SNEAKERS magazine Issue 53 – Digital Edition

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Sneakers 07/53 bim gennaio/ febbraio 2013

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Saint Alfred x Converse First String Pro Leather PATTA x KANGAROOS PxK K2 solebox x SUPRA Skytop III Herschel Supply Co. x New Balance Capsule Collection FNG x hyusto Sunday Derby Shoe HANON x adidas Consortium CNTR Slam Jam x asics GEL LYTE III

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Coordinamento Editoriale Marco Colombo Redazione e testi Andrea Caviggia, Michele R. Serra, Lucia Milvia Maida, Beniamino Bozano Fotografia Andrea Caviggia Grafica ArtK Traduzioni Sergio V. Levi Sneakersmagazine

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contents

jordan retro Air Jordan I PUMA Macht’s Mit Qualität PUMA suede WASHED BRTS Le Coq Sportif Eclat Suede Lacoste LCST Spring 2013 Vaultstar JOHN VARVATOS x CONVERSE WEAPON VINTAGE CONVERSe CHUCK TAYLOR ALL STAR SMOKED Onitsuka Tiger Rio Runner adidas Originals Spring 2013 Phantom STONE ISLAND x New Balance SI_577 Volta Strada Fall 2013 Preview planet Funk x Reebok classic leather PF1999 haring Foundation x Reebok 2013 Collection Vans Vault Spring 2013 Taka Hayashi Collection Colmar Footwear skate vans [Rowley] Pro 2013 adidas Skateboarding Americana NEW BALANCE NUMERIC COLLECTION

Direttore responsabile Antonella Guindani

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SneakerS

indice index

SneakerS Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/NOVARA MP-NO 0681 anno 2012

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gennaio/febbraio 2013

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Segreteria Daniela Furlan

daniela@ambadvertising.it Amministrazione

amministrazione@ambadvertising.it

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8 event Vans Vintage Museum at House of Vans Berlino

30 event SPACE 23 opening 32 shop overkill berlino

Vintage&Deadstock Sneakers 77 80 84 86 88 90 92

ADIDAS mexicana air jordan viii nike air force low New balance competition asics gel saga converse all star II air jordan x

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è vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, di fotografie e disegni. I contributi fotografici e di testo sono ben accetti. Testi, illustrazioni, fotografie e disegni, se non espressamente richiesti, non verranno restituiti. L’editore è a disposizione degli interessati quando nonostante le ricerche non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuale materiale fotografico.


simply

CAMBER

a pair of shoes

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editoriale editorial

Ammettiamolo: il 2012 non è stato tra i migliori anni della nostra vita. Non stiamo parlando di recessione, spread, pensioni e cassa integrazione, a quelli ormai abbiamo fatto l’abitudine. Ma piuttosto di cose che ci toccano negli affetti più profondi: fake sneakers, reseller senza scrupoli, prezzi alle stelle, risse da release, webhype che regna, qualità che s’affossa. Chiudiamo in fretta questa stagione difficile, e guardiamo con fiducia al 2013. Nel 2013 guardiamo con fiducia alle collaborazioni che - dopo una sbornia di progetti senza capo né coda, tutti effetti speciali e niente sostanza - stanno riprendendo quota, grazie all’amore degli appassionati: ad esempio c’è amore per la street culture nelle Asics Gel Lyte disegnate da Slam Jam. Ma non nel senso che pensate voi... Andate a scoprire quale a pagina 24. Anche quando sono direttamente le aziende, a collaborare tra loro, il risultato può essere entusiasmante: è il caso di Stone Island e New Balance, che insieme sfornano l’instant classic che vi raccontiamo a pagina 50. Nel 2013 guardiamo con fiducia ai grandi marchi che si rinnovano, lanciando linee di prodotto che hanno lo scopo di intercettare le ultime tendenze del mercato, oppure di allargare gli orizzonti di un brand: è il caso della collezione LCST di Lacoste (a pagina 40) oppure di New Balance Numeric (a pagina 74), che potrebbe segnare un vero punto di svolta per la casa americana. Nel 2013 guardiamo con fiducia al ritorno di classici che hanno fatto la storia, finalmente rinnovati in edizioni rispettose e capaci di soddisfare il palato del pubblico di oggi, perfino il nostro: guardare per credere le adidas Originals Phantom a pagina 48, le Converse Weapon ripensate da John Varvatos (a pagina 44) e le Reebok Classic Leather remixate dai Planet funk (a pagina 56). E ancora, le icone Puma protagoniste della linea Macht’s mit Qualität, a pagina 36. Nel 2013 guardiamo con fiducia ai nuovi progetti dei marchi italiani: se Volta - ormai forte di una credibilità ottenuta sul campo nel corso delle ultime stagioni - sta declinando il suo modello più noto, le Strada, in nuove e inaspettate versioni (ve le presentiamo a pagina 54), Colmar - storico brand che gli amanti dello sci conoscono bene - prepara lo sbarco in grande stile nel mondo sneakers, con una collezione in arrivo il prossimo inverno che vi raccontiamo in anteprima da pagina 64. Nel 2013, infine, guardiamo con fiducia a voi, appassionati, collezionisti e (perché no?) sneakerhead al 100%. La forza del nostro piccolo magazine siete voi, che date un senso a questo mucchio di suede, gomma e mesh di nylon.

Admittedly, the year 2012 is not among the best years of all time. We aren’t talking about recession, the spread, your pension, or the redundancy fund – to this we are getting used. What we have in mind is the things that offend our values – fake sneakers, unscrupulous resellers, and mad prices; seeing brawls every new release, the web-hype that rules, and the quality getting hollow. Let’s close quickly this bad season, and look confidently at a better 2013. Let’s look with confidence – after a overflow of meaningless projects, special effects but no substance – at the collaborations that are taking off, thanks to the passions of a few. Look, for example, at the love for street culture which permeates the Asics Gel Lyte designed by Slam Jam – though not in the sense you might imagine; so go to p. 24 to get a glimpse. And when the collaboration is between two companies the outcome is often thrilling – a case in point is the collabo between Stone Island and New Balance, culminated in the instant classic that we present you on p. 50. Let’s look with confidence at the great brands that restore themselves, launching new lines with a view to meeting the latest tendencies on the market, or widening the horizons of a brand – that’s the case of both the LCST collection by Lacoste (on p. 40) and of New Balance Numeric (on p. 74), which might mark a turning point for the American company. Let’s look with confidence at the comeback of classic models that made the history, finally revived through respectful editions that can quench the thirst of today’s public, and our own. Seeing is believing, so see the adidas Originals Phantom (on p. 48), the Converse Weapon redesigned by Varvatos (on p. 44), and the Reebok Classic Leather remixed by the Planet funk (on p. 56). Again, see the icons by Puma within a line called Macht’s mit Qualität (on p. 36). Let’s look with confidence at the new projects that involve this or that Italian brand. While Volta – fortified by a credibility they obtained on the field over the last seasons – is releasing new and unexpected versions (we present them on p. 54) of its best known model (the Strada), Colmar – a legendary brand that all ski-lover knows pretty well – is about to land in grand style on the sneaker world with a collection due out next fall that we start previewing on p. 64. Let’s look with confidence at you all, sneaker fans, collectors, and (why not) 100% sneakerheads. You are our force, our energy – and you give a sense to this heap of suede, rubber, and nylon mesh.

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event Vans Vintage Museum

at House of Vans

Berlin

Un tempo le Vans non avevano nomi, ma solo numeri. Volevate un paio di Sk8-Hi? Dovevate cercare le Style 38. Old Skool? Numero 36. Eccetera. Ecco uno dei tanti motivi per cui la mostra temporanea, aperta intorno alla metà di gennaio nella berlinese House of Vans, era davvero istruttiva. Un’occasione - più unica che rara - di vedere tutte insieme oltre 200 paia di scarpe storiche del brand californiano, prodotte dagli anni Sessanta a oggi e gentilmente fornite da alcuni dei maggiori collezionisti europei. Ennesima dimostrazione, tra l’altro, che il periodo d’oro del marchio certamente può essere situato tra gli Ottanta e i primi Novanta: a quell’epoca appartengono i modelli più incredibili tra quelli esposti. Oltre alle scarpe, dietro le vetrine un’incredibile selezione di memorabilia di ogni tipo: riviste, tavole da skate, pubblicità d’epoca. Roba da far venire un groppo in gola anche al più cinico tra i collezionisti.

Originally your Vans’s would bear numbers, not names. You wanted to get a pair of Sk8-Hi? You had to look for the Style 38. The Old Skool? Then number 36. And so on. Here is one of the reasons why the temporary exhibition, which opened up in the Berliner House of Vans in mid January, was really instructive. A rare occasion – in a class by itself – to seeing a whole body of more than 200 pairs of historical shoes of the Californian brand, produced from the Seventies to our days and kindly provided by some of the major European collectors. Umpteenth proof, by the way, that the golden epoch of the brand may be located between the Eighties and the early Nineties – the most incredible models exhibited are from that time. Beside shoes, an amazing selection of every kind of memorabilia peeped through the showcases – from magazines to skateboard to old ads. That’s enough to get the more cynical collector to feel a lamp in their throat. 8

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Saint Alfred x Converse first string Pro Leather

Quinto episodio della saga di progetti collaborativi firmati Converse che hanno coinvolto sneakers shop di tutto il mondo: Clot, Bodega, Patta e Stussy New York City finora. Le Pro Leather disegnate dalla boutique di Chicago Saint Alfred hanno una linea pulita e look sofisticato che sa farsi apprezzare dall’occhio esperto: la tomaia infatti è in lana, la stessa usata per le coperte fornite ai militari dell’esercito americano - sicuramente adatta al clima rigido degli inverni ventosi sulle sponde del lago Michigan - e arriva sugli scaffali in due colorazioni (a base blu oppure grigia) mai troppo contrastate, perfette. Dettagli compresi, come il rivestimento interno in pelle e le etichette custom. The fifth episode in the continuing collaboration projects signed by Converse and involving sneaker shops from all over the world – for the moment Clot, Bodega, Patta and Stussy New Yor City. The Pro Leather designed by the boutique from Chicago Saint Alfred exhibits a neat line and sophisticated look that can attract the knowledgeable observers. The upper is in wool, the same used to make the blankets for the US army soldiers – definitely a fit way to withstand the harsh weather during windy winters on the shores of lake Michigan – and it’s coming out on shelf in two colorways (based on blue or grey) which are mild, not too contrasted. Details are also perfect, like the inner cover in leather, and the custom labels.

