Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
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2 4 / 70 nov e m br e / di c e m br e 20 15 sneakersmagazine.it
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KICKS LAB x LE COQ SPORTIF R1000 & EUREK A STEVEN ALAN x VANS VAULT SK8-HI & ST YLE 36 INVINCIBLE x ASICS TIGER GEL LY TE III BODEGA x REEBOK INFERNO slam jam x DIADORA v7000 RONNIE FIEG x DIADORA RF7000 KANYE WEST x ADIDAS YEEZY 950 LIMITEDITIONS x DIADORA N9000 LIMITEDITIONS x REEBOK VENTILATOR PACKER SHOES x JUST BLAZE x SAUCONY GRID SD CONCEPTS x BROOKS BEAST BORN x RAISED x REEBOX CLASSIC LEATHER SNEAKERSNSTUFF x VANS VAULT OLD SKOOL LX & SK8-HI LX HANON x DIADORA BOR G ELITE OVERKILL x ADIDAS EQT RACING 93 focus SUPREME X AIR JORDAN V CONCEPTS x DIADORA N9000 BAIT x NEW BALANCE MT580 BAPE x UNDEFEATED x ADIDAS SUPERSTAR
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NIKE AIR MAX 97 NIKE AIR PEGASUS ADIDAS PRO MODEL PUMA ??? ADIDAS PERFEKT ASICS GEL 101
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editoriale editorial Il Natale, come ogni anno, tra le altre cose ci ricorda che il tempo passa, e non siamo più bambini. Però ci piace tornare tali, e il periodo delle feste è particolarmente propizio per farlo ancora una volta. Se anche il cinema hollywoodiano continua a raccontare la storia di Peter Pan, in fondo, un motivo ci sarà... Uno dei metodi più efficaci per rientrare in contatto con il proprio bambino interiore - senza stare a scomodare la poetica del fanciullino di Giovanni Pascoli, o altri riferimenti alti - è semplicemente quello di abbandonarsi alle proprie passioni. Che nel nostro caso significa approfittare dell’atmosfera natalizia per perdersi tra mesh, pelle e suede, nuovo e vintage. Non è una letterina per il vecchio Santa Claus, questo numero di Sneakers, ma poco ci manca. Molti sono infatti i modelli desiderabilissimi presenti su queste pagine: a iniziare dalle limited edition prodotte dal maestro Ronnie Fieg - questo mese un paio di Puma (a pagina 60) e un paio di Diadora (a pagina 16), tanto per non farsi mancare niente - per continuare con la collezione Sneakerboot proposta da Nike per affrontare al meglio la stagione invernale (a pagina 62), con il remake di alcuni classici europei come quelli che arriveranno sugli scaffali dei rivenditori Hummel (a pagina 82), con veri e propri concentrati di tecnologi come le MetaRun (a pagina 54), ultimo frutto della ricerca Asics nel settore running. Tanti anche i progetti collaborativi di altissimo livello: non solo le immancabili Yeezy frutto della partnership tra Adidas e Kanye West (la nostra opinione sulle ultime nata di casa Ye, le 950 Duck Boot, la trovate a pagina 20), ma anche uno sguardo in anteprima alla prima collabo di sempre tra Puma e il marchio seminale dello streetwear nipponico Bape (a pagina 61). Notevoli le uscite nel settore fashion sneakers, tra cui non manchiamo di segnalarvi le scarpe realizzate nientemeno che da un ballerino, l’americano Lil’ Buck, per la maison Versace (il risultato non è esattamente all’insegna dell’understatement: guardate a pagina 50, per credere).
Christmas time, as usual, reminds us, among other things, that time goes by, and we aren’t children any more. But we like to pretend to be children, and the holidays are the best moment to be childish once more. There must be some good reason, after all, if even Hollywood goes on telling the story of Peter Pan. One of the most practical ways to get in touch with our inner child-self (without needing to go over the Italian poet Giovanni Pascoli and his poetics) is simply to follow one’s passions. And that, in this case means exploiting the Christmas atmosphere to splash around among mesh, leather and suede, new and vintage models. This issue of Sneakers Magazine is not a letter we are sending to Santa Claus, but its content might very well aim at him. For its pages are replete of models that are extremely desirable. So the would-be letter starts with the limited editions produced by the renowned Ronnie Fieg, this month a pair of Puma (on page 60) and a pair of Diadora (on page 16), just because we shouldn’t renounce anything! The letter continues with the collection Sneakerboot proposed by Nike to deal more cleverly with the winter season (on page 62), with the remake of some European classics such as those reaching the shelves of Hummel resellers (on page 82), with a genuine synthesis of technology like the MetaRun (on page 54), latest son of Asics research in the running sector. Also a number of top-notch collaborative projects – not only the unmissable Yeezy born from a partnership between adidas and Kanye West (our opinion on the latest release by Ye, the 950 Duck Boot, can be found at page 20), but also a preview of the first collaboration between Puma and the brand Bape, embodying the origins of Japanese streetwear (on page 61). Remarkable releases in the fashion sneaker sector, among which we are glad to present the shoes realized by a dancer, the American Lil’ Buck, for the maison Versace (the outcome isn’t really in the spirit of understatement – take a look at page 50 to understand why).
Modelli capaci di colpire gli occhi e il cuore, certo. Ma non è il caso di spegnere il cervello, neanche quando si parla di sneakers, argomento che senza dubbio ha la capacità di rimbambirci. Noi cerchiamo di non farlo mai, e per questo ogni mese vi proponiamo qualche spunto di discussione intorno al mondo sneakers, magari con un punto di vista un po’ diverso rispetto all’opinione della maggioranza: in questo numero ci siamo chiesti come mai adidas non riesca a imporre sul mercato gli splendidi remake di modelli running che ha prodotto negli ultimi anni (a pagina 84) e abbiamo poi affrontato di petto la questione riguardante il moloch dello streetwear del ventunesimo secolo, Supreme (sì, pensiamo che le sue sneakers collaborative non siano più granché: leggete perché a pagina 40).
Models capable of capturing the eye and heart, admittedly. But it’s not a good reason to turn off the brain, even if we talk about sneakers, a topic that has the potential to drive us mad, by all means. We always try to keep an open (and sober) mind, which is why we try to offer every month some topics of discussion on the sneaker world, perhaps a different perspective from the opinion of the majority. In this issue we ask ourselves why adidas doesn’t manage to impose on the market the marvelous remakes of running models they produced in the last few years (on page 84) and then we discuss the issue about the Moloch of 21st century streetwear, Supreme (yes, we do think that its collaborative sneakers aren’t so good any more – read why we think so at page 40).
Insomma, questo settantesimo (!) numero di Sneakers è quasi un banchetto di Natale. Godetevelo, aspettando le feste. Noi ci vediamo nel 2015. Per intanto, auguri di cuore.
By and large, this seventieth (!) issue of Sneakers is like a Christmas buffet. Enjoy its delicacies, while waiting for the holidays, and see you in 2015! In the meantime, Marry Christmas…
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KICKS LAB x LE COQ SPORTIF R1000 & EUREKA
Dopo una prima collaborazione all’inizio dell’anno, i giapponesi dello sneakers shop del quartiere di Harajuku Kicks Lab e Le Coq Sportif tornano a lavorare insieme. Risultato: edizioni speciali a tiratura limitata di due icone running del marchio francese, R1000 ed Eureka. La prima viene rivista con una stampa camouflage allover sulla tomaia, la seconda - senza dubbio più interessante - attraverso un color-blocking estremo, con tinte perfette per la stagione fredda. After a first collaboration in early 2015, the Japanese guys from the sneaker shop Kicks Lab (located in the Harajuku neighborhood) and Le Coq Sportif begin a new collabo. The goal is a limited-distribution, special edition of two running icons of the French brand, the R1000 and the Eureka. The first was reinterpreted through a camouflage print all-over the upper, the second – by far the most interesting – through an extreme color-blocking, with hues most fit to the cold season. 8
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STEVEN ALAN x VANS VAULT SK8-HI & STYLE 36
Parte dei progetti speciali destinati a celebrare il decimo anniversario della linea Vault di Vans, che rappresenta il picco qualitativo per la casa americana, ecco una nuova collaborazione: protagonisti il designer/marchio di origini newyorchesi Steven Alan e due tra i piÚ amati modelli Vans, Sk8-Hi e Style #36 (che poi altro non è se non la versione vintage delle Old Skool). Entrambi vengono riproposti con tomaia in suede, pelle premium e soprattutto velluto a coste (di provenienza italiana, pare), branding minimale e scatola custom.
In the context of the special projects designed to celebrate the tenth anniversary of the Vault line by Vans (representing a qualitative peak for the American brand), here is a new collaboration: the protagonists are the designer-brand from New York Steven Alan and two of the most beloved Vans models, the Sk8-Hi and the Style #36 (which is just the vintage version of the Old Skool). Both models are rereleased with upper in suede, premium leather and most importantly corduroy (allegedly of Italian origin), minimal branding and custom box. 10
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1990
V7000
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INVINCIBLE x ASICS TIGER GEL LYTE III
Anche le celeberrime Gel Lyte III, simbolo immarcescibile del running della casa giapponese, compiono gli anni: venticinque ne sono passati, dalla prima volta in cui sono arrivate sugli scaffali dei negozi sportivi. Tra i tanti modelli celebrativi, spicca questa versione realizzata il mese scorso dal team creativo del negozio taiwanese Invincible. Questo piccolo capolavoro - in toni di grigio e dettagli a contrasto dietro la caviglia, con pregiatissima tomaia in hairy suede, nubuck, tessuto felpato al posto del classico nylon per la linguetta e dettagli reflective - è stato soprannominato “Formosa”: un omaggio, dicono, non tanto all’antico nome portoghese dell’isola situata tra il Mar Cinese Orientale e il Mar Cinese Meridionale,quanto a quello di un particolare volatile che la abita da tempo immemorabile, l’Accipiter Trivirgatus Formosae o astore crestato asiatico. Noi ci crediamo, sulla parola. Crucial anniversary also for the very famous Gel Lyte III, incorruptible running model by the Japanese company. It was 25 years ago when the first models started to reach the shelves of the sport shops. Among the celebration models, this version realized a month ago by the Taiwanese creative team Invincible. This small masterpiece, in grey tones and contrasting details behind the ankle, with an extremely valuable upper in hairy suede, nubuk and plushy canvas instead of the usual nylon for the tongue and reflective details was nicknamed Formosa: in honor not to the ancient Portuguese name of the island located between the Eastern and the Southern China See, but to the name of a special bird that’s been living there for many years, the Accipiter Trivirgatus Formosae or Asian crested goshawk. We just take their word. 12
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BODEGA x REEBOK INFERNO
Vi ricordate il periodo in cui, qualche anno fa, il tweed sembrava essere diventato uno dei trend più diffusi nel mondo streetwear, soprattutto asiatico? Bè, quella tendenza sembra destinata a tornare: stavolta l’idea è stata lanciata dagli americani di Bodega, sneakers shop di Boston a cui è stata commissionata da Reebok una versione speciale delle Inferno. Il classico modello running primi Novanta è stato re-introdotto in catalogo qualche stagione fa, ma pare che, nonostante il momento positivo per il settore retro running, non abbia riscosso un grande successo. Dunque, perché non provare a rilanciare le sorti di queste sneakers attraverso collaborazioni azzeccate? Questa, lo è di sicuro: suede premium e inserti in Tweed per la tomaia, in due varianti colore tipiche dello stile del rivenditore del Massachussets. Remember the period in which, a year ago, the tweed was about to become one of the most diffused trends in the world of street wear, especially in the Asian world? Well, that trend seems destined to get back. This time the idea was launched by the American guys from Bodega, a sneaker shop in Boston to whom Reebok commissioned a special version of the Inferno. The classic running model from the early Nineties was re-introduced in the catalogue a few season ago, but in spite oof the positive moment the retro running sector is living, it doesn’t seem to have enjoyed a great success. So why don’t try to relaunch the image of these sneakers through some spoton collaborations? This one is clearly a case in point. premium suede and tweed inserts for the upper, in two colorways typical of the reseller from Massachusetts. 14
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MADE OF JAPAN GEL-LYTE III
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slam jam x DIADORA v7000 Il rilancio del marchio Diadora avvenuto negli ultimi anni si può definire, senza tema di smentite, un successo: nel 2015 il brand italiano è tornato al centro dei pensieri di collezionisti e appassionati in tutto il mondo, grazie a una serie di azzeccatissimi remake di splendidi modelli risalenti agli anni Novanta, in tempo per intercettare il trend del retro running che sembra dettare legge sul mercato globale di sportswear e streetwear. N9000, S8000 e ultimamente V7000 sono state anche al centro di notevoli progetti collaborativi, realizzati insieme ai nomi più importanti della sneakers culture mondiale. L’ultimo è un pack doppio, dedicato alle splendide V7000: in queste pagine la prima parte della collaborazione, realizzata insieme allo storico retailer italiano Slam Jam. L’hanno intitolata Yvan, non per qualche strana connessione con la cultura russa, ma semplicemente perché è il contrario di “Navy”: le scarpe sono infatti tutte vestite di uno splendido blu, che fa risaltare l’ottimo mix di materiali della tomaia. Etichette e lacci custom completano il quadro.
