Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/NOVARA MP-NO 0681 anno 2012
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SneakerS Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/NOVARA MP-NO 0681 anno 2012
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14 Sneakersnstuff x asics GT-II ‘The Seventh Seal’ 16 Barbour x Vans California ‘Classic Waxed’ 18 20 21 22 24 26 28
Collection solebox x adidas Consortium Torsion Allegra CLOT x Converse First String Pro Leather Patta x Converse First String Pro Leather Bodega x Converse First String Pro Leather UNDEFEATED x PUMA CLYDE HANON x Reebok NPC II STAPLE DESIGN x NEW BALANCE 577 ‘BLACK PIGEON’
focus 30 40 42 44 46 50 52 54 58 60 62 64 66 68 70 72
contents
jordan focus Air Jordan IV Retro Bred adidas Originals Basket Profi Spring 2013 adidas originals The Soloist Collection Onitsuka Tiger Golden Spark Lacoste LCST Vaultstar Harris Tweed x Vans Vault era, old skool e buffalo boot Onitsuka Tiger Lawnship ALICIA KEYS X REEBOK LE COQ SPORTIF FLASH THE BRITISH MILLERAIN CO. X PUMA STEPPER luxe Converse Star Player NEW BALANCE 890V3 skate focus Stussy x Converse CVO LS Mid FLIP x Vans ‘Cruise or Lose’ Capsule Collection Emerica Jinx Suski adidas Skateboarding Busenitz ADV
Direttore responsabile Antonella Guindani Coordinamento Editoriale Marco Colombo Redazione e testi Andrea Caviggia, Michele R. Serra, Lucia Milvia Maida, Beniamino Bozano Fotografia Andrea Caviggia Grafica ArtK Traduzioni Sergio V. Levi 6
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Segreteria Daniela Furlan
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editoriale editorial
Non è un errore di stampa. La fine del 2012 porta un regalo che speriamo risulti gradito ai lettori di Sneakers: da questo numero in avanti, il prezzo di copertina viene quasi dimezzato. Quattro Euro invece di sette, una scelta forse controcorrente in tempi che gli economisti definiscono “di crisi”, ma che noi riteniamo più che corretta. Non solo perché vogliamo andare incontro ai lettori in un momento in cui si parla di tagli ai consumi voluttuari (come una bella rivista, o un nuovo paio di scarpe), ma anche e soprattutto per permettere l’acquisto ai ragazzi, che forse hanno meno soldi in tasca, ma rimangono il nostro pubblico di riferimento. I primi dati sui contatti del nostro sito sneakersmagazine.it, lanciato nel corso dell’estate, ci dimostrano infatti che di appassionati/collezionisti/pazzi per le sneakers in giro ce ne sono, eccome, che sono giovani e che la loro fame di informazioni è tanta. Così, mentre noi “vecchi” sneakerhead continuiamo a condividere quel po’ di conoscenza ed esperienza che abbiamo, speriamo che anche le nuove generazioni si affezionino alla carta, visto che non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarla! A proposito, stiamo migliorando la distribuzione, quindi a partire da questo numero troverete Sneakers Magazine anche nelle edicole degli hub aeroportuali di Milano, Roma e Bergamo. Se vi capita di fare un viaggio, partite con Sneakers. Tenete però presente che, per godervi tutti i contenuti di questo mese, avrete bisogno di un volo piuttosto lungo... Infatti troverete nelle prossime pagine un’intervista a una delle più grandi voci dei nostri tempi, almeno quando si parla di musica soul: Alicia Keys, fresca di collaborazione con il marchio Reebok. Ma anche tutte le immagini dei progetti collaborativi messi in piedi per la fine del 2012 dai grandi brand dell’universo sneakers, fra i quali segnaliamo l’ambizioso giro del mondo messo in piedi da Converse, che ha messo le sue storiche Pro Leather a disposizione di alcuni tra i più noti esponenti della sneakers culture americana (Bodega), europea (Patta) e orientale (Clot). E poi ancora: le storie di successo di due retailer - uniti dalla passione, nonostante siano molto lontani geograficamente - come Hanon (Aberdeen, Scozia) e One Block Down (Milano, Italia); un sacco di succose anteprime della prossima, imminente (giuriamo!) primavera/estate 2013, fra le quali non possiamo evitare di segnalare le novità in arrivo da Onitsuka Tiger, Le Coq Sportif e Lacoste; il meglio dello skate contemporaneo, con le ultime proposte dei marchi che ormai da anni fanno la storia di questo settore. Per non parlare delle meraviglie della sezione vintage, un vero christmas special. Enjoy, e arrivederci al 2013 (sempre a 4 euro, naturalmente!)
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No, it’s not a printing error. The last issue of 2012 brings with it a surprise that we hope our readers will appreciate: starting with this month, the cover price of Sneakers will be reduced by almost half. Four euro instead of seven – a cutback which may go against the tide (in a moment that many experts classify as critical) but a decision that we deem simply fair. Not only because we want to meet the readers halfway in a moment in which we’re all forced to cut our ‘unnecessary expenses’ (like a nice review, or a new pair of shoes) but also to help the young – who may happen to be penniless, but still represent our most affectionate public. The early feedback we got from the website sneakermagazine.it we launched last summer proves that there are sooo many young fans / collectors /sneakerheads around – and their thirst for information is unquenchable. So, while we old-fashioned enthusiasts keep sharing the knowledge and experiences that we already have, the new generations are also destined to be interested more and more in the paper review – also because we’re having no intention to leave it alone! And by the way, we are also enhancing the distribution system, so starting with this issue you’ll be able to find your copy of Sneakers Magazine in the newspaper kiosks located in the airports of Milan, Rome, and Bergamo. If you happen to travel somewhere in the next months, you can fly with Sneakers. But notice that you will need a long flight to enjoy all the contents included in this issue. For in the following pages you will find an interview with one of the greatest voices of our time, at least when it comes to soul music. Her name’s Alicia Keys, and she’s recently collaborated with the brand Reebok. And you’ll also find photos of major collaborative projects being accomplished by the end of year by the big brands that rule the sneaker world – among them, the ambitious world tour launched by Converse: they allowed some best-known protagonists of the American (Bodega) or European (Patta) of Eastern (Clot) sneaker culture to express themselves on the legendary Pro Leather. More than that: the successful careers of two retailers (united by a common passion, although they live far from one another) like Hanon (Aberdeen, Scotland) and One Block Down (Milan, Italy). A number of juicy previews of the upcoming (that’s a promise!) spring-summer 2013 – among which we can’t help pointing out the new stuff from Onitsuka Tiger, Le Coq Sportif, and Lacoste; the best of contemporary skate, with the latest releases by brands that have been making the history of this sector for several years to date. Not to mention the gems of the vintage section, a real Christmas special. Enjoy and see you soon in 2013(for just 4 euro, of course!)
Errata corrige A pag. 92 dello scorso numero abbiamo commesso un errore durante l’impaginazione. Il titolo corretto dell’articolo era Nike Air Liner Windward AC. Ci scusiamo con i lettori e con i diretti interessati.
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event sneaker con L’avventura di Sneaker Con è iniziata nel 2009 a New York, quando un gruppo di appassionati decise di mettere in piedi una fiera itinerante totalmente dedicata ai collezionisti hardcore. Il successo di quella prima serata - un migliaio di persone stipate nelle sale del Times Square Arts Center - ha convinto i responsabili della convention: era una buona idea, da ripetere. Da quel momento, Sneakers Con non si è più fermata. Le ultime tappe del tour? Ancora New York lo scorso 17 novembre (serata da cui provengono le foto qui intorno) e Charlotte, North Carolina, l’otto dicembre. Tutte sold out, alla faccia di chi dice che il collezionismo è morto... 10
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The adventure of Sneaker Con started in 2009 in New York, when a group of enthusiasts decided to launch a traveling fair entirely dedicated to hardcore collectors. The success of that first evening event – a thousand people packed in the halls of the Times Square Arts Center – convinced the organizers of the convention that it was a good idea, and one that was worth repeating. From that moment, Sneakers Con didn’t rest a moment. The concluding venues of the tour were New York on November 17 (the pictures you can see in these pages are about that event) and Charlotte, North Carolina, on December 8. They were all sold out – so much for those who insist that collecting is dead!
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un bimeStrale di 13 Sneakersmagazine
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Sneakersnstuff x asics GT-II ‘The Seventh Seal’
Si tratta di una delle sequenze più celebri della storia del cinema: Max Von Sydow nei panni del cavaliere Antonius Block gioca una partita a scacchi con la morte. Quei fotogrammi hanno reso Il settimo sigillo la pellicola più nota e amata del grande regista svedese Ingmar Bergman: a quella gloria nazionale hanno guardato i ragazzi di SneakersNstuff, storico sneakers store di Stoccolma, per costruire la loro ultima collaborazione con Asics. Protagoniste le GT-II, classico modello da running rinnovato grazie a una tomaia in nubuck pesante total black, con accenti bianchi e imbottitura interna a scacchi. Questa accattivante limited edition uscita alla fine dello scorso ottobre è stata al centro di un piccolo giallo: a causa di un errore di produzione - la scacchiera interna era diventata blu su gran parte dei modelli usciti dagli stabilimenti Asics - l’azienda giapponese si è vista costretta a ritirare dal mercato tutte le sneakers fallate. Risultato: Sole 158 paia rimaste, tutte vendute in-store da SneakersNstuff. E quelle sbagliate, che fine hanno fatto? Nessuno lo sa, ma chissà che qualche paio non riappaia, prima o poi, ricercatissimo dai collezionisti di sneakers come un Gronchi Rosa dagli appassionati di filatelia. 14
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It’s one of the most famous scenes ever realized in the history of filmmaking: Max Von Sydow, embodying the knight Antonius Block, plays chess with death. Those few frames have made The Seventh Seal into the greatest and most beloved film ever realized by the Swedish director Ingmar Brgman. And the guys from SneakerNstuff (a historical sneaker store from Stockholm) were inspired by that movie when they conceived their latest collab with Asics. Which was dominated by the GT-II, a classic running model renewed through a heavy total black nubuck upper, featuring white accents and an inner checker padding. This tantalizing limited edition released in late October was protagonist of a small detective story. Due to a production defect the inner check pattern came out blue in most of models departing from the Asics factories, and so the Japanese company was forced to withdraw all the flawed samples from market. As a result, only 158 pairs were left, and were all sold in-store by SneakerNstuff. So what about the faulty pairs? Officially unreported – but who knows, some of them may even show up soon or later for the joy of sneaker collectors as a most sought after “Gronchi Rosa”, the famous Italian flawed (and much valued) postage stamp.
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Barbour x Vans california ‘Classic Waxed’ Collection
Nel corso delle ultime stagioni, lo storico marchio di outerwear inglese Barbour è andato incontro a un notevole rinnovamento, grazie anche a un grande numero di progetti collaborativi azzeccatissimi. L’ultimo in ordine di tempo vede la casa fondata da John Barbour unire le forze con un gigante del mondo sneakers come Vans: il prodotto di questa collaborazione è una collezione-capsula composta da Era Wingtip, Chukka del Barco e Classic Slip-on Deacon, tutte caratterizzate da tomaia cerata verde oliva, collare in velluto a coste marrone e interno tartan, tessuti e fantasie che ritroviamo nelle giacche del brand di South Shields. Il profilo della suola e i dettagli sono in pelle, fornita dalla storica conceria di Chicago Horween. 16
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During the last seasons the historical brand of English outwear Barbour underwent remarkable renewal, also thanks to a number of collaborative projects that really hit the mark. The most recent was capable of connecting the company founded by John Barbour with a giant of the sneaker world like Vans. As a result of this collab we have this capsule-collection that includes Era Wingtip, Chukka del Barco and Classic Slip-on Deacon, all characterized by olive green oilskin upper, a collar in brown corduroy and tartan lining, tissues and patterns that characterize the jackets of the brand from South Shields. The sole profile and details are in leather, provided by the legendary tannery from Chicago Horween.
