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2 3 / 6 9 s e t t e m br e / ot t o br e 20 15 collabos
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UNDEFEATED x CONVERSE CHUCK TAYLOR ALL STAR ‘70 PORTER x ADIDAS ORIGINALS STAN SMITH EXTRA BUTTER x ADIDAS ZX TRAIL MID MISSONI x CONVERSE CHUCK TAYLOR ALL STAR RAEKWON x PACKER SHOES x DIADORA N9000 PREMIER x NEW BALANCE 998 SNEAKERSNSTUFF x ADIDAS STAN SMITH, TUBULAR & SUPERSTAR DRAKE x AIR JORDAN X KANYE WEST x ADIDAS YEEZY 350 BOOST FRAGMENT DESIGN x CONVERSE CONS CTS SNEAKER FREAKER x PACKER SHOES x Puma BLAZE OF GLORY MASTERMIND x REEBOK CLASSIC VENTILATOR WTAPS x VANS OG ERA LX, OG STYLE 36 LX & OG SK-8 HI LX ACRONYM x NIKE LUNAR FORCE 1 SP LIMITEDITIONS x LE COQ SPORTIF ÉCLAT WHITE MOUNTAINEERING x ADIDAS ORIGINALS NASTASE ATMOS x REEBOK VENTILATOR
contents 40 44 46 50 52 54 56 58 64 68 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92
converse CHUCK TAYLOR ALL STAR II diadora V7000 new balance ct300, 576 & 1500 ‘Real Ale’ ASICS Tiger GEL-LYTE III, GEL-LYTE V & GT-II fashion sneakers BALENCIAGA NEOPRENE HIGH SNEAKERS fashion sneakers RAF SIMONS X ADIDAS OZWEEGO ROBOT L.A. GEAR fall winter collection focus retail milano focus too many (limited) sneakers focus retro basket is dead (?) superga 2799 LIMITED EDT X PUMA BLAZE OF GLORY SG50 PUMA R698 ‘MATT & SHINE’ new york yankees footwer VADIM MAN KARHU FUSION 2.0 DC SHOES COUNCIL MID SD lacoste STRAIGHTSET fred perry SPENCER LEATHER & SIDESPIN LEATHER Satorisan Fall-Winter 2015 collection DRUNKNMUNKY BOSTON GALAXIA ADE INWARD & BENT
v i n ta g e & d e a d s to c k s n e a k e r s 96 98 100 102 104 106 110 4
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CONVERSE LUCKY BOY NIKE AIR DARWIN CONVERSE CHUCK TAYLOR BLUE LABEL “ABC-T V” REEBOK PUMP PRESEASON PAYDIRT PUMA TEMPO NIKE AIR MAX 1 ADIDAs PARIS
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Direttore responsabile Giuseppe Angelo Berto Coordinamento Editoriale Marco Colombo Redazione e testi Andrea Caviggia, Michele R. Serra, Lucia Milvia Maida, Gigi Maneo, Simone Tucci Fotografi Roberto Nangeroni, Sebastiano Pedaci, Giuseppe Repetto, Sergio V. Levi Grafica ArtK Traduzioni Sergio V. Levi Segreteria Daniela Furlan
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editoriale editorial Settembre a Milano sembra un mese d’estate, e noi siamo ancora in giro con le adidas tutte di Primeknit, o con un paio di più classiche (anche se fa strano dirlo) Air Rift. Le Jordan sono ancora sepolte in soffitta: ci sarà tempo, forse, tra qualche settimana. Il cambiamento del clima sembra un fatto anche statistico - se è vero che nell’ultimo decennio la media della temperatura è più alta di quasi un grado rispetto al precedente - e non solo un’allucinazione dovuta ai postumi dell’estate più calda del ventunesimo secolo. Basterebbe questo dato a spiegare un cambiamento epocale avvenuto sul mercato sneakers: la diminuzione della presenza dei pesanti modelli basket a favore di quelli leggeri dedicati al running. Ma non può essere solo un fatto meteorologico: che fine hanno fatto i modelli basket? I risultati della nostra riflessione sul tema li trovate a pagina 68. Non è l’unica domanda che troverete dentro questo numero autunnale. Ad esempio, ci siamo chiesti se le collaborazioni e le limited edition siano ormai troppe, e se stiano uccidendo i modelli di linea (a pagina 64); oppure se gli sneakers shop milanesi siano degni di quella che da più parti viene definita come “capitale italiana delle sneakers”. Più per mancanza di concorrenza che per altri motivi, temiamo. In ogni caso, i nostri appunti sulla mappa degli store meneghini li trovate a pagina 58.
September in Milan is still a full summer period, so we are still strolling about wearing our Primeknit adidas, or a pair of more classic (it’s strange to say that) Air Rift. The Jordan’s are still in the basement – they can wait, maybe another couple of weeks. The climatic change seems to be a scientific truth (it is reported that the average temperatures of the last decade increased of almost one degree compared to the previous one), not only a subjective hallucination caused by the hottest July of the century. Such a fact would be sufficient to explain another epochal change affecting the market of sneakers: the demise of heavy basket models and the increasing diffusion of the more lightweight running models. But it can’t be just a matter of weather. What happened to the basket models? The conclusions of our reflection on this topic can be found on page 68. And that’s not the only question enlivening this fall issue. For example, we asked ourselves whether the collaborations and limited editions released over the last few years are growing too numerous, and whether they are killing the line models (page 64). We also wanted to understand whether the sneakers shops one finds in Milan are really up to the alleged “Italian capital of sneakers” (owing much to the absence of competitors, we think). In any case, our notes on the city-map of the stores can be found on page 58.
Oltre alle domande ci sono poi le certezze, in forma di nuovi modelli ormai arrivati sugli scaffali per dare il via nel modo giusto alla stagione autunno/ inverno 2015-2016, che promette un’offerta tanto ampia da sembrare a tratti quasi eccessiva, soverchiante. Difficile fare una selezione, ma ci proviamo. La nostra si apre a pagina 40 con uno sguardo alle nuove Chuck Taylor All Star di casa Converse, le Chuck II: un’evoluzione più che una rivoluzione per il marchio americano, com’è giusto che sia quando di mezzo c’è un’icona mondiale dello stile, che da sola quasi basterebbe a definire l’ultimo secolo della moda. Spazio anche alle novità Diadora, con l’eccezionale ritorno di un altro classico del running anni Novanta grazie a un remake accuratissimo (e Made in Italy!), a pagina 44. E poi ancora (da pagina 46) l’ultimo progetto speciale di New Balance, uno dei pochi marchi (per fortuna non l’unico) che ancora può vantare una certa credibilità quando ci dice che quelli costruiti nei suoi stabilimenti sono prodotti di qualità. Più avanti le novità giapponesi Made in Asics (pagina 50), quelle italiane Made in Australian (pagina 56) e Superga (pagina 72).
In addition to asking some questions, we have to report some certainties, in the form of the new models that are reaching the shelves to aptly start the fall-winter season 2015-2016, which is bound to be so rich as to appear even excessive, overwhelming. It’s not easy to make a sorting, but we tried. Our selection starts on page 40 with a look on the new Chuck Taylor All Star by Converse, the Chuck II: an evolution more than a revolution for the American brand, which seems appropriate when it comes to a global icon of style that by itself would be enough to epitomize the last century of fashion. We also paid attention to the novelties by Diadora, with the exceptional comeback of another classic of running from the Nineties in the form a well-done remake (made in Italy) on page 44. Then (on page 46) the latest special project by New Balance, one of the few brands (luckily not the only one) who can still claim strong credibility when they say the products released by their factories are good-quality articles. This is followed by the Japanese novelties made in Asics (on page 50), the Italian novelties made in Australian (page 56) and Superga (page 72).
Avere molti marchi nostrani su queste pagine ci rende orgogliosi: oltre a quelli già citati, c’è Ade a pagina 92, e Karhu a pagina 80 (ok, quest’ultimo tecnicamente è finlandese, ma ormai italiano almeno per metà, dopo l’acquisizione da parte della famiglia Arese). Ma non è il caso di essere troppo sciovinisti, anche perché dentro il nostro catalogo delle uscite imperdibili di questo primo spicchio d’autunno (ammesso che il caldo se ne vada, prima o poi) ci sono proposte interessanti da tutto il mondo, grazie a marchi dall’estrazione geografica e dal posizionamento diversi, ma ognuno accattivante a suo modo: Lacoste, DC Shoes, Fred Perry, Satorisan, Drunknmunky... Speriamo di avervi presentato un menu capace di andare incontro a tutti i gusti della stagione fredda. E se proprio niente fa al caso vostro, potete sempre rifugiarvi nella sezione vintage. Quella, si sa, scalda sempre.
We are proud to have so many Italian brands heeded in these pages; besides the already mentioned ones, we talk about Ade on page 92 and Karhu on page 80 (ok, the latter is Finnish originally, but by now half-Italian after the acquisition by the the Arese family). But there is no need to be chauvinist, also because our catalogue of the unmissable issues of this early slice of autumn (assuming the warm weather is bound to go, sooner or later) includes some interesting proposals from the four corners of the world, released by brands from various geographical regions and market positioning, but always compelling in themselves: Lacoste, DC Shoes, Fred Perry, Satorisan, Drunknmunky and so on. We hope our menu will be able to meet all the needs and tastes of the cold season. And if you happen to feel not ready for the new stuff, try give a look to the vintage section. It will warm you up.
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UNDEFEATED x CONVERSE CHUCK TAYLOR ALL STAR ‘70
Undefeated e Converse hanno ormai messo in piedi una partnership consolidata, destinata a continuare anche per la stagione in corso grazie a una nuova collaborazione parte della linea premium First String. Il team creativo del noto marchio losangelino sceglie il design ultra classico delle Chuck Taylor All Star ‘70 come base su cui applicare due varianti colore minimali dalle quali occhieggia l’interno texturizzato. Suole tutte bianche, tomaia in pelle premium e loghi UNDFTD su tallone e linguetta completano il quadro. Undefeated and Converse have by now established a solid partnership, bound to go on for the current season thanks to the new collaboration with the premium line First String. The creative team of the famous Los Angeles brand chose the super classic design of the Chuck Taylor All Star ’70 as the basis on which to apply two minimal color versions whence a textured lining peeps through. The soles are entirely white, with an upper in premium leather – the UNDFTD logos on the heel and tongue crown it all. 8
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PORTER x ADIDAS ORIGINALS STAN SMITH
Porter è uno storico marchio giapponese che da ottant’anni precisi costituisce il punto di riferimento del mercato orientale per quanto riguarda borse e accessori. Per festeggiare il compleanno, il brand ha collaborato con adidas Originals per un’edizione speciale delle Stan Smith, realizzate con lo stesso nylon dell’arcinota collezione “Tanker” di casa Porter: esterno tomaia blu, interno arancione, dettagli custom, e sacchetta antipolvere in nylon. Sono uscite alla fine di settembre e già diventate un pezzo da collezione. Porter is a historic Japanese brand that’s been representing the point of reference of the eastern market of bags and accessories for the last eighty years. To celebrate their anniversary, the brand collaborated with adidas Originals for a special edition of the Stan Smith, realized with the same nylon of the very well known Tanker collection by Porter – the external upper is blue, the internal orange; various custom details, and an anti-powder sack in nylon. It came out late September and has already become a collector’s piece. 10
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1990 DIADORA.COM Sneakersmagazine
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EXTRA BUTTER x ADIDAS ZX TRAIL MID
Il team creativo della boutique newyorchese vince il premio per il progetto collaborativo più giocoso degli ultimi tempi: l’ispirazione per queste ZX Trail Mid si scrive “vita all’aria aperta”, ma si legge “giovani scout crescono”. La tomaia dello storico modello ibrido di casa adidas viene infatti coperta con un mucchio di toppe, simili a quelle che i ragazzini scout si guadagnano superando prove sul campo. Se avete visto Up, sapete a cosa ci riferiamo... The creative team from the New York boutique won the prize for the most jocose collaboration of the last few years. The inspiration theme for this ZX Trail Mid might be, “open-air lifestyle”, but it really reads: “young scouts grow up”. The upper of the historic hybrid model by adidas was covered by a pile of patches, reminiscent of those the boy scouts gain on the field. If you saw Up, you know what we mean.
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sauconyoriginals.it Distributed by Sportlab Srl / Montebelluna (TV) Sneakersmagazine
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MISSONI x CONVERSE CHUCK TAYLOR ALL STAR
Joint venture italo-americana per una nuova versione invernale delle classicissime Converse Chuck Taylor All Star: è infatti opera dello storico marchio del lusso lombardo Missoni – fondato dal patriarca della famiglia, Ottavio, nell’ormai lontano 1953 – questa versione con tomaia caratterizzata dal tessuto stampato con una delle tipiche fantasie del brand italiano. Strisce verticali menta su base nera per la versione high-top, rosa (sempre su nero) per quela low-top.
An Italian-American joint venture for a new winter version of the very classic Converse Chuck Taylor All Star. It was indeed the historic luxury brand Missoni (founded by the family patriarch, Ottavio, back in 1953) who devised this version whose upper is characterized by a printed canvas showing one of the typical patterns created by the Italian brand. The vertical stripes are green on black basis for the high-top version, pink (still on black) for the low-top one.
