Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/NOVARA MP-NO 0681 anno 2012
marzo/aprile 2012
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editoriale editorial
Questo mese parliamo di follia. Niente di grave, per carità:
la follia è quella scatenata nel piccolo mondo sneakers dal lancio di un solo modello, che si è guadagnato il titolo di più atteso dell’anno. Del decennio, forse. Breve riassunto della vicenda: qualche mese fa Nike annuncia che, in occasione dell’All-Star Game NBA, verrà lanciata un’edizione specialissima delle Foamposite One a tema N.A.S.A. La particolarità sta nella tomaia stampata con un pattern che ricorda la via lattea: niente di meno, niente di più. Non è la prima volta che vengono prodotte limited edition, eppure nei giorni precedenti al lancio del 24 febbraio l’hype raggiunge livelli mai visti, e inizia ad apparire chiaro che procurarsi un paio di Foamposite “Galaxy” sarà una missione impossibile. Non solo per l’enorme interesse da parte del pubblico, ma anche per la distribuzione estremamente limitata, che non prevede neppure la vendita attraverso il sito Nike.com. Risultato? Campeggi improvvisati in mezzo alla strada, code, ressa, lotterie, un paio di risse finite sui giornali. E soprattutto, un grande dilemma per i pochi fortunati riusciti ad aggiudicarsi un paio di Foamposite “Galaxy”: indossarle o venderle? I veri appassionati non si priverebbero mai di un modello tanto esclusivo, ma offerte che si aggirano - sui siti di aste online - intorno ai duemila dollari rappresentano più di una tentazione. Già, duemila. Un prezzo che abbiamo visto solo su modelli vintage rarissimi, in perfetto stato di conservazione. Dunque? Non possiamo evitare di chiederci se queste quotazioni reggeranno alla prova del tempo, né rinunciare a pensare che l’intera operazione assomigli a un caso di doping, e che dietro ci sia ben poca passione. Il dibattito è aperto: se vi va, potete dire la vostra (anche) sul nostro nuovo sito sneakersmagazine.it. Le Foamposite Galaxy potete ammirarle su internet, oppure a pagina 26. Un’unica uscita ha fatto da calamita per gli appassionati, molte altre erano degne di attenzione: dunque, è il caso di ristabilire un po’ di equilibrio. Vediamo, dunque... Adidas rilancia un vero capolavoro running come le ZX750 (a pagina 38); Reebok festeggia i venticinque anni di un modello che ci riporta dritti al periodo d’oro della casa inglese, le Workout, con una collezione speciale (ne parliamo a pagina 52); Converse riporta sugli scaffali la sua icona Chuck Taylor All-Star, in nuove versioni perfette per la primavera (a pag.58). E ora, basta con l’attualità. In fondo, la sneakers culture è ben più che un fitto calendario di uscite capaci di far venire l’acquolina in bocca agli appassionati. C’è qualcosa di assai più importante: la passione che muove appassionati e collezionisti. Come Julia Schoirer, Sneaker-Queen di Germania, che proprio quella passione ci ha raccontato, da pagina 28. E come tutti gli altri che hanno partecipato alla più incredibile fiera di abbigliamento vintage al mondo, la californiana Inspirational L.A. (ve la mostriamo da pagina 32). Un evento capace di offrire molto, molto più che un qualsiasi camp-out.
This month we talk about madness. Nothing serious, don’t worry: the madness we’re talking about was provoked within our sneakers world by the launch of a model which got the title of the most awaited fact of the year. Or perhaps, the decade. Sketchy summary of facts: a few months ago Nike proclaims that in the occasion of the All-Star Game NBA, a very special edition of the Foamposite One in N.A.S.A.-style will be launched. Their particular feature is a upper exhibiting a pattern reminiscent of the Milky Way: nothing less, nothing more. It’s not the first time a limited edition get launched, yet in the few days antecedent the launching day (24 February) the hype reaches unprecedented picks, and everyone starts realizing that getting a pair of Foamposite “Galaxy” will be a mission impossible. Not only for the great interest on the part of the public, but also for the very limited distribution which doesn’t even include the website Nike.com. As a result, we saw improvised camp-sites on the street, queues, crowds, lotteries, and the usual couple brawls splashed across the front page. More than that, the great dilemma torturing the few fortunate who’s got to get a pair of Foamposite “Galaxy”: to use or to sell them? A real collector would never give up such an exclusive model, though offers on the auction websites touching two thousand dollars are definitely tempting. Yeah, two thousand. A price we’ve seen for very rare vintage models, in perfect state. Our conclusion? We can’t help ask ourselves whether these quotes will stand the test of time, nor can we help thinking that the whole operation is much like a form of doping, and that to little passion lies behind it. The discussion is open: if you want, you can say what you think on our new website sneakersmagazine.it. The Foamposite Galaxy can be admired on the internet, or this issue on p. 26 . A single release has been as a magnet for all fans, while others deserve attention. There is reason then to try to restore the balance. Let’s see. Adidas is re-launching a real work of art of running, such as the ZX750 (on p. 38); Reebok celebrates the 25th anniversary of a model (the Workout) that brings us back to the golden era of the English maison by releasing a special collection (we talk about it on p. 52); Converse brings back on the shelves its icon Chuck Taylor AllStar, in fresh new versions that are simply fit to spring (on p.58). But now, enough with all these up-to-date news. After all, sneakers culture is much more than a calendar crammed with releases capable of causing Pavlovian salivation in the fans. There is something more important to it: the passion that moves enthusiasts and collectors. People like Julia Schoirer, a German Sneaker-Queen, who (on p. 28) told us about the intense feeling moving her. And like the many others who took part into the most incredible fair of vintage clothing over the world, the Californian Inspirational L.A. (we show you its places on p. 32). An event who managed to offer a lot of things, much more than a trite camp-out.
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Nike Flyknit Onitsuka Tiger Colorado Le Coq Sportif Provençale Slip-On Nike Foamposite Galaxy adidas Originals ZX 750 Onitsuka Tiger Sakurada Olympic Pack PUMA CLYDE bolt lite LaCoste Imatra PUMA Easy Rider ‘Machine Wash’ Converse Chuck Taylor All Star ‘Gorillaz’ Vibram FiveFingers SPYRIDON Reebok Workout Plus 25th Anniversary Collection Stone Island x Diemme Low Boat, High Boat, Hiking Boot Converse Chuck Taylor All Star New Balance 574 ‘Road To London’ DC Shoes Cole Lite S SUPREME x VANS MIKE CARROLL Nike SB blazer ‘Lance Mountain Pool Service’ Stussy x Converse Skateboarding Sea Star LS adidas Skateboarding Adi Ease
Direttore responsabile Antonella Guindani Coordinamento Editoriale Marco Colombo Redazione e testi Andrea Caviggia, Michele R. Serra, Lucia Milvia Maida, Beniamino Bozano Fotografia Andrea Caviggia Grafica ArtK Traduzioni Sergio V. Levi 12
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è vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, di fotografie e disegni. I contributi fotografici e di testo sono ben accetti. Testi, illustrazioni, fotografie e disegni, se non espressamente richiesti, non verranno restituiti. L’editore è a disposizione degli interessati quando nonostante le ricerche non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuale materiale fotografico.
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josh harmony & tommy sandoval turkey
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a doCumentary FIlm By Fallen FootWear
news
from japan Miharayasuhiro
Bonded Deck/Baseball Trainers Parallelamente alla collaborazione con la linea Black Label di PUMA, l’approccio stravagante e sperimentale che da sempre caratterizza le creazioni footwear di MIHARAYASUHIRO viene declinato per la primavera in nuovi stili come la Bonded Deck/Baseball Trainer che vedete qui. Un ibrido nel senso più estremo del termine, dove le ispirazioni non vengono mixate tra loro ma semplicemente giustapposte. The collaboration with the line Black Label of Puma is paralleled by the extravagant and experimental approach characterizing the footwear creations by MIHARAYASUHIRO, which for this spring creates new styles like the Bonded Deck / Baseball Trainer that you can see here. A hybrid in the most radical sense of the word, where the various sources of inspiration aren’t unified but simply juxtaposed.
White Mountaineering
Flower Hightop Sneaker
Dopo un buon range di scarponi e scarponcini lo scorso inverno, anche per la primavera i giapponesi di White Mountaineering escono con qualche novità footwear coerente con la stagione di riferimento. L’ultima nata è questa high-top caratterizzata da un design d’ispirazione classica – un po’ basket, un po’ skate, un po’ altro – e una particolare tomaia a base di suede e canvas texturizzato con questo particolare pattern floreale. . After a series of boots of various shapes last winter, for the coming spring the Japanese of White Mountaineering are ready to release footwear novelties that are fit for spring. The latest is this high-top characterized by a classic design – partly basket, partly skate, partly something else – and a special upper in suede and texturized canvas with this particular flowers pattern.
visvim
Logan Deck Lo ‘Luxsic’ Per la primavera visvim ripropone la Logan Deck attraverso un nuovo makeup ‘LUXSIC’: tessuto premium a base di denim Okayama che il brand giapponese sta utilizzando su alcuni diversi pezzi della nuova collezione. Il tessuto è stato utilizzato in due versioni, diverse per colore e lavaggio, sul la tomaia della scarpa, con cuciture ramate e dettagli metallici come un classico jean. For the coming spring visvim re-releases the Logan Deck through a new makeup ‘LUXSIC’: premium tissue based on denim Okayama that the Japanese brand is applying on different items of the new collection. The tissue was used in two versions, different by color and scour, on the upper of the shoe, with coppery seams and metal details like a classic jeans.
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Distribuito Da sportup s.r.l. www.sportup.it
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news
Outdoor & Casual
Q-Bit
Casuals Q-Bit è una nuova realtà tutta italiana che fa il suo ingresso nel settore casual-sportivo a partire da questa primavera. Il prodotto è caratterizzato da un buon mix di elementi classici e attuali: design sobri, materiali e costruzione tradizionali che fanno da controparte a un’innovativa suola in Phylon, super leggera e dal disegno sperimentale. . Q-Bit is a new reality entirely Italian that is accessing the casual-sport sector starting next spring. The product is characterized by a good mix of elements both classic and modern: sober designs, traditional materials and construction that balances an innovative sole in Phylon, ultra lightweight and showing an experimental design.
