Chiusura Daga

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SABATO 29 settembre 2012 PAGINA 25

l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: piana@calabriaora.it

PORTO

OSPEDALI

AUTORITA PORTUALE 0966 588637 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 DOGANA 0966 765369 GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 VIGILI DEL FUOCO 0966 52111

GIOIA TAURO

FARMACIE 0966 52203

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CITTANOVA

0966 660488

OPPIDO

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POLISTENA

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TAURIANOVA

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CINEMA

Gioia Tauro

Rosarno

Ioculano 0966 51909 Rechichi 0966 52891 Tripodi 0966 500461

Alessio 0966 773237 Borgese 0966 712574 Cianci 0966 774494 Paparatti 0966 773046

Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi

0966 479470 0966 22742 0966 22692 0966 22897 0966 22651

Taurianova Ascioti 0966 643269 Covelli 0966 610700 D’Agostino 0966611944 Panato 0966 638486

Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso

il militare dell’Arma lo apprende durante il processo

«Favorì i Pesce»: indagato il maresciallo Frisina L’ex comandante della caserma dei carabinieri di Rosarno, il maresciallo Alfonso Frisina, è indagato dalla Dda di Reggio Calabria per favoreggiamento aggravato dall’art 7 per avere favorito la cosca di ’ndrangheta Pesce di Rosarno. Il sottufficiale lo ha scoperto ieri, durante il processo ai presunti boss e gregari della cosca, chiamato a testimoniare dal-

la difesa dell’ex carabiniere Carmelo Luciano, imputato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Prima che il maresciallo iniziasse a parlare, il pm della Dda Alessandra Cerreti si è alzata e ha comunicato al Tribunale che il militare è indagato. Dopo la nomina di un difensore d’ufficio, Frisina, ha deciso di rispondere alle domande.

Nel corso dell’interrogatorio, rispondendo alle domande del pm, è emerso che uno dei figli del maresciallo ha lavorato sino a due anni fa alle dipendenze di una società di trasporto merce che secondo l’accusa sarebbe in mano ai Pesce, mentre l’altro figlio lavora in un’altra società sequestrata dalla magistratura perché ritenuta di proprietà di un’altra co-

REQUIEM per il Daga Chiuso da ieri il carcere modello per il recupero dei detenuti LAUREANA DI B. S’infrange il sogno del compianto provveditore Paolo Quattrone. Il sogno di un carcere che puntasse al reale recupero dei detenuti attraverso il lavoro e la responsabilità. Lanotizia, che lascia basiti, è che il carcere modello “Daga” di Laureana di Borrello è ormai pronto a chudere i battenti, in base ad un accordo tra il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il provveditorato regionale amministrazione penitenziaria Calabria. La decisione è stata resa nota dalla segreteria generale del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Il provvedimento, per quanto si è potuto apprendere, dovrebbe avere carattere provvisorio, ma immediato, prevedendo già da subito il trasferimento, con dislocamento nei vari istituti di pena della regione, dei diciannove detenuti attualmente reclusi a Laureana di Borrello. Il provvedimento sembra essere motivato con la necessità di far fronte alla carenza di personale che l’amministrazione penitenziaria cerca di tamponare per garantire il regolare svolgimento d’importanti processi a rischio per l’impossibilità della polizia penitenziaria a tradurre i detenuti in udienza. Certo, diventa difficile poter credere che un così annoso problema che investe tutta la pubblica amministrazione possa essere anche mi-

sca, quella dei Commisso. Il pm ha anche fatto notare all’indagato che non poteva dire di avere arrestato esponenti della cosca Pesce perché le operazioni sono state condotte dai carabinieri del Ros ed i militari dei comandi territoriali sono stati impiegati a supporto nella fase operativa ma non nel corso delle indagini.

