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#31/77 bim / ita ly EDITION / JANUARY - february ‘17
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# 31/77 gennaio /febbraio 017 sections in questo numero in this issue
contents 24 28 30 32 36 38 39 40 42 44 46 54 58 62 66
new balance 247 dc astor lx munich massana, a -noia & copacabana karhu albatross asics GEL-LYTE V Sneakers 76 x puma Blaze Of Glory Soft FILIP LEU x puma suede british knight spring/ summer 2017 iza boa trip clochard munich A SHORT HISTORY previsioni del tempo complexcon sole dxb dubai air max 97 the italian affair event asics tiger 30 Years of GEL 68 black friday
collabos best collabos 2016 CONCEPTS X NIKE FREE TRAINER 1.0 HANON X DIADORA BORG ELITE NIGEL CABOURN X CONVERSE CHUCK TAYLOR 1970 18 24 KILATES X BROOKS HERITAGE BEAST 1 20 SNEAKERS76 X ADIDAS CONSORTIUM EQT RUNNING GUIDANCE 93 22 RENARTS X REEBOK CLASSIC LX8500 10 12 14 16
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Presidente e Direttore responsabile Giuseppe Angelo Berto
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Fotografi Ivan Grianti, Giuseppe Repetto, Gisella Motta, Marco Buratti, Elisa Figoli
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Traduzioni Sergio V. Levi
Sede legale via XXIX Maggio, 18 20025 Legnano (MI) Stampa TMB Grafiche srl - Gorgonzola Sneakers magazine è una rivista
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editoriale editorial Anno nuovo, vita nuova? Non ci speriamo. Buoni propositi? Meglio evitare. Per l’anno nuovo, ogni gallina fa l’uovo? Questo non ha proprio senso, per chi vive in città da almeno quattro generazioni. Diciamolo pure: la tradizione ha il fiato corto. Meglio evitare di leggere il futuro tra le righe dei proverbi, nei presagi o in qualche sfera di cristallo, e affidarsi piuttosto ai propri occhi, orecchie, mani. Ecco perché in questo numero di gennaio 2017 – che avrete magari l’occasione di sfogliare mentre vi aggirate curiosi tra gli stand della novantunesima edizione di Pitti Immagine Uomo, proprio nei primissimi giorni dell’anno nuovo – vi offriamo una previsione del futuro tutt’altro che campata per aria: a pagina 46 troverete un vero e proprio meteo dedicato ai grandi brand del mondo sneakers, una serie di ipotesi su quello che saranno le loro strategie commerciali e creative nel prossimo futuro, frutto esclusivo della raccolta di informazioni condotta attraverso le nostre personali antenne nel corso dei mesi appena trascorsi. L’indice di attendibilità? Bè, sicuramente più alto rispetto a qualsiasi servizio meteorologico dell’ultimo periodo…
New year, new life? We don’t expect it to happen. Any good intentions? Forget about. For the new year, will every chicken laid an egg? This just doesn’t make any sense, at least for those who’ve been living in a city for four generations. Let’s be clear, traditions have by now very little time. Better avoid reading the future through the lens of this or that saying, through some presentiment or in the crystal ball, and rely on one’s eyes, ears, hands. With a view to following this rule, the January 2017 issue (that you may be browsing while strolling by the stalls of the 91st edition of Pitti Immagine Uomo) will try develop a prediction that purports to have more than some bearing on reality. Hence on page 46 you will find a real weather forecast dedicated to the great brands of the sneakers world, a list of hypotheses on what will probably be their likely commercial and creative strategies in the near future, solely based on the information picked up by our professional antennas over the past few months. The reliability ratio? Well, by all means more accurate than any other weather forecast we were offered over the last few weeks.
Uno sguardo al futuro a cui fa da contraltare quello verso il passato, sia prossimo che remoto. Il primo si trova nelle pagine di apertura, dedicate ai migliori progetti collaborativi visti nel corso del 2016, con la consapevolezza che le cosiddette “collabo” (la parola non ci piace granché, ma ormai è inevitabile) sono diventate in un certo senso il centro culturale del mondo sneakers nell’ultimo decennio. Il secondo invece è (ben) rappresentato dalla sezione vintage, come al solito ricca di gemme inaspettate, tra le quali le immagini di un paio di rarissime Nike Boston dal valore monstre di circa duemila dollari.
The gaze on the future is balanced by a glance on the past, whether near or far. The former is dealt with in the opening pages, dedicated to the best collaborative projects appeared over the past year, with the warning that the so-called collabos (we don’t like very much this word, but it’s become inevitable) have become in a sense the cultural core of the sneaker world during the last decade. The latter, on the other hand, is well described by our vintage section, which abounds as usual with unexpected jewels, among which the images of a very rare pair of Nike Boston which is worth some 2 thousand bucks.
In mezzo, naturalmente, c’è tutto il presente: una stagione primavera/ estate 2017 che si apre quando ancora tutti quanti abbiamo addosso il piumino, ma che si preannuncia lo stesso al calor bianco per quanto riguarda le novità in arrivo. Ne abbiamo di ogni genere e provenienza geografica: New Balance, DC Shoes e British Knights dagli Stati Uniti; Munich, Karhu e Puma dall’Europa; Asics dal Giappone. E infine gli ibridi sneakers/workwear proposti dagli artigiani veneti di Iza-Boa. Perché il presente, si sa, è meglio goderselo momento per momento. Magari viaggiando come facciamo anche noi a ogni numero, per poi rendervi conto dei grandi eventi che girano intorno alle sneakers ai quattro angoli della Terra. In questo numero vi portiamo con noi a Dubai per Sole DXB, ad Amsterdam per il trentesimo compleanno della tecnologia Gel di Asics, negli Stati Uniti per l’incredibile incrocio tra arte, design e sneakers culture rappresentato dalla Complex Con, e infine – ok questo è in effetti più semplice per tutti – a Milano per il rilancio (che quando leggerete queste righe avrà ormai coinvolto l’intera Europa) di un modello amatissimo dal grande pubblico italiano: le Air Max 97, per tutti semplicemente “Silver”. Del resto, non ci basta certo essere presenti in Italia e in Spagna con due riviste gemelle: il nostro sguardo deve essere quello, inevitabilmente globalizzato, del mondo sneakers. Un mondo sempre sospeso tra poli opposti: tradizione e innovazione, locale e globale. Un mondo che in qualche modo contribuisce ad abbattere i confini tra gli appassionati di nazioni diverse. A ogni numero, speriamo di fornirvi un utile dizionario per interpretare questo nuovo esperanto fatto di pelle, mesh, gomma. Passato e futuro. Business e passione.
In between, we have, of course, the realm of present – a spring summer 2017 that starts when we still wear our padded jacket, but that promises to be sparkling, from the point of view of the news in the offing. Indeed, we can anticipate news of any kind and provenance: New Balance, DC Shoes, and British Knights from the United States; Munich, Karhu, and Puma from Europe; Asics from Japan. Moreover, the sneaker/workwear hybrids proposed by the Venetian artisans of Iza Boa. This is because the present, as is well known, is to be enjoyed day after day – for example, travelling, and this, by the way, is what we do on every issue, with a view to reporting on the great events and facts about sneakers from the four corners of the Earth. This issue, indeed, will bring you to Dubai for the Sole DXB, to Amsterdam for the thirtieth anniversary of the Gel technology by Asics, to the United States for the incredible intertwinement of art, design and sneaker culture represented by the Complex Con, and last not least (yeah, this was easier to get) to Milan for the re-launch of a model much beloved by the Italian public: the Air Max 97, also known as Silver. After all, it’s not enough, for people like us, to be present in Italy and Spain with two twin magazines: our view must span the whole sneaker world, inevitably globalized. A world that appears more and more divided between two opposed poles – tradition and innovation, local and global. A world that somehow helps overcome the boarders that isolate the enthusiasts from different nations. On every issue, we hope to be also providing a sort of dictionary that can help interpreting this new Esperanto whose basic phonemes are made of leather, mesh and rubber. Past and future. Business and passion.
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collabos
best collabos
2016
Ogni numero di Sneakers Magazine si apre con
Every issue of Sneakers has some introductory pages
molte pagine dedicate a una critica – severa ma
dedicated to a criticism (perhaps severe, but honest,
giusta, ci piace pensare – di quello che conside-
we are proud to declare) of what we consider the he-
riamo il cuore della sneakers culture: i progetti collaborativi, che rappresentano plasticamente l’idea contemporanea di sneakers come icone capaci di trascendere l’uso per cui tradizionalmente sono state pensate, e diventare qualcosa di diverso, qualcosa di più. Ecco perché le
art of sneaker culture; the collaboration projects, that graphically represent the contemporary idea of the sneakers as icons capable of going beyond their inherent function to become something different, something more. Which is why the collabo-
collaborazioni sono importanti, ecco perché ci
rations are so important and why we deem it appro-
sembra giusto riprendere in mano i sei numeri di
priate to browse the six issues of Sneakers Magazine
Sneakers Magazine usciti nell’arco del 2016, per
that have appeared in 2016 with a view to highlight
selezionare quella che ci sembra la crema delle
what we think to be the best selection of the va-
collaborazioni che vi abbiamo presentato du-
rious collaborations that we discussed during the
rante l’anno che si è appena chiuso alle nostre
year behind us. As is often the case, this selection is
spalle. Come al solito, si tratta di una selezione anticonformista, che non riflette semplicemente il successo di vendita o l’hype generato. Ma queste collabo ci hanno colpito, magari per un particolare particolarmente curato, per i ma-
nonconformist, in that it doesn’t merely reflect the selling performance of the hype-level generated by this or that model. The thing is, these collabos hit us – maybe for a remarkable detail, for some really
teriali davvero eccellenti, per un concept che
excellent materials, or a concept that shun banali-
si allontana dalla banalità. E come al solito, è
ty. As usual, there is frankly no room to complain or
inutile lamentarsi: il giudizio della redazione è
dispute: the list reflects the editorial staff’s firm
insindacabile.
opinion.
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best of 2016
CONCEPTS X NIKE FREE TRAINER 1.0 Un omaggio al più noto sneakers shop di Boston, re delle collaborazioni, che ha spento venti candeline nel 2016. E tra le tante limited edition celebrative, spiccano queste Nike Free Trainer 1.0, con stampa sulla tomaia ispirata ai rilevatori termici, capaci di “vedere” il calore emesso dai corpi delle persone. Soprattutto però, la differenza la fa un particolare nascosto: la linguetta è costruita con uno speciale tessuto che reagisce al calore, facendo apparire la stampa colorata solo quando le scarpe sono scaldate dal calore corporeo. Più corsa, più colore. Grande idea. 12
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A tribute to the most famous sneaker shop in Boston, the king of collabo, which has become 20-y-o in 2016. Among the various celebrative limited editions, the Nike Free Trainer 1.0 stands out, with its print on the upper inspired by thermal sensors capable of seeing the heat generated by the people. But a hidden detail is what makes all the difference – the tongue is made of a special tissue sensing the temperature, that makes the print appear colored, but only when the shoes are heated by the runner’s body. More speed, more color! Amazing.
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HANON X DIADORA BORG ELITE Diadora nel corso delle ultime stagioni ha lavorato molto sul filo dei ricordi. Queste Borg Elite rappresentano perfettamente il percorso di valorizzazione dell’heritage del marchio veneto, con una versione iper-premium delle signature shoe dedicate al più grande tennista svedese di tutti i tempi. Ricordi di Wimbledon che si mescolano con quelli calcistici: i ragazzi di Hanon sono malati di football (e casual culture di conseguenza) e hanno deciso di ispirarsi all’Aberdeen, squadra della loro città natale che – condotta da un certo Alex Ferguson – riuscì a conquistare la Coppa delle Coppe nel 1983, una delle più grandi sorprese nella storia del calcio del Regno Unito. Questa è passione vera. 14
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Over the last few seasons, Diadora followed the thread of memories. This Borg Elite aptly reflects the intention to exploit and develop the heritage of the Venetian brand, with a hyper-premium version of the signature shoe dedicated to the greatest Swedish tennis player of all times. Memories of Wimbledon that intermingle with glimpses about soccer. The guys from Hanon are mad about football (and consequently about casual culture), hence decided to get inspired by the Aberdeen, the mythic team from their hometown that, under the lead of mister Alex Ferguson, won the Cup Winners’ Cup in 1983, one of the biggest surprises in the history of UK soccer. This is love.