Pointer Tenzing
Anche per la primavera gli inglesi di Pointer propongono nuovi modelli d’ispirazione casual-outdoor, come la Tenzing che vedete qui. Caratterizzata da un look e una costruzione quantomai tradizionale, la scarpa presenta una tomaia in suede e pelle con classici passalacci D-ring, interno in canvas, intersuola in cuoio e suola wedge bianca. . For the coming spring the English guys in Pointer propose new models inspired to causal-outdoor, like the Tenzing that you see here. Characterized by a look and construction extremely traditional, the kick presents a suede and leather upper with classic laceholes D-ring, canvas lining, leather intersole and white wedge sole.
Stussy Deluxe x Dr. Martens Hambleton
Ancora una volta Stussy Deluxe e Dr. Martens hanno collaborato per una serie speciale e, ancora una volta, la serie è basata sulle Hambleton. Inizialmente proposta nel corso del 2010 in tre varianti colore dalla tomaia in canvas, la scarpa torna per questa stagione attraverso un nuovo makeup premium, caratterizzato da tomaia in suede, interno in pelle con soletta custom, accenti di colore tra linguetta ed heel-tab, suola Wedge in EVA, tutta bianca con foxing stripe e profilo in cuoio cucito alla tomaia. Once again Stussy Deluxe and Dr. Martens collaborated on a special series and once again the series is based on the Hamblelton’s. Originally proposed in 2010 in three different colorways sharing a canvas upper, the shoe is back with a new premium make up, characterized by upper in suede, leather inner with custom sole, color accents between tongue and Heel-tab, a Wedge sole in EVA, entirely white with foxing stripe and profile in leather seamed to the upper.
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Nike Flyknit
Tinker Hatfield, Hiroshi Fujiwara, Mark Parker. Bastano questi nomi per comprendere che ci troviamo davanti a un progetto davvero speciale. Nike non poteva certo arrivare impreparata all’appuntamento con le olimpiadi di Londra: così ha riunito il designer responsabile di modelli che hanno fatto la storia come Air Max 1 e Air Jordan III, il fondatore dello studio Fragment Design che rappresenta la quintessenza dello stile giapponese contemporaneo e il CEO di casa Swoosh, per pensare e produrre un modello running che rappresentasse una radicale rivoluzione nel settore, andando incontro alle esigenze degli atleti professionisti. Così sono nate le Flyknit Racer (che verranno utlizzate dai maratoneti di Kenya, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti), sneakers capaci di mantenere il supporto e la durata necessari a chi corre su lunghe distanze pur offrendo la vestibilità avvolgente e la leggerezza di una calza. La tomaia, aderentissima e praticamente priva di cuciture, con tutta la struttura e il sostegno intessuti, pesa solo 34 grammi. E l’intera scarpa poco più di un etto e mezzo, un vero record: la running più leggera e avvolgente mai realizzata dalla casa di Beaverton. Dulcis in fundo, le Nike Flyknit rappresentano un ulteriore beneficio a sostegno dell’ambiente, grazie alla netta riduzione degli scarti di materiale connessa al processo produttivo. Less is more. Tinker Hatfield, Hiroshi Fujiwara, Mark Parker. Three names are enough to realize that we face a very special project. Nike couldn’t afford being unprepared in the offing of London’s Olympics. So the designer who created models that made history (such as Air Max 1 and Air Jordan III) was invited to meet the founder of Fragment Design studio, that is the quintessence of contemporary Japanese style and the CEO of the Swoosh company, with a view to thinking and producing a running model that could represent a radical revolution in the sector, trying to satisfy the needs of professional athletes. This is how the Flyknit Racers (which will be used by marathon runners in Kenia, Uk, Russia and Us) were born: sneakers capable of holding unchanged the support and duration needed by those who run the long distances while at the same time, try to offer the encircling wearability and the lightness of a sock. The upper, much adherent to the foot and almost seamless, with all the structure and support provided, weighs only 34 grams. And the whole shoe is slightly more than a hundred grams, a real record: the most lightweight kick ever realized by the company from Beaverton. Last not least, the Nike Flyknit provides a further advantage to green concerns, and this thanks to a sharp reduction of materials reject connected to the production process. Less is more. 18
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Onitsuka Tiger Colorado
Ottantacinque, come l’anno in cui la passione del pubblico americano per il jogging era all’apice (e non è che oggi la corsa sia meno praticata, in terra statunitense, dal presidente in giù). In quel periodo nascono (in Giappone) le Colorado, che presto conquistano il mercato mondiale divenendo in breve tempo uno dei modelli più venduti di casa Onitsuka Tiger. Si tratta di sneakers da running polivalenti, con tomaia in nylon tecnico rinforzata in suede sintetico, intersuola in EVA e suola estremamente flessibile, soprattutto nella zona dell’avampiede. Le nuove colorazioni proposte da Onitsuka Tiger, fortemente caratterizzate dai lacci custom nei toni di nero e grigio, danno a questo modello storico un accentuato look urbano. 20
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Eighty-five was the year in which the American public’s enthusiasm for jogging rose to its utmost – and today running is by no means less practiced in the US, from President to folk. Well, the Colorado were born in Japan at exactly that moment, and very soon invaded the world market becoming (quite quickly) one of the most sold-out models by Onitsuka Tiger the company. These are multi-purpose running sneakers, featuring technical nylon upper reinforced with synthetic suede, intersole in EVA and an extremely flexible sole, especially on the forefoot area. The new colorways proposed by Onitsuka Tiger, strongly characterized by custom laces in black and grey tones, give this historic model a pronounced urban look.
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Le Coq Sportif Provenรงale Slip-On
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Le Provençale sono un modello piuttosto noto di casa Le Coq Sportif: nella versione originale, si tratta di sneakers stringate con silhouette che sembra, a prima vista, simile a quella delle adidas Samba. In realtà, la tomaia è ispirata alle scarpe usate tradizionalmente in Francia dai giocatori di petanque, variante del gioco delle bocce in cui il lanciatore non può staccare i piedi dal suolo. L’origine del nome di questo modello è dunque piuttosto chiara: il petanque è nato in Provenza, regione in cui la federazione ufficiale conta a tutt’oggi oltre 300.000 iscritti. Chissà se a loro piacerà, questa inedita versione slip-on dalla linea semplice e pulita, con la tomaia in tela leggera su cui spicca la striscia colorata bordata di bianco: praticamente espadrillas, le Provençale sembrano perfette per camminare lungo uno dei tanti, dolci lungomare della Costa Azzurra.
Le Provençale is a model quite famous by Le Coq Sportif. In the original version it’s a pair of lace-up sneakers showing a silhouette quite reminiscent – at least at first sight – of the adidas Samba. In fact, the upper is inspired by the shoes traditionally used in France by petanque players, a version of bowls in which the bowler is not allowed to let his feet leave the ground. The origin of the name given to this model is therefore quite clear: petanque was born in Provence, a region where the official federation includes more than 300 thousand members up till now. Who knows whether those petanquists will appreciate this fresh new slip-on version showing such a neat and clean face, with a light canvas upper over which a colored stripe shows white edges. Almost a pair of espadrilles, the Provençale seem to be perfect to take a walk along one of the marvelous promenades of the Cote d’Azur.
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Jordan Air Jordan IV
Retro ‘White/Cement’ Non potevamo non aprire la nostra sezione Jordan senza parlare di quello è considerate il più atteso remake degli ultimi anni: la Air Jordan IV, nella colorazione originale ‘White/Cement’. Introdotta nel 1989 e celebrata da cult come la mitica serie di commercial ‘Mars Blackmoon’ o il film di Spike Lee, ‘Do The Right Thing’, la IV è tornata a distanza di 13 anni dall’ultimo remake in occasione del suo 23esimo anniversario. We couldn’t open our Jordan section without talking about the most awaited remake of the last years: the Air Jordan IV in the original “White / Cement” colorway. Introduced in 1989 and celebrated by such cults as the mythic series of commercials Mars Blackmoon or the movie by Spike Lee, Do The Right Thing, the IV is back some 13 years after the last remake on the occasion of its 23rd anniversary.
Air Jordan 1
Phat ‘Varsity Red’ Anche questa stagione il Brand Jordan propone qualche nuova colorazioni per la Air Jordan 1 Phat, la versione moderna dell’iconico modello classe 1986. Fedele come sempre al design originale, la scarpa torna con tomaia in tumbled leather, pannello laterale in pelle traforata con rivestimento in mesh e Swoosh con pattern ‘Elephant Print’, in questa nuova colorazione “Varsity Red/Cool Grey – White”. The brand Jordan proposes for another season some new colorways for the Air Jordan 1 Phat, the modern version of the iconic model dating back to 1986. True, as usual, to the original design, the shoe gets now released in tumbled leather , lateral panel in perforated leather with cover in mesh and Swoosh patterned Elephant Print, in this new colorway “Varsity Red/Cool Grey – White”.
Air Jordan X Retro ‘Chicago’
Con i primi mesi del 2012 un altro classico Jordan è stato riproposto in una delle sue colorazioni OG: la Air Jordan X, nella versione “Chicago” del 1995. Introdotta nel 1994, mentre MJ latitava sui campi da baseball della MLB, la scarpa fu inizialmente proposta nella colorazione “Steel Grey” ispirata ai colori della squadra di Jordan del tempo, i Chicago White Sox. Ma con il famigerato “I’m Back” del Marzo 1995, Nike celebrò il ritorno alla pallacanestro e ai Chicago Bulls con una nuova colorazione che riprendeva lo schema classico della serie, la “Chicago” appunto, che torna questa stagione per la prima volta in 17 anni. With the beginning of 2012 another classic Jordan was re-released in one of its colorways OG: the Air Jordan X, in the 1995 Chicago version. Introduced in 1994, at the time when MJ wandered about on the baseball fields of the MLB, the shoe was initially proposed in the colorway “Steel Grey” inspired by the colors of team to which Jordan belonged back then, the Chicago White Sox. But with the famous “I’m Back” of March 1995, Nike celebrated the return to basketball and to Chicago Bulls with a new colorway replicating the classic scheme of the series, the Chicago, which this year will be back for the first time after 17 years. 24
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Jordan Son of Mars ‘White/Cement’
Tra le più eccentriche e quotate release Jumpman23 dell’ultimo periodo, la nuova Jordan Son of Mars è senz’altro in cima alla lista. Il concept riprende quello delle Spiz’ike, con un design estremo che mescola alcuni dei più popolari modelli della collezione - la III, la IV, la V e la VI – attraverso un’originale palette di colori d’ispirazione olimpica. Among the most eccentric and appreciated releases Jumpman23 of the latest months, the new Jordan Son of mars is no doubts on the top of the list. The concept mimics the Spiz’ike featuring an extreme design that blends some of the most popular models of the collection – from III to VI – through an original palette of colors with a Olympic suggestion.