cronaca

Cittanova, Magnoli beccato con la marijuana in casa Ancora un arresto, ieri mattina, per produzione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. La scoperta è stata fatta dagli agenti di polizia della sezione investigativa di Gioia Tauro, guidata dal vice questore aggiunto Stefano Dodaro, e dai colleghi del commissariato di Cittanova, nel corso di una perquisizione avvenuta in casa di Giuseppe Magnoli, a Cittanova. All’interno dell’abitazione dell’uomo, è stata ritrovata della cannabis, suddivisa in diversi barattoli in vetro, nascosti in un armadietto. 12 grammi nascosti in due diversi barattoli, 14 in un altro, 10 in un altro e 0,4 in un altro ancora, per un totale di 48,4 grammi. All’interno di alcuni barattoli l’uomo nascondeva anche delle cartine in alluminio utilizzate per il confezionamento e dei sacchetti trasparenti. La perquisizione degli agenti di polizia non si è fermata all’interno dell’abitazione ma è proseguita in un appezzamento di terreno, sempre di proprietà di Giuseppe Magnoli, in contrada Nina, alla periferia di Cittanova. Il terreno era coltivato e vi era anche una pianta di cannabis indica, alta circa un metro e mezzo, già in fioritura, del peso di 88 grammi circa. Immediatamente la polizia ha proceduto con l’arresto di Giuseppe Magnoli ed informato di quanto accaduto la Procura della Repubblica di Palmi, nella persona del sostituto procuratore Enzo Bucarelli, il quale ha disposto il trasferimento in carcere a Palmi dell’uomo. VIVIANA MINASI piana@calabriaora.it

PAROLE PAROLE PAROLE... La visita dell’ex ministro Alfano che esaltò il Daga nimamente tamponato con le venti unità in servizio alla casa di reclusione di Laureana di Borrello. La preoccupazione che si respira però è che il provvedimento, presentato come temporaneo, possa poi tramutarsi in definitivo. Nella struttura resteranno, almeno per i prossimi giorni, poche persone dell’amministrazione per la chiusura delle pratiche in itinere, compresa la direzione, per poi essere ulteriormente dislocati in altri istituti. L’amministrazione comunale, appresa la notizia, si è subito preoccupata di sentire la direzione ministeriale dell’amministrazione penitenziaria, nonché il provveditorato regionale, per cui si è

appreso che ci saranno degli incontri nei prossimi giorni proprio per scongiurare che l’attuale provvisorietà diventi definitiva. Come si sa il complesso penitenziario di Laureana di Borrello, fiore all’occhiello dell’amministrazione, comprende nel suo interno un grande impianto di serre cultura oltre a grandi laboratori di falegnameria che consentiva il lavoro ai detenuti e la fornitura di arredo per altri istituti. Da sempre è stato aperto ad ogni iniziativa socio-culturale in un lungimirante percorso di rieducazione e reinserimento dei detenuti, seguendo quel modo nuovo ed innovativo di pensare la detenzione come una comu-

nità. Tra gli altri, una numerosa delegazione del sistema carcerario Thailandese nel 2008, accompagnati da Quattrone, scelse il “Daga” capirne il sistema di pena attenuata. Non si contano i politici giunti a Laureana nel corso degli anni, evidentemente a fare passerella, addirittura con due ministri della Giustizia, prima Roberto Castelli che lo ha inaugurato e poi Angelino Alfano, quando nel visitare l’istituto il 12 ottobre 2009 disse: «Oggi ho la conferma che questo istituto è un modello da esportare nel resto del Paese», aggiungendo che «un altro carcere è possibile». Salvatore Larossa

la precisazione Avuto riguardo all’articolo apparso a pagina 27 dell’edizione del 20 settembre con il titolo “Il pm Iglio interroga i fratelli di Remo”, relativo al noto episodio di violenza avvenuto nella notte del 29 agosto scorso a Rizziconi che ha visto l’uccisione di Remo Borgese e dei suoi due figli Antonino e Francesco, si contesta quanto affermato. Infatti, il pm di Palmi Luigi Iglio non ha mai interrogato né tantomeno ha mai notificato alcuna richiesta di interrogatorio ai fratelli Borgese. Avvocato Pietro Barrese


