Well Being

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ROBERTO MARCHESINI

WELL BEING Nuovi orizzonti di benessere per il cane

Quaderni di cinologia


FORZA10 e Siua insieme per il benessere del cane Forza10 ha sviluppato in questi anni una feconda partnership con Siua riconoscendo obiettivi comuni nella promozione del benessere del cane, partendo dai fattori di base come l’alimentazione e la relazione ma in una logica innovativa ancorché rigorosamente attenta alle evidenze scientifiche. La migliore relazione uomo-animale evolve attraverso l’equilibrio di intese, competenze e interazioni tra i due partner che, basandosi sulla reciproca collaborazione, ne stabiliscono le migliori condizioni. L’obiettivo di una relazione sana e consapevole deve essere supportato e favorito da una precisa attenzione all’alimentazione del cane: rito essenziale e quotidiano di cui solo e soltanto il suo proprietario può averne piena conoscenza e tradurre in scelta responsabile. Recenti e approfondite ricerche nutrizionistiche, hanno inequivocabilmente dimostrato quanto l’equilibrio psico-fisico del cane possa essere condizionato dalla presenza nel pet-food di agenti chimici inquinanti: residui dovuti alla persistenza di sostanze chimiche quali antiparassitari, antibiotici, etc. che introdotti

all’origine della filiera alimentare finiscono per essere assimilate dalla “pappa” dei nostri amici a quattro zampe. Solo un’accurata selezione “a monte”, così come la formulazione di ricette integrate da principi naturali e biologici può garantire una nutrizione non solo sana, ma assumere un ruolo fondamentale per il benessere animale, in una chiave effettivamente tesa al miglioramento del suo equilibrio psichico e fisico: il migliore presupposto per una perfetta relazione. È pertanto grazie a questa attenzione, spesso trascurata, che l’approccio cognitivo-zooantropologico trova la condizione ideale di apprendimento e sviluppo. L’ALIMENTAZIONE: il primo passo per garantire la migliore salute a chi non può scegliere


Che cos’è il benessere?

Questa è la domanda che ci dobbiamo porre quando vogliamo tutelare i bisogni più autentici di qualcuno che ci viene affidato, sia esso bambino o animale, poiché da quel momento ne diventiamo responsabili. Molti credono che per dare benessere a un cane o a un gatto sia sufficiente garantirgli una quantità adeguata di cibo, far in modo che abbia sempre acqua fresca e pulita, mettergli a disposizione un giaciglio comodo e tenerlo al riparo dalle intemperie, evitargli inutili sofferenze e situazioni di paura, proteggerlo dai pericoli e accudirlo nel migliore dei modi. È indispensabile rimarcare l’importanza di questi aspetti di base che chiamiamo parametri di welfare. Spesso, tuttavia, si assiste a un benessere fittizio perché non basato sulle caratteristiche effettive dell’animale e troppo incentrato sul welfare.

Se bastassero questi indicatori, ci troveremmo a pensare che una zebra in uno zoo stia meglio che nella savana, giacché i fattori di welfare sono di gran lunga più rispettati nello zoo, piuttosto che nella savana dove scarseggiano cibo e acqua, dove le intemperie sono all’ordine del giorno e si vive nella costante paura di essere predati. Eppure le zebre se potessero fuggirebbero dallo zoo per andare nella savana e non perché prive di saggezza, quanto perché solo lì la zebra può pienamente realizzare la sua dimensione esistenziale. 1


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Che cos’è il benessere?

Il benessere non è una campana di vetro o una prigione dorata bensì una condizione che prevede diversi aspetti oltre alle attenzioni di base.

di tipo psicoterapeutico e che è sempre il cane in ultima istanza che ti dice se si trova o no in una condizione di benessere.

Ogni specie però richiede un’attenzione specifica, per questo qui ci concentreremo solo sul cane. Durante le mie ricerche, sono arrivato a una conclusione: promuovere il benessere del cane è propedeutico a qualunque attività, sia di tipo pedagogico che

Penso che solo un atteggiamento biocentrico possa realmente cogliere il senso del benessere animale, abbandonando l’antropomorfismo che, spesso dietro all’apparenza del rispetto e del benessere, nasconde alcune delle peggiori forme di maltrattamento.

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I bisogni di base del cane

Quando parliamo di welfare ci riferiamo a diversi aspetti che in qualche modo fanno riferimento principalmente al benessere fisico e al principio di limitare tutte le voci di costo per il cane. Se predispongo per il cane un giaciglio comodo e in un’area lontana da fonti di disturbo lui potrà riposare meglio e in tal modo ristorarsi per poter affrontare le sfide della giornata. Se avrò attenzione circa i suoi bisogni nutrizionali dandogli una dieta corretta rispetto ai suoi bisogni e priva di contaminanti nocivi eviterò di compromettere la sua salute, faciliterò la sua crescita e il buon funzionamento dei suoi organi, rafforzerò le sue capacità di far fronte alle malattie. La dieta va adeguata inoltre all’età del cane, alla stagione e al tipo di vita che

conduce: per questo è indispensabile consultare il proprio medico veterinario. Allo stesso modo se si avrà cura di portarlo con regolarità dal medico veterinario per le profilassi e per un monitoraggio preventivo non solo si vigilerà sui rischi ma si potrà intervenire in modo tempestivo rispetto a eventuali disturbi. Un aspetto che non bisogna mai dimenticare è il bisogno del cane di avere sempre a disposizione dell’acqua pulita e fresca, anche perché si tratta di una specie che soffre molto il caldo e mentre il cibo può essere razionato in partico3


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I bisogni di base del cane

lari momenti della giornata non è così per l’acqua che deve essere ingerita allorché il corpo ne manifesta il bisogno.

Occorre inoltre che anche l’ambiente esterno sia ombreggiato e il cane non stia al sole diretto ininterrottamente.

Sempre per quanto concerne il problema del calore è indispensabile evitare in modo assoluto di lasciare il cane in automobile, anche se temporaneamente all’ombra. Inoltre è importante lasciare uno spiraglio di finestrino aperto quando si va in automobile col cane e durante i percorsi lunghi è indispensabile fare delle soste per permettere al cane di bere e di interrompere il viaggio.