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solebox x adidas Consortium Torsion Allegra
In questi giorni nei negozi (pochissimi, a dire la verità) il frutto dell’ultima collaborazione fra il più noto sneakers shop di Germania e il brand che rappresenta la qualità tedesca nel mondo delle calzature sportive: ecco le prime adidas Allegra firmate Solebox, parte della linea adidas Consortium, e ovviamente a tiratura limitatissima. Un modello che sembra volerci riportare dritti agli anni Novanta, con accenti giallo lime e (infra-)rossi su una base neutra colorata di grigio e nero. Notevole il particolare dei loghi incisi dietro le caviglie e il mix di materiali usato per la tomaia, soprattutto per quanto riguarda gli inserti in gomma e neoprene. Solebox quest’anno festeggia dieci anni di successi a Berlino: quale modo migliore di celebrare un compleanno tanto importante?
The offspring of the latest collaboration between the best-known sneaker shop from Germany and a brand representing Gerrman quality in the sport shoes is reaching the stores (very few, to be honest). Here’s the first adidas Allegra signed by Solebox, and belonging in the line adidas Consortium, and obviously a very limited edition. A model that seems eager to remind us of the glorious Nineties, through yellow and (infra)red accents over a neutral basis with grey and black tones. Remarkable the logos impressed behind the ankle and the mixture of materials used for the upper, especially when it comes to the inserts in rubber and neoprene. This year Solebox has reached its ten years of glory in Berlin – so how better than this to celebrate such an important birthday? 18
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CLOT x Converse first string Pro Leather
Nasce dal recente successo delle Pro Leather una serie di collaborazioni ad alto livello fra Converse e alcune delle personalità creative più note del mondo sneakers. Il classico modello basket del marchio della stella era rimasto un po’ nell’ombra negli anni immediatamente successivi all’acquisizione del brand da parte di Nike, Inc. Oggi sembra tornato agli antichi splendori sul mercato, come dimostrato dai progetti speciali che vi presentiamo a partire da questa pagina.
The recent success of the Pro Leather was followed by a series of high level collaborations between Converse and some of the best-known creative personalities from the world of sneakers. The classic basket model epitomizing the Stars’ brand had remained in the shade for some years after the acquisition of the brand by Nike, Inc. Today it seems to have recovered the shining reputation it used to have on the market, as confirmed by the special projects that we present in this and the following pages.
Il primo è quello realizzato insieme a Clot, storico retailer di Hong Kong divenuto con il tempo marchio streetwear apprezato in tutto il mondo: queste Pro Leather sono - a dispetto del nome - caratterizzate dalla tomaia in tela, trattata effetto vintage, e dal logo Clot stampato sul tallone. Quelle arrivate sugli scaffali degli sneakers shop d’oriente sono già esaurite...
The first was realized together with Clot, a historic retailer from Hong Kong that over the years has become a most cherished brand all over the world. Notwithstanding their name, these Pro Leather’s are characterized by a canvas upper treated to confer a vintage effect, and by the Clot logo printed on the heel. Early pairs reaching the shelves in the eastern shops are already sold out…
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Patta x Converse first string Pro Leather
Dopo una breve pausa, Patta ha aperto nuovamente i battenti riconsegnando agli sneakerhead olandesi un punto di riferimento nel centro di Amsterdam. E il team creativo guidato da Edson Sabajo ha ricominciato a macinare collaborazioni con i brand più noti del settore: dopo quella con KangaROOS, Converse ha scelto Patta per realizzare questa Pro Leather. Anche in questo caso come in quello della collaborazione Converse/ Clot, la tomaia non è in pelle: nylon Cordura monocromo, con accenti di colore a contrasto. Se la versione alta sulla caviglia è un po’sopra le righe, quella low-top non mancherà di attirare l’attenzione degli appassionati.
After a short break, Patta has reopened its doors and provided all Dutch sneakerheads with a reference point in downtown Amsterdam. And the creative team led by Edson Sabajo started again churning out collaborations with the best-known brands in the sector. After a collab with KangaROOS, Converse has chosen Patta as a partner to realize this Pro Leather. In this case too – as in the Converse/Clot partnership – the upper isn’t made of leather, but of monochrome Cordura, with contrasting color accents. If the high version on the ankle is a bit eccentric, the low top will not fail to attract the attention of all fans.
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Bodega x Converse first string Pro Leather ‘ride or die’
A cosa si riferisce lo slogan che dà il titolo a questa terza collaborazione della linea Converse First String centrata sulle Pro Leather? Perché i ragazzi dello sneakers shop più noto di Boston, Bodega, hanno scelto “Ride or die”? Possiamo solo fare delle ipotesi: possibile che c’entrino i cavalli... almeno, a giudicare dal pelo che ricopre buona parte della tomaia di questo ultimo remake delle seconde basket più note del marchio della stella. Nel caso della versione low top, solo sulla linguetta; la versione alta è invece mooolto più pelosa. Dedicate agli amanti degli animali? Sicuramente a quelli delle Converse limited edition.
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What is it that the slogan in the title of this third collaboration of the line Converse First String (centered on the Pro Leather) is meant to suggest? Why have the guys from Boston’s bestknown sneaker shop, Bodega, chosen “Ride or die”? We can only venture a few conjectures. Perhaps it has all to do with horses – at least, judging from the coat covering most of the upper of this latest remake of the second most famous basket shoes produced by the stars. While the low top has the hair covering the tongue – the high version, is sooo much shaggy. As a last guess, might not they be designed for the animal lovers? Well certainly for those who love the Converse limited edition.
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UNDEFEATED x PUMA CLYDE
Si dichiarano “le prime scarpe da basket autografate”: in effetti nel 1973, anno in cui fu prodotto il primo paio di Puma con la firma “Clyde” del grande Walt Frazier impressa in oro sul lato della tomaia, era una bella novità. Frazier era un campione sul parquet (bicampione, a dire la verità: vinse il titolo NBA nel 1970 e nel 1973 con i suoi New York Knicks), ma anche nel campo dello stile: sempre elegantissimo, amava cappelli, abiti su misura e auto d’epoca. Certamente apprezzerà l’ultima versione del modello che porta il suo nome - o meglio, il suo nickname: cinque colorazioni ispirate alle maglie delle più amate tra le squadre campione del basket professionistico americano, Boston, Chicago, Los Angeles, Miami, e naturalmente New York. La tomaia in suede traforato è il tocco di classe dei creativi del marchio Undefeated, che hanno collaborato alla realizzazione di questa collezione-capsula. La ciliegina sulla torta sono le Clyde vestite d’oro, come gli anelli dei campioni NBA. They present themselves as “the first signed basketball shoes” – indeed they were an unprecedented fact in 1973, when the first pair of Puma undersigned “Clyde” by the great Walt Frazier was released. Frazier was a champion on the parquet (in fact a twice-champion, for he won both the 1970 and the 1973 NBA title with his New York Knicks) as well as in style; always elegant, he loved hats, tailored dresses and old-fashioned cars. He will most probably like the latest version of the model that bears his name (or rather, his nickname) – in five colorways inspired by the t-shirts of the most beloved winning teams from American professional basketball, i.e. Boston, Chicago, Los Angeles, Miami and of course New York. The upper in perforated suede is a touch of class by the creative minds from Undefeated, who collaborated on the production of this capsule-collection.
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HANON x Reebok NPC II
Le NPC furono introdotte intorno alla metà degli anni Ottanta, variante di uno dei più grandi best seller di tutti i tempi della casa inglese, la Freestyle. NPC sta per Newport Classic, e dietro questa sigla si nasconde ancora oggi un modello tennis amatissimo. Per la prima volta, grazie alla collaborazione con i rivenditori scozzesi di Hanon, viene proposto con tomaia in suede, inserti e interno in pelle e suole semi-trasparenti. Il logo dello sneakers-shop di Aberdeen “infuoca” la soletta interna, il nome è stampato sul lato della tomaia. Per il resto, non c’è molto altro da segnalare: stile understated, senza veri colpi d’ala. 26
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The NPC’s were introduced around the mid-Eighties as a modified version of one of the greatest best sellers of all times released by the English company, the Freestyle. NPC means Newport Classic, and behind this label lurks a most beloved model. For the first time, thanks to a collaboration with the Scottish resellers from Hanon, the model is rereleased with upper in suede, inserts and lining in leather and half-transparent sole. The logo of the sneaker shop from Aberdeen inflames the insole, and the name is printed on the side of the upper. This stated, there is no special effects to report: the style is sober, no rush of blood.
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STAPLE DESIGN x NEW BALANCE 577 ‘BLACK PIGEON’
Diciamolo chiaramente: a chiunque abiti in città, i piccioni fanno schifo. Sono sporchi, grassi e fin da piccolo la nonna ti insegna che “portano le malattie”. L’eccezione che conferma la regola, evidentemente, è Jeff Staple: il designer newyorchese, una delle menti creative più note dello streetwear contemporaneo, ha infatti usato proprio i piccioni come fonte di ispirazione per alcune delle sue più riuscite collaborazioni con New Balance. Stavolta, con il supporto degli inglesi di Size?, Staple ha chiamato in causa la divisione UK di New Balance per proporre una versione Made in England, proprio nell’anno del trentesimo anniversario della fabbrica di Flimby. Il modello scelto come base della collaborazione è un cult della divisione inglese, la 577, con tomaia in pelle premium nera e nylon ripstop. Naturalmente, non mancano i tradizionali accenti rosa. 28
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Let’s put it bluntly: whoever lives in a city harshly dislikes pigeons. They’re dirty and fat, and your granny’s been teaching you that they ‘spread diseases’ since you were a child. The exception that proves the rule in this case is Jeff Staple: a designer from New York, and one of the best-known creative minds on the modern street-wear scene, he has used pigeons as inspirational source for some of his most successful collaborations with New Balance. This time (being supported by the English guys from Size?) Staple has invited the UK division of New Balance to release a Made in England version – and this during the thirtieth anniversary of the factory from Flimby. The model that was chosen as a basis on which to co-work is a cult of the English division, the 577, with upper in black premium leather and ripstop nylon. Of course, the typical pink accents are all there.