LUNEDÌ 1 ottobre 2012 PAGINA 15

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piana ambiente

La Cgil denuncia: «Tentato il suicidio da un lavoratore»

Un tentativo di suicidio legato all’infinita e drammatica vertenza di Piana Ambiente. E’ quanto denunciail segretario della Filcams-Cgil della Piana Valerio Romano, sottolineando ancora una volta lo stato di esasperazione delle maestranze. «E’ avvenuto verso le 20- riferisce Romano- il lavoratore è stato fortunatamente visto da un collega mentre tentava di buttarsi in acqua sul lungomare di Gioia. Quindi l’uomo è stato tratto in salvo, e sul posto è arrivata la polizia». Il lavoratore in questione, D. S., ha 56 anni, con moglie e figli a carico. «Abbiamo ricostruito quanto accaduto- spiega Romano- il lavoratore ci ha spiegato di non avere un euro in tasca, visto che l’ultimo pagamento per tutti gli ex di Piana Ambiente risale a giugno, e che per questo motivo oggi pomeriggio (ieri per chi legge, ndr) ha avuto l’ennesima discussione in famiglia. Ci ha anche raccontato di non essere riuscito a pagare neppure i libri di scuola alla figlia». Insomma, un caso personale, per fortuna non sfociato in tragedia, ma che Romano sottolinea come la “spia” di un malessere più ampio. Rimane infatti estremamente precaria la situazione degli oltre cento lavoratori dell’ex mista, oggi in liquidazione, che si occupava della raccolta rifiuti in quasi tutti i Comuni della Piana. Dopo mesi di trattative, solo 12 lavoratori sono stati ad oggi riassorbiti in un bando dal Comune di Rosarno (peraltro con una valanga di ricorsi da parte degli esclusi che hanno contestato i criteri adottati) mentre per tutti gli altri non esistono ancora garanzie di futuro vista la lentezza con cui i Comuni si stanno riorganizzando nel comparto. «Proprio nei giorni scorsi- ricorda Romano- abbiamo organizzato nuove proteste per chiedere tempi più celeri e modalità certe per il riassorbimento. Si tratta di lavoratori che hanno svolto sempre il loro servizio con impegno, e ora non possono essere scaricati dall’oggi al domani. Vorrebbe dire mandare alla fame un centinaio di famiglie, come dimostra purtroppo il tentativo di suicidio messo in atto». Francesco Russo

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Chiusura “Daga”, Acerra choc: «Riaprirà a processi conclusi...» Laureana, la versione del provveditore non convince il Comune POLEMICA Il carcere “Luigi Daga” di Laureana e, accanto, il sindaco di Laureana Paolo Alvaro. Monta la protesta contro la chiusura di una struttura modello per il recupero dei detenuti, misura provvisoria ma le cui motivazioni ufficiali non convincono

Comincia a delinearsi un quadro diverso da quello che ufficialmente si vuole dipingere, dopo la chiusura “sic et simpliciter” della casa di reclusione “L. Daga” che è stato sin dalla sua istituzione la casa di reclusione “modello” per l’intero sistema penitenziario italiano. Nel momento storico di massima difficoltà del sistema penitenziario per superaffollamento, tanto da prevedere altri nuovi carL’incontro ceri, appare poco convinè stato richiesto cente la motivazione della chiusura del “Daga”, dal Comune per né rassicura l’incontro avere dei tra l’amministrazione cochiarimenti munale e il provveditore regionale Salvatore Acerra che parla di provvisorietà, e di ripristino non appena finiranno i processi: come se in Calabria i processi importanti potessero mai finire. E’ dura, in effetti la nota del comune, che considera la decisione un altro paradosso italiano, dove per cercare di tamponare un sistema “malato” si utilizzano le parti dell’unico sano.

