Passeggiare con il cane
Il marchio Trixie è leader europeo nel settore degli accessori per animali, con oltre 7000 articoli per cani, gatti, uccelli, pesci, roditori e rettili. Da oltre 40 anni, l’azienda realizza accessori esclusivi per il canale pet specializzato. Prodotti innovativi, ampio assortimento, servizio clienti eccellente e logistica all’avanguardia sono alla base di un sistema che permette una distribuzione capillare in tutta Italia e nel mondo. La sede italiana è situata ad Alonte in provincia di Vicenza dove è possibile visitare lo showroom e la produzione su appuntamento. Il catalogo, aggiornato più volte durante l’anno, ha come linee di punta gli snack, la guinzaglieria, i giochi e i prodotti Dog on Tour per cani. La filosofia dell’azienda si fonda sul rispetto degli animali e sul legame con l’uomo. Il fine è quello di incentivare e rafforzare il legame fra cane e proprietario durante le molteplici attività di una giornata: una passeggiata, uno spostamento in auto, un viaggio o semplicemente un momento di relax. La collaborazione con Siua nasce dalla necessità di spiegare a tutti i proprietari di cani quanto importanti siano i momenti di interazione con i propri animali. Questa pubblicazione ne illustra le corrette modalità e offre spunti da mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Per ulteriori informazioni visita: www.trixie.it Buona lettura!
Passeggiare con il cane per ritrovare se stessi
Camminare in mezzo alla natura con il proprio cane rappresenta uno dei momenti più belli e autentici che la vita ci può riservare. I passi del cane di fianco a noi, il senso di un’alleanza antica, la sintonia di una comunicazione che non ha bisogno di parole. Di colpo siamo proiettati in una dimensione ancestrale, come se riecheggiassero in noi ricordi remoti, esperienze che magicamente riemergono dai fondali del nostro passato filogenetico e che ancora riposano in qualche lontana regione della mente. È un immergersi in un’esperienza plurisensoriale: sommersi dagli odori che salgono dal terreno e si mescolano con le essenze vegetali, il silenzio è rotto a rintocchi dal canto degli uccelli e dal ronzare di insetti, la luce scivola
tra il fogliame disegnando chiaroscuri e sfumature tonali di verde, mentre la nostra mano sfiora arbusti e cortecce e impara a distinguere le diverse gradazioni del tatto. Il cane è lì, accanto a noi anche quando scivola in avanscoperta lungo il tragitto o si tuffa dentro coni di odori o si perde in un’autostrada olfattiva. Sentiamo il suo ansimare, condividiamo il suo entusiasmo, comprendiamo le sue ragioni: siamo un unico corpo che si distende nello spazio. Il cane si volta di colpo verso di noi e in quello sguardo c’è tutto il segreto di un rapporto che sfida il tempo. 1
Il piacere della passeggiata
Passeggiare non è soltanto il momento per fare i propri bisogni e non è nemmeno l’occasione per fare un po’ di moto: la passeggiata risponde a un desiderio profondo. Quando si studia il comportamento di una particolare specie - la disciplina che se ne occupa si chiama “etologia” un argomento fondamentale per capire il carattere di un certo animale riguarda il capitolo delle motivazioni. Una motivazione può essere considerata come: a) la propensione a fare una certa attività, per esempio rincorrere; b) la tendenza a orientarsi verso particolari stimoli, come per esempio gli oggetti in movimento; c) la correlazione specifica tra uno stimolo e un comportamento ad esso riferito, per esempio la tendenza predatoria a rincorrere un oggetto 2
in movimento, ad esempio una palla; d) un modo per divertirsi ossia una modalità di gioco o di espressione che gratifica e appaga. Per dare benessere a un animale non basta pertanto assolvere i suoi bisogni fisiologici di base - come mangiare, bere, riposarsi, evitare dolore e malattie - ma è necessario preoccuparsi che le sue tendenze motivazionali - le attività per cui la natura lo ha predisposto - trovino opportunità di espressione. Per il cane passeggiare è l’espressione di una sua motivazione profonda, la perlustrazione, un’attività che gli procura piacere e lo calma.
Quando consideriamo il comportamento di un cane spesso non teniamo conto del fatto che il suo sistema emozionale risente moltissimo dello stato complessivo del corpo. Un cane è il frutto di una storia naturale che lo ha vocato a esprimere certi comportamenti: in caso contrario il soggetto andrà incontro a tutta una serie di problemi che possono manifestarsi come disturbi del carattere o come malattie psicosomatiche. Il cane ha bisogno di fare del movimento, di camminare e non semplicemente di scendere le scale di casa, fare i bisognini nel cortile condominiale e poi rientrare. La sua natura reclama un’atti-
vità fisica e psichica nel perlustrare un ambiente che è l’unica vera garanzia di benessere per il nostro cane: sia in termini fisiologici sia in quelli psicologici. Un cane insoddisfatto sarà più sensibile anche ai più piccoli stimoli, sarà inquieto e nervoso, più esposto all’ansia e allo stress, vittima della noia e del bisogno di compensare la mancanza di attività con comportamenti sostitutivi come leccarsi ripetutamente o mordicchiarsi e strapparsi il pelo. A volte basta semplicemente allungare i tempi di una passeggiata, far vivere un’esperienza in un bosco o in mezzo alla natura per vedere tanti problemini sparire come d’incanto.