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Air Jordan IV Retro ‘Bred’
Da quasi una decade ormai, la fine dell’anno è il momento più atteso per fans e collezionisti Jordan e il 2012 non fa certo eccezione. Il “dolce” preparato questa volta dal team Jumpman23 è composto da alcuni tra i più attesi remake degli ultimi anni e la Air Jordan IV ‘Bred’ è senz’altro la ciliegina sulla torta. Introdotto nell’autunno del 1989, il quarto modello della leggendaria collezione è uno dei più amati per le numerose apparizioni in campo disco/cinematografico, oltre che per il suo design rivoluzionario parte della serie Flight. Le colorazioni OG sono state tre e delle tre la ‘Black/Cement’, soprannominata ‘Bred’, è la più attesa perché non veniva riproposta dal lontano 1999. Ma come sapete il Brand Jordan è sempre attento ai numeri e pertanto quest’anno ha scelto di celebrare il 23esimo anniversario del modello riproponendo tutte e tre le colorazioni originali della scarpa: la ‘White/Cement’, uscita lo scorso Febbraio, la ‘Fire Red’ ad Agosto, e dulcis in fundo, la ‘Bred’, uscita Venerdì 23 Novembre. 30
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During the last decade the end-of-year period has become a most awaited moment among Jordan’s fans and collectors, and the year 2012 is no exception. This time the ‘cake’ prepared by the team Jumpman23 includes some of the most eagerly awaited remakes of recent times, and the Air Jordan IV ‘Bred’ is by all means the icing on the cake. Introduced in the fall 1989, the fourth model of the famous collection is one of the most beloved ones, due to its numerous appearances on the disco/ movie scene, and to the radical design it shares with the Flight series. The OG colorings were three – the most awaited of them being the Black/Cement, nicknamed ‘Bred’, for it wasn’t seen since 1999. However, since the brand Jordan (as we all know) is always sensitive to numbers, this year they decided to celebrate the 23rd anniversary of the model through a rerelease of the shoe’s three original colorings: White/Cement, released last February; Fire Red, got out in August; and last not least, the Bred, released on 23 November.
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shop ITW hanon intervista a Edward Toft Quando è nato il vostro negozio? Lo abbiamo aperto per la prima volta nel novembre 1990. All’inizio la sede era in Inghilterra, in una piccola città nel nordest della scozia. Poi nel 1993 ci siamo trasferiti un po’ più a sud, ad Aberdeen. Quando abbiamo cominciato, il negozio vendeva sneakers, streetwear e tavole da skate. Le marche provenivano perlopiù dagli States e dalla Gran Bretagna: c’erano etichette come Stussy, FreshJive, Vans, Ben Davis, Dickies, Patrick Ewing, Airwalk, Anarchic Adjustment, e molte altre. Cosa facevi in Scozia negli anni Novanta prima di buttarti sulle sneaker? Quando è nata le tue passione per le sneaker? Ricordo di aver attraversato due fasi. Nella prima sentivo l’influsso del calcio, con marche come adidas, Patrick, Puma e Diadora; poi, attraverso la passione per lo skate, è nato l’interesse per lo streetwear e lo hip hop. La passione per il footwear ha davvero preso piede fra il ’90 e il ’93, quando cercammo di sviluppare il business. In questo periodo cominciammo a viaggiare negli States badando a comprare sneaker deadstock per rivenderle nel negozio. A quell’epoca il footwear in generale si era un po’ esaurito. I grandi marchi puntavano molto sulle nuove tecnologie e il lato estetico del prodotto non era così curato, né così gradevole da indossare. Era comunque un periodo abbastanza eccitante per il negozio perché c’erano nuovi marchi di streetwear che arrivavano dagli Usa e dal Regno Unito. La scena hip hop di quel tempo era ottima e lo skate stava rinascendo come qualcosa di autentico dopo il boom degli anni Ottanta. Molte cose sembravano legarsi, dalla musica all’abbigliamento al footwear. C’erano anche opportunità di acquistare sneaker deadstock dalle grandi marche come adidas e Nike. Molti dei modelli che oggi diamo per scontati allora non venivano prodotti. Dovevi andarteli un po’ a cercare, ma alla fine c’erano. A quanto ricordo, le scarpe finivano anche piuttosto in fretta. Ricordo che ovunque andassimo, soprattutto negli Usa sembrava esserci grande interesse da parte degli stranieri, e i prodotti andavano via in fretta. Avete fatto molte collaborazioni con le grandi marche? Quali di queste sono state più eccitanti? (Come si suol dire: “Giura di dire la verità”.) Abbiamo lavorato su diversi progetti di sneaker negli anni. A oggi, siamo a 16 in tutto, per un totale di 29 scarpe diverse (vedi l’elenco qui sotto). La più eccitante è la prima che abbiamo fatto con New Balance. Nel 2004 le collaborazioni erano una cosaa relativamente nuova, così avere la possibilità di creare le proprie scarpe era una gioia unica. Il nostro approccio allora era cercare di fare qualcosa che sembrasse molto distante da una normale New Balance. È buffo, se pensi che la nostra ultima collabo va proprio nella direzione opposta! Il fatto che New Balance fosse in Inghilterra e che producesse le scarpe non lontano da qui ha contribuito a rendere il processo di collaborazione possibile. Fin dal nostro primo progetto hanno sempre dimostrato di essere disponibili e di sostenere le nostre idee: consentivano di incorporare dettagli di archivio e di combinare materiali di marche tecniche come Schoeller o Eschler. Collaborazioni con New Balance: 2004 - M576RWY, M576BWY and M576GWY 2005 - M990HBW and M576HBA 2006 - M577NIO M577WIC M576CHF and M576SOC 2007 - M990HSN - Schoeller Performance fabric 2008 - M670GWY M670RWY - Ventile Performance fabric 2009 - M576BMD and M576SMD - Eschler performance fabric 2012 - New Balance M1500 Chosen Few Collaborazioni con altri brand: 2009 - Reebok Pump 20 2010 - Adidas Kegler 2010 - Asics GTII - Northern Lites 2012 - Clarks - Ashcott 2 styles 2011 - pump 20 omni zone -1 2011 - Clarks Ashcott - 2 styles 2011 - Puma Dallas - 4 styles 2011 - Le Coq Sportif Arthur Ashe 2011 - Asics wildcats 32
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When did you open your shop? The shop first opened in November 1990. We were originally based in Elgin - a small city in the north east of Scotland, before relocating a little further south to Aberdeen in 1993. When we started out, the store sold sneakers, streetwear and skateboards. Brands were mainly sourced from the USA and UK, and included labels such as Stussy, FreshJive, Vans, Ben Davis, Dickies, Patrick Ewing, Airwalk and Anarchic Adjustment amongst others. How was the situation in the 90’s in Scotland before the sneakers business? When has your passion for sneakers started? I think there were a couple of different phases, the first being a football influence with brands such as adidas, Patrick, Puma and Diadora, and then via an interest in skateboarding, streetwear and hip hop. Our passion for footwear really gathered pace from 1990 to 1993 when we were trying to develop the business. This was the period when we started travelling to the US with an eye on buying up deadstock sneakers and reselling them through the store. Footwear in general around this time had become a bit stale. The larger brands were pushing things forward with new technologies and the product aesthetic wasn’t as good or particularly wearable. It was quite an exciting period for the shop though as there were new streetwear labels coming up from both the US and UK. The hip hop scene around this time was really good and skateboarding was reemerging again as something a bit more real after the boom of the 80’s. Everything seemed connected in a way, from music to clothing and footwear. There were also opportunities to buy up deadstock sneakers from the big sports brands such as Adidas and Nike. Many of the styles that we take for granted today were just not being manufactured then. You had to hunt a bit for it but it was out there. From memory the shoes also dried up fairly quickly. I remember everywhere we went to, especially in the US there seemed to be a lot of overseas interest and the product didn’t stick around very long. Have you done many collaborations with sneakers brand? Can you tell me which one was the most exciting? (As they say, “Please say the truth”.) We have worked on a number of sneaker projects over the years. To date, 16 overall and a total of 29 different shoes (List below). The most exciting would be the first one with New Balance. Collaborations in 2004 were still a relatively new thing, so having the opportunity to create our own shoe was quite exciting. Our approach then was to come up with something that looked quite far removed from a regular New Balance. Quite funny to think now that our latest release is pretty much the exact opposite! New Balance being here in the UK and manufacturing shoes a relatively short distant away was also a big factor in making the collaborative process a possibility Since our first project, they have always been approachable and supportive of the ideas we had - from incorporating archive details to combining fabrics by performance brands such as Schoeller or Eschler.
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Puoi dirci come vedi la scena sneaker odierna? Sembra di nuovo esserci molta vitalità e un nuovo movimento di interesse. Le cose si erano un po’ ammosciate da un paio d’anni, ma internet ha avuto un ruolo importante nel tenere alta la tensione, e viva la scena. Anche la vendita al dettaglio è cambiata molto – e in pochissimo tempo. Oggi tutto è immediato e le informazioni corrono alla velocità della luce, ma non è per forza un male. La voglia di andare a caccia di sneakers esiste ancora ma in un modo diverso rispetto agli anni Novanta – grazie in parte a Ebay e ai social network che sono nati negli ultimi anni. Parlaci dei settori trattati nel vostro negozio: quali marche e quali vestiti e quali sneaker vendete? Ci puoi dire quali marche e quali modelli preferisci? Come ti ho detto, abbiamo la sede ad Aberdeen, che in Scozia è la terza città per grandezza dopo Glasgow ed Edimburgo, ed è la più a nord. Abbiamo spesso il cattivo tempo e può essere molto freddo e grigio. L’industria principale ruota intorno al combustibile, e ancor più a nord (da dove siamo partiti) era il whisky. Quando abbiamo aperto a Elgin, lo scopo principale era avere i prodotti che conoscevamo e anche oggi è così. Non avevamo un vero e proprio business plan e abbiamo fatto crescere il negozio in modo naturale. Siamo stati abbastanza fortunati perché siamo riusciti a ottenere un forte sostegno da una base di consumatori che ci sono stati fedeli fin dall’inizio. Ciò che il negozio propone oggi è un po’diverso dalle cose da cui siamo partiti, anche se alcune marche come Stussy e Vans ci sono ancora. Rispetto al footwear siamo cambiati, passando da marchi skate come Airwalk, Duffs e DC shoes a Nike, Adidas, New Balance e Puma. Come vestiti, abbiamo cambiato negli anni, mail nostro approccio mi sembra lo stesso. Abbiamo un mix di marchi classici come Levi’s Vintage, Clarks e Fred Perry ma anche nuovi nomi come Palace, CashCa e Acronym. Quanto ai miei preferiti, l’abbigliamento da esterno Acronym è sempre originale – nel design e nei materiali. Con Levi’s Vintage non puoi sbagliare, e non saprei quali altri jeans potrei indossare. Parlando di sneaker, devo citare New Balance Flimby made 670 o 576 – oppure made in US 1300JP. Poi Vans 438 o quello che ormai è Sk8 Hi, Nike Jordan 1, Adidas Campus, Le coq Arthur Ashe e Puma Dallas. E infine Clarks Ashcott... quando la scarpa elegante è d’obbligo. Edward, collezioni ancora sneaker? Non più come un tempo, ma ci sono alcuni modelli che ho mantenuto negli anni. Penso che se non fosse stato per il negozio sarei stato un collezionista molto più assiduo. In un certo senso è difficile stare dietro al prodotto come cercavamo per far tornare i conti economici. Provo ancora la stessa eccitazione però quando gli scatoloni entrano in negozio. Oggi anche più di un tempo, perché adesso di tratta di modelli a cui abbiamo collaborato. Comunque abbiamo conservato ogni piccola parte di ogni singola collabo a cui abbiamo lavorato, compresi i primi campioni e prototipi. E tutto questo costituisce ormai una sorta di collezione, di fatto. Anche se non stai collezionando in modo consapevole, molte scatole di scarpe hanno la tendenza ad accumularsi di colpo in grandi quantità. Hai anche modelli vintage nella tua collezione? Non così tanti che vadano così indietro nel tempo, a parte qualche paio di Vans made in Usa, Jordan 1, Air Force 1 e qualche Puma. Ho avuto sicuramente tante possibilità nel corso degli anni. Gran parte di quel che ho, l’ho usato e rovinato. Purtroppo. 34