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AREA SPORT SPA - VIA AOSTA, 8/N - 10152 - TORINO - www.area-sport.it - 011.55.36.8000
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RAEKWON x PACKER SHOES x DIADORA N9000 Nel 1992 un gruppo di rapper di Staten Island, riuniti intorno al produttore Robert Diggs detto RZA, si chiuse dentro uno studio di Brookyln per incidere un disco. I Firehouse Studios non erano certo un posto di gran classe, e RZA aveva a disposizione solo attrezzatura di serie B, mentre gli MC - troppi per un album solo - si sfidavano di fianco al mixer per decidere chi avesse diritto ad apparire più spesso sulle tracce. Il risultato fu un album sporco, in cui i campioni di artisti classici come Hall & Oates, Gladys Knight & The Pips e Wendy Rene suonavano tutt’altro che limpidi. E che cambiò il rap negli anni Novanta. Tre anni dopo, il Wu-Tang Clan era una potenza della musica americana, e i suoi membri iniziavano le loro carriere soliste. La domanda era una sola: chi di loro avrebbe inciso il disco capace di rimanere nella memoria collettiva di quel periodo d’oro per l’hip-hop? Passati vent’anni, possiamo rispondere: Raekwon è una tacca sopra gli amici, grazie al suo Only Built 4 Cuban Lynx, un romanzo gangsta in forma di disco. O meglio, di cassetta. Vent’anni fa, infatti, per ascoltare Heaven and Hell, Ice Cream, Incarcerated Scarfaces o Glaciers of Ice - sono solo alcuni dei pezzi storici che si nascondevano dentro quell’album - i ragazzi usavano principalmente i nastri: scambiati e copiati, più raramente originali. Le cassettine originali, quelle comprate al negozio, quelle con tanto di artwork stampato sulla copertina, e i testi scritti fitti fitti dietro, andavano custodite gelosamente. Soprattutto nel caso di un nastro come quello di Only Built 4 Cuban Lynx, diverso da tutti gli altri perché, semplicemente, era viola. “The Purple Tape”, lo chiamavano gli adolescenti che l’hanno consumato. Oggi che molti di quei nastri sono andati perduti, e quelli ancora in giro sono diventati pezzi da collezioni che possono valere anche 200 dollari, Raekwon festeggia il ventesimo compleanno dell’album che gli ha dato un posto nel cuore dei ragazzi degli anni Novanta. E lo fa in un modo inaspettato: grazie alla collaborazione dello storico rivenditore del New Jersey Packer Shoes le cui vetrine colme di sneakers sono da decenni meta di pellegrinaggio per i giovani newyorchesi - Rae si è regalato un paio di sneakers italiane tutte viola in limited edition. Si tratta delle Diadora N9000, che con questo progetto raggiungono il culmine dell’operazione di rilancio iniziata un paio d’anni fa. Questa specialissima versione dell’icona running della casa di Caerano San Marco - a parte la colorazione, of course - è caratterizzata dall’anno “1995” inciso sul lato del tallone, dalla linguetta custom in stile “Explicit Lyrics”, dai numeri 1 e 2 sul tallone sinistro e destro (due lati, come quelli delle audiocassette) e dalla tracklist stampata sulla soletta interna.
CONCEPT:
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QUALITÀ
8
HYPE:
8
VOTO FINALE:
8
In 1992 a group of rappers from Staten Island, gathering around producer Robert Diggs a.k.a. RZA, shut themselves up into a Brooklyn studio to record a long plain. The Firehouse Studios weren’t exactly a high-class venue, and RZA had only access to second-rate facilities, while the MC (too many for a single album) challenged each other by the mixer to determine who deserved more space on the tracks. As a result, the album was poor, and the champions of classic artists such as Hall & Oates, Gladys Knight & The Pips and Wendy Rene didn’t sound very clear. But this is what changed the rap music during the Nineties. Three years later, the Wu-Tang Clan was a giant in the American music, and its members were starting their soloist careers. The big question was: who will be able to cut a record that might remain in the collective memory of that hip-hop golden age? After another twenty years, we can give the answer: Raekwon stands a notch above his friends, thanks to his Only Built 4 Cuban Lynx, a gangsta novel in the form of a long plain. Or rather, in the form of a tape. Because, twenty years ago, the fans would largely use the tapes, either borrowed and/ or copied (seldom the original ones), to listen to Heaven and Hell, Ice Cream, Incarcerated Scarfaces or Glaciers of Ice (just to mention some of the greatest pieces included in that album). The original tapes, coming from the shop with the lyrics densely printed on the leaflet and some artwork on the cover, were jealously guarded. Especially so in the case of a tape such as Only Built & Cuban Lynx, different from any other tape just because it was violet. The Purple Tape, as it was nicknamed by the teenagers. Now that most of those tapes are lost, and the extant few have become collector’s items that can be worth up to 200 dollars, Raekwon celebrates the twentieth anniversary of the album that gave him a place in the hearts of the Nineties generation. And he does it in an unexpected way: thanks to a collaboration with the historic reseller from New Jersey Packer Shoes (whose windows replete of sneakers are still a pilgrimage destination for the young New Yorkers) Rae gave himself a pair of total-violet Italian sneakers in limited edition. It’s the Diadora N9000, that with this project reaches the culmination of the re-launching initiative started two years ago. This very special version of the running icon by the company from Caerano San Marco is characterized – beside the coloring, of course – by the year 1995 engraved on the side of the heel, by a custom tongue in Explicit Lyrics style, by the digits 1 and 2 on the left and right heel (the two sides, like in the old tapes) and a tracklist printed on the insole.
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PREMIER x NEW BALANCE 998 Grand Rapids è una città che sorge lungo il Grand River, fiume del nord degli Stati Uniti che nasce sulle alture del Michigan e corre attraverso lo stato fino a buttarsi nel lago che bagna Chicago. Lontano dalla capitale Detroit, anche Grand Rapids ha beneficiato dell’industrializzazione del Michigan avvenuta all’alba del ventesimo secolo, grazie soprattutto alla casa automobilistica Austin, che aveva costruito in città i suoi stabilimenti. Oggi Grand Rapids non è più un polo industriale, ma altre attività commerciali - diciamo, più moderne - sono sorte nel centro cittadino. Ad esempio, Premier: uno skate shop diventato con il passare degli anni centro di gravità della sneakers culture per quella zona degli Stati Uniti, e che all’inizio dell’autunno ha potuto fregiarsi della sua prima collaborazione con un gigante come New Balance. Le 998 Made in USA prodotte dalla casa americana in partnership con Premier sono un inno alla potenza industriale statunitense: scarpe prodotte da operai negli stabilimenti americani che si ispirano direttamente alla storia industriale del paese. E visto che siamo nel Michigan, si parla ovviamente della tradizione dell’industria automobilistica: i colori che ritroviamo sulla tomaia bicromatica di questo modello running sono infatti gli stessi del frontale della Ford Model T, il mezzo di trasporto rivoluzionario che diede il via a quella tradizione, grazie alle geniali intuizioni di Henry Ford. E dunque: pelle e suede per la tomaia, a ricordare lo chassis nero e la griglia del radiatore in ottone, ma anche un paio di chiavi con il logo Premier al posto delle etichette. Un’idea che sembra essere piaciuta molto ai collezionisti: le poche paia prodotte sono andate esaurite in un batter d’occhi.
CONCEPT:
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QUALITÀ
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HYPE:
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VOTO FINALE:
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Grand Rapids is a city located on the Grand River, a river in the north of United States that springs from the Michigan heights and flows through the state to the lake that washes Chicago. Far from the capital Detroit, Grand Rapids had benefited from the industrialization of Michigan that started in the early twentieth century, mainly thanks to the automobile company Austin, which had built its factories in town. Today Grand Rapids isn’t any more a mere industrial pole of development, for other commercial activities – let’s say, more modern – developed in the city center. For example, Premier, a skate shop that over the years has become a center of gravity for the sneaker culture in that area of the United States, and that early this fall could rejoice at starting its first collaboration with a giant such as New Balance. The 998 Made in Us produced by the American company in partnership with Premier is a paean to the American industrial strength – shoes produced by workers in the American plants and inspired directly to the industrial history of the country. And since we are in Michigan, the industry we are talking about is the automobile. Indeed, the colors we can admire on the dichromatic upper of this running model were taken from the frontal of the Ford Model T, the revolutionary vehicle that started the whole tradition, thanks to the ingenious intuitions by Henry Ford. Hence leather and suede for the upper, to recall the black chassis and the brass radiator grid, but also a pair of keys showing the logo Premier instead of the labels. An idea that seems to have seized the attention of collectors. The few pairs produced were sold-out in a matter of seconds.
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SNEAKERSNSTUFF x AdIDAS STAN SMITH, TUBULAR & SUPERSTAR Il 20 febbraio del 1962, la missione spaziale Mercury-Atlas 6 (MA-6) partì alle 9:47 del mattino dal Complesso di lancio 14 di Cape Canaveral in Florida. A bordo della navicella Friendship 7 c’era l’astronauta John H. Glenn, che pochi minuti dopo sarebbe diventato il primo statunitense a compiere l’orbita terrestre. Il volo fu un successo: la capsula fece per tre volte il giro della Terra nel corso di 4 ore e 55 minuti di volo, poi rientrò nell’atmosfera terrestre e si tuffò nell’Oceano Atlantico dove fu recuperata dal cacciatorpediniere USS Noa DD-841. Tra i molti dati scientifici raccolti durante quel breve volo, c’erano anche alcune immagini. Glenn aveva infatti portato una macchina fotografica con sé, ma i risultati non furono dei migliori: le immagini, sgranate e sfocate, erano a dir poco inservibili. I ricercatori della Nasa si diedero dunque da fare per trovare una macchina fotografica che avesse le caratteristiche giuste per scattare foto nello spazio. Costruirne una apposta appariva troppo costoso, anche perché tra quelle disponibili sul mercato ce n’era una che sembrava fare proprio al caso loro: era un apparecchio di fabbricazione svedese, prodotto dalla storica azienda Hasselblad. La decisione di usarlo diede inizio a una collaborazione che andò avanti per i cinquant’anni successivi: se avete visto una fotografia dello spazio, molto probabilmente è stata scattata attraverso un obbiettivo a marchio Hasselblad. Ci sono però alcune fotografie che non vedremo mai: sono quelle scattate dall’astronauta Michael Collins durante una passeggiara spaziale nel 1966, nel corso della missione Gemini X. Non sono state secretate perché ritraggono gli alieni, o roba del genere: semplicemente, Collins ha perso la maccina fotografica nello spazio. Non sappiamo che fine abbia fatto: è possibile che quell’apparecchio sia andato distrutto rientrando nell’atmosfera, ma è altretanto possibile che sia ancora lì, in orbita intorno alla Terra. E questa è la storia di quello che oggi tutti conoscono come il “primo satellite svedese”. Perché ricordarla? Perché quella storia è al centro dell’ultimo progetto collaborativo della sneakers boutique svedese SneakersNStuff, che ha rivisto tre modelli-icona del catalogo adidas in chiave “spaziale” per dare vita a una micro-collezione-capsula giustamente intitolata “Swedish Satellite”. Ne fanno parte: un paio di Stan Smith con la tomaia in pelle dipinta d’argento, a ricordare il colore delle tute spaziali; un paio di Tubular in nero totale, sulla cui tomaia si nascondono centinaia di stelline riflettenti; un paio di Superstar in pelle nera - come quella che ricopriva il corpo macchina degli apparecchi Hasselblad degli anni Sessanta - che porta incisi sulla tomaia i numeri di serie della macchina fotografica poi diventata, suo malgrado, un satellite.
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On 20 February 1962, the space mission Mercury-Atlas 6 (MA-6) took off at 9,47 am from the Complex 14 of Cape Canaveral, Florida. Astronaut John H. Glenn was on board the shuttle Friendship 7. In a matter of seconds he was going to become the first American to accomplish the orbit of the Earth. The flight was a success. The capsule made three times the tour of the earth in 4 h 55 min, then got back into the atmosphere and plunged into the Atlantic Ocean where it was recovered by the torpedo-boat USS Noa DD-841. Among the numerous scientific data gathered during that short flight, there were many images. Glenn had brought with him a photographic camera, but the outcome proved poor. The images, coarse-grained and out of focus, were almost useless. The researchers from Nasa decided to search for a photographic camera with the proper characteristics to take pictures from the space. Building a special prototype on purpose was deemed too expensive, also because the options available on the market included a model that appeared to be suited to their needs. It was a made in Sweden photographic camera, produced by the historic company Hasselblad. The decision to adopt it started a collaboration that’s been going on for the ensuing fifty years: when you see a photograph taken by outer space, bear in mind it was taken most likely through a Hasselblad lens. Notwithstanding the technical improvement, there are some other space pictures that we will never see. They were shot by astronaut Michael Collins during a space walk in 1966, in the context of the Gemini X mission. They weren’t withheld because some aliens or other stuff like that got portrayed. More trivially, Collins lost the camera during his walk in the space. We don’t know where has the camera got to. Maybe it was destroyed while approaching the atmosphere, or maybe it’s still out there, floating around. In that case, this would be the story of what we may call “the first Swedish satellite” to be sent into orbit around the Earth. So why telling this story? Because it provided the core concept of the latest collaborative project realized by the Swedish boutique SneakersNStuff, who reinvented three icon models from adidas catalogue in an outer-space vein to release a micro-capsule-collection aptly called Swedish Satellite. It includes: a pair of Stan Smith with leather upper painted in silver, as a hint to the space suits; a pair of Tubular in total black, whose upper hides hundreds of shining stars; a pair of Superstar in black leather (like the cover of the Hasselblad cameras during the Sixties) with engraved on the upper the serial number of the first Swedish camera that became a satellite unbeknownst to it.