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NIGEL CABOURN X CONVERSE CHUCK TAYLOR 1970 Un vintage freak e il marchio che più di ogni altro rappresenta il classico stile americano: sembra un matrimonio fatto per durare. E infatti, la collaborazione tra il designer inglese Nigel Cabourn e Converse si rinnova stagione dopo stagione, sempre all’insegna dell’understatement e della qualità. Tutto classico e tutto perfetto, dai lacci custom ispirati alle corde da arrampicata, al foxing stripe rosso a contrasto. Cabourn rappresenta bene un’altra tendenza fondamentale di questi anni: non guarda al futuro, ma tenta di riprodurre l’autenticità del passato. Decidete voi se è un bene o un male. A noi piace. 16
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A vintage freak and the brand that more than any other represents the classic American style: the wedding seems apt to last. Indeed, the collaboration between the English designer Nigel Cabourn and Converse keeps changing, season after season, always in the name of understatement and quality. All classic and all perfect, from the custom laces inspired by the climbing ropes to the red contrasting foxing stripe. Cabourn embodies another central trend that is developing these days – it doesn’t anticipate the future, it tries to repeat the purity of the past. Whether a good or bad idea is up to you. We like it.
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24 KILATES X BROOKS BEAST 1 Certo, zero hype per Brooks. Ma non importa: qui abbiamo un concept eseguito con estrema attenzione e cura del dettaglio. Perché il diavolo è nei dettagli, tanti e azzeccati, come dimostrato ancora una volta da queste Beast 1 “sataniche”. E poi, i materiali: suede e pelle di ottima qualità, ma soprattutto un mesh che potrebbe facilmente essere scambiato per seta pregiata. 18
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Although a zero hype for Brooks, it doesn’t matter. What we have here is a concept developed with great attention for details. This is because the devil is in the details, numerous and spot-on, as testified once again by this satanic Beast 1. And notice the fabrics: high quality leather and suede, and more importantly a mesh, that one can mistake for valuable silk.
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SNEAKERS76 X ADIDAS EQT RUNNING GUIDANCE 93 Aprire uno sneakers shop in Italia non è mai stato semplice. Aprirne uno nel 2006, a Taranto, poteva sembrare una follia. Eppure i ragazzi di Sneakers76 ci hanno creduto e hanno lavorato talmente sodo da farsi un nome anche ben oltre i confini italiani. Fino a firmare collaborazioni di portata globale: complimenti a loro, che hanno tutto il diritto di festeggiare con questa uscita Consortium dedicata alla loro città e al ponte dei due mari che unisce la parte vecchia con la nuova Taranto. E poi, il box customizzato in stile enciclopedia ci ha davvero colpito al cuore. 20
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It was never easy to open a sneaker shop in Italy. But opening one in Taranto in 2006 was almost a crazy idea. In spite of this, the guys from Sneaker76 have so wanted and worked so hard, that they earned a renown going beyond the Italian boarders. All this allowed them to sign collabos with a global standing: the team from Sneakers76 is now celebrating the 10th anniversary with this Consortium release inspired by their city and the Bridge of the Two Seas tying the old to the new Taranto. Did we mention we really love the encyclopedic-like customized box?
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RENARTS X REEBOK LX8500 Ecco cosa vorremmo vedere più spesso da una collaborazione: una storia. Nella fattispecie di queste sneakers ideate dalla boutique newyorchese Renart, quella dei “Dead End Kids”, due atleti della Major Leage del baseball statunitense, protagonisti del passatempo americano per antonomasia. Dead End Kids era lo spettacolo di Broadway che aveva lanciato una nuova generazione di attori americani negli anni Trenta, qui divenuto cinico gioco di parole: per quei due giocatori dei New York Mets una carriera sfolgorante si era trasformata in un vicolo cieco, proprio “dead end” in inglese. Doc Gooden e Darryl Strawberry, un tempo trascinatori della squadra, erano infatti rimasti invischiati negli eccessi, alcol e droga. Insomma, invece di eroi qui si celebrano due antieroi. E soprattutto la vita vera. 22
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This is something we really like to find behind a collaboration’s theme – a story. And what these sneakers designed by the New York boutique Renart tell is the story of the Dead End Kids, two athletes of the American baseball Major League, that is, two protagonists of the American sport par excellence. Dead End Kids was also a show in Broadway that launched a new generation of American actors during the 1930s, but here conveys a rather cynical pun, because the two guys from New York Mets had their blazing careers take a blind alley, which in English is also called a dead end. Doc Gooden and Darryl Strawberry, formerly the leaders of the team, became involved in a life of excesses, alcohol, and drugs. So more than heroes, the shoes celebrate two anti-heroes, and how life can be tough.
Distribuito Da sPortuP srl • www.sPortuP.it • tel.. 049 5599144
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NEW BALANCE
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Primo nato del 2017? A noi sembra proprio di sì: le 247 di New Balance sono il primo modello completamente inedito del mondo sneakers ad arrivare sugli scaffali nel nuovo anno. E non si tratta di una scelta casuale per il marchio di Boston, che propone al mercato quello che vorrebbe fosse il perfetto punto di incontro tra innovazione e tradizione. Come definire altrimenti sneakers che remixano in una silhouette nuova e quintessenzialmente contemporanea – fatto evidente sin dal primo sguardo – elementi presi da modelli storici come 1300, 574, 576 e 998? Certo, non si può negare che le 247 abbiano una personalità assolutamente indipendente, con un look che appare destinato più a chi vive nelle grandi città, piuttosto che direttamente agli atleti: “Style of your Life” è lo slogan sintetizzato dall’azienda (o meglio, dalla viva voce del vicepresidente Global Lifestyle, il giapponese Shinichi Kubota) per descrivere l’ideale destinazione d’uso delle 247, che a partire dal titolo sembrano progettate e costruite essere indossate in ogni contesto e situazione. 24 ore su 24, 7 giorni su 7. A proposito di costruzione, non si può dire che New Balance abbia risparmiato su materiali e qualità produttiva: lo testimonia senza dubbio la tomaia in pelle pieno fiore, traforata nei punti giusti per il massimo comfort. Sneakers m
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NEW BALANCE
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Is this the first child of 2017? We think so – the New Balance 247 is the first entirely novel model from the sneaker world to reach the shelves by the new year. And it’s not an incidental decision by the historic brand from Boston, that launches on the market what purports to be the perfect balance of innovation and tradition. Indeed, how are we supposed to conceptualize, other than that, a sneaker that combines (as one clearly notice at first sight) elements borrowed from historic models such as the 1300, 574, 576 and 998 into a novel and quintessentially modern silhouette? True, it can’t be denied that the 247 has an absolutely independent personality, with a look that seems to be designed for those who live in a city, rather than the athletes: ‘Style of your life’ reads the slogan advertised by the company (or rather, by the vice-president of Global Lifestyle in person, the Japanese Shinichi Kubota) to describe the ideal destination of the 247, that starting with its name seems to be born to be used in any context and situation, 24 hours a day, 7 days a week. By the way, it can’t be claimed that New Balance has economized in terms of materials and productive quality, as testified, most visibly, by the upper in full grain leather, punched in the right places to grant the utmost comfort.
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ASTOR LX
Nonostante Matt Miller abbia già un suo pro model all’interno della collezione DC Shoes, ultimamente abbiamo notato sul suo profilo Instagram diverse immagini che lo vedono protagonista insieme alle Astor, tra gli ultimi nati di casa DC. Il modello arriva ora finalmente sugli scaffali, disponibile a tutti – e non solo agli skater professionisti come Miller. Silhouette nuova, ma non eccessivamente di rottura, e classica costruzione cupsole per resistere all’usura, anche grazie alla tecnologia Impact-I, che prevede l’uso di una mescola di gomma particolarmente durevole brevettata da DC Shoes per la suola, e di un’intersuola ammortizzante per migliorare il comfort. Ecco la formula delle Astor, che in questa versione LX sono caratterizzate dalla tomaia in nubuck e dalla linguetta leggermente imbottita. Perché anche gli skater hanno bisogno di stare comodi, no?
Although Matt Miller has already made his own pro model within the DC Shoes collection, we recently noticed on his Instagram profile a few images where he’s exhibiting a pair of Astor, among the latest releases by DC. The model is finally reaching the shelves, addressing all customers – not only the professional skaters like Miller. A new, but not disruptive silhouette, and the classic capsule construction to stand wear and tear, also thanks to the Impact-I technology, which implements an exceptionally durable rubber mixture patented by DC Shoes for the outsole and a highly cushioning midsole to enhance the user comfort. That is the secret recipe of the Astor, that in this LX version is also characterized by a upper in nubuck and a slightly padded tongue. This is because skaters, too, need some comfort every now and then, isn’t it? 28
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MASSANA, A-NOIA & COPACABANA Massana, A-Noia, Copacabana: la tradizione Munich si rinnova ogni stagione, dimostrando che il marchio spagnolo non ha alcuna intenzione di riposare sugli allori della sua storia. Tre modelli che ben rappresentano la tensione tra passato e presente, idealmente quasi tre punti in una linea che porta verso il futuro del footwear. Massana è – se volete – il modello più tradizionale, con linee quintessenzialmente running, tomaia in crosta di pelle e intersuola ammortizzante in etilene vinilacetato. A-Noia rappresenta in modo perfetto il nostro presente dominato dalle tomaie knitted, realizzate grazie a tecnologie di tessitura all’avanguardia e spesso (come in questo caso) accoppiate a intersuole phylon iperflessibili. Copacabana infine trova una riuscita sintesi tra l’intersuola a doppia densità e la tomaia senza cuciture sock-like dall’aspetto futuristico, rinforzata da una struttura in suede che ci riporta ai classici del passato. 30
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Massana, A-Noia, Copacabana: the Munich tradition gets renewed season after season, thus confirming that the Spanish brand has no intention to rest on its long-lasting laurels. Three models that aptly represent the balancing act of past and present, thus drawing, ideally speaking, the three points of a line that hints at the future of footwear. The Massana, if you want, is the most traditional model, featuring quintessentially running lines, upper in leather crust, and cushioning midsole in ethylene-vinyl acetate. The A-Noia represents with great accuracy our present times, dominated by the knitted uppers, realized through cutting-edge textile technologies and often (as in this case) paired with hyper-flexible phylon midsoles. Last not least, the Copacabana embodies a successful synthesis of a double density midsole and a sock-like seamless upper with a futuristic look, reinforced by a structure in suede that brings us back to the old classics.
