DOMENICA 9 febbraio 2014
20 P I A N A
l’ora della calabria
“Luigi Daga” L’istituto modello nel dimenticatoio... «Era un ragazzo tranquillo, niente faceva presagire che…» queste le solite poche battute a cui “dover” credere, quando si tratta si vicende che avvengono nelle carceri, isole infelici, sempre molto, tanto, lontane dal comune pensare, del vivere la quotidianità, se non si ha nulla che ci avvicini, che c’interessi, nessuno a cui pensare tra quelle mura. Ma quando poi succede che l’ennesimo detenuto, di 37 anni, si suicidi nel carcere di Vibo Valentia, non si può far altro che credere alle note diramate, come se emergessero da una sorta di fitta nebbia, dove solo gli addetti ai lavori possono avere accesso. Un uomo che svolgeva anche attività lavorativa nel penitenziario di Vibo, dove i detenuti sono 310, 170 dei quali appartengono al circuito di alta sicurezza, mentre la capienza è di 274 posti. Una situazione carceraria, quella calabrese, che non si riesce bene a capire e ad inquadrare, nel senso dell’emergenza del sovraffollamento, presentando sfaccettature contrastanti. Viene subito da pensare alla casa di reclusione “L.Daga” che, dopo la sua “forzata” riapertura, sembra essere piombata in una sorta di limbo, smembrata nella sua idea originaria, tra attività che dovrebbero partire e non partono, riconversioni che non riconvertono e detenuti che non arrivano. Struttura nuova, completa di ogni necessario ausilio per una detenzione giusta e umana, nel rispetto di principi fondamentali dell’umanità, con 34 celle adatte per due persone estendibili a tre senza necessità d’interventi, come confermato dai vertici Dap, ma che si preferisce mantenere sottoutilizzato a soli 30 detenuti filtrati da altra nuova struttura, e sottoutilizzata, come Arghillà. Sessanta in meno, tanti quanti il doppio di quelli che sovraffollano Vibo. Sessanta storie da badare e d’ascoltare, di cui si sarebbe potuto alleggerire il personale di Vibo. Sessanta volti sui quali si potrebbe leggere con chiarezza, o almeno tentare, la richiesta di aiuto, quel probabile volto, come l’ultimo suicida, su cui c’era scritta l’ansia , la sofferenza. Rifacendosi a quei volti Starobiskiani, per cui in «prima approssimazione è il volto a rivelare lo stato di vigilanza, su cui si può leggere talmente tanto che si è tentati di credere che vi si possa leggere tutto. Se l’uomo è il compendio del mondo, la faccia è il compendio dell’uomo», se qualcuno li guarda, se gli si da la possibilità di essere guardati, ascoltati, altrimenti rimarrà che «niente faceva presagire», per chi è fuori, lontano, assente, ma non certamente per la loro famiglia. Salvatore Larocca
Il Sul boccia senza sconti la sanità scopellitiana. «Nel 2010 – scrive il Sindacato unitario dei lavoratori - le branche mediche nella Piana erano così distribuite: 81 posti letto di Medicina (23 a Taurianova, 18 a Polistena, 20 a Oppido Mamertina e 20 a Palmi); 16 di Cardiologia (8 a Gioia Tauro e 8 a Polistena); 8 di Terapia intensiva cardiologica (a Polistena); 10 di NePer il sindacato frologia (a Palmi). Nel settembre Reggio città 2013, prima del Piano di rientro Scopelliti, avevano 30 posti letto di avvantaggiata Medicina Polistena e 14 Gioia Taurispetto alla ro. Oggi la dotazione posti letto di provincia Medicina è di 20 a Polistena e 12 a Gioia Tauro con un’ulteriore taglio di 12 posti, a ciò si aggiungono i tagli di 8 posti letto di Cardiologia di Gioia Tauro, e 4 di Nefrologia (ulteriori 24 posti letto in meno). In sintesi sono stati cancellati 49 posti letto di Medicina, 8 di Cardiologia e 10 di Nefrologia». Il segretario regionale Sul Pubblico impiego Giuseppe Gentile prosegue nella critica alla gestione del presidente della Regione: «Raffrontando questo dato alle esigenze reali del territorio pianigiano, dovuto a un incremento di richieste provenienti dai Pronto Soccorso, troviamo una carenza di posti letto superiore al 50% del fabbisogno. L’effetto di tale carenza non è il risparmio ma, al contrario, ci consegna un report negativo di grande rilevanza sociale ed economica. Da un lato si colloca l’aggravio di spesa dovuto ai continui trasferimenti verso altre regioni (spese vi-
ve del trasferimento e mobilità passiva della regio- SVUOTATI ne Calabria), dall’altro, a fronte di un diritto nega- L’ospedale to, troviamo il disagio dell’ammalato articolato a di Polistena sua volta su due profili, il primo riguarda l’allonta- e quello di Gioia Tauro namento dell’ammalato dal proprio nucleo familiare; il secondo aspetto attiene a una falsa lettura del piano di rientro, perché, mentre si taglia per risparmiare, si spende di più per far curare fuori regione». Per il sindacato poi emerge una discriminazione territoriale nel progetto sanitario del governatore: «A Reggio Calabria città, per lo stesso bacino di utenza, si dispone di 272 posti di branca medica, pur tuttavia insufficienti perché si emigra fuori regione, contro i 48 posti rimasti aperti sulla Piana. E allora, non possiamo credere a nessuna delle promesse e alle carte scritte e sottoscritte ai vari livelli istituzioIl segretario nali se non, prima, sarà data pari diGentile: gnità ai territori della provincia di Reggio Calabria – conclude Gentile «Prima di tutto - Forse i nostri rappresentanti polipari dignità tici si sono dimenticati che tutto ai territori» cresce e si evolve in funzione dei diritti offerti dal territori. Tutto il resto è risaputo ed occupa continuamente le testate d’informazione con la loro grande funzione educativa ma, probabilmente non tutti i detentori del potere gestionale pubblico ne hanno compreso la grande valenza storica». MAURO NASTRI piana@loradellacalabria.it
“Non solo moda”, torna in libertà Gaetano Condello Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato la misura degli arresti domiciliari