Nei periodi freddi bisogna fare attenzione se il cane è di taglia piccola e a pelo raso, perché potrebbe soffrire molto il freddo, per cui il mettergli un cappottino non è un antropomorfismo. Inoltre è molto importante fare attenzione all’umidità tenendo presente che i nostri cani fanno poco movimento e rischiano di stazionare per troppo tempo nello stesso luogo e se questo non è asciutto il cane può soffrirne.

In estate evitiamo le tosature, soprattutto quelle eccessive, perché il pelo è importante per evitare l’esposizione della pelle ai raggi solari e preoccupiamoci, viceversa, di spazzolare il mantello per togliere il sottopelo.

D’altro canto non si può ignorare che anche se tenuto in un luogo perfetto sotto tutti i profili il cane deve poter fare almeno due passeggiate al giorno che gli consentono di fare la corretta ginnastica funzionale.

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Il dolore

Gli animali hanno inoltre una forte sensibilità rispetto al dolore e, contrariamente a quello che si crede, il cane ha un’altissima esposizione al dolore. Per questo bisogna evitare di picchiarlo o di scrollare il cucciolo prendendolo per la collottola come purtroppo spesso ancora si fa per sgridarlo. Assestare una punizione fisica a un cucciolo non è mai il modo corretto di educarlo. Questo non significa permettere al cucciolo qualunque cosa, anche perché la sua crescita da un punto di vista identitario implica anche la capacità di conoscere quali siano i limiti al proprio comportamento. E tuttavia esistono mille altri modi per limitare un comportamento indesiderato rispetto al procurare sofferenza al cane. La sofferenza ha sempre dei risvolti peggiorativi sul cane e sulla relazione, in particolar modo se procurata da chi dovrebbe al contrario essere la figura di fiducia del cane.

Non sempre si provoca dolore in modo consapevole e volontario: tante volte le persone non si rendono conto di produrre sofferenza semplicemente attraverso manipolazioni errate, come il prendere su per le zampe o afferrare per la coda. Bisogna fare molta attenzione alle articolazioni, al collo, alle orecchie, alle zampe, alla coda, alla colonna vertebrale perché sono punti molto delicati e sensibili. I bambini talvolta possono provocare dolore inconsapevolmente; per questo è indispensabile che finché il piccolo non abbia compiuto i cinque anni sia sempre il genitore a vigilare sulla relazione. 5


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Il dolore

I maltrattamenti basati sulla somministrazione di sofferenza sono quantomai ignobili. D’altro canto il dolore non sempre è procurato dall’essere umano e pertanto è indispensabile pensare al dolore come una condizione in cui può incorrere il cane per diversi motivi come malattie o incidenti. Le situazioni peggiori sono ovviamente quelle che prevedono un dolore prolungato. Se il cane ha un qualche disturbo - e alcune patologie come le otiti sono davvero dolorosissime - è indispensabile anche predisporre una terapia per il dolore e fare attenzione nella manipolazione. Oggi la medicina veterinaria ha fatto passi da gigante nella terapia del dolore ma purtroppo non sempre i proprietari si rendono conto di quanto sia importante evitare al proprio cane quanta più sofferenza possibile.

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Quando un cane ha una zona dolorante - a seguito di una patologia o di un incidente - è indispensabile fare attenzione perché può mordere come risposta al dolore. Infine va detto che talvolta un cane si trova in una condizione di sofferenza acuta e senza possibilità di ristabilire una condizione di vita accettabile, per esempio in certe patologie tumorali irreversibili e molto dolorose. Penso che finché la condizione è accettabile si possa andare avanti con una terapia del dolore e tuttavia nelle fasi terminali sia meglio procedere con un’eutanasia. Sbagliata è la soppressione ogni qualvolta la vita del cane abbia una seria compromissione fisica: ho visto cani con il carellino, ciechi e sordi, molto anziani che riescono a trascorrere comunque una vita degna d’essere vissuta.


La paura

C’è un’altra condizione che è fonte di sofferenza per il cane, anche se più di natura psichica che propriamente somatica: la paura. Si tratta di un’emozione di base che, come tutte le emozioni non può essere completamente eliminata dalla vita del cane. Detto questo è indispensabile evitare che il cane viva una continua condizione di paura, provocargli volontariamente degli spaventi o esporlo a situazioni che possono fargli paura. Insomma chi ha un cane deve metterlo al riparo per quanto possibile dalla paura. Il modo più semplice è naturalmente quello di non creare situazioni che possono spaventare il cane, come urlare o provocargli dolore fisico. D’altro canto a volte la paura non è riconducibile a una situazione specifica ma a una condizione particolare del cane che può avere diversi motivi. Talvolte un trauma soprattutto quando il cane è cucciolo può determinare delle

forme di fobie che poi il soggetto si porta dietro per tutta la vita. Altre volte una scarsa stimolazione nei primi mesi di vita rende quel soggetto ipersensibile e quindi incapace di avere un filtro emotivo rispetto agli accadimenti del mondo. Altre volte ancora, una carenza esperienziale, sempre nei primi periodi di vita, rende il cane insicuro nelle situazioni che viceversa gli dovrebbero essere familiari. Queste insicurezze possono riguardare il rapporto con il contesto di vita, il rapporto con gli altri cani, la relazione con le persone. Di certo una condizione di insicurezza può essere il frutto di un non completato processo di attaccamento, che come si sa prevede la fase distacco. 7


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La paura

Nel distacco il cane conquista la sua autonomia individuale e nel cane questo avvento avviene intorno al quinto mese di vita. Molte persone che prendono un cucciolo al terzo mese devono, come vedremo svolgere il ruolo di base sicura - come precedentemente faceva la madre - aiutando il cucciolo a raggiungere la sua autonomia con gradualità. Questo significa che nei primi giorni dopo l’adozione dovrà non lascare il cucciolo da solo nemmeno di notte per aiutarlo ad abituarsi alla sua nuova vita. Dovrà tuttavia permettergli di esplorare il mondo e abituarlo anche a fare delle attività di ricerca, evitando di tenerselo sempre attaccato, perché così facendo non lo aiuterà a costruirsi quell’autonomia che è fondamentale per la costruzione della sicurezza individuale.

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In caso contrario il cucciolo sarà praticamente incollato al proprietario quando questi è presente, per poi cadere nell’angoscia e nel panico quando si troverà da solo. Quando un cane distrugge e sporca in casa quando lo lasciamo solo non ci sta facendo i dispetti ma è vittima di un’ansia. Se lo puniremo non faremo altro che peggiorare il problema. È indispensabile al contrario favorire con attività esplorative, perlustrative e di ricerca la costruzione della sua autonomia affettiva. Che non significa che il cane sia meno affezionato a noi, quanto piuttosto che il cane starà con noi per piacere e non per necessità. Infine per evitare l’insicurezza è indispensabile permettere al cane di fare delle attività che gli diano soddisfazione e competenza per costruire meccanismi di autoefficacia.