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Un’alleanza basata sul nomadismo
Per comprendere l’importanza della passeggiata con il cane è necessario rimettere indietro le lancette della storia e capire come umano e cane si sono incontrati. La relazione con il cane affonda le proprie radici nel lontano Paleolitico e ci parla di una dimensione di vita nomadica, quella dei raccoglitori e cacciatori che si spostavano continuamente su vasti territori e spesso migravano nei cambi stagionali alla ricerca dei territori migliori ove poter trovare le risorse di sopravvivenza. Esseri umani e lupi viaggiavano fianco a fianco in queste migrazioni, condividendo lo stile seminomadico del branco che conquista un territorio ma non si ferma. Gli accampamenti di fortuna diventavano luoghi di accumulo di rifiuti, dove il lupo poteva rifornirsi alla bisogna, mentre gli ululati del branco 4
diventavano per l’essere umano garanzia di controllo territoriale. Le due specie cominciarono a convivere e a trovare vantaggiosa questa vicinanza: ciò permise adozioni miste e passaggi culturali tra loro. Insomma il lupo lentamente stava virando nel cane e l’essere umano stava assumendo caratteri lupini, nell’organizzazione del gruppo e nelle dinamiche di caccia. Uomini e lupi s’incontravano nella perlustrazione dei territori, l’uno più attento rispetto agli indizi visivi, l’altro a quelli olfattivi: insieme costituivano un organismo perfetto capace di colonizzare ogni ambiente e di riuscire vincente nelle più diverse situazioni.
Quando pensiamo al nostro cane completamente disteso sul divano, intento a giocare con una pallina nell’angustia di un balcone, tra le braccia amorevoli di una signora... tendiamo a dimenticare il nucleo portante di questa alleanza. La domesticazione del lupo affonda le radici nel remoto Paleolitico, quando non solo era improbabile un ruolo sostitutivo, ma altresì non erano ancora emersi i ruoli di lavoro che compaiono nel Neolitico - la guardia, la pastorizia, la ricerca... solo per fare qualche esempio - con cui spesso si cerca di giustificarne l’origine. In realtà possiamo dire che fu proprio
il lupo che, entrando nella dimensione umana, fece emergere queste attività. Noi siamo il prodotto di questa storia e, se è vero che la condizione umana è dettata prima di tutto da coordinate culturali, allora a maggior ragione dobbiamo ammettere che anche il lupo in un certo qual modo ci ha addomesticati. Entrando nella società umana, l’ha cambiata e ne ha data una precisa caratterizzazione; lo ha fatto attraverso un ruolo attivo che ancor oggi non smette di stupirci per la duttilità con cui s’inserisce nel tessuto sociale, inventando continuamente nuove dimensioni di partnership: si pensi solo alla pet therapy.
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Imparare a passeggiare insieme
Spesso si dà per scontata la capacità di passeggiare insieme con il proprio cane, ma le cose non stanno affatto così. Quando usciamo di casa con il nostro cane ci troviamo catapultati in una realtà complessa e talvolta pericolosa che non ricorda più i sentieri dei nostri progenitori del Paleolitico e che addirittura si discosta in modo impressionante da quel mondo rurale che ancora prevaleva cento anni fa. Oggi le persone vivono in grandi metropoli, affollate e caotiche per la presenza in spazi ristretti di automobili, persone e altri cani; tutto questo ha un impatto tremendo sulla capacità della persona e del cane di trovare il giusto accordo nella concertazione che inevitabilmente una passeggiata al guinzaglio richiede. Alcu6
ne considerazioni sono perciò indispensabili. Prima di tutto occorre sottolineare che quando si gira in città è fondamentale avere particolare cura nella gestione del guinzaglio e nell’impostare la corretta andatura da parte del proprietario. Come dicevo, i pericoli sono tanti e non ci si può permettere di mettere a repentaglio la vita del cane per un’incapacità o una disattenzione. Per tale motivo bisogna imparare ad andare in passeggiata, soprattutto quando si attraversano strade, si passa per zone trafficate, s’incrociano altre persone con il loro cane, si devono percorrere spazi stretti con eventuali ostacoli o grate.
Massima attenzione al guinzaglio! Consiglio sempre di adottare un guinzaglio non estensibile, che nella mia esperienza può essere pericoloso, ma uno fisso della lunghezza complessiva di 3 metri, ma ripiegabile attraverso un moschettone, che consenta così la lunghezza di 1,50 nelle zone urbane come prescritto dalla legge - per poi essere allungato allorché si passeggi in un parco o in una zona ove permesso. D’altro canto il proprietario deve imparare a gestire il guinzaglio che, da solo, può essere una semplice cintura di sicurezza, ma non assolve la sua vera funzione che è quella di essere un canale di comunicazione tra la persona e il cane. Il guinzaglio dovrebbe aiutare la persona non a contenere il
cane ma a trasmettergli la direzione e l’andatura corretta, senza strattonare il cane o farsi trascinare da lui. Può essere utile provarsi prima in un’area tranquilla, per esempio in un parco, attraverso l’impostazione di una traiettoria di cammino e poi con dei cambi di direzione, in modo tale che il cane si abitui a camminare al nostro fianco e a lasciarsi portare avendo fiducia nel fatto che abbiamo una direzione da raggiungere: il cane è portato ad affidarsi a noi, spesso purtroppo le persone non sono in grado di accreditarsi agli occhi del cane o perché hanno comportamenti incoerenti, o perché sono rinunciatarie o, ancora, perché sperano di farsi ascoltare attraverso la violenza.
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Migliorare la relazione per passeggiare
Il cane deve sentirci come partner con cui fare le diverse attività, collaborare nel raggiungere gli obiettivi, divertirsi insieme. La passeggiata al guinzaglio spesso diventa la cartina di tornasole del rapporto che c’è tra una persona e il proprio cane. Non voglio dire che sempre un cane che non ci segue o che tira al guinzaglio abbia uno scarso rapporto con la persona, talvolta infatti ci possono essere delle circostanze specifiche che creano difficoltà. Tuttavia, se escludiamo l’occasionale, quando correntemente ci si trova nella situazione che il cane tira da una parte e la persona dall’altra, occorre lavorare sulla relazione. I problemi possono essere diversi. Prima di tutto vi può essere uno scarso accreditamento sociale del proprietario, che agli occhi del cane non va seguito bensì portato. 8
Ho già scritto in un altro Quaderno di Cinologia (L’arte di collaborare) l’importanza della leadership e come si raggiunge attraverso attività di ingaggio, coerenza nel comportamento, fermezza nel direzionamento, gestione delle risorse. Qui posso solo aggiungere che, se il cane non ci vive come punto di riferimento cui affidarsi, sarà molto difficile strappargli il consenso nell’impostazione delle direzioni, delle traiettorie e dell’andatura. Il cane tenderà a stare davanti e a dettare il senso di marcia e il ritmo, ovviamente tirando come un forsennato nel caso noi cercassimo di rallentare il suo passo ed entrando in conflitto ogni qual volta si volesse indicargli una direzione.