Air Jordan XIV
Retro ‘White/Varsity Red’ Terzo ed ultimo modello Retro per il primo quadrimestre del 2012 è la Air Jordan XIV, nella sua colorazione originale “Candy Caine”, ovvero ‘White/Varsity Red’. Introdotta per la stagione 1998 / ’99, l’ultima di MJ con la maglia dei Bulls, questa colorazione torna a distanza di sei anni dall’ultimo remake (2006) con il mese di Marzo. Third and last model Retro for the first four months of 2012 is the Air Jordan XIV, in its original colorway “Candy Caine”, that is ‘White/Varsity Red’. Introduced for the season 1998-1999, the last one in which MJ used the t-shirt of Bulls, this colorway will be back next March, six years after the last remake (2006).
Air Jordan 2012 Deluxe ‘Tinker Hatfield’
E per chiudere degnamente la nostra sezione Jordan per questo numero, la Air Jordan 2012 Deluxe, versione Tinker Hatfield. Il 27esimo modello della leggendaria serie presenta un design che riprende i tratti fondamentali della Air Jordan 2011, ma con ulteriori richiami “retro” tra suola e tomaia e nuove caratteristiche tecniche, tra cui la “modularità”: la “Deluxe” infatti esce con 3 solette intercambiabili caratterizzate da sistemi diversi di ammortizzazione e 2 “inner sleeves” intercambiabili che offrono benefit diversi e allo stesso tempo modificano il design della tomaia. Senza parlare dell’inserto in carbonio, della tecnologia Flywire, Zoom, e altro ancora. Tra le prime colorazioni proposte vi segnaliamo questa, tutta dedicata al suo creatore, il grande Tinker Hatfield. And in order to aptly close our Jordan section for this issue, here’s the Air Jordan 2012 Deluxe, in a Tinker Hatfield version. The 27th model of the legendary series presents a design that borrows its basic traits from the Air Jordan 2011 but adding further retro hints between sole and upper and new technical features, among which modularity: the Deluxe is due out with 3 interchangeable insoles characterized by different systems of damping and two “inner sleeves” also interchangeable that offer various plus while at the same time modifying the design of the upper. Not to mention the insert in carbon, by following technologies: Flywire, Zoom and others. Among the first colorways proposed we recommend this one, entirely dedicated to its creator, the great Tiner Hatfields. Sneakersmagazine
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Foamposite Galaxy 24 febbraio 2012: per gli amanti del basket NBA, il giorno dell’All-Star Game. È finita 152 a 149, ha vinto la Western Conference condotta da Kevin Durant - MVP del match - e Kobe Bryant, divenuto ufficialmente il giocatore capace di segnare più punti nella storia della partita delle stelle: 271 in 13 incontri, contro i 262 di un certo Michael Jordan. Evento pressoché oscurato dal lancio di un paio di scarpe. Le Foamposite Galaxy sono in assoluto il modello più desiderato della storia recente: Nike ha giocato spesso con l’hype generato da media vecchi e nuovi, ma questa volta è stato diverso. Migliaia di persone si sono trovate a campeggiare all’esterno dei rivenditori statunitensi, in qualche caso - fortunatamente, isolato - non esattamente in pace e tranquillità. Ecco qui l’oggetto del desiderio: lanciate originariamente nel 1997, le Foamposite rappresentano ancora oggi uno dei punti più alti raggiunti dalla ricerca Nike applicata al basket. Questa specialissima (e limitatissima) edizione è ispirata alle esplorazioni spaziali: base nera, una galassia di stelle sulla tomaia e suola glow-in-the-dark. È abbastanza, per farvi spendere duemila dollari su eBay?
24 February 2012. For all NBA addicted it’s the day of the All-Star Game. The match finished in a 152 to 149. The winner was the Western Conference given by Kevin Durant – MVP of the match – and Kobe Bryant, become officially the player capable to score more points in the history of the stars game: 271 in 13 encounters, quite more than the 262 totalized by Michael Jordan. An event almost obscured by the launch of a pair of shoes. The Foamposite Galaxy’s are by all means the most desired model of recent history: Nike has often played with the hype generated by both new and old media, but this time is different. Thousands of people concurred to camp outside some American resellers, in some cases – fortunately, a few – producing noise and ruffle. Here’s the object of desire: originally launched in 1997 the Foamposite’s still represent one of the apexes never reached by the research Nike as applied to basket. This very special (and limited) edition is inspired by space explorations: a black base, a galaxy full of stars on the upper and a glow-in-the-dark sole. Is it enough to have you spend two thousand dollars on eBay? 26
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Come ti sei guadagnata il sopranome di “Sneakerqueen”? Alcuni miei amici graffitari si erano accorti che ero sempre molto presa dalle mie sneakers e che ne possedevo un certo numero. Col passare degli anni molti di loro hanno incominciato a chiamarmi Regina delle sneakers, perché in quell’ambiente è normale usare soprannomi, e poche ragazze facevano caso alle sneakers. Questo nome divenne ben presto il mio Alter ego. Ci sono altre “regine delle sneakers” in Germania? Non che io sappia. L’ambiente dei veri conoscitori è abbastanza ristretto qui da noi. Conosco un paio di ragazze che si interessano di sneakers, pochissime sono addirittura collezioniste, ma non so di nessuna che sia mai andata veramente in profondità. Penso sia importante conoscere le origini, il retroterra culturale e storico delle cose che ti stanno veramente a cuore. In Germania non ho mai incontrato donne appassionate di sneakers fino a questo livello. Stai pensando di aprire qualche club per “Sneakers Gentlewomen” per caso? Mi piace guardare all’esempio di Lori Lobenstein, che sta costruendo una forte comunità femminile intorno a sé. Se conoscessi qualche ragazza che se ne intende ci potrei pensare, ma dato che le donne che vedo sono dei giocattoli, me ne sto coi maschietti. Alcuni miei amici maschi sono patiti di sneakers quanto me. Cerchiamo di incontrarci con regolarità e organizziamo mostre o scriviamo per qualche rivista, per condividere la nostra passione. In che stato versa la cosiddetta “scena sneakers” in Germania? Trattandosi del paese in cui sono nate due delle più importanti aziende del mercato mondiale (Adidas e Puma), mi piacerebbe che la Germania rivendicasse una posizione di maggiore specializzazione nel mondo sneakers, ma purtroppo sembra andare come in ogni parte del globo. Ecco cosa vedo: molte persone che seguono il trend e accumulano più scarpe della media; pochissimi intenditori veramente ambiziosi , e solo una parte di questi sono interessati a condividere il loro sapere e la loro passione. La tua passione è diventata un lavoro negli anni? Ha sicuramente influenzato e sostenuto il mio lavoro fino a questo momento. In quanto fotografa ed esperta di comunicazione, molti miei clienti sono marchi di sneakers o aziende legate al settore. Il mio Alter Ego Sneakerqueen mi ha permesso di conoscere molte persone e a molti luoghi interessanti, come la mostra di sneakers a Barcellona nel 2009. Se non avessi partecipato a quell’evento, non ci saremmo mai incontrati e adesso non staremmo facendo questa intervista … Compri e vendi sneakers per profitto quotidianamente? No, ogni tanto vendo pochi modelli retro molto quotati, se per caso riesco a metterci le mani sopra senza fare lunghe code; ma ciò accade molto raramente. Quante paia possiedi? È destinato a rimanere un mistero, perché non le conto da anni. Ma penso che la cosa importante sia la selezione, non la quantità; non trovi? 28
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Da quale modello non ti separerai mai? Dalle mie Nike Air Jordan IV cemento, retro del 1999. Qual è il carburante della tua passione: la nostalgia o altro? Amore per il design, un po’ di nostalgia e di ego; infine, la mia ossessione per gli accessori. A proposito di nostalgia, quali erano i tuoi modelli preferiti da ragazza? Usavo molto le Puma Suede, le Clyde e le Convers Pro Leather. Avevo anche delle Nike Trainer per giocare a tennis, penso che fossero delle TW ma non so di preciso perché mia madre le ha date via. Più tardi le Adidas Forum e le Concord e successivamente le Jordan e le Air Max 1erano le mie preferite. Qual è il tuo marchio di sneakers preferito in questo momento? Nike. Stanno spremendo all’impossibile il concetto di retro, ma per me va benissimo. Riesco a indossare molti modelli degli anni Ottanta, che amo proprio per il design. Mi piacerebbe che fossero aderenti ai livelli di qualità delle forme e dei materiali originali. Negozio di sneakers preferito? A Berlino penso che sia Paul’s Boutique (un negozio di usato a Prenzlauer Berg – http:// www.paulsboutiqueberlin.de/) perché amo quel genere di scavo in profondità. Qual è stato il solo e unico modello imperdibile degli ultimi 12 mesi? Domanda difficile; penso di non poter indicare un solo modello. Mi piacciono le Nike Air Flow retro (soprattutto nere). Le riproduzioni delle Nike Air Jordan III, IV cemento e Nike Air Trainer SCII erano altrettanto belle. Anche le Puma Suede nella loro forma quasi originale erano assai graziose. Secondo te i grandi marchi di sneakers prestano abbastanza attenzione ai modelli da donna? Oddio, i classici modelli da donna sono spesso trascurati o riadattati dai grandi marchi. Per esempio, la serie lusso di adidas è uno stupro nei confronti della forma originale e dal mio punto di vista una totale deformazione. Per quanto riguarda i colori, è bello vedere che le marche a mano sperimentare e tendono a osare di più coi modelli da donna. Purtroppo, il più delle volte gli schemi di colore rimangono nel recinto del “femminile” (rosa e colori pastello). La cosa fastidiosa però è che negli ultimi anni i marchi principali come Nike, adidas, Puma e Reebok tendono a limitare le taglie minime. Negli anni Ottanta e Novanta le taglie da uomo partivano dalla taglia americana 6 o 7. Oggi moltissimi negozi in America e in Germania possono ordinare scarpe solo dalla 8 o dalla 8,5 in su.