I bisogni etologici

Esiste inoltre un welfare che riguarda i caratteri comportamentali, avendo presente che non c’è solo il benessere psichico ma anche quello etologico. I parametri di questo welfare riguardano molti ambiti di tipo relazionale e contestuale, tenendo conto prima di tutto delle caratteristiche etologiche del cane. Da un punto di vista meramente contestuale va sottolineato che il cane non può essere lasciato in un ambiente privo di stimoli o di elementi con cui interagire in senso esplorativo o ludico. Per questo si parla di arricchimento ambientale, per cui il benessere non può essere valutato solo in termini di spazio utile - come si è detto rispetto alla ginnastica funzionale - ma in base alle opportunità che può dare al cane di esprimere le sue caratteristiche di specie. Il contesto di vita può d’altro canto essere fonte di fastidi, sia perché il cane viene disturbato da stimoli insopporta-

bili per lui - come certi odori (quelli alcolici per esempio) o certi rumori (quelli fragorosi) - oppure eccessivi qualitativamente o quantitativamente. È pertanto indispensabile mettere il cane al riparo da un’iperstimolazione che può, a lungo andare, causare stress o favorire comportamenti emotivi. A volte anche una convivenza forzata con un altro cane o un altro animale va messa in discussione quando non c’è modo di trovare una pacifica convivenza. Esistono poi disagi riconducibili alla relazione. 9


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I bisogni etologici

Se per esempio un cane viene lasciato per troppe ore da solo si troverà in una situazione spiacevole perché il cane è un’animale di branco e nella famiglia riconosce il suo gruppo, ciò che gli dà sicurezza ma anche piacere sociale. Stare col proprio gruppo significa per il cane poter giocare e fare attività comuni come una bella passeggiata, che per il cane significa avventura, perlustrazione, ricerca. Inoltre per il cane stare insieme significa fare delle attività, avere un ruolo ed essere riconosciuti dal gruppo perché chiamati a partecipare alle attività. La solitudine può pertanto avere anche l’immagine di una marginalizzazione sociale o di una non chiamata all’attività: al cane non bastano le coccole per sentirsi ben accetto. Inoltre il cane sta bene se sente il proprietario come una persona accredi-

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tata a cui affidarsi e pertanto anche il corretto posizionamento sociale aiuta il cane a non essere sottoposto a stress perché delega al proprietario le scelte complesse, come accettare un estraneo o decidere sui tragitti di spostamento. Inoltre se il cane riconosce nel partner a due zampe la figura accreditata lo seguirà con grande disponibilità. Se viceversa il cane non ne riconosce l’autorevolezza si verranno a creare con facilità situazioni conflittuali che non solo determinano difficoltà di gestione - e talvolta anche situazioni pericolose - ma altresì un forte stress nel cane stesso. Le difficoltà di gestione spesso si risolvono nel tentativo del proprietario di controllare il cane attraverso frustrazioni, inibizioni e vessazioni peggiorando il quadro della situazione.


Una buona crescita per il cucciolo

Il benessere non è solo uno stato - ciò che possiamo o dobbiamo fare per dare comfort al nostro quattrozampe - ma una condizione che si realizza facendo attenzione alle fondamenta evolutive del soggetto, badando a tutti i momenti della crescita del cucciolo fin dai primi momenti dell’allevamento. Già in fase di concepimento occorrerebbe fare attenzione perché spesso il benessere si costruisce grazie a precauzioni genetiche. Il monitoraggio sulle patologie ereditarie è fondamentale perché purtroppo oggi sempre di più nascono cani con malattie genetiche che poi compromettono in modo grave la loro salute in età adulta. Anche questa smania per avere cani standardizzati nella taglia e nelle caratteristiche somatiche comporta un eccesso di inbreeding (accoppiamento tra soggetti apparentati) e questo determina inevitabilmente un impoverimento genetico che è alla base di molte malattie ereditarie.

La gravidanza poi è un momento fondamentale che richiede la possibilità di avere una dieta non carenziale, una condizione di benessere generale e un contatto piacevole con le persone. Il massaggio sul fianco, se ben accettato dalla madre, durante il secondo mese di gravidanza aiuta il feto a prendere confidenza con la manipolazione. Nei primi quindici giorni di vita dopo il parto, il cucciolo ha bisogno di poter dormire senza essere disturbato e soprattutto senza essere svegliato, perché il sonno rappresenta un momento molto importante per la costruzione del suo sistema nervoso centrale. In seguito, a partire dalla terza settimana di vita e per i primi due mesi, il 11


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Una buona crescita per il cucciolo

cucciolo deve stare in un ambiente non eccessivamente rumoroso ma nemmeno privo di stimoli, proprio per costruirsi un filtro sensoriale che gli permetta di non diventare troppo sensibile agli stimoli. Inoltre è molto importante che in questi mesi il cucciolo resti con la madre e in un ambiente arricchito, che consenta al cane di fare attività esplorativa sentendosi tutorato dalla madre, in modo da costruire gradualmente le basi della propria autonomia e autoefficacia. La presenza della madre è infine importantissima per gli insegnamenti che può trasmettere al cucciolo, per cui il benessere è anche l’aver potuto usufruire di questi apporti magistrali. Subito dopo l’adozione la persona dovrà

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fare esattamente quello che faceva la madre, aiutando il cucciolo in questo processo di costruzione dell’autonomia e di raggiungimento di sicurezza in se stesso. Pertanto occorre essere presenti ma non morbosi e soprattutto è indispensabile dare al cucciolo l’opportunità di fare molta esperienza, accompagnandolo in più luoghi e situazioni possibile, facendogli incontrare altre persone e altri cani, favorendo cioè la sua socializzazione ovvero la possibilità di prendere confidenza e familiarità con il mondo esterno. Per questo ho predisposto un decalogo dei diritti del cucciolo, proprio perché il benessere del cane si realizza anche a questa età fortificando la sua identità.