Un secondo problema può essere ricondotto al fatto che il cane non è abituato a collaborare con noi, a essere ingaggiato da noi in attività, a comunicare con noi per trovare una corretta intesa. In altre parole non siamo per il cane un vero “centro d’interesse” e per questo lui non è abituato a sentirci parte del suo progetto. Il cane ha una forte propensione alla collaborazione, ma spesso questo suo talento naturale viene mortificato o per il fatto che la persona considera il cane una sorta di bambino da accudire o perché a parte qualche giochetto eccitatorio, come lanciare una pallina, il proprietario non è abituato a coinvolgere il cane in attività che chiedano
attenzione, concentrazione e soprattutto concertazione. Se si desidera avere l’attenzione del cane in passeggiata, è necessario aver fortificato tali attenzioni prima, per esempio in casa e nella quotidianità, cioè al di fuori della passeggiata. Se il cane non ci dà attenzione quando sono scarsi gli stimoli di distrazione, come mai potremo chiedergliela quando è fuori e c’è tutto un mondo intorno che lo richiama? Con pochi semplici esercizi è possibile viceversa abituare il cane a considerarci non solo perché siamo accreditati ma perché, nell’agire comune, diventiamo parte del suo progetto perlustrativo!
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Accordati prima di intraprendere un’azione
La concertazione si costruisce nella quotidianità, esattamente come le buone maniere, abituando il cane a chiedere il permesso. Tra gli esercizi che possono essere utili per evitare che il cane sia continuamente spinto al di fuori della relazione, esistono le cosiddette attività di “centripetazione relazionale”, che si pongono proprio l’obiettivo di accrescere l’attenzione del cane sul proprietario e abituarlo a negoziare, vale a dire a cercare un accordo o chiedere un assenso allorché desideri intraprendere una certa attività o un certo direzionamento. Non si tratta di snaturare il cane perché il trovare un accordo fa parte della sua eredità lupina ove ogni singolo individuo agisce in perfetta sintonia con il branco. È solo necessario insegnargli come farlo nella relazione con l’uomo. Innanzitutto occorre abituarlo a rivol10
gersi a noi con lo sguardo quando desidera intraprendere particolari azioni, come uscire o mangiare. Stiamo cioè insegnando al cane a chiederci un permesso o, se vogliamo, un accordo nel fare una certa attività, perché in coppia è meglio che se espressa individualmente. Abituo in questo caso il cane a fermarsi e a guardarmi per cercare l’assenso prima di fiondarsi fuori dalla porta o buttarsi sulla ciotola per mangiare. Certi cani imparano subito e bastano due o tre volte che si alzi la ciotola da terra o si chiuda la porta, perché il cane impari a fermarsi e a guardarci. Altri cani sono più ostinati, ma tutti alla fine imparano e questa è una grande conquista anche per loro.
Ci sono poi alcuni segnali fondamentali per la gestione del cane in passeggiata. Innanzitutto è indispensabile insegnare al cane il versetto che facciamo quando vogliamo la sua attenzione; da evitare il nome perché spesso viene pronunciato a sproposito. Meglio una specie di click, fatto con la lingua che tocca il palato, che tende a essere un buon richiamo d’attenzione e che vedremo di rinforzare attraverso un bocconcino dato appena il cane si volta verso di noi. Poi è importante insegnare il seduto, molto utile quando ci fermiamo al semaforo e ogni volta in cui ci troviamo a sostare in spazi ristretti evitando che il cane si muova continuamente. Un altro segnale importante è lo stop, utile perché aiuta il cane a comprendere che
ci si deve fermare, evitando così trazioni sul guinzaglio o fraintendimenti. Anche il piede e il camminare affiancati sono utili soprattutto quando ci si trova in spazi ristretti. Penso poi che il resta e il terra siano segnali irrinunciabili quando durante la passeggiata ci si vuole fermare a fare qualche acquisto in un negozio, ove non sempre accettano i cani. Tra tutti i segnali di gestione, quello che è assolutamente fondamentale è il richiamo, utile non solo nelle passeggiate in libertà ma in qualunque situazione di problematicità. Non dobbiamo dimenticare che, laddove possibile, l’esperienza più bella è quella di poter camminare insieme in libertà ossia senza guinzaglio: ma allora la sicurezza del richiamo diventa davvero indispensabile.