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Julia Schoierer
aka Sneakerqueen
Quante paia possiedi? ... non le conto da anni. Ma penso che la cosa importante sia la selezione, non la quantitĂ ...
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Julia Schoierer
aka Sneakerqueen
How did you earn the nickname “Sneakerqueen”? I am friends with some graffiti writers who noticed that I am always very concerned about my sneakers and also own quite a few pairs. As the years went by many of them called me Sneakerqueen, since it is normal for that scene to use nicknames and only few girls were into Sneakers. The name soon became my Alter Ego. Are there more “Sneakerqueens” in Germany? Not that I know of any. The scene of serious connaisseurs is quite small here in Germany. I know a couple of women who are into sneakers, some very few are even collectors, but I don’t know any who dig deeper. I think it is important to know about the origin, the cultural and historical background of thing that you are seriously interested in. I don’t know of any women in Germany who are into sneakers on that level. Do you plan to put up some kind of “sneakers-gentlewomen’s club” or something? I like watching Lori Lobenstein though, who is really building a strong female community around herself. If I’d know enough female connaisseurs I would maybe consider it, but since most women around me are just sneaker toys I am usually with the gents. Some of my male friends are into sneakers just as much as I am. We try get together on a regular basis and organise exhibitions or write for magazines, to share our passion. What’s the state of the so-called “sneakers scene” in Germany? Being the country where two of the most succesful companies on the world-wide market (Adidas and Puma) are originated from, I would like to claim a more specialised position for Germany in the sneaker world, but unfortunqtely it seemes to be just the same as it is worldwide: Many people who follow the trend and hoard more Sneaker than the average consumer, some very few connaisseurs who are seriously ambitious and even less who are on top of that interested in sharing their knowledge and passion. Did your passion became a job over the years? It definetly influenced and supported my work so far. As a photographer and communication designer a lot of my clients are sneaker brands or comapnies from that field of interest. My Alter Ego Sneakerqueen has intorduced me to many intersting people and places in the past, like the sneaker exhibition in Barcelona in 2009. If I wouldn’t have been part of that, we would have never met and I wouldn’t be giving this interview right now... Do you buy and sell sneakers for profit on a daily basis? No, I occasionly sell a few hyped retros, if I get my hands on them without queuing up, but that happens very seldernly. How many pairs do you own? That will remain a mystery, since I haven’t counted for years. But it’s about the selection, not about the quantity, isn’t it? What’s the model you’ll never part with, ever? My Nike Air Jordan IV cement, 1999 retro. What’s the main fuel for your passion? Is it nostalgia, or something else? My love for design, a little nostalgia and ego, plus my obsession with matching outfits. Speaking of nostalgia, what were your favorite sneakers during your teenage years? As a young girl I wore a lot of Puma Suedes, Clydes and Convers Pro Leather. I also had some Nike Trainers for playing Tennis; I think they were something like TWs, but I can`t remember since my mom gave them away. Later Adidas Forums or Concords followed by Jordans and Air Max 1s where my favorites. What’s your favorite sneakers brand right now? Nike; They are milking the retro concept, but that’s fine with me. I get to wear so many models of the 80s, that I love for their design. I just wish they could stay true to the quality of their original shapes and materials. Favorite sneakers shop? In Berlin it’s probably Paul’s Boutique (a second-hand store in Berlin, Prenzlauer Berg - http:// www.paulsboutiqueberlin.de/) because I love that digging experience. What was the one-and-only unmissable sneaker from the last 12 months? A difficult question; I think I can not answer that with just one model. I love the Nike Air Flow retros (especially the black ones). The re-release of the Nike Air Jordan III’s, IV cement and Nike Air Trainer SC II were also great. The Puma suedes in their almost original shape where pretty sweet, too. Do the big brands on the sneakers market pay enough attention to women’s models, in your opinion? Well, the classic women’s models are often neglected or reshaped by the big brands. For example the sleek series by Adidas is a total rape of the original shape and an absolute deformation in my eyes. But when it comes to colorways it is nice to see that the brands like to experiment and tend to be a bit more daring on women’s models. Unfortunately the colour scemes stay in the “girly pallet” (pink and pastels) most of the time. What is most annoying though is that the main brands like Nike, Adidas, Puma or Reebok had the tendency to limit their sizeruns in the last few years. In the 80’s and 90’s the average men’s sizerun started at a US 6 or 7. Nowadays most stores in US and Germany are only able to order from a US 8 or 8,5 up. 30
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Le foto che vedete in queste pagine sono state scattate durante una delle più incredibili fiere dedicate al vintage al mondo: un evento ancora piccolo - raccoglie qualche migliaio di persone ma senza dubbio destinato a vedere crescere i suoi numeri. L’ha ideato e organizzato Rin Tanaka, giapponese ormai da tempo trapiantato in California e autore di alcuni libri fotografici che rappresentano lo stato dell’arte della ricerca sul workwear e l’abbigliamento militare del passato: alcune pubblicazioni delle serie My Freedamn e King of Vintage sono ancora disponibili presso il sito di Rin Tanaka (myfreedamn.com), e vale davvero la pena di acquistarne qualche copia, nonostante le spese di spedizione. Molti dei capi visti in quei libri facevano bella mostra di sé fra gli stand dell’Inspirational L.A., che si è tenuto a febbraio all’interno del Queen Mary Hotel di Long Beach Port, California: una location capace di riportare indietro nel tempo gli appassionati dai quattro angoli del globo giunti nel Golden State statunitense, che presto si sono persi fra le meraviglie esposte da un centinaio fra collezionisti, artisti e marchi di ricerca. L’idea di Rin Tanaka - riassunto nello slogan “compriamo e vendiamo ispirazione” - è quella di mettere in contatto la comunità dei vintage freak con alcuni rappresentanti della frange di avanguardia del fashion business, in un momento storico in cui il recupero di indumenti storici e la ricerca dell’autenticità sono diventati elementi fondamentali nel mondo della moda. Missione compiuta. Ma al di là alle prospettive di business aperte da una simile manifestazione, è necessario rendere conto di un’interessante appendice: l’asta di beneficenza che ha visto i collezionisti contendersi alcuni straordinari pezzi scovati da Rin Tanaka negli Stati Uniti, in Canada, Giappone e - più raramente - in qualche paese europeo. Un’esperienza destinata a essere presto replicata: Tanaka non ha alcuna intenzione di fermarsi. 32
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event Inspiration l.a. V i n tag e F air
The Queen Mary Long Beach, Ca
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The pictures you see in these pages were taken during a most incredible fair dedicated to vintage over the world. An event still in its infancy – a thousand people rallying there is the average for now – but certainly doomed to grow bigger and more famous. It was conceived and organized by Rin Tanaka, a Japanese who’s been living in California for a long time and author of some photographic books that represent the state of the art in the field of workwear and army clothing from the past: some publications of the series My Freedamn and King of Vintage are still available on Rin Tanaka’s website (myfreedamn.com) and hoarding some copies is really worth the effort notwithstanding the delivery price. Many items portrayed in those books were showing off among the stalls of the Inspirational L.A. which took place in February at the Queen Mary Hotel in Long Beach Port, California. A location capable of transporting back several decades all fans flocking together in the Golden State from the four corners of the earth to lost them among the wonders displayed by a hundred dealers including collectors, artists and research brands. The idea by Rin Tanaka – epitomized in the motto, “we buy and sell inspiration” – is to establish a link between the community of vintage freak and some forefront (or vanguard) agents from fashion business in a moment in which the revival of historic clothes and models and the search for authenticity have become basic elements in the world of fashion at large. Mission accomplished. And beside the business opportunities created by such an exhibition, it’s simply a pleasure to take account of an interesting addendum: a benefit auction in which collectors could compete for some extraordinary items unearthed by Rin Tanaka in the US, Canada, and Japan, or quite more rarely in some European country. An experience which will be very soon repeated. Tanaka’s having no intention to pause. 34
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Inspiration l.a.
V i n tag e Fa i r
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Onitsuka Tiger
Sakurada Olympic Pack Fra i molti modelli che celebrano l’anno delle Olimpiadi londinesi, quelli proposti da Onitsuka Tiger appaiono particolarmente accattivanti: classiche sneakers da running riproposte con tomaia completamente costruita in pelle, ognuna dedicata alla capitale di una delle nazioni partecipanti ai Giochi. Le colorazioni scelte sono ispirate proprio a quelli dei singoli vessilli nazionali: dunque, blu e giallo per il modello dedicato alla Svezia, rosso e bianco per quello dedicato al Giappone, blu e bianco per quello australiano.
Among the models released to celebrate the year of London’s Olympics, those proposed by Onitsuka Tiger appear to be particularly fascinating. Classic running sneakers re-released with a total leather upper, each consecrated to one of the various nation’s capital being at the games. The selected colorways are inspired by the various national flags: therefore, blue and yellow for the model dedicated to Sweden, red and white for Japan, and blue and white for the Australian version. 40
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LaCoste Imatra
La primavera/estate 2012 di Lacoste ci riporta dritti agli anni Settanta. La prova? Basta guardare la nuova versione di quello che è ormai un modello classico della casa francese: le Imatra in arrivo sugli scaffali sono costruite con una tomaia in tela leggera completata da dettagli in pelle e - immancabile - dal logo del coccodrillo. Notevoli anche particolari come la striscia che segna il passaggio tra tomaia e suola, e soprattutto i timbri stampati sulla soletta interna, a ricordare quelli dei passaporti che accompagnano i viaggiatori nelle (speriamo) lunghe vacanze estive. Risultato, un look elegante e casual che certamente è destinato a fare breccia nei cuori degli appassionati. Le Imatra sono disponibili in sei colori: giallo scuro, blu, grigio chiaro, verde, rosso e bianco.
