

DI

Seicento Napoletano, ma anche la Cappella Reale e il giardino pensile. Highlights of the Museum include the Royal Apartment, the Throne Room, the Flemish Room and the Neapolitan 17th Century Room, but also the Royal Chapel and the Hanging Garden.

MUSEO

DI

SAN MARTINO

MARTINA

Via Cimarosa, 77 - Tel. 081.5788418; 081.5781776 - www.floridiana.napolibeniculturali.it. Mar chiuso. Mer-lun h 8-14. Biglietti: 2,50 euro; 1,25 euro per residenti UE dai 18 ai 24 anni; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 Tue closed. Wed-Mon 8 a.m.- 2 p.m. Tickets: 2,50 euros; 1,25 euro for EU residents aged 1824; free admission under18 and over 65 Nel cuore del verde parco di Villa Floridianana, accoglie una delle più prestigiose raccolte di arte decorativa europea ed orientale. Completa le attrattive del complesso il Museo Nazionale della Ceramica. One of the most prestigious collections of European and oriental decorative art. The complex also houses the National Ceramics Museum.

Largo San Martino, 5 - Tel. 081.5781796 www.smartino.napolibeniculturali.it Mer chiuso. Gio-mar h. 8.30-19.30. Biglietti: 6 euro; 3 euro per residenti UE dai 18 ai 24 anni; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 Wed closed. Thu-Tue 8.30 a.m. - 7.30 p.m. Tickets: 6 euros; 3 euro for EU residents aged 1824; free admission under18 and over 65 Dal 1866, il museo che ha sede nell'omonima Certosa vomerese, ospita “stralci” di storia cittadina corredati da piante e foto. Splendidi i chiostri, i giardini, la chiesa barocca e il Quarto del Priore. S ince 1866 the museum has been located in the Charterhouse of the same name where visitors can get a glimpse of the city's history amid plants and photos. Splendid cloisters and gardens, the superb Baroque church and the Priory.

MUSEO

MUSEO DIEGO ARAGONA PIGNATELLI CORTES

DI

PALAZZO REALE

Piazza del Plebiscito, 1 Tel. 081.400547 www.preale.napolibeniculturali.it Mer chiuso. Gio-Mar h. 9-20. Biglietti: 4 euro; 2 euro per residenti UE dai 18 ai 24 anni; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 Wed closed. Thu-Tue 9 a.m. - 20 p.m. Tickets: 4 euros; 2 euros for EU residents aged 18-24; free admission under18 and over 65 Fiore all'occhiello del Museo, l'Appartamento Reale, le sale del Trono, dei Fiamminghi e del

Via della Riviera di Chiaia, 200 Tel. 081.7612356; 081.669675 www.beniculturali.it Mar chiuso. Mer-lun h. 8.30-14. Biglietti: 2 euro; 1 euro per residenti UE dai 18 ai 24 anni; gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 Tue closed. Wed-Mon 8.30 a.m.- 14.00 p.m.Tickets: 2 euros; 1 euro for EU residents aged 18-24; free admission under18 and over 65 Villa Pignatelli è il nome dell'edificio costruito nel 1826 che ospita il museo e che accoglie le col-


lezioni d'arte del Banco di Napoli. Da vedere anche il Museo delle Carrozze. Villa Pignatelli was built in1826 and now houses the museum with the art collections of the Banco di Napoli. The Coach and Carriage Museum is also not to be missed.

TEATRO

DI

SAN CARLO

pizzi, oltre a splendidi abiti da varie donazioni tra cui la collezione Sarli. The museum is part of the Mondragone Foundation, wellknown for its precious collections of embroideries, high expression of the art of silk making, introduced in Naples at the beginning of last Millennium by a community of Jews. On display, laces, sacred paraments and beautiful dresses coming from many donations, among which the Sarli Collection.

MUSEO ARTISTICO INDUSTRIALE

Via San Carlo - Napoli Tel. 081.5534565 - www.teatrosancarlo.it Guided tours only by appointment in June and July. Tickets: 5 euros; 3 euros concessions Chi arriva a Napoli, a pochi passi da Palazzo Reale e piazza del Plebiscito non può non visitare la Sala Storica del Teatro di San Carlo, tra i più famosi e antichi teatri lirici al mondo, costruito per volere di re Carlo III di Borbone nel 1737. Un'occasione unica, per conoscere un momento chiave della storia e dell'arte napoletana. Visit the historic San Carlo theatre, one of the oldest and most famous opera houses in the world, built for king Charles III of Bourbon in 1737.

Piazzetta Salazar, 6 - Tel. 081.7647471 Dom chiuso. Visita su appuntamento Sun closed. Visits by appointment Nel Museo, annesso all'Istituto Statale d'Arte “Filippo Palizzi”, oltre 6.000 manufatti in ceramica, ebano e oro. Un'intera sala ospita bronzi e vasi realizzati dallo stesso Palizzi. The Museum is annexed to the “Filippo Palizzi” Art School and houses over 6,000 works in ceramics, ebony and gold. One rooms exhibits bronzes and vases made by Palizzi himself.