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Vivere la passeggiata con piacere reciproco
Portare fuori il cane spesso è interpretato come un compito: da una parte la persona non lo vive con piacere, dall’altra il cane cerca di far di tutto per prolungarlo. Il cane deve compiere i suoi bisognini e fin da cucciolo lo abbiamo abituato a farli fuori di casa, talvolta con spirito eroico alzandoci nel cuore della notte. Ma si sa: i cuccioli hanno necessità di farla spesso. Poi, crescendo, tutto si è normalizzato e ora abbiamo stabilità e precisi orari per l’incombenza fisiologica del cane. Eppure, se continuiamo a vivere la passeggiata con il pensiero di portare fuori il cane a fare le sue deiezioni, rischiamo di vivere la passeggiata nel peggiore dei modi. I motivi che mi vengono in mente sono diversi. Prima di tutto se partiamo già con l’obiettivo dei bisognini tendiamo a mettere fretta al cane - e come si sa nelle espressioni fisiologiche la fretta 12
inibisce e non facilita - e a riportarlo immediatamente in casa quando il cane li ha fatti - con il risultato che il cane tenderà ad allungare i tempi proprio per evitare di essere punito dopo aver espletato le sue esigenze. Sì, perché, se appena le ha fatte lo portiamo in casa, il tutto ricorda da vicino una punizione. Dovremmo fare il contrario, vale a dire iniziare un’attività giocosa, di ricerca, di perlustrazione subito dopo che il cane ha portato a termine le esigenze fisiologiche: il tutto cambierebbe immediatamente. Ma comunque non è di questo che voglio parlare. Durante la passeggiata si fanno tante cose, tra cui i bisognini, ma non si fa la passeggiata per i bisognini.
Passeggiare con il cane dev’essere un momento che la persona si prende per sé, un momento di relax che ti permette finalmente di stare in silenzio, di non avere impicci o seccatori. Perciò: rispondi al telefono se proprio non puoi farne a meno, altrimenti prenditi una pausa e richiama subito dopo. Adesso sei insieme al tuo cane. L’hai adottato perché ti piaceva l’idea di vivere questa esperienza... bene, allora goditela fino in fondo, perché è nella passeggiata che il cane dà il meglio di sé. È in questo momento di silenzio e di sguardi, d’immersione nel poco di natura che comunque ti è rimasto intorno, che puoi capire veramente il perché della relazione con il cane, un perché
profondo capace di ispirare pensieri e immagini, ricordi e sogni che resistono all’usura del tempo. Si passeggia per riprendersi il proprio tempo, in una dimensione bella in quanto non assimilabile ad altro. E appena puoi passeggiare libero dal guinzaglio, se la situazione lo permette, prova questa opportunità: favorirai nel tuo cane quell’autoefficacia che è l’unica vera garanzia di equilibrio. Si passeggia perché si condivide con il cane l’avventura dell’imprevisto, perché insieme a lui si può finalmente abbandonare il timone della barca e lasciarsi trasportare dalla corrente... si passeggia perché è eterno ogni attimo vissuto senza affanno in una dimensione di totale libertà.
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Non esiste un modello di passeggiata
Per comprendere se la passeggiata che facciamo con il nostro cane sia in linea con i suoi bisogni è indispensabile tener conto della sua individualità. Molti mi chiedono quante volte e per quanto tempo si debba passeggiare con il cane, ma si tratta di una domanda mal posta. I cani hanno esigenze differenti in relazione all’età, allo stato di salute, alla razza e ad altri fattori come il clima, il metabolismo, il tipo di vita che fanno. Certo, possiamo dire che sarebbe corretto che un cane uscisse almeno tre volte al giorno in passeggiate di almeno trenta minuti l’una, ma questa è solo una condizione di base. Un cane anziano può stancarsi molto prima e, viceversa, a un giovane potrebbe non bastare. Diciamo che se si limita l’uscita a sole due volte al giorno si rischia che il cane viva la passeggiata con troppa 14
eccitazione e in questo caso tirerà al guinzaglio non perché non ci accredita, ma semplicemente perché completamente preso dalla frenesia. Questo surplus eccitatorio è già indicativo del fatto che il cane abbia bisogno di una maggiore attività fisica all’aperto, vale a dire che abbia bisogno di scaricare molte energie compresse dalla prolungata permanenza in casa. Talvolta è sufficiente aumentare le volte di uscita per avere un cane molto più equilibrato in passeggiata. Va peraltro detto che molto spesso è il proprietario che eccita il cane prima di uscire, scambiando la sua frenesia per gioia e incentivandola. In realtà se il cane esce con una maggiore calma, vivrà meglio la passeggiata.
Un fattore importante per avere il controllo in passeggiata e per accrescere la soddisfazione del cane è evitare di fare sempre lo stesso percorso, un’abitudine che trasforma la passeggiata in un percorso da compiere al più presto per raggiungere una particolare meta, come per esempio il parco o i giardinetti. Cambiare il percorso aiuta il cane a porre maggiore attenzione al tragitto e quindi a dedicare le proprie risorse perlustrative fin dai primi momenti della passeggiata. In questo modo l’intera esperienza sarà più lunga e appagante. Inoltre così facendo eviteremo di instaurare delle fissità cognitive, vale a dire dei comportamenti quasi automatici che non aiutano il cane a esercitare
la sua mente attraverso la varietà delle situazioni e la flessibilità delle risposte. Gli orari migliori per la passeggiata sono l’alba e il tramonto, anche perché il cane ha, come il lupo, un’attivazione bioritmica nelle ore crepuscolari e notturne. Se il cane presenta un profilo un po’ inquieto e ansioso è buona cosa portarlo fuori in una lunga passeggiata, accompagnata da attività di gioco motorio ed eccitatorio, come il rincorrere la pallina, in modo da scaricare le sue energie e attivare i neuromodulatori di serenità. Quindi, al ritorno, gli si darà da mangiare e magari gli si metterà a disposizione un osso o un kong. La passeggiata serve anche a questo!