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PATTA x KANGAROOS PxK K2

Continua la collaborazione tra Patta, storico retailer europeo che ha da poco riaperto i battenti nel centro di Amsterdam, e il marchio americano KangaROOS. Gli scarponcini da montagna K2 erano stati ripescati dal team creativo olandese poco piÚ di un anno fa, in occasione della prima uscita sul mercato del progetto PxK, e tornano oggi sugli scaffali (di pochi e selesionatissimi rivenditori, ci mancherebbe) in una versione rinnovata con tomaia in nylon Cordura ultra-resistente e rinforzi in nubuck. Beige e marrone, tono su tono, non suona come un’accoppiata vincente: invece il risultato soddisfa, soprattutto grazie al bel contrasto con i lacci in stile tipicamente hiking. Ancora una volta, il mondo sneakers guarda con interesse al look outdoor. The collab between Patta, a legendary European retailer that recently reopened up in downtown Amsterdam, and the American brand KangaROOS is marching on. The mountain boots K2 were revived by the creative team from Nederland more than a year ago, on the occasion of the first release on market of the project PxK, and now they get back on the shelves (of very few and selected resellers, needless to say) in a renewed version featuring a upper in ultra-resistant Cordura nylon and reinforcements in nubuck. Beige and brown, ton-sur-ton, would not seem a spot-on matching – yet the result is agreeable, also thanks to the nice contrast with typical hiking laces. Once again the sneaker world shows interest toward the outdoor style. 12

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solebox x SUPRA Skytop III Il marchio fondato da Angel Cabada nel 2006 è diventato in pochi anni una delle forze trainanti del settore skate negli Stati Uniti, ma in Europa conosce una diffusione ancora piuttosto limitata. Ecco perché Supra sta cercando di farsi notare anche nel vecchio continente, grazie anche ad alcune collaborazioni mirate con alcune personalità della sneakers culture europea. L’ultima in ordine di tempo è quella che coinvolge lo storico rivenditore berlinese Solebox: il team creativo capitanato da Hikmet Sugoer ha partorito un paio di Skytop caratterizzate dalla tomaia in suede “a pelo lungo” e da diversi elementi glow-in-the-dark, come i rinforzi in materiale termoplastico, e la suola traslucida. Notevoli anche i lacci custom. The brand founded by Angel Cabada in 2006 has become in few years a leading figure in the American skate sector whereas in Europe is still poorly distributed. Which is why Supra is trying to make itself known in the old continent too, by means of some accurately targeted collaborations with a few personalities of the European sneaker culture. The most recent collabo involves the historic reseller from Berlin Solebox; the creative team led by Hikmet Sugoer has released a pair of Skytop characterized by a upper in ‘long-haired’ suede as well as by several glow-in-the-dark details, like the reinforcements in thermoplastic material and a translucent sole. Oh, and a remarkable pair of custom laces.

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Herschel Supply Co. x New Balance h710 & 420 “The finest quality” è lo slogan che si legge sul marchio di Herschel Supply Co., marchio fondato solo di recente - nel 2009 - dai fratelli canadesi Jamie e Lyndon Cormack. Dunque fresco di debutto, eppure con radici estremamente solide: il nome del brand è quello del minuscolo (30 residenti!) paese della provincia del Saskatchewan in cui giunsero gli avi della famiglia Cormack, dalla Scozia, ai primi del Novecento. I Cormack conoscono l’importanza di storia e tradizione, e infatti i prodotti della loro fabbrica di Vancouver sono zaini e borse da montagna dal look classico e retrò, naturalmente aggiornato al 2013 per quanto riguarda colori e materiali. La collaborazione tra i fratelli Cormack e New Balance, in arrivo sugli scaffali proprio mentre leggete queste righe, è composta da due modelli classici New Balance (H710, scarponcino da montagna, e 420, running degli anni Settanta) e due modelli classici Herschel (a Novel Duffel Bag e lo zaino Woodlands). Quattro coppie caratterizzate, oltre che dai colori coordinati, dalla costruzione a base di nylon “ballystic”, suede e pelle, e dall’interno texturizzato con stampa paisley. ‘The finest quality’ is a slogan you can read on the logo of Herschel Supply Co., a brand that was recently founded (in 2009) by the Canadian brothers Jamie and Lyndon Cormack. So although almost a debut, it has firm roots: the brand’s name was taken from the tiny village (30 residents) in the county of Saskatchewan where the forefathers of the Cormack family arrived from Scotland during the early twentieth century. The Cormack’s know the value of history and tradition, indeed the products released by their factory in Vancouver are backpacks and mountain bags with a look which is both classic and retro, clearly updated to our times in terms of colors and fabrics. This collaboration between the Cormack brothers and New Balance, due out on the shelves as you read these lines, consists of two classic models by New Balance (H710, a hiking boot, and 420, a running model from the Seventies) and another two by Herschel (a Novel Duffed Bag and a Woodlands backpack). Four pairs that are characterized by coordinated colors, and by a structure based on ‘ballystic’ nylon, suede and leather, and a textured inner showing paisley pattern.

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FNG x hyusto Sunday Derby Shoe

A distanza di due anni dalla famigerata collaborazione con Fracap, con il 2013 i ragazzi di FNG (freshngood.com) hanno presentato una nuova joint-venture, ancora una volta all’insegna del Made in Italy e della qualità artigianale dei nostri calzaturifici. Partner del progetto questa volta sono i marchigiani di hyusto, il concept brand lanciato nella primavera del 2011 dagli specialisti di Emu Design. La scarpa nata da questa collaborazione è un modello tutto nuovo sviluppato ad hoc per l’occasione: la tomaia (in suede italiano) riprende il design delle tradizionali derby shoes inglesi e anche la lavorazione e i dettagli sono gli stessi di una scarpa classica, mentre la suola gum-sole dal design semplice dona alla scarpa un look casual adatto ad ogni occasione. Tra i dettagli degni di nota l’interno in pelle con una comoda soletta in schiuma rivestita in pelle nera, loghi laserati (solo) sulla suola e poi gli accessori, ovvero un secondo laccio in cotone cerato e la sacchetta in stoffa come ogni scarpa classica che si rispetti. Tutta fatta a mano, a Civitanova Marche. 18

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Two years after the ill-famed collaboration with Fracap, the guys from FNG (freshngood.com) have presented (in this early 2013) a new joint-venture, in the name of made in Italy and the artisanal quality of our footwear factories. Their partners in this project are the guys from hyusto, a concept brand (based in the Marche) that the experts from Emu Design launched in the spring 2011. The result of this collabo is a brand new model expressly realized for the occasion: the design of the upper (in Italian suede) is inspired to the English traditional derby shoes and the manufacturing and details are typical of a classic shoe, while the gum sole with an easy design confers the shoe a casual look which adapts itself to whatever situation. Among the remarkable details, a leather lining with a comfortable foam insole covered by black leather; the logos are (only) laser-printed on the sole, and the accessories are also worth mentioning: a second lace in waxed cotton, and the cotton bag that any elegant shoe deserves. Entirely hand-made in Civitanova Marche.


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HANON x adidas Consortium CNTR

Cntr sta per Centaur, modello running lanciato sul mercato dalla casa del Trifoglio per la prima volta nel 1984, che viene oggi rivisitato dal team creativo del più noto sneakers shop di Aberdeen grazie a uno schema di colore ispirato proprio alla “città del granito” scozzese, in cui sono protagonisti grigio e nero. Gli accenti rossi e l’effetto (appunto) granito sulle tre strisce (in materiale riflettente, tra l’altro) rischiano di fare diventare questa colorazione pericolosamente “jordanesca”, vero, ma il risultato è davvero soddisfacente dal punto di vista estetico, e ci diverte molto questo che sembra niente più che un inside joke dedicato ai veri sneakerhead...

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HANON x adidas Consortium CNTR

Cntr means Centaur, a running model that was first launched on the market by the trefoil company in 1984, and that’s being revisited by the creative team of the best known sneaker shop from Aberdeen, thanks to a color pattern inspired by the Scottish granite town – a model whose main colors are blue and grey. Admittedly, the red accents and the granite effect (guess where) on the three stripes (oh, and in reflecting materials) are likely to render this coloring dangerously Jordan-ish – but the result is really spot-on from a purely aesthetical standpoint; and we are having fun imagining that it may just be an inside joke concocted for the sake of true sneakerheads. 22

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Slam Jam x asics GEL LYTE III

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Secondo episodio della collaborazione tra Asics e il retailer italiano Slam Jam, che da anni si occupa di “distribuire e diffondere la street culture in ogni suo aspetto” (cit.) e conta diversi negozi sul suolo nazionale. Come nel 2010, protagonista di questo nuovo progetto sono le Asics Gel Lyte III, celeberrime running degli anni Novanta: già riproposte in decine di versioni limited, continuano a essere amatissime da collezionisti e semplici appassionati. Tiratura di 800 paia (finalmente disponibili anche le taglie da donna, dal 36 al 39, che di solito in produzioni di questo tipo vengono colpevolmente dimenticate) con distribuzione ovviamente limitata, le nuove Gel Lyte III firmate Slam Jam sono state disegnate da Matteo Teruzzi, che ci ha spiegato: “La colorazione è agli antipodi rispetto a quella che avevamo scelto per le prime Gel Lyte di Slam Jam. La prima volta volevamo scarpe facili da abbinare, mi piaceva l’idea che avrebbe potuto indossarle anche mio padre. Questa volta invece abbiamo preferito qualcosa di più aggressivo, una colorazione d’impatto, ma legata ai toni fluo tipici del running anni Novanta. Credo però che, a dispetto delle apparenze, anche questa non sia una colorazione difficile da portare: rimane una macchia di colore uniforme.” Da parte nostra, possiamo dire con certezza che si tratta di qualcosa di diverso e accattivante: sia rispetto alle limited edition customizzate da Ronnie Fieg per il mercato americano, che rispetto alle ultime collaborazioni europee, tutte su toni piuttosto neutri. Ma dove nasce l’ispirazione per questa colorazione? La risposta di Matteo è sorprendente: “Sono i colori delle divise dei netturbini di Milano.” Come a dire: si sente tanto parlare di streetwear? Ecco a voi il vero streetwear: quello di chi, nelle strade, ci lavora. Magari di notte, quando la città dorme. Un omaggio inaspettato e ironico, che ci sentiamo di condividere in pieno. Sneakersmagazine

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collabos Slam Jam x asics GEL LYTE III

Second episode of a collaboration between Asics and the Italian retailer Slam Jam, who has been dealing for years with ‘distributing and spreading the street culture from every point of view’ (quote) and possess several shops in our country. The leading character of this new project is – much like in 2010 – the Asics Gel Lyte III, a very famous running from the Nineties. Already rereleased in dozens limited versions, they are still much beloved by collectors and ordinary fans. With a circulation of 800 pairs (finally available the woman sizes, from 36 to 39, that usually are forgotten in these kinds of productions) in limited edition, of course, the new Gel Lyte III signed by Slam Jam were designed by Matteo Teruzzi, who told us the following: ‘The coloring is the opposite of the one we had chosen for the first Gel Lyte by Slam Jam. Back then we needed shoes that could be easy to couple – the idea I had in mind was to have a shoe that could also be worn by my father. This time, on the other hand, we were looking for something more aggressive, an impressing coloring, tied to the fluorescence of most running kicks from the Nineties. I do think anyway that (notwithstanding the appearance) such coloring isn’t hard to wear – for the tonal spot is quite uniform’. So far as our opinion is concerned, we can definitely confirm that the shoe has something different and fascinating to it – both with respect to the limited editions customized by Ronnie Fieg for the American market, and with respect to the latest European collabs, showing rather neutral tones. But where does the inspiration for this coloring come from? Matteo’s answer is quite surprising: ‘Such colors come from the uniform of the dustmen in Milan’. In other words, aren’t we ceaselessly told about street-wear being the new cult? Then here you are a real street-wear – the colors of those who work in those streets – perhaps at night, when the town slips. A homage, rather unexpected and ironic, that we share unhesitatingly. 26

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Zipz. The first interchangeable shoes.