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New Balance: 2004 - M576RWY, M576BWY and M576GWY 2005 - M990HBW and M576HBA 2006 - M577NIO M577WIC M576CHF and M576SOC 2007 - M990HSN - Schoeller Performance fabric 2008 - M670GWY M670RWY - Ventile Performance fabric 2009 - M576BMD and M576SMD - Eschler performance fabric 2012 - New Balance M1500 Chosen Few Other: 2009 - Reebok Pump 20 2010 - Adidas Kegler 2010 - Asics GTII - Northern Lites 2012 - Clarks - Ashcott 2 styles 2011 - pump 20 omni zone -1 2011 - Clarks Ashcott - 2 styles 2011 - Puma Dallas - 4 styles 2011 - Le Coq Sportif Arthur Ashe 2011 - Asics wildcats Can you talk about the sneakers scene right now ? There seems to be more of a buzz in sneakers again and a new wave of interest. Things were a bit flat for a couple of years but the internet has played a big part in maintaining momentum and keeping the scene alive. Retail has also changed a lot in what feels like such a short space of time. Everything now is immediate and information is shared at lightning speed but it is not necessarily a bad thing. The hunt for sneakers still exists just in a different way to how it did in the 90’s -thanks in part to Ebay and the various social networking platforms that have emerged over the last couple of years. Tell us about the area where you made your shop: what are the brands of clothes and sneakers that you sell? Can you talk about your favorite? We are based in Aberdeen which is the third largest city in Scotland after Glasgow and Edinburgh, and the most northerly of the three. We get a lot of weather up here and it can be quite cold and grey. The main industry is oil and further north where we started out, a lot of whisky. When we opened the shop in Elgin, the main objective was to access the products we were into and it’s still a bit like that to this day. We didn’t have much of a business plan and grew the shop organically. We have been quite fortunate in that we have managed to retain a lot of support from a customer base that has stuck with us since we started out. What the shop sells now differs a bit to the brands we began with, although there are some such as Stussy and Vans that we still carry today. From the footwear offering it has changed a fair bit from a number of skate brands such as Airwalk, Duffs and DC shoes to Nike, Adidas, New Balance and Puma. The apparel has varied over the years but I think our approach is much the same. We have a mix of classic brands such as Levi’s Vintage, Clarks and Fred Perry to newer labels such as Palace, CashCa and Acronym. Regarding favourites, Acronym outerwear is always amazing - from design to material execution. You can’t go far wrong with Levi’s Vintage. I can’t think of any other jeans I would wear really. From a sneakers perspective, it would be New Balance Flimby made 670 or 576 or US made 1300JP, Vans 438 or what is now the Sk8 Hi, Nike Jordan 1, Adidas Campus, Le coq Arthur Ashe and Puma Dallas. And Clarks Ashcott …when formal shoes must be worn. Edward, do you still collect sneakers? I don’t collect sneakers as much now, but there are select styles that I have kept over the years. I think if it wasn’t for the shop I would be a bit more of a prolific collector. In some ways it was difficult to hold onto the product as we were trying to make ends meet as a business. I still get the same buzz though when the cartons come through the door. Even more so now when it is a collaboration or a sample of something we have worked on. We have however, held on to a small stash of every single colab we worked on including first samples and prototypes. This in a way feels a bit like a collection now. Even when you are not consciously collecting, lots of sneaker boxes have a tendency to be there all of a sudden. Do you have vintage sneakers in your collection? Not a great amount that go way back other than a few pairs of US made Vans, Jordan 1, Air Force 1 and some Puma. I have certainly had the opportunities over the years. Most of what I had, I wore and wrecked. Unfortunately.
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One Block Down shop Milano One Block Down nasce nel settembre del 2009 per iniziativa di quattro amici che nel corso degli anni si erano alternati nella gestione di uno dei più noti sneakers shop milanesi, 5° Round, la cui chiusura era ormai prossima. L’intento comune? Coniugare la passione che li univa e la voglia di essere indipendenti, almeno nel panorama della Sneakers Culture. Il nome del negozio è ispirato alla realtà dei playground delle periferie newyorkesi degli anni Ottanta e Novanta, tempi in cui camminando per strada capitava di sentire ragazzi che si scambiavano informazioni riguardo all’ubicazione dei campi da basket: “Where is the playground?” “It’s one block down”. Anche nell’arredamento, One Block Down ha preso spunto dalla cultura di quegli anni, con strutture metalliche, tabellone americano a croce e reti per delimitare la zona magazzino. Il background dei soci fondatori è stato sempre legato al mondo delle sneakers: tutti e quattro hanno lavorato negli anni precedenti presso negozi del settore, tutti e quattro sono grandi sportivi fin da bambini, una passione fondamentale che li ha portati a scegliere le Air Jordan come prodotto chiave. Come molti ragazzi dei Novanta, infatti, i soci di One Block Down sono cresciuti con le leggendarie imprese di Mr. Air: un amore che si rifletteva anche sulle scarpe indossate da lui e dagli altri giocatori NBA (Maestro, Air Max, Flight Light, 180 Force, Penny, CB, eccetera). Nel 2009 era davvero faticoso trovare le Jordan a Milano: nessuno le vendeva. Così i soci hanno iniziato a viaggiare tra Barcellona, Parigi, Tokyo, Los Angeles e New York, per rifornire lo store di modelli esclusivi, chicche che li differenziassero dai competitors nazionali, come colorazioni esclusive giapponesi e limited edition di modelli Kobe e Jordan, destinate al mercato americano. Oggi One Block Down compie 4 anni sul mercato con 2 negozi, uno più classico in via Amatore Antonio Sciesa 2 e uno sneakers selected in Corso XXII Marzo 12. In più c’è il sito, con utenza internazionale in forte espansione.
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shop One Block Down One Block Down was born in September 2009 following a decision taken by four friends who over the years had been taking turns in the management of a most renowned sneaker shop from Milan (5° Round), that was about to closing. Their common purpose was mixing the passion they already shared with the desire to be independent from the rest of the sneaker scene. The name of the shop was inspired by the playgrounds punctuating the outskirts of New York during the Eighties and Nineties – an epoch in which it was usual when walking down the street to hear some guys chatting on the location of this or that basketball field. Hey you know where’s the playground? There, one block down! When it comes to the furniture’s style, One Block Down drew on those time’s culture at large, borrowing metal structures, American cross backboard, and nets to mark off the magazine area. The partners’ shared background was always linked to sneakers – all the four have been working at some store in the same sector, and they are all sportsmen since they were young – a shared passion that make us choose the Air Jordan as a key to their activity. Like many guys from the Nineties, the associates at One Block Down grew up witnessing the mythical deeds of Mr. Jordan – a super-human trait that was transmit38
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ted to all the shoes that he and the other NBA players used to wear (Maestro, Air Max, Flight Light, 180 Force, Penny, CB etc.). In 2009 it was very hard to find a pair of Jordan in Milan – no one would sell them. So the four friends started to travel to Barcellona, Parigi, Tokyo, Los Angeles, and New York, to provision their store with exclusive models – to hunt for gems that could beat the competitors: some Japanese exclusively colored models, or limited editions of Kobe or Jordan models – originally designed for the American market. Today One Block Down celebrates its fourth anniversary with 2 stores, one more classic in Via Amatore Sciesa, 2 and a sneaker selected in Corso XXII marzo, 12. Besides, they have a website, whose international users are increasingly numerous.
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adidas Originals Basket Profi
C’era un tempo in cui adidas regnava sui parquet del basket professionistico in mezzo mondo, gli stessi anni in cui sui campi d’America regnavano miti immarcescibili come Wilt Chamberlain, Bill Russel, Oscar Robertson. Quasi mezzo secolo dopo, adidas sta rispolverando alcuni dei suoi modelli basket piÚ classici: ad esempio le Basket Profi, lanciate sul mercato nel 1969 e di ritorno sugli scaffali nella prossima primavera-estate, con tomaia in suede, suola vulcanizzata e dotate del caratteristico rinforzo in gomma sul tallone. Negli ultimi anni, modelli simili sembrano essere tornati prepotentemente di moda, dunque non stupisce che adidas abbia rispolverato le Basket Profi. Quattro colorazioni disponibili: due femminili (le potete ammirare qui sopra) e due maschili (nella pagina a fianco). Tutte quante raffinate, mai sopra le righe: esagerare avrebbe significato snaturare un modello elegante oggi come una volta. 40
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There was a time when adidas would reign over the world’s professional basketball parquets, when the American fields were dominated by immortal heroes like Wilt Chamberlain, Bill Russel, Oscar Robertson. Almost half a century later, adidas is reviving some of its most classic basket models. A notable example is the Basket Profi, that was launched on the market in 1969 and is now coming out for the next spring-summer. They feature a suede upper and vulcanized sole, and exhibits the typical rubber reinforcement on the heel. Over the last years, such models have become (it would seem) fashionable again, so it is no surprise that adidas decided to brush up the Basket Profi. Four different colorways are available, none of them too eccentric because exaggerating would be altering the nature of a model characterized by elegance. Sneakersmagazine
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adidas original The Soloist Collection
Siete per caso stufi dello stile minimale? Bè, allora queste sneakers non fanno per voi. Ma se siete convinti che l’eleganza risieda in piccoli tocchi di classe, e non negli effetti speciali da baraccone, salite a bordo. Vi presentiamo in queste pagine la collezione-capsula nata dalla collaborazione tra adidas Originals e il brand giapponese The Soloist, fondato da quel Takahiro Miyashita noto per aver creato il brand Number (N)ine nella seconda metà dei Duemila. A fare da tramite, nientemeno che Kazuki Kuraishi di Fragment Design, già titolare di una “sua” linea adidas parte del progetto Originals by Originals. Troppo complicato? Allora meglio farla breve: quattro storici modelli adidas rinascono. Vestiti di suede premium in grigio totale, sono già disponibili presso gli store adidas Originals Rod Laver Vin, Rod Laver, Lawsuit e Basket Profi. Are you tired of minimal style perhaps? Well in that case, these sneakers aren’t for you. But if you believe that elegance means small high-class details, not some clumsy special effects, welcome on board. In the following pages we’re going to show you the capsule-collection born from the collaboration between adidas Originals and the Japanese brand The Soloist, founded by the eminent Takahiro Miyashita, who famously created the brand Number (N)ine in the last decade. To act as intermediary was the renowned Kazuki Kuraishi from Fragment Design, already working on an adidas line for a project called Originals by Originals. Too difficult? Then, look: four historic models by adidas are back! Wearing premium suede in total grey, they are already available in the adidas Originals: Rod Laver Vin, Rod Laver, Lawsuit and Basket Profi. 42
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Onitsuka Tiger Golden Spark Perfezione running in continua evoluzione: è quello che da più di sessant’anni (è una delle più antiche sneakers company d’oriente) il marchio giapponese Onitsuka Tiger promette ai suoi clienti. Non stupisce dunque che le Golden Spark, novità che troveremo sugli scaffali a primavera 2013, si dicano ispirate alla filosofia Kaizen del “miglioramento continuo”, sistema di idee nato negli Ottanta per rappresentare l’approccio al business dell’industria nipponica, che in quegli anni andava incontro a un vero periodo d’oro. Dunque, dove sono i miglioramenti? Ad esempio sulla tomaia (in nylon o mesh), caratterizzata dalla linguetta divisa in due per un calzata più confortevole; ma anche nell’intersuola innovativa in SoLyte, e nella suola a spina di pesce che conferisce maggior grip. Tutto quanto in un modello che fa della leggerezza il suo punto di forza, com’è necessario che sia quando si parla di running.