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La passeggiata come momento di socializzazione
Pochi sanno che anche quei cani fortunati che hanno a loro disposizione un giardino hanno comunque bisogno di fare una passeggiata. La passeggiata è un momento importante nella vita di un cane perché gli consente di uscire dal proprio mondo e sperimentare l’incontro con la realtà esterna. Occorre che fin dai primi momenti post-adottivi - l’adozione del cucciolo dovrebbe avvenire intorno alle nove settimane - il cane sia portato all’esterno, ovviamente avendo le opportune precauzioni, in modo tale da abituarsi agli estranei e non crescere all’interno di una realtà chiusa che poi lo porterebbe a sviluppare diffidenza verso gli sconosciuti. Alcune persone credono che, così facendo, il cane perda l’attitudine a fare la guardia, ma è un errore: lui sa distinguere molto bene la difesa del proprio ambien16
te di vita dalla capacità di incontrare con tranquillità gli estranei nel mondo esterno. La socializzazione serve solo a dargli esperienza sociale e a sviluppare in lui competenza nelle relazioni sociali. Se fin dai primi momenti il cucciolo si abituerà a incontrare le persone e gli altri cani, in situazioni controllate - vale a dire, come per i bambini, sotto la tutela di un adulto che vigila e previene le situazioni problematiche, ma non preclude anzi, incentiva le esperienze - ciò favorirà quell’apertura alle relazioni e quella competenza nella comunicazione e nell’interazione che sta alla base non solo della capacità di integrazione sociale ma altresì del benessere del cane stesso.
Non dobbiamo dimenticare che il cane è portato a interagire con le controparti sociali, vale a dire ha una motivazione sociale molto accesa - direi persino superiore a quella umana - cosicché una mancanza di competenza interattiva e comunicativa non si risolve con un disinteresse del cane alle relazioni sociali, bensì con un disagio del cane nelle situazioni sociali. Disagio che si traduce in un eccesso di vigilanza, una reattività esagerata, una prevalenza di emozioni negative, in un accumulo di stress, una maggiore esposizione alle esperienze problematiche nell’incontro sociale. Dare competenza sociale significa pertanto migliorare la vita del proprio cane.
Ma anche la relazione con il proprietario ne guadagna! Se il cane manifesta comportamenti di problematicità nelle relazioni sociali, il proprietario dovrà investire molte delle risorse di relazione per controllare e gestire il cane, risorse che viceversa potrebbero essere rese disponibili per migliorare il rapporto e la sintonia. Inoltre se il cane ha difficoltà nelle relazioni sociali non solo si troverà a essere più controllato e contenuto, ma vedrà diminuire drasticamente gli spazi e le occasioni dove può essere accompagnato. Insomma avere una buona competenza sociale significa per il cane più libertà e benessere.
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Alla conquista del mondo
Il cane è un animale curioso: aperto all’esplorazione, bisognoso di allargare i propri spazi d’interazione, desideroso di prender possesso della realtà esterna. La casa per il cane è una sorta di campo base, da cui partire per scorribande alla scoperta e alla conquista del mondo. Così, quando distrattamente, vagando per casa con l’ultima goccia di caffé sull’orlo della tazzina, prendiamo in mano il guinzaglio orientando lo sguardo verso la porta... il nostro cane entra subito in eccitazione. Salterà, pigolando e uggiolando in preda alla frenesia, andrà di corsa verso la porta e poi tornerà verso di noi come per prenderci, arriverà persino a roteare su se stesso, come in un balletto propiziatorio. Molte persone credono che il tutto sia dovuto all’urgenza della pipì, ma non si tratta di questo. Il cane è preso dall’eccitazione perché l’uscita rappresenta 18
per lui un richiamo atavico che ha a che fare con la conquista del mondo. No, non sto esagerando: per il cane uscire significa allargare l’orizzonte del proprio intervento sul mondo, sia che questo voglia dire battere nuovi sentieri per la caccia o scoprire nuovi territori da colonizzare, sia che viceversa significhi sottolineare la propria presenza attraverso la marcatura. Soprattutto per il cane di città, che vive isolato in mezzo agli umani e circondato dall’odore di cani estranei, diventa impellente dichiarare la propria presenza nel quartiere, esattamente come un writer: beh, in questo caso la sua vernice è la pipì e la firma ha una configurazione chimica.
Per questo il cane si ferma più volte a fiutare gli angolini, soprattutto quelli che ci fanno inorridire per il loro putridume stratificato, per poi apporre la propria firma con un breve schizzo di urina. Inutile e sbagliato cercare di portare via il cane da quella occupazione, perché per lui riveste un ruolo fondamentale e con i nostri tentativi di impedirgliela non faremo altro che aumentarne l’interesse. Il cane ha bisogno di conoscere la vita sociale del quartiere, per lui è un po’ come leggere il giornale, e il dichiarare la propria presenza, lasciando indizi olfattivi di sé lungo il percorso, è come scrivere un post su Facebook, mandare un messaggio alla rete sociale che anima il quartiere.
La passeggiata pertanto è un momento di forte interazione tra il cane e il mondo, potremmo definirlo una sorta di dialogo a distanza come quando ci connettiamo al computer. La differenza sta nel fatto che questo dialogo è tutto svolto nel movimento e nell’espressione comportamentale. Il cane si distende nello spazio e impara a conoscerlo, sia nelle sue caratteristiche mappali che nei riferimenti importanti, prendendo confidenza con le caratteristiche prevalenti nel territorio. La passeggiata pertanto rappresenta un momento clou per la socializzazione ambientale del cane e per la sua capacità di integrazione nel contesto urbano.
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I luoghi della passeggiata
Uno dei temi ricorrenti negli ultimi anni è quello del “cane buon cittadino”, vale a dire del cane capace di integrarsi nel tessuto urbano. Ma se lui deve diventare un cittadino a quattro zampe noi dobbiamo imparare a diventare un buon silvestre a due zampe. L’integrazione ambientale del cane passa attraverso esperienze che gli danno conoscenza e familiarità con gli oggetti e le situazioni che il cane si trova a vivere abitando in città. Già per l’essere umano non è poi così scontato abituarsi al frastuono, alla complessità e all’artificialità della metropoli... figuriamoci per il cane! Spesso ripeto che il bisogno educativo che necessita il cane contemporaneo nasce proprio dal tipo di vita in cui lo costringiamo. Se fino a cento anni fa il cane ancora viveva in un contesto che aveva dei riferimenti naturali, ossia coerenti con il suo etogramma - in fondo la vita rurale non si allontanava troppo 20
dagli accampamenti del preneolitico oggi il cane si deve confrontare con una struttura e un’organizzazione del territorio assai lontana dalle sue aspettative innate. In altre parole, oggi chiediamo molto ai nostri cani e, se non li abituiamo fin da cuccioli a integrarsi in questo mondo, per loro, una volta adulti, sarà più difficile e fonte di continui stress. Il progetto di educazione integrativa, noto in vario modo, per esempio “Buon Cittadino a 4 Zampe”, si pone l’obiettivo di dare al cane quelle competenze e quella familiarità utili per facilitargli la vita e consentire alla relazione di potersi esprimere serenamente nei più diversi luoghi del contesto urbano.