Zipz project - www.zipzshoes.it

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focus

jordan retro

Air Jordan I

La storia la sappiamo, ma vale la pena raccontarla ancora una volta, perché le Air Jordan I sono tornate: ecco un remake della colorazione originale del 1984, a quasi trent’anni di distanza e a quasi venti dall’unico remake prodotto da Nike. Forse saranno esaurite quando leggerete queste righe, ammesso che agli appassionati sia rimasto in tasca qualche soldo da spendere, visto il diluvio di modelli Jordan arrivati nei negozi negli ultimi tempi. Ma dicevamo: la storia. Michael non le voleva. Quando Peter Moore, responsabile del design delle prime Jordan, gliele mostrò, la reazione non fu positiva. I colori soprattutto: Michael non li trovava adatti, arrivando a dire che erano quelli “del diavolo”. Il suo agente lo convinse, anche perché il contratto di sponsorizzazione con Nike era di quelli pesanti, ma Michael era ancora convinto che sarebbe stato meglio giocare con ai piedi adidas o Converse. Un’idea destinata a cambiare presto visto il successo mostruoso delle scarpe, aiutato non poco dalla decisione dell’NBA di multare il giocatore che indossava quelle sneakers dalla colorazione considerata “irregolare”. Molto costose per i tempi (65 dollari contro i 40 della media dei modelli basket Nike), le Air Jordan I furono prodotte in una marea di colorazioni: ne sono state contate 23 (probabilmente, non a caso) considerando anche i sample mai arrivati alla produzione in serie. Per la prima volta, gli appassionati di basket avevano a disposizione un paio di scarpe dotate di cuscino d’aria nascosto nell’intersuola: oggi è roba che si vede tutti i giorni, ai tempi si trattava di una novità epocale. E infatti, dopo tutti questi anni, le Air Jordan I sono ancora un mito. 28

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We well know the story, but a rehearsal will be in order because the Air Jordan I is back. Here’s a remake of the original 1984 coloring, almost thirty years after the ancestor’s appearance, and almost twenty years from the only remake produced by Nike. As you read these words, they will probably be sold out – provided the enthusiasts have left some money to invest, given the host of Jordan models that flooded the shops over the last seasons. All right – that’s the story. Michael didn’t like them. When Peter Moore (who conceived the design of the first Jordan) showed him the shoes, Michael’s reaction wasn’t really enthusiastic. He didn’t like the colors, judged them to be unfit, coming to claim that it was the devil’s colors. His manager got to convince him, for the sponsoring contract with Nike was quite compelling. But Michael was still believing that it would be better to play with adidas or Converse. A belief that was destined to change radically and quickly, given how successful the shoes were becoming, also thanks to the NBA’s decision to fine those players who wore these un-regularly colored sneakers. Quite expensive back then (their price was 65 dollars, when the average basket Nike would cost 40 bucks), the Air Jordan I was realized into a panoply of colorings – voices are there were about 23 (unsurprisingly, one would say) if we include those samples that never reached the serial production. For the first time, the basket enthusiasts could enjoy a pair of shoes with a air cushion in the midsole. If now the thing has become quite common, it must have been a groundbreaking turning point back then. Indeed, after so much time, the Air Jordan I is still a legend.


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event SPACE 23 opening Materazzi Marco e Mancinelli Stefano, amici. E campioni, se questa parola ancora significa qualcosa. Del mondo (di calcio) il primo, d’Italia (di basket) il secondo. Ma in questo caso, imprenditori. E per di più, di un settore che ci interessa: Materazzi e Mancinelli hanno inaugurato alla fine di gennaio la loro sneakers boutique nel centro di Milano. Si chiama Space 23 come il numero di maglia dell’ex interista, ma siamo certi che da qualche parte si nasconda anche il riferimento a un certo signor Jordan. Almeno a giudicare dall’enorme quantità di scarpe con il logo del Jumpman presenti sugli scaffali del negozio... Non solo Jordan e non solo scarpe, beninteso. Ma il fatto stesso che due sportivi di fama internazionale abbiano deciso di investire in sneakers ci piace un bel po’. In queste pagine, le foto della serata dell’inaugurazione: presenti molti uomini di sport, da Samuel Eto’o a Stephan el Shaarawy, da Gianluca Basile a Dan Peterson. Two friends – Marco Materazzi and Stefano Mancinelli. And two champions – if this word still means something. A (soccer) world champion and a (basket) national champion. More than that, two entrepreneurs, and in a sector (more importantly) about which we care a lot, because in late January Materazzi e Mancinelli inaugurated their sneaker boutique in downtown Milan. It’s called Space 23 after the number of the former player of Inter, but we guess that a reference is also implied to a man called Jordan. At least judging from the panoply of shoes exhibiting the Jumpman’s logo from the shelves of the shop – which sells not only Jordan, not only shoes. But the very fact that two internationally known athletes decided to invest in sneakers is apt to make us glad. In these pages the pictures of the inaugural event. Many sportsmen attended, from Samuel Eto’o to Stephan el Shaarawy, from Gianluca Basile to Dan Peterson. 30

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Berlino shop Overkill intervista a Marc aka the JOKER Quando avete aperto il negozio? Abbiamo aperto OVERKILL nel 2003. Cosa (o chi) vi ha convinti a entrare nel business? La nostra ossessione per le sneakers, e Niklas Beckert che ha aperto il primo sneaker store a Berlino chiamandolo Mad Flavor! Parlaci del quartiere in cui si trova OVERKILL. Si chiama Kreuzberg, un nome che deriva da una collina sovrastata da una croce. Ora si trova nel cuore della città; durante la guerra fredda fiancheggiava il muro di Berlino. Negli anni Settanta e Ottanta divenne famoso per i suoi abitanti alternativi che formavano una cultura molto intensa di case squad e musica punk. Negli ultimi 20 anni ha attraversato un notevole cambiamento che ne ha fatto uno dei quartieri più trendy e costosi di Berlino. Quali sono i marchi di vestiti e di sneakers che vendete? Quali sono i vostri preferiti? Al piano di sopra, nella zona abbigliamento, presentiamo marchi selezionati come Undefeated, Stussy, Beastin, Rockwell, Carhartt e altri marchi importanti. Al pianterreno una ricca collezione di marche fra cui adidas, Asics, Bagua, Ewing athletics, Hummel, Jordan, Kangaroos, New Balance, Nike, Onitsuka Tiger, Reebok e Saucony. Cerchiamo di presentare un portfolio di scarpe e abbigliamento street che rappresenti l’attuale moda urban nel migliore dei modi. Ci puoi parlare della scena sneaker a Berlino? A Berlino il 2013 è un anno di crescita esponenziale per le sneakers. Si possono trovare così tanti collezionisti di sneakers nella nostra zona – e in questo periodo tutte queste persone appassionate sono in cerca di prodotti di costume e stili di abbigliamento basati su nuove tecnologie. Negli ultimi anni la richiesta di vintage running e scarpe da basket è stata enorme. Volevo chiederti che rapporto avete con Solebox, che è il negozio più famoso a Berlino. Siamo noi il negozio più famoso di Berlino! Avete in programma qualche collaborazione? Ci puoi anticipare qualcosa? Siamo sempre impegnati in diversi progetti eccitanti. Quando sarà il momento le informazioni vi arriveranno :-) Il business è migliorato negli ultimi anni; pensi che torneremo ai livelli dei primi anni Duemila? Penso che questo sia il momento migliore per occuparsi di sneakers. La crescita esponenziale è impressionante ai nostri occhi, pensiamo che questo sia il periodo storicamente più interessante. Ci eccita pensare quanto si crescerà in futuro. Sappiamo che collezioni sneakers, sia vintage che nuove: vogliamo sapere quante ne hai. Non è facile dire quante paia sono mie, ma credo che siano più di 500. A Berlino ci sono ancora molti sneakerhead che comprano sneakers? Penso che il livello dei prezzi del vintage sia piuttosto alto in questa fase; pazzesco è l’hype sul vintage da corsa. La prima generazione di collezionisti di sneakers non comprende questi livelli. Intorno al 2000 tutti potevano comprare modelli vintage a prezzi più bassi. Gli appassionati della nuova generazione vogliono anche cose buone, e sono pronti a spendere di più. Ci sono vari gruppi. Per quanto mi riguarda, adoro le running vintage all’antica ma in questo memento è difficile trovare prezzi normali. Speriamo che i marchi si decidano presto a produrre modelli retrò OG della migliore qualità e coi migliori materiali – e a prezzi più contenuti. Ci puoi dire quali sono le migliori sneakers in assoluto, e quali sono i tuoi tre modelli preferiti? 32

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Overkill Berlin

Non è facile dirti quale sia il mio modello preferito di sneakers in assoluto. Le marche più presenti nella mia collezione sono adidas e Nike, ma ho anche una splendida selezione di Asics, New Balance, Kangaroos, Puma e Saucony. I miei modelli preferiti di adidas sono la prima e la seconda serie EQT (Cushion, Guidance, Support, Racing) e molti modelli della serie Torsion Zx (Zx 1000-9000, Allegra OG, Integral S, Advance). Per quanto riguarda le altre marche, ti posso dire le serie che preferisco: Nike (AM90 OG, Pegasus Racer, Icarus, Skylon, Span); Asics (Gel Lyte 3, Gel Saga, Gel Lyte Exult); New Balance (1500, 996, 990, 577); Kangaroos (Coil R1); Puma (Disc, Trinomic Series); Reebok (Pump).