CAPPELLA SANSEVERO

MUSEO DEL TESSILE E DELL’ABBIGLIAMENTO “ELENA ALDOBRANDINI”

Piazzetta Mondragone, 18 - Tel. 081.4976104 www.fondazionemondragone.it Dom chiuso; lun-ven h. 9-13/15-17; sab su prenotazione. Biglietti: 5 euro; ridotto 3 euro Sun closed; Mon-Fri 9 a.m. - 1 p.m. / 3-5 p.m.; Sat visits by appointment. Tickets: 5 euros, concessions 3 euros Il museo è parte dell'istituto Mondragone, famoso per le sue preziose collezioni di tessuti ricamati, espressione dell'arte della seta, introdotta a Napoli intorno all'anno Mille dalla comunità di ebrei. Tra gli oggetti esposti spiccano le collezioni di ricami (sec. XVII e XVIII), paliotti, paramenti sacri, merletti e

Via Francesco De Sanctis, 19 - Tel. 081.5518470 www.museosansevero.it Mar chiuso. Lun-sab h. 10-17.40. Dom e festivi: h. 10-13.10. Biglietti: 6 euro; 5 euro con Artecard e da 10 a 25 anni; 2 euro per scolaresche; gratis fino a 9 anni Tue closed. Mon-Sat 10 am - 5.40 pm, Sun and hols 10 am -1.10 pm. Tickets: 6 euros; 5 euros with Artecard and for people aged 10-25; 2 euros for schools; free admisson under 9 La Cappella, realizzata da Raimondo di Sangro Principe di Sansevero custodisce sculture di altissimo valore, tra le quali, il Cristo Velato del Sammartino. The Chapel, which was built by Raimondo di Sangro, Prince of Sansevero, houses some excellent sculptures, including the Veiled Christ by Sammartino.


COMPLESSO MONUMENTALE DI SANTA CHIARA

Via Santa Chiara, 49/c - Tel./Fax: 081 551.66.73 www.monasterodisantachiara.eu Feriali h. 9.30-17.30. Festivi h. 9.30-13.30. Biglietti: 5 euro intero; 3,50 ridotto (anziani oltre i 65 anni, gruppi composti da più di 25 persone, insegnanti con documento di riconoscimento, ragazzi da 6 a 18 anni). weekdays 9.30 a.m. - 17.30 - holidays 9.30 a.m. 13.30 p.m. Tickets: 5 euros, 3,50 concessions (over 65, groups of more than 25 people, teachers with valid ID, children 6 to 18 years) Il complesso, incastonato nel centro storico di Napoli, comprende un'area archeologica, il Museo dell'Opera, lo splendido Chiostro Maiolicato e la sala del Presepe del '700. The complex is embedded in the Naples historic city centre and includes an archaeological area, the Museum, the splendid Majolica Cloister and a hall exhibiting 18th century nativity scenes.

Mon closed. Tue-Sat 9 a.m. -17. Sun 10 a.m. - 7 p.m. Tickets: 7 euros; 5 euros under 18; concessions with Artecard È il primo science centre italiano e anche uno dei primi esempi di recupero architettonico della zona industriale di Bagnoli. Parte del museo è dedicata ai bambini, con percorsi ad hoc. The first Italian science centre and also one of the first examples of restored industrial architecture in the Bagnoli area. Part of the museum has themed itineraries for children.

MUSEI DI PALEONTOLOGIA, MINERALOGIA, ZOOLOGIA ED ANTROPOLOGIA DELL'UNIVERSITA FEDERICO II DI NAPOLI

CAPPELLA DEL MONTE DI PIETA

Via San Biagio dei Librai, 114 Sab-dom h.9.30-13.30 Sat-Sun 9.30 a.m. - 1.30 p.m. La Cappella, completamente affrescata, è un autentico gioiello di eleganza manieristica. Pregevoli anche gli arredi in legno della sacrestia e della sala delle Cantoniere. The entirely frescoed Chapel is a veritable jewel of mannerist elegance. Superb wooden furniture in the Vestry and the Sala delle Cantoniere.

CITTA DELLA SCIENZA Via Coroglio, 104 - Tel. 081.3723728 www.cittadellascienza.it Lun chiuso. Mar-sab h. 9-17. Dom h. 10-19. Biglietti: 7 euro; 5 euro under 18; riduzioni con Artecard

Via Mezzocannone 8 - Tel. 081.2537516/7 Lun-ven h. 9-13.30. Lun e gio h. 15-17. Sab e dom h. 9-13. Biglietti: 2,50 euro a museo; 1,50 euro a museo per under 18, ingresso libero per studenti universitari Mon-Fri 9 a.m. - 1.30 p.m.. Mon and Thu 3 p.m. 5 p.m. Sat and Sun 9 a.m. - 1 p.m. Tickets for each museum: 2,50 euros; 1,50 under 18, free admission for University students Raccolgono oltre 50.000 reperti tra minerali, rocce, fossili, ma anche pezzi di inestimabile valore paleontologico. Nella sezione zoologia: madrepore, uccelli, spugne, vertebrati, insetti. Over 50,000 minerals, rocks, fossils and other priceless palaeontological items on show. The zoology section includes madrepores, birds, sponges, vertebrates and insects.

MUSEO DELL’OSSERVATORIO DI CAPODIMONTE Via Moiariello, 16 - Tel. 081.5575111 Su appuntamentoBy appointment Tre i padiglioni in cui è possibile ripercorrere due secoli di storia dell'Astronomia a Napoli e nel Sud d’Italia attraverso strumenti astronomici di grande valore.


Three buildings illustrate two centuries of the history of astronomy in Naples and Southern Italy through astronomical instruments of great historical and documentary value.

CHIESA E QUADRERIA DEL PIO MONTE DELLA MISERICORDIA

chiesa lun-sab h. 10-13. Biglietti: euro 2 Museum and hypogeum open on Sat. h.10-13; church Mon-Sat h.10-13. Tickets: 2 euros Sacralità ed esoterismo ben si miscelano nella chiesetta del Purgatorio ad Arco, nel cuore del centro storico di Napoli, nota per la venerazione delle cosiddette “capuzzelle”, i teschi dei morti che da sempre i napoletani considerano benevoli protettori. Nella sacrestia della chiesa è stato allestito un museo di arredi e paramenti sacri del 1600, mentre nell’ipogeo è possibile fare vista alle “capuzzelle”. Il Museo e l’ipogeo sono aperti sono il sabato mattina; si consiglia di prenotare. Sacredness and esotericism join together in the little church of Purgatorio ad Arco, in the heart of the historical centre of Naples, well-known after the veneration of skulls, considered by Neapolitans as benign protectors. In the vestry of the church there is a museum of scared furniture and vestments, whilst in the hypogeum it is possible to visit the skulls. Museum and hypogeum are open on Saturday mornings; booking is suggested.