The spring-summer 2012 by Lacoste brings us back to the glorious Seventies. An example? It’s simply a matter of browsing the new version of the model which is by now a classic in the French brand’s catalogue. The Imatra that will be soon on the shelves are characterized by light canvas upper with leather details and the unfailing crocodile logo. Remarkable details such as the stripe marking off the upper from sole and the stamps imprinted on the insole, quite reminiscent of those filling our passports over the next (hopefully) long summer holidays. The outcome is an elegant and casual look that will certainly win the hearts of our sneakerheads. The Imatra are available in six different colorways: dark yellow, blue, light grey, green, red, and white. 44
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PUMA
Easy Rider ‘Machine Wash’
Le Easy Rider sono davvero un’icona della storia Puma: nate nel 1978, rivoluzionarono il settore del trail running grazie all’inedita suola in poliuretano munita di tacchetti, che donava al modello un aspetto molto aggressivo e più tecnico, in un periodo in cui le scarpe da corsa erano quasi sempre costruite con suole piatte in etilene vinil acetato. Oggi le Easy Rider rimangono stabilmente fra i modelli più diffusi della casa di Herzogenaurach, e sono riproposte a ogni stagione: per la primavera-estate 2012, in arrivo sugli scaffali una versione speciale con tomaia in nylon e pelle scamosciata premium trattata con uno speciale lavaggio “Machine Wash” che le dona un look vissuto completato dalle cuciture sfilettate. Tre le colorazioni (naturalmente stinte e sbiadite ad arte) disponibili: amber/black, new team royal/white e white/blu/gold. 46
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The Easy Rider are really an icon in the history of Puma. Born in 1978 they radically transformed the trail running sector thanks to an unprecedented sole in polyurethane with studs that would confer the model a pretty aggressive and technical look in a moment when running shoes were often equipped with flat soles in vinyl acetylene. Today the Easy Rider are still among the most popular models of the maison from Herzogenaurach and get rereleased every season: for the spring summer 2012 a special version is reaching the shelves which exhibits a upper in nylon and premium suede leather treated with a special “Machine Wash” program that confers an aged look that a frayed steam can only confirm. The available colorways (clearly faded and threadbare on purpose) include the following: amber/black, new team royal/white and white/blue/gold.
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Reebok
Workout Plus 25th Anniversary Collection
24Kilates
barcelona, spain
atmos
tokio, japan
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BEATNIC
fullerton, ca, usa
ESPIONAGE
sidney, australia
Foot Patrol london, uk
kasina
seoul, korea
solebox
berlin, germany
mita
tokio,japan
Patta
amsterdam, holland
SHOE GALLERY miami, usa
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focus Limited Edt singapore
Gli anni Ottanta rappresentano il vero punto di svolta della storia di Reebok: nel breve spazio di una decade, le porte del successo mondiale si spalancarono davanti a un marchio che solo nel 1979 era riuscito a varcare l’Atlantico, trovando un distributore per il mercato americano. Il periodo d’oro si apre nel 1982 con il lancio della Freestyle - presto destinata a diventare la scarpa-simbolo della mania per l’aerobica statunitense - e si chiude idealmente nel 1989, con la produzione del primo modello dotato di quella tecnologia Pump che avrebbe dominato il decennio successivo. Una tappa importante di quel percorso costellato di modelli indimenticabili è rappresentata dal lancio, nel 1985, della Workout. Nata come modello unisex ad ampio uso, era caratterizzata dal doppio strappo e dalla linea semplice, destinata a passare inalterata attraverso tutti i cambiamenti di epoca e moda successivi. Quest’anno, Reebok festeggia il primo quarto di secolo di vita di quella icona. Un momento, ma non siamo nel 2012? Già: le Workout che conosciamo oggi sono in realtà Workput Plus, frutto di un leggero restyling avvenuto nel 1987, che ha comportato principalmente il rinforzo di alcune parti della tomaia, senza peraltro intaccare la splendida linea di queste sneakers. Dunque, i conti tornano. Ancora di più - almeno per chi, come noi, ha l’animo del collezionista - se ci riempiamo gli occhi con la bellezza di ben quindici specialissime versioni a tiratura limitata, realizzate in collaborazione con alcuni dei più noti esponenti della sneakers culture del contemporaneo mondo globalizzato, fra i quali - finalmente - c’è anche un rivenditore italiano: Sneakers 76. Invece di puntare sugli effetti speciali, il team creativo della boutique tarantina ha dato alle “sue” Workout un tocco classico, con la tomaia in pelle pieno fiore bianca e l’inserimento di un pannello effetto-legno sul tallone. Il risultato finale potete ammirarlo in queste pagine, insieme a tutti gli altri quattordici modelli prodotti per festeggiare degnamente questo importante anniversario. 54
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Sneakersnstuff stockolm, sweden
Reebok Workout Plus 25th Anniversary Collection The Eighties were the real turning point in the history of Reebok. In the short span of a decade, the doors of earthly success burst open in front of a brand that only in 1979 managed to cross the Atlantic Ocean to find a distributor for the American market. The golden period started in 1982 with the launching of the Freestyle – soon to become the emblem of the American obsession with aerobics – and ideally terminated in 1989 with the production of the first model equipped with Pump technology – a device that will then dominate the ensuing decade. A crucial step in that trajectory punctuated by unforgettable models is the launch in 1985 of the Workout. Born as a unisex model for various purposes the kick was characterized by a double rip and a simple line, destined to trespass unchanged all epochs and modes to come. This year Reebok celebrates the first quarter century of that marvelous icon. But wait a second: aren’t we leaving in 2012? Definitely: so the Workout we now know are in fact Workout Plus, issued from a slight restyling in 1987 that mainly consisted in reinforcing some parts of the upper without jeopardizing in the least the marvelous line of these sneakers. So it all adds up as one might expect. And there is even more than that (at least for guys like us who are simply obsessed with collections) if one is eager to feast their eyes with some fifteen very special versions in limited editions, realized in collaboration with some of the most prominent figures in the sneaker culture of our global times, among which an Italian reseller is finally present, Sneakers 76. Instead of investing on some special effects, the creative team of the boutique from Taranto gave “their” Workout a classic touch with a upper in white full-grain leather and a panel woody-like inserted upon the heel. The final result can be admired in these pages together with the other fourteen models produced to aptly celebrate this very important anniversary.
Sneakers76 x Reebok Workout Plus 25th Anniversary Collection release party (february 2012, taranto)
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Stone Island x Diemme Low Boat, High Boat, Hiking Boot
Lo scorso inverno abbiamo raccontato la prima fase della collaborazione tra Stone Island e Diemme, azienda di Bassano del Grappa da sempre specializzata nella produzione di calzature outdoor. Due brand storici dell’industria italiana, insieme per percorrere strade nuove. Il successo del Roccia Boot prodotto la scorsa stagione ha aperto la strada a una collezione-capsula estiva che comprende tre modelli decisamente meno outdoor: silhouette classiche della tradizione sportiva americana vestite con i tessuti sviluppati dal reparto ricerca & sviluppo della casa di Ravarino, a partire dal Raso Gommato, il cotone impermeabilizzato ideato da Massimo Osti nel lontano 1983. Low Boat: tomaia in Raso Gommato Double foderata in spugna e rinforzata con fasce di gomma bianca. Soletta interna in lattice. Suola Deck in gomma con il logo della Rosa dei Venti applicato a inserto. High Boat: tomaia in canvas di cotone, foderata in spugna, con dettagli tono su tono applicati sull’allacciatura e sul calcagno. Collo imbottito. Punta rinforzata in gomma. Hiking Boot: tomaia in Reps di nylon oleato con rinforzi nei punti sottoposti a maggiore stress. Collo e linguetta imbottiti. Interno in pelle, soletta in lattice. 56
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Last winter we told you about the first phase of a collaboration between Stone Island and Diemme, a company from Bassano del Grappa that specializes from its beginning in the production of outdoor shoes. Two historical brands of the Italian industry join forces to cover fresh new routes. The success of the Roccia Boot released last year opened the way to a new summer capsule-collection that includes three models rather less outdoor: classic silhouettes of the American sport tradition are dressed with tissues developed by the R & D department of the company from Ravarino, like for example, Raso Gommato, the waterproof cotton designed by Massimo Osti in the far 1983. Low Boat: upper in Raso Gommato Double sponge-lined and reinforced with white rubber stripes. Insole in latex. Deck sole in rubber with the Windrose logo inserted in. High Boat: upper in cotton canvas, sponge-lined, with details “ton sur ton� applied to the lacing and the heel. Padded neck and a rubber reinforced tip. Hiking Boot: Reps upper in self-lubricating nylon with reinforcements over the more stressed parts. Neck and tongue are both padded. Leather lining and latex insole. Sneakersmagazine
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l.a. gear
History
L’universo sneakers è pieno di storie che sembrano romanzi, o sceneggiature pronte per diventare una pellicola hollywoodiana. Il paragone nel caso di L.A. Gear è ancora più pertinente, visto che il marchio è stato fondato e vive proprio all’ombra della Mecca del cinema americano, a Los Angeles. Il protagonista di questa storia è Robert Greenberg, giovane imprenditore che sul finire degli anni Settanta apre una piccola azienda che vende pattini a rotelle, dandole lo stesso nome di una canzone di successo arrivata al top delle classifiche solo qualche anno prima: Good Times, di Kool and the gang. La Good Times, Inc. macina profitti, mentre Robert Greenberg segue con astuzia i trend di quegli anni: quando le vendite di pattini a rotelle iniziano a diminuire, trasforma la compagnia e inizia a produrre tavole da skate marchiate United Skates of America; quando anche il business dello skateboard entra in fase di contrazione, ecco nascere l’idea di un negozio di sneakers dedicato principalmente al pubblico femminile. I primi Ottanta sono del resto gli anni dell’affermazione dell’aerobica presso il grande pubblico, e segnano l’inizio dell’ossessione per il fitness in tutte le grandi città degli Stati Uniti. Così, nel 1982 Greenberg apre il primo negozio di abbigliamento sportivo femminile sulla celeberrima Melrose Avenue, e presto inizia a pensare di produrre in proprio. Nasce il brand L.A. Gear (leggenda vuole che sia stato il commento di una cliente a suggerirlo), destinato a un’imprevedibile e repentina scalata che lo proterà a conquistare le vette del mercato americano in un brevissimo arco di tempo. Nel 1985 lo sbarco nel mondo delle calzature con il modello Canvas Workout segna un immediato, enorme successo: le scarpe L.A. Gear arrivano nello spazio di un solo lustro ad occupare il terzo posto delle classifiche di vendita, subito dopo Nike e 60