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DRAKE x JORDAN AIR jordan X
La risposta di Nike al passaggio di Kanye West a Adidas è stata l’immediata sottoscrizione di un contratto con Drake, altra grande star della musica nera americana - anche se difficilmente possiamo considerare i due personaggi allo stesso livello, visto il fashion power inarrivabile di Mr. West. Oggi quella partnership prende la forma concreta di una prima collaborazione tra il rapper canadese e il brand Jordan: precisamente, una versione esclusiva delle Air Jordan 10 marchiata OVO, October’s Very Own, che poi sarebbe il nome dell’etichetta discografica e del marchio di abbigliamento fondati da Drake. Il risultato? Niente di trascendentale, ma interessante: pelle premium per la tomaia, colorazione crema, qualche logo custom qua e là. Nike’s answer to Kanye West’s move to Adidas was the immediate signing of a contract with Drake, another great star of black music – even if we can hardly see the two figures on a same footing, given the unequalled fashion power of Mr. West. Today that partnership takes the tangible form of a first collaboration between the Canadian rapper and the brand Jordan: to be more precise, an exclusive version of the Air Jordan 10 marked OVO (October’s Very Own) that by the way is the name of the record label and clothing brand founded by Drake. The outcome? Nothing transcendental, but an interesting model. Premium leather for the cream-colored upper and a few custom logos here and there. 22
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KANYE WEST x ADIDAS YEEZY 350 BOOST
Nuova variante colore per le scarpe disegnate dal rapper più noto del panorama statunitense. A parte il nero melange della tomaia, niente di rivoluzionario rispetto alle uscite precedenti: sopra, tomaia one piece senza cuciture costruita con tessuto jacquard e fibre elastiche; sotto, suola dotata della tecnologia Boost lanciata nel 2013, un’evoluzione del classico etilene vinil acetato (EVA per gli amici) caratterizzata da migliaia di piccole capsule con una struttura cellulare che promette il massimo della reattività e dell’ammortizzazione. E come per le uscite precedenti il risultato finale è, concretamente, un paio di Roshe Run molto costose. Oltre che ovviamente introvabili. A new color version for the shoes designed by the most famous rapper on the American scene. Beside the black mélange of the upper, nothing has changed dramatically since the previous issues. Above, a one-piece seamless upper constructed in jacquard and elastic fibers. Below, a sole equipped with the Boost technology launched in 2013, a development of the classic ethylene-vinyl acetate (a.k.a. EVA) characterized by a thousand small cell-structured capsules that promise to provide the highest reaction and damping power. The final result, much as with the previous issues, is basically a pair of very expensive (and, of course, unobtainable) Roshe Run. Sneakersmagazine
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FRAGMENT DESIGN x CONVERSE cons CTS
Fragment Design, il celebre studio fondato dal guru dello streetwear giapponese Hiroshi Fujiwara, torna a collaborare con Converse sotto il segno della sempre più attiva divisione Cons: al centro del progetto le classiche CTS, riviste in una nuova versione premium caratterizzata da tomaia in canvas con motivo a strisce oro o argento, passalacci metallici e doppio branding sull’intersuola e sull’immancabile soletta Lunaron by Nike. Ancora più interessanti la rivisitazione delle tre colorazioni classiche, nero, bianco e blu navy, grazie all’aggiunta - quasi impercettibile, ma piuttosto raffinata - di un accattivante gioco di cuciture tra l’interno e l’esterno della tomaia. Fragment Design, the famous studio founded by the guru of Japanese street-wear Hiroshi Fujiwara, restarts a collaboration with Converse under the mark of a more and more active Cons division. At center stage the classic CTS, remolded in a new premium version characterized by a upper in canvas with a pattern of gold and silver stripes, metal eyelets and double branding on the midsole and the inevitable insole Lunarlon by Nike. Even more interesting is the reinterpretation of three classic colorings, black, white and navy blue, through the addition (almost imperceptible, and quite refined) of an attractive seams pattern across the inner and outer side of the upper. 24
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MADE OF JAPAN GEL-LYTE III
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SNEAKER FREAKER x PACKER SHOES x Puma BLAZE OF GLORY
I nostri “colleghi” australiani della rivista Sneaker Freaker tornano sul luogo del delitto, e insieme a Puma ripropongono uno dei più amati concept di sempre, le Blaze of Glory versione “squalo” originariamente lanciate nel 2008 e riproposte nel corso del 2013. Questa volta però, ai due si aggiunge un terzo elemento: lo storico sneakers shop del New Jersey Packer Shoes, che aggiunge un’ulteriore collaborazione all’elenco dell’ultimo anno. La nuova versione delle Blaze of Glory riprende gli stessi materiali e alcuni dettagli della versione OG, ma aggiunge nuovi colori ispirati ad una storia di squali e sangue (!!!) accaduta davvero circa 100 anni fa lungo le coste del New Jersey...
Our Australian colleagues from Sneaker Freaker come back on the scene of crime, and together with Puma re-release one of the most beloved concept ever, the Blaze of Glory in the shark version originally launched in 2008 and already re-released in 2013. This time, though, the two elements are supplemented by a third: the historic sneaker shop from New Jersey, Packer Shoes, who added another collabo to the list of last year. The new version of the Blaze of Glory borrows the same fabrics and some details of the OG version, but it also adds new colors inspired by a story about sharks and blood (!!) that really took place some 100 years ago off the shores of New Jersey. 26
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MASTERMIND x REEBOK classic VENTILATOR
Ma non erano morti? Reebok, pur di rendere speciale il venticinquesimo anniversario delle sue storiche running Ventilator, è riuscita persino a resuscitare per un momento i giapponesi del brand Mastermind, ufficialmente chiuso nel 2013 dopo aver dominato per anni la scena con i suoi costosissimi capi d’abbigliamento. Il brand di Tokyo torna attraverso questo progetto collaborativo, prevedibile ma soddisfacente: un makeup premium nero e minimale, con il logo classico skull & bones in bella mostra. Weren’t they all dead? With a view to making the 25th anniversary of their historic running Ventilator into a special event, Reebok went so far as reviving for a second the Japanese guys from the brand Mastermind, officially closed in 2013 after ruling the scene with its very expensive clothing items. The brand from Tokyo comes back with this collaboration, not really unpredictable but satisfying: a black and minimal premium make-up, with the classic skull & bones logo on display. 28
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WTAPS x VANS OG ERA LX, OG STYLE 36 LX & OG SK-8 HI LX
La partnership tra Vans e il marchio giapponese di ispirazione militare WTaps continua stagione dopo stagione, con una ennesima collezione-capsula per l’autunno/inverno 2015-2016. Questa volta, a ogni modello viene riservato un trattamento diverso: tomaia bianca con suola vulcanizzata a contrasto in tre varianti colore per le Era; lavorazione “elephant” per la tomaia delle Sk-8 Hi; nero, blu o rosso totale per le Style 36, versione originale delle Old-Skool (che sono anche le nostre preferite del mazzo). The partnership between Vans and the Japanese brand with an army inspiration WTaps goes on year after year, and the fall-winter 2015-2016 will bring the umpteenth capsule-collection. This time, every model is treated differently for any other. White upper with vulcanized contrasting sole in three colorways for the Era; elephant treatment for the upper of the Sk-8 Hi; black, blue and total red for the Style 36, original version of the Old-Skool (which is also our best of the bunch). 30
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distribuito da u.b.C Via Piazzon 80 36051 Creazzo (Vi)
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ACRONYM x NIKE LUNAR FORCE 1 SP
Dopo aver chiesto al designer Herrolson Hugh di ripensare la linea ACG - trasformando l’arcobaleno di colori che da sempre la caratterizzava in un inno al minimalismo in bianco e nero - Nike ha portato la collaborazione alle estreme conseguenze, producendo un paio di sneakers in co-branding con il marchio fondato da Herrolson insieme a Michaela Sachenbacher all’alba dei Duemila. La scelta è caduta sulle Lunar Force 1, completamente decostruite grazie all’inserimento di una zip laterale che corre lungo il lato della tomaia. Una scelta che non lascia indifferenti, e che prevedibilmente non è piaciuta ai puristi delle Air Force 1. Ma senza dubbio coraggiosa.
After asking designer Herrolson Hugh to rethink the AG line (changing the rainbow that always characterized it into a paean to black and white minimalism), Nike brought the collaboration to its extreme consequences by producing a pair of sneakers in co-branding with the brand founded by Herrolson with Michaela Sachenbacher in the early 2000s. The chosen model is the Lunar Force 1, entirely deconstructed through the insertion of a lateral zip that runs through the side of the upper. A solution that won’t leave you unmoved, and that might not seduce the worshippers of the Air Force 1. But nonetheless a fearless idea. 32
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tel 0119277943 www.californiasport.info
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LIMITEDITIONS x LE COQ SPORTIF ÉCLAT
Dopo le Éclat “Rose-EXD” dello scorso anno, ecco una nuova collaborazione che vede protagonisti gli spagnoli di LimitEDitions e Le Coq Sportif. Al centro c’è sempre lo storico modello running della casa francese, ma questa volta il team del noto sneakershop con base a Barcellona ne ha stravolto completamente la natura, scegliendo pellami di prima qualità forniti dagli esperti delle Tanneries Roux per la tomaia e aggiungendo dettagli come il giglio traforato sulla punta. Packaging d’eccezione con doppi lacci e sacchettino per portarli in giro. Tutto Made in France, in sole 80 paia numerate.
After the Éclat “Rose-EXD” of the same year, here is a new collaboration whose leading parts are the Spanish guys from LimitEDitions and Le Coq Sportif. The focus is on the historic running model by the French company, but this time the team of the most renowned sneaker shop based in Barcelona radically transformed its nature, and chose prime quality hides provided by the experts of the Tanneries Roux for the upper, and added details like the punctuated lily on the tip. An exceptional packaging with double laces and dedicated sack to bring it with you. Only 80 numbered pairs entirely made in France. 34
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WHITE MOUNTAINEERING x ADIDAS ORIGINALS NASTASE
Dopo Stan Smith e ZX Flux, terza parte della collaborazione tra White Mountaineering e Adidas (che non sembra destinata a terminare presto). Il designer Yosuke Aizawa questa volta si concentra su un altro modello storico, le Nastase, riviste in chiave ultra minimale grazie ai materiali premium (pelle e suede) e a raffinati dettagli praticamente invisibili, come il pattern geometrico inciso tono su tono sull’heel tab e il logo White Mountaineering sul tallone. After the Stan Smith and the ZX Flux, here is the third part of the collaboration between White Mountaineering and Adidas (that doesn’t seem to be slackening soon). This time the designer Yosuke Aizawa worked on another historic model, the Nastase, reinterpreted in a minimal way through premium materials (leather and suede) and some almost invisible refined details, such as the geometric pattern engraved on the heel tab and the White Mountaineering logo on the heel. 36
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ATMOS x REEBOK VENTILATOR
Potevano mancare i giapponesi di Atmos, alla festa per il venticinquesimo anniversario delle Ventilator di Reebok? Ovviamente no. Ma il regalo che hanno portato alla festeggiata, in fondo non è granché: tomaia tutta nera in pelle dalla finitura opaca, mesh e suede, con intersuola bianca speckled e accenti blu. Che in fondo altro non sono che i colori che da sempre caratterizzano l’immagine dello sneakers store di Tokyo. Avremmo preferito un’idea più originale... Could the celebration of the 25th anniversary of the Reebok Ventilator fail to include the Japanese guys from Atmos? Of course, not. But the gift they gave to the guest of honor wasn’t up to much after all. An entirely black upper in leather with opaque finishing, mesh and suede, with a white speckled midsole and blue accents. These, by the way, are simply the colors that always represented the image of the sneaker store from Tokyo. We would have expected something more innovative.