«Questa Amministrazione Comunale si chiede “cui prodest” e se, dietro un petizione di principio, non si nascondano altri interessi». Il sindaco e la sua maggioranza, quindi, si dicono «fermamente convinti che quella usata nei confronti di un’intera comunità penitenziaria e non, sia una scelta scellerata, incivile ed incostituzionale e, pertanto, esprimiamo la nostra contrarietà ed il nostro disappunto nella speranza che, in questa lotta civile che non ha nulla di campanilistico, si possa trovare un’eco ridondante di solidarietà capace di bloccare questa enorme ingiustizia verso una istituzione che aveva raggiunto i veri obiettivi della rieducazione». Nota alla quale si è aggiunta quella della Conferenza regionale volontariato giustizia, la quale operava nel “Daga” con i suoi volontari. «Il carcere di Laureana- si legge- mirava proprio a creare un argine tra i giovani e la malavita. La sua chiusura, concretamente e al di fuori dei discorsi ufficiali, a chi interessava? Facciamo un serio esame di coscienza, non prendiamo in giro

nessuno». Si assiste a numerose prese di posizioni in campo politico e sociale, mentre si tenta la via diplomatica da parte dell’amministrazione comunale, interessando ed informando le alte sfere del sistema carcerario italiano. La vicenda è stata resa nota, denunciandone il paradosso, alle più alte cariche dello Stato, compreso il presidente della Repubblica. Monta la protesta, naturalmente, non tanto campanilistica, ma dai risvolti civici, che sta interessando la gente comune, perché il sistema carcere è un “dramma nel dramma” come denunzia il gruppo Sel. Si attendono risposte, prima di scendere in piazza, ci fanno sapere in Comune, mentre sono state interessate le grandi testate nazionali come Striscia, Le Jene, Report, Brontolo e altre che nel corso degli anni di attività hanno portato alla ribalta nazionale la struttura Laurenese proprio per il suo carattere d’eccellenza e di successo nel reinserimento dei detenuti, abbattendo la recidività. Salvatore Larocca

SINOPOLI

Caserma carabinieri, il Comune chiede una nuova sede alla Provincia Il comune di Sinopoli invoca una soluzione rapida sulla vicenda della caserma dei Carabinieri. La giunta comunale, guidata dal sindaco Luigi Chiappalone ha inviato un sollecito alle istituzioni coinvolte, in primis la provincia. «Da oltre sei mesi la caserma dei Carabinieri di Sinopoli è stata chiusa per vetustà dell’edificio e il Comando Stazione di Sinopoli trasferito, in via “provvisoria” presso i locali della caserma di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Il sindaco ha rappresentato agli enti competenti, fin dai primi giorni del suddetto trasferimento, l’importanza fondamentale e imprescindibile del ripristino della caserma nel territorio comunale. Il servizio di controllo svolto dal personale della Stazione di Sinopoli, pur se intenso e puntuale, effettuato anche con grossi sacrifici, non potrà mai garantire la massima efficienza e tempestività anche perché, facilmente controllabile dato che vi è un’unica stra-

da di collegamento tra il luogo di residenza e quello di servizio». L’amministrazione, pertanto, ha chiesto lumi alla provincia, visto che proprio quest’ente «ha ufficiosamente e informalmente manifestato l’intendimento di realizzare una nuova caserma». A tutt’oggi non vi sono riscontri effettivi e concreti, spiegano dal palazzo municipale sinopolese, «se non una semplice comunicazione di cortesia pervenuta dal Presidente dell’Amministrazione Provinciale in data 27 marzo 2012, ovvero non sono stati adottati e/o comunicati a questo Ente provvedimenti specifici». La giunta Chiappalone, quindi, chiede all’amministrazione guidata da Giuseppe Raffa «un riscontro formale e concreto in merito alla più volte rappresentata richiesta ed esigenza di realizzazione di una nuova caserma dei Carabinieri in Sinopoli». do. ma.