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Il 2016 ha segnato il centenario del marchio finlandese Karhu. Cento anni trascorsi al fianco dei più grandi atleti del nord Europa. Il brand (il cui nome, tradotto letteralmente dal finlandese, significa orso) ha da sempre improntato la sua credibilità su un grande lavoro di ricerca e sviluppo: vi abbiamo già raccontato del sistema Fulcrum, tecnologia caratterizzante i modelli running del brand finlandese negli anni 90, ma tornando indietro negli anni 70 possiamo trovare una curiosità non da poco: in questi anni l’innovazione è stata rappresentata dal cuscinetto d’aria ammortizzante all’interno dell’intersuola. Si, avete capito bene: è stato il marchio Karhu il precursore di questa tecnologia, prima che altri brand ne facessero una vera e propria bandiera. Uno dei modelli del brand finlandese, con questa tecnologia è l’Albatross: modello retrorunnig di inizio anni 80, caratterizzato da una forma classica, sfuggente, elegante e unisex, il suo look retrò si sposa perfettamente con la qualità costruttiva della tomaia in nylon e suede, dando la sensazione di un prodotto “come una volta” nella migliore accezione possibile. Oltre alle varianti colore carry over, la stagione SS 17 vedrà proposte, sugli scaffali dei migliori stores italiani, nuove e fresche colorazioni. 32
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karhu
albatross The year 2016 marked the 100th anniversary for the Finnish brand Karhu. A century-long activity of assisting the greatest athletes from the north of Europe. The brand (whose name in Finnish literally means bear) has always grounded its credibility upon an enduring process of research and development – we already told you about the Fulcrum system, a technology that characterizes the running models of the Finnish brand dating to the 1990s, but if we go back to the 1970s, we will discover something very strange. A most attractive innovation of the last few years is the air cushioning pad placed within the midsole. You know what? It was the Brand Karhu who invented this technology, much before the other brands decided to turn this device into their own flag. One of the models in which the Finnish brand implemented this technology is the Albatros, a retro running model from the early 1980s, characterized by a classic unisex shape, tapering and elegant. Its retro look harmonizes very well with the constructive quality of a upper in nylon and suede, thus giving the feeling of an old-fashioned product, in possibly the best meaning of the word. In addition to the carry over colorways, the SS 17 season will bring on the shelves of the best Italian stores some fresh new colorings. Sneakers m
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karhu albatross
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Info: Sport Leader s.r.l. mail: info@sportleader.pro tel: 0171/413175 Sneakers Sneakers mm aa gg aa zz i i nn ee
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Era il 1986, quando lo sviluppo del sistema di ammortizzazione Gel Cushioning di Asics segnò l’inizio di una vera e propria rivoluzione per il marchio giapponese fondato dal gruppo di Kihachiro Onitsuka insieme alle compagnie di abbigliamento sportivo GTO e Jelenk nel 1977. Una tecnologia capace di assorbire gli urti del piede sul terreno distribuendo l’impatto verticale su un piano orizzontale, in modo da ridurlo al minimo, era diventata realtà grazie a cuscinetti pieni di gel ammortizzante posizionati nei punti di massimo impatto su tallone e avampiede, che garantivano un assorbimento ottimale dell’energia senza sacrificare la stabilità. Tanti i modelli running sviluppati intorno a questo ritrovato tecnico, ma senza dubbio il più amato, insieme alle Gel-Lyte III, è quello Gel-Lyte V: sneakers destinate al running con un telaio leggero e un’ammortizzazione davvero superiore, caratterizzate dal mono tongue fit system e dalla grande densità dalla caratteristica a forma di U sul tallone dell’intersuola, che contribuisce ad aumentare la stabilità. La stagione primavera/estate 2017 platinum di Asics Tiger si apre proprio con la release di un paio di Gel Lyte V realizzate in premium suede tono su tono, nelle varianti black e top gray. Il risultato è davvero notevole, anche grazie alla suola a contrasto bianco latte che riprende il logo e il nome della scarpa ricamati su tallone, caviglia e linguetta. La soletta rossa è un dettaglio che fa la differenza, ma ce ne sono molti altri... 36
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asics tiger
GEL-LYTE V It was 1986 when the development of the cushioning system Gel Cushioning by Asics marked the beginning of a genuine revolution for the Japanese brand founded by the Kihachiro Onitsuka’s group with the sportswear companies GTO and Jelenk in 1977. The dream of a technology that was capable to absorb the foot’s clashes on the ground by discharging the vertical impacts on a horizontal plane in order to minimize their strength came true thanks to the introduction of small cushions full of gel applied to the most stressed parts on the heel and forefoot, to grant an optimal level of energy absorption without jeopardizing the user stability. There appeared many running models implementing this technical device, but the most beloved, beside the Gel-Lyte III, is by all means the Gel-Lyte V. A pair of sneakers designed for running with a lightweight structure and a superior damping factor; a model characterized by the mono tongue fit system and a great density, exhibiting the typical U shape on the midsole behind the heel, which adds to its stability. The platinum spring summer 2017 by Asics Tiger will start with the release of a pair of Gel Lyte V featuring ton sur tone premium suede, in a black and a top grey versions. The outcome is impressive, also thanks to the white contrasting outsole, that recalls the logo and the name of the model embroidered on the heel, ankle and tongue. The red outsole is a detail that makes a difference, among many others. Sneakers m
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Sneakers 76 x puma
Blaze Of Glory Soft Decimo anniversario per Sneakers76, lo sneakers shop di Taranto ormai divenuto un punto di riferimento a livello nazionale (ne abbiamo parlato spesso negli ultimi numeri). I festeggiamenti prevedono anche alcune collaborazioni esclusive – capaci di ripercorre e reinterpretare le storie e i simboli dell’antica e affascinante città pugliese – come questa versione delle iconiche Blaze of Glory, nate all’inizio dei Novanta come parte di quella famiglia Trinomic che ha segnato un decennio storico e indimenticabile per PUMA. Per la precisione, queste si chiamano Blaze Of Glory Soft, con tonalità cromatiche ispirate ai colori del delfino, animale protagonista di miti e leggende sulla fondazione della città di Taranto. Dal punto di vista estetico, le Blaze of Glory SOFT sono caratterizzate dalla tomaia in suede color sabbia, dalla linguetta e dalla suola rifinite in blu marino. La chiusura elastica lace-up blu, impreziosita da dettagli in suede marrone, crea il giusto contrasto di colore. Ma i particolari che fanno davvero la differenza agli occhi dei collezionisti sono altri: ad esempio, il numero unico che identifica ogni paio prodotto (da 1 a 500) ricamato sul tallone. Insomma, il delfino tarantino non sfigura affatto, neppure se confrontato con lo squalo australiano – firmato Sneaker Freaker – protagonista della più nota edizione collaborativa delle Blaze of Glory.
The tenth anniversary of Sneakers76, a sneaker shop from Taranto that has come to be a National reference point (we often expanded on them in the last few issues). The celebrations include some exclusive collabos that will be capable of rehearsing and reinventing the stories and symbols of the old charming Apulian city – for example, this version of the iconic Blaze of Glory, born in the early 1990s within the Trinomic family that represented a mythical and unforgettable decade for Puma. To be precise, this model is called Blaze of Glory Soft, and features chromatic hues inspired by the myths and legends about the foundation of the city of Taranto. From an aesthetical standpoint, the Blaze of Glory Soft is characterized by a upper in sand-colored suede, by a refined tongue and outsole in marine blue. The blue, elastic lace-up system, embellished through details in brown suede, creates a wonderful chromatic contrast. But the details that make the core difference in the eyes of collectors can be found somewhere else: for example, the unique serial number identifying every single pair released (from 1 to 500) is embroidered on the heel. In other words, the dolphin from Taranto is in no way inferior to the Australian shark (signed by Sneaker Freaker) that is the leading character of the more famous collaborative edition of the Blaze of Glory. 38
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FILIP LEU x puma
suede
Filip Leu è, nel suo campo, quello che in altri sono o sono stati Valentino Rossi, Stanley Kubrick, Diego Armano Maradona. Nato a Parigi nel 1967, figlio e nipote di artisti, Filip ha iniziato ad appassionarsi all’arte all’età di undici anni e oggi è considerato uno dei padri fondatori del tatuaggio moderno, insieme a Bill Salmon e a Luke Atkinson. Un maestro assoluto della materia, specializzato in tatuaggio giapponese, che negli ultimi trent’anni ha formato e influenzato numerosi tattoo artist in tutto il mondo. Leu dipinge e tatua dagli inizi degli anni Ottanta solo nel suo studio “The Leu Family’s Family Iron” a Sainte-Croix, in Svizzera, aperto quando i tattoo parlour erano soltanto una quindicina in tutto il Paese. Chi meglio di lui, dunque, per continuare il discorso iniziato nel 2010 con il progetto Ink on Puma Suede? Leu ha creato due versioni di questo modello-icona: una nera, con tomaia in pelle premium, e una blu con tomaia in morbido suede. Entrambe caratterizzate da dettagli in pelle, suola traslucida con stampa tattoo, tre stringhe in cotone intercambiabili, logo di Leu stampato in rilievo sulla linguetta e Formstripe arricchito dall’artwork in rilievo.
In his field, Filip Leu is the equivalent of Valentino Rossi, Stanley Kubrick, and Diego Armando Maradona in their respective fields. Born in Paris in 1967, the son and grandson of artists, Filip started to love the arts when he was 11 years old, and today is deemed one of the founding fathers of the modern tattoo, together with Bill Salmon and Luke Atkinson. An absolute past master in the field, specializing in Japanese tattoo, over the last 30 years he trained and influenced several tattoo artists throughout the world. Since the early 1980s Leu paints and tattoos only in his studio, called ‘The Leu Family’s Family Iron’ in Sainte-Croix, Switzerland, which opened up when there existed just a dozen tattoo parlors in the country. Who’s more adept than him to develop the idea started in 2010 with the project Ink on Puma Suede? Leu concocted two versions of the icon model – one is black with upper in premium leather, the other is blue with upper in soft suede. Both feature leather details, matt outsole with a tattoo print, three interchangeable cotton laces, Leu’s logo printed in relief on the tongue, and Formstripe embellished by the artwork in relief. Sneakers Sneakers m m aa gg aa zz ii nn ee
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BRITISH KNIGHTS
spring / summer 2017
“Non esistono scelte sbagliate, se fatte con convinzione”. Tutta la campagna British Knights per la stagione primavera/estate 2017 ruota intorno a una filosofia che si può riassumere in due parole: born free. Sono valori che ben conosciamo, l’individualismo e l’autodeterminazione, e che in fondo fanno parte del DNA del marchio fin dall’epoca d’oro vissuta nel corso degli anni Ottanta, quando BK rivaleggiava in popolarità con i giganti del mondo sneakers, almeno nel mondo anglosassone. Un successo che affondava le sue radici nel profondo legame con la scena hip-hop americana (il marchio è di origine statunitense, a dispetto del nome), e che si è poi brevemente oscurato nel corso dei Novanta. Brevemente, perché oggi British Knights sta vivendo un momento di rilancio in grande stile, testimoniato anche da modelli come le Roco che vi presentiamo in questa pagina, un classico del brand – dal sapore quintessenzialmente eighties – rivisto nei materiali e nelle colorazioni per il 2017. Il marchio è ditribuito in Italia da Sport Up di Piazzola Sul Brenta (PD). 40
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There are no wrong decisions, that are based on firm belief. All the British Knights campaign for the spring summer 2017 revolves around a philosophy that can be couched in two words – born free. Such are values we know very well, the individual and its autonomy, and indeed they are rooted in the DNA of the brand since the golden age it enjoyed during the Eighties, when BK would compete in popularity with the giants of the sneaker scene, at least in the Anglo-American world. A success underpinned by the brand’s deep ties to the American hip-hop scene (despite its name, the brand is originally from the US), and got temporarily obscured during the Nineties. Just a momentary lapse of fame, since today British Knights is enjoying a moment of grand style re-launching, as testified by such models as the Roco that we present in this page – a classic model featuring a quintessentially Eighties flavor, that was reinvented in both fabrics and colorings for the new year. The brand is distributed in Italy from Sport Up - Piazzola Sul Brenta (PD). Sneakers m
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iza - boa
Trip Clochard Crosta di pelle di alta qualità, particolari in lana provenienti da coperte militari vintage italiane, risalenti agli anni Sessanta e Settanta, ormai difficilissime da trovare. Due particolari che mostrano la cura d’altri tempi messa in un semplice paio di boots. Sono scarpe di alta qualità artigianale made in Italy quelle proposte dal marchio veneto Iza Boa: nel corso del tempo, la produzione caratterizzata da numeri limitati ha portato il brand a conquistarsi una piccola nicchia di mercato, un paio alla volta. Ognuno naturalmente lavorato e rifinito in modo maniacale, tale da rendere ogni calzatura unica seppure simile alle altre. Stagione dopo stagione, Iza-Boa si è costruita un seguito affezionato, come dimostra il modello Boots “Trip Clochard”, apprezzato un po’ ovunque e in continuo progressivo riassortimento nei negozi, alla faccia di ogni fantasma di crisi. Iza-Boa smentisce sempre i luoghi comuni, anche quello che vuole l’inverno uniformemente grigio: sono infatti tantissimi i colori disponibili, per andare incontro a ogni consumatore e a ogni occasione d’uso.