CONCEPT: QUALITÀ: HYPE: VOTO FINALE: 16
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The re-launching of the brand Diadora deployed in the last few years could be deemed (without fear of contradiction) a success: in 2015 the Italian brand restarted to occupy the dreams of collectors and fans all over the world, thanks to a series of very spoton remakes of marvelous models from the Nineties, issued in the best moment to meet the retro-running trend that still seems to dominate the global market of sportswear and streetwear. The N9000, the S8000 and recently the V7000 were also targeted by remarkable collaborative projects, realized with the most illustrious names of the global sneaker culture. The latest release is a double pack, dedicated to the wonderful V7000 – in these pages the first part of the collaboration, realized with the historic Italian retailer Slam Jam. It was called Yvan, not for some secret connection with Russian history, but simply because it’s the opposite of Navy. The shoes are entirely covered by a marvelous blue, which emphasizes the refined mix of materials of the upper. Custom laces and labels crown it all.
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RONNIE FIEG x DIADORA RF7000 Seconda parte del progetto collaborativo condiviso con Slam Jam, ma Ronnie Fieg riesce, come al solito, a trovare il modo per distinguersi. Il fondatore di Kith non si è limitato infatti a customizzare le V7000, ne ha addirittura modificato la tomaia, aggiungendo uno strato di pelle a contrasto sul toebox (elemento ispirato da alcune scarpe da pista ritrovate nello sterminato archivio Diadora). Dunque non più di V7000 si parla, bensì di RF7000, un modello a tutti gli effetti inedito, prodotto per la prima volta - in quantità limitatissime, ovviamente - negli stabilimenti di Caerano San Marco, utilizzando esclusivamente materiali pregiati, come peebled nubuck, pigskin suede e pelle pieno fiore. A tenere in mano questo piccolo capolavoro, sembra davvero di essere tornati a epoche passate, in cui le sneakers erano davvero un prodotto di qualità destinato a resistere al passare del tempo.
CONCEPT: QUALITÀ: HYPE: VOTO FINALE: 18
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Second part of the collaborative project with Slam Jam, but Ronnie Fieg managed, as usual, to find a way to distinguish himself. The founder of Kith didn’t just customize the V7000, he even modified the upper, adding a layer of contrasting leather on the toebox (an element inspired by some track shoes unearthed from Diadora’s boundless archive). So we shouldn’t speak of a reinvented V7000, but rather of a fresh new RF7000, a matter-of-factly unreleased model, produced for the first time (in very limited numbers, of course) in the factories located in Caerano San Marco, using only exquisite materials, such as peebled nubuck, pigskin suede and full grain leather. As you hold this small work of art in your hands, you have the feeling of going back to the past, when sneakers were really a quality product designed to survive the passing of time.
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KANYE WEST x ADIDAS YEEZY 950 Questa volta, Kanye ci ha preso davvero di sorpresa. Quando ha presentato la prima collezione del suo marchio Yeezy alla scorsa New York Fashion Week, molti tra i presenti sono rimasti stupiti nel vedere, in bella mostra ai piedi degli indossatori, un paio di classici Duck Boot americani, appena rivisti nella forma e nei materiali. Un modello, diciamolo subito, piuttosto brutto, da qualsiasi parte lo si giri. Eppure le Yeezy 950 non possono essere liquidate con queste due semplici parole, ma costituire una buona base per un ragionamento sulle stranezze della moda. La prima domanda da porsi è: cosa rende tanto popolari i cosiddetti Duck Boot? Questo modello ormai divenuto un’icona dello stile americano è infatti sul mercato da almeno un secolo, da quando fu lanciato sul mercato dalla compagnia L.L.Bean, che continua a produrlo ancora oggi. E a venderlo molto bene, anzi benissimo: lo scorso anno pare che l’azienda del Maine ne abbia piazzate sul mercato poco meno di cinquecentomila paia, registrando clamorosi soldout quando l’inverno era ancora ben lontano dal finale di stagione. La grande funzionalità di questo particolare tipo di stivali, nati per aiutare i cacciatori nei climi umidi del nord-est degli stati Uniti, li rende in effetti molto adatti alla stagione fredda: la tomaia interamente costruita (per iniezione) con un unico pezzo di gomma, sulla quale, come in una specie di moderno Frankenstein, viene innestato un gambale in pelle, garantisce un’impermeabilità imbattibile. Rimane tuttavia difficile spiegarsi il motivo per cui, dagli anni Ottanta in avanti, queste scarpe siano diventate un pezzo fondamentale del guardaroba prep americano, insieme ai mocassini da barca. Ma anche senza spiegazioni plausibili, rimane il fatto che i Duck Boot - L.L.Bean continua a produrli negli stabilimenti del Maine - sono estremamente popolari tra gli studenti statunitensi. E ora, grazie a Kanye West, anche tra il pubblico del fashion. Le Yeezy 950 infatti, costruite con nylon “Ballistic” al posto della pelle che troviamo sui Duck Boot tradizionali, sono tra i pezzi più venduti della collezione di debutto del marchio fondato dal rapper originario di Atlanta. E questo nonostante il prezzo tutt’altro che abbordabile, che arriva a sfiorare i cinquecento euro - e non ci sono certo materiali pregiati a giustificarlo. Ma al di là delle riserve estetiche, non c’è dubbio che si tratti di un modello capace di completare perfettamente il look post-apocalittico (qualcuno potrebbe dire “da homeless”) della collezione Yeezy 1.
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This time Kanye really managed to puzzle us. When he presented the first collection of his brand Yeezy during the latest New York Fashion Week, most of the people attending remained astonished when they saw that the mannequins were wearing a pair of classic American Duck Boot, slightly revisited in both shape and materials. A model, let’s be honest, quite ugly, from whatever perspective you want to take it. But the Yeezy 950 can’t be explained away with just two words like this, for they elicit a deeper reflection on the oddity of fashion. The first question to ask is, what makes so popular the so-called Duck Boot not only in the US? This model has become by now an icon of the American style, having been on the market for almost a century, since the moment in which it was launched by the company L.L. Bean which still produces it, and sells it quite well, or even very well. Indeed it seems that last year the company from Maine has placed on the market a little less than 500,000 pairs, realizing exceptional sold-outs when the winter was far from finished. The great usefulness of this special kind of boot, originally designed to meet the needs of hunters in the humid environments of North-Eastern United States, make them very fit to the cold season: the upper is entirely made (through injection) by a single piece of rubber, over which is placed (like in a sort of modern Frankenstein) a leg of leather – as a result, the boot grants you a strong water-proof factor. It is still hard to understand the reason why these shoes have become -since the Eighties- a fundamental piece of American prep wardrobe, together with the boat moccasin. But even renouncing to find a plausible explanation, the fact is that the Duck Boot is extremely popular in the US (and L.L. Bean still produces them in Maine), and now, thanks to Kanye West, it will be also popular among the lovers of fashion globally. The Yeezy 950 is indeed made of Ballistic nylon instead of the leather we find on the traditional Duck Boot, and is among the most successful models of the first collection of the brand founded by the rapper from Atlanta. And this in spite of a price which is all but affordable, reaching almost the level of 500 bucks – and there is no precious fabric that could justify it. But leaving aside all aesthetic perplexities, there is no doubt that this model will be capable of crowning the post-apocalyptic look (somebody would say, the homeless look) of the Yeezy 1 collection.
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LIMITEDITIONS x DIADORA N9000
Il team creativo dello sneakers shop di Barcellona vince a mani basse il premio (peraltro inesistente) di ispirazione più sorprendente per una special edition collaborativa: queste N9000 sono infatti ispirate ai castells, le torri umane (alte anche dieci piani!) che vengono “costruite” durante diverse feste popolari tipiche della regione catalana, dichiarate patrimonio dell’umanià dall’Unesco. I colori usati per vestire queste N9000 sono dunque quelli tradizionali dei costumi dei castellers, caratterizzati da un ampio uso del turchese. Notevole anche la stampa fotografica sulle solette interne e soprattutto il ricamo sul tallone destro!
The creative team of the sneaker shop from Barcelona wins very effortlessly the prize (which by the way doesn’t exist) for the most amazing inspiration behind a collaborative special edition. This N9000 was inspired to the castells, the human towers (as high as a ten-floor building) that are built during popular festivals in the Catalan region, now proclaimed a world heritage by the Unesco. The colors used to dress this N9000 are the traditional tones covering the clothes of the castellers, characterized by a great prevalence of turquoise. Remarkable the photographic print on the insoles and the broidery on the left heel. 24
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LIMITEDITIONS x REEBOK VENTILATOR
Non si può dire che siano mancati gli invitati, alla festa di compleanno delle Ventilator: il venticinquesimo genetliaco dello storico modello running verrà ricordato soprattutto per l’impressionante quantità di collaborazioni che Reebok è riuscita a organizzare attrvaerso i cinque continenti. Ecco arrivare l’ultima (in ordine di tempo, non in assoluto), quella con gli spagnoli di LimitEDitions che propongono questo raffinato makeup soprannominato “Sulphur” e ispirato ai colori della terra nella zona di Hakone, in Giappone. Il che è strano, visto che LimitEDitions si trova a Barcellona...
We can’t say there were no invited guests at the Ventilator’s birthday party. The 25th anniversary of the historic running model will be recalled for to the astonishing amount of collaborations that Reebok managed to organize across the five continents. Here is the latest (in temporal order, non on an absolute scale), the one with the Spanish guys from LimitEDitions that re-propose this refined makeup nicknamed Sulphur, inspired by the colors of the earth in Hakone region, Japan. That is quite strange as LimitEDitions is in Barcelona… 26
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PACKER SHOES x JUST BLAZE x SAUCONY GRID SD
Dopo il successo delle Grid 9000 “Snow Beach” lanciate alcuni mesi fa, anche questa stagione il team del rivenditore americano (per la precisione, del New Jersey) Packer Shoes torna a collaborare con il produttore hip-hop Just Blaze e con Saucony, per una nuova release speciale basata sul classico modello running Grid SD. E anche questa volta, Just Blaze ha preso ispirazione da un pezzo storico dell’abbigliamento prodotto dal marchio Polo Ralph Lauren negli anni Novanta, la camicia soprannominata “Casinò”. Ma il trio non si è limitato a proporre una colorazione in rosso, nero e verde sulla tomaia in premium suede e nylon ripstop (con anche due raffinati ricami “00” e “36” a richiamare il primo e l’ultimo numero della roulette dietro le caviglie): il pack speciale è infatti composto da scarpe, abbigliamento, accessori vari e perfino un mazzo di carte custom realizzato dagli specialisti americani di Bicycle.