SABATO 6 ottobre 2012 PAGINA 26

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Da Laureana la politica unita contro la chiusura del Daga Nel Consiglio di ieri sera deliberato il documento ufficiale LAUREANA DI BORRELLO

Consiglio comunale aperto sull’urgente e sollecita necessità di deliberare un documento che formalizzasse la volontà, oltre alla necessità, non solo dell’intero territorio pianigiano, ma della Calabria intera, della riapertura della casa di reclusione “L.Daga”. Documento votato all’unanimità dal consesso laureanese davanti ad una platea con i massimi esponenti politici calabresi, oltre a quasi tutti i sindaci della Piana di Gioia Tauro. Un fatto che non risponde a nessun campanilismo o pennacchi da indossare, ma che diventa testimonianza di una di-

gnità che l’umanità del detenuto rivendica, oltre ad essere dettato costituzionale, oltre alla valenza testimoniale di una terra bistrattata e abbandonata. Durissimi gli interventi che si sono susseguiti dopo i capigruppo, con il rappresentante del Sappe che ribadisce la banalità delle motivazioni addotte, ribadendo una carenza nazionale di oltre 5000 uomini nelle fila della penitenziari. Don Pino Demasi, rappresentando la chiesa diocesana, si è soffermato sulla necessità sociale del “Daga” sottolineando, però, «la debolezza della politica calabrese, che soccombe a ogni sorta di decisione che arrivano dall’alto». Non usa

mezzi termini Doris Lo Moro, additando il Dap, quale responsabile «di ogni sorta di trama al buio di un dietro le quinte tra inquisiti, collusi e faccendieri, approfittando di un “vacatio” dalla morte di Quattrone». Un problema di cui ne ha sollecitato per ben due volte la soluzione con la dovuta nomina, senza risposta. Entra nello specifico del fallimento dell’intero piano carcerario nazionale, Pietro Fuda, con la bocciatura da parte della Corte dei Conti, per tutta una serie di diseconomie, affari e malaffare, che la chiusura del “Daga” potrebbe, come si auspica, diventare un fatto scottante per l’intero sistema. Unamine e corale le

voci di disappunto e di proteste, da Gianni Nucera, Calderolo Imbalzano, Nino De Gaetano, Mario Nasone, Demetrio Battaglia, Nino Calogero, Enzo Musolino che si sono aggiunti alle tantissime testimonianze. Significativa la testimonianza del parroco Don Cecè Feliciano che, oltre alla necessità di una reazione comune, rivela un passaggio, sconosciuto ma significativo. «Il Vescolo Milito - dice - al suo insediamento ha rappresentato la necessità di visitare le comunità carcerarie, per cui era stata fissata la sua visita al “Daga”. Il sette settembre scorso, in tempi non sospetti quindi, la visita del Vescovo è stata annullata con

una telefonata a data da destinarsi». Drammatica, per diversi aspetti, la testimonianza della mamma di un detenuto trasferito. Non ha dubbi Renato Bellofiore, sindaco di Gioia Tauro, che «il “Daga” è un elemento indispensabile per la Piana e come tale dovrà essere motivo di lotta comune, ognuno a rappresentanza e difesa dell’interezza del territorio, spogliandosi da interessi di partito e del particolare, unendo le forze. Sotto questo profilo - dice - oggi il “Daga” potrebbe, o forse dovrebbe, essere motivo di un’unione forte e comune del comitato dei sindaci, e far sentire una sola voce». Salvatore Larocca


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SABATO 6 ottobre 2012

calabria

ora

P I A N A

l’approfondimento CRONOLOGIA A destra il discorso di Castelli nel giorno dell’inaugurazione; i sindaci lo stesso giorno; nella foto centrale da sinistra la Marcello, Alfano e Quattrone; Ceravolo durante l’intervista; in basso 5 detenuti diplomati