High quality leather crust, details in vintage wool borrowed from Italian military blankets, dating to the 1960s and 1970s, today very hard to find out. Two aspects that confirm the old-fashioned concernment that can characterize a simple pair of boots. The handcraft shoe proposed by the Venetian brand Iza Boa is a very high quality made in Italy. Over time the production characterized by limited numbers has allowed the brand to win a small market niche, a pair at a time. Every pair is crafted and refined with obsessive care, so that every shoe is unique, while being similar to all the others. Season after season, Iza Boa has attracted a committed group of followers, as testified by the Boots model ‘Trip Clochard’, that’s appreciated pretty much everywhere, and needs relentless stock renewal in the shops, in spite of the specter of crisis. Iza Boa tends to go against all taken-for-granted assumptions, such as the idea that winter must look necessarily grey. There are indeed a wide variety of colors available, to meet every taste and fit any occasion. 42
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munich
A SHORT history Munich, a dispetto del nome, è una storia di successo orgogliosamente Made in Spain (o forse sarebbe meglio dire: hecho en España). Una storia lunga quasi ottant’anni, che parte dal lontano 1939 con il nome di Berneda, quello del fondatore Luis, che nel suo paese natale di Sant Boi de Llobregat – a pochi chilometri da Barcellona – mise in piedi un’azienda dedita alla produzione di scarpe sportive principalmente dedicate al calcio a 5, da sempre popolarissimo nella penisola iberica. Ma anche il calcio, quello vero (non ce ne vogliano gli amanti del futsal), è stato da subito al centro dei pensieri di Berneda, come dimostrato dal fatto che uno dei primi contratti chiusi dalla neonata azienda fu quello per la fornitura delle scarpe nientemeno che all’F.C. Barcelona. Questi iniziali successi furono il carburante necessario a mettere in moto un’azienda familiare che continuò a crescere fino agli anni Sessanta, quando i figli di Luis, Javier e Francisco, cambiarono il nome del marchio in Munich e aggiunsero il logo della “X” sul lato della tomaia, un’idea efficiente anche dal punto di vista economico: a quei tempi infatti la Spagna si trovava sotto il regime del dittatore Francisco Franco, e questo complicava molto l’accesso alle materie prime. Una “X” era più semplice da produrre rispetto – tanto per fare un esempio a caso – a tre strisce o ad altri loghi più complicati, e dunque i fratelli Berneda ebbero gioco facile nel mettere insieme estetica e risparmio. Oggi i tempi, per fortuna, sono cambiati. Ma la X è rimasta sul lato di ogni modello a marchio Munich, che nel frattempo è andato incontro a una veloce espansione, non solo grazie al legame con la cultura del futsal prima e dello street soccer poi, ma anche a causa del lancio nel 2000 di una fortunata divisione fashion capace di macinare successi, a partire naturalmente dall’ormai onnipresente modello Goal. L’espansione a livello globale – aiutata anche da alcune sponsorizzazioni azzeccatissime come quella al tre volte campione del mondo Moto GP Marc Márquez – non ha cambiato troppo il volto familiare di Munich, che continua a produrre circa 250.000 paia di scarpe a stagione in Catalogna. Dimostrando ancora una volta che evolversi e aprirsi al mondo non significa necessariamente dimenticare le proprie radici. 44
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Notwithstanding its name, Munich is a story of success proudly Made in Spain (or maybe we should say, ‘echo en España’). A story that’s been going on for some eighty years, after starting back in 1939 under the name of Berneda, after its founder, Luis, who established a company in his hometown Sant Boi de Llobregat, (near Barcellona). A small firm whose mission was producing sports shoes mostly dedicated to five-a-side soccer, always popular in the Iberian Peninsula. Another target was soccer, and by this we mean the true and only one (don’t take it amiss, dear lovers of futsal), which won the heart of Berneda since the beginning, as testified by the fact that one of the first contracts signed by the newborn company was concerned with the provision of shoes to no less than the F.C. Barcelona. These early achievements provided the fuel to set in motion a family business that continued to grow until the 1970s, when Luis’s sons, Javier and Francisco, decided to rename the brand to Munich and to add the X logo on the side of the upper, an efficient idea also in terms of costs. Back then, Spain was still ruled by the dictator Francisco Franco, and this would make it harder and more expensive to obtain some raw materials. A X logo was cheaper to produce than (to take an easy example) a three-stripe logo or some other, more complicated logos, so the Berneda brothers were easily led to recognize that the esthetical aspect was aligning with the financial aspect. Today, the times have fortunately changed. But the X logo remained present on the side of every model released by Munich, which in the meantime underwent a rapid expansion, not only thanks to its link with the futsal culture (before) and the street soccer culture (after), but also due to the launch (in 2000) of a successful fashion division, capable of churning out amazing hits, starting with the by now ubiquitous Goal model. The expansion on a global level (also fueled by some very spot-on sponsoring campaigns, like the one with the three-time Moto GP world champion, Marc Márquez) hasn’t changed too much the familiar face of Munich, who continues to produce some 250 thousand pairs of shoes a season in Catalonia – thus showing once again that developing and opening to the world doesn’t need to mean denying one’s roots.
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previsioni del tempo Che tempo farà sui grandi sneakers brand nel 2017?
JORDAN Dopo anni di sole pieno, una coltre di nebbia è calata
JORDAN
sul marchio dedicato al più grande giocatore NBA di tutti i tempi, che sembra aver perso l’orientamento. Il diluvio di release mandate sugli scaffali dal 2013 in
After years of sunny weather, a shroud of mist covered the brand foggy
poi ha avuto un impatto notevole: più retro model di
dedicated to the greatest NBA player of all times, causing disconcert. The flood of releases sent to the shelves starting from
quanti sia fisicamente (economicamente, se volete) possibile
2013 has had a remarkable effect – the market was saturated by more retro
comprare per un singolo appassionato hanno saturato il mer-
models than all the enthusiasts could physically (or economically, if you
cato, portando a un’inevitabile diminuzione dell’hype. Forse
prefer) buy, thus causing an inevitable decrease of the hype. It might be
per questo motivo, nel tentativo di ritrovare la coolness un po’
why the brand, in the attempt to revive the coolness that’s been losing so
appannata, il brand ha deciso di diradare un po’ le uscite di
far, decided to cut down on the retro releases. We will see if the measure will
retro model. Vedremo se sarà sufficiente a dissolvere le nebbie.
be sufficient to dispel the mist. A small advice for the collectors – take care
Consiglio per i collezionisti: tenetevi stretti i remake degli ulti-
of the remakes you grabbed over the last few years, since we’re not going
mi anni, perché non li rivedremo tanto presto.
to see them anytime soon.
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previsioni del tempo ADIDAS Bello stabile sui territori del Trifoglio: dopo la scalata degli ultimi anni, il 2017 potrebbe rappresentare una
ADIDAS
nuova consacrazione per il brand. La tecnologia Boost
Fine weather on the Trefoil region: after the escalation of the
sarà un must anche nelle stagioni a venire (per ovvi
sunny
motivi, d’estate più che d’inverno) su ogni fascia di
last few years, 2017 might represent a new consecration for the brand. The Boost technology will be a must-have for the coming
mercato, mentre nicchie importanti come quella del casual
seasons (more during summer than winter, for some obvious reasons) on
style rimarranno più che presidiate grazie ad esempio al gran-
any market level; some important market niche (as the casual style) will be
de lavoro sulla linea Spezial. Non mancheranno collaborazioni
more than protected, for example through the great work on the Spezial
di alto livello e, soprattutto, il tentativo di insidiare il concor-
line. There will be room for high level collabos and moreover, an attempt
rente diretto: sarà la linea EQT a scontrarsi frontalmente sul
to challenge its direct competitor. The EQT line will have the mission of col-
mercato con i modelli Air di Nike. Nubi all’orizzonte? Per ora,
liding head-on with the Air models by Nike. Clouds in the offing? The sky is
non se ne scorgono.
crystal clear.
ASICS Qualche corrente fredda proveniente dai concorrenti occidentali nel settore running non disturberà più di
ASICS
tanto la navigazione del marchio giapponese fondato
A few cold streams from the Western competition (in the run-
calm sea
dal gruppo di Kihachiro Onitsuka insieme alle com-
ning sector) will not bother the navigation of the Japanese
pagnie di abbigliamento sportivo GTO e Jelenk nel
brand founded by founded by the Kihachiro Onitsuka’s group
1977. Si continua sulla rotta tracciata nelle stagioni precedenti:
with the sportswear companies GTO and Jelenk in 1977. The course taken
la linea Platinum, che ha debuttato con la primavera-estate
in the past few seasons will be maintained: the Platinum line, which de-
2015 promettendo “qualità costruttiva superiore, innovazio-
buted in the spring summer 2015 in the name of a ‘superior constructive
ne e tecnologia ai più alti livelli”, sarà ulteriormente migliora-
quality, top-notch innovation and cutting-edge technology’ will be further
ta e potenziata, con un conseguente e inevitabile declino dei
improved and empowered, and will be followed by an inevitable decline of
progetti collaborativi, ai quali sarà dedicata meno attenzione.
the collaborative projects, which will receive less attention. After the overa-
Dopo l’eccesso di collabo visto negli ultimi anni, potrebbe non
bundance of collaborations we witnessed in the last few years, it can only
essere una cattiva notizia.
be good news.
NEW BALANCE Bello stabile per il marchio americano, che proprio lo scorso novembre è riuscito a dissipare minacciose
NEW BALANCE
nubi politiche, dopo alcune incaute dichiarazioni suc-
Fine weather for the American brand, that last November mana-
cessive all’elezione del nuovo presidente Usa Donald Trump. Strano a dirsi, nonostante la comunicazione
sunny
ged to dispel some threatening political clouds, after some imprudent statements released on the election of the new President
martellante sull’importanza della produzione statunitense
Donald Trump. Oddly enough, in spite of the incessant communications
e britannica, vedremo una lieve flessione della quantità dei
on the importance of the American and British production, we will see a
modelli made in Usa e made in UK, mentre da altre zone di
mild flexion of the quantity of models made in Usa and made in UK, but we
produzione arriverà un surplus di scarpe ibride, con l’obbietti-
will see a surplus of hybrid shoes from other productive areas, that are me-
vo di remixare diverse icone della storia New Balance, come è
ant to remix various icons from the history of New Balance, as was already
successo nelle ultime stagioni con le 247 e le 990.
the case with the 247 and the 990 in the last few seasons.
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previsioni del tempo
NIKE Grande instabilità tra Beaverton e il mondo, in un anno nevralgico per Nike dopo le batoste subite nel-
NIKE
la categoria sportswear da parte di adidas original
Highly changeable weather between Beaverton and the wor-
nelle stagioni appena passate. Senza dubbio lo Swoosh non si arrenderà senza combattere, e del resto
sunny and thunderstorm
non è questa la prima tempesta attraversata con suc-
ld, in a very critical moment for Nike, after the strokes in the sportswear sector received from adidas original over the past few seasons. By all means, the Swoosh will not give up wi-
cesso dal marchio americano. Per tentare di ritrovare un posto
thout fighting back, also because that’s not the first storm for the American
al sole, saranno tante le energie profuse nel rilancio delle Nike
brand. In order to regain a place in the sun, great energies will be spent to
Dunk – il modello che ha originato gli ultimi quindici anni di
relaunch the Nike Dunk (the model that triggered the last fifteen years of
sneakers madness – ma anche di molti modelli basket risalenti
sneaker madness), but also many other basket models dating back to the
alla fine anni Novanta. Senza dimenticare il mondo Air, Air Max
late 1990s. Not to mention the world Air, in particular the Air Max 1 and
1 e Air Max 97 (di cui in Italia si parlerà ancora molto) su tutti i
the Air Max 97 (that in Italy will continue to feed debate). Will it suffice?
modelli. Sarà sufficiente? Vedremo.
We’ll see.
SAUCONY Sereno variabile per il marchio del Massachussetts, forte di una posizione favorevolmente soleggiata
SAUCONY
anche al di fuori del marcato americano. Il che non
Clear to variable for the brand from Massachusetts, enjoying
significa che tutto rimarrà fermo: nella nostra mappa predittiva delle strategie del brand leggiamo un nu-
sunny
a sunny weather also outside the American market. It doesn’t mean, though, that nothing will change: on our predictive
mero lievemente diminuito di progetti collaborativi, dopo tre
map about the brand’s strategies we can see a slight decrease of collabora-
anni nel corso dei quali l’investimento in collabo è stato dav-
tive projects, after three years during which the energy and money spent on
vero importante (e peraltro, sembra aver dato i frutti sperati).
the collabos was really conspicuous (and by the way, with great rewards).