MUSEO DIOCESANO Via dei Tribunali, 253 Tel. 081.446944; 081.446973. Visite guidate: 081.446810 - www.piomontedellamisericordia.it Mer chiuso. Gio-mar h.9-14.30/ Chiesa lun-dom h. 9.30-13.30. Biglietti: 5 euro; 4 euro con Artecard, TCI, over 65; under 18; 3 euro per insegnanti, studenti, giornalisti, gruppi di 10 persone; 1,50 euro per le scuole. Wed closed. Thu-Tue 9.30 am - 1.30 pm/Church: Mon-Sun 9.30 am - 1.30 pm. Tickets: 5 euros; 4 euros with Artecard, TCI, over 65; 3 euros for teachers, students, journalists, groups of 10 people; 1,50 euros for schools L'edificio del 1600 ospita la chiesa di S. Maria della Misericordia e la pinacoteca con opere del XVII e XVIII secolo. Tra queste, una delle più famose opere del Caravaggio: Le Sette Opere di Misericordia. The 17th century building comprises the church dedicated to S. Maria della Misericordia and a picture gallery exhibiting works from the 17th and 18th centuries. These include one of Caravaggio’s most famous works: The Seven Works of Mercy, above the main altar.

MUSEO E IPOGEO DELLA CHIESA DEL PURGATORIO AD ARCO

Via dei Tribunali - Tel. 081.5519547 Museo e ipogeo sab h.10-13;

Largo Donnaregina - Tel. 081.5571365 www.museodiocesanonapoli.it Mar chiuso; lun-sab h.9.30-16.30; dom 9.30-14 Tue closed; Mon-Sat h.9.30-16.30; Sun h9.30-14 Il museo è allestito all’interno della chiesa di Donnaregina Nuova, chiusa da molti anni, che conserva dipinti di grande pregio come “L’Immacolata Concezione” del lorenese Charles Mellin e il “San Francesco che riceve i simboli del sacerdozio” di Francesco Solimena. Accanto a queste opere, proprie della chiesa ex monastica, il primo percorso museale presenta due temi importanti della fede cristiana: le raffigurazioni della Madonna e di San Gennaro, descritti da formidabili artisti come il fiammingo Teodoro d’Errico, il senese Marco Pino o un particolare Aniello Falcone, capaci di rendere ancora più incisiva l’identità storica ed ecclesiale di questa città. The museum is housed in the church of Donnaregina Nuova, reopened after a long closing, that keeps beautiful paintings as “The Immaculate Conception” by Charles Mellin and “San Francesco is given the symbols of priesthood” by Francesco Solimena. Besides these works belonging to the church, the museum displays works on two main religious figures: the Virgin Mary and San Gennaro, protector of Naples with paintings by Teorodo d’Errico, Marco Pino, Aniello Falcone, that


make even more expressive the historical and ecclesiastical identity of Naples.

A.R.C.A.

built in the early 1600, the origin of these catacombs is connected to the veneration of Saint Gaudioso, bishop of Abitinia in Africa, who arrived in Naples, after being stripped of everything by King Genserico. Here he died between 451 and 452 A.D.

MUSEO DI PALEOBOTANICA ED ETNOBOTANICA

Compesso Monumentale di Santa Maria la Nova Piazzetta Santa Maria la Nova, 44 Tel. 081.5523298; 081.5521597 www.oltreilchiostro.org Visite guidate lun-ven h.10, 11, 12, 15, 16. Sab e dom al mattino solo su prenotazione (maggiorazione del biglietto di euro 1) - Biglietti: euro 2,50 Guided tours Mon-Fri h.10, 11, 12, 15, 16. Sat and Sun in the morning only by appointment (ticket + 1 euro). Tickets: 2, 50 euros Il Museo Religioso di Arte Contemporanea intende rendere contemporaneo il contatto con la produzione artistica più recente, tentando di riformulare il senso stesso dell’esperienza estetica, che non può essere oggetto di esclusivi e classici percorsi didattico-didascalici, ma proposta di lettura innovativa. The Museum of Contemporary Religious Art aims to make easier the understanding of the latest artistic production, trying to formulate the sense of the aesthetic experience through a new interpretation.

Via Foria, 223 - tel. 081.449759; 081.455654 Sab e dom chiuso. Lun-ven h.9-14 su appuntamento Sat and Sun closed. Mon-Fri 9 a.m. - 2 p.m. by appointment La struttura ospita due sezioni dedicate rispettivamente alla paleobotanica e all'etnobotanica, che raccolgono oggetti provenienti da varie parti del mondo. Dal Borneo all'Amazzonia.The museum is divided into two sections dedicated to palaeo-botany and ethno-botany, with exhibits from all over the world, from Borneo to the Amazon Basin.

MUSEO DEL MARE

CATACOMBE DI SAN GAUDIOSO

Piazza Sanità - Tel. 081.7411071 visiteguidate@santamariadellasanita.it Direttore: Giovanni De Pasquale Mar-sab visite giuidate h.9-10-11-12-14-15; dom h.910-11-12 Biglietti: euro 5; euro 3 per scolaresche Mon-Sat guided tours h.h.9-10-11-12-14-15. Sun h.h.9-10-11-12. Tickets: 5 euros; 3 euros for schools. Situate sotto la chiesa di Santa Maria della Sanità, eretta agli inizi del 1600, queste catacombe sono legate alla venerazione di San Gaudioso, Vescovo di Abitinia in Africa e giunto a Napoli dopo essere stato privato di tutto da re Genserico. Qui morì tra il 451 e il 452. Based under the church of Santa Maria della Sanità,

Via di Pozzuoli, 5 Tel. 081. 6173749, fax 081.2428728 www.museodelmarenapoli.it Da lunedì a sabato: h. 9-13; 15-19. Domenica h. 1013. Biglietti: euro 2. Gratis sotto i 18 anni e sopra i 65 . Mon- Sat h. 9-13; 15-19. Sun h . 10-13; Tickets: 2euros. Free under 18 and over 65 Con la ricchezza delle sue collezioni di grande valore storico ed artistico e con la sua pregevole raccolta di volumi di interesse specifico, il “Museo del Mare” rappresenta una testimonianza unica della evoluzione della marineria napoletana degli ultimi tre secoli. With the wealth of its collections of great historical and artistic value and its valuable collection of books of special interest, the “Maritime Museum” is a unique testimony to the evolution of the Neapolitan navy for the past three centuries.