Il decalogo dei diritti del cucciolo

Un cucciolo ha diritto: 1) A non essere tolto prima dei sessanta giorni dalle cure della mamma; 2) A vivere i primi due mesi in un ambiente sicuro e ricco di occasioni per fare esperienze; 3) A non subire traumi, maltrattamenti o essere sottoposto a compiti troppo faticosi; 4) A poter contare sul fatto che la persona che lo adotta sia una base sicura che lo aiuti nel processo di attaccamento, a partire dall’inizio del terzo mese fino al compimento del quinto mese; 5) A poter avere nel primo anno di vita dei maestri che lo educano e che gli danno la corretta educazione sociale; 6) A ricevere un’educazione rispettosa del suo benessere, che non gli crei paure o sofferenze inutili; 7) Ad avere nella persona che lo adotta un partner capace di aiutarlo e che non lo lasci da solo per troppo tempo; 8) A vivere, una volta adottato, in un ambiente in cui non manchino le relazioni e la possibilità di fare esperienze; 9) A poter giocare e a incontrare i propri simili anche dopo l’adozione e soddisfare i propri interessi di specie; 10) A non essere coinvolto in attività di lavoro prima della maturazione sociale. 13


Che cos’è l’educazione?

Io paragono il processo educativo alla piantumazione di un albero cioè a un processo che va fatto attraverso particolari attenzioni evitando di compromettere l’attecchimento, la realizzazione dell’essenza, l’equilibrio della pianta. Mi spiego meglio. Per attecchimento intendo la capacità del cucciolo di mettere le basi per la definizione del suo carattere - come la costruzione dell’affettività, dell’autonomia, della capacità sociale e relazionale, della sicurezza in se stesso - attraverso attenzioni e gradualità, evitando traumi e carenze, proprio come una piantina deve radicarsi saldamente nel terreno e per fare questo ha bisogno di un terreno morbido, di acqua e di un tutore. Per realizzazione dell’essenza intendo l’importanza di dare alle caratteristiche di specie o di razza la possibilità di emergere in modo compatibile, evitando sia la frustrazione del cane (non dargli la possibilità di esprimere le pro14

prie doti naturali) sia l’espressione non competente che può causare problemi e mettere lo stesso cane in difficoltà. Come una quercia va piantumata in modo differente da un pioppo, così è necessario predisporre un progetto educativo differente su un labrador piuttosto che su un rottweiler. Ogni razza ha infatti delle peculiarità, vale a dire delle tendenze e delle aree di problematicità o di carenza, per questo è indispensabile predisporre un progetto di crescita che trasformi quelle tendenze in doti e non in manie e parallelamente che aiuti a evitare che le aree vulnerabili non siano zone di predisposizione di derive comportamentali.


Dal mio punto di vista, immediatamente dopo l’adozione, sarebbe importante che la persona facesse almeno quattro sedute di base con un educatore cinofilo proprio per evitare di commettere errori banali che spesso tuttavia hanno esiti molto gravi sul benessere il cane. Occorre iniziare bene il rapporto, nella consapevolezza che i primi momenti non sono affatto facili e chiedono non solo di armarsi di grande pazienza ma anche di consigli pratici su come impostare la relazione, come aiutare il cane nel suo sviluppo, come affrontare le situazioni problematiche, come dare insegnamenti al cane e soprattutto come leggere suoi eventuali disagi. Spesso nei primi mesi si vanno a costruire quei problemini che diventeran-

no montagne insormontabili allorché il cane raggiunga la fase adolescenziale, cioè i sei mesi. Il cucciolo deve fare tante esperienze e le deve fare nel modo giusto, senza eccessi e senza carenze, perché nei primi quattro mesi di vita il cane è una spugna e se non acquisisce familiarità verso il mondo e verso le relazioni sociali poi farà molta fatica ad abituarsi. Bisogna rafforzare il suo profilo emozionale, dargli competenza, accrescere le sue conoscenze, soprattutto nei rapporti con gli estranei, uomini e cani. In casa è poi importante strutturare le abitudini e lo stile di relazione, anche attraverso la capacità di fare un gran numero di giochi differenti con la precauzione di farli nel modo corretto.

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Imparare giocando

Il gioco rappresenta un aspetto molto importante del benessere per diversi motivi di cui due, a mio parere, sono importantissimi: 1) il gioco come espressione globale della mente e del corpo che provoca uno stato di benessere sia perché appaga ossia soddisfa alcune necessità come l’espressione motivazionale, la curiosità interattiva, il desiderio motorio; 2) il gioco come palestra di esperienze che consente di strutturare una conoscenza approfondita del proprio corpo, delle relazioni sociali e del mondo. Attraverso il gioco il cane si mette alla prova in una situazione non problematica o pericolosa, costruendo pertanto non solo le competenze ma anche i meccanismi di autoefficacia, vale a dire quel senso di sicurezza che gli consentirà poi di stare nelle diverse situazioni in completa serenità. Per quanto concerne il punto 1 va detto che soprattutto nell’età giovanile il cane si trova in una condizione di esubero: una forte curiosità verso tutto quello che lo circonda, un eccesso di motivazione espressiva dato dal fatto che i bisogni di base sono assolti dal 16

genitore, una grande energia in tutto il corpo. Tutto questo ovviamente determina uno stato di inquietudine che compromette lo stato di benessere se il soggetto non trova la possibilità di esprimere la sua fame proattiva ossia il suo desiderio di fare attività in un contesto ludico. Per questo è indispensabile che il cucciolo trascorra i primi mesi in un ambiente arricchito che gli consenta di esprimere pienamente il suo bisogno di giocare e di entrare in interazione ludica con quanti più oggetti possibile.


Il mondo del cucciolo è un universo che va scoperto lentamente, giocando e avendo costantemente l’aiuto della mamma, è un nido che gradualmente si apre al mondo, per questo è necessario che sia aiutato attraverso esperienze ricche e non traumatiche.

si realizza solo in condizioni di sicurezza e tutto ciò che traumatizza mette un’ipoteca enorme sull’espressione ludica del cucciolo.

Purtroppo molte persone non si rendono conto che un cucciolo non è un oggetto e non capiscono quanto sia importante verificare le sue condizioni già presso la famiglia o l’allevatore che ne ha gestito i primi mesi.

Anche subito dopo l’adozione, la persona deve favorire il gioco sia con gli oggetti che di tipo motorio, evitando di mettere a portata del cane quegli oggetti che si vogliono preservare. Occorre dare al cane degli indirizzi e chiudere i comportamenti sbagliati, ma bisogna farlo con fermezza e coerenza senza cadere nella violenza.