A far da contrappeso, l’aumento delle limited edition prodotte
What counterbalanced this trend was the explosion of the homemade
in casa, destinate a soddisfare l’appetito di collezionisti e ap-
limited editions, designed to meet the desires of all collectors and enthu-
passionati.
siasts.
DIADORA Sole stabile sulle dolci colline sportswear del mar-
DIADORA
chio veneto, dopo i successi dei retro model rilan-
Stable sun on the sweet sportswear hills of the Venetian brand,
ciati alla grande nel corso delle ultime stagioni (a
after the success enjoyed by the retro models launched in
partire naturalmente dalle N9000). Tuttavia, per scaldare ulteriormente i cuori degli appassionati, arrive-
sunny
grand style over the last few seasons (starting, of course, with the N9000). At the same time, in order to warm the hearts of
ranno sugli scaffali molti modelli storici del settore tennis, con
all enthusiasts a bit more, the shelves will be filled with historic models of
il contraltare di una lieve diminuzione del retro running e un
the tennis sector, with the ensuing measure of a small reduction of retro
rallentamento delle collaborazioni, scelta peraltro che sembra
running and a slowing down of collabos, a choice that seems quite com-
chiara e generalizzata in questo inizio 2017.
mon today.
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WWW.SED DYS .COM i n f o @ s ed d ys. c om +39 035 838818
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previsioni del tempo
KARHU Vento forte per spingere soprattutto un look anni Settanta, periodo d’oro per il marchio finlandese
KARHU
ormai italiano d’adozione, grazie alla proprietà della
Rising wind, especially required in order to push a Seventies
famiglia Arese. Vedremo anche un piccolo numero di
look, the golden age for the Finnish brand that’s become Ita-
selezionate collaborazioni, com’è tradizione del marchio, ma sempre senza esagerare. Del resto, perché
lian through adoption, thanks to the acquisition by the Arese windy
cambiare una formula rivelatasi vincente nel corso
family. We’ll see a small number of selected collabos, as is typical of the brand, but without overdoing, as usual. After all, why
delle ultime stagioni?
changing a strategy that proved to be successful over the last few seasons?
REEBOK Cambierà il vento in casa Reebok, ed era necessario. Negli ultimi anni infatti, le vendite sono rimaste stagnanti: non un crollo, certo, ma gli obiettivi
REEBOK
di crescita fissati sono rimasti lontani, nonostante
In the Reebok strategies the wind is changing, as much needed.
alcuni investimenti mirati a legare il marchio ad artisti e influencer di livello internazionale, come Ali-
rainy
Over the last few years, the selling figures have been stale. Not really a drop, but the expected growth hasn’t appeared, notwi-
cia Keys, Swizz Beatz e soprattutto Kendrick Lamar. E dunque
thstanding some investments aimed at tying the brand to some interna-
dopo anni di grandi investimenti sul mondo Pump che non
tional artists and influencers, such as Alicia Keys, Swizz Beatz and, even
sembrano aver pagato granché – con l’eccezione ovvia delle
more importantly, Kendrick Lamar. Which is why Reebok will set its sights
Instapump Fury, che fanno storia a sé – Reebok punterà su più
on some easy classics from the 1980s such as the Revenge Plus and the
semplici classici anni Ottanta, come Revenge Plus e Classic Le-
Classic Leather, as the investments on the Pump didn’t pay so much (except
ather. Vedremo se la direzione del vento sarà quella giusta, o se
for the Instapump Fury, which is another story). We’ll see whether the wind
continuerà a essere ostinatamente contraria.
direction will be favorable, or still averse as it’s been so far.
LE COQ SPORTIF Imprevedibile variabilità nei cieli del brand francese
LE COQ SPORTIF
per il 2017, che non sembra avere ancora trovato
The new year brings an unpredictable variability in the sky of
una direzione positiva nel mondo sneakers (forse
the French brand, who hasn’t managed to find a positive di-
anche per la mancanza di vere icone storiche ricono-
rection in the sneaker world (perhaps owing to a lack of truly
scibili da tutti, all’interno dei suoi cataloghi). Continuano a scaldare a sufficienza i progressi nel mondo
universal historic icons within their catalogues). The recent de-
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velopments in the world of clothing and fashion bring some
dell’abbigliamento, ma per arrivare a una nuova estate serve
warm blasts, but in order to reach the summer something more will be
qualcosa di più.
needed.
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S PA I N E D I T I O N
p r o s s i m a u s c ita g e n n a i o - f e b b r a i o 2 0 1 7
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complexcon l o n g beac h, c a
La creatura di Mark Ecko è andata molto lontano, forse perfino
Mark Ecko’s creature went very far, perhaps beyond the expectations of a
oltre le aspettative di un uomo che è l’incarnazione in chiave mo-
man who embodies the American dream with a modern twist: Ecko, born
derna del sogno americano: Ecko, figlio di un farmacista e di un
to a druggist and a real estate representative from New Jersey, has ma-
agente immobiliare del New Jersey, è infatti riuscito a costruire un
naged to build a millionaire empire solely based on his passion for graffiti
impero miliardario partendo semplicemente dalla sua passione
and street art broadly understood. Complex was born in 2002, when the
per graffiti e street art in generale. Complex è arrivata solo nel
clothing line Ecko Unltd was already enjoying a million-dollar yearly turno-
2002, quando già la linea di abbigliamento Ecko Unltd. fatturava milioni di dollari, ma oggi è forse l’eredità più importante dell’impero di Mark: una rivista prima, poi un’agenzia di comunicazione e un network di siti web che parlano agli under 40 del mondo occidentale. Di arte e moda soprattutto, come dimostrato ancora una volta dalla prima Complex Con a Los Angeles, una fiera di
ver, but today it represents the most important legacy of Mark’s empire: to begin with, a magazine, then a communication agency and a network of websites that address the under 40 throughout the Western world – mainly dealing with art and fashion, as testified once again by the first Complex Con in Los Angeles, a fair about the pop culture trends across the world, according to the plans of the organizers, that took place in the huge Long Beach Convention Center: it hosted contributions by
“pop culture mondiale” nelle intenzioni degli organizza-
every kind of artists, from Skrillex and Pharrell Williams to Takahashi Mura-
tori, andata in scena nell’enorme Long Beach Convention
kami, the author of the gigantic installation that was the highlight of the
Center: c’erano contributi di artisti di vario genere, da Skrillex e
set design. And the art was accompanied by the sneakers: many brands,
Pharrell Williams a Takahashi Murakami, autore della gigantesca
hundreds of shoes exhibited, various remarkable features especially desi-
installazione che costituiva il piatto forte della scenografia. Ma
gned for the occasion. We’d like to draw your attention to a couple of them.
subito dopo l’arte venivano le sneakers: molti i marchi presenti,
The exclusive colorways of the Puma Ignite Evoknit to be found only within
centinaia le scarpe in esposizione, notevoli le iniziative speciali
the Complex Con and a local market dedicated to the Air Force 1, realized
messe in piedi per l’occasione. Ve ne segnaliamo due: le colorazioni esclusive delle Puma Ignite Evoknit in vendita solo durante la Complex Con e il “mercatino” dedicato alle Air Force 1 realizzato dal consignment shop Stadium Goods insieme a Nike. Un’idea particolarmente interessante: i ragazzi di Stadium Goods avevano raccolto cento paia da collezione (c’erano le Stash, le Taiwan, le Black Album e molte altre) dell’icona dello Swoosh, destinate ad essere rivendute al prezzo fisso di 89 dollari, indipendentemente dal loro effettivo valore sul mercato del reselling. Inutile dire che gli appassionati non sono certo rimasti a guardare...
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by the consignement shop Stadium Goods together with Nike. A very interesting idea: the guys from Stadium Goods gathered a hundred collection pairs (there was a Stash, a Taiwan, a Balck Album and many others) by the Swoosh, and decided to sell them for the fixed price of 89 dollars, irrespective of their real worth on the reselling market. Needless to say, the enthusiasts didn’t stand and look.
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SOLE DXB d u b ai
Dubai è un luogo molto lontano, non solo geograficamente. Però anche da quelle parti la sneakers culture è al centro di un vero e proprio movimento che mette insieme business e passione: lo dimostra ogni anno Sole DXB, evento dedicato a collezionisti e appassionati arrivato alla sua quinta edizione con notevole successo. Non solo grazie alla mostra/mercato che poteva contare su centinaia di modelli in esposizione, ma anche e soprattutto alla presenza di nomi pesanti dell’hip-hop inglese e americano: da una parte il grime (lo chiamano ancora così?) di Stormzy e Skepta, dall’altra il suono classico di due figure storiche del rap statunitense come Diamond D e Large Professor. A noi però interessava vedere come la street culture globale sarebbe stata declinata dalla ricca capitale dell’emirato retto da Mohammed bin Rashid Al Maktum... Bè, il titolo dato all’evento Sole DXB 2016 diceva già molto: “City of Gold”. E in effetti, l’oro abbondava. Non solo ai polsi e ai colli dei presenti, ma anche sulle scarpe. Fino a eccessi assoluti, come quello proposto da uno dei più noti store della città, Level Shoes: un paio di APL Grade 1 realizzate appositamente per l’evento, con tomaia in coccodrillo decorata con oro 24 carati. Il prezzo? Neppure così alto: 20.000 euro – spiccioli per un emiro – e 12 settimane di attesa tra l’ordine e la consegna. Meglio “accontentarsi” di un paio di Puma Clyde tutte dorate, con logo tono su tono: eleganti, classiche e quasi economiche anche per i non-miliardari, con il loro cartellino da 160 euro. 58
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SOLE DXB duba i
Dubai is a far destination, not only in terms of geography. But even there,
preted by the affluent capital of the emirate run by Mohammed bin Rashid
the sneaker culture is undergoing a deep change that combines business
Al Maktum. Well, the title of the Sole DXB 2016 edition was fairly explicit –
with passion. That is testified every year by Sole DBX, an event for collectors
City of Gold. Indeed, there was gold in profusion. Not only to the wrists and
and enthusiasts that has come to celebrate its 5th edition as a huge suc-
necks of people, but also on the shoes. And this includes some absolute
cess. Not only thanks to the exhibition market that could rely on hundreds
overstatements, like the model proposed by a most famous store in town,
models exhibited, but also and foremost to the presence of big names from
Level Shoes: a pair of APL Grade 1 expressly modified for the event, a upper
the English and American hip-hop scene. On one side, the grime (if you
in crocodile adorned with 24 carat gold. Its price? Not even too much, 20k
can still call it that) by Stormzy and Skepta; on the other, the classic sound
euro (yes, small change for an emir!) and 12 weeks to await between order
of two historic figures of the American rap like Diamond D and Large Pro-
and delivery. You’d better be content with a pair of total gold Puma Cly-
fessor.
de, with logo ton sur tone. Elegant, classic and almost cheap, as even the
Our purpose was to explore how the global street culture might be inter-
non-billionaire can afford its 160 euro price tag.