STAZIONE ZOOLOGICA A. DOHRN

Villa Comunale - Tel. 081.5833111 - www.szn.it Lun chiuso. Mar-sab h.9-17. Dom h. 9-14. Biglietti: 1,50 euro; 1 euro per bambini da 5 a 12 anni; gratis fino a 4 anni Mon closed. Tue-Sat h.9-17. Sun 9 a.m. -14. Tickets: 1,50 euros; 1 euro for kids aged 5-12; free entrance under 4 Ospita il piĂš antico acquario d'Europa (30 vasche e 200 specie tra animali e vegetali marini), ma anche una biblioteca e laboratori per ricerche di zoologia, botanica e fisiologia marina. The oldest aquarium in Europe (30 tanks and 200 species of marine animal and plant life), but also a library and laboratories for research in zoology, botany and marine physiology.

MOSTRA DI CORALLI E CAMMEI

Piazzetta Matilde Serao, 19 - Tel. 081.421111 www.ascione.com Solo su prenotazione - Appointments only. In mostra piccoli capolavori in oro, argento, pietre preziose, splendidi cammei e coralli lavorati dalla ditta Ascione, che vanta una tradizione artigianale lunga ben 150 anni. Small masterpieces of gold, silver, precious stones, splendid cameos and corals created by the Ascione firm, which boasts a 150 year history of traditional craftsmanship.

MUSEO

STORICO MUSICALE

Via San Pietro a Majella, 35 - Tel. 081.459255 Visite guidate: 081.446810 www.sanpietroamajella.it Ven, sab e dom chiuso. Lun-gio h. 9.30-13.30 Fri, Sat and Sun closed. Mon- Thu 9.30 a.m. - 12.30 p.m. Il Conservatorio di San Pietro a Majella vanta una ricca biblioteca con preziose collezioni di manoscritti

di scuola napoletana, ritratti e cimeli di musicisti e un museo di strumenti antichi.The Conservatory of San Pietro a Majella boasts a superb library with precious collections of manuscripts from the Neapolitan school, portraits and everyday items of musicians and a museum of antique musical instruments.

QUADRERIA DEI GEROLOMINI

Via Duomo, 142 - Tel. 081.294444 Dom chiuso. Lun-ven h. 9-14, sab h. 9-12. Sun closed. Mon-Fri 9 a.m. - 2 p.m., Sat 9 a.m. - noon. Il complesso, impreziosito dalla splendida facciata realizzata da Ferdinando Fuga, comprende: la chiesa di San Filippo Neri, una pinacoteca, una biblioteca, l'archivio oratoriano e due chiostri. The complex has a splendid façade by Ferdinando Fuga and includes the Church of San Filippo Neri, a picture gallery, a library, the oratory archive and two cloisters.

SCAVI DI SAN LORENZO MAGGIORE

Via dei Tribunali, 316 - Tel 081.2110860 www.sanlorenzomaggiorenapoli.it Lun-sab h. 10-17. Dom h. 10-13.30. Biglietti: 5 euro; 3 euro per under 18 e over 65; riduzioni con Artecard Mon-Sat 10 a.m. - 5 p.m. Sun 10 a.m. - 1.30 p.m. Tickets: 5 euros; 3 euros under18 and over65; concessions with Artecard L'area sotto la chiesa di San Lorenzo ospita i resti di edifici che testimoniano la stratificazione avvenuta nel corso dei secoli attraverso trasformazioni dell'impianto urbano. Beneath the church of San Lorenzo the remains


of buildings have been excavated to reveal the stratification of the city over the centuries.

PAN, PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI

ACCADEMIA DI BELLE ARTI - PINACOTECA

Via Costantinopoli, 107 - Tel. 081.441900; 081.441888. Visite guidate: 081.446810; www.accademianapoli.it Dom chiuso. Lun-sab h. 10-14. Ven h. 14-18. Biglietti: 5 euro; 3 euro per under 18 e over 65; 4 euro per gruppi di almeno 15 persone. Sun closed. Mon-Sat 10 a.m. - 2 p.m. Fri h. 2 p. m. - 6 p. m. Tickets: 5 euros; 3 euros under18 and over 65; 4 euros for groups of 15 people Assolutamente da non perdere, la Sala Palazzi, sezione dedicata alle opere dell'800, con esposizione delle opere dei maestri d'arte contemporanea, ex allievi dell'Accademia. Not to be missed is the Sala Palazzi, the section dedicated to works from the 19th century, exhibiting the works of masters of contemporary art who were students at the Academy.

Palazzo Roccella - Via dei Mille, 60 Tel. 081.7958605-06-07 www.palazzoartinapoli.net Mar chiuso. lun-sab h.9.30-19.30; dom e festivi h.9.30-14.30. Biglietti: 5 euro; 3 euro ridotto Tue closed. Mon-Sat 9.30 a.m. - 7.30 p.m.; Sun and holidays 9.30 a.m. - 2.30 p.m. Tickets: 5 euros; 3 euros concessions. La struttura, centro permanente di arti contemporanee, ospita le più disparate espressioni culturali relative all'arte: dalla pittura alla scultura passando per la fotografia, il cinema e il fumetto. This permanent centre for contemporary arts houses a huge variety of cultural and artistic expression: from painting to sculpture, photography, cinema and cartoons.