Occorre far smettere il traffico dei cuccioli che nascondono inenarrabili sofferenze proprio nei primi mesi di vita del cane provocando loro dei traumi che poi è assai difficile emendare.

Inoltre è indispensabile consentire al cane di continuare a giocare con gli altri cani, perché non solo si diverte ma, attraverso il gioco, migliora le sue capacità di relazione sociale.

Il gioco infatti, così fondamentale per la costruzione del carattere del cane,

Chi adotta un cucciolo deve avere anche disponibilità a giocare con lui.

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L’attività fisica

Il cane ha bisogno di fare attività fisica e non si può pensare di dargli benessere mantenendolo in una sorta di inattività. Tutto il corpo chiede di poter stare in ottima forma fisica e la gran parte degli apparati si aspettano questo. Tanto il sistema circolatorio quanto quello linfatico - fondamentali per il benessere e per la prevenzione delle malattie - vengono tenuti in azione dalla pompa muscolare che pertanto deve essere tonica. Non bisogna ovviamente esagerare, ma non facciamo l’errore contrario di pensare che una carenza motoria non provochi in fondo nessuna compromissione. Anche la motilità enterica viene favorita dall’attività motoria, avendo peraltro l’accortezza di evitare - soprattutto nei cani di grossa taglia - di fargli fare movimenti eccessivi dopo aver mangiato e soprattutto se il pranzo era particolarmente corposo, per evitare 18

la torsione dello stomaco, un incidente pericolosissimo. D’altro canto l’attività fisica, oltre a dare quel benessere tutto particolare che deriva dallo stancarsi, dà piacere perché attiva il sistema delle endorfine che calmano molto. Va peraltro detto che alcune tipologie di cani che nei secoli sono state selezionate per fare attività fisica soffrono ancor di più l’inattività perché la loro propensione innata è quella di fare attività. Ancora una volta mi preme sottolineare che spesso si può maltrattare un cane anche con coccole, carezze e bocconci-


ni, quando per esempio non ci si rende conto del bisogno di quella razza di fare una certa attività fisica. Un esempio eclatante è dato dal dalmata, un cane selezionato per accompagnare le carrozze, che certo non può trovare benessere se mantenuto costantemente in casa. Anche chi tiene il cane alla catena o costantemente dentro un box provoca in lui un malessere riferibile all’impossibilità di fare la corretta ginnastica motoria, oltre che per altri motivi ovviamente giacché la prigionia è insopportabile per l’uomo come per il cane. Fare attività all’aria aperta consente al cane di entrare in relazione con un insieme di stimoli indispensabili per regolare l’attività endocrina, e quindi metabolica, con le caratteristiche stagionali e circadiane. Esiste pertanto un benessere da esercizio funzionale degli apparati, dal mo-

mento che ogni esigenza del corpo quando viene assolta produce piacere. Il mondo esterno inoltre produce piccole eccitazioni e scacchi che mettono in funzione le ghiandole surrenali, poiché talvolta il piacere passa anche attraverso un po’ di adrenalina. Tenere il cane in uno stato di quiete e di riposo non è la vita che lui si aspetta e pertanto non gli dà piacere: il riposo dev’essere un momento di ristoro che va a premiare l’attività svolta. Vivere con un cane significa pertanto ritagliarsi dei momenti per stare all’aria aperta e divertirsi giocando e facendo attività fisica: non sempre viene compreso questo aspetto, soprattutto da parte di chi pensa al cane come a un bambino da cullare o un soprammobile da osservare. Ma il cane si aspetta altro, perché il suo corpo ha voglia di correre nel mondo.

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La sicurezza

Un aspetto fondamentale del benessere è il senso di sicurezza. Per il cucciolo la sicurezza è la mamma e infatti si rifugia in lei tutte le volte che si trova in difficoltà. Una volta adottato sarà il proprietario - parola orribile che uso solo per comodità di comprensione - ad assumere il ruolo di base sicura. La base sicura ha il compito di favorire lo sviluppo dell’autonomia, attraverso la sua presenza accogliente, costante e sicura. Sembra quasi un paradosso ma il processo di attaccamento ha come scopo la costruzione del distacco, vale a dire il raggiungimento di uno stato di autonomia che consente al cane di star bene in relazione ma anche di riuscire a stare da solo. Per realizzare il distacco è indispensabile che il cucciolo costruisca la propria 20

autonomia giorno dopo giorno allargando sempre di più la sua sfera d’azione. In questo processo è indispensabile che il cucciolo viva il suo percorso di centrifugazione dalla base sicura con serenità. Si dovrà evitare: 1) di metterlo di fronte a problemi troppo grandi per lui; 2) di pretendere che fin dall’inizio sia in grado di stare da solo; 3) di traumatizzarlo con punizioni fisiche o incutendogli paura. Se in questo momento il cucciolo vivrà in modo sereno la sua crescita si rafforzerà e poi riuscirà meglio ad affrontare le difficoltà del mondo.


Ma c’è un altro errore che spesso non viene tenuto in considerazione: il rischio di arrestare lo sviluppo dell’attaccamento attraverso un’infantilizzazione. Questo errore viene spesso fatto in buona fede e per un eccesso di amore o di preoccupazione per il cucciolo. Se infatti non favoriamo il suo andare verso il mondo e, viceversa, lo terremo sempre accanto a noi, ingaggiandolo esclusivamente con il bocconcino, assumendo atteggiamenti esageratamente genitoriali, mantenendo nei suoi riguardi uno stile relazionale iperprotettivo, il cucciolo non avrà modo di costruire la sua autonomia e questo pregiudicherà in futuro il suo stato di benessere. Solo se il cane raggiungerà la sua autonomia, sarà poi in grado di sentirsi sicuro in ogni momento, altrimenti sarà completamente dipendente da noi.

Anche nei confronti dei cani adulti adottati dal canile bisogna evitare l’iperprotettività e l’eccesso parentale, altrimenti rischiamo di produrre in loro una sorta di regressione infantile, con una sintomatologia ansiosa - nota anche come ansia da separazione - che è molto simile a quella che si produce nel cucciolo con un deficit nella fase del distacco. Le carenze esperienziali poi producono insicurezza, per questo è indispensabile aiutarlo a fare molte esperienze e a stare in più situazioni possibile. Prendere familiarità con il mondo, con le persone e con gli altri cani prende il nome di socializzazione ed è un processo indispensabile per dare sicurezza. La sicurezza inoltre si costruisce attraverso competenze e attività solutive che consentono al cane gradualmente di prender sempre più fiducia in se stesso.