After the success of the Grid 9000 Snow Beach launched a few months ago, this season the team of the American reseller (to be precise, from New Jersey) Packer Shoes collaborates anew with the hip-hop producer Just Blaze and with Saucony, for a new special release based on the classic running model Grid SD. And this time too, Just Blaze took inspiration from a historic piece of clothing produced by the brand Polo Ralph Lauren during the Nineties, a shirt nicknamed Casinò. But the trio didn’t just propose a red, black and green colorway on the upper in premium suede and ripstop nylon (with two embroideries reading ‘00’ and ‘36’ behind the ankle, to recall the first and last number of the roulette): the special pack includes shoes, clothes, accessories and even a deck of custom cards realized by the American experts from Bicycle. 28
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CONCEPTS x BROOKS BEAST
Concepts continua ad ampliare il suo portfolio di collaborazioni: ora ne fa parte anche il marchio Brooks, grazie a una edizione limitat(issim)a delle running Beast 1, soprannominata “Voodoo”. La colorazione prende ispirazione dalla città natale di Brooks, Seattle, e dalla musica psichedelica che l’ha caratterizzata negli anni Sessanta, soprattutto grazie alla figura di Jimi Hendrix. La psichedelia è evidente soprattutto sulle intersuole, mentre l’esterno della tomaia si limita a un color-blocking salmone/ off-white/blu su base in mesh, nylon, suede e dettagli riflettenti.
Concepts goes on expanding its portfolio of collaborations: now it also includes the brand Brooks, thanks to a new very limited edition of the running Beast 1, nicknamed Voodoo. The coloring was inspired by Brooks’ hometown, Seattle, and by the psychedelic music that marked its life during the Sixties, most famously embodied by Jimi Hendrix. The psychedelic inspiration is particularly apparent in the midsoles, while the outer upper was meant to exhibit a color-blocking salmon/ off-white/blue on a basis in mesh, nylon, suede and reflecting details. 30
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AREA SPORT SPA - VIA AOSTA, 8/N - 10152 - TORINO - www.area-sport.it - 011.55.36.8000
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BORN x RAISED x REEBOX CLASSIC LEATHER
Quando dici “Reebok”, la prima associazione mentale che fai non è certo quella con la città di Los Angeles. Tuttavia, sembra davvero azzeccato questo progetto collaborativo che vede protagonista uno dei marchi-simbolo della megalopoli americana, Born X Raised. Come raramente succede, Reebok questa volta si spinge un po’ oltre la solita collaborazione, presentando un pack speciale basato sull’iconico design delle Classic Leather e caratterizzato da uno stile minimale ed elegante, con tomaie monocromatiche in pelle premium e outsole semitrasparente “gum” con logo BXR che occhieggia sullo sfondo. Oltre alle scarpe, arriveranno sugli scaffali anche magliette, calze... e un paio di “sides”, altrimenti dette ciabatte. When one says Reebok, the first mental association popping up is clearly not with Los Angeles city. However, this collaborative project featuring Born X Raised (one of the icon brand from the American megalopolis) as a leading character seems really spot-on. As so rarely happens, this time Reebok goes a bit beyond the usual collaboration, presenting a special pack based on the iconic design of the Classic Leather, and marked by a minimal and elegant style, with monochromatic uppers in premium leather and semi-transparent ‘gum’ outsole with BXR logo peeping through the background. In addition to the shoes, we will see t-shirts, socks and a pair of ‘sides’ (also known as slippers) reaching the shelves. 32
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SNEAKERSNSTUFF x VANS VAULT OLD SKOOL LX & SK8-HI LX
Tutto vero: gli svedesi di Sneakersnstuff hanno mire espansionistiche. Lo dimostra senza ombra di dubbio l’apertura di un nuovo negozio nella zona di Shoreditch a Londra, cioè in uno dei centri europei della sneakers culture. Ma la vita nella capitale inglese non è facile, per un gruppo di ragazzi di Stoccolma: raccontano quelli di SNS di aver rischiato la morte molte volte a causa del traffico inglese, che come ben sappiamo circola al contrario rispetto al resto dell’Europa. Da quelle esperienze traumatiche hanno tratto ispirazione per un pack speciale realizzato insieme a Vans Vault: ecco quindi un’originale rivisitazione del classico pattern “Check” di Vans con scritte “Look Left / Look Right”, tomaia in suede color cielo plumbeo e trattamento ScotchGuard 3M per tenere i piedi all’asciutto anche sotto la tipica pioggia londinese.
Pure truth: the Swedish from Sneakersnstuff have expansionary ambitions, as testified beyond any doubt by the opening of a new shop in the Shoreditch neighborhood in London, that is one of the European headquarters of the sneaker culture. But the life in the English capital isn’t easy for a group of guys from Stockholm: the guys from SNS reported to have risked their lives in the English traffic, which as we all know flows the other way around with respect to the traffic in the rest of Europe. Those traumatic experiences provided the inspiration source of a special pack realized with Vans Vault: here is an original reinterpretation of the classic Vans pattern Check with inscriptions saying Look Left / Look Right, a upper in suede with a leaden sky tone, and ScotchGuard 3M treatment to keep your feet dry even under London’s rain. 34
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HANON x DIADORA BORG ELITE
Ci piacciono le collaborazioni che, attraverso il prodotto, raccontano una storia. Quella che si nasconde dietro queste Borg Elite soprannominate “Spirit of ‘83” vede protagonista la squadra della città natale del più noto sneakers shop scozzese, Hanon: L’Aberdeen FC vinse infatti nel 1983 la Coppa delle Coppe, un piccolo Davide contro i Golia spagnoli del Real Madrid, sotto la guida dell’allenatore più vincente della sua storia, Alex Ferguson (che ai tempi ancora non era diventato né Sir, né il mister più longevo del Manchester United, 27 anni sulla panchina della squadra inglese). Per ricordare quell’avvenimento storico - anche se certamente la gente di Aberdeen non ne ha bisogno - ecco le sneakers simbolo della subcultura inglee che gira intorno agli stadi del football, vestite dello stesso rosso fuoco che spiccava sulle divise dei giocatori durante la finale dell’11 maggio 1983. E prodotte in Italia, negli stabilimenti Diadora di Caerano San Marco. We like the collaborations that try to tell a story under the pretext of the product. The story behind this Borg Elite nicknamed ‘Spirit of ’83’ features the team of Hanon’s hometown (the most famous Scottish shop): the Aberdeen FC won the Cup of the Cups in 1983, a small David against the Spanish Goliath of Real Madrid, under the lead of the most successful trainer in the team’s history, Alex Ferguson (that back then hadn’t yet become Sir, nor the most long-lived boss of Manchester United, with 27 years on the bench of the English team). To remind the world of that historic event (although the people from Aberdeen doesn’t need any recall) here’s the sneakers that symbolize the English subculture revolving around the football stadiums, dressed in the same red that covered the uniforms of the players during the final or the 11 May 1983. And produced in Italy, in the factories of Diadora located in Caerano San Marco. 36
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foto by fotopedaci.com
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OVERKILL x ADIDAS EQT RACING 93
Nuova collaborazione i berlinesi di Overkill, che a distanza di qualche settimana dall’Oktoberfest Pack realizzato con Reebok presentano un altro progetto interessante, questa volta insieme alla divisione Consortium di sdidas. Davvero destinato agli intenditori del Trifoglio, verrebbe da dire: il team del noto sneakers shop ha scelto infatti le EQT Racing 93 come base per questo makeup speciale ispirato ai taxi tedeschi, caratterizzato da tomaia in suede e nylon a coste color panna, con sistema di supporto laterale in nero riflettente, accenti rossi e gialli su tallone e linguetta, e intersuola speckled in grigio.
A new collaboration for the Berliner guys from Overkill, that only a few weeks after the Oktoberfest Pack realized with Reebok are presenting another interesting project, this time with the Consortium division of adidas. Really destined to the Trefoil connoisseurs, one would say: the team of the famous sneaker shop chose the EQT Racing 93 as the basis of this special makeup inspired to the German taxicabs, characterized by upper in suede and nylon with creamy white ribs, a system of lateral support in reflecting black, red and yellow accents on heel and tongue, and grey speckled midsole. 38
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distribuito da U.B.C Via Piazzon 80 36051 Creazzo (VI)
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focus SUPREME x AIR JORDAN V
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Il 2016 segnerà il ventesimo anno dalla prima collabo ufficiale di Supreme: nel 1996 lo skate shop nato solo un paio d’anni prima metteva in vetrina un paio di Vans Old Skool camouflage (foto 1), dando inizio a una storia culminata solo poche settimane fa con il lancio di un paio di Air Jordan V adornate con il logo del brand newyorchese per eccellenza - e ovviamente, non mancava una stampa camo (anche se questa volta si trattava della variante desert) sulla tomaia. Esaurite in un battito di ciglia online e nei negozi, con l’inevitabile corollario di blocchi stradali, file interminabili e risse più o meno sfiorate. Poi il valore che si alza, per la gioia dei reseller, fino a circa seicento dollari per un paio deadstock, e del resto finora di paia usate non se ne sono viste, sul mercato. Tutto come da copione. Le Air Jordan V rappresentano però qualcosa di più, rispetto al solito: si tratta probabilmente del culmine di tutti progetti collaborativi messi in piedi da Supreme nel corso degli ultimi anni, una scalata inarrestabile iniziata nel 2003-2004. Il marchio Jordan è il massimo a cui la compagnia fondata da James Jebbia, inglese trasferitosi a New York all’inizio degli Ottanta, potesse aspirare in termini di sneakers: una collaborazione che potrebbe essere superata solo da una collezione di abbigliamento Supreme X Polo. Un sogno impossibile. Il punto di arrivo costituito dalle Air Jordan V suscita però qualche domanda: com’è possibile che il marchio Supreme sia tanto forte da possedere una specie di tocco di Mida? In fondo, a guardarle bene, le sneakers con il Box Logo sono a dir poco basic, dal punto di vista dello stile. Quando non apertamente sgradevoli alla vista. Rimane francamente inspiegabile il fatto che Supreme non perda un briciolo della sua credibilità, anche dopo aver sfornato improbabili Nike Blazer SB matelassé (nel 2006 - foto 2), Nike SB GTS che starebbero bene nel cestone delle offerte del più vicino outlet (all’inizio di questo 2015), Vans Half Cab con grafiche improbabili (nel 2007 - foto 3 e 2009- foto 4), per non parlare delle sneakers prodotte in-house nel 2001-2002, niente più che rip-off delle Nike Air Force One con noiose colorazioni monocrome. Eppure, la forza del brand è tale che Supreme sembra poter andare solo in una direzione: avanti. Fino a che Jebbia e compagni non decideranno di chiudere (improbabile) o vendere la compagnia per un mucchio di soldi. Però, a guardare bene le Air Jordan V in versione “desert camo”, non riusciamo a smettere di pensare che l’unica connessione sia rappresentata dall’hype che i due marchi sono in grado di generare, e sia dunque qualcosa di virtuale, il contrario del “keep it real” che la storia di Supreme ha infuso - più o meno consapevolmente - dentro quel marchio ispirato alla propaganda art della fotografa Barbara Kruger. Senza dubbio molto più “vera” la collaborazione con DC Shoes che risale al 1999 (foto 5). Ma quelle scarpe difficilmente entreranno nei sogni proibiti dei collezionisti Supreme del 2015...