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CHUCK TAYLOR ALL STAR II
La notizia è arrivata come una bomba proprio nei giorni più sonnacchiosi dell’estate: Converse lancia sul mercato mondiale le Chuck Taylor All Star II, “un adattamento contemporaneo tratto dal profilo inconfondibile della Chuck Taylor All Star che, per la prima volta, si appropria dell’innovativa tecnologia Nike Lunarlon, nell’obiettivo di massimizzare il potenziale di questa sneaker nel promuovere uno stile di vita sempre attivo e creativo”. Il comunicato stampa - dietro il tipico linguaggio del marketing - nascondeva in effetti una rivoluzione: Converse si apprestava a rinnovare il suo modello più noto e amato (e venduto), sfruttando al 100% la partnership con i laboratori ricerca & sviluppo di mamma Nike, che ha acquistato il brand con la stella nel 2003. Jim Calhoun, presidente e CEO di Converse, ha dichiarato che non si tratta “non solo di un nuovo modello, ma di un modo di pensare completamente diverso”. Ora che abbiamo in mano (pardòn, ai piedi) le Chuck Taylor II, possiamo dire che nella realtà dei fatti si tratta del giusto mix tra tradizione e innovazione: i dettagli che fanno le Chuck Taylor All Star, come il foxing monocrome bianco, il puntale in gomma e la toppa tonda, sono rimasti; ma dietro di essi si nascondono ritrovati tecnologici all’avanguardia. C’è il sottopiede interno in Lunarlon per una migliore ammortizzazione su tutto l’appoggio del piede e un miglior sostegno dell’arco plantare, il collare imbottito con schiuma, la linguetta antiscivolo a soffietto, una tomaia in canvas che promette di essere di massima qualità e resistenza. Con due anni di anticipo rispetto al centesimo compleanno di questo modello storico, è una vera rivoluzione. 40
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converse CHUCK TAYLOR ALL STAR II
The news arrived like an explosion during the most drowsy days of summer – Converse launches on the world market the Chuck Taylor All Star II, “a contemporary adaptation from the unmistakable profile of the Chuck Taylor All Star that, for the first time, implements the innovative technology Nike Lunarlon with a view to maximizing the potential of this sneaker in the promotion of a more and more active and creative lifestyle”. Using the unmistakable jargon of marketing the press release was announcing a revolution: Converse was preparing to renew its most famous and beloved (and sold) model by exploiting on a 100 percent basis the partnership with the Research and Development labs of its mother company Nike, who acquired the star-shaped brand in 2003. Jim Calhoun, president and CEO of Converse, declared that it’s “not only a new model, but an entirely different way of thinking”. Now that we have the Chuck Taylor II in our hands (sorry, on our feet) we can say that, as a matter of fact, it’s a proper mix of tradition and innovation. The details characterizing the Chuck Taylor All Star, like the white monochrome foxing, the rubber point and the round patch are still present. But in addition to them there are a number of cutting-edge technological findings. Take the inner sock liner in Lunarlon to enhance the damping power on the whole foot and grant a better support for the foot arch; take the foam-wadded collar; or take the padded non-slip tongue, and a upper in canvas that appears to be of highest quality and resistance. Two years before the hundredth anniversary of this historic model, what we are witnessing is a real revolution. 42
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Mancavano solo loro. I grandi classici running anni Novanta dell’azienda di Caerano di San Marco, modelli dall’alta qualità costruttiva e stilistica presenti nei cataloghi storici, sono finalmente tornati sugli scaffali, tutti quanti. Dopo N9000 e S8000 la collezione del meglio della casa veneta si completa con il remake delle V7000, portando a termine l’operazione di rilancio iniziata nel 2014. Le V7000, dove V sta per veloce, sono un modello adatto alla corsa su media distanza e all’ allenamento su asfalto, dalla linea accattivante e ancora assolutamente contemporanea. Saranno protagoniste - seguendo il percorso segnato da N9000 e S8000 - dapprima di una collaborazione con uno dei più importanti sneaker store al mondo (ancora top secret) e a seguire da un’edizione speciale limitata “Espresso Ristretto” fedelissima all’originale sia nei tessuti che nei colori, completamente Made in Italy e destinata al sold out in poco tempo. Le tre icone e il catalogo degli anni ‘90 verranno celebrate a fine ottobre con una catena di eventi “live” a respiro mondiale. 44
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They were the only missing models. The great running classics from the Nineties by the company from Caerano San Marco are models belonging to the historic catalogues and marked by high quality construction and style – they all come back on the shelves. After the N9000 and the S8000, the best collection of the Venetian company gets crowned by the remake of the V7000, thus completing the re-launch operation started in 2014. The V7000 (the V stands for “veloce”, i.e. fast) is a model suited for the medium distance races and training on asphalt; its line is absolutely intriguing and modern. It will be the protagonist (following the N9000 and the S8000) of a collaboration with one of the most important sneaker stores across the world (its name is still top secret) and then of a special limited edition, called “Espresso Ristretto” and very faithful to the original, both in the canvas and in the colors, entirely made in Italy and bound the be a quick sold-out. The three icons and the Nineties catalogue will be celebrated by late October with a series of live events on a global scale. Sneakersmagazine
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ct300, 576 & 1500 ‘Real Ale’ Made in England Verso la fine di Luglio New Balance ci ha invitato a Cockermouth, una piccola città nella Cumbria inglese a pochi passi dalla mitica fabbrica di Flimby, per uno sguardo – anche se sarebbe meglio dire, un assaggio – ad una delle principali edizioni speciali Made in England in programma per questo autunno 2015: il “Real Ale” Pack. Come forse saprete, nel 1982 lo storico brand americano allargò la sua produzione (fino a quel momento USA-only) anche all’Europa, scegliendo un piccolo stabilimento nel Nord Ovest dell’Inghilterra come base logistica per produrre e distribuire i suoi ricercatissimi modelli running, con un unico obiettivo: la qualità. Così, supportata dalla grande tradizione manifatturiera locale, la piccola fabbrica di Flimby in breve divenne il santuario delle migliori produzioni New Balance in Europa, creando un nuovo sigillo di qualità che oggi troviamo in bella mostra su tutte le linguette dei modelli prodotti da Flimby. Come ogni stagione, anche questo autunno New Balance celebra questa piccola grande storia con un pack speciale, ancora più speciale in questo caso perchè celebra un’altra grande eccellenza della tradizione inglese: la birra (ale). Il “Real Ale” Pack è composto da tre classici NB, ciascuno dei quali ispirato nel nome e nella colorazione ad un particolare tipo di ale tipicamente inglese: la 576 “Ye Old Flimby Prime”, la 1500 “The Cumbrian Red” e la CT300 “Chicken Foot IPA”. Ciascun modello è caratterizzato da una tomaia in pregiato pigskin suede con dettagli traforati, oltre che logo personalizzato ‘Real Ale Pack – Brewed in England” sulla linguetta e all’interno. 46
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new balance
ct300, 576 & 1500 ‘Real Ale’ Made in England
Towards the end of July New Balance invited us in Cockermouth, a small town in the English region of Cumbria, quite close to the historic plant of Flimby, to have a look (although we should say, a taste) to one of the most interesting special editions made in England that are due out this fall 2015 – the “Real Ale” Pack. As you probably know, in 1982 the historic American brand expanded its production (until then entirely made in Us) to Europe as well, choosing a small factory in the north-west of England as a logistic basis to produce and distribute its extremely sought-after running models, with a single goal in sight: quality. So the small factory of Flimby, supported by the great local manufacturing tradition, soon became the sanctuary of the best New Balance productions in Europe, creating a new quality seal that today makes a fine showing on every tongue of the models produced by Flimby. This fall too, like any other season, New Balance celebrates this small big story with a special pack, even more special since it also celebrates another great excellence of the English tradition, its beer (ale). The “Real Ale” Pack is comprised of three classics by NB, each of which was inspired in name and coloring by a special type of typical English ale: the 576 by “The Old Flimby Prime”, the 1500 by “The Cumbrian Red” and the CT300 by “Chicken Foot IPA”. Each model is characterized by a upper in precious pigskin suede with punctuated details, in addition to a customized logo that reads “Real Ale Pack – Brewed in England” on the tongue and lining.
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Asics Tiger guarda direttamente a una delle principali fonti di ispirazione dello streetwear negli ultimi anni: l’abbigliamento da lavoro americano, e i work boots invernali in particolare. Utilizzando materiali resistenti e rugged, i modelli dell’Asics Tiger Workwear Pack reinterpretano infatti proprio lo stile dello stivale da lavoro, declinandolo in versione premium grazie agli occhielli D-ring e ai lacci ispirati al mondo del trekking, mentre la soletta interna riporta i simboli del lavoro (ascia e martello). I colori si ispirano alla stagione autunnale: Marrone Tan/Sand per le Gel-Lyte III, Sand/Tan per le Gel-Lyte V e Tan/Burgundy per le GT-II. Tutte distribuite a partire dal 18 Settembre 2015 nei negozi platinum di tutta Europa.
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ASICS Tiger
GEL-LYTE III, GEL-LYTE V & GT-II
Asics Tiger looks at one of the main inspiration sources of the recent street-wear – the American work-wear and in particular the winter work-boots. Through the use of resistant and rugged materials, the models of the Asics Tiger Workwear Pack are reinventing the style of the worker’s boot, in a way that culminated in a premium version thanks to the D-ring eyelets and the trekking-inspired laces, whereas the insole shows the symbols of work (axe and hammer). The colorings are inspired by the fall season – Tan/Sand Brown for the Gel-Lyte III, Sand-Tan for the Gel-Lyte V, and Tan-Burgundy for the GT-II. All distributed from the 18 September 2015 in all the platinum shops of Europe.
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BALENCIAGA NEOPRENE HIGH SNEAKERS
La casa parigina fondata nel 1937 dal designer basco Cristobal Balenciaga ha senza dubbio una lunga storia di successi alle spalle. Ma quello che stupisce del marchio Balenciaga è soprattutto la capacità di adattarsi ai tempi per rimanere saldamente ancorato alla sua nicchia di mercato extra-lusso. Notevole successo hanno avuto infatti, nelle ultime stagioni, anche le proposte di calzature sportive, disegnate sotto la direzione creativa di Alexander Wang. Ecco l’ultima, pronta per arrivare sugli scaffali in questo primo scorcio di stagione fredda: un paiodi high-top costruite con pelle pregiata e neoprene. Silhouette di lontana ispirazione basket, come spesso capita alle sneakers di lusso negli ultimi anni. The Parisian company founded in 1937 by the Basque designer Cristobal Balenciaga has undoubtedly a long history of success behind it. But what is amazing with the brand Balenciaga is the ability to adapt to the epoch to remain firmly rooted in its extra luxury market niche. A great success was achieved – in the last seasons – by the new releases of sport shoes, designed under the creative lead of Alexander Wang. Here you can see the latest proposal, ready to reach the shelves in this early taste of the coming cold season; a pair of high-top made up of precious leather and neoprene. The silhouette exhibits a vague basketball inspiration, as is often the case when it comes to luxury sneakers in the last few years. 52
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DISTRIBUITO DA SPORTUP S.R.L. - WWW.SPORTUP.IT - TEL. 049 5599144
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RAF SIMONS X ADIDAS OZWEEGO ROBOT
Altro che le Stan Smith con la “R” traforata, vendute al quadruplo del prezzo delle versioni normali. Queste sì, sono scarpe che giustificano la collaborazione con un designer d’avanguardia: le Ozweego Robot prodotte da adidas insieme allo stilista belga hanno un look convintamente retrofutristico, che riflette l’ispirazione proveniente dalle tute spaziali vintage (pare che esistano davvero). Interessante il mix di materiali: pellami pregiati, mesh e componenti metallici, più dettagli decorativi in silicone. Prezzo poco sotto i 400 euro.
Forget about the Stan Smith with the punched R, sold at four times the price of the regular versions. This is really a pair of shoes that justify the collaboration with a designer in the forefront: the Ozweego Robot produced by adidas with the Belgian stylist exhibits a deliberately retro-futuristic look, reflecting the fact that it was inspired by the vintage space suits (it seems there really exist some). An interesting mix of materials: precious hides, mesh and metal components, decorative details in silicon rubber. The price slightly below 400 dollars. 54
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L.A. Gear è un marchio da sempre sinonimo di Hollywood-style, sin da quando fu fondato dal giovane imprenditore Robert Greenberg sul finire degli anni Settanta. Prima come skate brand, poi come azienda di sneakers dedicate principalmente al pubblico femminile, quando nei primi Ottanta l’aerobica si stava affermando presso il grande pubblico, segnando l’inizio dell’ossessione per il fitness in tutte le metropoli degli Stati Uniti. La scalata al successo di L.A. Gear (leggenda vuole che sia stato il commento di una cliente a suggerire il nome del brand) fu imprevedibile e repentina, fino a conquistare le vette del mercato Usa in un brevissimo arco di tempo. Nel 1985 lo sbarco nel mondo delle calzature con il modello Canvas Workout segnò un immediato, enorme successo: le scarpe L.A. Gear arrivano nello spazio di un solo lustro ad occupare il terzo posto delle classifiche di vendita, subito dopo Nike e Reebok, con un fatturato ben oltre gli ottocento milioni di dollari. Il brand non puntava sul contenuto tecnologico, ma su particolari capaci di incontrare i gusti del pubblico femminile, come ricami e inserti glitter. Uno stile perfetto per gli eighties, che rivive oggi nei modelli presenti all’interno del catalogo auunno/inverno 2015-2016 grazie al knowhow del distributore per l’Italia Sport Up.
L.A. Gear is a brand that was always synonymous with Hollywood-style, since the very time when it was founded by the young entrepreneur Robert Greenberg in the late Seventies. Originally as a skate brand, then as a company of sneakers designed for the women, when the aerobics was getting popular (during the early Eighties) among the general public, marking the beginning of a real obsession with fitness in every American metropolis. The climbing toward success (the legend has it that the name L.A. Gear was suggested by a comment of a female customer) was unexpected and sudden – it immediately reached the peaks of American market in a very short stretch of time. The landing on the shoes world in 1985 with the model Canvas Workout proved a prompt, enormous success: within five years the L.A. Gear shoes came to occupy the third position in the sale rankings, right after Nike and Reebok, with a billing quite above 800 million dollars. The brand didn’t set its sights on technological content, but on details that could attract all women, such as embroidery and glittered inserts. A perfect style for the Eighties, that nowadays gets revived in the models included in the fall-winter 2015-2016 catalogue, thanks to the know-how of the Italian distributor Sport Up. 56
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L.A. GEAR
FALL WINTER COLLECTION
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milano sneakers shop: la mappa
Si sente in giro dire che Milano è “la capitale italiana delle sneakers” (sic). Non che l’idea ci dispiaccia, visto che si tratta della città in cui viviamo e lavoriamo, ma la domanda è sorta inevitabile in redazione: può essere vero? Dunque, ci sembrava il caso di indagare più a fondo, a partire da quei luoghi magici in cui la connessione tra il prodotto e l’appassionato è più forte (e per “forte” intendiamo “gente che letteralmente sbava sopra un paio di Jordan IV, provocando le rimostranze del commesso”): gli sneakers shop. Così è nata la nostra mappa, completa di appunti sugli store milanesi. It is rumored that Milan is “the Italian capital of sneakers” (sic). Not that the idea dislikes us, given that Milan is the city where we live and work, but our question at the magazine was: is this possibly true? So we thought it worthwhile to investigate the issue more deeply, starting with the magic places where the connection between products and fans is stronger (and by “stronger” we mean “there are people who drool over a pair of Jordan IV in front of the salesclerks”): the sneaker shops. Thus was born our map, organizing some notes on the Milanese stores, 58
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INNER.: • target non giovanissimo e tendenzialmente conoscitore del mondo della moda, ma anche veri sneakerhead. Eventi speciali molto partecipati • scelta di prodotti limitata ma curata nel dettaglio, frequenti anteprime ed esclusive. Cerca di strizzare l’occhio a un’élite di pubblico ben informato • progetti collaborativi ad hoc • prezzi sopra la media, prodotti sopra la media • il negozio rappresenta in maniera ottimale la propria identità. Curato ma minimale, e allo stesso tempo ricco. In molti sensi • propone anche una selezione di abbigliamento fashion/ streetwear di alta gamma • target not so young and usually familiar with the world of fashion, but also genuine sneakerheads. Densely crowded special events • limited choice of products, but care of details, frequent and exclusive previews. Tries to wink at an elite and well informed public • ad hoc collaborative projects • above-average prices and products • they aptly represent their identity. Well-kept but minimal, and rich, in many senses • also proposing a selection of first-rate fashion/streetwear clothes
ONE BLOCK DOWN: SPECIAL: • clientela molto varia, dai giovanissimi milanesi ai turisti over 40. Affluenza ottima e costante grazie alla posizione strategica e all’aspetto curato delle vetrine. Preparazione del personale a volte tarata sulla fetta meno informata del pubblico • scelta dei prodotti piuttosto vasta, con molti modelli hype e collabo in edizione limitata. Al piano superiore, reparto dedicato esclusivamente a chi gioca a basket • layout del negozio accattivante, spazio sfruttato con intelligenza • ampia offerta di abbigliamento. Selezione curata e attenta alle novità • una zona outlet potrebbe rendere davvero completo il negozio
• target giovane. Clientela generalmente informata: molti entrano in negozio cercando un modello specifico • scelta accurata delle release, presenti limited edition e collabo più importanti del momento • è lo store più piccolo della categoria, per quanto lo spazio sia ben gestito • oltre alle sneakers, quasi niente • young target. Well-informed customers. Many comes to the shop to buy a particular model • careful selection of the releases, the most important and latest collaborations and limited editions • the smallest store in the sector, but the space is well organized • beside sneakers, almost nothing
• diversified clientele, from the very young Milanese to the over-40 tourist. Good and constant crowd owing to its strategic location and the well-tended look of the windows. A qualified staff often trained to deal with the poorly informed customers • quite large selection of products, many hype models and collabos in limited edition. The second floor of the shop is exclusively dedicated to the basketball players • the shop has an attractive layout, maximum use of space • wide supply of clothes, well-kept selection and fresh new models • an outlet zone might complete more fully the shop
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AIRNESS: • clientela varia, dai teenager ai quarantenni, da chi pensa che MJ sia un cantante a chi sa a memoria il codice prodotto delle scarpe che sta cercando. Flusso di clientela costante, favorito dalla posizione • scelta di prodotti ampia che soddisfa diversi tipi di cliente: da quello in cerca di sneakers tecniche-performance per lo sport, a chi passa per l’ultima release in edizione limitata. Presenti limited edition e collaborazioni in quantità • il negozio e piccolo, ma ben organizzato: a sinistra scarpe e abbigliamento tecnico, a destra le release più modaiole • la proposta di abbigliamento si limita quasi esclusivamente alle canotte da basket (ma che selezione!) • heterogeneous customers, from teenagers to 40-year-olds; from those who think that MJ is a singer and those who know by heart the product code of the shoes they’re looking for. Constant flux of customer, favored by its position. • wide selection of products to satisfy various kinds of customers: from those who wants technical-performance sneakers for sport to those who go there for the latest limited edition. Rich in limited editions and collabos • a small shop, but well organized: on the left shoes and technical clothes, on the right the most fashionable releases • the supply of clothes includes just the basketball vests (but what a good selection)
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SIZE?: • clientela molto varia. Affluenza di pubblico abbondante, molti turisti grazie al nome internazionale e alla posizione • scelta dei prodotti curata, specialmente per una catena europea. Presenti molte delle principali collaborazioni e delle release più hype • interessante layout del negozio, organizzato in aree diverse per tipologia di prodotto • scelta dell’abbigliamento particolare (molto inglese, verrebbe da dire). Offre la possibilità di trovare brand non presenti in altri negozi, come Ellesse • varied clientele. Huge crowd of customers, many tourists owing to the international name and position • smart selection of products, especially for a European chain. Most prominent collaborations and most hype releases are present • an interesting layout, the shop is organized in various areas by category of product • a peculiar selection of clothes (quite British, we might say). One can find brands that other shops don’t treat, e.g. Ellesse
THE REISSUES B1 TENNIS SHOE
FREDPERRY.COM
Distribuito da Socrep SRL Sneakersmagazine
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sneakers shop: la mappa
SPACE23: • clientela soprattutto giovane. Buona pubblicità dovuta alla proprietà in mano ad atleti di successo come Marco Materazzi e Stefano Mancinelli • pressoché completa la presenza di collaborazioni e prodotti a tiratura limitata • negozio ampio e ben presentato, arredamento e decoro a dir poco ridondante • presenti anche modelli tecnici da calcio e da basket • a mostly young clientele. Good communication because the shop is owned by successful athletes such as Marco Materazzi and Stefano Mancinelli • a full supply of collaborations and limited-edition releases • a wide and well-kept shop, a bit redundant furnishings • numerous technical soccer and basketball models
HOUSE OF HOOPS BY FOOTLOCKER: • il negozio con più clientela in assoluto, nella posizione più centrale in assoluto. Molti turisti e clientela di ogni tipo, attratta dal marchio Footlocker • buona selezione di modelli, con esclusive e collabo. Ma solo Nike e Jordan, ovviamente. Il prodotto predominante rimane quello di derivazione tecnica • Aspetto curato, ma poco chiaro. Paradossalmente limitata la scelta di abbigliamento e accessori • the shop with absolutely the largest clientele, and the most central location. Many tourists and customers of any kind, attracted by the brand Footlocker • good selection of models, including exclusive issues and colabos. But only Nike and Jordan, of course. Prevalent product is from the technical sector • well-kept look, but confusing. A poor choice of clothing items and accessories
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DISTRIBUITO DA SPORTUP S.R.L. - WWW.SPORTUP.IT - TEL. 049 5599144 Sneakersmagazine
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TOO MANY (LIMITED) SNEAKERS edizioni limitate e Collaborazioni stanno uccidendo le collezioni di linea?