Questo tuttavia non deve farci credere che il cane viva in totale pienezza questo suo immergersi in un mondo che non corrisponde minimamente alle sue aspettative. Troppo spesso, con la scusa del “buon cittadino” i nostri cani si trovano a frequentare più i centri commerciali che un bosco o un parco. Vorrei allora sottolineare che se il cane è in grado ed è disposto ad accompagnarci in città allora, e a maggior ragione, noi dobbiamo portarlo a vivere un’esperienza in linea con la sua estetica. Un rapporto si regge sempre sulla reciprocità e non bisogna mai approfittarsi della disponibilità dell’altro. Inoltre se il cane ha la possibilità di vivere esperienze appaganti, avrà molte più risorse per
accompagnarci in ambienti non proprio in linea con le sue caratteristiche. In poche parole anche noi dobbiamo fare uno sforzo educativo e riprendere l’abitudine a camminare in un bosco o in un grande parco, in modo tale da dare al nostro cane la possibilità di esprimere la propria autenticità e colmare i propri sensi con stimoli adeguati. Detto questo, vorrei rimarcare che anche per noi questa esperienza sarà appagante e utile. Ma a questo punto vorrei aggiungere una piccola accortezza. È vero che il cane sta bene se è in nostra compagnia, ma d’altro canto non è detto che dobbiamo forzarlo in tutti i posti immaginabili: ci saranno occasioni dove è meglio che il nostro quattro zampe se ne resti a casa.
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Quali attenzioni in passeggiata
Come per ogni attività, occorre affrontare la passeggiata avendo delle attenzioni che variano in relazione all’ambiente, alla temperatura e al carattere del cane. La passeggiata è un’attività fondamentale per tanti motivi sia di ordine fisiologico sia psicologico. Da un punto di vista fisiologico abbiamo sottolineato il significato della “ginnastica funzionale”, utile per l’apparato muscolo-scheletrico, per favorire la peristalsi intestinale, per il sistema cardio-circolatorio, per il sistema immunitario, per l’attivazione endocrina. Da un punto di vista psicologico abbiamo ricordato il significato perlustrativo, di socializzazione, di integrazione, di riscontro estetico-disposizionale, di sviluppo cognitivo. Quindi la passeggiata è un’attività insostituibile per il benessere complessivo del cane. A questo punto è importante però sof22
fermarsi su alcune attenzioni che ci aiutano ad affrontarla nel modo corretto. Innanzitutto va detto che il proprietario deve prendere tutte le precauzioni per evitare qualunque rischio d’incidente, ossia che il cane: ci sfugga perché collare o pettorina non sono idonei, entri in collisione o in rissa con altri cani, scenda dal marciapiede rischiando di essere investito, mangi cibo avariato o bocconi avvelenati, si ferisca con vetri o lattine. Poi è indispensabile tenere un comportamento civico, vale a dire: raccogliere le deiezioni, rispettare le distanze e gli spazi degli altri, allontanarsi dai luoghi dove passano biciclette o podisti, rispettare le paure anche se ingiustificate del prossimo.
Queste attenzioni sono a mio parere molto importanti perché facilitano l’accettazione del cane in ambiente urbano e diminuiscono la zoointolleranza. Ma esistono anche altre precauzioni che occorre tener presente. In primis, se viaggiamo non dobbiamo mai lasciare il cane in macchina, se non per brevissimi momenti, con il finestrino leggermente abbassato e in una zona rigorosamente d’ombra. In estate è meglio passeggiare nelle ore più fresche della mattina e della sera, perché il cane mal sopporta il caldo, e ricordiamoci di portare sempre con noi un po’ di acqua. Stiamo poi attenti all’asfalto che, soprattutto nei mesi estivi, potrebbe provocare ustioni ai cuscinetti plantari.
Evitiamo di tosare il cane, perché il mantello lo aiuta a evitare l’esposizione diretta dei raggi solari, ma spazzoliamolo in modo da rimuovere il sottopelo. Stesse attenzioni in spiaggia e nelle aree prive di copertura arborea. Insegnare al cane il “no!” è molto utile, quantunque spesso lo si veda come una vessazione. Diciamo che se continuamente dico “no!” posso essere vessatorio - ma così facendo è più facile che il cane si abitui al verso e lo consideri un rumore di fondo - ma avere uno strumento di emergenza che mi aiuti a bloccare un comportamento che può essere pericoloso per il cane stesso, ritengo sia fondamentale quanto avere il freno nell’automobile.