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air max 97
the italian affair L’anniversario, in effetti, sarà nel 2017, ma non potevamo proprio aspettare. Così Nike, per una volta, ha guardato con benevolenza al mercato italiano e fatto la scelta giusta: le Air Max 97 sono tornate sugli scaffali nella loro argentea colorazione originale. Solo in Italia. Ma andiamo con ordine. Le prime Air Max ad avere un’unità ammortizzante “Air” che correva sotto il piede per l’intera lunghezza della suola furono disegnate da Cristian Thresser, che sviluppò altri modelli-icona dello Swoosh nella seconda metà dei Novanta, come le Spiridon e le Mercurial, prima di passare a lavorare soprattutto per adidas nel decennio successivo. Anche per quanto riguarda il Trifoglio il curriculum di Tresser è pieno di successi, dalle Crazylight alle Adizero, ma i pochi mesi passati all’interno del team di design Nike rimangono il suo periodo d’oro. Un momento di grazia culminato senza dubbio con le Air Max 97, che non solo mostravano al mondo la già citata suola interamente ammortizzata con cuscino d’aria, ma contenevano altre idee rivoluzionarie come l’allacciatura “nascosta” e i pannelli riflettenti a 360 gradi. Niente male, per un solo paio di scarpe. Tuttavia, il design d’avanguardia non è sempre una garanzia di successo commerciale: a volte alcuni modelli sono troppo avanti, altre semplicemente inadatti allo spirito dei tempi, e rimangono a prendere polvere sugli scaffali. Caso che non ha certo riguardato le Air Max 97, un successo assoluto sulle due sponde dell’Atlantico, ma soprattutto in Europa e ancora di più in Italia. 62
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Per quale motivo? Non abbiamo una risposta a questa domanda. Rimane però il fatto che il successo presso il pubblico italiano è stato immediato e duraturo, tanto che negli anni seguenti le Air Max 97 sono diventate parte della divisa grazie alla quale si poteva facilmente riconoscere i nostri connazionali durante i viaggi all’estero: su dieci ragazzi tra i quattordici e i trent’anni, statisticamente almeno quattro indossavano quelle che erano universalmente chiamate “Silver” a causa della loro colorazione (che era ispirata in effetti ai treni ad alta velocità del lontano Giappone, ma questo ai tempi non interessava a nessuno). Dunque, Nike non poteva fare finta di niente: il pubblico italiano avrebbe dovuto mettere le mani sulla riedizione delle Silver prima degli altri. E allora, niente di meglio che organizzare due release esclusivamente dedicate al mercato nostrano, con qualche mese di anticipo sul 2017: prima quella limitatissima caratterizzata dal particolare della bandiera italiana su linguetta e tallone (attualmente rivenduta per poco più di 300 euro al paio sui siti di aste online), poi quella più ampia che ha coinvolto key account come Foot Locker e AW Lab. In entrambi i casi il risultato di vendite è stato incredibile: sia la distribuzione dedicata a pochi appassionati che quella per il pubblico di massa ha funzionato, e anche se molti tra quelli che erano riusciti a mettere le mani sulla prima release hanno storto il naso quando hanno capito che tanti altri avrebbero avuto le loro stesse sneakers, Nike ha messo a segno uno dei pochi veri successi del suo 2016, che per il resto è stato stranamente poco caratterizzato da hype degno di questo nome.
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air max 97 the italian affair
The anniversary is in 2017 and we could not wait. Because Nike, for once, has been benevolent to the Italian market and took the right choice: the Air Max 97 got back on the shelves in its original silvery colorway. And only in Italy. But let’s begin at the beginning.
What’s the reason for that? We have no idea about the answer. What we can say is that the success obtained among the Italian public was immediate and durable, indeed the Air Max 97 has come to be part, in the subsequent years, of the uniform that enables all of us to recognize our fellow-countrymen when we meet or spot them abroad. As the statistical figures suggest, at least four out of ten guys aged from 14 to 30 years used to wear what was universally known as the Silver, which is so called for
The first Air Max to have a Air cushioning system running beneath the foot
its colorway, that was inspired by the high speed trains from Japan (but
at full length was designed by Christian Thresser, who developed other icon
nobody cared about that back then).
models of the Swoosh in the second half of Nineties, like the Spiridon and the Mercurial, before moving to work most predominantly for adidas in the
Therefore, Nike couldn’t pretend nothing had happened – the Italian public
subsequent decade. And when it comes to adidas, Tresser resumé abounds
was somehow entitled to put their hands on the remake of the Silver befo-
with successes, from the Crazylight to the Adizero, but the few months he
re anyone else. So nothing better than scheduling two releases exclusively
spent within the design team of Nike will remain his golden epoch. A mo-
addressed to the Italian market a few months before the end of the year.
ment of grace whose culmination was by all means the Air Max 97, that di-
First, the very limited one characterized by the detail of the Italian flag on
dn’t merely show the world the already mentioned outsole, fully equipped
the tongue and heel (it can be found for a bit more than 300 euro on the
with a fresh new air cushion, but implemented some revolutionary ideas
online auction websites). Second, a much wider release that involved such
like the hidden lacing system and the panels reflecting in all directions. Not
key accounts as Foot Locker and AW Lab. In both cases the selling outcome
bad, for a pair of sneakers. At the same time, having a cutting-edge design
is astonishing – both the distribution channel for the few enthusiasts and
doesn’t necessarily imply commercial success: sometimes some models are
the one for the general public worked out well. And although many of tho-
really too much advanced, others aren’t fit to the spirit of the age, and re-
se who managed to get a grip on the first release turned up their noses as
main on the shelves to get covered with dust. Such a fate didn’t befall the
they realized than many others would possess the same sneakers, Nike has
Air Max 97, an absolute success on both shores of the Ocean, and especial-
scored one of its few genuine goals in 2016 – a year that apart from that
ly in Europe and even more so in Italy.
saw a scarcity of hypes worth the name.
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Tre momenti del lancio delle Air Max 97 a Milano, accompagnato dalla musica di Skepta
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asics tiger
30 Years of GEL influencer evenT Amst e r dam
Come sapete il 2016 ha visto il 30esimo anniversario della tecnologia Gel di Asics e, oltre al pack celebrativo di cui vi abbiamo parlato lo scorso numero, il 24 Novembre, ad Amsterdam, il brand giapponese ha organizzato un grande evento che ha visto protagonisti 30 influencer europei e una tanto originale quanto variegata serie di attività a sfondo japan-tech. Una giornata a dir poco singolare, a cominciare dalle auto vintage giapponesi – opportunamente pimpate per l’occasione – che ci hanno portato in giro per diversi spot della città durante tutta la giornata: dalla presentazione del mattino in un ex-fabbrica di macchine, alla festa serale con karaoke giapponese, passando per un pranzo sulla torre panoramica A’Dam Lookout e una gara di macchinine radiocomandate con carrozzerie custom a forma di Gel-Lyte III…
As you may already know, 2016 was the year of the 30th anniversary of the Gel technology by Asics, and in addition to the celebrative pack that we presented in the past issue, the Japanese brand organized a great event that took place in Amsterdam on 24 November starring 30 European influencers and an original and very diverse set of activities developing a Japan-tech theme. A very special day, to say the least, that included a show of Japanese vintage cars (expressly pimped for the occasion) that brought us around several spots of the city during the whole day: from the morning presentation in what had been a car factory to the evening party with Japanese karaoke: in between, lunch on the panoramic tower A Dam Lookout and a race of radio-controlled cars exhibiting custom bodies mimicking a Gel-Lite III. 66
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BLACK FRIDAY: A SHORT HISTORY Ormai lo conosciamo bene anche in Europa, il Black Friday. L’ultimo venerdì di novembre però ha origini quintessenzialmente nordamericane, visto che si tratta del giorno che segue quello del Ringraziamento. Ma se il Thanksgiving Day è una tradizione secolare dal chiaro significato religioso, il Black Friday ha una connotazione ben più terrena: si tratta del giorno in cui i negozianti offrono forti sconti sulla merce, per tirare la volata agli acquisti natalizi. Dunque, in questo caso “venerdì nero” non ha alcuna sfumatura negativa, anzi: spesso proprio in quel giorno, grazie a vendite monstre, i conti dei commercianti passano dal rosso del deficit al nero (appunto) dei profitti. E pazienza se crea inquietanti ricadute sulle città: consumatori in fila di notte al gelo pur di essere i primi a entrare nei centri commerciali, traffico in tilt, risse. In ogni caso, il Black Friday piace a chi vende e a chi compra, tanto che negli ultimi anni il termine è stato importato anche in Europa. Ma perché è “nero”, quel venerdì? Su internet abbondano le leggende urbane, come al solito. C’è perfino chi dice che il termine abbia origine dai tempi dello schiavismo, e dal giorno in cui gli schiavi venivano venduti a prezzi ribassati. Spiegazione senza dubbio inquietante, ma completamente falsa. Piuttosto, pare proprio che i veri inventori del termine “Black Friday” siano stati i poliziotti di Philadelphia, nel corso degli anni Settanta: in gergo, non c’era modo migliore di definire quel giorno in cui i consumatori prendevano d’assalto i negozi per comprare regali di Natale, e così il traffico si bloccava, borseggiatori e taccheggiatori sfruttavano l’occasione per mettere a segno ricchi colpi, le ambulanze rimanevano imbottigliate all’uscita dagli ospedali, e qualsiasi tutore dell’ordine era costretto agli straordinari. Insomma, un vero bad day. Solo dai Novanta in poi i commercianti sono riusciti – con un bel colpo di marketing – a trasformare quella pessima giornata in un potente veicolo promozionale. Ovviamente i colossi del mondo sneakers non potevano stare a guardare, e così il Black Friday è diventato, anche per sneakerhead ben oltre i confini americani, uno dei giorni più attesi dell’anno. Anche se nella maggior parte dei casi collezionisti e appassionati comprano per sé, prima ancora che per mettere 68
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pacchetti sotto l’albero di qualcun altro. Lo spirito delle feste, quando si tratta di sneakers, può anche aspettare... Black Friday has come to be known very well in Europe. The last Friday of November has a quintessentially American origin, given that it’s the day following Thanksgiving Day. But while the latter is a secular tradition bearing a marked religious thrust, Black Friday has a more mundane aura to it: it’s the day in which the storekeepers grant all people high discounts on the merchandise, to prepare the customers to the Christmas shopping. Therefore, in that case, characterizing that Friday as black doesn’t convey any negative implication; on the contrary, it’s a day in which (through the extraordinary selling performance normally achieved) the dealer’s balance sheet accounts tend to turn very often from the red of debts to the black of profits. And who cares about the tragic bearings on the city. The customers lining at night in the cold in order to be the first to enter the stores and malls, traffic jam, riots. In any case, that festivity is in the heart of both buyers and sellers, which is why it also spread in Europe over the last few years. But once again, why do we call it Black in the first place? The internet abounds, as usual, with a panoply of urban myths. There are some who go so far as to suggest that it dates back to the slave system, to indicate a day in which the slaves discounted. A terrible story, but clearly false. It seems that the term Black Friday was coined by the cops from Philadelphia in the 1970s. They found no better way to define a day in which the crowds tended to flock together to assail the stores for the Christmas gifts and flood the streets, with pickpockets and bag-snatchers exploiting the occasion to spoil around, the ambulances remained blocked in the hospitals, and all policemen were forced to work overtime. All in all, a very bad day. But starting from the 1990s the dealers and storekeepers have managed (through a marketing recasting) to turn that painful chaos into a powerful advertisement channel. Of course, the giants from the sneaker world didn’t stand and watch. So Black Friday has become in the hearts of all sneakerheads one of the year’s most awaited days – far beyond the American borders. It’s interesting to note that both collectors and sneaker enthusiasts tend to buy for themselves, much more than to surround their family Christmas tree. This is because when it comes to the sneakers, the selfless attitude of Christmas can wait.
best of
black friday Seguire le release dedicate al Black Friday dai grandi brand del mondo sneakers negli ultimi anni significa seguire la storia stessa della sneakers culture. E allora, vale la pena ripercorrere quelle che (tanto per cambiare, a nostro insidacabile giudizio) sono le migliori uscite del venerdì nero viste nelle stagioni passate. Significative per motivi diversi: perché segno dello spirito dei tempi che cambia, o semplicemente perché particolarmente azzeccate dal punto di vista estetico e del concept. Tutto nero? Non necessariamente...
Following the releases dedicated to Black Friday by the great brands of the sneaker world over the last few years means following the history of the sneaker culture at large. Indeed it’s worth rehearsing (on the staff’s firm opinion, it goes without saying) the best releases that have appeared during the amazing festivity in the past seasons. They are all significant on many levels, because they are a sign of the changing spirit of the age or just because particularly spot on from an aesthetical and creative point of view. All black? Not necessarily… Sneakers m
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best of black friday
DJ Clark Kent X Nike Air Force 1 ‘Black Friday’ (2008) Metti insieme due classici e otterrai… qualcosa di strano. Già: l’edizione limitata delle sneakers icona per gli appassionati americani della costa est, pensata da un newyorchese doc (più precisamente originario di Crown Heights, Brooklyn) come DJ Clark Kent, è tutt’altro che prevedibile. C’è il nero, certo, ma il cavallino sulla tomaia non se l’aspettava nessuno. You cobble together two classics and you will get… something odd. Yes, the limited edition of the icon sneakers for the East coast enthusiasts, designed for a genuine New Yorker (to be precise, born in Crown Heights, Brooklyn) like DJ Clark Kent, is absolutely unpredictable. You have the black, clear; but the little horse on the upper was really a surprise.