Il sistema economico in cui viviamo ci ha abituato a non considerare mai l’eventualità che potremmo avere qualcosa di troppo. Siamo votati alla crescita e al consumo. E certo non spetta a noi, che abbiamo armadi interi, cantine, camere - perfino magazzini fuori città pieni di scarpe, raccontare quanto sia sbagliato ragionare in questo modo, magari metterci a sostenere la decrescita felice, o perfino la sobrietà... No, non è proprio il caso. Non saremmo credibili, e francamente non ci interessa neanche. Eppure la nostra propensione all’accumulo e/o al collezionismo - chiamatelo come volete - non ci impedisce di notare quando le cose diventano strane ed eccessive. Anche all’interno di un mercato strano ed eccessivo come quello delle sneakers. L’evoluzione più strana ed eccessiva che abbiamo osservato nell’ultimo decennio è soprattutto una: la proliferazione delle limited edition, soprattutto di quelle collaborative. Prendete una settimana a caso di un anno a caso (o quasi): l’inizio di settembre 2015. Sette giorni nel corso dei quali sono arrivate sugli scaffali qualcosa come una ventina di collabo in edizione limitata. Più di due al giorno. Nel mucchio spiccavano le Puma Blaze of Glory di Sneaker Freaker, le Air Trainer 1 Mid di Fragment, le Lebron 12 Elite di Pigalle, le Reebok Classic Leather di Naked, le adidas ZX Flux e Trail Mid di Extra Butter, le Le Coq Sportif R1000 di Mita, le Vans Era di Wtaps... L’elenco potrebbe andare avanti ancora un bel pezzo. Alcuni di questi prodotti sono andati esauriti in pochi secondi, altri a tutt’oggi continuano a far bella mostra di sé sugli scaffali, concreti o virtuali, dei negozi. Ma il punto è che diventa sempre più complicato, per un paio di sneakers a edizione limitata, farsi notare tra la folla. Non è nostalgia, ma un fatto, che fino ai primi anni Duemila le cose fossero molto diverse. Un paio di sneakers collaborative, fino al 2003/2004, erano qualcosa di davvero raro e speciale. Di solito il progetto veniva sviluppato insieme a un artista, a un designer, a un rivenditore o a una qualsiasi personalità del mondo sneakers che avesse un legame particolare con il brand che glielo proponeva. In 64
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Wu-Tang Clan x Nike (1999)
Stash x Nike (2003)
Supreme x Vans (1996)
Sneaker Freaker x Puma (2015)
poche parole, era il lieto fine di una bella storia. Pensate alle prime Vans di Supreme, un paio di Old Skool tutte camouflage del 1996, che se uscissero oggi causerebbero disordini su entrambe le coste degli Stati Uniti. Oppure alle Dunk High con il marchio del Wu-Tang Clan del 1999. O ancora, alle Air Max BW colorate d’azzurro da Stash nel 2003. Ognuna di quelle release ha lasciato il segno, e merita di essere ricordata anche in una cultura - a volte abbiamo qualche dubbio, sul fatto che sia degna di essere chiamata così - che per definizione ha la memoria corta. Tra le collabo viste nel 2015, quale sarà ricordata tra dieci anni? Oggi può capitare che una singola realtà creativa - che sia un artista o uno store, non importa - partecipi a più di un progetto collaborativo al mese. Nel corso dell’ultimo anno
Extra Butter x Adidas (2015)
solare Ronnie Fieg ha collaborato con Asics, Puma, Buscemi, Sebago, PONY, New Balance, Filling Pieces, Caminando e... Heineken. Tanto per fare un esempio. Ovviamente per un singolo designer, anche se molto abile, è impossibile trovare la giusta connessione ogni volta, avendo a che fare con brand tanto diversi. Dunque le limited edition collaborative si trasformano in una specie di gioco, nel quale la stessa formula viene applicata in contesti diversi: come se rivenditori e designer fosser writer intenti a diffondere le proprie tag. Solo che invece di farlo gratis per i muri delle città, lo fanno a pagamento su un prodotto destinato alla vendita. Strano, no? Ma non ci sono solo collaboratori super-impegnati: dall’altra parte dello specchio esistono infatti marchi che sembrano felici di inflazionare i propri progetti collaborativi. Pensate Sneakersmagazine
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a Reebok, e alle limited edition che celebrano i venticinque anni delle storiche running Ventilator: da gennaio a settembre, abbiamo contato poco meno di 40 (sì, quaranta) uscite. Possibile che i partner abbiano, tutti quanti, la capacità di reinterpretare in modo significativo lo stesso modello? Il dubbio è lecito. Ai tempi di Tangentopoli, alcuni politici italiani cercarono di difendersi dalle accuse di corruzione sostenendo che pressoché tutti i politici erano corrotti. Tutti colpevoli, dunque nessun colpevole. I grandi brand del mondo sneakers sembrano voler giocare allo stesso gioco: se tutte le release sono speciali, nessuna lo è davvero. Solo che in questo caso sembrano non rednersi conto che non stanno difendendo i propri interessi, ma anzi, al contrario, stanno attaccando il prestigio dei propri marchi. È anche possibile, però, che non si tratti di un caso, ma di una vera e propria strategia deliberata, con l’obbiettivo di dividere il mercato: da una parte il pubblico generalista, per niente interessato alle storie che stanno dietro le sneakers e poco allo stile che sta loro davanti; dall’altra il pubblico informato, che conosce meglio il prodotto e quello che rappresenta. Ai primi saranno dedicate le general release, ai secondi le limited edition e le collaborazioni, che costituiscono a tutti gli effetti una collezione di linea parallela, semplicemente più frammentata e - a volte, mica sempre - complessa da reperire. Ma il risultato potrebbe non essere positivo: modelli inline sempre meno curati, modelli a tiratura limitata sempre più improbabili e sempre meno esclusivi. Tanto più che già ora gli sneakerhead (o cosiddetti tali) non sembrano più essere interessati ai modelli di linea, come se fossero invisibili, e questo nonostante il fatto che nel mare delle general release si trovi ancora qualche perla rara. Davanti a uno scenario del genere, non è forse il il caso di cambiare direzione una volta per tutte? 66
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The economic system in which we live taught us to exclude the hypothesis that we might have too much of something. We are bound to develop and consume more and more. And it shouldn’t be us (for we have whole closets, basements, even depositories, full of shoes) to explain how wrong is to think in that way, perhaps arguing for some happy notions of degrowth or even sobriety. No, we’d better leave the hassle to others. We wouldn’t be credible, and frankly we don’t even care about that. Yet our proclivity to storing up and collecting shoes – call it as you prefer – doesn’t prevent us from noticing that the situation is becoming too strange and excessive. Even within a market so strange and extreme such as the sneaker market. The strangest and most immoderate evolution we’ve been observing for the last ten years is the following: an explosion of limited editions, especially the collaborative ones. Choose a week at will of a year at your will – let’s say, the first week of September 2015. Seven days during which about twenty collaborations in limited editions reached the shelves. More than two each day. The models that stand out are: the Puma Blaze of Glory by Sneaker Freaker, the Air Trainer 1 Mid by Fragment, the Lebron 12 Elite by Pigalle, the Reebok Classic Leather by Naked, the adidas ZX Flux and Trail Mid by Extra Butter, the Le Coq Sportif R1000 di Mita, the Vans Era di Wtaps… And the list might continue. Some of these products were sold-out in a matter of seconds, others are still making a fine showing from the shelves, real or virtual, of the shops. But the point is that it’s become more and more difficult, for a pair of sneakers in limited edition, to draw attention on itself from the crowd. It’s a matter of fact (not a nostalgic feeling) that until the early 2000’s the situation was much different. A pair of collaborative sneakers, until the season 2003-2004, was something rare and special. A project was usually developed with an artist, a designer, a reseller or any personality from the sneaker world who entertained a special relationship with the brand who asked them to join. In other words, it was a nice story’s happy ending. Take the first Vans by Supreme, a pair of Old Skool entirely camouflage dating back to 1996, that if they were to be released today they will cause riots on both coasts of the United States. Or take the 1999 Dunk High bearing the brand of the Wu-Tang Clan. Or the Air Max BW that Stash
Concepts x New Balance (2014)
Ronnie Fieg x Asics (2015)
painted of sky blue in 2003. Each of these releases marked an epoch and deserves to be remembered even in a culture such as ours (assuming we still want to call it a culture) which is short-sighted by definition. Which one of the collaborations we saw in 2015 will be remembered in the next ten years? Today it may happen that a single creative reality – whether an artist or a store, doesn’t matter – takes part in more than one collaborative project every month. Over the last year Ronnie Fieg collaborated with the following: Asics, Puma, Buscemi, Sebago, PONY, New Balance, Filling Pieces, Caminando and... Heineken. Just in order to make an example. It is clear that a single designer, no matter how skillful he may be, cannot find the right connection every time, for he has to deal with such different brands at the same time. Hence the collaborative limited editions tend to become a sort of game, where the same formula gets applied to different contexts – much as if the resellers and designers were like writers bent on disseminating their own tags. Except that instead of working for free on the walls of the cities, they play for money on a product which is supposed to be sold to the public. Isn’t this a bit strange? And there isn’t just the issue of super busy collaborators. On the other side of the mirror there are brands that appear eager to inflate their own collaborative projects. Think of Reebok and the limited editions to celebrate the 25th anniversary of the historic Ventilator: from January to September, we counted slightly less than 40 (yes, forty) issues. Surely the various partners all have the ability to rein-
Shoe Gallery x Reebok (2015)
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TOO MANY (LIMITED) SNEAKERS
terpret in a special way the same model? There is room for doubt. During Tangentopoli, some Italian politicians tried to defend themselves against the charge of corruption by claiming that almost all politicians were corrupted. All guilty, therefore no culprits. The great brands of the world of sneakers seem to be having the same view of the current situation: if all the releases are special, then no single release is really special. Except that in this case they don’t seem to realize they aren’t really defending their own interests; on the contrary, they are mining the reputation of their own brands. It may be, however, that it’s not a coincidence, but a deliberate strategy, with the purpose of dividing the market. On one side, the general public, who doesn’t care at all about the personal stories behind the sneakers, and very little about the style they end up exhibiting; on the other side, the informed opinion, who knows better, both the product and what it represents. The former group will be targeted by the general releases, the latter by the limited editions and the collaborations, that represent in every respects a parallel line collection, except that their models are more fragmented and (sometimes, not always) more difficult to obtain. But the result might be negative: inline models more and more neglected, limited distribution models more and more unpalatable and less exclusive. Not to mention that the (so-called) sneakerheads don’t seem to be attracted by the line models, much as if they had become invisible, and this in spite of the fact that the ocean of the great releases still includes some black pearls. In the prospect of a scenario like that, aren’t we considering to change direction once and for all? Sneakersmagazine
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RETRO BASKET IS DEAD (?)