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La passeggiata come momento educativo
Sotto tanti punti di vista la passeggiata è un momento educativo e non solo per il cane: molto spesso è il proprietario ad aver più bisogno di educazione. La cultura urbana ha un’idea molto vaga della relazione con il cane, per cui è frequente la visione del cane come bambino o sotto altre forme di antropomorfizzazioni. Questo fa sì che spesso si assista a comportamenti assurdi, soprattutto rivolti ai cani di piccola taglia come: tenerli costantemente in braccio o addirittura portarli in carrozzina come se fossero bebè! Ora, se il cane ha problemi locomotori è un conto, ma se viceversa sta bene, questi comportamenti rappresentano dei veri e propri maltrattamenti. La passeggiata è pertanto un modo per riscoprire il cane nelle sue caratteristiche, apprezzarlo finalmente per quello che è e non per quello che vogliamo che sia. La passeggiata con il cane ci educa a 24
pensarci in coppia e quindi a calcolare gli spazi, valutare le distanze, definire un allineamento nel ritmo di marcia con il proprio cane. Occorre imparare a guardarsi e trovare un accordo di passo e di direzione, gestire il proprio movimento concertivo del corpo. Nel mio lavoro di educazione con i bambini delle scuole primarie ho utilizzato spesso la passeggiata al guinzaglio come esercizio di psicomotricità. Il proprietario deve imparare a dare le direzioni, a invitare il cane o a trattenere per facilitare la sintonia di marcia, a porre attenzione al cane e saper richiamare la sua attenzione. Il guinzaglio è un canale di comunicazione e, come tutti i media, bisogna saperlo usare.
È molto importante anche il portamento, sapendo utilizzare una postura più eretta quando si vuole indicare una direzionalità esplicita e, viceversa, abbassandosi un poco per richiamare il cane. Durante la passeggiata il cane averte in modo preciso la nostra sicurezza o, al contrario, l’incertezza con cui affrontiamo una situazione specifica. È sorprendente, per esempio, vedere come certi cani cambino letteralmente se si affida il guinzaglio a un altro conduttore. Attraverso una corretta postura, indirizzo delle direzioni e gestione del guinzaglio si trasmette al cane non solo una direzione di marcia, ma lo si tranquillizza perché è come se gli dicessimo:
“sta tranquillo, ci penso io, non ti devi preoccupare!”. La passeggiata è un momento educativo per il cane perché nel camminare insieme al proprietario acquisisce uno stile e assume un particolare tono emozionale, oltre al fatto di fare esperienza nella relazione con il mondo. Ma sono soprattutto le persone a vivere un’esperienza dagli alti contenuti educativi. Per questo sono dell’avviso che in una famiglia tutti devono poter partecipare a questo rituale, tutti devono occuparsi abitualmente della passeggiata, nessuno escluso. Anche il ragazzino, seppur accompagnato dal genitore deve imparare a gestire un guinzaglio: sarà un modo per conoscere meglio prima di tutto se stesso.
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La passeggiata per migliorare la relazione
Una relazione è fatta di momenti d’incontro e di attività condivise: la passeggiata è un modo per allargare l’orizzonte relazionale. Abituati a pensare che il legame con il nostro cane sia di natura prevalentemente affettiva, spesso siamo portati a ritenere che ciò che il cane cerca in noi sia protezione, coccole, cibo e via dicendo, ma si tratta di un errore grossolano. Il cane desidera ovviamente affetto e protezione, ma ciò che rafforza il legame con noi sono prima di tutte le attività condivise, quando cioè insieme al cane facciamo attività di collaborazione, momenti di gioco, scorribande alla scoperta del mondo. Raggiunta la maturità sessuale, il cane non si rapporta più con noi come un figlio desideroso di amorevoli cure ovvero, seppur qualche atteggiamento infantile è rimasto, lo fa in minima parte. 26
Il cane si aspetta una relazione di partnership, vuole cioè fare delle attività con noi, desidera sentirsi parte attiva di un gruppo e il proiettarsi nel mondo rappresenta uno dei momenti più eccitanti del branco, uno dei momenti che unisce, che crea condivisione. Dovremmo guardare la passeggiata con occhi diversi, come l’occasione giusta per rafforzare la nostra relazione, evitando di affidarla solo alle coccole e ai bocconcini: questa è una distorsione del nostro tempo! Una relazione si fortifica se tante sono le attività che facciamo insieme e se il cane può sentirsi pienamente integrato nel gruppo.
La passeggiata peraltro può essere vissuta in modo più ricco, diversificando le attività ed evitando di viverla come semplice camminata. Durante la passeggiata possiamo impostare un gioco di ricerca, possiamo fermarci su una panchina e condividere anche solo un momento di semplice vicinanza, possiamo fermarci a raccogliere un bastoncino o una pigna: quello che conta è il saper trasformare la passeggiata in qualche cosa che faccia emergere l’importanza di quel momento, senza cadere nella sterile ripetitività. Insomma la passeggiata deve diventare anche un momento attivo e presente, per fare sì che possa calzare
perfettamente in quella mentalità collaborativa che sta a cuore al nostro cane e che rappresenta il vero fondamento del legame. Una relazione aperta a un orizzonte vasto di attività condivise, in grado in ogni momento di reinventarsi, dove il senso di partecipazione è reale e concretizzato, è forte, cioè non solo accontenta noi e il cane, ma è in grado di calamitare reciprocamente, cosicché il guinzaglio non tiene più forzosamente due soggetti che divergono l’un l’altro, ma due amici che si spalleggiano vicendevolmente. Raggiunto un buon allineamento, sarà allora più facile camminare anche in libertà.
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La passeggiata come antidoto
Molti problemi del cane possono trovare un insospettabile aiuto proprio nel corso della passeggiata: anche in questo, la natura è la prima maestra. Una cosa che ripeto spesso è che, di fronte a un eccesso di sensibilità, talvolta a essere deficitario è il piatto del “fare”, vale a dire dell’espressione motivazionale. Il cane lasciato nella più completa inattività inevitabilmente accresce il suo tono emozionale, diviene cioè più sensibile e più esposto all’eccitazione, alla paura, all’irritazione. La passeggiata rappresenta una grande opportunità per mettere pesi sul piatto motivazionale (fare) e controbilanciare quello emozionale (sentire). Inoltre attraverso la passeggiata è possibile rafforzare la propensione dell’interesse (curiosità verso il mondo) mitigando la diffidenza 28
(allerta, controllo, avversione, conflitto rispetto al mondo) per esempio favorendo l’attività olfattiva, costruendo dei giochi di ricerca, facendogli trovare, in modo casuale, oggetti di casa. Anche lo stress - che a piccole dosi non costituisce un problema ma, se prolungato, mina la salute e l’equilibrio psichico - trova un grande aiuto nella passeggiata perché rafforza il piacere del cane: sia da un punto di vista motivazionale, perché gli permette di esprimere i comportamenti verso cui è portato, sia da un punto di vista estetico, soprattutto se viene svolta in un parco o in un bosco, perché consente al cane di accedere agli stimoli che desidera.