Quando l’utopia di un carcere “altro” si trasformò in realtà

dietro l’ufficialità

Dall’intuizione del compianto Quattrone l’incompiuta divenne modello di umanità

Il penitenziario venne inaugurato nel 2004 dal ministro della Giustizia Castelli I cancelli si aprirono dopo ben 21 anni dalla posa della prima pietra nel 1981 Seguono 5 anni di crescita in cui il Daga riceve apprezzamenti anche fuori dall’Italia Diviene così un modello di carcere da esportare Dai prossimi mesi infatti con l’istituzione del cosiddetto “regime ordinario aperto” il modello Daga diverrà effettivo in tutte le carceri italiane

Si avviava a diventare l’ennesima cattedrale nel deserto, poi, dopo molti anni, venne la casa di reclusione “Luigi Daga”. La sua storia parte dal 1981, quando il ministero finanziò una casa mandamentale che sostituisse il vecchio complesso dell’ ex convento dei Frati Francescani, il circondario della pretura di Laureana. Per 20 anni, però, solo un susseguirsi di piccole opere, l’ultima registrava il disfacimento della precedente e ad ogni tornata elettorale diventava il cavallo di battaglia da cavalcare a tutti i livelli per poi tornare nel dimenticatoio. E’ nel 2002, dopo ben 21 anni dalla posa della prima pietra, che arriva la svolta. La nuova amministrazione comunale, guidata da Domenico Ceravolo, contatta sia il Ministero della Giustizia sia il Dap di Catanzaro, sollecitando una soluzione per quella bruttura in totale abbandono, che sovrastava l’altura della contrada Macello, e che aveva inghiottito tante risorse pubbliche. Dopo diversi contatti, nel 2003 si presentò in comune Paolo Quattrone, dicendo al sindaco Ceravolo di essere il provveditore dell’amministrazione penitenziaria, chiedendo di vedere l’opera segnalata. Iniziò allora una forte collaborazione tra i due, sicuramente d’intenti, e diretta-

mente dallo studio del sindaco Quattrone parlò al telefono con il ministero, anticipandone un progetto innovativo. Rassicurò l’amministrazione comunale, preannunciando una relazione favorevole. Si fecero tante ipotesi, tra il funzionario ed il sindaco: dal carcere femminile a quello per condanne sotto i 3 anni, a carcere per detenuti a bassa pericolosità. L’intuizione definitiva fu geniale: il provveditore Quattrone, rifacendosi a quei principi fondamentali della Comunità Incontro, ne immagina una casa di reclusione dove il recluso, giovane dai 18 ai 34 anni, s’impegna con l’amministrazione penitenziaria, per un percorso di recupero, lavorando alle dipendenze dell’Amministrazione e imparando delle professionalità utilizzabili, poi, nel mondo del lavoro e, nel contempo, ne attenui la pena. Il 4 maggio del 2004, l’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, accompagnato dai massimi vertici del Dap e dalla politica territoriale, inaugura la struttura, affidata alla direzione di Angela Marcello. Seguono 5 anni di crescita, sotto la supervisione di Quattrone, fino ad essere considerato un modello esemplare da esportare e che aveva suscitato interesse e apprezzamento a livello nazionale ed in-