When did you open the Store? We opened the OVERKILL shop in 2003. What/who inspired you to start retailing? Our obsession with sneakers and Niklas Beckert who opened the first sneaker store in Berlin called ‘Mad Flavor’! Tell us about the city area where OVERKILL is located. The Area is called Kreuzberg. The Name comes from a hill with a cross on top. It is located in the heart of Berlin and was placed right along the Berlin Wall during the cold war. In the 70s & 80s it became famous for its alternative inhabitants forming a strong culture of squad houses and punk music. During the last 20 years it went through a heavy change transforming into one of the most trendy and expensive neighborhoods in Berlin. What are the brands of clothes and sneakers you sell? Can you talk about your favorite? Upstairs in the apparel area we feature selected brands like Undefeated, Stüssy, Beastin, Rockwell, Carhartt and other good brands. On the ground floor you can find a massive sneaker selection from adidas, Asics, Bagua, Ewing athletics, Hummel, Jordan, Kangaroos, New Balance, Nike, Onitsuka Tiger, Reebok and Saucony. We try to present a portfolio of footwear and streetwear that represents the actual urban street fashion in the best possible way. Could you talk about the sneakers scene right now in Berlin? 2013 there is a very big hype about the sneaker scene here in Berlin. You can find so many sneaker collectors in our area and at this moment all these interested people are looking for lifestyle products and styles with new technologies. The last years the request for vintage running and basketball styles has been very great. Could you tell us how is your relationship with Solebox cause it’s the most famous shop in Berlin? We are the most famous shop in Berlin! Are you planning some sneakers collabo? Could you tell us something? We are always involved in numerous exciting projects. When the time is right the information will flow :-) Sneakers business is getting better over the last years; do you think we’re coming back to the early 2000’s level? We think this moment is a great one for the sneaker business. The hype around sneaker in general is great in our eyes and we think it is the best time in sneaker history so far. We are excited what the next level for the future will be. We know you collect sneakers vintage and new; can you tell us how many pairs you have? It’s not easy to say how many pairs are my own, but I think more than 500 pairs. There are many sneakerheads buying vintage sneakers in Berlin? I think the price level for vintage sneakers is very expensive at this moment, it’s a big hype about vintage running shoes. The first generation of sneaker collectors don’t understand this level. Around the year 2000 all people bought vintage styles for cheaper prices. The new generation also likes good stuff and is willing to pay more money. You can find different groups in the game. Personally I love old-school vintage runner’s but at this moment it is hard to find a normal price level. We hope the brands are going to produce good OG retro models with the best possible quality and materials for a moderate price level as at this moment. 34

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Could you tell us what’s your best model, and your top three sneakers of all the time? It is not easy to say which is my favorite nr.1 sneaker. The most featured brands of my collection are adidas and Nike, but I also have a nice selection of Asics, New Balance, Kangaroos, Puma and Saucony. My favorite styles from adidas are the 1st and 2nd EQT Series (Cushion, Guidance, Support, Racing) and a lot of styles from the Zx torsion series (Zx 1000-9000, Allegra OG, Integral S, Advance). As for other brands, I like the following: Nike (AM90 OG, Pegasus Racer, Icarus, Skylon, Span); Asics (Gel Lyte 3, Gel Saga, Gel Lyte Exult); New Balance (1500, 996, 990, 577); Kangaroos (Coil R1); Puma (Disc, Trinomic Series); Reebok (Pump).


overkill shop KÖPENICKER STRASSE 195A 10997 BERLIN, GERMANY orari: 11.00–20.00 Sneakersmagazine

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PUMA Macht’s Mit Qualität

Macht’s Mit Qualität (“prodotto con qualità”) è la nuova scommessa di Puma: una linea caratterizzata dall’accuratezza artigianale della costruzione, dalla scelta di materiali di alta qualità e da un’attenzione maniacale ai dettagli. La collezione Puma Macht’s Mit Qualität (MMQ per gli amici) rivisita le icone del marchio tedesco adattandole al moderno utilizzo urbano, con uno stile mai eccessivo, chiaramente ispirato alla nuova tradizione dello streetwear giapponese che predica il rinnovamento continuo di silhouette classiche. La scelta appare chiara, guardando alcune delle sneakers in arrivo sugli scaffali nel corso della stagione estiva: forme pescate dallo sterminato archivio del brand di Herzogenaurach, ringiovanite (grazie a particolari come il pannello applicato dietro la caviglia, o il logo MMQ in oro sulla linguetta) e trasformate in modelli nuovi. Così, ecco le Tee CS, le N-Eva lo e le Ansbach Slip-On, parte di una collezione-capsula che comprenderà anche una giacca e uno zaino dal chiaro sapore heritage.

Macht’s Mit Qualität – ‘made with quality’ is the new bet by Puma, a line characterized by the craft accuracy of the construction, by the selection of high-quality materials and an obsessive care for details. The Puma collection called Macht’s Mit Qualität (MMQ to its friends) reviews the icons of the German brand, and tailors them to the modern urban uses, for a style that’s not excessive, clearly inspired by the new Japanese streatwear tradition – that preaches a perpetual renewal of classic silhouettes. The choice appears to be clear, judging from some of the sneakers due out on the shelf this summer – many forms picked out from the huge archive of the brand from Herzogenaurach get refreshed (through the addition of such details as the panel applied behind the neck, or a golden MMQ logo on the tongue) and transformed into brand new models. So here’s the Tee CS, the N-Eva lo, and the Ansbach Slip-On, belonging in a capsulecollection that will also include a jacket and a backpack with a strong heritage flavor.

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PUMA suede WASHED BRTS

BRTS sta per “Brights”, e l’idea alla base di questo progetto firmato Puma è proprio una scelta di colori luminosi e uniformi sulla tomaia in pelle scamosciata (premium, ovviamente), trattati però con effetto washed. Risultato: colorazioni brillanti ma vissute. Più uniformi le versioni basse sulla caviglia, che presentano intersuola, suola e formstrip verniciate dello stesso colore, tono su tono con la tomaia. Ma non ci dispiace neanche la versione alta, grazie ai dettagli in pelle fluo e al formstrip nero che contrasta con la suola bianca. 38

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BRTS stands for ‘Brights’ and indeed the idea underlying this project by Puma is a selection of bright and uniform colors placed on uppers in chamois leather (premium, of course), treated to confer a washed effect. As a result, brilliant but aged colorings. More uniform the low versions which feature a midsole, sole and formstrip painted in the same color, matching with the upper’s tone. And we also like quite much the high version, given its details in fluo leather and the black formstrip creating a contrasting effect with the white sole.


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Le Coq Sportif Eclat Suede

Le Eclat rappresentano il modello più noto della storia del marchio francese Le Coq Sportif. Prime sneakers running del brand del galletto, nate nel 1985, sono tornate prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni grazie a una serie di collaborazioni assai azzeccata, che ha coinvolto molte delle più importanti realtà creative che girano intorno al mondo sneakers europeo (ricordiamo almeno la splendida versione sfornata dai londinesi di Foot Patrol, alla faccia della storica rivalità tra Gran Bretagna e Francia). Di solito, siamo abituati a vedere le Eclat con un make-up classicamente running, tomaia con pannelli in mesh di nylon e colorazioni con accenti molto vivi. Questa volta, le cose cambiano: le Eclat diventano monocromatiche per la primavera 2013, costruite in suede totale, e disponibili in quattro colorazioni (blu, bordeaux, beige, grigio) rese appena più squillanti dall’unico punto di colore rappresentanto dal rinforzo sul tallone in materiale termoplastico. Stile casual-elegante: diverso dal solito, ma senza dubbio accattivante. 40

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The Eclat represents the best known model in the history of the French brand Le Coq Sportif. First running sneakers made (in 1985) by the cockerel brand, they made an astonishing comeback over the last few years because of a number of pretty successful collaborations, involving many of the most important creative figures related to the European sneaker world (let’s recall at least the marvelous version released by the Londoners from Foot Patrol, in spite of the historic rivalry between Britain and France). Often we are used to seeing the Eclat showing a classic running make-up, a upper with nylon mesh panels, and colorings with vivid accents. This time, however, everything has changed: by spring 2013 the Eclat will be monochromatic, constructed in total suede, and available in four colorways (blue, burgundy, beige and grey) that are rendered more vivid by a single spot of color represented by a thermoplastic reinforcement on the heel. A casual-elegant style – quite different from the usual look, and for this reason sooo fascinating. Sneakersmagazine

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Lacoste LCST Spring 2013 Vaultstar

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LCST è la nuova linea casual-sportiva del marchio Lacoste: avrà pure perso le vocali, ma ha guadagnato molto in termini di vicinanza alle tendenze dell’eleganza “urbana” moderna. Le Vaultstar sono un modello destinato al pubblico più giovane (ammesso che i giovani esistano ancora), minimale, con tomaia in canvas e suola vulcanizzata. Moltissime le versioni di queste nuove sneakers prodotte dalla casa francese in arrivo per la prossima primavera/estate: qui vi presentiamo quella classica, più una speciale silhouette chukka-esca, tutte caratterizzate da combinazioni di colore eleganti e poco contrastate - anche se non mancano le tinte accese - e dalla presenza dell’etichetta LCST (tra parentesi: ecco un logo davvero riuscito, ottimo il lavoro dei designer del coccodrillo) sulla tomaia.

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focus Lacoste lcst Spring 2013 Vaultstar

LCST is the new causal-sport line by the brand Lacoste: while losing the vowels, it got forward in terms of reaching the modern urban trends. The Vaultstar is a model designed to catch the young’s hearts (if they still exist), minimal, characterized by canvas upper and vulcanized sole. The versions of these new sneakers produced by the French company (and due out next spring/summer) are very numerous. Here we present you the classic one, along with a special chukk-ish silhouette, all characterized by elegant and poorly contrasted color combinations (although some bright tones are clearly evident) and by the presence of a label reading LCST on the upper (by the way, here’s a very well made logo, so let’s say attaboy! to the crocodile’s designers).

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JOHN VARVATOS x CONVERSE WEAPON VINTAGE

Non è facile ripensare un classico senza deludere i fan più affezionati: l’approccio di John Varvatos (stilista americano di origine greca, che si è fatto le ossa a bottega da un certo signor Ralph Lauren) nei confronti delle icone di casa Converse è sempre stato molto rispettoso. Anche stavolta, Varvatos non stravolge, ma reintepreta: le Weapon sono un modello da basket reso celebre da star assolute della storia NBA come Larry Bird e Earvin “Magic” Johnson, qui attualizzate grazie a piccoli tocchi come l’utilizzo di materiali di alta qualità per la costruzione della tomaia e l’implementazione di una suola più bassa, che rende leggermente più affusolata la silhouette di queste sneakers immarcescibili. Cinque la varianti di colore disponibili, tutte caratterizzate da un trattamento effetto-vintage mai troppo pesante. 46

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It’s not easy to revive a classic without disappointing the most affectionate fans. The way John Varvatos (an American stylist with Greek origins, who was apprenticed of a man called Ralph Lauren) approaches the various Converse icons has always been marked by a tremendous respect. This time too, Varvatos re-reads more than distorting his object – the Weapon is a basket model which became famous thanks to absolute NBA stars like Larry Bird and Earvin ‘Magic’ Johnson, here updated through the addition of small touches – like the use of high quality materials for the upper construction, and the implementation of a thinner sole, which renders the silhouette of these immortal sneaker a bit more shaped. There are five colorways available, all characterized by a special treatment conferring a vintageeffect which is never too heavy.


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CONVERSe CHUCK TAYLOR ALL STAR SMOKED Saranno pure un mito, ma non le trattano certo con i guanti bianchi: a ogni stagione le Chuck Taylor All-Star, che da sole hanno fatto la fortuna di Converse, vengono rivoltate come un calzino dai designer del marchio americano, sporcate, strappate, vintaggiate. Questa volta le hanno affumicate come scamorze, annerendo ad arte la gomma bianca della suola e del toecap. Il risultato è un convincente effetto used, che aggiunge ulteriore tocco rock a un modello dalle mille facce, adottato da qualsiasi subcultura giovanile dagli anni Sessanta ad oggi. Sei colorazioni disponibili, per non scontentare nessuno. Tranne, forse, gli amanti del nero totale...