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focus SUPREME x AIR JORDAN V
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The 2016 will be the twentieth anniversary of the first official collaboration of Supreme: in 1996 the skate shop born a few years before put in their windows a pair of Old Skool camouflage ( image 1), giving birth to a story culminated a few weeks ago with the launch of a pair of Air Jordan V bearing the logo of the most renowned brand from New York – and of course the upper was also adorned with the unmissable camo print (though this time it was the desert variant). Sold-out within a matter of seconds, both online and in the shops, with the inevitable drama of traffic jam, never ending queues, and both virtual and real riots. Then we saw its worth rising up, for the happiness of resellers, to about 600 dollars for a deadstock pair, and by the way no one saw a used pair on the market so far. It was all in keeping with the usual script. Except that the Air Jordan V represents something more than usual: it is just possibly the culmination of all collaborative projects put in place by Supreme over the last few years, an irresistible climbing started in 2003-2004. The brand Jordan, in terms of sneakers, is the top ever reachable by the company founded by James Jebbia, an English man that moved to New York in the early Eighties. It’s a collaboration that might be equaled only by a collection of cloths Supreme X Polo. An impossible dream. The achievement represented by the Air Jordan V elicits a few questions: how is it possible that the brand Supreme is so strong as to possess a sort of Midas touch? After all, on closer inspection, the sneakers with the Box Logo are just basic, to say the least, from the point of view of style, if not ugly. It is frankly hard to explain how Supreme doesn’t even lose a grain of its credibility, after having released an embarrassing Nike Blazer SB matelassé (in 2006 - image 2), a Nike SB GTS that would be more fit to the basket of occasions in any unfashionable outlet (in early 2015), a Vans Half Cab with astonishing patterns (in 2007 - image 3 and 2009 - image 4), to say nothing of the sneaker produced in-house in 2001-2002, which was nothing more than a Nike Air Force One with boring monochrome colorways. But the brand has such a strength, and Supreme seems to proceed in one direction, that is forward. Unless Jebbia and friends will decide to close (unlikely) o sell the company for a ton of money. But the closer we observe the Air Jordan V in this desert camo version, the harder we get to avoid thinking that the only connection is represented by the hype that the two brands are capable of generating, thus amounting to something wholly virtual, that is, the opposite of the keep-it-real that the history of Supreme infused (more or less deliberately) into that logo inspired by the propaganda art of the photographer Barbara Kruger. The collaboration with DC Shoes dating back to 1999 (image 5) was by all )means more ‘real’ than that. But those shoes will hardly pop up in the impossible dreams of the collectors of Supreme in 2015…
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CONCEPTS x DIADORA N9000
Vi ricordate le New Balance M998 “C-Note”, proposto nel 2013 dallo sneakers shop di Boston Concepts? Bè, il nuovo progetto realizzato insieme a Diadora è simile, ma molto più italiano: ecco le N.9000 “Lira”: materiali super premium, palette di colori ispirata alla banconota da 500.000 lire e produzione Made in Italy. Quantità limitatissime: probabilmente saranno già sold-out quando leggerete queste righe...
Do you remember the New Balance M998 C-Note, proposed in 2013 by the sneaker shop from Boston, Concepts? Well, the new project realized with Diadora is similar, but much more Italian. Here is the N9000 Lira – super premium fabrics, colorway inspired by the old 500,000 lire banknote, and an entire made in Italy production. Very limited number of pairs: they will probably be sold-out as you read these words…
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S/S 2016 Collection preview
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BAIT x NEW BALANCE MT580
In occasione del loro terzo anniversario, gli americani di Bait tornano a collaborare con New Balance per un’edizione (molto) speciale delle MT580, modello amatissimo dai collezionisti e dagli appassionati della casa di Boston. Due versioni che condividono la stessa ispirazione, che proviene direttamente da un classico anni Novanta come G.I. JOE, giocattoli prima (e infatti le scarpe sono realizzate con l’approvazione di Hasbro) e cartoni animati poi. Le MT580 “Storm Shadow” e “Snake Eyes” sono caratterizzate da tomaia in suede bianco con accenti rossi e outsole semitrasparente, oppure da tomaia in suede, nubuk e ripstop nylon con dettagli riflettenti, per una colorazione all-black che - ci scommettiamo - andrà esaurita in un bater d’occhi. On the occasion of their third anniversary the American guys from Bait collaborate anew with New Balance at the realization of a (very) special edition of the MT580, a model much beloved by most collectors and followers of the company from Boston. Two versions that share the same inspiration, coming directly from a Nineties classic such as G.I. JOE, which means toys (indeed the shoes were approved by Hasbro) and animated cartoon. The MT580 ‘Storm Shadow’ and ‘Snake Eyes’ are characterized by upper in white suede with red accents and semi-transparent outsole, or by upper in suede, nubuk and ripstop nylon with reflecting details, to get an all-black coloring that, we bet, will be a sold-out in a matter of seconds. 46
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BAPE x UNDEFEATED x ADIDAS SUPERSTAR 80 s
Non è certo una novità, ma la storica collaborazione tra Bape, Undefeated e adidas continua a macinare successi. Già esaurita in mezzo mondo anche l’ultima puntata di questa saga, che vede sotto i riflettori il grande classico a tre strisce dell’anno: le Superstar, riproposte dai due king dello streetwear (uno giapponese, l’altro americano) in versione vintage “80s”, con tomaia in pelle premium e suede caratterizzata da una stampa (again) camouflage in all-over con i loghi dei due brand stampati in bella vista, in oro, vicino alle tre strisce e sul tallone. It’s certainly no news, but the historic collaboration between Bape, Undefeated and adidas goes on churning out successful hits. Already sold-out everywhere the latest episode of the saga, featuring the great three-striped classic of the year: the Superstar, rereleased by the two kings of streetwear (one Japanese, the other American) in a purely Eighties-vintage version, with upper in premium leather and suede featuring an all-over camouflage (again) print with the logos of the two brands printed in full sight, in gold, near the three stripes and over the heel. 48
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Mod: Inward Navy/Light blue/White
Ade -12.03- bs alleyoop backyard ramp
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LIL’ BUCK x
VERSACE SNEAKERS
Ecco un progetto davvero contemporaneo: Versace, una delle case di moda italiane più amate dallo streetwear globale, collabora con un artista che vive sospeso tra cultura alta, pop e underground. Il risultato? Ça va sans dire, un paio di sneakers. Le ha disegnate Lil’ Buck, giovane ballerino e coreografo americano noto per le sue collaborazioni con Spike Jonze, Janelle Monae, Madonna, Spike Lee e il Cirque du Soleil. Tomaia monocroma (tutta nera o tuta grigia) con dettagli a contrasto, etichette custom, e soprattutto la presenza della classica greca di casa Versace.
Here is a really modern project: Versace, one of the Italian fashion companies most beloved by the global streetwear, collaborates with an artist that works back and forth between high culture, pop and underground. The outcome (easy to guess) is a pair of sneakers – designed by Lil’ Buck, a young dancer and choreographer famous for his collaborations with Spike Jonze, Janelle Monae, Madonna, Spike Lee and Cirque du Soleil. A monochrome upper (entirely black or entirely grey) with contrasting details and most importantly the classic Versace Greek fret.
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visvim fbt
Visvim si muove su strade conosciute, eppure il marchio fondato da Hiroki Nakamura riesce sempre a colpire nel segno. A volte basta una versione più lussuosa di un classico come le FBT, da sempre best-seller del catalogo della casa giapponese, caratterizzato da design ibrido sneakers/mocassino, con la celeberrima tomaia dotata di frange sopra una suola fornita dall’italianissima Vibram. Perché più lussuosa? Presto detto: la tomaia è tutta in pelle di cervo, rara, preziosa e morbidissima.
Visvim follows well known roads, but the brand founded by Hiroki Nakamura always manages to hit the mark. Sometimes it is sufficient a more luxurious version such as the FBT, a best-seller from the Japanese company’s catalogue since its beginning, characterized by a hybrid design sneaker/moccasin, with the famous upper crowning a sole by the Italian Vibram. Why luxurious? To put it simply, the upper is in deerskin: rare, precious, and so soft.
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Il cinema è fatto di storie, certo. Ma anche e soprattutto di volti, corpi e oggetti. Alcuni - pochi - di questi ultimi diventano icone, capaci di continuare a risuonare nella cultura popolare per gli anni a venire. Può trattarsi di una spada laser, di una splendida auto inglese dotata di gadget da combattimento... o di un paio di sneakers. Senza dubbio il product placement più fortunato della storia del cinema, le Nike Mag sono un esempio da manuale sul come tenere insieme esigenze commerciali e artistiche durante la produzione di un film. Certo, la casa dello Swoosh ha pagato, per ottenere quella scena in cui Michael J. Fox esclama “Autolacci, fantastico!”, mentre un paio di scarpe si allacciano da sole ai suoi piedi e il logo Nike si illumina a favore di cinepresa. Ma nessuno potrebbe dire che quella sequenza di Ritorno al Futuro - Parte II risulti in qualche modo forzata, innaturale: è, al contrario, parte integrante della meraviglia del film. Marty McFly è appena arrivato nel futuro: dal 1985 si è spinto avanti trent’anni, fino al 21 ottobre 2015. Lì ritrova tutto quello che un (tardo)adolescente degli anni Ottanta conosce, ma migliorato: negli Stati Uniti erano gli anni dello skateboard, dei jeans e dell’esplosione di Nike nel settore basket, grazie al lancio di modelli che col tempo avrebbero avuto discreto successo come le Dunk e le Air Jordan I. Così, ecco il protagonsta di Ritorno al Futuro alle prese con hoverboard (o volopattino, nella versione italiana), denim da portare rigorosamente al contrario, e soprattutto un paio di scarpe alte sulla caviglia, dalla linea decisamente basket. Delle molte previsioni fatte da Ritorno al Futuro - Parte II, alcune si sono dimostrate piuttosto vicine alla realtà dei nostri giorni, come occhiali che permettono di visualizzare contenuti multimediali e ricevere telefonate, o tecnologia a controllo vocale - anche se si potrebbe obbiettare che questo tipo di gadget saranno davvero parte della vita quotidiana probabilmente solo tra qualche anno. Ma Nike ha avuto la possibilità di trasformare volontariamente la fiction in realtà, con una mossa senza precedenti dal punto di vista del marketing. La persistenza delle Nike Mag nell’immaginario collettivo è infatti un’occasione troppo ghiotta, perché un’azienda non cerchi di sfruttarla ancora dal punto di vista commerciale: milioni di appassionati in tutto il mondo, di almeno tre generazioni, sono pronti ad acquistare un prodotto che non avrebbe bisogno di alcuna promozione per creare il massimo dell’hype possibile, e risuonare ben al di fuori del ristretto circolo dei cosiddetti sneakerhead. Nike è arrivata preparata allo scorso 21 ottobre: con un prodotto che tutti aspettano, e con l’annuncio della sua uscita. Quando Michael J.Fox si è presentato negli studi dello show televisivo Jimmy Kimmel 54
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Live - uno dei più seguiti d’America - con quelle Nike ai piedi e ha dato una piccola dimostrazione dell’allacciatura automatica, il pubblico è impazzito. Lo Swoosh commercializzerà le sue Mag nel corso del prossimo anno (probabilmente già a primavera, molto probabilmente anche questa volta sotto forma di asta benefica a favore della Michael J. Fox Foundation, che si occupa di ricerca sul Parkinson). Ma soprattutto, gli autolacci sono una realtà. Nel corso del 2011 la casa di Beaverton aveva già prodotto una replica delle scarpe viste nel film (vedi foto qui sopra), poi vendute attraverso un’asta di beneficenza, ma quelle non erano dotate della caratteristica più importante di tutte. Ora invece il progetto è diventato prodotto, grazie al team di design capitanato dall’uomo più influente della storia Nike, Tinker Hatfield. Ma come funzionano gli autolacci? La rivista americana Forbes è andata a scovare il brevetto depositato da Nike l’8 luglio 2014, e ha pubblicato i disegni tecnici allegati, rendendo pubblico il meccanismo tutto sommato elementare intorno a cui sono costruite le sneakers. Due piccoli motori ricaricabili sono il cuore di queste scarpe: uno fa ruotare alcune bobine nascoste nell’intersuola, attorno a cui sono avvolte le estremità dei lacci; l’altro stringe il laccio intorno alla caviglia, per poi tenerlo ben saldo in posizione grazie a un sistema di chiusura. Entrambi sono attivati da alcuni sensori posti sulla soletta che rilevano il momento 56
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in cui il piede viene appoggiato all’interno di ogni scarpa. Infine, due pulsanti permettono di stringere o allargare i lacci, per una regolazione di fino. Se questa tecnologia sia davvero utile, e se potrà essere applicata anche su altri modelli, solo il futuro potrà dirlo.