ternazionale. Nella casa circondariale “Daga” si sconta una pena, restando pur sempre detenzione, ma lavorando, e venendo regolarmente pagati, nelle grandi serre, o nella falegnameria, o in attività extramurali, in apicoltura o in servizi interni. Nella struttura si va a scuola, si può prendere il diploma di scuola media e di scuola media superiore, si fa teatro, si fanno corsi, ma principalmente si abbatte la recidività: al Daga si ferma al 10% contro un severo e persistente 70% del resto del paese. Il successo del sistema “Daga” viene attestato dai numeri delle attività lavorative svolte nel corso degli anni, che ha visto la realizzazione di manufatti per le carceri di Cosenza, Lamezia Terme, Locri, Reggio, Rossano, con arredi completi per aree verdi, sale colloqui, fioriere in legno ed in ceramica, infissi, sedie, panchine. Incredibile l’attività apistica che con 15 arnie si riusciva a produrre fino a 100 chili di miele. Un progetto innovativo, che ne consacra il suo successo anche attraverso il reinserimento nella società dei detenuti rilasciati a fine pena e che trova compimento nelle parole del ministro Alfano che lo considera, nella sua visita del 2009, «modello da esportare». Ed è un modello che non tarda, in effetti, di essere esportato, già dai prossimi mesi, con l’istituzione del regime ordinario aperto, in tutte le carceri italiane, come previsto dalla circolare 25 novembre 2011 – del capo dipartimento del Dap – rubricata: “ Modalità di esecuzione della pena. Un nuovo modello di trattamento che comprenda sicurezza, accoglienza e rieducazione”. Il paradosso è che mentre diventa modello per il sistema nazionale, il Daga chiude i battenti, ma solo temporaneamente... SALVATORE LAROCCA piana@calabriaora.it

La chiusura a tempo che viene da lontano Sembra un fulmine a ciel sereno, quello abbattutosi sul “Daga”, ma forse non lo è. La struttura ufficialmente è stata chiusa per tamponare una serie di difficoltà legate alla mancanza di personale per i trasferimenti dei detenuti ai processi. Uno scenario che se a qualcuno pare credibile, ai più fa sorgere una serie di dubbi e perplessità, soprattutto se si analizzano i dati dell’attività del “Daga” negli ultimi anni. Il primo dato allarmante è la costante diminuzione dei detenuti che, seppur richiesto il rimpiazzo dei rilasciati, nella cronicità del sovraffollamento, nel corso degli ultimi 3 anni è stato disatteso. La crisi economica è l’occasione per dimezzare il monte ore destinato al lavoro dei detenuti, sul finire del 2010, che costringe la direzione a garantire il possibile con delle rotazioni. Uno scenario che l’allora sindaco Ceravolo avverte, dichiarando nella nota trasmissione di Rai 3 “Brontolo”: «Dalla mancanza del provveditore Quattrone, si avverte un latente abbandono della struttura da parte della direzione centrale». Una dichiarazione ad effetto per chi avrebbe dovuto capire. Era febbraio 2011, da lì a poco le attività lavorative del “Daga” si fermano del tutto: i laboratori si chiudono, comprese le grandi serre. Solo attività formative in aula, concesse in forma gratuita o di volontariato. «Quella dichiarazione - dice Ceravolo oggi - nasceva dalla conoscenza delle storie dei protagonisti che andavano ad amministrare, dopo la scomparsa di Paolo Quattrone. Un fatto estremamente grave che sconvolge e banalizza ciò che è stato esempio non solo per l’Italia». E’ risaputo che la direzione del “Daga” era pervenuta, in questi ultimi tempi, ad una serie di convenzioni per l’affidamento e la gestione a cooperative sociali e consorzi del grande impianto serre vivaistico, oltre al grande ed attrezzato impianto di falegnameria, prevedendo l’assunzione dei detenuti. Per tale importante sbocco delle attività all’interno della struttura, sembra non essere arrivata l’autorizzazione da parte dei vertici del Dap. La potenzialità dei laboratori di falegnameria è confermata, per l’anno in corso, dalla grande fornitura commissionata dal Ministero per gli arredi della casa circondariale di Crotone, consegnata nella primavera scorsa. Se oggi, a quanto sembra, vengono smontati anche gli arredi della casa di reclusione, tutto ciò sembra la chiusura di una strategia già decisada tempo. Se oggi, quindi, si conoscono i nomi di quanti hanno remato a favore dell’istituto nel corso di questi anni, sarebbe importante capire se, e chi, ha invece remato controcorrente, dal 2010 ad oggi. sa. la.


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