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The perfection of running models constantly evolving – it’s what the Japanese brand Onitsuka Tiger has been offering to the customers for more than sixty years (being one of the oldest sneakers companies from the far east). No wonder then if the Golden Spark, a new model we’ll find on the shelf by spring 2013, has its inspirational source in the Kaizen philosophy of steady progress, an ideology dating back to the Eighties and representing the Japanese approach to business economy, that back then enjoyed a golden moment. So where are the improvements? For example on the upper (in nylon or mesh), which is characterized by a divided tongue to enhance the kick’s comfort; but also the innovative midsole in SoLyte and a herringbone sole which secure more grip. All this in a model that views lightness as its virtue, as we would expect when the subject is running.
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Lacoste LCST Vaultstar
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I rigori dell’inverno non hanno ancora allentato la loro morsa, ma i grandi brand guardano già alla prossima primavera: così, Lacoste presenta al pubblico una nuova linea casual sportiva destinata al pubblico più giovane. Non è dunque un caso se il titolo sembra un chiaro riferimento all’epoca degli sms e dei tweet: lo storico marchio francese viene abbreviato in LCST, perdendo le vocali senza rinunciare ad alcuna delle caratteristiche che hanno reso il brand del coccodrillo simbolo di eleganza sportiva sin dal 1933. Le Vaultstar sono infatti un modello minimale ma di grande impatto, con tomaia in canvas e suola vulcanizzata. 48
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The harshness of winter haven’t yet finished, but the big brands are already thinking about next spring. Thus Lacoste presents to the public a new casual sport line designed to attract the young. It is no coincidence, therefore, that their title seems to gloss an epoch characterized by text messages and tweets. The historical French brand gets shortened as LCST – it drops its vocals without losing anything of what over the years made the crocodile into a symbol of sport elegance since 1933. The Vaultstar is indeed a minimal model capable of making a strong effect, with a canvas upper and vulcanized sole.
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Harris Tweed x Vans Vault era, old skool e buffalo boot La lana scozzese alla conquista del mondo: negli ultimi dieci anni, il tessuto prodotto dallo storico marchio Harris Tweed fin dal diciannovesimo secolo è stato utilizzato e reinterpretato da molti brand dell’universo streetwear (dagli americani di Supreme ai giapponesi di Visvim e Wtaps), da colossi del mondo sneakers (come Nike) e della calzatura casual (come Clarks). Insomma, un marchio nettamente in controtendenza rispetto alla crisi economica, che ora mette a segno un’altra collaborazione vincente: è infatti l’inconfondibile tessuto di Harris Tweed a scaldare le tomaie di alcuni nuovi modelli Vans in arrivo sugli scaffali. Per il marchio americano si tratta del terzo progetto collaborativo realizzato insieme ad aziende che rappresentano l’eccellenza nella produzione di tessuti classici, dopo quello con la conceria Horween di Chicago (che ha fornito pelle di alta qualità) e quello con il brand inglese Barbour (che ha fornito, ovviamente, tela cerata). Della collezione-capsula realizzata con Harris Tweed fanno parte Era, Old Skool e Buffalo Boot. Oltre alla lana, pelle e cotton twill per la tomaia, mentre l’interno è in pelle, con il classico “Certification Trademark” del marchio inglese cucito sotto la linguetta.
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Scottish wool is invading the world: for the last ten years this tissue produced (since the nineteenth century) by the historical brand Harris Tweed has being used by many different brands in the streetwear industry (from the American Supreme to the Japanese guys from Visvim and Wtaps), by the giants of the sneaker world (e.g. Nike) and of casual shoes (like Clark). To sum up, a brand that goes against the tide of the crisis, and that have accomplished another successful collaboration – it’s really the unmistakable Harris Tweed tissue that warms the upper of some of the new forthcoming models by Vans. For the American brand this is the third collaborative project realized with companies that represent the excellence in the production of classic tissues, after the collabo with the tannery Horween, from Chicago (which provided high quality leather) and the one with the English brand Barbour (providing oilcloth, of course). Era, Old Skool, and Buffalo Boot belong to the capsule-collection realized with Harris Tweed. Beside the wool, the shoes feature leather and cotton twill for the upper, while the lining is in leather, with the classic “Certification Trademark” of the English brand sewn under the tongue.
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Onitsuka Tiger Lawnship
Un paio di sneakers firmate Onitsuka Tiger, ma senza le caratteristiche strisce sul lato della tomaia? Già: salta subito agli occhi la particolarità delle Lawnship, versione attualizzata delle Lawnship 30, tennis shoe lanciate nel 1974. Stile miminale e costruzione classica, con suola vulcanizzata in gomma compatta e punta tonda, per un modello che punta molto su resistenza e comfort, ma soprattutto sullo stile. Ha infatti il gusto dei tempi antichi (o ancora meglio, pre-Agassi) in cui le scarpe da tennis dovevano essere improntate a un’austera eleganza: uniche concessioni, un tocco di colore sul tallone e il logo Onitsuka inciso in oro sul lato della tomaia. Le Lawnship sono perfette per la stagione estiva, e le vedremo sugli scaffali a partire dalla prossima primavera. A pair of sneakers signed Onitsuka Tiger, but without the usual stripes on the side of the upper? Right. The main trait of the Lawnship (updated version of the Lawnship 30, a tennis shoe launched in 1974) captures our attention. A minimal style and classic construction, with vulcanized sole in dense rubber and rounded tip, to make up a model which believes in resistance and comfort, and more than that on style. Its quite old-fashioned aroma is reminiscent of a pre-Agassi era – when all tennis shoes had to be inspired by a severe elegance: rare exceptions allowed were a touch of color on the heel and the logo Onitsuka engraved on the upper’s side. The Lawnship are perfect for the good season, and we will find them on the shelves starting next spring.
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ALICIA KEYS X REEBOK
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Proprio nei giorni in cui le radio iniziavano a trasmettere l’ultimo singolo di Alicia Keys “Girl on fire”, abbiamo incontrata una delle più grandi voci soul dei nostri tempi, nella sua New York. Non per parlare di musica, ma di scarpe. Già: dopo tre anni di assenza dalle scene, Alicia Keys è tornata sotto i riflettori non solo con un nuovo album, ma anche con una capsule collection disegnata per Reebok e composta da modelli Classic. Alicia ha lavorato fianco a fianco con i designer del marchio americano, scegliendo personalmente i materiali della tomaia e le colorazioni. In alcuni casi, poi, il tocco personale è andato oltre la scelta dell’accostamento di colori, come in quello delle Freestyle customizzate con le immagini di una tastiera di pianoforte e dello skyline newyorchese: la musica di Alicia, la sua città, le sue radici. Da qui è iniziata la nostra chiacchierata.
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focus ALICIA KEYS X REEBOK Hai scelto le Freestyle perché erano il tuo modello preferito, o c’è qualche altra ragione? Ha a che fare con la mia infanzia: queste erano esattamente le scarpe che usavo da piccola, le ho scelte perché mi sono familiari. A New York le chiamavamo 5411, perché costavano 54,11 dollari. Così, quando mi hanno proposto di realizzare una collezione limited edition tutta mia, mi è sembrato assolutamente naturale. Sono state il mio primo paio di Reebok, e ancora oggi queste scarpe mi riportano al tempo della spensieratezza. Erano supercool all’epoca, e sono contenta che sia così ancora oggi... mi definivano quand’ero piccola, e oggi hanno lo stesso aspetto di un tempo: fresh. Ai tempi c’era qualche negozio particolare che frequentavi, nel tuo quartiere? Una volta andavo sempre in quelli della catena Dr. Jays. Adesso ci sono così tanti sneakers shop stupendi a New York... Flight Club non è niente male, ci vado spesso. Frequentavo anche Alife, e mi è capitato spesso di spendere anche qualche centinaio di dollari per un solo paio di sneakers. Quali sono gli altri modelli Reebok che ricordi? Io sono particolarmente legato alle Court victory Pump, quelle che usava Michael Chang sui campi da tennis... Quelle me le ricordo! Erano stupende. Ma per questa collezione non ho lavorato sulle Pump: ci sono le Freestyle Hi e le Classic Nylon... poi mi sono anche innamorata delle Double Bubble, che adesso sono praticamente le mie preferite. Quando ho iniziato, volevo creare sneaker da indossare e da condividere con tutti gli amici. Quante paia di sneakers possiedi? Ti consideri una collezionista? Hmm, non so, non le ho mai contate... direi una cinquantina. Non posso dire di indossare sneakers tutti i giorni, dipende dalla situazione. Però posso dire che i giorni in cui indosso sneakers, i miei sneakers day, sono i migliori. Leggi anche riviste che parlano di sneakers? Qualche volta sì, ma vedo che spesso manca attenzione nei confronti dei modelli per ragazze. In effetti, forse anche noi pecchiamo un po’ di maschilismo... Ma dipende dal fatto che gli stessi marchi sembrano più attenti al pubblico maschile, e anche i designer che si occupano di sneakers sono in grande maggioranza maschi. Lo stile delle sneakers da donna non è ancora ben definito, se non in alcuni casi. Ad esempio, le Freestyle sono perfette per le ragazze! Visto che anche tuo marito Swizz Beatz sta collaborando con Reebok, dobbiamo aspettarci qualche nuovo progetto “in famiglia”? Magari tu farai la scarpa destra e lui la scarpa sinistra? (Ride) Bè, in realtà più o meno stiamo già facendo la stessa cosa adesso... Seriamente, Swizz ha iniziato a lavorare con Reebok qualche anno fa e ha visto qualcosa di speciale in questo marchio. È un tipo visionario e mette tutto se stesso nelle cose in cui crede. Ovviamente da quel momento ha iniziato a portare a casa delle scarpe Reebok fantastiche. Detto questo, siamo entrambi cresciuti con Reebok, il brand ha giocato un ruolo importante nel nostro stile. Swizz mi racconta sempre delle meraviglie che riesce a tirare fuori dagli archivi. Ama davvero questo marchio e credo che una passione così forte sia difficile da ignorare (soprattutto quando si vive nella stessa casa). Insomma, rischiate di finire come i Run Dmc con adidas... Ah! Bè, diciamo che ci stiamo lavorando. 56
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In the very days in which the radio was starting to play Alicia Keys’ latest success “Girl on Fire”, we met this great vocal artist of our time in New York. But the premise was that we’d like to talk about shoes, not music. This because after three years out of stage, Alicia Keys got back under the spotlight with a fresh new album, but also with a capsule-collection designed for Reebok, and full with classic models. Alicia worked hand in hand with designers from the American brand, being able to choose autonomously the fabrics to make up the upper as well as the colorings. In certain cases, moreover, her personal touch could extend far beyond the bare combination of colors – and the customized Freestyle are a case in point, for they blend the image of a keyboard with New York’s skyline. Alicia’s music, her city, and her roots provided the inspirational source to our conversation. Did you choose the Freestyle because it’s your favorite model or for some other reason? The main reason for this has to do with my childhood. These shoes were exactly the ones I used to wear as a child, that’s why I chose them. In New York we used to call them 5411 since their price was $54,11. So when they proposed that I should realize a personally designed limited edition collection, it felt so natural to me. This was my first pair of Reebok, and it still reminds me of light-heartedness. They were really cool back then, and I’m glad they still are. They sort of reflected my attitude when I was young, and they still maintain their old power – they are so fresh. Did you use to go to some particular shop in your neighborhood in those days? Back then I used to patronize Dr. Jays chain shops. Nowadays there are so many exciting sneaker shops in New York! Flight Club is really good, and I often go there. I also used to go to Alife, a place where I even happened to pay some hundred bucks for a single pair of sneakers. Do you remember other models by Reebok? I am still in love with the Court victory Pump that Michael Chang used to wear on the tennis fields. Yeah I remember those kicks! They were handsome. But for this collection I didn’t work on the Pump’s – there are the Freestyle Hi and the Classic Nylon… I also fell in love with the Double Bubble that now I like most. When I started out, I wanted to create sneakers that one could wear and share with her friends. How many sneakers do you have? Do you call yourself a collector? Well, I don’t know, I’ve never tried to count them – maybe fifty. Frankly I can’t say that I wear sneakers every day, it depends on the situation. But I can definitely say that when I do, I enjoy my day more than when I use other shoes. Do you read or follow any sneaker magazine? Sometimes I do, but I often realize that they tend to pay scarce attention to models for girls. Do you think that we also indulge in male chauvinism? Well I think that it’s the big brands that are quite more interested in male customers, and the great majority of designers who work on sneakers are male. The sneakers for women haven’t yet found a clearly defined style, except for some rare cases. For example, the Freestyle are terribly fit to be used by girls! Given that your husband Swizz Beatz is also collaborating with Reebok, is there any ‘family’ project in the offing? (Like you’ll be doing the right and Swizz the left shoe?) (Laughing) Well, admittedly, we’re already doing quite the same thing right now. But, in fact, the truth is Swizz begun to work with Reebok some years ago, and soon he discovered something special in this brand. He’s a visionary guy and tends to put all his energy when he believes in something. When he started out to collaborate he would bring home some marvelous shoes every now and then. More than that, we both grew up wearing Reebok, and so this brand played a crucial role in the shaping of our style, after all. Swizz often tells me about the gems he manages to pick out from the archives; he really loves the brand, and I surmise that such a strong passion of him is something that I couldn’t ignore (also since we live together). Shall we say you guys will be like the Run Dmc for adidas? Well, you could say that (in a way) we are aiming at that.
