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sabato 11 aprile 2015
cronache del garantista
iana
piana@ilgarantista.it
LA STORIA
Donna tenta il suicidio Un uomo la salva mentre si lancia dal ponte Vacale
Grazie all’aiuto di un anziano e di due ragazzi, il giovane riesce a prenderla quando si è lasciata cadere nel vuoto SALVATORE LAROCCA Avrebbe dovuto essere un giorno qualunque, quello di martedì scorso, forse solo un po’ più pesante per il rientro dalle feste pasquali, per F.C. giovane dipendente pubblico in servizio a Laureana di Borrello, che al solito, verso le 13, fa rientro a casa, percorrendo la SP 56, verso la propria abiEROE PER CASO tazione in L’uomo stava tornando un importante centro a casa da Lauerana di Borrello dove lavora in pianigiano. Giunto, inun ufficio pubblico vece, nei come impiegato pressi del ponte sul torrente Vacale, poco prima dell’incrocio verso Rosarno, la sua giornata si trasforma in quella che potrebbe essere una scena cinematografica. Sul ponte, al di là della barriera del guard-rail, una giovane donna è in equilibrio tra il bordo del ponte ed il vuoto. Sembra un flashback più che una scena
reale, non avrebbe nulla da fare qualcuno lì. F.C. frena e si precipita fuori dall’auto, si avvicina alla donna e la invita a risalire il guard-rail e tornare sulla strada. La donna, però, è come se non sentisse, nemmeno si accorge del giovane che gli tende la mano, come se avesse degli auricolari e non risponde. Continua a guardare il vuoto dove, ad una diecina di metri, scorre il torrente Vacale, ricoprendo completamente il greto per le abbondanti piogge dei giorni precedenti. Accortosi dello stato confusionale della ragazza, F.C. le prende un braccio e fa di tutto per fermare un’auto in transito. Si ferma un anziano signore che si avvicina e chiede cosa stesse succedendo, non immaginando il perché quelle persone si trovassero sul ponte. Appena l’anziano si avvicina, F.C. lo invita a chiamare il 113, spiegando che la ragazza, a quanto sembra, vuole suicidarsi. Nel mentre si cerca di chiamare le
“SANT’ANNA”
La Cassazione annulla l’ordinanza di Bellocco Tdl dovà ripronunciarsi
Domenico Bellocco
Ritorna al vaglio di un nuovo collegio del Tribunale della Libertà di Reggio Calabria la posizione di Domenico Bellocco, classe 1987, coinvolto nell'operazione della Dda denominata “Sant'Anna”. Lo ha deciso la sesta sezione penale della Cassazione che ha accolto il ricorso degli avvocati Guido Contestabile e Gianfranco Giunta e ha annullato con rinvio l'ordinanza emessa dal Riesame il 17 settembre 2014. Ora toccherà a un nuovo collegio valutare sia le esigenze cautelare che gli indizi di colpevolezza addebitati al giovane. Nel frattempo Bellocco si trova imputato in abbreviato e per lui il pm antimafia Matteo Centini ha chiesto al gup Olga Tarzia oltre 10 anni di carcere. L'indagine “Sant’Anna” scaturisce dagli esiti di due distinte inchieste dei carabinieri. La prima ha riguardato la cattura dell’allora latitante Giuseppe Pesce, detto “Testuni”, reggente dell’omonima cosca dopo la cattura del fratello maggiore Francesco cl.1978; la seconda, nei confronti di Umberto Bellocco e altri sodali al clan fondato dall’anziano boss.