The world of movies is made of stories, right, but also and more importantly of faces, bodies and objects. Only some (or really few) of these faces and objects become icons, capable of remaining in the popular culture for many years. It may be a laser sword, a marvelous English car wholly equipped with war devices… or a pair of sneakers. The Nike Mag, by all means the most successful product placement in the history of cinema, is a textbook example of how to reconcile your commercial needs with your artistic ambitions during the realization of a movie. Clearly, the Swoosh company had to pay hard money to obtain the scene in which Michael J. Fox says “Power laces, all right!”, while we see him wearing a pair of shoes that tie themselves with the logo Nike getting lit in front of a camera. But no one could claim that that sequence of Back to the Future 2 appeared somehow artificial, or unnatural – on the contrary, it’s perfectly integrated in the credible wonder characterizing the film. Marty McFly has just arrived in his future. He left 1985 and reached the date of 21 October 2015 where he finds a host of products that a teenager from the Eighties already knows, but much improved: the Eighties in the Us was the time of skateboards, the jeans and the explosion of basketball Nike, thanks to the release of models that over time would prove quite successful, like the Dunk and the Air Jordan I. So here’s the protagonist of this incredible
saga being confronted with a hoverboard (or a board that flies), a denim that must be worn inside out, and most importantly a pair of shoes above the ankle with a clearly basketball shape. Of the many predictions presented in Back to the Future 2 some have proved quite compatible with the present state of the art, such as glasses enabling the perception of multimedia contents and the reception of phone calls, or the voice-controlled interfaces, although one might well contend that such technologies will be part of our everyday life only in a future that’s still to come. But Nike had the chance to deliberately transform fiction into reality, thus creating something unprecedented from a marketing standpoint. The persistence of the Nike Mag in the collective imagining was an all too tempting opportunity for that company to refrain from commercially exploiting its thrust every now and then: millions of fans over the world, belonging to at least three generations, might be ready to buy a product that would need almost no campaign to create the most diffused hype ever and reach a wider public than the usual, so-called sneakerheads. Indeed Nike approached the appointment of October 21st at its best, with a tremendously awaited product and the announcement of its ‘future’ release... When Michael J. Fox appeared in the tv show Jimmy Kimmel Live (one of the most followed in the United States) wearing this Nike model and gave a small demonstration of how the self-tying laces work, the public went crazy. The Swoosh will release its Mag over the next year (maybe spring 2016 and this time too they will probably do it through a charitable auction on behalf of the Michael J. Fox Foundation, whose mission is the research on Parkinson). More importantly, the self-tying laces have now become reality. In 2011 the company from Beaverton had already produced a replica of the shoes appearing in the movie (a kick sold through another charitable auction), but that version wasn’t equipped by the most important feature of the model at stake. This time the project have become a full-fledged product thanks to the design team led by the most influential man in the history of Nike, Tinker Hatfield. But how do these magic laces work? The American magazine Forbes found the patent that Nike has registered on 8 July 2014 and published the attending technical drawings, thus revealing the mechanism –frankly quite simple- that these magic sneakers implement. Two small rechargeable engine are the heart of these shoes. The first engine controls a take-up spool (hidden in the midsole) to which the end of any lace is attached; the second ties any lace around the ankle and secures its position through a closing system. Both engines are controlled by sensors placed on the insole to detect the pressure of the foot within the shoe. Last not least, two buttons allows the would-be time traveler to tighten or loosen the laces, to obtain a fine adjustment. Whether this technology is really useful, and whether it could be usefully applied to other models, it’s something that only future can tell. Sneakersmagazine
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KARHU
ALBATROSS Negli scorsi numeri del nostro magazine vi abbiamo presentato modelli come Aria e Fusion 2.0, sneakers dallo spiccato sapore retro running, parte del grande rilancio sul mercato del marchio Karhu. Oggi, pochi mesi prima di festeggiare i primi cento anni di attività, lo storico brand di origine finlandese lancia un “autumn make up” che per caratteristiche tecniche (il sistema Air Cushion, tecnologia installata da Karhu sulle scarpe da running intorno alla metà degli anni Settanta) va a riprendere nella forma e, a rivisitare nella colorazione, la linea Albatross. Questo modello del 1982 è caratterizzato da una forma classica, elegante e unisex. Nordic Berries Pack, è questo il nome dato alle tre nuove colorazioni che si presentano in uno splendido mix di nylon e suede: Burgundy, Light Blue e Burnt Orange. Il dettaglio che fa la differenza è la stampa sulla soletta: tre diverse fantasie - ognuna legata a un colore e a un modello - ispirate ai nordic berries, frutti di bosco tipici della terra d’origine del marchio Karhu.
In the last few issues our magazine presented models such as the Aria and the Fusion 2.0, sneakers exhibiting a marked retro-running flavor, that are an integral part of the great re-launching operation of the brand Karhu. Now, a few months before celebrating its first hundred years of activity, the historic brand of Finnish origins launches an “autumn make up” whose technical features (the Air Cushion system, a technology that Karhu implemented on the running shoes towards the mid Seventies) were either borrowed from or inspired by the Albatros, especially in its form and coloring. This model dating back to 1982 is characterized by a classic shape, elegant and unisex. The name given to the set of three colorways (Burgundy, Light Blue, and Burnt Orange) marking the marvelous mix of nylon and suede is Nordic Berries Pack. The detail that makes all the difference is the print on the insole: three different patterns (each associated with a color and model) inspired by Nordic berries, typical of the homeland of the brand Karhu.
Info: Sport Leader s.r.l. mail: info@sportleader.pro tel: 0171/413175 58
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RONNIE FIEG X HIGHSNOBIETY x puma
BLAZE OF GLORY & R698
Altra collaborazione per Puma, questa volta tripla: protagonisti con lo SportsBrand sono Ronnie Fieg, lo sneakers designer newyorkese tra i più conosciuti e apprezzati al mondo che nei suoi negozi KITH, con sede a Manhattan e Brooklyn, vende le sneakers più desiderate ed esclusive del mondo, e Highsnobiety, il celebre blog street-fashion di Berlino che quest’anno festeggia il suo decimo anniversario.Non stupisce che il pack sia ispirato a New York e Berlino, città che “vestono” edizioni speciali di Blaze of Glory e R698. Le prime prendono le mosse dal mondo streetwear americano, con una particolare fibbia sulla tomaia in pelle trapuntata e nylon navy con inserti red and white a richiamo dei colori della bandiera americana che personalizzano anche la suola. Le seconde invece sono d’ispirazione europea: aspetto elegante, tomaia in nubuck trapuntato con vivaci tocchi di rosso su tallone e punta; al posto della classica linguetta è stata aggiunta una inner-sock in mesh e neoprene. La tomaia è decostruita, i pannelli sono stati rimossi per permettere al classico Formstripe PUMA di avvolgere interamente la scarpa e gli inserti 3M con i colori della bandiera tedesca. Another collabo for Puma, this time threefold: co-protagonists with the sportsBrand are Ronnie Fieg, the New York sneakers designer among the most renowned in the world that in its stores KITH, based in Manhattan and Brooklyn, sells the most desired and exclusive sneakers in the world, and Highsnobiety, the famous street-fashion blog from Berlin this year celebrates its tenth anniversary. No wonder if the pack was inspired by New York and Berlin, two cities being the theme of two special editions of the Blaze of Glory and the R698. The first took inspiration from the American streetwear world, with a special buckle on a upper in padded leather and navy nylon with red and white inserts that reflect the colors of the American flag (also marking the sole). The second exposes its own European inspiration: elegant look, upper in padded nubuk with vivid accents of red on the heel and the tip; a inner-stock tongue in mesh and neoprene took the place of the classic one. The upper was deconstructed, the panel were removed to allow the classic Formstripe PUMA to wholly enwrap the shoe and the inserts made by 3M bearing the colors of the German flag.
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BAPE x puma
DISC, BLAZE OF GLORY & R698 I nomi sono senza dubbio di quelli che fanno rumore: Bape e Puma insieme per la prima volta, allo scopo di portare sugli scaffali una collezione-capsula a tiratura limitata. Arriveranno a breve nei negozi tre modelli di sneakers ispirati al mondo del calcio, quasi a voler creare una squadra: l’elitaria FC Bape. Della collezione fanno parte tre classici degli anni Novanta: icone come le Puma Disc, riviste con l’inconfondibile tocco camo di Bape; le Blaze of Glory, che si presentano in un look total white sobrio ed elegante, arricchito da dettagli camo tono su tono; le R698, con tomaia in morbida pelle e (again) la stampa camouflage di Bape allover.
The names are by all means capable of making noise: Bape and Puma together for the first time, to bring on the shelves a limited edition capsule-collection. So three models of sneakers inspired by the world of soccer will reach the shops pretty soon – almost creating a soccer team: the glorious FC Bape. The collection also includes three classics from the Nineties: such icons as the Puma Disc, reinterpreted by Bape through its unmistakable camo touch; the Blaze of Glory, exhibiting a sober and elegant total white look, embellished by ton-sur-ton camo details; the R698 with upper in smooth leather and (again) the camo print by Bape allover. Sneakersmagazine
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SNEAKERBOOTS HOLIDAY 2015 COLLECTION
Difficile individuare un punto di partenza, ma potrebbe essere l’inverno del 2010: cinque anni fa Nike lanciava sul mercato le Air Force 1 Duckboot, presentandole al pubblico come “The Original SneakerBoot”. Si trattava di un ibrido tra le classiche “Uptown” (come da sempre amano chiamarle i collezionisti newyorchesi) e gli stivali da caccia impermeabili della tradizione anglosassone: ebbe un successo immediato. Anche se gli appassionati ricordano diversi modelli di ibridi invernali precedenti - su tutti, le Air Jordan VI Boot del 2002 - furono probabilmente le Air Force 1 Duckboot a convincere Nike della bontà dell’idea. Così, a partire dal 2013 l’idea è stata applicata a molti altri modelli-icona della casa di Beaverton (running soprattutto, ma anche basket e training) evolvendosi grazie all’utilizzo di nuove soluzioni tecniche e dando vita a una vera e propria sotto-collezione, vendutissima durante i mesi invernali. La formula è semplice: varianti più robuste delle suole originali, rivestimenti interni più caldi, una sensazione di maggior solidità, ma un comfort pari a quello dei modelli tradizionali. Air Max 1, Air Max 90, Air Max 95 e LunarForce subiscono il trattamento SneakerBoot per l’inverno 2015-2016, uscendone trasformate nel design e nelle prestazioni, grazie ad accorgimenti come la tomaia resistente all’acqua e diversi particolari riflettenti e/o iridescenti. La grande novità di stagione è però rappresentata dalle Flyknit Trainer Chukka SneakerBoot, in versione maschile e femminile: su questo modello la tomaia Flyknit a doppio strato si unisce alla lana ed è sottoposta ad un finissaggio spray Defender Repellent Systems, che dona superiore resistenza agli agenti atmosferici. Insomma, un’idea semplice eseguita nel modo più corretto, e di conseguenza trasformatasi nell’ennesimo successo commerciale dello Swoosh. 62
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nike SNEAKERBOOTS HOLIDAY 2015 COLLECTION
It’s hard to locate the starting point, but it may be winter 2010. Five years ago Nike launched the Air Force 1 Duckboot on the market, advertising the new release as “The Original SneakerBoot”. It was a hybrid combining the classic “Uptown” (as the model was called by collectors in New York) with the waterproof hunting boots from the Anglo-Saxon tradition: it was an immediate success. Although the fans will recall a number of antecedent winter hybrid models (in particular, the 2002 Air Jordan VI Boot), it was most likely the Air Force 1 Duckboot to convince Nike that the idea was very good. So starting from 2013 the concept was applied to many other icon-models from Beaverton (especially from the running, but also basketball and training sectors), thus evolving through the implementation of new technical solutions and giving birth to a de facto sub-collection, very attractive during the cold season. The formula is quite simple: a sole that is more robust than the original, a much warmer lining, a feeling of greater solidity – all combined with a comfort which has nothing to envy the traditional models. Now the Air Max 1, the Air Max 90, the Air Max 95, and the LunarForce have undergone the SneakerBoot treatment for the 20152016 fall-winter, thus having their design and performance enhanced, thanks to pluses such as the waterproof upper and various reflecting and/or iridescent details. But the great novelty of this season is by all means the Flyknit Trainer Chukka SneakerBoot, in both its man and woman versions. Here the two-layer Flyknit upper got combined with wool and underwent a Defender Repellent Systems spray-finishing process, which confers greater resistance to the atmospheric agents. On the whole, a fairly simple idea realized in the most clever of ways, and this explains the extension of this umpteenth commercial success of the Swoosh. 64
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ASICS tiger
GEL-LYTE III & GEL-LYTE V ‘CHRISTMAS PACK’
A Natale siamo tutti più buoni. Cioè, mica tutti. Asics Tiger quest’anno va controcorrente: per il suo ormai tradizionale “Christmas pack”, arriveranno sugli scaffali due modelli dall’ispirazione sì natalizia, ma un po’ diversa dal solito. Guardare per credere le Gel-Lyte III “BAD Santa” in nabuk bicolore rosso e nero, con dettagli grigi sui lati, o le Gel-Lyte V “Jack Frost”, che attraverso l’utilizzo di colori freddi come il grigio e il verde acqua, ricorda il gelo e la neve. Notevole il dettaglio delle suole, entrambe marmorizzate allo scopo di dare alle scarpe un’aggiunta di spirito natalizio.