They may well be a legend, but they don’t need to be treated with kid gloves. Every now and then the Chuck Taylor All-Star – which made (on its own) the success of Converse – is turned upside down by the American brand’s designers, who do their utmost to make it dirty, torn, and vintage. This time they’ve smoked it like a ‘scamorza’, blackening its white sole and its toecap. The outcome is a compelling used-effect, adding a rock touch to an extremely multifaceted model, enlisted by any young subculture from the Seventies to present day. The available colorings are six, so that no one should feel upset. Except perhaps those who prefer wearing total black.

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Onitsuka Tiger Rio Runner

Classico esempio di tradizione che incontra l’innovazione, le Rio Runner sono la versione aggiornata di un classico pescato dal catalogo della casa giapponese fondata da Kihachiro Onitsuka in quel di Kobe nel lontano 1949, le Mexico 66. La silhouette è quella classica del modello che ben conosciamo, ma il contenuto tecnologico è assolutamente up-to-date: leggerissime, con suola sagomata, intersuola ammortizzante e rinforzi sull’avampiede e sul tallone per aumentare la resistenza. Quello che stupisce davvero, però, sono le colorazioni ipercontrastate: base neutra e accenti fluo, una combinazione che è impossibile sbagliare... A typical case of tradition meeting innovation, the Rio Runner is the updated version of a classic model picked up from the catalogue of the Japanese company founded in Kobe by Kihachiro Onitsuka back in 1949 – the Mexico 66. The silhouette is the classical one from the model we well know, but its technical content is absolutely up-to-date: extreme lightness, a shaped sole, damping midsole, and reinforcements on the forefoot and heel to increase resistance. What’s impressing, though, is the super-contrasted colorings – neutral basis and fluo accents, a combination you can’t fail to notice.

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adidas Originals Phantom A volte sono piccoli particolari, a segnare una rivoluzione: tre piccoli fori squadrati sulla parte interna della suola, utili per una migliore ammortizzazione; il logo, in versione estesa sulla talloniera e in posizione inclinata rispetto alla suola. Ecco, piccole cose: sufficienti a rendere le Phantom un modello rivoluzionario nella storia adidas. Nate alla fine degli anni Ottanta, condividono con le arcinote Rising Star diversi elementi del design della tomaia e il contenuto tecnologico della suola. Negli anni Novanta le Phantom sono cambiate, diventando un modello continuativo ancora oggi presente nel catalogo del Trifoglio, ma la versione originale di queste storiche sneakers non era mai tornata sugli scaffali. Fino ad ora: per la primavera/estate 2013 adidas ripropone infatti le Phantom versione OG, ed è inutile aggiungere che i collezionisti sono già in fila davanti ai rivenditori Originals...

Sometimes a revolution may be triggered by minor details – for example, three small squared holes on the inner part of the sole, designed to grant a better damping power; or an extended logo placed on the heel and leaning toward the sole. For such minor details are sufficient to render the Phantom a revolutionary model in the history of adidas. Born in the late Eighties, they share various aspects of the upper’s design and technical content of the sole with the very well known Rising Star. Over the Nineties the Phantom changed a lot, becoming a constant model still present in the Trefoil catalogue, but the original version of these historical sneakers has never got back on the shelves. Not yet, we should say – since for spring/summer 2013 adidas is rereleasing the Phantom in its OG version, and we need not mention that all collectors are already queuing out of the Originals resellers. 50

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STONE ISLAND x New Balance SI_577

Seconda sneakers-collaborazione di peso per lo storico marchio di sportswear italiano Stone Island, dopo quella con adidas uscita nell’ambito del progetto Five-Two-3 nel 2009. Stone Island è un brand da sempre amatissimo dal pubblico inglese, e dunque non stupisce che questa volta l’azienda di Ravarino abbia rivolto lo sguardo oltremanica, verso gli stabilimenti New Balance di Flimby. Lì sono state prodotte queste speciali 577 a tiratura limitata: Stone Island è universalmente nota per la ricerca sui tessuti - portata avanti ormai da trent’anni - dunque era lecito aspettarsi materiali selezionatissimi sulla tomaia di queste 577, disponibili in bianco e arancione. Attese che non sono andate deluse: fanno bella mostra di sé tessuti come Raso Gommato, raso di cotone di derivazione militare rivestito di poliuretano sul lato interno, e Reflective, un materiale altamente rifrangente composto da una base in poliestere spalmato con migliaia di microsfere di vetro (lo troviamo sul retropiede, per migliorare la visibilità notturna). Etichette custom e dettagli in gomma completano il quadro. 52

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focus STONE ISLAND x New Balance SI_577

A second important sneaker-collab for the historical brand of Italian sportswear Stone Island, after the one with adidas that came out in the context of the Five-Two-3 project, back in 2009. Stone Island is a brand forever cherished by the English public, so no wonder that this time the company from Rivarino gave a look across the Channel – on the New Balance factories in Flimby. That’s the place where this special 577 was produced in limited edition. Stone Island is universally known for its research on tissues – begun some thirty years ago; therefore, finding such extremely selected materials on the upper of this 577 (available in white and orange) is something that we should have expected. This because such expectations aren’t likely to get disappointed. You can appreciate tissues like ‘Raso Gommato’ (rubberized satin), cotton satin – coming from the army – with polyurethane lining, and Reflective – a highly refracting material made of a base in polyester with a thousand microspheres of glass smeared on it (on the area surrounding the heel, to provide nocturnal visibility). Custom labels and rubber details fill the picture.

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Volta Strada Fall 2013 Preview

strada Terra Ampezzo Special Pack

Dopo aver penetrato il mercato con grande velocità, imponendo un nuovo approccio allo stile italiano nel mondo e tenendo fede allo slogan “instant classic”, il marchio Volta guarda di nuovo verso le sue radici per andare verso il futuro. Con l’aiuto dei tecnici e degli artigiani del distretto calzaturiero di Asolo, Treviso, eccellenza italiana nel settore delle scarpe sportive, sono state infatti sviluppate tre varianti del modello Strada, icona del marchio: ecco le Strada Corsa, Strada Terra e Strada Discovery, che troveremo sugli scaffali a partire dal prossimo autunno/inverno e che qui vi presentiamo in anteprima esclusiva. Le Strada Corsa sono training shoes adatte all’ambiente cittadino e a superifici come asfalto e lastricato. Materiali tecnici, che 56

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contemplano mesh e suole Vibram® Fast Trail. Le Strada Terra mirano invece a un utilizzo assai più outdoor, con suola Vibram® High Speed adatta a sterrati e superfici rocciose, e tomaia costruita con nylon waterproof e spalmature in gomma, che permettono di affrontare qualsiasi tipo di situazione climatica. Questo modello, come le Strada Corsa, è declinato in sei colorazioni base che vanno dal nero al verde passando attraverso il grigio e il blu. Infine il modello Strada Discovery: monta la stessa suola Vibram® High Speed delle Strada Terra, ma è caratterizzato da una costruzione della tomaia completamente rivisitata che lo rende unico: si presenta come una slip-on con chiusura a strappo laterale. Le Strada Discovery saranno disponibili in quattro colorazioni.


strada corsa

strada discovery Ampezzo Special Pack

strada Terra After invading the market at a fast rate, and imposing a new approach on Italian style, and showing loyalty to the slogan ‘instant classic’, the brand Volta looks back at its roots with a view to heading toward future goals. Thanks to the help of technicians and craftsmen from the shoe district of Asolo, near Treviso (an Italian excellence in the sport shoe industry), we are presenting the launch of three versions of the model Strada, a brand’s icon. So here you are the Strada Corsa, the Strada Terra, and the Strada Discovery – that you’ll find on the shelves next fall, and that we present here as an exclusive preview. The Strada Corsa is a training shoe that’s fit to the urban context and to grounds like asphalt and stone pavement. Technical

materials, including mesh and Vibram® Fast Trail sole. The Strada Terra is designed to be used in more outdoor scenarios, featuring a Vibram® High Speed sole, more fit to dirt patch and rocky grounds, and a upper made of waterproof nylon and rubber smearing, which allow one to face whatever kind of climate conditions. This model, like the Strada Corsa, gets released in six different basic colorings ranging from black to green, from grey to bleu. Last not least, the model Strada Discovery – featuring the same Vibram® High Speed sole (like the Strada Terra) but being characterized by an altogether new construction of the upper, that makes it unique. It’s a slip-on with a lateral zip fastener. The Strada Discovery will be available in four different colorings. Sneakersmagazine

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Planet Funk x Reebok classic leather PF1999

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Che compiono trent’anni, lo sappiamo: le Classic Leather di Reebok sono nate nel 1983, tempi in cui i modelli da running erano meno tecnici di oggi. Ma forse, più stilosi. Chissà quanti, dei modelli che indossiamo oggi, resisteranno alla prova del tempo come hanno fatto le Classic Leather... Per celebrare degnamente il genetliaco, Reebok ha messo in piedi una collaborazione con una delle band più note della musica elettronica italiana: i Planet Funk hanno avuto la possibilità di customizzare una limited edition delle Classic Leather, caratterizzata dalla tomaia in suede effetto vintage e denim stone washed, dall’intersuola trattata con colla “colata” ad arte e dalla presenza della spilletta metallica con l’Union Jack a impreziosire il cosiddetto quarter panel, cioè la parte di tomaia che gira intorno al tallone e alla caviglia. Quando si tratta di riprodurre i segni del tempo per creare un effetto used, Reebok sembra avere ormai trovato la formula perfetta. Il modello Classic Leather PF 1999 (riferimento all’anno di formazione dei Planet Funk) sarà disponibile a partire da aprile 2013. That it’s getting 30 years old is known – the Classic Leather by Reebok was born in 1983, a epoch when running models were less technical than they are now, although perhaps more stylish. It’s not easy to guess how many of the models we use nowadays will resist the course of time like this Classic Leather did. . . To aptly celebrate their birthday, Reebok put in place a collaboration with one of the best known electronic bands in Italy – the Planet Funk have had the chance to customize a limited edition of the Classic Leather, characterized by upper in vintagelike suede and stone washed denim, by a midsole treated with ‘overflowing’ glue, and by a metal pin bearing the Union Jack to embellish the so-called quarter panel, i.e. that portion of the upper surrounding the heel and the ankle. When it comes to recreating the marks of the time to produce a used effect, Reebok seems to have come across a perfect solution. The model Classic Leather PF 1999 (a hint to the year of birth of Planet Funk) will be available by April 2013.

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Haring Foundation x Reebok 2013 Collection

Classic Leather Mid strap lux (unisex)

2013: Reebok Classic presenta una nuova collaborazione con la Fondazione Keith Haring, istituita nel 1989 con lo scopo di sostenere le organizzazioni non-profit che provvedono all’educazione dei bambini in difficoltà, nonché alle organizzazioni che si occupano di ricerca e cure per AIDS e HIV. Collaborando con la Fondazione Keith Haring, Reebok contribuisce alle attività della Fondazione.