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Reebok, con un fatturato che supera gli ottocento milioni di dollari. Robert Greenberg si trova così a capo di una società per azioni che produce e vende scarpe disegnate da lui stesso secondo una formula molto semplice: le L.A. Gear non hanno un grande contenuto tecnologico, ma hanno piccoli particolari (puramente estetici) che piacciono molto al pubblico femminile, come ricami e inserti glitter. Uno stile perfetto per l’epoca. Dunque: e vissero tutti felici e contenti? Niente affatto. La seconda parte della storia, purtroppo, non è felice come la prima. Nei primi anni Novanta L.A. Gear abbandona la sua nicchia di mercato per tentare di conquistare il pubblico maschile: testimonial come Kareem Abdul-Jabbar (peraltro ormai a fine carriera) e Michael Jackson non servono ad aiutare il brand, gli investimenti pubblicitari scavano anzi pericolosi buchi nel bilancio aziendale. La scarsa competitività del prodotto dal punto di vista tecnologico e soprattutto l’arrivo della moda grunge - in pieno contrasto con il look pulito delle L.A. Gear - contribuiscono a dare il colpo di grazia alla vendite. La discesa è veloce quanto la scalata al successo: nel 1992 Greenberg rassegna le dimissioni dalla compagnia, che continua la spirale negativa fino al 1997, anno in cui L.A. Gear diventa semplice licenziataria del suo stesso storico marchio, nel tentativo di iniziare una lenta risalita.Che oggi sta prendendo corpo: nuovo logo, nuovi modelli, nuove energie stanno spingendo L.A. Gear di nuovo sotto i riflettori. La storia non è ancora finita. Licenziatario Sport Up srl - Tel. 049 5599144
The world of sneakers is brimful with stories quite reminiscent of novels or scripts that are ready to become Hollywood films. The comparison is tremendously relevant in the case of L.A. Gear since the brand was founded (and still lives) in the shade of the very Mecca of American movies, Los Angeles. The leading character in the story is Robert Greenberg, a young entrepreneur who during the late Seventies launched a small company of roller skates, and gave it the name of a successful song (at least in terms of charts) by Kool and the gang, Good Times. Soon the Good Time, Inc. started eating up huge profits, but Robert Greenberg would cleverly adapt himself to changing trends. When the market of roller skates begins to fade, he transforms the company and starts producing skateboards under the label of United Skates of America; and so when the business of skate enters a market shrinkage, his way out is provided by the project of a sneakers shop for female customers. The early Eighties are the epoch of the aerobics explosion among the public at large, marking the rise of a real obsession with fitness in every big American town. Thus in 1982 Greenberg launches his first sport shop for women on the famous Melrose Avenue, and he soon considers producing on his own. Basically this is how the brand L.A Gear was born (from a customer’s suggestion, as the story goes) – a brand doomed to a sudden and fast climbing of success which will bring the company on the top of American market in a short time span. In 1985 the brand enters the world of shoes with the model Canvas Wor-
kout, an immediate great success. Within a few years the shoes by L.A. Gear get to conquer the third place in the best-sellers’ list, right after Nike and Reebok, with a yearly turnover exceeding $800 million. Robert Greenberg realizes he’s leading a joint-stock company that produces and sells shoes designed by himself following a rule-of-thumb strategy: the L.A. Gear models haven’t got a hyper-technological content, but they exhibit small details (for purely aesthetic purposes) that female fans appreciate very much, such as embroidery and glitter inserts. A perfect stile for those days. So a question is: did they live happily ever after? Not at all, unfortunately. For the second part of the story is not that happy as the first. During the early Nineties L.A. Gear left this market niche in the attempt to acquire some male customers. Testimonials like Kareem Abdul-Jabbar (who was completing his career) and Michael Jackson could do nothing to help save the brand, whose budget was worm-eaten by huge investments in advertising. The low competitiveness of the product from a technical point of view and more than that the explosion of grunge – so different from the neat look of the L.A. Gear – conspired to erode its market share. The fall was as fast as its climb to success had been: in 1992 Greenberg resigned from the company but the negative trend lasted until 1997 when L.A. Gear became a bare licensee of its own historical brand, with the purpose to begin a new ascent. And today the ascent is manifest: a new logo, fresh new models, brand new energies are pushing L.A. Gear anew under the spotlight. The story isn’t finished yet. Sneakersmagazine
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news
skate DC Shoes
Chris Cole STX
Per la primavera 2012 DC Shoes presenta una nuova, elegante, versione della STX, signature -shoe del grande Chris Cole. Avvalendosi dello stesso pro-skater in fase di ricerca e sviluppo, DC propone una scarpa dal design basico, con un look semplice e pulito caratterizzato unicamente dalla tomaia in heavy canvas e accostata alla “Sticky rubber outsole” color gomma naturale. Niente male poi anche questa colorazione “Oyster/Dark Chocolate”. For the spring 2012 DC shoes presents a new elegant version of the STX, signature-shoe of the great Chris Cole. Enlisting the same pro-skater for R & D needs, DC proposes a shoe with a basic design, featuring a look neat and clean characterized solely by a upper in heavy canvas near the “Sticky rubber outsole” whose color is natural rubber. Really nothing to complain about this “Oyster/Dark Chocolate” colorway.
Vans Core
Epoch ’95 Pro Dopo averla riesumata la scorsa stagione con il Ray Barbee Pack, per la primavera Vans lancia ufficialmente all’interno della collezione Core la Epoch ’95, modello nato 17 anni fa. Caratterizzata da un design semplice e classico, ispirato a vari modelli court dei ’70, la scarpa torna con la collezione Spring 2012 di Vans con tomaia in suede e con alcune delle ultime tecnologie e sistemi studiati dal brand per la performance tra cui la costruzione SkateVulc, la soletta in schiuma Co-Molded PU1 Footbed e i rinforzi DURACAP. After having being unearthed last summer through the Ray Barbee Pack, the Epoch ’95 (a model born 17 years ago) gets officially re-launched by Vans for the coming spring within the Core collection. Characterized by a design classic and simple, inspired by various models court from the Seventies, the shoe is back with the Spring collection 2012 of Vans, featuring suede upper and some of the latest technologies and systems designed to foster performance among which the construction SkateVulc, a insole in foam Co-Molded PU1 Footbed and reinforcements DURACAP.
Santa Cruz Skateboards x C1RCA
The Griz
Questa stagione Santa Cruz Skateboards e C1RCA hanno collaborato per proporre una versione custom del pro-model di Emmanuel Guzman, team rider di entrambe le companies. Il design semplice e classico della scarpa viene riproposto attraverso una palette di colori e una serie di dettagli che richiamano la tradizionale iconografia Santa Cruz, in un bel packaging da edizione limitata. This season Santa Cruz Skateboards and C1RCA collaborated to release a custom version of the pro-model of Emmanuel Guzman, team rider of both companies. The simple and classic design of the shoe is proposed through a set of colors and a series of details quite reminiscent of the traditional Santa Cruz iconography within a nice packaging for limited editions. 64
Sneakersmagazine
adidas Skateboarding Busenitz ‘Grey/Gum’
Dal suo lancio sul mercato nella primavera del 2010, la Busenitz di adidas Skateboarding continua a convincere, skateboarders e non, per il suo look originale e un range di colorazioni davvero azzeccate. Il modello dedicato a Dennis Busenitz incorpora alcuni tra i più grandi classici proposti dal brand a tre strisce per gli sport indoor e il calcio: un’ispirazione lontana dal mondo skate ma perfettamente coerente con il background del proskater tedesco a cui è dedicata. Tra le ultime colorazioni proposte, degna di nota è questa raffinata combo grigio/antracite sulla classica gum sole.. Since its launch in the spring 2010, the Busenitz of adidas Skateboarding is keeping persuading the people (independent of whether or not they are skateboarders) thanks to its original look and a really catching range of colors. The model dedicated to Dennis Busenitz includes some of the greatest classics proposed by the three stripes with a view to indoor sports and soccer: an inspiration quite distant form the world of skate but perfectly coherent with the background of the German pro-skater to whom the kick is dedicated. Among the latest colorways proposed, this refined combo grey/anthracite on the classic gum sole deserves attention.
Lakai
Linden
La Linden è il nuovo “team model” proposto da Lakai per questa stagione. Fedele alla linea che caratterizza da sempre la company californiana, la scarpa presenta un bel mix di tecnologie e sistemi studiati per la performance, tra cui la costruzione ergonomica della suola Engineered XLK™, la soletta in schiuma e EVA per maggior comfort e leggerezza, rinforzi nei punti più delicati e un interno in mesh per garantire maggior traspirazione. Come sempre, testata e approvata da tutti I pro del team Lakai. The Linden is the new Team model proposed by Lakai for this season. True to the line marking since the beginning the Californian company, the shoe presents a good mixture of technologies and system designed to enhance performance, among which the ergonomic construction of the sole Engineered XLK™, a insole in foam and EVA to have more comfort and lightness, reinforcements in the most delicate areas and a lining in mesh to grant more perspiration. Tested and approved as usual by all pro’s of the team Lakai. .