When Christmas arrives we tend to become more good. But not all of us. For example, Asics Tiger this year decided to stay with the exceptions, and for its traditional Christmas pack will send on the shelves a couple of models exhibiting a Christmas quite original interpretation. Take a look at the Gel-Lyte III ‘BAD Santa’ in black and red nabuk, with grey details on the sides, or at the Gel-Lyte V ‘Jack Frost’ that by means of cold hues such as grey and water green gives you the feeling of frost and snow. The soles have a remarkable detail as both are marbled to give you a supplement of Christmas spirit.
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SPERRY
STRIPER CVO suede Il marchio Sperry è noto soprattutto per la classica scarpa stringata da barca, calzatura iconica ormai così diffusa da vantare centinaia di tentativi di imitazione. Lo stampo originale è, però, custodito negli archivi di un solo marchio, ovvero quello fondato da Paul Sperry nel 1935 in Connecticut. A ottant’anni dalla fondazione, il brand continua a macinare successi, tant’è vero che ha allargato il suo raggio d’azione alla stagione invernale con ottimi risultati. Infatti le Sperry Striper CVO vengono riproposte in questa stagione autunno/inverno 2015-2016 in un’elegante versione in suede dalla tomaia monocroma in contrasto con la brillante suola in gomma bianca. Tre le colorazioni disponibili, perfette per la stagione fredda e da abbinare ad ogni tipo di look.
The brand Sperry is most famous for its classic boat lace-up moccasins, a widespread iconic shoes that incurred hundreds attempts at imitation. The original mould is, however, kept in the archives by one brand, the one founded by Paul Sperry in Connecticut in 1935. Eighty years after its foundation, the brand still proves to be a successful company, so much so that it expanded its range to the winter season with excellent results. In fact, the Sperry Striper CVO are proposed for this fall / winter 2015-2016 in an elegant version in suede uppers from monochrome in contrast with the bright white rubber sole. Three colors available, perfect for the cold season and to match every kind of look.
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GOLA
HARRIER & COASTER
Il marchio Gola ha una storia lunga, anzi lunghissima: la sua fondazione risale addirittura al 1905, quando per la prima volta nel piccolo villaggio inglese di Bozeat, Northamptonshire, inizia la produzione di scarpe. Non sono altrettanto antichi i modelli ritornati sul mercato nell’ultimo decennio nel corso di un grande rilancio, e capaci di conquistare non solo i nostalgici delle Gola prodotte dagli anni Sessanta in poi, ma anche una nuova generazione di appassionati. In queste pagine, ecco qualche anteprima della collezione estiva 2016, destinata a rinverdire i fasti di un brand che non sembra volersi fermare. Il modello più venduto? Senza dubbio le Harrier, sneakers nate nel 1968 e oggi arrivate a contare centinaia di varianti colore prodotte nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Com’era lecito aspettarsi, torneranno sugli scaffali a primavera in nuove combinazioni di suede e pelle. Di poco più giovani delle Harrier sono le Coaster, lanciate sul mercato per la prima volta nel 1976 e diventate nel corso del tempo il simbolo stesso di quel tipo di sneakers che gli inglesi chiamano “Plimsoll”: a primavera 2016 torneranno nei negozi con una tomaia costruita usando canvas di alta qualità.
The brand Gola has a long, very long history: its foundation dates back to 1905, when the production of shoes first started in the small village of Bozeat, Northamptonshire. Now the models that are coming back on the market in the context of the great re-launching process that’s been unfolding for the last decade aren’t that old – but they proved capable of winning not only the nostalgic fans of the Gola produced in the Sixties but also a new generation of enthusiasts. In these pages you will see some previews of the summer 2016 collection, destined to revive the deeds of a brand that’s not having the intention to pause. The most successful model? By all means the Harrier, a sneaker born in 1968 and today counting some hundreds colorways released over the course of the last half century. How anyone should have expected, these shoes will be back on the shelves next spring in some fresh new colorways. Slightly younger than the Harrier, the Coaster was first launched on the market in 1976 and over the years started to symbolize the kind of sneakers that the English fans call Plimsoll. It will get back in the shops with a upper made of high quality canvas by spring 2016. 70
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KAPPA
US MEDAL & US ONE
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Un marchio storico dello sportswear italiano mostra al mondo la sua prima capsule collection, ed è un progetto di quelli che colpiscono al cuore gli appassionati: il remake delle scarpe prodotte - su disegno di Giorgetto Giugiaro, nientemeno per le Olimpiadi di Los Angeles 1984, anno in cui l’azienda torinese sponsorizzava la nazionale di atletica a stelle e strisce. Era un periodo d’oro per il brand (il logo degli omini appariva sulla divisa di squadre di calcio come la Juventus di Platini, Scirea e Tardelli), ma quella sponsorizzazione ne rappresentò forse il punto più alto. Los Angeles 1984 è un’Olimpiade rimasta nella storia per molti motivi: il boicottaggio del blocco sovietico (rappresaglia causata da quello uguale e contrario messo in piedi dagli americani quattro anni prima a Mosca), Carl Lewis che ripete le vittorie di Jesse Owens a Berlino 1936, come lui originario dell’Alabama, come lui ventitreenne. Ma anche l’oro di Alberto Cova nei 10.000, la terza medaglia olimpica (un argento) di Sara Simeoni... Per ricordare quegli anni indimenticabili, Kappa ha preparato la speciale collezione-capsula LA84, composta da un kit da running, da una tuta completa, da una duffle bag e soprattutto dal remake di due sneakers storiche come US Medal e US One, modelli futuristici per i tempi (notare il punto di cintura per l’allacciatura delle US One, molto più basso rispetto alla media delle scarpe da running dell’epoca), che facevano ampio uso di materiali tecnici. Entrambe sono caratterizzate - anche nel 2015 - da un mix di suede italiano e nylon sulla tomaia, dall’intersuola ammortizzante in etilene vinilacetato e dalla suola in gomma. Oltre che dai colori della bandiera americana, ovviamente. Con questa collezione-capsula in edizione limitata, Kappa sembra dunque voler fissare un nuovo punto di partenza, che guarda verso il futuro senza dimenticare le proprie radici. Aspettiamo altri retro model, riportati a nuova vita per una nuova generazione di appassionati.
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KAPPA US MEDAL & US ONE A historic brand of Italian sportswear shows the world its first capsule-collection, and it’s one of those projects that promise to win the hearts of all fans: a remake of the shoes that were produced (on a design by Giorgetto Giugiaro, no less) for the Los Angeles Olympics of 1984, the year in which the company from Turin was the sponsor of the American national team of athletics. It was a golden age for the brand (the logo with the little men was adorning the shirt of Italian teams like the Juventus of Platini, Scirea and Tardelli), but that sponsorship represented its climax. The Olympic games held in Los Angeles in 1984 are a historic event for many reasons: the boycott by the Soviet group (in retaliation for the analogous boycott practiced four years before by the American team in Moscow); Carl Lewis that replicates the victories of Jesse Owens in Berlin 1936, and just like him comes from Alabama and is 23 years old; but also the golden medal won by Alberto Cova in the 10k meters and the third Olympic medal (a silver) of Sara Simeoni‌ To aptly celebrate those unforgettable moments, Kappa realized a special capsule-collection called LA84, comprised of a running kit, a whole tracksuit, a duffle bag and more importantly a remake of two historic sneakers like the US Medal and the US One, two models very modern those days (notice the belt point for the lacing of the US One, much lower than the average running shoes back then); sneakers implementing a good deal of technical fabrics... Now both models are characterized, also in 2015, by a mix of Italian suede and nylon on the upper, by a cushioning midsole in ethylene-vinyl acetate and a rubber sole. Oh, and by the colors of the American flag, of course. With this capsule collection limited edition, Kappa seems to want to set a new starting point, looking towards the future without forgetting its roots. We expect more back model, brought back to life for a new generation of fans. Sneakersmagazine
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New York Yankees footwear
GANGKHAR LOW
Le sneakers con il marchio New York Yankees - squadra più vincente della storia, e culto per eccellenza della Major League Baseball americana - sono diventate nel corso delle ultime stagioni un accessorio fondamentale per tutti gli amanti dello stile USA e hanno fatto breccia, in pochi anni, anche sul mercato europeo. La collezione NYY Footwear è disegnata e prodotta dallo studio francese SFD Atelier, curata nella qualità dei materiali e della costruzione, ma soprattutto attenta alle tendenze dello stile urbano del Ventunesimo secolo. Lo dimostra ancora una volta la collezione presentata agli appassionati per la stagione autunno/inverno 2015-2016: non una ma ben due distinte linee di prodotto. Alla collezione Sport che riprende le classiche linee direttrici del marchio con calzature resistenti e materiali caldi per garantire il comfort nei mesi più freddi, si affianca ora una collezione Fashion che utilizza materiali di primissima scelta e declina il tradizionale gusto americano in modo nuovo, elegante, originale e talvolta irriverente. Ne sono perfetto esempio le Gangkhar Low, silhouette d’ispirazione running eighties con qualche dettaglio tipicamente outdoor, tomaia in pelle scamosciata e interno in mesh. Notevoli alcuni particolari come lo stabilizzatore in materiale termoplastico sul tallone e gli accenti riflettenti sull’allacciatura, anche se ciò che cattura l’attenzione già a un primo sguardo è senza dubbio la stampa geometrica sulla tomaia: un tocco di colore su una base tipicamente invernale. The sneakers bearing the logo New York Yankees (the most winning team in the history and a cult of the American Major League Baseball) have become over the last few seasons a crucial accessory for all lovers of the American style, and found their way to the hearts of European customers. The NYY Footwear collection was designed and produced by the French agency SFD Atelier, it’s carefully made in terms of materials and construction, but more importantly it is in touch with the trends of the urban style of the twenty-first century. That is confirmed once more by the collection presented to the fans for the 2015-2016 fall-winter season. Not only one, but two different lines of product. The Sport collection that reproposes the classic lines of the brand for a resistant and warm shoe to grant comfort during the coldest months – and, in addition to it, a Fashion collection that uses prime quality materials and reads the traditional American taste in a new, elegant, original and sometimes irreverent way. A perfect example of this is the Gangkhar Low, whose silhouette exhibits a running Eighties inspiration with some details typically outdoor, a upper in chamois leather and lining in mesh. Remarkable details such as a stabilizer in thermoplastic materials located on the heel and the reflecting accents of the lacing, even if what catches one’s attention at first sight is by all means the geometric pattern printed on the upper: a hint of color on a typical winter basis. 76
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Lion apre i battenti a Prato nel 1983: all’inizio, un semplice negozio di sport. Ma con il passare del tempo e i mutamenti del mercato l’attività si evolve velocemente: nel 1993 abbandona la sede storica - ormai divenuta troppo piccola - e si amplia fino ad arrivare alla odierna superficie di circa 500 metri quadri, tutti destinati all’esposizione di sneakers e abbigliamento lifestyle. Lion oggi è fortemente radicato nella realtà territoriale e considerato un’eccellenza nel settore sportswear, grazie anche a una stretta collaborazione con le più importanti aziende del ramo. La passione per il prodotto ha portato lo staff di Lion a organizzare eventi speciali dedicati alla sneakers culture, come la prima esposizione di sneakers storiche, pezzi rari, autentici e insoliti, mai vista in Toscana: tutto grazie alla collaborazione con Lorenzo Maisti, collezionista attento e conosciuto, e all’archivio storico accumulato nel corso della trentennale attività di Lion. L’evento organizzato nei locali del negozio è stato costruito intorno allo slogan “Noi c’eravamo prima che tu nascessi”: un passaggio di testimone tra generazioni di appassionati di sneakers d’autore, scarpe capaci di suscitare interesse e stupore nei più giovani e piacevoli ricordi nelle persone adulte. Un mood apprezzato e riconosciuto da tutti come vincente, anche all’interno dello staff di Lion, rinnovato grazie all’’ingresso nell’impresa di una seconda generazione che ha portato nuove competenze e una visione proiettata verso il futuro. Lion opened up in Prato in 1983, initially as a simple sport shop, but over the years the activity evolved rapidly following the relentless changes of the market. As the original location had become too small, it was abandoned in 1993, and Lion expanded to reach the current surface of about 500 square meters, all dedicated to the exposition of sneakers and sportswear items. Today Lion is deeply rooted in the local reality as a renowned leader in the sportswear sector, also thanks to a branching series of collaborations with the most important companies in the sector. The passion for the quality of product brought Lion’s staff to organize special events dedicated to the sneaker culture, such as the exposition of historical sneakers, rare models, and museum pieces that took place for the first time in Tuscany, also thanks to the collaboration between Lorenzo Maisti, a careful and renowned collector, and the historic archive that grew up over the thirty-year activity of Lion. The event was located in the premises of the store and revolved around a slogan: “We were here before you came to be”, a transfer of legacy across generations of lovers of sneakers – shoes capable of eliciting the curiosity of the young and of reviving the memories of the oldster. A mood that many appreciate and recognize as a secret of success, also within Lion’ staff, recently renewed by the new generation that reached the company bringing new skills and a vision oriented toward the future.