La passeggiata diviene inoltre l’opportunità per fare esperienza e non dobbiamo dimenticare che molti comportamenti impulsivi del cane nascono proprio dalla mancanza di conoscenze e competenze. Va ricordato che la passeggiata ha un forte coinvolgimento sul cane, è una sorta di motore che pertanto lo rende disponibile all’apprendimento. Utilizziamo perciò la passeggiata per favorire la conoscenza di particolari oggetti o situazioni e dare delle competenze al cane. Inoltre attraverso la passeggiata possiamo accrescere la socializzazione del nostro cane con le altre persone, fer-
mandoci a parlare con loro e lasciando che il cane si abitui alla loro presenza. Accrescere gli spazi di relazione sociale non solo favorisce le capacità prosociali del cane ma migliora anche il suo equilibrio: non dimentichiamoci infatti che il cane è un animale sociale. Laddove è possibile, utilizzare la passeggiata per accompagnare il cane in un’area dove può relazionarsi in libertà con gli altri cani. Pochi si rendono conto di quanto sia importante per il cane poter correre liberamente e interagire con i propri conspecifici: è in quei momenti infatti che il cane può liberare completamente il suo estro e manifestare in pieno la propria intima natura.
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Le passeggiate in gruppo
La passeggiata può essere un momento solitario e intimo tra noi e il cane, ma allo stesso modo può diventare un’occasione sociale che coinvolge più coppie. Anche nella quotidianità capita che le persone che hanno un cane si ritrovino al parco o si diano appuntamento per passeggiare in compagnia. Il cane diventa allora un elemento di coesione sociale molto forte che non conosce distanze generazionali o d’altro genere. Così non è raro osservare maturi impiegati in giacca e cravatta che dialogano con adolescenti ipertatuati, vecchiette che parlottano con bambini che a stento arrivano ai dieci anni, pensionati che enumerano le marachelle del proprio cane a mamme che sottolineano le loro difficoltà nel gestire cane e bambino. La passeggiata diventa un modo per parlare di sé, per condividere i propri problemi, per ascoltare le difficoltà del prossimo e scoprire di non essere soli. 30
La passeggiata diventa pertanto un importante “collante sociale” che favorisce, all’interno dei quartieri, quella rete di solidarietà che è fondamentale per la tenuta complessiva del tessuto urbano. Per alcune categorie di persone - penso ai preadolescenti e agli anziani - si tratta di un’occasione insostituibile per costruire cerniere intergenerazionali. L’anziano inoltre riceve un importante beneficio dalla passeggiata, sia di ordine cognitivo, per il fatto che è spinto a comunicare con le altre persone e a riceverne l’attenzione, sia perché attraverso la passeggiata mantiene un corretto bioritmo e compie la necessaria ginnastica motoria. Insomma attraverso la passeggiata scopriamo quanto sia bello condividere il nostro amore per il cane con le altre persone.
Da un po’ di tempo a questa parte, Siua sta organizzando delle iniziative sociali in cinofilia che stanno riscuotendo un notevole successo: le Passeggiate a 6 Zampe. Si tratta di gruppi di persone che, insieme al loro cane e guidati da un istruttore cinofilo, vengono portati a fare un’escursione su un tragitto prestabilito, nel corso della quale avranno l’opportunità di compiere particolari esperienze ecologiche e naturalistiche. Il tragitto viene pertanto individuato dall’istruttore sulla base delle opportunità esperienziali che può rendere possibili, definendo pertanto delle soste e dei laboratori esperienziali a tappe lungo il percorso. Anche la preparazione dell’escursione è un momento fondamentale dell’esperienza, proprio per rendere poi il tragitto più semplice sia per le persone sia per i cani. L’istruttore, infatti, innanzitutto si preoccupa di costruire il grup-
po, vale a dire di scegliere le coppie pet-partner sulla base della capacità di affiatamento, quindi prima di partire fa attività di accoglienza, destressaggio, preparazione, illustrando nel dettaglio le caratteristiche del percorso, le esperienze che sarà possibile effettuare, le norme comportamentali da tenere, la verifica dell’equipaggiamento di ciascuno. Le Passeggiate a 6 Zampe possono avere una durata differente - da mezza giornata fino a più giorni - e svolgersi su territori a diverso gradiente di difficoltà. Indubbiamente questa sorta di trekking con il cane ha il vantaggio di migliorare l’umore e il carattere del cane, di rafforzare la nostra relazione con lui, di rendere possibili esperienze in mezzo alla natura che rendono il cane guida per noi, di trasformare la relazione con il cane in un’opportunità di integrazione sociale.
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LINEA PREMIUM, in 9 colori assortiti
bordeaux, nero, blu, rosso, beige, grigio, rosa, ciclamino, arancione
Guinzagli regolabili su 3 lunghezze - TX2007-TX2010
Collari - TX2014-TX2017/TX2021/TX2022
Pettorine ad H TX2032-TX2035
TX3300-TX3303 TX34861-TX34863
“Giochiamo con il nostro cane!!”
TX33500-TX33503
TX25017
TX22844 TX2481
“Per rispetto civico raccogliamo le deiezioni.” TX2332
TX24605 TX19460-TX19467
“Proteggiamo i cuscinetti plantari”
TX2572
“Ricordiamoci di portare sempre con noi un pò di acqua”
TX24606