Concepts X New Balance 1500 ‘Freedom Trail’ (2009) Non è solo la dedica – alla passeggiata attraverso il centro di Boston che ripercorre la storia della lotta per l’indipendenza della città e degli Stati Uniti tutti – a rendere speciale questo modello. Si tratta infatti della release che ha riportato al centro dell’attenzione degli appassionati in un sol colpo la boutique del Massachussetts (poi divenuta regina delle collaborazioni nelle stagioni successive) e un’icona storica degli archivi running New Balance, amatissima dagli appassionati per tutto il decennio degli anni Zero. E poi, la colorazione è semplicemente meravigliosa. What makes this model unique isn’t just the dedication: to the promenade through downtown Boston rehearsing the history of the fight for the independence of the city and the United States. It’s indeed the release that restored as central (to the concerns of the enthusiasts) the boutique from Massachusetts (which has become the queen of the collaborations in the subsequent seasons) and an historic icon of New Balance’s archives of running, much beloved by the fans during the whole 2000 decade. And besides, the colorway is just amazing. 70
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Air Jordan III ‘Black/Cement‘ (2011) Semplicemente un remake, certo. Un modello retro arrivato in un momento in cui le Jordan retro stavano occupando il vertice del mercato mondiale, e il centro dei pensieri degli appassionati. Però qualcuno ha detto che queste basket disegnate nel lontano 1988 dal grande Tinker Hatfield sono le più belle della storia. Potrebbe anche essere vero. Just a remake, sure. A retro model that came out at a moment when the Jordan shoes were holding the peak of the global market and the hearts of all enthusiasts. But some suggested that these basketball shoes designed as early as 1988 by the great Tinker Hatfield are the most beautiful ever. Well, it might even be true.
Bruce Lee Foundation X Bait X Onitsuka Tiger Colorado Eighty-Five ‘Legend’ (2015) Nel 2015, il Black Friday cadeva in quello che sarebbe stato il settantacinquesimo compleanno del più grande attore del cinema d’arti marziali di tutti i tempi. E allora, chi meglio degli orientali di Asics, per rendere omaggio a Bruce Lee con una limited edition (di sole 99 paia!) realizzata in collaborazione con la stessa Bruce Lee Foundation e ispirata alla tuta gialla indossata da Lee durante la lavorazione del suo ultimo film, L’ultimo combattimento di Chen. In 2015 Black Friday took place at the same time of the 75th anniversary of the greatest actor of all times in the martial-art cinema. Therefore, who could have been more eager than the guys from Asics to pay homage to Bruce Lee with a limited edition (totaling 99 pairs!) realized in collaboration with the Bruce Lee Foundation and inspired by the yellow tracksuit worn by Lee during the making of his last movie, Game of Death?
Adidas Yeezy 350 Boost V2 ‘Olive Green’ (2016) Arrivati al 2016, ecco il segno dei tempi che cambiano: sold out istantaneo per un modello Yeezy che batte sempre più forte sul tasto del tamarro-futuristico. Niente di male, per carità (anzi, noi le preferiamo alle classiche 350). Tra l’altro, tecnicamente sono uscite due giorni prima del Black Friday: la collaborazione tra adidas e Kanye West, ormai, può permettersi di andare contro qualsiasi regola. E comunque vada, è sempre un successo. Almeno per ora. As we reach the 2016 we gather evidence that times are changing – we saw an instant sold-out for a Yeezy model developing the futuristic-boor theme. Nothing to complain about; indeed, we prefer this to the 350. And this, by the way, has appeared two days before Black Friday; the collaboration between adidas and Kanye West is by now in a position to infringe upon many rules. In any case, it’s always a success. At least so far. Sneakers m
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Dopo gli ottimi feedback arrivati con l’introduzione della sezione running, abbiamo pensato di applicare il format “wear test” a un altro ambito performance in cui la scelta della giusta scarpa è fondamentale: lo skateboarding. Anche in questo caso ci siamo affidati ad un vero esperto del settore: DGD, skater professionista con base a Milano, icona della scena italiana nonché cofondatore della più conosciuta e rispettata company del bel paese, Chef Family. Protagonista di questa prima edizione è la Soto di Huf, scarpa performance con un grande appeal lifestyle introdotta all’inizio del 2016: ad oggi, uno dei più apprezzati modelli della collezione footwear del brand californiano.
After the flattering feedbacks elicited by the introduction of the running section, we decided to apply the wear-test format to another performance sector where choosing the right shoes is critical – skateboarding. In that case, too, we turned to a real expert of the sector, DGD, a professional skater based in Milan, a symbol of the Italian scene, and co-founder of the most famous and respected company in the country, Chef Family. Central to this first issue of the column is the Soto by Huf, a performance shoe with a great lifestyle appeal, introduced at the start of 2016 and so far one of the most appreciated models of the Californian brand’s footwear collection. 72
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HUF è un marchio fondato nel 2002 a San Francisco da Keith Hufnagel, leggendario pro-skater newyorkese che alla fine degli anni Novanta decide di spostarsi nella Bay Area per aprire un negozio di sneakers e abbigliamento, destinato a diventare anche uno dei principali brand streetwear della costa ovest degli Stati Uniti. La collezione Footwear arriva nel 2010 e si impone da subito sul mercato grazie alla qualità del prodotto, ai design innovativi e accattivanti, alle tante collaborazioni di spessore proposte ogni stagione.
LA SCARPA Abbiamo scelto la Soto perché non solo un modello recente e molto amato, ma anche perché si tratta di un interessante compromesso tra stile e performance, che massimizza sia il risultato estetico che la funzionalità. Oltre a un design minimale ed elegante, la scarpa è caratterizzata infatti da una nuova tecnologia sviluppata ad hoc dal brand: Infinity Rubber, una particolare costruzione della suola che unisce i benefit tradizionalmente associati alle suole vulcanizzate e cupsole. 74
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Dopo averla indossata qualche giorno, sulla tavola e non, ecco le nostre considerazioni basate sugli aspetti più importanti per valutare una scarpa da skate:
• tomaia: il modello in esame è realizzato in pelle martellata, nel complesso morbida ma resistente. I primi giorni può sembrare un po’ rigida ma dopo qualche session si lascia andare il giusto
• suola: ottima, un mix perfetto tra il board-feel di una vulcanizzata e la resistenza di una cupsole
• interno: buona l’attenzione per cuciture, rivestimento e soletta, importante per raggiungere un comfort generale più che soddisfacente
• calzata: leggermente stretta in punta. Una criticità che però dona alla scarpa una silhouette bella ed elegante; inoltre la punta stretta e bassa facilita sensibilmente i vari flip trick
• estetica: semplicemente top
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huf
soto The brand HUF was founded in San Francisco in 2002 by Keith Hufnagel, a mythic pro-skater from New York who decided to move to the Bay area at the end of the 1990s to open up a store of sneakers and clothes, that was destined to become one of the main street-wear brands of the US West coast. The Footwear collection appears in 2010, and makes itself respected on the market thanks to the productive quality, the innovative and winning design, the numerous high-ranking collabos proposed on every season. THE SHOE We chose the Soto not only because it’s a recent and much beloved model, but also because it shows a compelling balance between style and performance, that maximizes both the aesthetical and practical aspects. In addition to a minimal and elegant design, the shoe is characterized by a new technology that the brand developed expressly, called Infinity Rubber – a peculiar outsole construction that combines the benefits associated with both the vulcanized and cupsole soles.
w e a r T est After wearing the shoes for some days (with and without the board), our notes focus on the most critical aspects that provide the main clues to assess any skate shoe: • sole: very good, a perfect mix between the board-feel of a vulcanized and the resistance of a cupsole • fit: slightly tight on the tip. A weakness that, on the other hand, endows the shoe with a nice and elegant silhouette. Also, a tight and low tip makes the various flip tricks easier • upper: the model at stake is made of hammered leather, by and large smooth and resistant. For the first few days it may feel a bit inelastic, but after some sessions it relaxes in a perfect way • inside: the seams, lining, and the insole all reflect a great care, which is crucial to grant the shoe a more than average level of comfort • aesthetic: over the top
Credits: HUF - hufworldwide.com Blue Distribution - bluedistribution.com Chef Family - cheffamily.com Sneakers m
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the running section a cura di Paolo Barghini foto Marco Buratti e Elisa Figoli
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lone peak 3.0 neoshell
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lone peak 3.0 neoshell Ero davvero curioso di testare queste scarpe americane delle quale si fa un gran parlare. Non è un caso: le calzature dell’americana Altra running rappresentano un’autentica rivoluzione filosofica nel mondo del running. Tantissime infatti le innovazioni proposte da questa azienda: la scatola ne riassume alcune, e racconta l’approccio di Altra, che certo non privilegia il risultato estetico, visto che le Lone Peak si presentano con un taglio squadrato piuttosto difficile da accettare a un primo sguardo. Alla calzata, però, si capisce che si tratta di scarpe assolutamente sconvolgenti. Il drop zero non lo avevo mai provato su una scarpa da trail, per di più con una pianta così larga! Infatti appena cominci a correre sei un po’ intimidito dalle sensazioni, che però dopo pochi metri diventano assolutamente piacevoli. I carichi risultano ben distribuiti su tutto il piede, e le scarpe rimangono comode anche dopo diverse ore di corsa e anche su terreni bagnati, visto che il Polartec tiene i piedi al caldo. Tra i pochi rilevi negativi, la punta che forse risulta poco protettiva per un modello trail, ma di certo rende le Lone Peak molto confortevoli. Notevole anche il grip: merito dei materiali scelti per la suola. Migliorabile anche l’allacciatura priva di qualunque tipo di alloggiamento (ma probabilmente dipende dal fatto che queste sneakers nascono con una predisposizione alla ghetta con tecnologia Gaiter Trap). Su terreni più impervi le Lone Peak non tradiscono, assecondando l’atleta in ogni richiesta. Certo, bisogna capirne la filosofia, fondata sul grip derivato dalla grande superficie di appoggio. Ho avuto modo di testare le scarpe anche nella sabbia del deserto del Thar in Rajasthan e anche in quella situazione estrema le Lone Peak mi hanno garantito una grande galleggiabilità sulla sabbia . Dunque, una rivoluzione vincente? Senza dubbio. Credo ci siano tutte le premesse perché possano aprire una nuova era per il trail running. I was really curious to test these American shoes, about which there is a lot of talk nowadays. It shouldn’t be a surprise, because the American-style kicks produced by Altra Running represent a genuine revolution in the philosophy of running. The company offers a great number of innovations: the box reflects some of them and describes the firm’s approach, which in no way gives precedence to the aesthetical outcome, and indeed the Lone Peak is characterized by a squared line that isn’t very palatable at first sight. When you wear it, however, you start to understand how amazing is this pair of shoes. The zero drop is something I never experienced in a trail shoe, and with such a broad sole! As soon as you start running you may feel a bit intimidated by the first sensation, that very soon becomes absolutely agreeable. The loads are well distributed along the foot, and the shoes remain comfortable even after some hours of running and even on wet grounds, 80
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as the Polartec keeps your feet warm. Among the few negative aspects, the tip doesn’t seem very protective for a trail model, but it renders the Lone Peak equally comfortable. A remarkable grip, mainly thanks to the materials making up the outsole. The lacing system could also be improved as one might fail to understand where to put it (though this may be because these sneakers are designed to be used with spats employing Gaiter Trap technology). On the most arduous grounds the Lone Peak will not fail, and will meet all the athlete’s requirements. To be sure, you need to understand its core concept, centered on the high grip provided by the broad sole. I had the opportunity to test this model on the desert of Thar, Rajasthan, and even in that extreme condition the Lone Peak enabled me to float on the sand. Shall we call it a successful revolution? By all means, yes. I think these kicks have all their papers in order to start a new epoch in the trail running sector.