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La soddisfazione dei sensi

Pochi si rendono conto che tra le fonti di benessere più importanti della vita animale c’è l’estetica ovvero la soddisfazione sensoriale, quel piacere che si prova allorché ritroviamo nella realtà esterna determinate tipologie di stimoli. Anche in noi certi odori, sapori, suoni e immagini, non solo fanno emergere dei significati, ma altresì presentano legami specifici con le emozioni e soprattutto sono fonti di piacere in modo diretto, come può essere il sapore dello zucchero, l’odore dei fiori, il canto di una capinera, l’immagine di un tramonto. Gli organi sensoriali non hanno solo una funzione di monitoraggio (estesica) vale a dire di fornire informazioni sulla realtà, ma anche una funzione gratificatoria (estetica) nel darci piacere e quindi orientarci verso certe cose o certe situazioni e allontanarci da altre. Spesso togliamo al cane una delle fonti 22

più importanti di piacere, vale a dire la gratificazione sensoriale, allorché non gli si consente di entrare in relazione con quegli elementi stimolativi che fanno parte delle sue aspettative. Non ci si preoccupa di andare a fare una passeggiata in un bosco, di trascorre più tempo all’aria aperta, di mettere il cane a contatto con ambienti rurali o selvatici e, al contrario, lo si costringe a stare in ambienti orribili o quanto meno poveri per lui come una grande città, un centro commerciale o un mercato. Anche la tendenza all’igienismo e le manie per la pulizia molto spesso non permettono al cane di interagire con il contesto organico e di entrare in diret-


to contatto con gli odori che lui desidera e si aspetta di trovare nel mondo. Un cane ha bisogno di frugare con il naso un letto di foglie autunnali, di riempirsi gli occhi di un paesaggio boschivo, di sentire il contatto dell’erba sul corpo correndo in un prato, di ascoltare i suoni di un paesaggio rurale, di sentire sotto i polpastrelli il terreno umido, di nutrirsi dei piccoli movimenti di altri animali sul bordo di un fosso.

dare lo stress e le frustrazioni che inevitabilmente il vivere comporta. Non basta perciò astenersi dal fare certe cose per dare benessere al cane, poiché per quanto si possano limitare le voci di uscita – come per l’appunto lo stress – inevitabilmente seppur piccole queste continuano a esserci, non si può cioè azzerarle. Pertanto per dare benessere al cane bisogna aumentare le voci di entrata.

Tutto questo in genere gli viene negato compromettendo il suo benessere estetico. In fondo anche noi umani ci rilassiamo osservando un paesaggio e cambiamo umore quando in primavera iniziamo a sentire il canto degli ucelli e il profumo dei fiori.

È importante per il cane fiutare, che non significa solo usare il naso ma sporgersi attraverso il naso, esattamente come facciamo noi quando ci soffermiamo a osservare un tramonto.

Una giornata all’aria aperta ha per il cane un ristorno di gratificazione che lo ripaga e gli dà la possibilità di emen-

E sporgersi significa avere il tempo per rimanere in quell’attività, come noi evitiamo di ingurgitare velocemente il cioccolatino e lo teniamo il più possibile a contatto con le papille gustative.

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L’appagamento

Esiste un’altra fonte di piacere, forse la più importante, che prende il nome di appagamento. Ogni specie è portata a compiere particolari attività, sulla base di predisposizioni interne che prendono il nome di motivazioni. Le motivazioni sono per esempio la tendenza predatoria, la propensione alla ricerca esplorativa o perlustrativa, il desiderio di collaborare o di fare attività agonistiche, il piacere di incontrare gli altri, la possibilità di mettere in atto comportamenti di cura. Su un prato è facile che un essere umano raccolga dei fiori mentre un gatto rincorre farfalle: come si vede, il prato è lo stesso per entrambi e tuttavia la specie umana e quella felina tendono a fare attività differenti. Il perché è presto detto: uomo e gatto sono dotati di prevalenze motivazionali diverse. L’uomo è un raccoglitore e quindi se lo metti su un prato raccoglie fiori e 24

magari su una spiaggia raccoglie conchiglie, ma quello che lo caratterizza non è il cosa raccoglie ma è l’atto del raccogliere. Compiere tale attività, al di là del risultato raggiunto – se farà un bel mazzolino di fiori o riempirà il secchiello di conchiglie magnifiche – gli dà piacere. Potremmo dire che il target – la pallina o la farfalla da rincorrere per il gatto – sono solo pretesti, perché ciò che veramente dà piacere è il poter esprimere attraverso dei comportamenti le proprie motivazioni. Se comprendiamo questo principio ci rendiamo conto che gli animali non traggono piacere dal cosiddetto “dolce


far niente” ma dal poter esprimere le proprie disposizioni. Esprimere i comportamenti legati alle motivazioni dà un piacere tutto particolare che prende il nome di appagamento; si tratta di una specie di sazietà, uno star bene perché in un senso di pace interiori e di equilibrio, liberi dalle inquietudini perché soddisfatti, un po’ come dopo aver mangiato. Nell’espressione motivazionale ci si stanca, ma nello stesso tempo ci si rasserena perché si è potuto calmare una fame mentale che trova requie solo dopo aver espresso pienamente la propria autenticità. Molte persone non capiscono che essere un cane significa interpretare pienamente la dimensione di specie, per cui ogni forma di antropomorfismo, anche con le migliori attenzioni di welfare, non è un viziare ma un maltrattare per-

ché non tiene conto di questo bisogno di poter dispiegare completamente le proprie doti naturali. L’appagamento si raggiunge facendo attività che hanno a che fare con le coordinate motivazionali di specie, per cui il cane sarà prima di tutto soddisfatto se potrà compiere attività collaborative con il partner umano. L’attività collaborativa infatti risponde alle esigenze sociali del cane, può essere declinata in forma ludica e pertanto dare anche emozioni positive, può assumere aspetti performativi e sportivi accrescendo il senso di appagamento del soggetto, può infine combinarsi ad altre motivazioni come la competitiva nel gioco del tiramolla o la predatoria nel riporto. Essere appagati significa sentirsi sazi per aver espresso la propria natura profonda.