2013: Reebok Classic presents a new collab with the Keith Haring Foundation, established in 1989 with a view to supporting the nonprofit organizations that help and educate the children in trouble as well as those which deal with research and treatment of Aids and Hiv. Thanks to this collaboration with the Keith Haring Foundation, Reebok is helping with the activities of the Foundation.

Il marchio americano ha già dedicato diversi modelli al grande artista pop morto a soli 31 anni, ormai un quarto di secolo fa. Ma stavolta tutte le più famose opere di Haring – Antic Everyman, Barking Dog e Radiant Baby – vestono i modelli di sneaker iconici di Reebok: Classic Leather, NPC II, Workout Plus, Classic Leather Mid (unisex) e Freestyle. Sneakers lanciate negli anni ’80, nello stesso periodo in cui venivano presentati alcuni dei più acclamati lavori di Haring. Naturalmente, i particolari che saltano all’occhio sono gli enormi fermalacci sagomati, morbidi e pupazzosi. Un richiamo al lavoro svolto da Jeremy Scott su altri modelli adidas? Forse. In ogni caso, il risultato è pop al punto giusto.

The American brand already dedicated several models to the great pop artist who died when he was only 31 – a quarter century ago. This time, however, all of the most famous works by Haring – Antic Everyman, Barking Dog, and Radiant Baby – wear iconic sneakers by Reebok: Classic Leather, NPC II, Workout Plus, Classic Leather Mid (unisex), and Freestyle. Sneakers launched during the Eighties, that is about the same epoch in which some of the most applauded works by Haring appeared. Of course, the detail catching the eye is the big, finely shaped lace locks – very smooth and puppet-like. A hint to what Jeremy Scott has done on other models released by adidas? Maybe. In any case, the outcome is intensely pop.

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Classic Leather clean

Classic Leather lux

Classic Leather Mid lux (unisex)

Workout Plus

NPC II

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Vans Vault Taka Hayashi Collection

Il poliedrico artista-skater-designer (siamo certi che avrà anche altre qualifiche, ma per ora ci fermiamo qui) Taka Hayashi, nippocaliforniano innamorato dello stile dei nativi americani, è ormai da alcune stagioni mente creativa dietro una fetta importante della linea di punta proposta da Vans. Con l’arrivo dell’incombente stagione primavera/estate sono stati presentati diversi modelli caratterizzati dall’utilizzo di materiali pregiati e dall’alta qualità costruttiva. Particolarmente lussuose le Lace To Toe LX, scarponcini che prendono ispirazione dallo stile militare classico (simile ad esempio agli stivaletti usati dai paracadutisti) proposti con tomaia in pelle prodotta dalla storica conceria Horween di Chicago, occhielli metallici e suola Cristy Vibram con profilo in cuoio. Tornano invece le ispirazioni “native” nelle silhouette e nelle decorazioni degli altri due modelli, in arrivo presto sugli scaffali dei (pochi) rivenditori Vault. Il prezzo, come al solito, è notevolmente più alto rispetto alla media del catalogo dell’azienda fondata dalla famiglia Van Doren, ma ampiamente giustificato. 62

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The versatile artist-skater-designer (we are sure he’s got some other skills, but we are content with these three) Taka Hayashi, a Japan-Californian who adores all native American style, is being – since the last couple seasons – the creative mind responsible for a significant part of the front rank line by Vans. With an eye on the forthcoming spring/summer, several models were presented, characterized by the use of precious materials and a high constructive quality. An especially sumptuous shoe is the Lace To Toe LX, a hiking boot inspired by the classic military style (reminiscent of the boots used by paratroopers) and characterized by upper in leather made by the historic tannery Horween from Chicago, metal laceholes, and Cristy Vibram sole with a leather profile. The other two models betray the native American inspiration of their silhouettes and decorations, and are coming out soon on the shelves of the (few) Vault resellers. The price, as usual, is remarkably higher than the average company’s catalogue, but largely justified. Sneakersmagazine

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There

Colmar Footwear Uno storico marchio italiano con novant’anni di attività alle spalle lancia oggi la sua collezione footwear. Colmar nasce a Monza nel 1923 fondata da Mario Colombo, inizialmente come azienda dedita alla produzione di accessori e abiti da lavoro, per specializzarsi nel secondo dopoguerra nel settore degli sport invernali: subito un grande successo, e poi quarant’anni ininterrotti di sponsorizzazione della nazionale italiana di sci, da Zeno Colò alla Valanga Azzurra, alle vittorie di Alberto Tomba e oltre. Negli ultimi anni, il brand è tornato alla grande anche fuori dalle piste alpine, grazie al successo della linea Originals che ripropone modelli dell’archivio di casa: cappotti e piumini soprattutto, ovvio. Ma sneakers con il marchio Colmar, 64

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non le avevamo mai viste. Finora. Qui vi presentiamo in anteprima la prima collezione Colmar Footwear, che troveremo sugli scaffali a partire dal prossimo inverno grazie alla collaborazione tra il marchio monzese e un’altra azienda lombarda, la Wage Italia srl, già forte dell’esperienza accumulata come licenziatario del marchio Drunknmunky e oggi responsabile della produzione delle sneakers Colmar. “Tutto è nato, a dire la verità, da un’amicizia di antichissima data tra la famiglia Colombo e quella proprietaria di Wage Italia”, ci hanno detto in azienda: l’idea di affari che nascono dall’amicizia ci piace, soprattutto quando il risultato è una collezione che appare convincente. “Collezione doppia, in realtà” - spiega Daniele Caruso, re-


sponsabile vendite Colmar Footwear - “perché divisa in due linee: la 2.0 è caratterizzata da una marchiatura più importante, con il classico logo tondo Colmar Originals e un’idea di target piuttosto giovane. La 3.0 è invece caratterizzata da un marchio più discreto, una “C” in metallo ripresa da un’etichetta storica dell’azienda”. Le silhouette sono classiche, derivate da basket e running degli anni Settanta, ma il centro stile di Wage non ha rinunciato alla sperimentazione, com’è ad esempio evidente nella collezione-capsula chiamata Animals: “Una linea a tiratura limitata” - continua Caruso “che va incontro alla tendenza ormai fortissima sul mercato, grazie all’inserimento sul lato della tomaia di un pannello in tessuto stampato animalier, sviluppato grazie alla collaborazione con un’azienda giapponese specializzata proprio in

questo settore.” Dal punto di vista del design, il particolare che salta immediatamente all’occhio è la fascia di rinforzo che corre intorno agli occhielli passalacci, sul lato superiore della tomaia, spesso con colori a contrasto: “La chiamiamo “onda”, abbiamo cercato di creare un elemento di design che rendesse le nostre sneakers riconoscibili anche al di là del marchio”. Le colorazioni riprendono quelle dei piumini prodotti da Colmar Originals, e siamo certi che molti tra i consumatori che stanno acquistando (a grappoli) queste giacche non aspettavano altro che avere un paio di sneakers perfettamente coordinate. In definitiva, Colmar Footwear è un progetto italiano con le carte in regola per guardare con fiducia al futuro: se ne parlerà ancora... Sneakersmagazine

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focus

An historical Italian brand fortified by some ninety years of accomplishments is launching its footwear collection. Colmar was founded in Monza in 1923 by Mario Colombo, originally as a company dealing with accessories and work wear, and later specializing (after WWII) in the winter sport sector; an immediately successful initiative, and then for 40 years being the sponsor of the Italian national ski team, from Zeno Colò to the ‘Blue Avalanche’, to Alberto Tomba’s triumphs and beyond. Over the last few years, the brand got back under the spotlight thanks to the successful Originals line which includes models from the company’s archive: mostly overcoats and padded jackets, of course. During all this history, we never saw sneakers exhibiting the logo Colmar. So far, anyway. Indeed, we present here as a preview the Colmar Footwear collection that you’ll find on the shelves starting next winter, thank to the collaboration between the brand from Monza and another Lombard company, the Wage Italia srl, which can pride itself on years of experience as licensee of the brand Drunknmunky and is now responsible for the production of sneakers by Colmar. ‘It all sprang, to be honest, from a friendship dating back very long ago between Colombo’s family and the family owning Wage Italia’, we were told by the company. And we like the idea of a business born out of friendship, especially when the outcome is a collection of shoes that is really good. ‘A double collection, indeed’ – sais Daniele Caruso, sales Manager Colmar Footwear – ‘being divided in two lines: the 2.0 is cha66

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racterized by a more important branding, with the classic round logo Colmar Originals and aimed at a target pretty young. The 3.0, on the other hand, features a more discreet logo, a metal ‘C’ borrowed from a historic label used by the company’. The silhouettes are classic, derived from Seventies basketball and running shoes, but the style department at Wage didn’t restrain itself from experimenting, as anyone can recognize from the capsule-collection called Animals: ‘A limited edition line’ – says Caruso – ‘that was designed to meet a powerful trend on the market, thanks to the insertion (on the side of the upper) of a tissue panel printed on with animalier pattern – developed thanks to the collaboration with a Japanese company specializing in this field’. From a design point of view, the detail that catches one’s eye is the reinforcement strip surrounding the lace-holes, on the superior part of the upper, which exhibits contrasting colorings. ‘We call it wave, and tried to mould a design element which could make our sneakers distinguishable independent of the logo’. The colorings borrow the tones of the padded jackets produced by Colmar Originals, and we are quite confident that many customers that are buying these jackets in bunches were waiting for nothing but finding a pair of sneakers perfectly coordinated. On the whole, Colmar Footwear is an Italian project which has the necessary requirements to trust to the future – we’ll talk about it again.


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focus skate

vans [Rowley] Pro 2013

Nel lontano 1999, durante uno dei tre momenti storicamente più positivi per la scena e il mercato skateboarding, Vans uscì con una scarpa performance che fece epoca: la [ROWLEY] PRO, nuova signature-shoe per lo skater di quell’anno, Geoff Rowley. Inizialmente la scarpa non fu capita e tra sell-in e sell-out non ebbe un grandissimo successo, ma con il passare dei mesi e il solidificarsi del carisma di Rowley, in breve divenne un vero e proprio cult. Il motivo? Perché la [ROWLEY] PRO è stata la prima scarpa da skate moderna con un look semplice e old school, perchè riportava in voga, aggiornandoli, due aspetti classici legati alla Vecchia Scuola: il design slim e la suola vulcanizzata (quando invece il resto del mercato puntava alle camere d’aria, alle linguettone imbottite etc..). Con il suo stile e la sua versatilità, la [ROWLEY] PRO ha settato così il nuovo standard di mercato, fino ai giorni nostri. A distanza di 14 anni dall’uscita, questa stagione Vans ripropone la [ROWLEY] PRO secondo i colori e il design originale (ideato dallo stesso Rowley nel 1999) ma con qualche miglioramento a livello tecnico come la nuova suola vulcanizzata Pro Vulc e la soletta interna in schiuma. Il range di colorazioni comprende tre delle opzioni OG più una nuova edizione della “Motorhead”, la versione speciale della scarpa uscita nel 2000 in collaborazione l’omonima band heavy metal britannica.