ZONA FLEGREA TERME DI BAIA

MADRE

Palazzo Donnaregina - Via Settembrini, 79 Tel. 081.19313016; 081.292833 - www.museomadre.it Mar chiuso. Lun, mer, gio e dom h. 10-21; ven e sab h.10-24. Biglietti: 7 euro; ridotto 3,50 euro; lunedì gratis.Tue closed. Open Mon, Wed, Thu and Sun 10 a.m. - 9 p.m.; Fri and Sat 10 a.m. - 12 p.m. Tickets: 7 euros; 3,50 euros concessions; free on Mondays Palazzo Donnaregina, edificio di grande pregio storico e architettonico situato in pieno centro cittadino, è la sede del nuovo museo d'arte contemporanea partenopeo. Palazzo Donna Regina, a building of great historical and architectural value situated in the very centre of the city, houses the new museum of contemporary art in Naples.

Via Sella di Baia, 22 - Bacoli Tel. 081.8687592 - Lun chiuso. Mar-dom h. 9 - un'ora prima del tramonto Mon closed. Tue-Sun 9 a.m. - dusk Il Parco Archeologico e Monumentale di Baia conserva imponenti resti archeologici rispettivamente del Palatium o residenza degli Imperatori romani a Baia e di una villa tardo repubblicana. The Archaeological and Monumental Park at Baia contains impressive archaeological remains of the Palatium, residence of the Roman emperors at Baia and a villa from the late republican age.

MUSEO DI BAIA Via Castello - Baia Tel. 081.5233797 - 081.5233310 Lun chiuso. Mar-sab h. 9- 20. Dom h. 9-19. Biglietti: 4 euro; 2 euro per over18 e under24; gratis per under 18 e over 65. Mon closed. Tue-Sat 9 am - 8 pm. Sun 9 am - 7 pm. Tickets: 4 euros; 2 euros over18 and under24; free entrance under18 and over 65


Fossa Neronis, the cisterns of the Crypta Romana and the Arco Felice Arch.

ANFITEATRO FLAVIO DI POZZUOLI

Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei è alloggiato nel Castello Aragonese di Baia e ospita la sala dei Gessi, con calchi d'epoca romana che riproducono capolavori del periodo classico ed ellenistico dell'arte greca. The Archaeological Museum of the Phlegraean Fields is housed in the Aragonese castle of Baia, the Sala dei Gessi exhibits plaster casts from the Roman age reproducing masterpieces of the classical and Hellenistic period of Greek art.

LA SOLFATARA

Via Solfatara - Pozzuoli Tel. 081.5262341 - www.solfatara.it Lun-dom h. 8.30-17.30 Mon-Sun 8.30 am - 5.30 pm Con un'estensione di circa 33 ettari, è un'oasi naturalistica che offre numerosi spunti per un'avventurosa passeggiata tra fumarole, vulcanetti di fango, boschi e zone di macchia mediterranea. Covering 33 hectares, the Solfatara is a natural oasis offering a variety of adventure-filled walks among the fumaroles, boiling mud springs, woodland and Mediterranean maquis.

Via Terracciano, 75 - Pozzuoli Tel. 081.5266007 Mar chiuso. Mer-lun h. 9-un'ora prima del tramonto. Biglietti: 4 euro; 2 euro per over18 e under24; gratis per under 18 e over 65. Tue closed. Wed-Mon 9 am - dusk. Tickets: 4 euros; 2 euros over18 and under24; free entrance under18 and over 65 È il terzo anfiteatro italiano per grandezza dopo il Colosseo e quello di Santa Maria Capua Vetere. Dall'arena si accede ai sotterranei dove stavano le belve prima dei combattimenti. The third largest Amphitheatre in Italy after the Colosseum and the one in Capua (Santa Maria Capua Vetere). From the arena it is possible to go down into the dungeons where wild beasts were caged prior to combat.

CAPRI CERTOSA DI SAN GIACOMO

PARCO ARCHEOLOGICO DI CUMA

Via Acropoli, 1 - Tel. 081.8543060 Lun-dom h. 9-18. Mon-Sun 9 am - 6 pm Il Parco comprende: l'Acropoli, le Terme del Foro e quelle Romane, il Foro, il Capitolium, le Necropoli, la fossa Neronis, le cisterne della Crypta romana e l'Arco Felice. The Park includes: the Acropolis, The Forum and Roman Baths, the Forum, the Capitol, the Necropolis, the

Via Certosa, 2 - Capri Tel. 081.8376218 www.beniculturali.it - Lun chiuso. Martedì-domenica h. 9-14; h. 18.30-20.30. Ingresso libero - Mon closed. Tue-Sun 9 am - 14 pm and 6.30 p.m. - 8.30 p.m. Free entry. Chiusa nella valletta fra l'altura del Castiglione e il Monte Tuoro, è espressione del periodo medioevale e monastico caprese. Fondatore della Certosa, fra il 1371-74, fu Giacomo Arcucci conte di Minervino e di Altamura, segretario della regina Giovanna I di Napoli, della più nobile famiglia di Capri (ad essa appartenne quell'Eliseo Arcucci conte di Capri che fu ammiraglio di Federico II) e potente e ricco feudatario cui si deve per grazia di un primo figlio natogli dalla moglie Margherita Sanseverina. Between the hills of Castiglione


and Monte Tuoro is the medieval monastic charterhouse founded between 1371 and 1374 by Count Giacomo Arcucci, secretary of Queen Joan I of Naples and a member of Capri’s most noble family.

VILLA SAN MICHELE

ful villas, each dedicated to a divinity of the Olympus. Villa Jovis was the richest one: built on the top of Mount Tiberius, at 345 mt. on the sea surface, it was the main residency of Emperor Tiberius and reflects his character, exclusive and reserved.