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via Pasubio 12-30 • 59100 Prato • 0574 662950 LION SHOP Sneakersmagazine Sneakersmagazine
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GAS Il marchio italiano - vicentino, per la precisione - Gas Footwear lancia le sue nuove proposte per la stagione invernale, come sempre capaci di strizzare l’occhio al pubblico casual, grazie a modelli dal look accattivante: dettagli sportivi si sposano con particolari urban, per un aspetto sportivo, ma allo stesso tempo ingentilito, che vira verso una vera eleganza. Uno stile rilassato e informale, che non rinuncia però a tocchi di fashion contemporaneo, come testimoniato ad esempio dal mix di materiali visto su ogni modello, che tra l’altro permette un uso versatile, non strettamente legato alla stagionalità. Anche in questa collezione ritroviamo le linee guida del brand: linee pulite, essenziali, dettagli caratterizzanti ma mai troppo gridati.
The Italian brand Gas Footwear (from Vicenza, to be precise) is launching its new proposals for the winter season, which will likely prove capable, as usual, of winking at the casual customers, thanks to models with a winning look: sport details combined with urban elements, to confer a sporty and at the same time refined appearance, often marked by a genuine touch of elegance. A relaxed and informal style that doesn’t forgo a few hints of contemporary fashion, as testified for example by the mix of fabrics characterizing all models – a mix enabling, by the way, a versatile use, not necessarily contingent on the current season. Another collection implementing the brand’s guidelines – neat and essential lines, distinguishing marks that are never excessive.
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Il marchio del calabrone ha origini teutoniche: è stato fondato nel lontano 1923 in Germania dal giovane calzaturiere Albert Messmer. Una storia di successo nata da un’idea semplice: un giorno, guardando una partita di calcio sotto la pioggia e vedendo scivolare i giocatori sul terreno bagnato, Messmer pensò di montare chiodi sotto le scarpe, per offire più tenuta e controllo ai giocatori, che così potevano “sconfiggere” la natura che li avrebbe voluti con la faccia nel fango. Un po’ come il bombo, insetto così poco aerodinamico che tecnicamente non potrebbe volare, e invece lo fa. “Hummel” nella lingua di Goethe significa letteralmente “bombo”, a ricordare l’idea da cui nacque il marchio, che poi si è evoluto ben oltre il calcio, come dimostrato anche da queste Deuce Court Premium, parte della collezione invernale che troviamo già sugli scaffali. Si tratta di un modello classico da tennis, che siamo abituati a vedere nella versione estiva in tela: per la stagione fredda invece la tomaia si copre di pelle premium con inserti in tessuto herringbone. Un look sofisticato, esaltato dai lacci a contrasto, perfetto per cavalcare l’onda del fashion vintage casual che è il vero must della stagione invernale.
The brand of the bumble-bee has Teutonic origins. It was founded in Germany in 1923 by the young shoemaker Albert Messmer. A successful story issued from a simple idea: one day while watching a football game under the rain he noticed that the players were slipping on the wet grass, and decided to apply some studs under the shoes to grant the players more stability and control and in this way allow them to beat the hostile condition causing them to wallow in the mud. A bit like the bumble-bee, an insect that wouldn’t seem enough streamlined to fly, but does it nonetheless. Indeed Hummel means bumble-bee in the language of Goethe, just to recall the idea behind the brand, which by then evolved to include a host of sectors beside soccer, as testified by this Deuce Court Premium, belonging in the winter collection that’s already on the shelves. It’s a classic tennis model, which we are used to see in its summer version: except that for the winter season the upper gets covered by premium leather with insertions in herringbone canvas. A refined look, exalted by a pair of contrasting laces, that make it fit to ride the wave of fashion casual vintage which is the real must-have of the winter season. 82
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HUMMEL
DEUCE COURT winter PREMIUM
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Retro running: a failure? Non è per fare i bastian contrari, intendiamoci; né per desiderio di distinguersi a tutti i costi. Ma sempre più spesso ci capita di trovarci in disaccordo con la maggioranza, anche all’interno di un mondo piccolo come quello delle sneakers. Nella maggior parte dei casi, quando abbiamo a che fare con i movimenti del mercato generalista, seguiamo la regola d’oro: cerchiamo di comprendere, prima di criticare. Però a volte è difficile. L’ultima è capitata qualche giorno fa, durante una riunione di redazione. Qualcuno si è alzato, e ha detto: ma possibile che tutti i modelli, splendidi, di adidas anni Ottanta e Novanta, rimangano sugli scaffali? Cos’hanno di sbagliato, i ragazzi la fuori?! Ecco. Prendetela pure come l’opinione di un mucchio di vecchi appassionati ormai fuori dal mondo, ma in effetti a noi sembra piuttosto strano che il Trifoglio faccia fatica a vendere remake di sneakers eccezionali, che hanno fatto la storia non solo del marchio, ma dell’intero settore running. Modelli che hanno tutte le carte in regola, dal pun84
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to di vista del puro design, per integrarsi perfettamente nell’abbigliamento del 2015. Eppure, non sembrano funzionare. Nonostante gli sforzi di adidas nel corso dell’ultimo decennio. Un caso emblematico è quello delle ZX500 (foto 1) e ZX600 (foto 2): due modelli cardine della linea che ha caratterizzato fortemente il running adidas negli anni Ottanta, desideratissimi in quel periodo e assolutamente ignorati quando sono stati riproposti dal 2005 in poi. Eppure la casa delle tre strisce si è mossa nel modo corretto, sfornando remake di qualità e collaborazioni di buon livello, soprattutto all’interno della linea Consortium. Ma i risultati delle vendite sono stati senza dubbio inferiori alle attese, come dimostrato dal fatto che, pur di smuovere un po’ i potenziali consumatori, adidas si è inventata di sana pianta un modello finto-vintage mai esistito prima come le ZX750 (buone per essere vendute su Zalando, forse, ma per gli appassionati erano appena meglio di un pugno in un occhio) (foto 3).
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Un po’ meglio è andata con la riproposizione delle Boston Super (foto 4), soprattutto grazie all’amore dimostrato dai consumatori nordeuropei. Ma a sud di Berlino, nessuno sembra essersi strappato i capelli per questo modello dalla linea filante e dal mix di materiali davvero killer. Un discorso simile può essere applicato anche alle ZX8000 (foto 5), icona assoluta del running dotato di tecnologia Torsion, che nella colorazione Light Aqua/Lemon Peel/Violet faceva impazzire i ragazzi italiani nel 1989, e dopo il 2010 ha invece ottenuto performance di vendita decenti solo in Germania e in Inghilterra, ed è stato quasi completamente ignorato nell’Europa mediterranea. Perfino le Micropacer (foto 6), vendutissime ai tempi del loro primo remake nel 2001, oggi difficilmente si trovano ai piedi dei ragazzi.
Il motivo di un tale insuccesso rimane francamente misterioso. I modelli in sé sono pezzi di storia, e nella maggior parte dei casi sfoggiano una linea ancora attualissima. Forse alcuni remake sono stati fatti troppo presto, è vero: il retro running ha ricominciato ad andare forte soprattutto nelle ultime stagioni, in Europa. Ma la spiegazione non convince del tutto. Il fatto è che la forza del marchio adidas sembra essersi un po’ appannata, e lo dimostra il fatto che invece un concorrente diretto come Nike continua a lavorare con profitto nel settore, riproponendo perfino le Cortez. Vedremo se i grandi investimenti della casa tedesca nelle ultime stagioni saranno sufficienti per ribaltare presto la situazione.
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Retro running: a failure? It’s not out of a spirit of contradiction, or a desire to distinguish ourselves at all costs, but very often we happen to disagree with the majority, even within such a small world as that of sneakers. In most cases, when we have to deal with the dynamics of the general market, we follow the golden rule: we try to understand, before even thinking to criticize. But sometimes it’s difficult. The latest discussion occurred a few days ago, during a meeting with the staff. One of us decided to stand up, and said: how is it that all these models, so beautiful, that adidas released from the Eighties to the Nineties, remain on the shelves? What are those guys doing? What’s wrong with them? You may regard it like the opinion of a bunch of old enthusiasts who lost contact with the world, but frankly we find very strange that the Trefoil should have difficulties in selling such exceptional sneakers, which made the history not only of the brand, but also of the running sector at large. Models that, from a pure design point of view, have all the papers in order to integrate with the current clothing trends. Yet they doesn’t seem to work out – and this in spite of the efforts made by adidas over the last decade. A case in point is the ZX500 (image 1) and the ZX600 (image 2), two major models of a line that marked vividly the adidas running department during the Eighties – so much wanted back then but absolutely ignored when the company re-proposed them from 2005 on. In fact the three-striped brand followed a proper course of action, churning out quality remakes and high level collaborations, especially within the Consortium line. But the selling results remained by all means below the level of expected targets, as testified by the fact that, with a view to attract the attention of potential customers, adidas 86
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went so far as to fabricate ex nihilo a pretend-vintage model that had never existed such as the ZX750 (fairly ok to be sold on Zalando, perhaps, but from a fan’s perspective hardly better that a punch in the face) (image 3). The rerelease of the Boston Super (image 4) went slightly better, especially thanks to the affection exhibited by the north-European customers. But south of Berlin, no one seems to have really appreciated the appearance of this model featuring a shaped line and a really palatable mix of materials. Fairly much the same point could be made concerning the ZX8000 (image 5), absolute icon of running, endowed with Torsion technology, which in the Light Aqua/Lemon Peel/Violet colorways drove crazy the young Italian customers in 1989, but after 2010 it only achieved a good market performance in Germany and England, and was almost ignored in the south of Europe. Today, even the Micropacer (image 6), a terrific success at the time of its first remake in 2001, can be seen very seldom at the feet of the young generation. A plausible explanation for such a lack of interest is frankly hard to figure out. The models are in themselves historical landmarks, and in many cases they still exhibit a very modern line. Perhaps some remakes were issued too early, given that the retro running really started to do the ton over the last few seasons, at least in Europe. But such an explanation doesn’t fully satisfy our desire to understand. The impression is that the strength of the brand adidas seems to be a bit weakened, and this is also emphasized by the fact that a direct competitor such as Nike is working so well in the sector, that they even come to rerelease the Cortez. We’ll see if the huge investments made by the German company during the last few seasons will be sufficient to radically change the situation.