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I bisogni motivazionali

L’appagamento ricorda un po’ il riposo del guerriero: quel senso di pace e di equilibrio, quel sentirsi pago perché non più presi da inquietudine ma cullati dal torpore che deriva dall’aver espresso in pienezza le proprie disposizioni. Detto questo, è evidente che chiunque adotti un particolare animale debba conoscerne le caratteristiche motivazionali, altrimenti non sarà mai in grado di dare well-being. Ma a questo punto una domanda è d’obbligo: l’appagamento è uguale in tutte le razze? Beh, diciamo che tutti i cani hanno delle basi comuni, come per esempio la motivazione collaborativa. E tuttavia non si può negare che esistono profonde differenze tra una razza e un’altra e non si tratta solo di forma, di mole o di mantello: le varie razze differiscono tra loro prima di tutto per diversità motivazionale. Alcuni cani come i collie hanno un forte orientamento predatorio, per cui ten26

dono a correre dietro a tutto ciò che si muove; altri cani come i retriever hanno un forte orientamento verso i comportamenti parentali e di aiuto, per cui tendono a portare gli oggetti; altri ancora, come i molossoidi, hanno forti tendenze competitive, per cui amano fare alcune attività come il tiramolla. Pertanto è indispensabile che chi prende un cane di una certa razza prima di tutto s’informi molto bene delle vocazioni e delle attitudini di quel particolare cane, perché dare appagamento a un rottweiler e molto differente dal darlo a un labrador.


Informarsi non vuol dire chiedere se quel cane è sicuro o meno, se va d’accordo coi bambini o se è adatto a stare in casa, bensì significa prima di tutto informarsi di quali siano le prevalenze comportamentali di quella particolare razza. Solo conoscendo queste attitudini è possibile verificare se si è in grado o si ha disponibilità a dare espressività alle prevalenze di quella razza. Non basta guardare un labrador e dire “mi piace quel tipo di cane”, occorre sapere che il labrador ama buttarsi negli acquitrini, sporcarsi nelle pozzanghere, fare attività all’aperto. Solo se si è disposti a seguire le inclinazioni di razza si può adottare quel particolare cane, altrimenti non basteranno coccole e bocconcini a renderlo felice perché la sua felicità passa attraverso la possibilità di esprimere le proprie preferenze. È questo il well-being, una pienezza

espressiva che è altresì immersione in un mondo che risponde perfettamente alle proprie aspettative. È il cielo per un uccello e l’acqua per un pesce. Non c’è abbondanza di welfare che possa compensare una deficienza di wellbeing anzi, quanto più innalzeremo i parametri di welfare tanto più l’individuo cercherà di esprimere se stesso. Il contrario dell’appagamento è la demotivazione che può dar origine a stati di inquietudine oppure a stati depressivi, con inevitabili espressioni comportamentali alterate che sono il segno del disagio di demotivazione. Non ci si può accontentare del welfare se desideriamo il benessere del nostro compagno, occorre sapere che i cani non sono tutti uguali e che ogni razza richiede di poter fare attività differenti.

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Perché è importante gratificare

Se viene a mancare il well-being il rischio di cadere in un problema comportamentale è molto alto. Molto spesso quando troviamo un cane con comportamenti derivali, quali il mordersi o leccarsi in modo compulsivo, oppure cadere in uno stato protratto di prostrazione, per esempio un dormire troppo, il problema sta proprio nel tentativo di compensare una demotivazione. Far compiere a quel cane delle attività sulle sue prevalenze motivazionali è il modo migliore per superare certi problemi. 28

D’altro canto l’appagamento influenza tutto lo stato del cane abbassando l’emotività, compensando lo stress, rafforzando l’equilibrio complessivo del soggetto e abbassando di conseguenza tutti quei problemi che derivano da sensibilità emotive, come l’ansia e l’irritabilità, dallo stress e dalle fissità. Per questo scegliere un cane di una certa razza comporta una grande responsabilità perché noi saremo il suo


cielo o il suo mare e dobbiamo sapere cosa si aspetta quel particolare cane. Le motivazioni inoltre aiutano il cane a raggiungere gli obiettivi con un po’ di sforzo e questo dà luogo a una forte gratificazione. Spesso le persone pensano che un premietto alimentare possa essere

sufficientemente gratificante, in realtà il target assume un gradiente di gratificazione direttamente proporzionale a quanto si è operato per poterlo raggiungere. La gratificazione è pertanto un’altra fonte di benessere che va organizzata in modo adeguato.

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Come gratificare Innanzitutto va detto che occorre variare il premio, evitando di somministrare sempre il solito bocconcino, utilizzando per esempio: 1) una pallina o un altro giocattolo che verrà dato al cane solo in particolari momenti o dopo una certa attività; 2) un “riportello” o una treccia che prelude, in questo caso, una sessione di gioco, dove cioè la gratificazione è l’avvio dell’attività; 3) una carezza o una particolare interazione che trasmetta il significato di un consenso sociale, un premio molto ambito dal cane; 4) una particolare situazione, per esempio la passeggiata, che si renda possibile grazie a una particolare azione compiuta dal cane. In certe situazioni è importante utilizzare il cosiddetto Jackpot, vale a dire un premio - per esempio alimentare che sia veramente eccezionale, ossia molto ambito e inusuale, che ha come scopo quello di fissare in modo molto evidente una particolare attività. D’altro canto l’utilizzo della gratificazione inattesa - per esempio facendogli trovare dei bocconcini nel vano dell’automobile - può essere un buon modo per fare una marcatura emozio-

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nale positiva di una particolare situazione per preparare successivamente il soggetto ad affrontare una condizione che può presentare qualche piccola difficoltà. La marcatura emozionale crea un ricordo che successivamente ci sarà utile quando dovrò affrontare insieme al cane quella situazione. Anche le difficoltà chiedono un’armatura preventiva di benessere.


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Il benessere attraverso l’alimentazione

La migliore relazione uomo-animale evolve attraverso l’equilibrio d’intese, competenze e interazioni tra i due partner che, basandosi sulla reciproca collaborazione, ne stabiliscono le migliori condizioni.

L’obiettivo di una relazione sana e consapevole deve essere supportato e favorito da una precisa attenzione all’alimentazione del cane: rito essenziale e quotidiano di cui solo il suo proprietario può esserne il mediatore e tradurlo in scelta responsabile. Una nutrizione sana, completa ed equilibrata assume, così, un ruolo fondamentale quale componente attiva alla realizzazione del benessere animale, in una chiave tesa al miglioramento del suo equilibrio psico-fisico quale presupposto per una migliore relazione uomo-animale.