ISCHIA SCAVI E MUSEO SANTA RESTITUTA

Viale Axel Munthe, 34 - Anacapri Tel. 081.8371401- Maggio-Settembre h.9-18 Biglietti: 5 euro - May-September 9 am-6 pm Tickets: 5 euros Di proprietà di un'istituzione culturale svedese con sede nell'isola, oltre alla Villa San Michele, la creatura del medico-scrittore e filantropo Axel Munthe (che visse a capri per oltre mezzo secolo) comprende anche un museo circondato da un giardino di rara bellezza, un gruppo di alloggi per scrittori, artisti, scienziati e ricercatori svedesi e "il Monte Barbarossa", un parco naturale per la protezione degli uccelli migratori e della vegetazione mediterranea. Villa San Michele was the brainchild of the Swedish writer and philanthropist Axel Munthe who lived on Capri for over half a century. The site also includes a museum surrounded by a beautiful garden and Monte Barbarossa, a natural park for the conservation of migratory birds and Mediterranean plant life.

VILLA JOVIS

Piazza Santa Restituta, 10 - Lacco Ameno Tel. 081.980538 - Lun-sab h.9.30-12.30/17-19 Dom h.9.30-12.30 - Biglietti: 2,50 euro Mon-Sat 9.30 am-12.30 pm and 5-7 pm Sun 9.30 am-12.30 pm - Tickets: 2,50 euros Un museo archeologico sotterraneo, allestito sotto la chiesa nello stesso luogo di rinvenimento dei reperti: materiali recuperati a partire dagli anni ’50 che hanno messo in luce la presenza di antichi insediamenti databili tra l'età preistorica e il periodo medievale. In circa 60 vetrine sono raccolti frammenti ceramici e architettonici, vasi e monete che illustrano le tracce lasciate dall’uomo nel susseguirsi delle culture del passato. Tra questi, la Testa della ninfa Aretusa (IV sec a.C.) e la testa di Demetra (IV sec. a.C.) An underground museum beneath the church where the relics were found from the 1950s on. Evidence of settlements from the prehistoric age to medieval times are exhibited in over 60 display cabinets. These include ceramics, vases and coins as well as the Head of the Nymph Arethusa and the Head of Demetra from the 4th century BC.

MUSEO ARCHEOLOGICO LACCO AMENO PITHECUSAE DI VILLA ARBUSTO

Via Tiberio - Capri - Tel. 081.8370381 Lun -dom h.8-1 ora prima del tramonto - Biglietti: 2 euro Mon -Sun 8am-1 hour bedor sunset - Tickets: 2 euros Secondo la tradizione, l’imperatore Tiberio, fece costruire ben dodici splendide ville, ognuna delle quali dedicata ad una divinità dell'Olimpo. Villa Jovis era la più ricca tra esse: posta in cima al Monte Tiberio, a 354 metri di altezza sul livello del mare, fu la principale residenza dell'imperatore Tiberio e ben ne riflette il carattere esclusivo e riservato. According to the tradition, the Emperor Tiberius built twelve beauti-

Corso Angelo Rizzoli – Lacco Ameno Tel. 081.900356 - Lun chiuso. Mar-dom h.9.30-13/16-20 Mon closed.Tues - Sun 9.30 am-1 pm and 4-8 pm Nella magnifica cornice della residenza scelta dall’editore Angelo Rizzoli come suo buen retiro isolano, tra i


numerosi oggetti, il museo conserva reperti archeologici dall’epoca preistorica (neolitico superiore) all’età romana tra cui un frammento di un’iscrizione metrica nota come Coppa di Nestore proveniente dalla necropoli di valle San Montano a Lacco Ameno.The museum is located in a magnificent setting and houses numerous archaeological finds from prehistoric times and from the Roman age, including a fragment of the so-called Nestor’s Cup from the necropolis in Lacco Ameno.

AREA VESUVIANA SCAVI ARCHEOLOGICI DI POMPEI

Via Villa dei Misteri, 2 Tel. 081.8575347 - www.pompeiisites.org Lun-dom h.8.30-19.30 (ultimo ingresso h.18) Ingresso: 11 euro; ridotto 5.50 euro per over18under24 ed insegnanti della UE; ingresso libero under18 e over65 e per studenti di facoltà umanistiche (architettura, archeologia, storia dell’arte, conservazione dei beni culturali e simili). Mon-Sun h.8.30-17 (income till h15.30). Tickets: 11 euro; concessions 5,50 euro over18-under24 and EU teachers; free admission for under18-over65 and for students of Humanistic Faculties (architecture, archaeology, history of art, and similar). Grazie all’ottimo stato di conservazione dei suoi edifici, dovuto al particolare seppellimento, sotto una coltre di cenere causato dall’eruzione del 79 d.C., Pompei può dirsi l’unico sito archeologico che ci restituisce l’immagine di una città romana nella sua interezza. Thanks to the remarkable state of preservation of its buildings, due to the peculiar burial under a 6 meters blanket of ash and lapillus caused by the eruption of the Vesuvius in 79 b.C., Pompeii is the only archaeological site showing a Roman town in its integrity.

SCAVI ARCHEOLOGICI DI ERCOLANO Corso Resina Tel. 081.8575347 - 081.7390963; www.pompeiisites.org Lun-dom h.8.30-19.30 (ultimo ingresso h18) Ingresso: 11 euro; ridotto 5.50 euro per over18under24 ed insegnanti della UE; ingresso libero under18 e over65 e per studenti di facoltà umanistiche (architettura, archeologia, storia dell’arte, conservazione dei beni culturali e simili).

Mon-Sun h.8.30-19.30 (income till h18). Tickets: 11 euro; concessions 5,50 euro over18-under24 and EU teachers; free admission for under18-over65 and for students of Humanistic Faculties (architecture, archaeology, history of art, and similar). Al momento dell’eruzione del Vesuvio, Ercolano venne travolta da una marea di fango e detriti vulcanici, che, solidificandosi, poterono conservare, molto meglio che a Pompei, le parti superiori delle costruzioni e anche tutti i materiali organici, per cui ci si offre una visione unica della vita privata antica. At the moment of the eruption of the Vesuvius in 79 b.C., Herculaneum was swept away by mud and volcanic detritus, which, once solidified, preserved the tops of the buildings and also all the organic materials, so this site offers a unique vision of the domestic life of the time.