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focus skate vans [Rowley] Pro 2013

Back in 1999, during one of the three magic moments in the history of skateboarding market, Vans released a performance shoe that marked an epoch – the [ROWLEY] PRO, a new signature shoe for the skater of that year, Geoff Rowley. At the beginning, the model didn’t catch the attention of people, and when it comes to comparing the sell-in and sell-out it wasn’t quite successful; but after a few months, as Rowley’s charisma begun to strengthen, it quickly became a real cult. Why? Because the [ROWLEY] PRO was the first modern skate shoe with a simple and old-school look, and because it brought back into fashion (after updating) two classic aspects of the Old School – a slim design and a vulcanized sole (when the rest of the market had in mind the air tubes, the padded tongues and so on). Thus thanks to its style and versatility, the [ROWLEY] PRO fixed a new market standard which lasted until our days. Some 14 years after its launching, Vans rereleases for the coming season the [ROWLEY] PRO exhibiting the original colors and design (an idea of the very Rowley back in 1999) and some technical embellishments, such as the new vulcanized Pro Vulc sole and a foam insole. The range of colorings includes three of the OG options, and a new edition of the Motorhead, the special version of the shoe that came out in 2000 as a collabo with the homonymous heavy metal band from Britain.

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adidas Skateboarding Americana

Ci piace l’idea messa in atto dal marchio adidas Skateboarding: pescare modelli iper-classici dall’archivio della casa del Trifoglio e riproporli in versione skate. Succede anche con le adidas Americana, lanciate nel lontano 1971 e dedicate agli atleti della ABA, la lega di basket professionistico statunitense che per un decennio tra Sessanta e Settanta fece concorrenza alla NBA. Oggi le Americana vengono riproposte con design della tomaia leggermente semplificato, suola performance vulcanizzata e soletta ammortizzata. La nascita della versione skate non stupisce, in fondo, visto che il modello originale è stato amatissimo dalla prima generazione di skater moderni: lo testimonia anche la firma apposta da Mark Gonzales su una delle tre colorazioni delle Americana skate che troveremo sugli scaffali tra pochissimo. 72

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We like the idea put to work by adidas Skateboarding – picking up hyper-classic models from the archive of the Trefoil and rerelease them as skate versions. This also includes the adidas Americana, launched back in 1971 and dedicated to the athletes of the ABA, the American pro basket league that for ten years (from the Sixties to the Seventies) was a competitor to the NBA. Today the Americana’s being rereleased with its upper design slightly simplified, a vulcanized performing sole and damping insole. The idea of a skate version is no surprise, after all, since the original model was much appreciated by the first generation of modern skaters; this is testified by the signature that Mark Gonzales put onto one of the three colorways of the Americana that we’ll see presently on the shelf.


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NEW BALANCE NUMERIC COLLECTION

PJ Ladd è il primo skater a entrare ufficialmente nel roster del team New Balance Numeric: ennesima dimostrazione che il progetto della casa americana di invasione del mercato skate poggia su basi solide, e su una strategia piuttosto aggressiva. Solo recentemente sono state svelati al pubblico i primi modelli di questa linea, una vera novità per New Balance, che si appoggia per l’occasione alla Black Box Distribution di Jamie Thomas. Il primo impatto è notevole, un bel salto rispetto alle New Balance che siamo abituati a vedere. Impressionano soprattutto le logan 637 con tomaia costruita grazie alla tecnologia Sonic Welding, ma non sembrano affatto male neppure le Stratford 479, le Brighton 644 e le Quincy 254. Questo è quel poco che è uscito dalla recente presentazione del progetto alla stampa, il lancio ufficiale della collezione è programmato per il prossimo autunno 2013. Stay tuned!

PJ Ladd is the first skater ever to officially enter the roster of New Balance Numeric’s team – umpteenth confirmation that the American company’s decision to conquer the skate market relies on solid ground, and a quite aggressive strategy. The first models of this line were presented only recently to the public, a real novelty for New Balance, which for the occasion profited from the expertise of Black Box Distribution owned by Jamie Thomas. The first impression is quite remarkable, there’s a wide gap separating this model from the ordinary New Balance we are used to see. What’s amazing is the logan 637 featuring a upper constructed through Sonic Welding technology – and what about the Stratford 479, the Brighton 644, and the Quincy 254. This is all we got from the recent presentation of the project to the media – but the official launching of the collection is scheduled for the coming fall 2013. Stay tuned! 74

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Il mito di Michael Jordan non accenna ad affievolirsi. La sagoma dell’uomo che schiaccia sospeso nell’aria, gambe larghe a due metri da terra continua a essere un’icona, anche per generazioni che (anche solo a causa di evidenti motivi anagrafici) non possono avere memoria delle gesta del signor Air. Un’epica che si perpetua grazie alla televisione, a YouTube, ai libri. Ma soprattutto - e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario - grazie alle scarpe: attese, vendute, scambiate, ricercate, collezionatissime. Altro che drago, il 2012 è stato l’anno di sua maestà Air Jordan. Un successo che corre soprattutto sulla strada della riproposizione di modelli retro, e remake delle Jordan originali. Ecco perché in questo numero troverete ben otto pagine dedicate a due versioni OG di modelli Jordan, VIII e X: per capire le origini del mito, la storia dell’uomo che si intreccia con quella del prodotto che più lo rappresenta, oggi come ieri. Vero però, che quelle che girano intorno alle Air Jordan sono ormai storie piuttosto conosciute, proprio a causa del successo imperituro di quelle sneakers. Ci consideriamo collezionisti seri, hardcore, e non potremmo certo limitarci a parlare di modelli mainstream. Per questo ci spingiamo verso sentieri meno battuti: avete mai sentito parlare delle New Balance Competition, terze alla maratona di Boston e prime in quella di New York nei primi anni Settanta? E delle adidas Mexicana? E delle Nike Air

The legend of Michael Jordan shows no signs of fading. The shape of a man making a smash while hanging in the air, his legs wide open, two meters from the ground, is still an icon, also to generations that (mainly due to registry reasons) cannot recall the noble achievements of mister Air. A legend that still lingers on, also thanks to various television programs, You Tube, and books. And more than that, to the shoes themselves (we defy anyone to refute this); the shoes awaited, sold out, exchanged, sought-for, collected. So, leave the dragon, the 2012 was the year of His Majesty Air Jordan. A success that is largely tied to the re-proposition of retro models, and of remakes of original Jordan’s. Which is why you’ll find no less than eight pages in this number on two OG versions of Jordan models, the VIII and X – also with a view to understanding the origins of a legend, and how the history of a man relates to the shoe that represents him, then as now. Admittedly, the stories that revolve around the Air Jordan are quite known by now, also due to the imperishable success of those kicks. We consider ourselves serious, hardcore collectors, and we couldn’t spend our day talking solely about mainstream models. So we push forward through less trodden pathways. Have you ever heard about the New Balance Competition, which came third on the Boston marathon and first in New York back in the Seventies? And what about the adidas Mexicana? And the Nike Air Force Low? If we managed to make you curious, if you have a motivation to go beyond the sneakers you see every day on the shelves of the stores, or the feet of your friends, go to the next page.

Force Low? Se vi abbiamo incuriosito, se vi è venuta voglia di andare oltre le sneakers che vedete tutti i giorni sugli scaffali dei negozi e ai piedi degli amici, passate alla pagina successiva.

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Adidas

Mexicana Made in West Germany, 1970

Ecco uno dei modelli da cui sono poi derivate tutte le training shoes che in seguito hanno fatto la fortuna del marchio del Trifoglio: le Mexicana sono a loro volta una derivazione delle Gazelle (basta guardare la silhuoette per rendersene conto), che negli anni Settanta erano considerate ottime sneakers, ma erano certamente più diffuse nelle strade delle grandi città occidentali che non sui campi sportivi, soprattutto tra i ragazzi che coltivavano lo stile Mod nato in Inghilterra. Le Mexicana, oltre che dall’evidente richiamo nel nome ai mondiali di calcio del 1970, è caratterizzata dalla pelle (di maiale) scamosciata usata per la tomaia, davvero morbida e resistente, dal contrasto tra la base giallo/arancio con le tre strisce nere e dal lettering “old school” della dicitura laterale in oro. Nessun remake prodotto finora da adidas, dunque rimane un modello molto raro e ricercato dai collezionisti.

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Adidas Mexicana

Here’s a model from which descended all training shoes that subsequently made the fortune of the trefoil; the Mexicana is in turn a descendent of the Gazelle (one needs only look at the silhouette to realize it) which during the Seventies was considered a most desirable sneaker, although it was much more widespread in the big western cities’ streets than in any sport field, especially among the young who endorsed the Mod style coming from England. Beside the explicit reference to the 1970 soccer World Championship, the Mexicana is characterized by chamois swine leather making up a really smooth and resistant upper, and by the contrasting tones of the orange/yellow base and the three black stripes and the golden lateral ‘old school’ inscription’s lettering. No remake has been released so far by adidas, so it’s a pretty rare and sought-after model among collectors.

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air Jordan VIIi

Made in korea , 1993

Il 1993 è l’anno del three-peat, il terzo titolo consecutivo vinto dai Chicago Bulls nei primi anni Novanta. Una stagione felice - che precede il periodo buio del primo ritiro di Michael Jordan dai parquet, in seguito all’assassinio del padre - caratterizzata dalla rivalità tra Jordan e Charles Barkley, il cui talento aveva portato i Phoenix Suns fino alle finali Nba. Jordan da parte sua vinse il settimo titolo consecutivo di miglior marcatore della lega, raggiunse i ventimila punti segnati in carriera, e indossò per la prima volta le Air Jordan VIII disegnate (non ci sarebbe neppure bisogno di ricordarlo) da Tinker Hatfield. Si trattava di un modello grosso e pesante, caratterizzato dalla chiusura a strappo incrociata sopra i lacci e da un’ammortizzazione estrema, che rendeva le Air Jordan VIII molto calde: troppo, hanno detto in molti, dando alle scarpe perfino la colpa del disturbo fisico - piede d’atleta - che aveva fatto soffrire la stella dei Bulls nel corso della stagione. Il primo remake è arrivato nel 2003, a dieci anni dall’uscita, poi il modello è tornato diverse volte sugli scaffali. Tuttavia, un paio deadstock originale del 1993 può valere fino a 700 dollari, ovviamente a seconda dello stato di conservazione.