I tempi cambiano, il mercato cambia. E a volte non c’è neppure bisogno del conforto delle statistiche per accorgersene, basta fare due passi in città. Soprattutto se sei abituato a guardare in basso: non nella speranza di scorgere banconote perdute dai passanti, ma semplicemente per identificare le sneakers più diffuse tra la folla. A Milano ad esempio - e non c’è dubbio che si tratti di un punto di osservazione privilegiato, come vi abbiamo raccontato qualche pagina più indietro - il panorama negli ultimi anni è mutato radicalmente. Per dirla in poche parole, dall’orizzonte è sparito ogni modello retro basket. Niente più Nike Court Force o Air Flight, niente più Adidas Conductor e quasi neppure Reebok Pump Omni Lite. In compenso, continuiamo a vedere a ogni angolo modelli running e tennis, dalle Air Max di Nike alle 576 e 574 di New Balance, alle onnipresenti Adi68
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Times change, and the market changes as well. Sometimes there is no need to check the figures to see it, you simply need to take a walk in the streets. Especially if you are used to look down, not in the hope of finding some lost banknotes, but to identify the most popular sneakers among the crowd. For example, in Milan – and this is by all means a critical observation post, as we were trying to explain a few pages ago – the scene has changed a lot in last few years. To put it bluntly, all retro basket models have simply disappeared. There is no more Nike Court Force’s or Air Flight’s, no more Adidas Attitude’s; and there is almost no Reebok Pump Omni Lite’s in the streets. In return, we continue to see more and more running and tennis models at any corner – from the Nike Air Max to the 576 and 574 by New Balance and the ubiquitous Adidas Stan Smith. To be honest, we also run into some pairs of Air Force One and Superstar, but these are basket models only in theory, for in fact the common perception is that they are mere lifestyle sneakers. In other words, heritage basket seems to have lost the generation of those in their 20 to 40 and the impression
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RETRO BASKET IS DEAD (?)
das Stan Smith. Certo, si continuano a vedere in giro Air Force One e Superstar, ma quelli sono modelli solo teoricamente da basket, ormai percepiti dal pubblico come semplici sneakers lifestyle. Insomma, il basket heritage sembra aver perso la generazione dei venti/quarantenni, e l’impressione è confermata dal totale fallimento sul mercato di alcune operazioni di remake, come quella tentata da Nike con le Air Command Force l’anno scorso. Non è un cambiamento da poco. Il basket è infatti lo sport più intimamente connesso alla sneakers culture, che nonostante le differenze geografiche - che pure rimangono - è inevitabilmente legata allo stile di vita statunitense. E l’NBA americana, più che una lega, è ormai un marchio commerciale presente in tutti e cinque i continenti. Il legame tra basket e sneakers culture viene nutrito e celebrato spesso dagli stessi giocatori della lega professionistica americana, che non esitano a definirsi sneakerhead: Nate Robinson degli L.A. Clippers, P.J. Tucker dei Phoenix Suns, Nick Young dei Lakers... l’elenco sarebbe molto, molto lungo. Però questi giocatori sono come il mercato: vedono un solo marchio, quando si tratta di retro basket. E com’era semplice immaginare, quel marchio è un piccolo uomo che salta con le gambe divaricate e la mano protesa verso l’alto. Già: solo il brand Jordan continua a vendere i suoi modelli classici. Dalle Jordan I alle Jordan XI almeno, tutti i modelli legati alla carriera di Mr. Air si vedono ovunque, nei video rap, agli angoli delle strade, sui parquet dei professionisti della palla a spicchi. Crediamo non dipenda solo dal nome che portano. Converse ad esempio ha provato a fare remake delle Pro Leather di Ju70
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lius “Dr.J” Erwing, e perfino delle Weapon indossate da Larry Bird e Earvin “Magic” Johnson nel corso di alcuni duelli rimasti nella storia dello sport e dell’immaginario pop americani. Ma in entrambi i casi il risultato è stato zero o poco più, nonostante i nomi coinvolti. Il marchio Jordan, semplicemente, è riuscito a sopravvivere alla crisi del settore retro basket perché aveva le spalle più larghe: un’intera azienda dedicata a una sola linea di prodotto, molti più soldi. Ma soprattutto la forza dell’icona-Jordan, che per i giovani neri americani ha avuto un impatto semplicemente storico. Un’icona che poteva ancora essere sfruttata per premere sul mercato, creando artificialmente grande desiderio nei consumatori grazie ai retro model tirati in edizioni limitate e all’hype creato su internet. Che non sempre viene dal basso, anzi. Insomma: il mercato del basket retro si è ristretto, e Jordan si è pappato l’ultima fetta rimasta della torta (che non è poi così piccola, a dire il vero). Ma il vero vincitore di questa guerra commerciale è il settore running, che ha un alleato imbattibile: il cambiamento climatico che sta portando sempre più caldo, non solo in Europa. Con otto mesi di primavera/estate all’anno, suole e tomaie super-light sono destinate a fare sempre la parte del leone. I modelli basket degli ultimi trent’anni hanno altre caratteristiche: supporto della caviglia, ricerca della stabilità a discapito della leggerezza, in generale una sensazione completamente opposta alla sfuggevolezza delle scarpe da running. Ma noi continuiamo a sperare di rivedere presto ai piedi dei quindicenni le Barkley 2 del 1994, le Mutombo del 1992, le Question del 1996... Speranza vana, dite? Vedremo, non si sa mai.
is confirmed by the complete failure of some remake initiatives on the market, such as the one attempted by Nike with the Air Command Force last year. That isn’t a minor change. For basketball is the sport most deeply connected to the sneaker culture, which is in turn strictly tied to the American way of living, quite independent of the geographic peculiarities that still remain. And the American NBA, more than a league, has become a commercial brand that is present in all the five continents. The link between basketball and sneaker culture is nourished and celebrated by the very players of the American professional league, who don’t hesitate to call themselves sneakerheads – Nate Robinson of the L.A. Clippers, P.J. Tucker of the Phoenix Suns, Nick Young of the Lakers. And the list is much longer than that. But these players are like the market – when it comes to retro basket, they only see a single brand. And not surprisingly, the single brand they see is a small man that jumps with his legs wide apart and an outstretched arm. Yeah, it’s Jordan the only brand who continue to sell its classic models. All the models (at least from the Jordan I to the Jordan XI) linked to Mr. Air’s career can be seen everywhere, from the rap videos to the streets and parquets trodden by the athletes of the sliced ball. We believe that it’s not due solely to their names. For example, Converse tried to release a remake of the Pro Leather of Julius “Dr. J” Erwing and even of the Weapon used by Larry Bird and Earvin “Magic” Johnson during some duels that made history of American basketball and the American pop culture. But in both cases the result was zero or slightly more, notwithstanding the names involved. The thing, to put it simply, is that the brand Jordan survived the crisis of the retro basket because it has broader shoulders – a whole company specializing in a single line of product, so more money to support it. Even more importantly, the strength of the icon Jordan, that among the black young have always had a deep impact. An icon that was exploited to win the market, and create a craving in the customers through the limited-edition retro models and the hype produced by the internet. Which isn’t always a bottom-up phenomenon, by the way. In short, the market of retro basket contracted a lot and Jordan gobbled up the last slice of the cake (which isn’t so small, to be honest). But the real winner of this commercial wars is the running sector, which can count on an unbeatable ally: the climate changes that are rising the temperatures, not only in Europe. When the spring-summer season lasts some eight months, super-light soles and uppers are bound to take the lion’s share. The basket models from the latest thirty years have other characteristics: support of the ankle, a search for stability to the detriment of lightness, a general feeling that’s completely different from the nimbleness of the running shoes. But we still hope to see the young, sooner or later, wearing the 1994Barkley 2, the 1992Mutombo, the 1996 Question. Vain hopes, you think? We’ll see, you never can tell. Sneakersmagazine
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Anche chi ha alle spalle una tradizione solida non può rinunciare a intraprendere percorsi innovativi. Anche un marchio come Superga, attaccatissimo alle sue radici, tanto da prendere il nome dall’alto colle che sorge a est di Torino e che fa da sfondo con la sua basilica - agli stabilimenti fondati da quella che ai tempi si chiamava società anonima per azioni Walter Martiny nel lontano 1911. Dunque il brand italiano per l’autunno/inverno 2015-2016 non propone solo nuove versioni delle sue classiche 2750 - peraltro, sneakers estive per eccellenza - ma anche una serie di modelli che introducono novità di stile e di costruzione. Ad esempio le polacchine 2799, con tomaia in pelle scamosciata e fodera in cotone, sono dotate della nuova suola “naked” progettata dal reparto ricerca & sviluppo della casa piemontese: realizzata usando la gomma naturale vulcanizzata tipica dei modelli Superga, ma senza foxing, per ottenere una suola leggera, flessibile e allo stesso tempo assolutamente aderente allo stile Superga che ben conosciamo. 72
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superga
2799
Even those who are fortified by a solid tradition cannot refrain from beating new paths. A brand like Superga is a case in point, strongly attached to its roots, to the point of taking its name from the hill on the east of Turin providing the background (with its basilica) to the factories of what in 1911 was the anonymous joint-stock company Walter Martiny. For the fall-winter 2015-2016 the Italian brand doesn’t propose just some new versions of its classic 2750 (which, by the way, is a most typical summer shoe) but also a series of models that introduce some fresh novelties of style and construction. For example, the half-boot 2799, featuring a upper in chamois leather and cotton lining, is equipped with the new naked sole designed by the Research & Development department of the Piedmontese company. Realized using a vulcanized natural rubber typical of the models by Superga, but without foxing, in order to have a sole that could be lightweight, flexible and at the same time in keeping with the typical Superga style that we are used to. Sneakersmagazine
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50 anni sono passati da quel 9 agosto 1965, giorno in cui Singapore ottenne l’indipendenza dall’impero britannico e avviò il processo che l’ha portata a essere, oggi, una delle tigri economiche del sud-est asiatico. Per celebrare questo anniversario, Puma ha offerto al più noto sneakers shop della città-stato, Limited Edt, la possibilità di realizzare un’edizione collaborativa delle Blaze of Glory SG50. Mandeep Chopra e il suo team creativo hanno dunque preso ispirazione da una delle più celebri attrazioni turistiche di Singapore, il Merlion, statua raffigurante una creatura mitologica con testa di leone e corpo di pesce, ormai divenuta simbolo del paese. Così il modello è stato customizzato con l’aggiunta di materiali pregiati e texture contrastanti che richiamano le caratteristiche della mitica creatura: la tomaia presenta parti in pony grigio argentato e squame in 3D, realizzate in materiale rifrangente 3M, per rappresentare rispettivamente la criniera del Merlion e il suo corpo; la suola di gomma maculata semitrasparente rappresenta, invece, l’acqua da cui emerge. La scarpa presenta altri legami con il patrimonio storico di Singapore: la soletta interna racconta la storia della città “dei leoni”, mentre i lacci e la linguetta sul tallone sono bianchi e rossi, i colori della bandiera nazionale. Un’edizione davvero limitata - solo 215 paia - che segna l’inizio di una collaborazione in tre fasi tra Puma e lo store asiatico e che sarà in vendita, in Italia, in esclusiva da Slam Jam a Ferrara, Sneakers 76 a Taranto e Urban Jungle a Roma.
50 years have passed since the day (9 August 1965) when Singapore got its independence from the British Empire and started the process that culminated in its being one of the economic tigers in Asian south-east. To aptly celebrate this anniversary, Puma offered a chance to realize a collaborative edition of the Blaze of Glory SG50 to the most famous sneaker shop in this city-state. Mandeep Chopra and his creative team took inspiration from one of the most famous touristic attractions of Singapore, the Merlion, a statue portraying a mythical creature with a lion head and fish body, by now a symbol of the country. Thus the model was customized through the addition of valuable fabrics and contrasting textures that are reminiscent of the features of the mythic creature: the upper shows parts in silver grey pony and 3D scales, realized in refractive material by 3M, to represent respectively the mane of the Merlion and his body; on the other hand, the sole in maculated semi-transparent rubber represents the water from which it emerges. The shoe presents various links to the historic patrimony of Singapore: the insole tells the story of the “lions” city, while the laces and tongue on the heel are red and white, the colors of the national flag. A really limited edition (only 215 pairs) that marks the beginning of a collaboration in three steps between Puma and the Asian store and that will be available, in Italy, only at Slam Jam (in Ferrara), Sneakers 76 (in Taranto) and Urban Jungle (in Rome).
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LIMITED EDT X PUMA
BLAZE OF GLORY SG50
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PUMA
R698 ‘MATT & SHINE’
Le R698 sono senza dubbio uno dei modelli più popolari di Puma, lanciato sul mercato nel corso dei Novanta e caratterizzato dalla linea sfuggente e quintessenzialmente running, oltre che naturalmente dall’implementazione della tecnologia Trinomic. Le R698 nelle ultime stagioni sono state oggetto di diverse riedizioni collaborative: ricordiamo quelle con Brooklyn We Go Hard, House of Hackney, Vashtie, Alife, Ronnie Fieg. Ma anche tra le versioni di linea ci sono varianti interessanti, come questa chiamata “Matt & Shine” e caratterizzata dalla tomaia rivestita interamente in nylon con finish opaco in contrasto con la suola bianca contraddistinta dal logo Trinomic.