SCAVI DI OPLONTIS

Via Sepolcri - Tel. 081.8575347 www.pompeiisites.org Lun-dom h.8.30-19.30 (ultimo ingresso h.18) Ingresso: 5,5 euro; ridotti 2,75 euro over18under24 ed insegnanti della UE; ingresso libero under18 e over65 e per studenti di facoltà umanistiche (architettura, archeologia, storia dell’arte, conservazione dei beni culturali e simili). Mon-Sun h.8.30-19.30 (income till h.18) Tickets: 5,50 euro; concessions 2,75 euro over18-under24 and EU teachers; free admission for under18-over65 and for students of Humanistic Faculties (architecture, archaeology, history of art, and similar) Si tratta di una serie di rinvenimenti archeologici, relativi ad una zona suburbana di Pompei: una villa residenziale, la villa ‘di Poppea’; una ‘villa rustica’ attribuita a L. Crassius Tertius, nella quale, accanto a numerosi corpi di vittime dell’eruzione, è stata rinvenuta una notevole quantità di monete in oro e argento, assieme a numerosi pezzi di finissima oreficeria.


The site is constituted by a series of archaeological findings related to a suburban zone of Pompeii: a residential villa, the Villa of Poppea; a rural villa, belonging to L. Crassius Tretius, where, next to the numerous bodies of the eruption’s victims, has been found a great quantity of gold and silver coins, along with pieces of fine jewellery.

ANTIQUARIUM DI BOSCOREALE

Via Settetermini, 15 - Tel. 081.8575347 www.pompeiisites.org Lun-dom h.8.30-19.30 (ultimo ingresso h18) Ingresso: 5,50 euro; ridotto 2,75 euro per over18under24 ed insegnanti della UE; ingresso libero under18 e over65 e per studenti di facoltà umanistiche (architettura, archeologia, storia dell’arte, conservazione dei beni culturali e simili). Mon-Sun h.8.30-19.30 (income till h18). Tickets: 5,50 euro; concessions 2,75 euro over18-under24 and EU teachers; free admission for under18-over65 and for students of Humanistic Faculties (architecture, archaeology, history of art, and similar). L’antiquarium comprende reperti provenienti dai siti archeologici dell’area vesuviana. Presenta le caratteristiche principali dell’ambiente vesuviano in epoca romana e l’utilizzo delle risorse naturali da parte dell’uomo. The Antiquarium displays findings from the archaeologicas sites of the Vesuvius area. It describes the main characteristics of the Vesuvius environment in the Roman era and the exploitation of natural resources at that time.

MUSEO ARCHEOLOGICO VIRTUALE

Nasce ad Ercolano il primo museo archeologico virtuale, luogo ideale per chi vuole esplorare il passato con le tecnologie di ultima generazione, immergersi nelle rovine delle città sepolte dalla lava e vedere ricostruiti fedelmente ambienti e costumi degli antichi abitanti. Sono oltre 70 le installazioni multimediali - tra realtà virtuali ed ologrammi - a guidare i visitatori alla scoperta delle voci e dei volti degli antichi ercolanesi, che racconteranno la propria storia. Cuore del Mav è il Cave: un'enorme stanza di luce sulle cui pareti si proiettano giardini e cortili delle case di Pompei, Ercolano e Stabia. E ancora, la Soundgallery, la stanza dei profumi e il Lupanare completano l'esperienza sensioriale nell'antica Ercolano. Herculaneum hosts the firts virtual archaeological museum, ideal place for explorations of the past through modern technologies. More than 70 installaions, devided in virtual reality and holograms, lead the visitors to the discovery of the old Rooman city before the eruption of the Vesuvius in 79 a.C.

MUSEO DEL GIOCATTOLO

Proloco di Torre del Greco Corso Avezzana, 26 - Torre del Greco Tel. 081.8814676 Lun-ven h.9-19. Ingresso libero Mon-Fri 9 a.m. - 7 p.m. Free entrance Il fascino dei giocattoli d’altri tempi in una grande esposizione che conta più di 800 elementi. Sessanta anni di storia del giocattolo, dal 1900 al 1960 organizzate in bacheche e teche. The fascination of old fashioned toys ina great exhibition with more than 800 elements. Sixty years of history of toymaking, from 1900s to 1960s organized in shelfs and glass containers.

PENISOLA SORRENTINA MUSEO MINERALOGICO

Via IV Novembre - Ercolano Tel. 081.19806511 Lun chiuso; mar-dom h.9-17. Biglietti: 7 euro; riduzioni 4 euro Mon closed; Tue- Sun 9 a.m. - 5 p.m. Tickets: 7 euros; concessions 4 euros

Via San Ciro, 2 - Vico Equense Tel. 081.8015668 www.museomineralogicocampano.it Lun chiuso. Feriali h. 9-13; 16-19. Festivi 9-13 Mon closed. 9 am-1 pm; 4 pm-7pm; Hols 9 am 1pm Nucleo centrale delle collezioni esposte sono 3.500 minerali, dei 5.000 campioni del fondo


Discepolo, appartenenti a 1.400 specie differenti del mondo. Central feature of the collections are the 3,500 minerals of the 5,000-strong Discepolo collection, with 1,400 different types from all over the world

L’area aecheologica di Paestum rappresenta un ottimo esempio di città greco-romana, di cui conserva l’impianto risalente al 500 a.C. con le imponenti mura, i templi e tutti gli edifici per gli esercizi pubblici come il Macellum, il Foro, l’anfiteatro, l’ekklesiasterion. The archaeological area of Paestum is a very well preserved example of an ancient Greek-Roman city with its impressive walls, the temples and all the buildings dedicated to public concern as the Macellum, the forum, the amphitheatre.