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The year 1993 was the year of three-peat, the third title in a row won by the Chicago Bulls in the early Nineties. A happy season – followed by the dark period of the first retirement of Michael Jordan from the parquet, after his father’s assassination – a season characterized by the rivalry between Jordan and Charles Barkley, whose talent led the Phoenix Suns to the NBA finals. As for Jordan, he won the seventh best scorer prize in a row, by reaching a total of 20 thousand points scored in his carrier, and for the first time he used the Air Jordan VIII designed (we really don’t need to tell the story) by Tinker Hatfeld. It was a huge and heavy model, characterized by a tear-strip opening placed over the laces and an extreme damping power, which rendered the Air Jordan VIII very hot – many contended that it was too hot, saying the shoes were responsible for causing the ‘athlete’s foot’ illness that tormented the Bulls’ star during that season. The first remake dates back to 2003, ten years after their launching; subsequently the model went back on the shelves several times. However, an original deadstock pair from 1993 may be worth even 700 dollars, of course contingent on the state of repair. Sneakersmagazine

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NIKE

AIR FORCE LOW Made in korea , 1991

Tutti conosciamo le Air Force One dei primi anni Ottanta, forse il modello basket più amato, celebrato e venduto della storia dello Swoosh. Oggi vogliamo presentarvi invece il misconosciuto modello che con le Air Force One condivide il nome: le Air Force (e basta), prodotte nel 1991 come variante a tre quarti delle Command Force, caratterizzata dalla suola Air 180. Anche se le Air Force non furono più riproposte sul mercato dopo quella prima volta, i designer di Nike riutilizzarono la suola per la produzione delle ben più note Air Force 180. Un paio dead stock di questo classico dimenticato del basket Nike può essere facilmente venduto per circa 300 dollari. 84

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We all know the Air Force One from the early Eighties, perhaps the most beloved, celebrated and successful basket model in the history of the swoosh. Today we want to present you the rather neglected model that share its name with the Air Force One, the Air Force (sans phrase) – released in 1991 as a three-fourth version of the Command Force, characterized by a Air 180 sole. Although the Air Force was never rereleased on the market a second time, the designers from Nike reused the sole to produce the better known Air Force 180. A dead stock pair of this forgotten classic from Nike basket can easily be sold for 300 bucks.


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New Balance Competition Made in usa , 1970s

“Le scarpe arrivate terze alla maratona di Boston, e prime a quella di New York”: così venivano pubblicizzate le Competition sulle riviste americane dei primi Settanta. Si trattava di uno dei modelli più economici (poco meno di diciannove dollari dell’epoca, il prezzo di vendita al pubblico) e allo stesso tempo più performanti presenti nel catalogo New Balance: grazie all’estrema leggerezza e all’alta capacità di traspirazione della tomaia, le prestazioni durante la corsa erano garantite. Oggi pressoché dimenticate, queste running nel tipico stile dei tempi tornano a volte alla luce per caso. Ad esempio, quelle che vedete in queste pagine sono state vendute su eBay da un giovane americano che le ha trovate in una scatola a casa dei genitori: non riuscendo a capire di che modello si trattasse, il ragazzo ha scritto direttamente al quartier generale di New Balance, che ha risposto identificandolo e (soprattutto!) proponendo di acquistarlo per l’archivio aziendale. Più difficile, certamente, sarebbe trovare un collezionista disposto a pagare una cifra superiore ai duecento dollari per queste sneakers. Nonostante siano tra le pochissime (le uniche?) New Balance a portare un nome, e non identificate semplicemente da un numero. 86

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‘The shoes that came third on Boston marathon, and first in New York marathon’ – this is how the Competition used to be advertised on the American magazines during the early Seventies. It was one of the most inexpensive models (the retail price was slightly below 19 dollars) and at the same time they were the most performing model in New Balance’s catalog; thanks to their extreme lightness and the high perspiring power of the upper, the athlete’s performance during a race was granted. Today almost forgotten, this running shoes showing the typical style of the time tend to be revived by chance. For example, the pair you see here were sold on eBay by a young American guy who had found them within a box at his parent’s house: he couldn’t figure out the model’s name, so he wrote a letter to New Balance headquarters, and they responded and identified it, and (most importantly) they proposed him to sell it to them for the company’s archive. Quite more difficult would be to find a collector who could accept paying more than 200 bucks to get these kicks. Even if they are among the very few (or perhaps the only) New Balance carrying a real name, not just a number. Sneakersmagazine

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Asics

Gel Saga Made in korea , 1990

Buffo il destino di queste sneakers da running lanciate per la prima volta sul mercato americano e giapponese nel 1990: la versione originale, anche in perfetto stato di conservazione, non ha un grande valore, difficile che superi i duecento dollari; in compenso alcuni remake, prodotti in tempi recenti all’interno di progetti collaborativi con le realtà creative più note del mondo sneakers (Ronnie Fieg, Patta, Hanon, giusto per citare i primi che ci tornano alla mente), raggiungono quotazioni altissime. Eppure noi continuamo a preferire la versione originale: design semplice, pulito, orientato alla performance e senza dubbio più understated rispetto a quello di modelli come le Gel Lyte III; combinazioni di colore tipicamente nineties, con basi neutre rivitalizzate da forti accenti a contrasto. A funny destiny for these running sneakers first launched on the American and Japanese market in 1990 – the original version, no matter how good its conditions, is not worth too much, going hardly over 200 bucks; on the other hand, some remakes which were recently released within some collaborative projects with the best known creative partners (Ronnie Fieg, Patta, Hanon – to quote the first names that come to mind) enjoy very high quotations. Yet we still prefer the original version – a simple and neat design, speaking to performance and by all means much more understated than the design of such models as the Gel Lyte III; notice also the typically Nineties colorings, and the neutral bases revived by such strong contrasting accents. 88

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Converse All Star II

Made in usa , 1978

Pro Leather + Chuck Taylor? Già: ecco uno dei primi modelli ibridi della storia del basket, un vero capolavoro di semplicità e qualità costruttiva, direttamente dai tempi in cui Converse era una divisione dell’azienda americana Eltra (come testimoniato dal timbro presente su ogni box dal 1972 al 1979). Tempi in cui queste All star II rappresentavano un’alternativa economica, e molto valida, alle costose “Dr. J”: non stupisce dunque che fossero molto diffuse sui playground newyorchesi, e degli Stati Uniti tutti. Un capolavoro di semplicità (soprattutto in questa versione total white), privo del classico logo Converse e dei fori per la traspirazione vicino alla suola nella parte interna della tomaia, ma decorato con il classico design “stella e gallone” sul lato. Le quotazioni, soprattutto nel caso di condizioni dead stock, sono altine: ma il piacere di indossare senza problemi un paio di sneakers vecchie quasi quarant’anni, non ha prezzo.

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Pro Leather plus Chuck Taylor? Correct: here’s one of the early hybrid models in the history of basket, a true work of art when it comes to simplicity and quality, directly from the times when Converse was a division of the American Eltra (as the stamp displayed on every box from 1972 to 1979 will confirm). Times when this All Star II represented a chip (and quite compelling) alternative to the expensive Dr. J – no wonder then if they were much common on every New York’s (and America’s) playgrounds. A masterpiece of simplicity (especially this total white version), lacking both the classic Converse logo and the holes for perspiration on the upper near the sole, but decorated with the classic design ‘star and galloon’ on the side. The quotes, especially in the case of dead stock conditions, are quite high – but the pleasure to wear nonchalantly a pair of 40-yearold sneakers, is priceless.


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Air Jordan X Made in Korea , 1995

Qualche pagina più indietro vi abbiamo raccontato le sneakers che avevano preceduto il primo ritiro di Michael Jordan dai parquet del basket professionistico americano. Questo invece è il modello che segna il ritorno di Jordan, dopo poco più di una stagione trascorsa - senza grandi risultati, a dire la verità - sui campi della minor league di baseball. Un modello, si potrebbe dire, celebrativo: il designer Tinker Hatfield volle infatti che sulla suola fossero iscritte le tappe che avevano portato Jordan a diventare - come recitava l’iscrizione in calce alla statua eretta in suo onore di fronte allo United Center di Chicago - “Il migliore che ci sia mai stato, il migliore che mai ci sarà”. Dal titolo di Rookie of the year del 1985 ai tre titoli consecutivi di MVP (e campione) ottenuto tra il 1991 e il 1993, su quella gomma era riassunta la storia di una carriera già incredibile, e destinata a ulteriori trionfi. Al di là di questi particolari, le Air Jordan X erano caratterizzate da una linea piuttosto semplice, unico elemento decorativo le linee orizzontali sulla tomaia: anche il logo Air Jordan sulla linguetta era poco visibile, perché ricamato tono su tono. Il relativo understatement del design era però accompagnato da grandissimo comfort e stabilità ai massimi livelli: l’implementazione della tecnologia Huarache all’interno di queste scarpe garantiva sempre una calzata perfetta. Il paio - in ottime condizioni - che vi presentiamo in queste pagine l’abbiamo trovato in un piccolo negozio di articoli sportivi in provincia di Varese, nell’ormai lontano 1999: tempi in cui gli scambi su internet e i siti di aste online erano ancora un sogno futuristico. Il suo valore si aggira intorno ai 400 dollari: quotazione non altissima, soprattutto a causa dei molti remake prodotti nel corso degli anni. Ovviamente, il discorso sarebbe molto diverso se si trattasse di una delle pochissime paia prodotte nella stagione 1995 esclusivamente per Michael Jordan, caratterizzate dal numero 45 - indossato sul campo per circa sei mesi al posto del classico 23 - ricamato sul lato del talone. Molto, molto diverso... 92

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air jordan x

A few pages earlier we told you about the sneakers that preceded the first retirement of Michael Jordan form the parquets of professional American basket. This, on the other hand, is the model that marks his comeback, after slightly more than a season he spent – not that successfully, to be honest – on the minor league baseball fields. A model, one might say, with a hint of celebration on it – indeed the designer Tinker Hatfield had the sole be engraved with the steps that brought Jordan to become (as the inscription accompanying the statue erected in his honor in front of the United Center in Chicago read) ‘The best that ever was, the best that will ever be’. From the 1985 award of ‘Rookie of the year’ to the three MVP (and champion) titles in a row in 1991 to 1993 – on that rubber is summed up the history of a career that was already incredible and destined to win more and more. Beside these details, the Air Jordan X was characterized by a line quite simple, the only decorative element being some horizontal lines on the upper; even the Air Jordan logo on the tongue could hardly be seen, being embroidered ton-sur-ton. The relative understatement of the design was still associated to a great comfort and the highest stability; implementing the Huarache technology inside these shoes had always secured a perfect fit. We’ve found this pair (in really good conditions) that we show you here in a small sport shop near Varese, back in 1999: back then exchanging shoes (or anything) over the internet or through the auction websites was a science-fiction dream. Their price is around 400 dollars – not so high a quote indeed, given the numerous remakes released recently. Of course, the judgment would be rather different if we were dealing with one of the very few pairs produced during the 1995 season exclusively for the sake of Michael Jordan – shoes that were characterized by the number 45 (replacing for six months the usual 23 marking him on the field) embroidered on the side of the heel. Very much different. 94

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sul prossimo numero next issue

03/04 - 2013

• TOMMY HILFIGER • SMITH’S AMERICAN • NAPAPIJRI • GAS • PUMA • AUSTRALIAN • LA GEAR • ZIPZ • CONVERSE • SAUCONY

... e molto altro ... and much more

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