Thrasher X Globe Odin
Dopo diversi licensing con marchi giapponesi, con la primavera 2012 il team di THRASHER Magazine presenta una delle sue rare collaborazioni di ufficiali, questa volta con gli australiani di GLOBE. Il modello usato come base della collaborazione è la Odin, design semplice, suola vulcanizzata dal profilo basso e interno imbottito. Il team della nota rivista con base a San Francisco aggiunge solo qualche tocco di colore ispirato ai GIANTS, alcuni dettagli e l’iconico logo ricamato in tono sulla linguetta. After different licensing pacts with Japanese brands, for the spring 2012 the team of THRASHER Magazine presents one of their rare official collabs, this time with the Australian GLOBE. The model used as a basis for the collaboration is the Odin, a simple design, vulcanized sole with a low profile and padded lining. The team of the well known magazine based in San Francisco adds a few touches of color inspired to Giants, some details and the iconic logo embroidered on the tongue. Sneakersmagazine
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focus
Nike SB
blazer ‘Lance Mountain Pool Service’
Lance Mountain è uno dei grandi vecchi dello skate californiano, protagonista dell’esplosione della scena negli Ottanta e membro della Bones Brigade insieme a skater non esattamente di secondo livello come Steve Caballero, Stacy Peralta e Tony Hawk. Oggi Lance ha quasi cinquant’anni, ma non ha intenzione di smettere di skateare - con il team di Nike SB - e di divertirsi. E proprio all’insegna del divertimento, produce video come quello lanciato il mese scorso, in cui si è improvvisato imprenditore delle costruzioni e insieme a qualche amico di lunga data ha messo in piedi la “Lance Mountain’s Pool Service”, che costruisce piscine nei giardini delle villette a schiera californiane. E poi, magari, prima di riempirle d’acqua ci fa un giro... Il video si trova sul sito nikeskateboarding.com, e oltre a essere piuttosto divertente, segna il lancio di una micro-collezione caratterizzata dalla presenza degli ironici loghi della nuova attività (...) di Lance: ne fa parte anche una specialissima versione delle Nike SB Blazer vestita integralmente di pelle, fra il blu e il verde acqua. 70
Sneakersmagazine
Lance mountain is one of the great seniors in Californian skate, one of the chief protagonists of the explosion of skate in the Eighties and a member of the Bones Brigade along with other skaters (certainly not second-rate) such as Steve Caballero, Stacy Peralta and Tony Hawk. Today Lance is almost fifty years old but is not considering stopping skating with the Nike SB team and enjoying life. And in the name of fun he produces videos (like the one released a month ago) in which he performs an entrepreneur of constructions and he (together with some old pals) founded the “Lance Mountain’s Pool Service”, that construct swimming pools in the Californian small villas. And maybe he even takes a tour before filling them up... The video can be seen on the website nikeskateboarding.com and beside being really funny it marks the launch of a micro-collection characterized by the presence of the ironic logos of the new activity (…) by Lance: a very special version of the Nike SB Blazer entirely covered by leather (between blue and turquoise green) are part of it.
focus
Stussy x Converse Skateboarding Sea Star LS
Con la primavera arriva un’inaspettata collaborazione tra Stussy e la divisione Skateboarding di Converse per una micro collezione caratterizzata da un’attualissima ispirazione militar-outdoor e originali combinazioni di materiali. Il pezzo forte della linea lo vedete tra queste immagini: la Sea Star LS in camo. La classica boat-shoe di casa Converse è stata rivista da Stussy attraverso una tomaia in canvas ripstop, con una texture camouflage che mixa colori e dettagli grafici di due tra le più amate versioni del pattern - quella “tiger” americana e quella classica italiana - mentre gli ochielli metallici e i lacci in pelle 360° danno un tocco un po’ più classico alla scarpa. Photography: Hypebeast.com
With the spring in the offing an unexpected collab between Stussy and the Skate division of Converse is coming, within a micro collection characterized by a very modern inspiration partly military partly outdoor and original fabrics combinations. The favorite piece of the line in these pics: the Sea Star LS in camo. The classic boat-shoe by Converse was redesigned by Stussy by a upper in ripstop canvas, with a texture camouflage that blends colors and graphic details borrowed from two of the most beloved versions of the pattern – the American tiger version and the classic Italian version – whereas the metal laceholes and leather laces confer the shoe a more classic touch. Sneakersmagazine
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focus
adidas Skateboarding Adi Ease
Le Adi Ease sono un modello costruito a immagine e somiglianza di Mark “Gonz” Gonzales, mito dello skate, attore, poeta, videomaker, editore, disegnatore. Un tale vulcano di creatività non poteva produrre un paio di sneakers qualsiasi: la tomaia costruita con un pezzo unico di pelle scamosciata è estremamente flessibile, confortevole, resistente (grazie ai rinforzi sul tallone e intorno agli occhielli passalacci) e leggera. La suola vulcanizzata e le splendide colorazioni proposte per la primavera/estate 2012 completano il quadro. Scommettiamo che le Adi Ease conquisteranno il favore di molti, anche grazie al prezzo d’attacco. The Adi Ease are a model created in the image and likeness of Mark “Gonz” Gonzales, a sneaker’s hero, actor, poet, videomaker, publisher, and designer. Such a volcano of creativity couldn’t generate a down-to-earth pair of sneakers: the upper, molded out from a single piece of suede, is extremely flexible, comfortable, light, and resistant (thanks to reinforcements over the heel and around the lace-holes). A vulcanized sole and the wonderful colorways proposed for the spring summer 2012 fill the picture. We are confident that the Adi Ease will win the favor of many people, also thanks to their aggressive price.
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Nike avrà anche messo a segno la più riuscita operazione commerciale del presente, ma qui in redazione le emozioni più forti ce le ha regalate un paio di Snow Waffle del 1984, ibrido tanto strano che siamo - solo per un attimo - stati sfiorati dal dubbio che si trattasse di un falso. Non è così, e la prova migliore la trovate da pagina 76. Nessun dubbio, invece, quando ci siamo trovati davanti le Air Tech Challenge, signature shoe del grande Andre Agassi fra il 1989 e il 1991, nella rarissima versione low-top mai indossata dal campione americano (a pagina 82). A proposito: fra le pagine seguenti, abbiamo il piacere di presentarvi alcune chicche made in USA. Tre modelli da ricordare, di altissimo profilo storico: New Balance 770 con suola italiana Vibram (pagina 80), Vans Era MTV dedicate al noto canale televisivo musicale (pagina 84) e soprattutto Converse Skoots degli anni Cinquanta, probabilmente frutto di una commessa militare (pagina 88). Tre simboli della potenza industriale americana, contrastata ai tempi dalle case europee: le tedesche adidas (a pagina 86 le ZX550) e Puma (a pagina 92 le curiose 9190 S), le giapponesi Onitsuka Tiger Basketball (a pagina 94). Come sempre, non ci resta che augurarvi buon viaggio: un viaggio attraverso il tempo, alla ricerca delle radici della sneakers culture.
Nike might have even scored the most successful commercial operation of our time, but our editorial office was moved most strongly by a pair of Snow Waffle dating back to 1984, a hybrid so much strange that we have been touched (although for a second) by the suspicion that it might be a fake. Which is not: the most powerful testimony is on p. 76. No way to raise doubts, indeed, when we ran into the Air Tech Challenge, a signature shoe by the great Andre Agassi from 1989 to 1991, in a very rare low-top version that the American champion never used (on p. 82). By the way, the following pages grant us the pleasure to introduce you some made in Us sweeties. Three models worth remembering, of high historical profile: New Balance 770 featuring an Italian sole by Vibram (on p. 80), Vans Era MTV dedicated to the well known television channel (on p. 84) and even more importantly, the Converse Skoots from the Fifties, perhaps the outcome of a military order (on p. 88). Three symbols of the industrial American power, competing back then with the European companies: the German adidas (on p. 86 you have the ZX550) and Puma (on p. 92 the strange 9190 S); the Japanese Onitsuka Tiger Basketball (on p. 94). There is nothing left to it but to wish you a nice trip: a journey through time, in search of the roots of sneakers culture.
Enjoy
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NIKE
SNOW WAFFLE I Made in Korea, 1984
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NIKE SNOW WAFFLE I
Trovate nel corso di un recente viaggio negli Stati Uniti, presso il celeberrimo Flea Market del Rose Bowl di Pasadena (ne abbiamo parlato nello scorso numero, ricordate?). Una fiera che assomiglia ancora oggi a una piccola miniera d’oro per i collezionisti (a patto di farsi trovare sul posto presto, la mattina!): in una sola visita ci ha regalato un paio di Air Jordan I originali in mint condition e queste incredibili Snow Waffle con colorazione molto simile proprio a quella delle prime sneakers dedicate al più grande giocatore che abbia mai calcato i parquet del basket NBA. Le Snow Waffle sono un interessante e poco conosciuto ibrido lanciato dalla casa di Beaverton intorno alla metà degli anni Ottanta, solo sul mercato americano: suola Waffle tipica dei modelli running seventies più tomaia quintessenzialmente basket. Talmente strane che abbiamo persino pensato che potrebbero essere un falso d’epoca, ma è piuttosto improbabile. Se avete informazioni su questo modello, scriveteci pure attraverso il sito sneakersmagazine.it. Siamo molto curiosi di scoprire qualcosa in più su queste scarpe misteriose, e magari ipotizzarne una quotazione, che tenga conto anche del fatto che non sembrano ormai più adatte all’uso: rigidissime, rischiano di rompersi anche solo per uno sguardo. Found out during a recent trip to the US at the most famous Flea Market of Rose Bowl in Pasadena – we talked about it in our last issue, remember? A fair that nowadays is still reminiscent of a small goldmine for collectors – provided you can be there pretty early in morning. A single visit was enough to let us discover a pair of original Air Jordan I in mint condition and these incredible Snow Waffle featuring colors most reminiscent of those first sneakers dedicated to the great player that ever trod the boards and parquets of the Nba religion. The Snow Waffle are an interesting yet hardly known hybrid launched by the Beaverton brand around the mid Eighties, only for the American market: a Waffle sole which is typical of many Seventies running models and an essentially-basketball upper. So strange indeed that we went so far as to ponder they might be a fake, but it’s quite unlikely. If you know more about this particular model, please send a message through our website sneakersmagazine. it. We are really eager to learn something special on these mysterious kicks and maybe get elements to hypothesize a quotation, one that could take account of the fact that they wouldn’t seem apt to be used any more: so rigid as they are, they risk to fall to pieces before you even get to lace them.