The R698 is by all means one of the most famous models by Puma, launched on market during the Nineties, and characterized by a tapered and essentially running line, in addition of course to the presence of Trinomic technology. The R698 was targeted by a number of collaborative remakes over the latest seasons: we can mention those made with Brooklyn We Go Hard, House of Hackney, Vashtie, Alife, Ronnie Fieg. But also the line versions include some very interesting variants, like this one called “Matt & Shine” and characterized by a upper entirely covered by nylon with opaque finish that is in contrast with a white sole marked by the Trinomic logo.
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new york yankees footwer
VADIM MAN
Il successo delle sneakers a marchio New York Yankees ha ormai superato i confini geografici degli Stati Uniti e quelli culturali degli appassionati di baseball Made in Usa. Non c’è bisogno di sapere chi fossero Babe Ruth, Lou Gehrig, Mickey Mantle o Joe Di Maggio per apprezzare un modello come le Vadim, high-top che mischia con abilità ispirazioni prese di peso dal periodo d’oro degli anni Novanta. Le Vadim tornano sugli scaffali per la stagione fredda con una tomaia in pelle e mesh dalla colorazione sobria e un po’ militaresca, caratterizzata da accattivanti accenti verdi sulla base grigio fango. Come gli altri modelli del brand, anche le Vadim sono firmate SFD Atelier, lo studio francese che realizza entrambe le collezioni presenti all’interno del catalogo autunno/inverno 2015-2016: alla classica collezione Sport si affianca infatti la collezione Fashion, caratterizzata dall’uso di materiali di prima scelta e da un gusto originale e talvolta irriverente. The success of the sneakers by the brand New York Yankees already trespassed the geographic borders of the US and the cultural borders of the fans of American baseball. There is no need to know who was Babe Ruth, Lou Gehrig, Mickey Mantle or Joe Di Maggio to appreciate a model such as the Vadim, a high-top that cleverly combine the basket and skate features that were unearthed from the golden age of the Nineties. The Vadim comes back on the shelves with a upper in leather and mesh featuring a sober and slightly army colorway, marked by intriguing green accents on a mud-grey basis. Like other models of the brand, the Vadim too is signed SFD Atelier, the French agency realizing both collections in the fall-winter catalogue 2015-2016 – indeed the classic Sport collection is now backed up by the Fashion collection, characterized by the use of prime quality materials and an original and at times irreverent inspiration. 78 78
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Dopo avervi presentato negli scorsi numeri i modelli Aria e Albatross, legati rispettivamente alle tecnologie Air Cushion e Fulcrum, oggi vi portiamo alla scoperta di questa nuova sneakers prodotta dal brand finlandese: Fusion 2.0. Questa nuova sneakers è un tributo al modello Fusion prodotto nel 1996 da Karhu, che in quella stagione rappresentava il top di gamma della collezione running. A distanza di quasi vent’anni, l’azienda dell’orso ha chiesto allo stesso designer che creò la prima Fusion, di produrne una rivisitazione: per questo vediamo comparire la dicitura “2.0”. La scarpa ha così mantenuto un’anima anni ’90 ma con uno sguardo proiettato al futuro, riuscendo a dare continuità al volere e al credo dell’azienda per cui l’innovazione è ancora più grande se supportata dalla storia. Non poteva essere diversamente, per chi rappresenta una novità nel mercato di settore nonostante i quasi 100 anni di storia e esperienza.
Info: Sport Leader s.r.l. mail: info@sportleader.pro tel: 0171/413175 80
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KARHU
FUSION 2.0 After presenting the Aria and Albatross models in the previous issues, connected respectively to the Air Cushion and Fulcrum technologies, we present in this issue these new sneakers produced by the Finnish brand – the Fusion 2.0. The new model is a tribute to the Fusion model produced in 1966 by Karhu, that at the time represented the top of the running collection. After almost twenty years, the company of the bear asked the same designer who created the first Fusion, to realize a remake, which is why the model’s name encapsulates the 2.0 concept. The shoe still exhibits its Nineties look while at the same time turning its eyes towards future, thus granting the continuity of the vision and mission of a company who maintains that innovation is even bigger if supported by history. It couldn’t be otherwise, for a brand who represents an innovation-driven actor in the sector, although its history and experience dates back to almost a century.
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DC SHOES
COUNCIL MID SD Le Council sono da sempre un classico del catalogo DC Shoes, e probabilmente tra le scarpe più comode mai prodotte dallo storico skate brand americano. La versione Mid è caratterizzata - ovviamente - dalla tomaia più alta sulla caviglia, ma rimangono le caratteristiche che hanno reso apprezzatissimo il modello: suola vulcanizzata sensibile e leggera in gomma antiabrasiva, e soprattutto comfort assoluto grazie alla tecnologia Impact S, una soletta interna poliuretanica a densità differenziata per le varie aree del piede, progettata per attutire al massimo ogni impatto al suolo. Gli occhielli metallici e il toebox privo di cuciture completano questa icona skate, destinata a tornare sugli scaffali per la stagione autunno/inverno 2015-2016 in una colorazione che esibisce - sulla base nera - azzeccati inserti camouflage, che contrastano decisamente con il giallo neon della suola.
The Council has always been a classic in the DC Shoes catalogue, and perhaps among the most comfortable shoes ever released by the historic American skate brand. The Mid version is characterized, of course, by a upper a bit higher on the ankle, but the features that made up the model’s success didn’t change – a sensitive and lightweight vulcanized sole in anti-abrasive rubber, and more importantly the absolute comfort owing to the Impact S technology, a polyurethane insole with variable density for the different parts of the foot, designed to absorb the energy released on every impact on the ground. The metal eyelets and the seamless toebox crown this skate icon, bound to get back on the shelves for the fall-winter 2015-2016 season in a coloring that exhibits wonderful camo inserts – on a black basis – that are in sharp contrast with the yellow neon of the sole.
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Casual Luxury è il concetto-chiave della stagione invernale 2015-2016 di Lacoste, perfettamente esemplificato dal modello Straightset, che combina gli elementi che da sempre costituiscono l’anima del brand francese: tennis, lusso, understatement. Tutti e tre poggiano sulle fondamenta gettate dal fondatore René Lacoste, prima di tutto campione immenso delle sei vittorie francesi in coppa Davis, e solo in seguito imprenditore geniale, capace di portare sul mercato la polo in cotone pique e di inventare la racchetta da tennis in acciaio. La Straightset è un modello dall’immediato feeling court, ma adatto anche alla vita quotidiana, grazie alla colorazione sobria ed elegante e ai materiali pregiati con cui è costruita la tomaia. Il comfort è massimizzato grazie al collare ricoperto in pelle e alla linguetta ergonomica. Ancora una volta il marchio del coccodrillo segue con passione il suo mantra: “Life is a beautiful sport”.
Casual Luxury is the key concept of the winter season 2015-2016 by Lacoste, perfectly represented by the model Straightset, a perfect combination of the elements constituting the soul of the French brand from the beginning – tennis, luxury, and understatement. All the three aspects rely on the ground shed by the founder René Lacoste, first of all the great winner of the six French victories in the Davis cup and only subsequently an ingenious entrepreneur capable of launching the piqué cotton sweater on the market and inventing the steel tennis racket. The Straightest is a model bearing an immediate court feeling, but also suited to one’s everyday life thanks to the sober and elegant coloring and the valuable materials making up the upper. The comfort is maximized through a collar in leather and an ergonomic tongue. Once again the crocodile brand lives up enthusiastically to its motto: “Life is a beautiful sport”. Sneakersmagazine
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“Non ho mai temuto di ammettere che il mio nome è più conosciuto nel mondo per merito dell’abbigliamento sportivo e non perché ho vinto Wimbledon per tre volte”. Fred Perry era un campione anche di ironia e non stupisce che amasse ripetere questa frase nel corso della sua terza vita, quella da imprenditore. Già, tre vite almeno: a diciott’anni era campione del mondo di ping pong; a ventisette, tennista con quattro coppe Davis in bacheca, per non parlare dei titoli vinti a Wimbledon, agli US Open, al Roland Garros e agli Australian Open; a quaranta - insieme al sarto viennese Tibby Wegner - aveva creato la sua linea di abbigliamento, che con il tempo è diventata sinonimo di sport e musica, e autentica espressione dello spirito British che trascende tempo e confini geografici. Fred Perry è stato via via adottato da chi voleva associare la propria immagine alla storia di un marchio radicato nella controcultura degli anni 50, che si era evoluta nei vari movimenti quali i Mods, Casuals, Punk, Northern Soul, Perry Boys, Rude Boys, Skinheads, Suedeheads… fino ad estendersi all’ambiente del Brit Pop e della Urban music britannica. Arriva direttamente dalla sua vita e dalle sue imprese l’ispirazione per le Spencer Leather, che tornano sugli scaffali all’interno del catalogo autunno/inverno 2015-2016 di Fred Perry. La tomaia è quella minimale ed elegante che ben conosciamo, grazie alla costruzione in pelle pieno fiore: un modello court ultra-classico, monocromo, a sette occhielli, con piccoli fori nei punti giusti per aiutare la traspirazione del piede. Naturalmente, non può mancare la corona d’alloro sulla tomaia: ai tempi in cui Fred vinceva tutto, infatti, era proprio quel simbolo di trionfo ad essere inciso sulla medaglia d’oro che veniva consegnata al vincitore del torneo di Wimbledon. Lo stesso simbolo che ritroviamo anche sulla tomaia dell’altra novità di stagione, le Sidespin, splendide nella loro essenzialità. 86
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fred perry
SPENCER LEATHER & SIDESPIN LEATHER ‘I have never worried about admitting that my name is better known worldwide, not for winning Wimbledon three times, but because of Fred Perry sportswear.’ Fred Perry was first and foremost a champion of irony, so it’s no surprise that he loved to repeat this wit during his third life (the entrepreneurial one). Indeed, he lived at least three lives. At 18 he was the ping pong champion of the world; at 27 a tennis player with four Davis cups – not to mention the titles he won at Wimbledon, the US Open, Roland Garros and the Australian Open; by the age of 40 he created (together with the Viennese tailor Tibby Wegner) his clothing line, that over the years became synonymous with music and sport, a real expression of the British attitude transcending time and geography. Fred Perry has been adopted by people wanting to associate themselves with the brands history, firmly rooted in 1950’s counter-culture, the emergence of the Mod movement, subcultures from Casuals, Punk, Northern Soul, Perry Boys, Rude Boys, Skinheads, Suedeheads, with Brit Pop and British Urban music. It was this rich life and achievements to inspire the Spencer Leather, which comes back on the shelves within Fred Perry’s fall-winter 201516 catalogue. The upper is the one we know, minimal and elegant, thanks to the construction in full-grain leather. A very classic monochrome court model, with seven eyelets and small holes where needed, to enhance the foot transpiration. Needles to say, a laurel crown adorns the upper: at the time when Fred used to win everything, that was the glory symbol adorning the golden medal at the Wimbledon tournaments. The same symbol that we see on the upper of another end-of-summer new release, the Sidespin, a wonderful and essential shoe. Sneakersmagazine
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Satorisan
Fall-Winter 2015 collection
La stagione autunno-inverno 2015 consolida alcuni progetti iconici come Blue Martin and Rustic che includono i mitici modelli Heisei, Yasuragi, Koa, Antai e Tagomago. Scarpe o stivali alla caviglia di ispirazione retro rinnovati in ogni collezione attraverso dettagli sorprendenti e innovativi, nuovi materiali, colori e tessuti. Scarpe estremamente comode e versatili. La collezione include anche modelli invernali. Gli stivali dai progetti Cold e Cold Rustic sono facili da riconoscere perché la nota suola verde, chiamata Satorisan “Evergreen Sole”, rimane in pista nelle versioni invernali, espressamente progettata con un tallone di 5 millimetri per isolare dal freddo e assicurare la massima aderenza sulle superfici umide o ghiacciate. La parte più artigianale ed esclusiva della collezione è la gamma Cold Rustic, un progetto caratterizzato dall’uso di materiali di altissima qualità, rifiniture scrupolosamente accurate e dettagli fatti a mano. I ragazzi di Satorisan amano la sfida di creare qualcosa di nuovo e quest’anno l’elemento creativo è legato a Citizen, un nuovo progetto, un design discretamente elegante, un tipo di calzatura che, pur rispettando l’essenza di Satorisan, si può usare in città 365 giorni all’anno in ogni momento della giornata. Infine, Citizen Woman, creato dal nulla, con forme e rifiniture completamente declinate al femminile. This Fall-Winter 2015 season consolidates iconic projects such as Blue Marlin and Rustic which include the mythical Heisei, Yasuragi, Koa, Antai or Tagomago models: shoes or retro inspired ankle boots which are renewed in each collection with surprising, fresh innovative details, new materials, colours and textures. Extremely comfortable and versatile. The collection is completed by the winter models. The boots from the Cold and Cold Rustic projects are easily recognisable because the popular green sole, Satorisan “Evergreen Sole”, is continued in the winter versions, specially designed with 5 millimetre heels to insulate from the cold and ensure an excellent grip on cold or icy surfaces. The most artisanal and exclusive part of the collection is the Cold Rustic range, a project characterised by the use of top quality materials, scrupulously careful finishing and hand worked details. The guys from Satorisan love the challenge of creating something new and this season the creative element belongs to Citizen, a new project, a discretely elegant design, a type of footwear for city use 365 days a year at all hours, whilst keeping the essence of Satorisan. And Citizen Woman, created from scratch, with lasts and finishes completely intended for women. 88
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Arriva nei migliori negozi la collezione invernale 2015-2016 del marchio Drunknmunky, sull’onda dei successi nelle passate stagioni: il brand californiano - in Italia saldamente nelle mani degli specialisti nel campo footwear della Wage srl - continua a moltiplicare l’offerta, introducendo nuovi modelli che sembrano avere le carte in regola per accattivarsi la simpatia del pubblico. La nuova ispirazione è nientemeno che il cosmo infinito. Non stupisce dunque che all’interno del nuovo catalogo spicchi un paio di sneakers da donna completamente rivestite di glitter: brillano come stelle lontane, creando un caleidoscopio di riflessi. Il tutto sulla classica tomaia in suede delle Boston, modello già ben conosciuto e apprezzato dal pubblico. 90
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DRUNKNMUNKY
BOSTON GALAXIA The winter collection 2015-2016 of Drunknmunky is now reaching the best shop – on the wave of success in past seasons. The Californian brand (in Italy firmly held by the footwear experts from Wage srl) has been multiplying its proposals, by introducing new models that seem to have their papers in order to win the public’s favor. The new source of inspiration was the infinite cosmos. No wonder then if the new catalogue includes a pair of woman sneakers entirely covered by glitter – they shine like far-off stars, creating a kaleidoscope of reflexes. All this against the background of a classic suede upper borrowed from the Boston, a model already known and much appreciated by the public. Sneakersmagazine
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ADE
INWARD & BENT
La promessa? Produrrre scarpe e abbigliamento che abbiano “stile, il giusto comfort, e la resistenza che serve”. Ade Shoes, marchio italiano che seguiamo sin dalla sua creazione avvenuta solo poche stagioni fa, sembra aver mantenuto la parola data, e oggi sta espandendo i suoi orizzonti nel settore footwear, senza per questo abbandonare le radici skate, surf e bmx a cui i fondatori sono legatissimi. Rimangono infatti in catalogo modelli quintessenzialmente action come le Inward e le Bent, caratterizzati dalla resistenza garantita da una classica cupsole in molded rubber, e dal comfort, notevolmente migliorato grazie all’inserimento di solette interne antishock, in etilene vinilacetato e dotate di un cuscinetto in gel ammortizzante di 12 millimetri inserito sotto il tallone. Per l’autunno/ inverno 2015-2016 questi due modelli si rinnovano grazie a colorazioni sempre azzeccate: le nostre preferite sono le Bent ammantate di bordeaux, pazze ma davvero stilose.