forze dell’ordine e di convincere la ragazza a desistere dal suo intento e ritornare in strada, la stessa si lascia andare nel vuoto a peso morto. In un baleno F.C. riesce a prenderle il braccio con entrambi le mani che già teneva, rischiando di essere trascinato giù. Il fatto di non aver scavalcato il guard-rail, di fatto, ha salvato la vita ad entrambi, potendo far forza, chinandosi con estremo sforzo, proprio sul supporto di ferro, con le naturali conseguenze, riuscendo a trattenere la ragazza per qualche minuto, facilitato dal suo essere esile. L’anziano automobilista che si era fermato, pur nel panico della scena, riesce a far fermare un’auto in transito dalla quale scendono due giovani e si precipitano verso i due, afferrando uno F.C. e l’altro la ragazza che insieme riescono a tirare su. Attimi di pura follia, accompagnati da smarrimento per il pericolo scampato e F.C. chiama il 113 che non
Il ponte sul fiume Vacale dove la donna alcuni giorni fa ha tentato il suicidio gettandosi nel vuoto avevano avuto il tempo di fare. Un lieto fine di ciò che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia, ma il paradosso arriva quando, nel mentre si aspetta la polizia, la ragazza, senza dir nulla, fa autostop e se ne va, piantando lì chi gli ha salvato la vita. Una giovane donna, dice F.C., sui trentacinque anni, probabilmente straniera, che quando gli chiede, «ma dove vai» risponde solo «a casa a Barbasano». Restando un po’ tutti interdetti, dopo la fuga della donna, il primo automobilista, l’anziano signore, si congeda e va via, non avendo altro da fare, dice, così come fanno i due ragazzi che hanno contribuito al salvataggio. Sembra inverosimile, ma l’unico a restare sul posto è F.C. che aspetta la polizia,
ora con la preoccupazione di poter passare per mitomane, oltre al timore di qualche denuncia per procurato allarme. All’arrivo degli agenti del 113, però, F.C. riesce a raccontare con rigoDONNA roso ordine STRANIERA l’accaduto, La ragazza dopo descrivenessere stata tirata su do la donè andata via lasciando il na, gli evensuo salvatore solo ad aspettare la volante ti e particodella polizia lari rilevanti di tutto quello che era successo, al fine di verificare quanto verbalizzato. Una sorta di eroe per caso al contrario, dove a scomparire non è il salvatore ma il salvato, anche se, dai pochi indizi, non dovrebbe essere difficile ritrovare la giovane donna.
“XENOPOLIS”
Lascia il carcere l’imprenditore Italiano Giasone
L’uomo è considerato vicino agli Alvaro e secondo l’accusa sarebbe a disposizione della cosca Lascia il carcere Italiano Giasone (foto), l'imprenditore ritenuto vicino alla cosca Alvaro di Sinopoli, condannato in primo grado a sette ani di carcere nel processo abbreviato scaturito dall'inchiesta “Xenopolis. Ieri il gup Olga Tarzia, accogliendo l'istanza avanzata dai difesori Guido Contestabile , Concetto Pirrotina e Marco Panella, ha sostituto la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari. Il procedimento”Xenopolis” è scaturito dall’operazione della Polizia di Stato che ha riguardato i presunti affari illeciti dei due figli di Mico Alvaro, ossia Cosimo
e Antonio. «Una famiglia mafiosa doc, quella degli Alvaro- scriveva il gip Tommasina Cotroneo nell’ordinanza di custodia cautelare – che ha rappor-
ti con le altre famiglie mafiose come emerge dalle sentenze passate in giudicato e non; una mafia vera perché si ritiene padrona piena ed esclusiva del territorio, con tutti i relativi poteri. È mafia che vive anche del “prestigio” dei capostipiti mitici, intatto anche con la detenzione, per come emergente dalla serie di dichiarazioni incrociate di collaboratori che dipingono prestigio, alleanze, potere ricattatorio e capacità e possibilità di comunicare determinazioni dal carcere». Una cosca, secondo l’accusa che riuscita ad assottigliare sempre di più il rapporto fra politica e ‘ndrangheta, fra imprendi-
toria e mafia. Italiano Giasone infatti, è un imprenditore che in passato passato pur essendo rimasto coinvolto in diverse inchieste e sempre sfuggito a processi e condanne, ma è rimasto inchiodato dall'indagine del pm Di Palma che ha fatto luce sull'evoluzione economica e politica degli interessi del clan Alvaro. Il gup però ha accolto quindi le istanze presentate dai legali di fiducia di Italiano i quali hanno fatto leva su una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha allargato la discrezionalità dei giudici per quanto concerne la custodia cautelare anche per i reati mafiosi.