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Nike
air tech challenge low Made in Korea, 1990
Difficile riassumere in poche righe quello che un atleta come Andre Agassi ha rappresentato per il tennis, fra la fine degli Ottanta e l’inizio dei Novanta. Dunque, in questa sede è il caso di limitarsi a ricordare l’importanza capitale della figura del Kid di Las Vegas, per lo stile e la moda giovanile di quel periodo: fra il 1989 e il 1991 tutti, semplicemente, impazzivano per Agassi. E per le sue Nike, ça va sans dire: Air Tech Challenge e Air Tech Challenge II, sneakers che hanno fatto la storia, già oggetto di remake da parte della casa di Beaverton. Un modello molto tecnico ed estremamente appariscente che divenne - contro ogni previsione - oggetto di culto per nicchie di consumatori che non avevano pressoché alcun interesse per il tennis: perfino i teenager metallari, che fino a quel momento avevano indossato solo anfibi e grosse scarpe da basket, iniziarono a indossarle con fervore religioso. In queste pagine vi presentiamo la variante bassa delle Air Tech Challenge, molto più rara e mai riproposta sul mercato da Nike. Con una quotazione di circa 350 dollari per un paio deadstock, le Air Tech Challenge Low rappresentano un’interessante curiosità: Andre Agassi non le indossò mai sui campi, al contrario di altri assi dei Novanta come Mikael Pernforns, David Wheaton e Andrei Chesnokov (le ricordiamo ai piedi di quest’ultimo in alcune delle molte partite giocate contro il grande Ivan Lendl). Non stupisce che - più che i collezionisti di sneakers - siano gli appassionati di tennis a ricercare queste rare Nike. 82
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Not easy to sum up in a few lines what an athlete like Andre Agassi was to tennis from the late Eighties and the early Nineties. Therefore, in this context it will be ok just to remember the crucial importance of the Kid from Las Vegas, both for his style and the youthful vague of those days: from 1989 to 1991 almost everyone was simply crazy about Agassi. And about his Nike as well, it goes without saying: Air Tech Challenge and Air Tech Challenge II, sneakers that went down in history, already subject to remake by the company from Beaverton. A much technical model and extremely showy that became – against all predictions to the contrary – an object of cult among niches of fans that didn’t have any interest whatsoever in tennis: even the metal teenagers who until then would wander about wearing army boots and big basket shoes started using them with religious fanaticism. In these pages we present the low version of the Air Tech Challenge, much more rare and never re-released on the market by Nike. With a quotation of about 350 bucks for a pair of deadstock, the Air Tech Challenge Low are an interesting oddity: Andre Agassi never used them on the fields, unlike other Nineties champions like Mikael Pernforns, David Wheaton, and Andrei Chesnokov (we remember the last one wearing them in some of the many matches against the great Ivan Lendl). No wonder then if these rare Nike are more wanted among enthusiasts of tennis than sneakers collectors.
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vans
ERA MTV Made in USA, 1986
Anni Ottanta: età dell’oro per la casa californiana della famiglia Van Doren, ma anche piena era MTV. Prima che l’emittente americana desse il via alla sua programmazione – nel 1981 con la messa in onda del celeberrimo Video killed the radio star dei Buggles – nessuno aveva mai neppure pensato a un’emittente di soli videoclip; cinque anni dopo, il canale era una potenza mediatica con cui qualsiasi entità nel music business doveva fare i conti. Mentre la generazione MTV cresceva a suon di Eurythmics, Madonna, Springsteen, A-Ha e Stacey Q, il marchio Vans viveva un momento di rilancio (al grande successo dei primi anni Ottanta, periodo in cui qualunque teenager americano indossava un paio di Slip-On, era seguito un netto calo delle vendite): dunque, perché non legare un classico modello della casa californiana al marchio di quel nuovo network tanto amato dai ragazzi? Detto fatto: ecco queste splendide Era caratterizzate dall’etichetta “giallo MTV”, le prime sneakers dedicate al canale televisivo americano (altre sarebbero seguite, prime fra tutte le arcinote Puma Yo! Mtv raps). Purtroppo quelle che abbiamo in archivio sono usate e con qualche segno del tempo: un paio in mint condition avrebbe una quotazione vicina ai 600 dollari, queste valgono circa un terzo. Ma rimangono un pezzo di storia. The Eighties: a golden age for the Californian brand of van Doren’s family, and the epoch of MTV’s explosion. Before the American broadcaster started the programs – in 1981 with the transmission of the famous Video killed the radio stars by the Buggles – no one ever dared even imagining a channel just for videos. Five years later the station was a media kingdom with which every actor in the music business was forced to coming to terms. While the MTV generation was growing up listening to Eurythmics, Madonna, Springsteen, A-Ha and Stacey Q, the brand Vans lived a reviving moment (after the great success of the early Eighties when every teenager had a pair of Slip-On, a period of crisis had ensued): so now (was the idea) why not to tie a classic model by the Californian company to this new and much beloved network? No sooner said than done: here’s these marvelous Era characterized by the “MTV-yellow” tag, the first sneakers dedicated to the American television channel (other were to follow, among them the well known Puma Yo! Mtv raps). Unfortunately the model we have in our archive are used and a bit worn out: a pair of mint condition might have a rate around 600 dollars, but this are worth a third of it. They are nonetheless a piece of history. 84
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converse Skoots
Made in USA, 1950s
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Vintage&Deadstock Sneakers
Un modello che abbiamo incontrato per la prima volta solo recentemente. Avevamo visto sneakers simili solo negli stock dell’esercito americano risalenti agli anni Quaranta, e usate nelle basi navali e nei campi militari per i giorni di addestramento. Dunque, probabile che si tratti di una commessa militare, del frutto di un contratto tra Converse e l’esercito degli Stati Uniti. Anche se non possiamo avere certezze riguardo alle origini di queste sneakers, possiamo comunque riempirci gli occhi con l’incredibile qualità costruttiva di suola e tomaia, entrambe intatte dopo quasi settant’anni. Quotazione intorno ai duemila dollari: probabile che solo in Giappone si trovino collezionisti disposti a spendere cifre simili. Queste Skoots certamente potrebbero trovare posto fra le pagine degli splendidi libri fotografici di Rin Tanaka, uno dei maggiori esperti di abbigliamento vintage americano al mondo. 90
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A model we discovered quite recently for the first time. We had only seen similar sneakers in the army stocks dating back to the Forties and used in the navy bases and military camps during the training sessions. So likely they were a military order agreed upon Converse and the US Army. Although we can’t be entirely sure what the origin of these sneakers is, we may still feast our eyes on the incomparable constructive quality of sole and upper, both unimpaired after almost seventy years. Quotation around 2 thousand dollars: collectors who can afford similar prices are more likely to be found in Japan. These Skoots might by all means get a place among the pages of the marvelous photographic books by Rin Tanka, one of the greatest experts of American vintage clothing over the world.
converse Skoots
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Vintage&Deadstock Sneakers
PUMA 9190S
Made in West Germany, 1978
La scatola originale è la prima cosa che cattura l’attenzione del collezionista, e dal punto di vista grafico le confezioni Puma degli anni Settanta hanno sempre stile da vendere. Queste rare sneakers prodotte nell’allora Germania Ovest - inutile dire che il marchio è garanzia di qualità - non hanno un nome, ma solo una sigla alfanumerica à la New Balance: si tratta forse di un prototipo? In ogni caso, il modello è entusiasmante, per forma della tomaia e suola quintessenzialmente running. Il collezionista giapponese che ce le ha vendute le ha conservate con ogni cura, e dopo trent’anni dalla produzione sono ancora in ottime condizioni. Quotazione intorno ai 350 dollari.
The original box is the first thing that captures the attention of the collector, and from a graphic point of view the packages by Puma from the Seventies have an incomparable style. These rare sneakers produced in the former West Germany – needless to say the brand is a guarantee of quality – have no name, but simply an alphanumeric mark in the New Balance style: was this a prototype? At any rate, the model is thrilling both thanks to its upper shape and the essential running sole. The Japanese collector that sold them to us would handle and keep them with care, and after thirty years from their issuance they are in perfect conditions. The rate is around 350 bucks. 92
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Vintage&Deadstock Sneakers
ONITSUKA TIGER BASKET
Made in Japan, 1970
Prodotte in Giappone, scovate in un magazzino del quartiere di Ueno, a Tokyo, e sempre ai piedi della nazionale di basket nipponica negli anni Settanta: queste sneakers sono l’essenza della giapponesità. Molto simili alle Converse Chuck Taylor AllStar coeve, erano piuttosto diffuse sui parquet dei professionisti d’Europa, molto meno presso le due leghe (ai tempi il basket era ancora diviso fra ABA e NBA) statunitensi. Le Onitsuka Tiger Basket sono caratterizzate dal logo sulla tomaia e dalla suola che permetteva un grip perfetto sul campo, e soprattutto da un packaging eccezionale, quasi un kit militare: la scatola è ricca di dettagli pieni di stile, e nasconde un ulteriore box in plastica per proteggere le scarpe dall’umidità, che all’epoca era fornito con la maggior parte dei modelli Onitsuka Tiger. La quotazione di queste sneakers complete della straordinaria confezione si aggira intorno ai 500 dollari.
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Vintage&Deadstock Sneakers
ONITSUKA TIGER BASKET
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Made in Japan, discovered in a warehouse in the Ueno neighborhood, in Tokyo, and always used by the Japanese basket national during the Seventies: these sneakers are the essence of Japaneseness. Pretty similar to the Converse Chuck Taylor All-Star of the same period, they were rather used on the professional European parquets, much less upon the two American leagues (back then the ABA and the NBA would be separate). The Onitsuka Tiger Basket are characterized by a logo on the upper and a sole enabling a perfect grip on the field, and more than that a super packaging, almost a military kit: the box is rich with details and style, and hides a further plastic box designed to protect the shoes against humidity, that at the time was offered together with most Onitsuka Tiger models. The rate of these sneakers (including package) is about 500 bucks.
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GREGO +39 3939171925