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LE COQ SPORTIF FLASH Gli amanti del running classico non potranno certo rimanere indifferenti, di fronte alla riproposizione di un classico modello anni novanta ripescato dall’archivio di Le Coq Sportif. Il marchio francese sembra avere sfornato un remake del tutto fedele all’originale, che aveva accompagnato l’esplosione del running nell’ultimo decennio del secolo scorso con la sua linea sfuggente, la sua leggerezza e il notevole contenuto tecnologico. Caratteristiche che rendevano le Flash piuttosto avanti sui tempi: oggi i tempi sono cambiati, ma lo stile rimane. Davvero uno dei più graditi ritorni previsti per la prossima primavera estate, naturalmente all’interno della linea premium introdotta proprio nel corso del 2012 per il centotrentesimo (sì, avete letto bene) compleanno del brand del galletto, e intitolata Select. It’s most certain that the fans of classic running will not remain unmoved when faced with the rerelease of a classic model dating from the Nineties and suddenly emerged from the archive of Le Coq Sportif. Apparently the French brand churned out a remake entirely true to the original one – a shoe which witnessed the explosion of running over the last decade of the past century thanks to its shaped line and lightness and technological content. All these features made the Flash into a go-ahead model back then – and if the context has changed, their style still shines. Really a much awaited comeback due out next spring-summer, of course within the ‘select’ premium line introduced in 2012 on the occasion of the 130th (yeah, your eyes are ok) anniversary of the cockerel brand.
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focus
THE BRITISH MILLERAIN CO. X PUMA STEPPER luxe
Vera. Pelle. Già, un tempo questa era la normalità, ma oggi quasi tutti i modelli di sneakers presenti sul mercato usano plasticosa ecopelle per la tomaia. Farà piacere agli animalisti - e non è certo un male - ma dal punto di vista della qualità della calzatura, bè, qualcosa sembra essere andato perso. Ecco perché siamo sempre contenti quando vediamo un paio di scarpe con tomaia effettivamente in pelle: è il caso di queste Stepper frutto della collaborazione con l’azienda inglese Millerain. Un momento: ma quelli, non producono tela cerata? In effetti il tessuto sbandierato nel titolo copre solamente una piccola parte del collare, intorno alla caviglia, ma non importa: l’effetto è comunque eccezionale, una rivisitazione davvero riuscita di questo classico modello mid-cut anni Ottanta. Soprattuto nella variante verde acido, tanto inaspettata quanto accattivante.
True. Leather. Yeah. In the past it was the norm; but today almost all sneaker models on the market utilize a (quite plasticky) artificial leather for the upper. The animalists will be happy about this (which is always good) – yet from the quality viewpoint, well, something seems to be missing. Which is why we tend to be glad when we see a pair of shoes with real leather upper. These Stepper’s are a case in point, being the outcome of a collaboration with the English company Millerain. But wait a second: aren’t they producers of oilcloth? Indeed the tissue advertized in the title covers just a small portion of the collar, around the heel, but it doesn’t matter – the effect is impressive nonetheless, a really powerful revival of this classic mid-cut model from the Eighties. Especially in the green version, not less unexpected than fashionable.
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Converse Star Player
Il marchio della stella, mito americano immarcescibile, continua a sfornare versioni up-to-date dei suoi modelli più classici. Prendete le ultime arrivate, Star Player in versione low e hi-top: a un primo sguardo sembrano le solite, poi aguzzando la vista si scorgono molti piccoli particolari capaci di fare la differenza. Ad esempio, la suola sporcata ad arte, per offrire un aspetto vissuto anche a un paio fresh out of the box. Siamo certi che la versione alta con tomaia camouflage volerà letteralemente via dagli scaffali, vista l’incredibile popolarità del più classico pattern militare nel corso delle ultime stagioni.
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The star’s brand – an immortal American legend – is going on churning out updated versions of their classic models. Take the latest arrival, a Star Player in both low and high top version. At first sight they might look like the usual model – but on closer look one discovers many small details that can make a difference. For example, the sole is dirtied on purpose, to confer a long-lived look to kicks that are just coming out the box. We are confident that the high version featuring camouflage upper will leave the shelves very soon, given the incredible popularity accruing to the most classic military pattern over the last seasons.
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focus
NEW BALANCE 890V3
New Balance significa running: da una parte i modelli performance sempre all’avanguardia, dall’altra le riproposizioni dei classici che hanno fatto la storia del brand. Noi abbiamo un debole per i secondi, certo. Ma a volte ci passano sotto gli occhi alcuni modelli capaci di riportarci prepotentemente nel presente: è il caso delle nuove 890v3, che arrivano per la prossima primavera/estate in una splendida versione “Rainbow”. La terza generazione della serie ultratecnologica pensata per la corsa su media distanza riprende alcune delle principali caratteristiche introdotte con le precedenti versioni, come la tomaia senza cuciture, il distanziale (8mm) tra tallone e intersuola e la suola REVlite, con qualche piccola modifica per rendere l’insieme ancora più comodo e resistente. Oltre alla colorazione arcobaleno (un concept introdotto dalla divisione giapponese diversi anni fa, che negli ultimi tempi ha dato origine a un micro-trend nel settore running performance) saranno disponibili versioni relativamente più sobrie, quantomeno perché quasi monocrome. Tutte in arrivo a Febbraio 2013 presso i rivenditori New Balance. 64
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New Balance means running: on the one hand, performance models always in the forefront; on the other hand, remakes of classic models from the history of the brand. We have a predilection for the latter, true. But sometimes we chance into models that manage to drag us to the present time – a case in point is this new 890v3 due out for the coming spring-summer in a marvelous Rainbow version. The third generation of the hyper-technological series designed for mid-distance running recalls some of the main features introduced by the antecedent versions, such as the seamless upper, the spacer (8mm) between heel and midsole, and the REVlite sole, with some minor changes to make the result ever more comfortable and resistant. Besides the rainbow coloring (a concept introduced few year ago by the Japanese division, and one that recently has originated a micro-trend in the running performance sector) there will be more sober versions, if only in the sense that they are monochrome. All models will reach the New Balance stores by February 2013. Sneakersmagazine
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SKATE FOCUS
Stussy x Converse CVO LS Mid
Partita diversi anni fa dalle rispettive divisioni giapponesi, la collaborazione tra Stussy e Converse si è consolidata nel corso degli ultimi tempi grazie a nuove estensioni di linea con distribuzione worldwide, come le uscite premium “First String” o quelle parte della linea Skate di Converse. D’altra parte, il background “core” di Stussy aveva bisogno da tempo di un partner con cui sviluppare nuovi progetti a sfondo surf/skate e la scelta della sempre più viva linea Skateboarding di Converse è stata naturale e azzeccata. La scorsa primavera il sodalizio aveva portato ad alcuni modelli della serie in una nuova veste camouflage e il progetto continua ora con un altro pacchetto, questa volta basato sulla CVO LS Mid. Il design semplice e classico della scarpa è stato riproposto da Stussy attraverso tomaia in suede con dettagli in pelle, colorazioni basiche e branding minimale tra allacciatura e tallone. Aspettatevi altre uscite di questo genere nel corso dei prossimi mesi. 66
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The collaboration between Stussy and Converse (that started out several years ago from the respective Japanese divisions) has become a constant relationship in recent times thanks to new line extensions (with worldwide distribution), such as the premium First String’s that just came out, or those belonging in the skate line of Converse. After all, the ‘core’ background of Stussy has long been seeking a partner with whom to develop new surf/skate projects – and choosing the vivid Skateboarding line of Converse was both natural and clever. Last spring the partnership resulted in some models of the series getting a new camouflage format; now the project goes on with a new package, this time based on the CVO LS Mid. The simple and classic design of the shoe was reread by Stussy through a suede upper with leather details, basic clorings and minimal branding between lacing and heel. Expect some new surprises in the coming months. Sneakersmagazine
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focus
FLIP x Vans ‘Cruise or Lose’ Capsule Collection
Flip è la skateboarding company stata fondata nell’ormai lontano 1991 da Geoff Rowley, considerato uno dei padri del moderno street skate, insieme agli amici Jeremy Fox e Ian Deacon. Dopo alcuni spostamenti tra Inghilterra (Geoff è nato a Liverpool) e California, dal 1994 il marchio inizia a farsi conoscere grazie a un team che poteva contare sulla presenza di professionisti di altissimo livello come Tom Penny e Rune Glifberg. Oggi è senz’altro una delle realtà più solide del mondo skate, e non stupisce certo l’omaggio tributato da Vans, con una collezione speciale composta da tre modelli Core (Chukka Low, Era Pro e Rowley SPV) e da diversi capi di abbigliamento.