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ultra raptor La Sportiva, azienda trentina della Val di Fiemme da sempre leader nel settore delle calzature da montagna, da alcuni anni propone anche modelli da trail running con risultati a dir poco sorprendenti: scarpe da corsa che colpiscono per la loro bellezza estetica, così come facevano boots e scarponi da montagna in precedenza. Anche le Ultra Raptor hanno una linea aggressiva davvero accattivante, con grande cura per tutti i particolari estetici oltre che per quelli tecnici. Un vero inno alla qualità Made in Italy, potremmo dire. Già alla prima calzata la scarpa avvolge il piede dando una sensazione di grande controllo (merito in parte del sistema di allacciatura chiamato Fusion Gate). La tomaia in mesh antiabrasione inoltre rimane molto chiusa attorno alla caviglia, quasi una ghetta, cosi da evitare che fastidiosi sassolini possano infilarsi dentro. Anche la protezione della punta del piede, sempre essenziale nelle scarpe da trail running, è completa e – fatto raro – mai fastidiosa. Alla prova pratica, le Ultra Raptor offrono immediatamente una grande sensazione di grip in ogni condizione: merito anche della mescola della suola, dotata di una scolpitura particolarmente accentuata, che le rende poco adatte a essere indossate in casa. Infatti anche pochi metri su asfalto sono fastidiosi. In compenso, correre sulle rocce bagnate o su altri percorsi tecnici è davvero entusiasmante. Le Ultra Raptor sposano la filosofia del differenziale accentuato (ben 12 mm), fatto che rende la corsa in salita molto meno faticosa, anche grazie al tallone ben protetto e alla rollata ben accompagnata. Volendo trovare un difetto, potremmo dire che l’avampiede risulta un po “secco”, aspetto che potrebbe essere migliorato. Rimangono in ogni caso tra le più efficienti (e belle) scarpe da trail che abbia mai provato.
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la sportiva
ultra raptor
La Sportiva, a firm from Val di Fiemme (Trentino) that is a leader in the mountain shoes sector, has been proposing for a few years some trail running models that are getting really cool returns. Running models that are impressive for their aesthetic qualities, no less than the boots and climbing boots produced so far. Indeed, the Ultra Raptor exhibits a very winning and aggressive line, and a great care not only in terms of the technical aspects but also the aesthetic details. A true paean to the quality of made in Italy, as we might say. As soon as you wear it, the shoe wraps up your foot and gives you a strong feeling of control (owing in part to a lacing system called Fusion Gate). The upper in anti-abrasive mesh remains tightly firm around the ankle, almost like a spat, thus preventing those annoying pebbles from entering the shoe. The protection of the tip of the foot, which plays an essential role in trail running, is complete and (what’s more) never upsetting. On the practical exam, the Ultra Raptor produces an immediate feeling of grip under any condition. This is also thanks to the mixture making the outsole, featuring a tread design particularly emphasized, that makes these shoes quite unfit to be worn at home, since making a few steps on the asphalt may be inconvenient. On the contrary, running on wet rocks or other technical grounds is really satisfying. The Ultra Raptor endorses the philosophy of the emphasized differential (a cool 12 mm), and this makes running uphill less fatiguing, also thanks to a protected heel and a supported rolling. If one wanted to look for a fault, we might note that the foot’s anterior part appears a bit ‘dry’, an aspect that could be improved. On any other account, this is one of the most efficient (and amazing) trail shoes I ever tested. 84
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vans SKATEBOARDING ERA & SLIP ON ‘CAPPUCCINO’ 1981 • M ade in u sa
Ecco una fantastica coppia di Vans “Two-tone” iconiche, Era e Slip-On, completa di scatola originale e in ottimo stato di conservazione. Modelli del genere, provenienti dall’epoca d’oro degli anni Ottanta, raggiungono di solito quotazioni piuttosto alte: purtroppo queste in particolare sono sottovalutate a causa della taglia piccola (US 7), solitamente poco diffusa tra i collezionisti. Vale comunque la pena fare un piccolo investimento, anche solo per il gusto di poterle esporre. Questa colorazione è stata riproposta successivamente da casa Van Doren nel corso dei Novanta, ma a livello di forma si trattava di un “gommone” che non regge certo il paragone con la silhouette sfuggente di questa splendida versione eighties.
What we see is a marvelous couple of iconic Two-tone Vans, a Era and a Slip-On, accompanied by the original box, which appears in perfect shape. Models such as these, coming from the golden age of the 1980s, can often reach quite conspicuous quotations: unfortunately this pair of shoes in particular is undervalued because of its small size (a US 7), that is normally poorly wanted and sought-after by collectors. It’s worth making a small investment, if only with a view to being able to show them off. This colorway was subsequently reproposed by the Van Doren firm during the Nineties, but the shape of that version was a sort of rubber dinghy that cannot stand comparison with the shaped silhouette of the marvelous Eighties version. Sneakers m
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boston 1977 • M ade in japan
Una icona assoluta di Nike, una leggenda quasi dimenticata, uno dei modelli running più rari del mondo, almeno per quanto riguarda il marchio di Beaverton. Le Boston sono state lanciate sul mercato dallo Swoosh la prima volta nel 1972, e prodotte in Giappone. Inizialmente anche il nome era giapponese: Obori, destinato a trasformarsi in Boston solo l’anno successivo, quando il maratoneta John Anderson corse e vinse la storica competizione della capitale del Massachusetts indossando un paio di quelle runner vestite di una splendida tomaia in nylon blu totale. Quelle che vi mostriamo in queste pagine non risalgono all’inizio dei Settanta, ma alla seconda metà della decade, più precisamente al 1977: questa particolare colorazione è entrata nei cataloghi Nike solo per una stagione, e differisce dai modelli prodotti negli altri anni per diversi piccoli particolari, tra i quali la linguetta e lo swoosh leggermente modificati e il logo “Nike” in stampatello invece che in corsivo. Ancora non ci spieghiamo come mai questo modello eccezionale non sia mai stato riprodotto, ma in ogni caso è proprio la mancanza di un remake ad aver fatto salire le quotazioni di questo vero Sacro Graal del collezionismo Nike fino alla soglia dei 2.000 dollari per un paio deadstock (!). Il bello, se ne trovate un paio e potete permettervi di acquistarlo, è che le potete ancora usare. Il confronto con i modelli odierni, destinati a tornare polvere entro il prossimo decennio, è davvero impietoso... 90
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An absolute icon by Nike, a legend almost forgotten, one of the rarest running models across the world, at least when it comes to the brand from Beaverton. The Boston was first launched on the market in 1972, being produced by the Swoosh in Japan. At the beginning, its name was also Japanese: Obori, which was destined to become Boston a year after, when the long distance runner John Anderson ran and won the historic competition of the Massachusetts capital wearing a pair of those running shoes exhibiting an amazing upper in total blue nylon. The kicks we show you in these pages don’t date to the early Seventies, but to the second part of that decade, more precisely to 1977. This particular colorway was included in the Nike catalogues only for a season, and the difference from the other models produced before and after lies in a few small details, like the tongue and a swoosh slightly modified, and the Nike logo written in block letters instead of cursive. We still don’t get why this exceptional model was never reproduced, but in any case it’s also the lack of any remakes to have pushed up the quotations of the real Holy Grail (in the realm of Nike collectors) to the threshold of 2 thousand bucks for a dead-stock pair! What’s great, however, is that you can still use it – provided you find out a pair, and provided you can afford it! From this point of view, it’s very hard to draw a (serious) comparison with the current models, that are doomed to become dust again within the next decade.
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air jordan XII ‘CHERRY’ 1997 • M ade in korea
Sono molti i remake di questo storico modello Jordan arrivati sugli scaffali durante il 2016 che si è appena chiuso alle nostre spalle, e dunque ci sembra il caso di mostrarvi, cari lettori, com’erano originariamente le Air Jordan 12: forma, dettagli e qualità dei materiali sono piuttosto differenti dal modello che troviamo sugli scaffali oggi, tanto che il confronto appare francamente impari. Questo piccolo capolavoro è arrivato nei negozi degli Stati Uniti nel 1997, a un prezzo (neppure troppo alto per l’epoca) di 135 dollari. Tanti i dettagli di design che hanno contribuito a rendere queste sneakers amatissime anche negli anni a venire: la scritta “TWO 3” al posto del semplice “23” sulla linguetta, le cuciture modellate sui raggi del sole nascente della bandiera giapponese, la stampa “lizard” sulla parte rossa della tomaia, un particolare che ci ricorda anche le precedenti Air Jordan II. Al di là di ogni discorso estetico però, non si può non notare la qualità costruttiva superiore rispetto a molte altre scarpe dell’epoca, dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio dal fatto che si possono ancora indossare senza problemi a vent’anni di distanza. 92
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There are many remakes of this historic Jordan model that reached the shelves during the year that we have left behind us, so we deem it useful to show you, dear readers, how the Air Jordan 12 originally looked like. Its shape, details and quality of materials are quite different from the model we can find on the shelves today, and you may think there is just no room to draw a serious comparison. This small masterpiece reached the stores of United States in 1997, and was sold for a price not that expensive back then: 135 dollars. Many design details have contributed to make this pair of sneakers so much beloved in the subsequent years. The TWO 3 inscription instead of the plain 23 on the tongue, the seams that were tailored on the sunbeams of the Japanese flag, the lizard print on the red part of the upper, a detail that reminds us the antecedent Air Jordan II. Beyond all possible aesthetic discourse, however, one cannot fail to notice the superior constructive quality with respect to so many other shoes of the time, as testified beyond any reasonable doubt but the fact that you can still use these shoes confidently after some twenty years.
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stan Smith 1978 • M ade in u sa
“Sono un tennista. Ma un sacco di gente pensa che io sia un paio di scarpe.” Ecco, non si può dire che a Stan Smith manchi il senso dell’umorismo, o l’autoironia. Per fortuna, uno dei più grandi giocatori del tennis degli anni Settanta non sembra particolarmente deluso dal fatto che molti conoscano meglio le sneakers che portano il suo nome, piuttosto che le sue imprese sportive. Del resto, mentre il ricordo di un singolo uomo, in quanto irripetibile, inevitabilmente si appanna con il passare del tempo, quello di un prodotto eternamente riproducibile può essere rinnovato a ogni stagione. Ed è proprio ciò che è successo alle Stan Smith, rilanciate da adidas in pompa magna un paio d’anni fa e oggi ancora sulla cresta dell’onda come negli anni d’oro del loro primo lancio. Oggi vi mostriamo un paio di rare Stan, prodotte negli Stati Uniti (!) sulla fine degli anni Settanta, prima che il Trifoglio spostasse spostasse gli stabilimenti – nell’ordine – in Francia, Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia nel corso degli Ottanta. Un occhio attento noterà alcune differenze nel disegno della suola e dell’intersuola, come il pattern diverso rispetto alle Stan Smith che conosciamo e l’arco plantare leggermente accentuato. Roba da intenditori, non a caso si tratta di un modello apprezzatissimo dai collezionisti giapponesi. 94
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‘I am a tennis player, but most people think I am a pair of shoes’. Admittedly, Stan Smith has always had a powerful sense of humor and an ironic self-image. Fortunately, one of the greatest tennis players from the 1970s doesn’t seem particularly disappointed that so many people should associate his name more with the sneakers and less with his sports feats. After all, while the memories about an individual man (who is unrepeatable) are inevitably doomed to fade away over time, the memory of a product that is eternally repeatable may be revived season after season. And that is what the Stan Smith has recently experienced, because adidas relaunched this icon model in full trim a couple of years ago and today it’s still on the crest of a wave, as it was during the golden age of the first launch. Today we show you a rare pair of Stan, produced in the United States (!) towards the end of the Seventies, before the Trefoil decided to move the factories to France, then Hungary, then Czech Republic, and Turkey during the 1980s. An attentive eye will notice some differences in the outsole and midsole design, as well as a pattern that differs from the Stan Smith we all know, and an arch support slightly emphasized. It’s a model for the experts, and it’s no surprise that the Japanese collectors love it so much.
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