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The promise? Releasing shoes and clothing that could provide “style, the right comfort, and enough resistance”. Ade Shoes, an Italian brand that we follow since its creation a few seasons ago, seems to live up to its reputation, and today is expanding its horizons in the footwear sector, without dropping the skate, surf and bmx roots to whom the founders are strongly attached. The catalogue still include some quintessentially action models like the Inward and the Bent, characterized by their high resistance granted by a classic cupsole in molded rubber, and by their comfort, enhanced through the insertion of anti-shock insoles, in ethylene-vinyl acetate and endowed with a 12 mm cushion in damping gel under the heel. For the fall-winter 2015-2016 these two models were reinvented through very spot-on colorways – the one we favor is the Bent covered by a burgundy mantle, crazy but really trendy.
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CONVERSE LUCKY BOY M ade in U SA - 1950s
Non è la prima variante che troviamo, di queste rarissime Converse anni Cinquanta dal design molto simile a quello di alcuni modelli storici del marchio PF Flyers. Ogni volta è un’emozione: in un’epoca in cui difficilmente un paio di scarpe può durare più di una decina d’anni, la qualità di queste sneakers, che sembrano non aver risentito del passare del tempo, lascia davvero a bocca aperta. Oggi il valore di questo modello sul mercato del vintage si è molto alzato: dai 200 dollari circa che servivano per comprare un paio di Lucky Boy a metà Duemila, ai quasi mille da sborsare nel 2015. Quindi, sappiate che se ne scovate un paio, avete scoperto un piccolo tesoro. It’s not the first version we see of this rare Fifties Converse whose design is quite reminiscent of some historic models by the brand PF Flyers. Every time is a new emotion. And in a time when a pair of shoes would hardly last longer than a dozen years, the quality of this model, which apparently didn’t resent the passing of time, is something that can only surprise us. Today this model’s worth increased very much on the market: from the 200 dollars that were needed to buy a pair of Lucky Boy in the mid-2000’s to the almost 1,000 bucks one has to shell out in 2015. So be advised that if you find a pair, you find a little treasure. 96
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NIKE
AIR DARWIN M ade in kore a - 1994 Metà anni Novanta + basket = Jordan. Il risultato è inevitabile. Ma la presenza di Mr.Air non impediva a Nike di sviluppare modelli dedicati ad altri giganti della palla a spicchi di quel periodo, come il tatuatissimo e sregolatissimo re dei rimbalzi, Dennis “The Worm” Rodman. Questo modello ibrido caratterizzato dallo Swoosh al contrario - che oggi ritroviamo su alcuni modelli della linea dedicata a Lebron James, ma anche sulle Hypervenom da calcio e sulle Air Max 2015 - è stato oggetto di ulteriori ibridazioni nel corso degli anni, e anche di remake che hanno ottenuto risultati di vendita a dir poco lusinghieri sul mercato americano. A dispetto della popolarità presso il pubblico statunitense, a vent’anni di distanza dal primo lancio il valore di un paio di Air Darwin OG non supera di molto il centinaio di dollari. The mid-Nineties + basket = Jordan. The result is inevitable. But the presence of Mr. Air wouldn’t prevent Nike from developing models dedicated to some other giants of the sliced ball of the time, such as the over-tattooed and dissolute king of rebounds, Dennis The Worm Rodman. This hybrid model characterized by an upside-down Swoosh (that we find today on some models of the line dedicated to Lebron James, but also on the soccer Hypervenom and the Air Max 2015) was also targeted over the years by various hybridization processes as well as remakes which obtained selling results extremely attractive on the US market. In spite of the popularity among the American public, twenty years after the first launching, a pair of OG Air Darwin isn’t worth (much) more than a hundred dollars. 98
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CONVERSE
CHUCK TAYLOR BLUE LABEL “ABC-TV” M ade in usa - 1970s
La particolarità di queste classiche Converse Chuck Taylor degli anni Settanta risiede soprattutto nel luogo di ritrovamento: gli studi della ABC, una delle più importanti (e antiche, visto che è stata fondata nell’ormai lontano 1943) emittenti televisive degli Stati Uniti, oggi di proprietà del gigante dell’entertainment The Walt Disney Company. Queste scarpe arrivano direttamente dal reparto costumi del network, e probabilmente sono state usate per girare alcune delle centinaia di produzioni realizzate da ABC nell’ultimo mezzo secolo. General Hospital? Tutto in famiglia? Lost? Possiamo solo fare ipotesi, tutte affascinanti. L’unica certezza è che sono state tinte di nero, quindi probabilmente il valore sul mercato del vintage non è molto alto.
The peculiarity of this classic Converse Chuck Taylor dating to the Seventies was the place where it was found: the ABC studios, one of the most important (and old, given it was founded in 1943) television networks in the United States, today owed by a giant of entertainment, The Walt Disney Company. These shoes come directly from the costume sector of the network and perhaps they were used to film some of the hundreds productions realized by ABC over the last fifty years. General Hospital? My wife and kids? Lost? We can only cast some hypotheses, all intriguing. The only certainty is they were painted in black, so maybe their worth on the vintage market won’t be so high. 100Sneakersmagazine
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REEBOK
PUMP PRESEASON PAYDIRT M ade in c hi na - 1993
Interessante modello risalente ai primi anni Novanta, dedicato al cross training e disegnato per essere adatto a molti usi diversi, ma reso indimenticabile dalle corse di Emmet Smith, eccezionale running back dei Dallas Cowboys nella National Football League degli anni Novanta. Smith sbriciolò ogni record di yard guadagnate su corsa in carriera, superando di slancio le diciottomila, ed era uno spettacolo vederlo muoversi sul campo, mentre con nonchalance sfuggiva ai placcaggi di uomini grandi il doppio di lui. Per sostenere lo stile di gioco di Emmet Smith erano fondamentali scarpe con una suola disegnata per offrire il massimo grip in caso di veloci cambi di direzione sul terreno, oltre naturalmente a un buon supporto sulla caviglia e a una calzata il più possibile aderente, garantita dall’uso della tecnologia Pump. Nonostante il nome delle Preseason Paydirt sia legato a un’icona dello sport americano, il valore di un modello originale deadstock non è particolarmente alto: circa 150 dollari, soprattutto a causa del fatto che nel 2008 è stato prodotto un remake, anche se distribuito solo sul mercato statunitense. 102Sneakersmagazine
An interesting model dating back to the early Nineties, dedicated to cross-training and designed to adapt to various different uses, but rendered unforgettable by the rushes of Emmet Smith, a terrific running back of the Dallas Cowboys in the National Footbal League during the Nineties. Smith wiped out whatever record of conquered yards, easily overcoming the 18 thousand – and it was a show to see him moving on the field, while he nonchalantly avoided the tackles of athletes twice bigger as him. To withstand the style of Emmet Smith it was crucial to have a sole designed to offer the maximum grip in the case of quick changes of direction on the ground, beside of course a good support on the ankle and a fit extremely adherent, the result of using the Pump technology. Although the name of the Preseason Paydirt is connected to an icon of the American sport, the worth of an original deadstock model isn’t tremendously high: about 150 dollars, mostly owing to the fact that a remake was produced in 2008 – although distributed solely on the Us market. Sneakersmagazine
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PUMA TEMPO
M ade in V IETNAM - 198 6
Un giorno forse avremo l’occasione di trovare - e di mostrarvi su queste pagine anche la prima versione originale Made in West Germany di queste storiche indoor soccer shoe di casa Puma. Ma per ora, dobbiamo accontentarci del remake di metà anni Ottanta. Non che le differenze siano particolarmente evidenti, per la verità: si nota giusto la linguetta leggermente diversa, e la colorazione della suola che non è più bianca come nell’originale che risale al decennio precedente. Se quest’ultimo è particolarmente raro, anche questo remake non è semplice da trovare, soprattutto oggi che i magazzini dei vecchi negozi di articoli sportivi sono ormai stati svuotati - e in alcuni casi, saccheggiati - da tempo. Rimangono un caposaldo dello stile inglese mod (prima) e scooter boy (poi), il che permette a un paio deadstock di raggiungere quotazioni anche superiori ai duecento dollari. One day we will probably have the opportunity to find – and show you in these pages – the first original Made in West Germany version of this historic indoor soccer shoe by Puma. In the meantime, however, we have to be content with its mid-Eighty remake. Not that the difference is strikingly apparent, to be honest: one simply notices a slightly different tongue, and the coloring of the sole isn’t white like in the original model dating back to a decade before. If the latter is especially rare, the remake is also hard to find out, especially today when the repositories of the old shops of sports equipment have been emptied (in some cases, looted). They remain a stronghold of the English styles mod (before) and scooter boy (after). And this may enable a deadstock pair to reach a quotation of more than 200 dollars. 104Sneakersmagazine
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NIKE
AIR MAX 1 M ade in KOREA - 1987
Incredibile a dirsi, questa è la prima volta che ospitiamo uno dei modelli più famosi dell’intera storia delle sneakers sulle pagine del nostro giornalino. Un paio di scarpe che non ha bisogno di presentazioni, certo... ma un piccolo riassunto può essere comunque utile. La storia comincia con un viaggio a Parigi: Tinker Hatfield, tra i migliori designer dello Swoosh negli anni Ottanta, stava camminando per il centro della capitale francese, quando improvvisamente davanti a lui si stagliò il Centre Pompidou, inaugurato nel 1977 su progetto di Renzo Piano. Hatfield fu colpito da quell’architettura che rendeva visibili all’esterno alcuni elementi solitamente nascosti all’interno della struttura: l’impianto di riscaldamento e quello di condizionamento, le scale... Al suo ritorno a Beaverton, Hatfield propose dunque ai suoi colleghi di scavare un buco nell’intersuola delle sneakers da running ammortizzate, per svelare alla vista il cuscino d’aria nascosto all’interno. Quell’idea avrebbe cambiato per sempre il destino di Nike. Ecco perché le Air Max 1 sono un modello storico, ed ecco perché un paio di Air Max 1 originali in condizioni perfette - caso molto raro, per colpa dei materiali deperibili con cui erano costruite quelle scarpe - può arrivare a valere oltre duemila dollari. 106Sneakersmagazine
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Nike AIR MAX 1 Strangely enough, this is the first time we host one of the most famous models in the whole history of sneakers on the pages of our magazine. A pair of shoes that don’t need to be introduced – but a small summary may prove useful nonetheless. The story starts with a journey to Paris: Tinker Hatfield, among the best Swoosh designers from the Eighties, was walking through downtown Paris when the Pompidou Centre appeared in front of him – inaugurated in 1977 on a project by Renzo Piano. Hatfield was impressed by that architectural style that rendered visible from outside some elements usually hidden within the structure: the heating system and the cooling system, the stairs. When he got back home he proposed to his colleagues to produce a true in the midsole of the damping running sneaker, in order to exhibit the air cushion that was hidden within. Such an idea would transform forever the destiny of Nike. Which is why the Air Max 1 are now a historic model, and why a pair of original Air Max 1 in perfect conditions (a very rare occurrence, due to the perishable materials making up those shoes) might arrive to cost more than 2,000 dollars. Sneakersmagazine
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ADIDAs PARIS
M ade in ROMANIA - 198 4
Anche qui ci troviamo davanti a un remake (anni Ottanta) di un classico (anni Settanta). Protagonista, un modello running molto simile alle adidas Rekord, e come le Rekord adottato presto dalla subcultura casual nata sulle gradinate degli stadi del calcio inglese. Ormai le sneakers adidas di quel periodo e stile (City Series, Island Series...) raggiungono quotazioni piuttosto alte sul mercato anglosassone, quasi paragonabili a quelle delle Jordan vintage: le Paris in pochi anni sono passate da un valore di circa 200 dollari a quasi 600. E quella che vedete in queste pagine è senza dubbio una delle varianti colore piÚ desiderabili.
We are still facing a remake (from the Eighties) of a classic model (from the Seventies). The leading character is a running model fairly similar to the adidas Rekord, and like the Rekord it was soon adopted by the casual subculture flourished on the stands of the English soccer stadiums. By now the adidas sneakers of the time, and showing that style (City Series, Island Series etc.), tend to reach very high quotations on the Anglo-Saxon market, almost comparable to the price of the vintage models by Jordan. The Paris grew up from a worth of about 200 dollars to almost 600 within a few years. And the one you see in these pages is by all means one of the most palatable colored versions. 110Sneakersmagazine
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