Flip is the skateboarding company founded back in 1991 by Geoff Rowley, who is regarded as one of the fathers of modern street skate, together with his pals Jeremy Fox and Ian Deacon. After some removals from England (Geoff was born in Liverpool) to California, since 1994 the brand starts to be known thanks to a team that could rely on top-notch professionals such as Tom Penny and Rune Glifberg. Today it’s by all means one of the most robust actors on the skate scene, so it’s no surprise that Vans decided to collaborate – issuing a special collection composed of three models Core (Chukka Low, Era Pro and Rowley SPV) and various clothes.
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focus
Emerica Jinx Suski
Le Jinx dedicate al grande Aaron Suski (che si prende anche un pezzo del nome di queste sneakers prodotte da Emerica) sono frutto di un esperimento di ibridazione fra due modelli molto amati della casa statunitense: Reynolds 3 e Leo, unite in un modello mid-cut caratterizzato dalla suola vulcanizzata con inserto in EVA nell’intersuola e dal morbidissimo suede usato per la tomaia. Collare e linguetta sono leggermente imbottite, per proteggere il piede durante i trick. In definitiva, classiche skate shoe, che possono vantare anche un ottimo rapporto qualità -prezzo. The Jinx dedicated to the great Aaron Suski (who also gives half of his name to these sneakers produced by Emerica) were born from a crossbreeding experiment involving two much beloved models from the company’s past: Reynolds 3 and Leo joined and gave birth to a mid-cut model characterized by a vulcanized sole with an Eva insert into the midsole as well as by a very soft suede for the upper. Collar and tongue are slightly padded, to protect the foot during the tricks. By and large a classic skate model, that can claim an excellent price/ quality ratio. 70
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focus
adidas Skateboarding Busenitz ADV
La prima incarnazione delle Busenitz prodotte da adidas Skateboarding ci era piaciuta un bel po’: riuscitissima versione skate delle classiche Campus, erano caratterizzate da una linguetta extra-lunga “customizzabile”. Nel senso che si poteva tagliare via: all’interno, una linea tratteggiata e una dicitura che recitava “se non vi piace la linguetta così lunga, tagliate qui per ottenere un paio di Busenitz Light”. Molto divertente, e perfettamente in linea con lo spirito del grande pro skater a cui il modello è dedicato. Le nuove Busenitz ADV (sta per Advantage) sembrano meno ironiche e più concrete delle sorelle maggiori: promettono di essere leggere, comode e performanti. Molte le nuove soluzioni tecniche implementate dal reparto ricerca e sviluppo del marchio del Trifoglio: dalla tomaia con inserti termosaldati alla suola con design pensato per un grip perfetto. Arriveranno sugli scaffali fra gennaio e febbraio, con i primi modelli della collezione primaverile di adidas Skateboarding. 72
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We already appreciated the first embodiment of the Busenitz produced by adidas Skateboarding. That really successful skate version of the classic Campus was characterized by a extra-large and customizable tongue – which means that you could cut it away. There was a dotted line and an inscription reading, if you don’t like it so large, cut here to get a pair of Busenitz Light. Very funny, and in perfect keeping with the philosophy of the great pro skater to whom the model was dedicated. Now the new Busenitz ADV (for Advantage) seems less ironic and more concrete than its elder sister; they are likely to be lightweight, comfortable, and performing. New technical solutions were implemented by the Trefoil’s research and development department; so if the upper has a number of inserts that are welded, the sole’s pattern was designed to grant a prefect grip. Starting next January / February they will reach the shelves, together with the first models of the spring collection of adidas skateboarding. Sneakersmagazine
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Vintage&Deadstock Sneakers
Sotto le feste, siamo tutti più buoni. Anche il nostro esperto di vintage, che come un moderno Babbo Natale ha indossato la sua marsina rossa, pettinato la folta barba e si è lanciato in giro per il mondo (forse senza usare una slitta, per questa volta) alla ricerca dei più incredibili modelli della storia sneakers. Il risultato? Feste ricche per tutti. 1) Gli amanti del running sgraneranno gli occhi come bambini, di fronte a modelli-icona dei Novanta, una vera e propria età dell’oro per il settore. Ad esempio, le americane New Balance M665 BR che vi presentiamo a pagina 82, oppure le giapponesi Asics Gel Speed da ammirare a pagina 80. E a proposito di running: per la prima volta presentiamo nella sezione vintage un remake, quello delle prime Air Max disegnate dal grande Tinker Hatfield... Risale al 1999, quindi forse possiamo già considerarlo vintage? Hmm. Bè, quantomeno si tratta di un classico. 2) I tifosi di calcio si lanceranno in cori di giubilo, appena vedranno le Puma “firmate” (letteralmente) dal campione (del mondo) argentino Mario Kempes a pagina 88, e poi si commuoveranno - ammesso che abbiano l’età giusta per ricordarsele - ricordando a pagina 76 le adidas Nite Jogger che usavano da giovani, per allenarsi con la squadra. 3) I seguaci della psichedelia usciranno di testa, quando si ritroveranno davanti agli occhi freak shoe quintessenziali come quelle che vi presentiamo a pagina 90, proposte dal marchio olandese (sarà un caso?) Rucanor nei primi anni Ottanta. 4) Chi ha un debole per gli sport da ring, verrà messo knock out dall’apparizione di un paio di Converse assai rare, e ancora di più perché di produzione coreana: quelle che potete (quasi) toccare con mano a pagina 78. Insomma, qualunque genere di sneakerhead siate, la sezione vintage di questo mese è lì che vi aspetta. Con un bel fiocco rosso sopra, pronta da scartare.
During the holidays we are all better. This holds for our vintage expert, who like a modern Santa Claus wore his red tailcoat, combed his beard, and launched himself around the world (perhaps avoiding the sledge, for this time) in order to hunt the most incredible models of the history of sneakers. As a result, rich holidays for everybody. 1) The fans of running will open their eyes wide when facing such icon models from the Nineties (the golden age of running). For example, the American New Balance M665 BR that we show on p. 82 or the Japanese Asics Gel Speed that you can see on p. 80. And still with regard to running: For the first time we present in our vintage section a remake – a version of the early Air Max designed by the great Tinker Hatfield… Perhaps we can even call it a vintage, for it dates back to 1999 – ok, at any rate, it’s a classic. 2) All soccer fans will surely give out a chorus of joy as soon as they see the Puma signed (literally) by the Argentinian (world) champion Mario Kempes on p. 88: then they will be moved – provided they are the proper age to recall them – when they see on p. 76 the adidas Nite Jogger they used to wear when they were young, during their team training sessions. 3) The followers of psychedelic art will go out of their minds when they see such paradigmatically freak shoes as those that we’ll show you on p. 90, released by the Dutch brand Rucanor (could it be just a coincidence?) during the early Eighties. 4) Those who have a predilection for ring sports will incur a knock out by the appearance of a pair of pretty rare Converse – so much so because they were a Korean produce; that’s what you can almost touch with your hand on p. 78. By and large, whatever kind of sneakerhead you are, the vintage section this month is there to excite you. With a beautiful red ribbon on top of it, ready to be unpacked.
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Vintage&Deadstock Sneakers
ADIDAS
NITE JOGGER Made in france, 1980 Quotazioni alte - intorno ai 400 dollari per un paio deadstock - per queste splendide adidas oggetto di vari remake (mai, però, sotto l’esclusiva etichetta Consortium). Introdotte sul mercato per la prima volta nel lontano 1962, le Nite Jogger erano dedicate alle squadre di calcio, per gli allenamenti invernali su terreni ghiacciati, e divennero presto il modello più venduto sul mercato del calcio indoor. La versione che conosciamo e apprezziamo ancora oggi è frutto invece del restyling avvenuto intorno alla metà degli anni Settanta: tomaia in pelle con pannelli in suede per rinforzare i punti maggiormente sollecitati durante l’attività sportiva, collare e linguetta imbottiti più intersuola con inserto in etilene vinilacetato per il massimo comfort. Ecco quel che si dice un über-classico. Fairly high quotations – around 400 bucks for a deadstock pair – for these marvelous adidas that received various remakes (although never under the exclusive label of Consortium). Launched on the market back in 1962 for the first time, the Nite Jogger’s were designed for soccer teams, for their winter training sessions on frozen fields, and soon became the most wanted model on the indoor soccer market. The version we still know and appreciate follows a restyling that took place in the mid-Seventies: leather upper with suede panels to reinforce the most stressed parts during the activity, the collar and tongue are both padded, and the midsole has an insert in vinyl acetylene for the best comfort. That’s what we might call a überclassic.
le Nite Jogger del 1981, invece, avevano suola simile a quella delle adidas country 76
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Vintage&Deadstock Sneakers
CONVERSE
ALL STAR wrestling Made in KOREA, 1980 Fin dalla metà dei Settanta Converse produceva scarpe da boxe e da wrestling, modelli oggi non molto ricercati sul mercato del vintage, ma senza dubbio interessanti, chicche per appassionati come il paio (in ottime condizioni) che vi mostriamo in queste pagine. Produzione coreana, non Made in Usa come il resto del catalogo Converse di quel decennio, e alta qualità costruttiva e dei materiali, a iniziare dal nylon resistentissimo usato per la tomaia. Nonostante il fascino della proposta Converse, la leadership nel settore degli sport da ring rimase in quegli anni saldamente nelle mani di adidas (ricordate quelle indossate dal grande Muhammad Alì?): la casa tedesca riuscì a difendersi anche dagli attacchi di Nike, che produsse modelli capaci di incontrare i favori del pubblico anche al di fuori delle palestre, come le arcinote Nike Grego indossate dal compianto Gene Anthony Ray, protagonista di Saranno Famosi.
Since the mid Seventies Converse has produced boxing and wrestling shoes, and although those models nowadays aren’t much sought after on the vintage market, they are still quite interesting, being a veritable sweetie for the fans’ eyes – such is the pair (in perfect state) that we present in these pages. A Korean production, not American like the entire Converse catalogue from that decade, the model exhibits high quality construction and materials, especially when it comes to the resistant nylon making up the upper. Notwithstanding the appeal of this Converse, the leading role in the ring sports’ sector was played by adidas (you will obviously remember the model used by the great Muhammad Alì). So the German company managed to defend itself against the attacks by Nike – another firm releasing models which won many fans outside the gyms, like the very well known Nike Grego, used by the late Gene Anthony Ray, the leading character in Fame. 78
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ASICS
GEL SPEED Made in CHINA, 1992
In redazione le consideriamo le più belle asics di tutti i tempi insieme alle stranote Gel Lyte III, un’icona degli anni Novanta (ammirate il box originale!) quotatissima sul mercato del vintage: dai 300 dollari in su il valore di un paio in buone condizioni. Il modello è già stato al centro di diversi progetti collaborativi negli ultimi anni, ma gli appassionati ancora sperano di vedere presto un remake della colorazione originale, possibilmente completo di scatola. Le Gel Speed, ne siamo certi, incontrerebbero anche i gusti del pubblico del 2013. Del resto, erano molto avanti sui loro tempi: la tecnologia Gel, che prevede l’inserimento di uno speciale silicone sotto il tallone e in altre zone strategiche dell’intersuola per migliorare l’assorbimento degli impatti con il suolo, è infatti una delle più celebrate soluzioni tecnologiche della storia delle calzature sportive. 80
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Our editorial office considers this as the most beautiful asics ever – along with the very well known Gel Lyte III, an icon from the Nineties (please notice the original box) that is worth an interesting 300 dollars (and even more) if in good state. The model inspired several collaborative projects over the last few years, but the fans look forward to seeing a remake of the original coloring, possibly with an original box included. We are confident that the Gel Speed would be able to meet with the favor of the public in 2013. After all, they were already ahead of their time; this because the Gel technology (which amounts to inserting a special silicon under the heel and other critical areas of the midsole to enhance shock absorption) is one of the most celebrated technological solutions in the history of sport shoes.