Il ruolo degli inquinanti sul comportamento Se, viceversa, gli alimenti sono contaminati da residui chimici tossici e poveri di principi nutritivi fondamentali, l’obiettivo non potrà essere realizzato. Purtroppo, è proprio la presenza di residui tossici farmacologici appartenenti alla classe delle tetracicline, una tipologia di antibiotici largamente ma legalmente utilizzata nell’allevamento intensivo, a provocare degenerazioni cellulari così come dimostrato da recenti studi in vitro. Questo meccanismo si manifesterebbe attraverso numerose evidenze cliniche, correlate con diversi processi infiammatori diffusi o localizzati. Cani e gatti che si cibano di alimenti che contengono carni derivanti da allevamento intensivo, possono frequentemente manifestare otiti, dermatiti, piodermiti, congiuntiviti, gastriti, enteriti, gengiviti, stomatiti, tutti a evoluzione cronica o ricorrente. Contemporaneamente, si sono evidenziati anche comportamenti inusuali, molti dei quali collegati all’ansia. Proprio degli studi in corso alla Facoltà di Veterinaria di Sassari, condotti dalla Dott.ssa Raffaella Cocco, fanno ipotizzare che questi residui farmacologici vadano a influenzare i meccanismi di sintesi di alcuni neurotrasmettitori, tra cui la serotonina e la melatonina. Oltre un centinaio di prove cliniche sinora effettuate anche da parte di vari operatori SIUA (Scuola Interazione Uomo Animale), ha evidenziato un’azione rapidissima di FORZA10 Armonia (15/20 giorni) sulle dinamiche dell’ansia, permettendo agli animali che lo utilizzano una regressione parziale o totale dei disturbi del comportamento. Solo una forte tossicità dell’ossitetraciclina sull’organismo può giustificare, nel momento in cui viene eliminata dall’alimentazione ogni possibile fonte di assunzione, una modificazione così evidente e rapida dei sintomi correlati all’ansia.

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FORZA10 Armonia FORZA10 Armonia è l’alimento studiato dal Centro Ricerca e Sviluppo SANYpet per contribuire al raggiungimento e al mantenimento dell’equilibrio psicofisico del cane sfruttando l’azione sinergica dei nutrienti privi dei residui sopra citati, un adeguato e bilanciato rapporto Omega3/Omega6 e un pool di fitoterapici identificato come il più idoneo e mirato al riequilibrio comportamentale. L’utilizzo di Armonia, si propone, di riportare “nella corretta frequenza” la fisiologia dei neurotrasmettitori, lasciando al lavoro degli esperti SIUA il compito fondamentale d’insegnare a comprendere e rispettare, a chi condivide la propria vita con uno o più cani, il linguaggio di questi splendidi compagni di vita.

L’importanza dei fitoterapici Un ruolo fondamentale per far raggiungere o mantenere un ottimale equilibrio psico-fisico ai nostri animali da compagnia lo giocano i fitoterapici. Frutti e piante medicinali utilissime per un triplice fine: - beneficiare delle loro proprietà antiossidanti, caratteristica ormai indispensabile per depurare quotidianamente l’organismo dalla formazione continua e abnorme di radicali liberi, vera e propria spazzatura prodotta dall’impossibilità dell’organismo di “smontare” completamente le molteplici molecole chimiche in tutte le fonti alimentari; - usufruire delle loro proprietà antinfiammatorie naturali; - aiutare il sistema immunitario a riprendere il pieno controllo delle proprie funzioni, pesantemente alterate proprio dal ruolo tossico di precisi inquinanti.

In Armonia troverete: • Il tiglio: gli effetti benefici di questa pianta, dati dall’azione rilassante e calmante gli stati d’ansia, derivano dai principi naturali delle sue inflorescenze e dall’alburno. • La valeriana: pianta ricca di oli essenziali ed alcaloidi che esercitano un effetto attivo benefico sul sistema nervoso. Inoltre, favorisce la riduzione dell’aggressività. • Il biancospino (Crataegus oxyacantha L.): conosciuto per le proprietà modulanti sul sistema nervoso centrale, riduce emotività e stati di tensione. • Il triptofano: aminoacido importante perché precursore della serotonina, neuro-trasmettitore del sistema nervoso coinvolto nella regolazione dell’umore. • La Teanina: aminoacido, contenuto nel tè verde, noto per la benefica capacità modulante il temperamento. • Melograno del Caucaso: apporta in modo naturale polifenoli che contrastano l’ossidazione dei lipidi e l’azione dannosa dei radicali liberi. Possiede naturali acidi grassi essenziali oleico e linoleico, indispensabili per l’organismo.


Scuola d’interazione uomo-animale Direttore: Roberto Marchesini Sede Nazionale: via Ca’ Bianca, 40015 Galliera (BO) Cell 340 2513890 - Fax 051 0822156 e-mail: info@siua.it www.siua.it

Siua nasce nel 1997, fondata da Roberto Marchesini, suo attuale direttore, in qualità di Istituto di ricerca e applicazione della zooantropologia. La Scuola è di fatto l'esito di una ricerca sviluppata dal suo fondatore nel corso degli anni '80 sui caratteri della relazione tra l'uomo e gli altri animali e sui benefici che tale incontro produce. L'approccio relazionale si affianca a una concezione cognitiva nella spiegazione del comportamento, un approccio che modifica molti ambiti applicativi, quali per esempio la didattica in cinofilia. Nasce così la metodologia cognitivo-zooantropologica, un approccio fondato e sviluppato in Siua. A oggi la Scuola ha centri in tutto il territorio nazionale e all'estero, con una rete di operatori qualificati a sviluppare in tutti gli ambiti tale approccio. Siua si conferma come un polo di eccellenza nella ricerca, nella rete di servizi che mette a disposizione sui territori e soprattutto nella sua grande esperienza in ambito di formazione professionale. Siua realizza corsi di formazione per operatori e per professionisti che vogliono acquisire competenze come educatori e istruttori cinofili, come operatori di zooantropologia didattica e di pet therapy. ISBN 978-88-87690-17-0

Siua consiglia: Apeiron www.forza10.com

Editoria e comunicazione srl via Belle Arti, 40 - Bologna

9 788887 690170


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