BENEVENTO

MUSEO CORREALE DI TERRANOVA

MUSEO ARCOS

Via Correale, 50 - Sorrento Tel. 081.8781846 Mar chiuso. Mer-lun h. 9-14. Biglietti: 6 euro Tue closed. Wed-Mon 9 am - 2 pm. Tickets: 6 euro Ospita dipinti e arti decorative napoletane e straniere dal XVI al XIX secolo, ventagli, orologi e una delle più prestigiose collezioni di porcellane del XVIII secolo. The museum houses collections of Neapolitan and foreign paintings and decorative arts from the 16th to the 19th centuries, refined fans, clocks and one of the most prestigious collections of 18th century porcelain.

Corso Garibaldi, 1. Tel. 0824.312465 Lun chiuso. Mar-ven h.9.30-13.30/16.30-20.30; sab, dom e festivi h.10-14/16.30-21.30. Biglietti: euro 4; ridotto euro 2. Mon closed. Tue-Fri h.9.30-13.30/16.30-20.30; Sat, Sun and holidays h.10-14/16.30-21.30 Tickets: euros 4; concessions euros 2 Ubicato nei suggestivi sotterranei del Palazzo della Prefettura, il nuovo polo culturale – la cui direzione scientifica è stata affidata a Danilo Eccher – è diventato nel tempo un prestigioso punto di riferimento per le più interessanti sperimentazioni artistiche nazionali e internazionali. Housed in the striking basement of the Prefecture’s building since 2005, this new museum of contemporary – whose scientific direction has been given to Danilo Eccher - has already become an important point of reference for the most important artistic experimentations, both national and international.

PAESTUM AREA ARCHEOLOGICA DI PAESTUM

CASERTA BELVEDERE DI SAN LEUCIO

Via Magna Grecia, 919 - Info: 0828.811023 www.infopaestum.it Lun-dom h.9-1 ora prima del tramonto. Ingresso: 4 euro per gli scavi; 6,50 euro per scavi + museo. MonSun h.9-1 hour before sunset. Tickets: 4 euro for the archaeological area; 6,50 euro for archaeological area + museum

Via Atrio Superiore 81020 San Leucio (Ce) Info: 0823.873155; 800.411515 www.sanleucionline.it Orari: mar chiuso. Lun-dom h.9.30-18.30. Biglietti: 6 euro; scolaresche 3 euro. Opening hours: Tue closed; Mon-Sun h.9.30-18.30. Tickets: 6 euros; 3 euros for schools.


ment of the complex are the gardens. Scattered with fountains and cascades, they are rich in statues realized by the most famous sculptores of the time.

MUSEO DELLE CERE “LE MUSE”

Le antiche fabbriche della seta di epoca borbonica rivivono nello splendido complesso monumentale di San Leucio dove è possibile osservare gli strumenti originari del '700. The old manufactures of silk of the Bourbons live again in the beautiful Monumental Complex of San Leucio, where have been preserved the original engines dated back to 1700s.

REGGIA DI CASERTA

Tel. 0823.830456 www.museodellecerecaserta.it Il Complesso di Sant’Agostino ospita una collezione di statue di cera che rappresentano uomini e donne che hanno fatto la storia della regione. The charterhouse of Saint Agostino hosts a collection of wax statues representing men and women that have decided the fortune of the region.

CAPUA MUSEO PROVINCIALE CAMPANO DI CAPUA Corso Pietro Giannone, 1- Caserta Info: 0823.448084; 0823.277380 www.reggiadicaserta.org Orari: mar chiuso. Appartamento: lun-dom h.8.30-19; mostre: lun-dom h.9-18; giardini: lun-dom h.8.30-18. Biglietti: cumulativo 6 euro; appartamenti 4,20 euro; giardini 2 euro; bicicletta 1 euro. Riduzione per giovani dai 18 ai 25 anni e per i docenti delle scuole statali. Gratis per under18 e over65 e per gli studenti universitari di facoltà umanistche. Opening hours: Tue closed; royal appartment: MonSun h.8.30-19; exhibitions: Mon-Sun h.8.30-18; gardens: Mon-Sun h.8.30-18. Tickets: all inclusive 6 euros; rolyal appartments 4,20 euros; gardens 2 euros; bikes 1 euro. Concessions over18-under25. Free admission under18 and over65 and for Umanistic Faculties students. Costruita per volere di Carlo III di Borbone nella piana di Caserta su progetto del Vanvitelli, accando agli appartamenti storici, che retituiscono i fasti dell’antica corte borbonica, ha degli splendidi giardini che sono l’aspetto più scenografico del complesso. Disseminati di fontane e cascate, sono ricchi di statue realizzate dai più noti scultori dell’epoca. Built under Charles III of Bourbon after a project of the architect Vanvitelli, besides the royal appartments, which give a clear idea of the magnificence of Bourbons’ courts, the most spectacular ele-

Via Roma, 68 Tel. 0823.961402 Lun chiuso. Mar-sab h.9-13.30; dom h.9-13 Biglietto: euro 4,13; gratis under18 e over65; riduzioni per Touring Club, Icom, Artecard e gruppi (min 10 persone) Mon closed. Tue-Sat h.9-13.30; Sun h.9-13 Tickets: euros 4,13; free admission under18 and over65; concessions for Touring Club, Icom, Artecard and groups (min 10 persons) Principale museo storico della Campania, presenta la più importante collezione al mondo di Matres Matutae, la famosa madri rinvenute nell’antica Capua. Oltre alla sezione archeologica, comprende una ricca sezione medievale ed anche un’importante biblioteca. Main historical museum of Campania Regione, it hosts the most important collection of Matres Matutae of the world. Besides the archaeological section, the museum hosts a rich section dedicated to the Middle Age and a very important library.


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Charme è distribuito in omaggio nelle camere di 190 alberghi a 4 e 5 stelle. Ecco l’elenco. NAPOLI

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