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New balance 665 BR
Made in usa, 1996
Il modello 665 è senza dubbio tra i più noti del running anni Novanta, una vera gioia per gli occhi dei collezionisti, ma anche per i piedi: la qualità della produzione 100% statunitense si sente, soprattutto per quanto riguarda comfort e durevolezza di suola e intersuola (in etilene vinil acetato, of course). Tenere in mano queste scarpe può anche essere l’occasione per apprezzare il notevole cambiamento di stile avvenuto intorno alla metà dei Novanta: prima le forme erano più fluide, in seguito sono divenute più spigolose, geometriche. Gli appassionati non potranno infine evitare di notare la differenza nelle dimensioni del logo New Balance: la “N” diventa decisamente più piccola e meno invasiva rispetto ai modelli eighties. Valore? Intorno ai duecento dollari, suscettibile di notevoli variazioni a seconda del colore e dello stato di conservazione. 82
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The model 665 is by all means the best known running model from the Nineties, a true blessing for the collectors’ eyes and feet; the quality of this 100% American production can be experienced, especially when it comes to comfort and durability of both its sole and midsole (in ethylene vinyl acetate, of course). Holding these shoes in your hands may even be an opportunity to appreciate the radical change of style that took place around the mid-Nineties – before that moment the forms were quite flowing, afterwards they became more angular, and geometric. The fans will not miss another major difference in the dimensions of the logo New Balance – the ‘N’ has become clearly smaller and less formidable compared to the eighties models. Their quotation is floating around 200 dollars, but it may easily change depending on the color and their good or bad state.
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NIKE
AIR MAX 1 OG leather Made in CHINA, 1999
Non vorremmo annoiarvi ripetendo storie che ogni sneakerhead che si rispetti conosce già a menadito: certamente quella delle Air Max 1 è più che nota agli appassionati. Il modello è tanto conosciuto che perfino i suoi remake hanno ormai quotazioni ben precise sul mercato del vintage: ad esempio, questo primo modello retro, nato 12 anni dopo il primo lancio sul mercato, ha un valore che si aggira intorno ai 350 dollari, nonostante sia pressoché impossibile trovarne un paio la cui suola sia sopravvissuta intatta al passare del tempo. Il 1999 fu un anno d’oro per chi amava i modelli storici della casa di Beaverton: furono infatti riproposte, per la prima volta, anche le Air Jordan V e le Air Trainer 1. Quell’anno scoppiò la prima febbre del remake, un momento di svolta per l’intero mercato mondiale delle sneakers, capace di segnare indelebilmente la moda giovanile per gli anni a venire. 84
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We wouldn’t bore you with stories that every self-respecting sneakerhead knows perfectly well – and the history of the Air Max 1 is by all means already known among the fans. The model is so famous indeed that even its remakes have reached remarkable quotations on the vintage market; for example, this early retro model, born some 12 years after its first appearance on the market, is worth something around 350 dollars – although it’s almost impossible to find a pair whose sole resisted through all these years. The year 1999 was a golden year for those who loved the historic models from Beaverton; both the Air Jordan V and the Air Trainer 1 were being rereleased for the first time. That same year the first remake fever exploded, and it was a turning point for the world market of sneakers, marking permanently the youth fashion for the years to come.
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NIKE
ALL COURT HIGH BOOT Made in KOREA, 1985
Nike All Court del 1978 made in USA
Strana variante delle classiche All Court portate al successo nei primi anni Ottanta dal campione americano del circuito ATP John McEnroe: questa versione high boot alta sulla caviglia, che risale al 1985, pare il tentativo di creare un ibrido tra lo stile Nike e quello Converse, quasi venti anni prima della fusione tra i due colossi della calzature sportive a stelle e strisce. Il risultato? In due parole: molto punk. Anche se abbiamo il sospetto che i punk duri e puri abbiano indossato sempre e solo Converse. Noi le abbiamo comprate da un collezionista giapponese, ma questo modello appare (molto raramente) anche sui siti occidentali di aste online. Il valore, vista la notevole rarità, si attesta poco sopra ai duecento dollari per un paio mai usato. 86
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A strange version of the classic All Court that the American ATP champion John McEnroe made into a success, this high boot interpretation dating back to 1985 seems to result from the attempt to creating a hybrid between the Nike and the Converse Style – almost twenty years before the fusion of the two giants of sport shoes in America. The outcome can be put like this: an extremely punk model – although we are pretty sure that out-and-out punks always devoted themselves to Converse. We have bought this model from a Japanese collector, but one can also find it (not that easily) on some western auction website. Their worth, given their remarkable rarity, floats above 200 dollars for a never used pair.
1980: il gruppo punk inglese degli Exploited, durante i concerti, spesso indossava le Nike All Court al posto degli anfibi
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PUMA
KEMPES rosario Made in WEST GERMANY, 1980
Lo slogan “Macht’s mit qualität” campeggia sulla scatola di queste splendide Puma da calcio. Sulla tomaia, invece, la dicitura “Campeon” vicino alla firma del grande Mario Kempes. Poco importa che il titolo mondiale a cui si fa riferimento, il primo dei due vinti a poca distanza l’uno dall’altro dalla nazionale Argentina, non fosse proprio cristallino: l’arbitro, nel corso della finale contro l’Olanda, fischiò a dir poco a senso unico per non deludere il generale Videla. Del resto, si sa: meglio non fare arrabbiare il dittatore che governa il paese ospitante... Questa macchia sul mondiale conquistato, in ogni caso, nulla toglie alla leggenda del Matador, seconda punta mancina capace di segnare gol a grappoli: più di trecento le reti nel corso di una carriera svoltasi fra Spagna (Valencia) e sudamerica (River Plate soprattutto). Kempes rimane senza dubbio uno dei più forti attaccanti argentini di tutti i tempi, e queste Puma grazie alla sua firma diventano vero oggetto del desiderio non solo per i collezionisti di sneakers, ma per tutti gli amanti del calcio. The German slogan reading Macht‘s mit qualität dominates the box of these marvelous soccer Puma. On the upper, the word Campeon is side by side with the signature of the great Mario Kempes. It doesn’t matter that the world title that’s here evoked (the first of the two cups won by Argentina in a short time span) was definitely not that transparent – during the final match against the Nederland the referee used a quite biased whistle to please the general Videla. Of course, you don’t want to upset a dictator in his own country when you go there as a guest. Such a stain on that championship, at any rate, doesn’t diminish the legend of the Matador, a second left-hander attacker who would always score clusters of goals – totaling more than three hundred during a career that he spent in Spain (Valencia) and south America (River Plate, mostly). Kempes remains one of the greatest Argentinian attackers ever, and these Puma’s represent – also thanks to his signature – a veritable object of desire not only for seakerheads but for all soccer fans. 88
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RUCANOR SLIP ON
Made in korea, 1984
Non si tratta certamente di uno dei marchi più noti al grande pubblico, almeno in Italia: fondato nel 1956 dalla famiglia olandese Van Rijswijk, fu distribuito nel nostro paese solo a cavallo tra Settanta e Ottanta, a macchia di leopardo. Alla loro scarsa fama fa però da contraltare l’indiscutibile qualità del prodotto: guardare, per credere, queste splendide slip-on molto simili alle SkiGrip di Converse e alle Etnies che facevano tendenza intorno alla metà degli eighties. Le abbiamo trovate in Giappone: la quotazione non è certo alta, con meno di 100 dollari ci si porta a casa un paio deadstock (ammesso di riuscire a trovarlo!) di queste incredibili scarpe, che potremmo definire quintessenza delle freak shoe! Se è vero che il nome Rucanor è frutto della composizione di tre parole olandesi che significano gomma, tela e oro, mai nome fu più azzeccato: i Van Rijswijk hanno trovato davvero il modo di trasformare quei materiali in modelli che agli occhi di ogni appassionato appaiono preziose pepite. 90
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It isn’t definitely one of the brands that the general public knows best, at least in Italy. Founded in 1956 by the Dutch family Van Rijswijk, it wasn’t distributed in our country until the late Sixties and early Seventies, and even then sporadically. Their limited fame is counterbalanced by the undisputed quality of the products; these marvelous slip-on’s are much reminiscent (seeing is believing) of the SkiGrip by Converse and the Etnies that were fashionable around the mid-Eighties. We found these in Japan – their quotation is definitely not high, as you only need a hundred bucks to put your hands on a deadstock pair (provided you can find one) of these incredible kicks, that we might even describe as the essence of the freak shoes! If it is true that the name of Rucanor was born from the aggregation of three Dutch words meaning rubber, canvas and gold, no name was ever more proper than this: the Van Rijswijk’s have really figured out a way to transform those materials into models that in the eyes of all fans are like precious nuggets.
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VANS Deck Made in USA, 1978
Paul Van Doren, figlio del fondatore del marchio Vans
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vans deck
Usate, vissute: sono le Deck di fine anni Settanta che abbiamo scovato durante uno dei nostri viaggi. Le due caratteristiche principali di questo pezzo di storia americana sono la suola, molto simile a quella delle Jack Purcell di Converse, e l’etichetta Van Doren sul tallone, dedicata alla famiglia fondatrice del marchio che da oltre mezzo secolo rappresenta lo stile skateboard californiano nel mondo. Il giovane Paul Van Doren ha iniziato l’avventura nel 1966, coinvolgendo nel lavoro fin dal primo giorno il figlioletto Steve: oggi sono entrambi uomini fatti, uno ottant’anni passati, l’altro quasi sessanta, e anche se hanno venduto l’azienda ormai più di un ventennio or sono, continuano ad amarla e a sostenerla con il loro lavoro. Specialmente Steve, l’artefice del successo del marchio negli ultimi trent’anni, l’uomo che ha coniato (prendendolo in prestito da Tony Alva e soci) lo slogan “Off the wall”. Nel corso di una recente intervista, a Steve è stato chiesto cosa gli manca di più dei vecchi tempi. La sua risposta è stata pronta: “La possibilità di produrre le nostre scarpe nelle fabbriche degli Stati Uniti, come abbiamo fatto fino al 1994”. Guardando queste incredibili Authentic, ancora integre dopo essere passate attraverso chissà quali esperienze, è difficile dargli torto.
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Worn, almost shattered, marvelous – such are the Deck shoes from the late Seventies that we unearthed during our recent sneaker expedition. The two main features of this piece of American history are the sole, much reminiscent of the sole of the Converse Jack Pourcell, and the Van Doren label placed on the heel, to honor the family that founded a brand which for more than half a century has been representing the Californian skate style over the world. The young Paul Van Doren started the adventure in 1966, taking with him his child Steve from the beginning. Today they are men of ripe age, one being more than eighty years old, the other almost sixty – and although they sold the company more than two decades ago they still love and support it through their work. This applies in particular to Steve, the author of the brand’s success during the last thirty years – the man who coined the slogan Off the wall (after borrowing it from Tony Alva and friends). During a recent interview, Steve was asked what he missed most about the old times. His answer came quickly: “The possibility to produce our shoes in the American factories, as we did until 1994”. When you observe these incredible Authentic’s – still unimpaired after so many adventures – you hardly disagree.
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I Z A . B
速
A
irreverent trip
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