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Superstylin’ compie 10 anni: oggi è uno degli sneaker store di riferimento della scena romana. Nato come piccolo corner all’interno di un negozio di abbigliamento, il progetto di Dario (prima) e Federico (poi) cresce fino a diventare, nel 2011, il negozio che è oggi. Situato nel popolare quartiere dell’Alberone, tra la via Appia e San Giovanni, Superstylin’ è un’inesauribile fonte di approvvigionamento streetwear/sneakers, punto di riferimento per la zona sud di Roma e non solo. Dario e Federico portano avanti il loro credo andando a caccia di collaborazioni e limited edition da proporre in negozio e sull’online store rinnovato recentemente. Una ricerca che da il meglio quando si tratta di anticipare i trend e puntare su nuovi brand: negli ultimi tempi forte è stata la collaborazione con Karhu, ormai lanciatissima sul mercato romano, con Diadora e con Bleu de Paname, marchio parigino che rivisita vecchi abiti da lavoro rendendoli molto attuali. Un regalo per festeggiare questi 10 anni? Naturalmente un paio di scarpe: Nike Air Max 1 Clot 2006 per Dario, Asics Gel Lyte III x SlamJam 5th dimension del 2010 per Federico. Ma il regalo più bello rimane il successo del negozio: uno store che in questi primi 10 anni è stato in grado di ritagliarsi un ruolo importante nel panorama romano, grazie soprattutto alla passione sfrenata dei proprietari, che con il passare del tempo si sono guadagnati il rispetto di appassionati e addetti ai lavori. Superstylin’ is 10 years old. Today it’s one of the leading sneaker stores on the Roman scene. Born as a small corner within a clothing shop, the project belonging to Dario (before) and Federico (after) grew up to become in 2011 the store we now admire. Located in the popular neighborhood of Alberone, between the Via Appaia and San Giovanni, Superstylin’ is an inexhaustible source of supply in the street wear / sneakers sectors, a reference point for the Southern area of Rome and beyond. Dario and Federico bring about their faith and search for collaborations and limited editions to be offered both in the shop and in the recently renovated online store. A highly rewarding search when it comes to previewing the trends and setting one’s sights on new brands: over the last few months they made a strong collaboration with Karhu, by now very proactive on the Roman market, with Diadora and Bleu de Paname, Parisian brand that reinterprets old workwear suits and makes them very modern. A gift to celebrate these 10 years? Of course, a pair of shoes: the Nike Air Max 1 Clot 2006 for Dario, and the 2010 Asics Gel Lyte III x SLamJam 5th dimension for Federico. But the most beautiful gift is the store success: a store that over these first ten years was capable of winning a critical role in the Roman world, mainly thanks to the unbridled passion of the owners, that over the years conquered the respect of the fans and the experts.
Superstylin’
via Santa Maria Ausiliatrice, 130 • 00181 Roma (+39) 06 454 77 149 • www.superstylin.it 88
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DC SHOES
SCEPTOR REALTREE
Le Sceptor Realtree mantengono tutte le caratteristiche delle Sceptor classiche, prima tra tutte la robustezza: la tomaia è realizzata in mix di tela heavy duty e pelle sintetica, la confortevole linguetta a rete e imbottita garantisce supporto e traspirabilità al piede, il battistrada in gomma antiabrasiva conferisce una resistenza assoluta nel tempo. Ma ovviamente, queste non sono le solite Sceptor: Real Tree è un’azienda americana specializzata in abbigliamento mimetico che oltre a essere fondamentale per cacciatori e militari è diventato anche una delle tendenze universali dello streetwear negli ultimi anni - e ha disegnato un pattern camouflage apposta per DC Shoes, applicato su ben sette modelli della casa americana. Tra i quali spiccano proprio le Sceptor. The Sceptor Realtree keeps all the features distinguishing the classic Sceptor, first of all robustness. The upper is realized in a mix of heavy duty canvas and synthetic leather, the comfortable padded tongue grants support and transpiration to the foot, the tread in anti-abrasive rubber provides an absolute resistance over time. But obviously, this isn’t the usual Sceptor. Real Tree is an American brand specializing in camouflage battledress, that in addition to being crucial for both hunters and soldiers has become in its turn one of the universal trends on streetwear scene over the last few years – so they designed a camouflage pattern expressly for DC Shoes, to be applied on a good seven models of the American company: among which the Scelptor stands out. 90
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NIKE
AIR MAX 97 M ade in Chi na - 1997
L’idea del designer Christian Tresser, capo progetto a Beaverton durante lo sviluppo delle Air Max 97, era semplice quanto rivoluzionaria: per la prima volta da quando la tecnologia Air era stata implementata sui modelli da running Nike, il cuscino d’aria sarebbe stato lungo quanto l’intera intersuola e accoppiato a un sottile strato di schiuma poliuretanica. Adatte ai corridori pesanti e di conseguenza bisognosi di un alto livello di ammortizzazione, e Air Max 97 rappresentavano allo stesso tempo un notevole picco stilistico: pur riprendendo in qualche modo il look “a strati” delle precedenti Air Max 95, le 97 diventavano inconfondibili grazie agli inserti realizzati in materiale rifelletente prodotto dall’azienda americana 3M. Un modello che nelle intenzioni della casa dello Swoosh avrebbe dovuto riportare il marchio alla sua immagine originale di simbolo della tecnologia applicata al running, e finì invece per diventare icona dello street style in Italia, uno dei pochi paesi in cui le Air Max 97 non furono rifiutate dal grande pubblico, tramutandosi in un successo mostruoso e duraturo, destinato a rinnovarsi ad ogni stagione per i dieci anni successivi. Un altra particolarità tutta italiana, certo. Ma almeno in questo caso, possiamo dire che i consumatori nostrani ci avevano visto giusto. Le Air Max 97, vista la scarsa popolarità al di fuori dei confini italiani, non valgono un granché sul mercato del vintage, anche perché è difficile trovarne un paio con l’intersuola ancora integra: non dovreste pagarle più di 120 dollari. 94
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The idea of designer Christian Tresser, project manager in Beaverton during the realization of the Air Max 97, was simple and revolutionary: for the first time since Air technology was implemented on the running models by Nike, the air cushion was to be modified to become as long as the whole midsole and associated to a polyurethane layer of foam. Designed for the heavy runners that tend to need a high level of damping power, the Air Max 97 also represented a remarkable peak of style. Indeed, although it borrowed the layered look of the previous Air Max 95, the 97 acquired its unmistakable personality through the insertions realized in reflecting materials produced by the American company 3M. According to the Swoosh intentions the model was meant to restore the brand to its original image as a symbol of technology applied to running, but it ended up becoming the icon of street style in Italy, one of the few countries where the Air Max 97 wasn’t refused by the general public, thus becoming a terrific and enduring success, destined to be rehearsed on every season for the subsequent ten years. Another wholly Italian peculiarity, by all means. But at least in this case we can say that our fellow citizens got it right. The Air Max 97, given its low degree of popularity outside Italian borders, isn’t worth very much on the vintage market, also because it’s quite difficult to find a pair with undamaged midsole: it shouldn’t cost more than 120 dollars. Sneakersmagazine
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NIKE
AIR PEGASUS M ade in kore a - 1995
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Forse l’ultimo modello dell’età dell’oro delle Nike Air Pegasus, durata tredici anni a partire dal 1983, con un picco rappresentato senza dubbio dagli splendidi modelli del triennio 1987-1989. Si trattava, in realtà, del tentativo di riparare a un errore da parte della casa di Beaverton: le Pegasus del 1993 avevano infatti un rivestimento interno in spandex che le rendeva troppo strette per la maggior parte dei runner, e di conseguenza scomode. Le Pegasus del 1995 tornarono dunque al classico fit che aveva fatto la fortuna del modello nelle stagioni precedenti, con una silhouette ricurva, intersuola ultraleggera in phylon e suola in gomma “carbon rubber”. Nonostante la buona riuscita anche dal punto di vista prettamente estetico, le Pegasus del 1995 non riuscirono però a riconquistare completamente il pubblico americano, e così il modello negli anni successivi andò incontro a una totale ricostruzione, che portò alla creazione di Pegasus altamente prestazionali, ma piuttosto discutibili dal punto di vista dello stile. Oggi un paio dead stock di Air Pegasus 1995 non vale più di un centinaio di dollari.
That’s perhaps the latest model from the golden age of the Nike Air Pegasus, which lasted thirteen years since 1983 (and with a culminating phase represented by the marvelous models of the triennium 1987-1989). In fact, this model was an attempt to amend a previous mistake that Beaverton had made: the 1993 Pegasus had a lining in Spandex that would make that shoe too tight and therefore uncomfortable for most of the runners. The 1995 Pegasus revived therefore the classic fit that had granted its success in the previous seasons, with a curved silhouette, a ultra light midsole in phylon and a ‘carbon rubber’ sole. Although it proved to be a great success, also from a purely esthetic point of view, the 1995 Pegasus didn’t manage to win back its American public, so the model underwent a total reconstruction process in the subsequent years resulting in the creation of a Pegasus that proved to be extremely performing, but a bit questionable from a style viewpoint. Today a deadstock pair of the 1995 Air Pegasus isn’t worth more than a hundred bucks. Sneakersmagazine
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ADIDAS
PRO MODEL M ade in f ranc e - 198 3
Ecco una vera icona della storia adidas, che vorremmo rivedere sugli scaffali con tutte le caratteristiche originali, per quanto sia sempre più difficile vedere remake fedeli alla qualità costruttiva dei modelli OG. Queste Pro Model, in particolare, appartengono al periodo più fecondo della storia adidas, almeno dal punto di vista dell’impatto culturale: nei primi anni Ottanta infatti si stava cementando il legame tra il marchio del Trifoglio e la nascente cultura hip-hop (anche se i Run-DMC dovevano ancora incidere Raising Hell, che sarebbe arrivato solo nel 1986) e più in generale con la street culture americana tutta. Proprio in quegli anni, dal vecchio continente - la produzione era infatti eseguita negli stabilimenti francesi di adidas, poi si sarebbe spostata verso l’Ungheria e poi fuori dall’Europa - arrivò negli Stati Uniti questa versione delle Pro Model, considerata la migliore di sempre dai puristi. Oltre all’offerta di strisce in feltro o pelle, quello che distingueva queste Pro Model era senza dubbio il fit leggermente più largo rispetto all’originale Molto ricercate dai collezionisti americani e giapponesi, le Pro Model del 1983-1984 hanno quotazioni che superano spesso i trecento dollari. 98
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Here is a real icon from the history of adidas, which we’d like to see soon on the shelves with all its original features, although it’s becoming more and more difficult to see a remake that lives up to the quality of the relevant OG model. This Pro Model, in particular, belongs in the most prolific period of adidas history, at least from the viewpoint of cultural impact. The relationship between the Trefoil brand and the rising hip-hop culture (although the Run-DMC hadn’t yet recorded Raising Hell, which only arrived in 1986) and more generally the American street culture at large started to strengthen in the early Eighties. At that very moment this version of the Pro Model considered the best ever by all purists arrived in the US from the old continent (since back then the production used to be realized in the French factories of adidas, before moving toward Hungary and then outside Europe). Beside the presence of stripes in felt and leather, what distinguished this Pro Model was by all means its fit, slightly larger than the original. Much sought-after by American and Japanese collectors, the 1983-1984 Pro Model has quotations that often cross the threshold of 300 dollars. Sneakersmagazine
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PUMA
unknown M ade in W est Ge rmany - 1960s
Abbiamo scovato in un mercatino questo oggetto misterioso: ne sappiamo poco, ma siamo certi che si tratti di un modello da running risalente agli anni Sessanta. L’indizio che ci permette di fare questa affermazione è la mancanza del logo Puma vicino al Formstrip sul lato della tomaia, che appare nei modelli prodotti dal 1968-1969 in avanti. Osservando il modello più da vicino, appare chiaro che si tratti di sneakers destinate alla corsa su terra battuta, probabilmente un modello prodotto solo per gli atleti e mai arrivato sul mercato generalista, coem succedeva spesso in quegli anni. Fino agli anni Ottanta-Novanta era ancora possibile imbattersi in modelli del genere, sepolti nei magazzini dei negozi di articoli sportivi, oggi è un fatto più unico che raro. Se qualcuno ha qualche indicazione che possa aiutarci a dare un nome - e, chissà, una quotazione - a queste scarpe mai viste prima, ci faccia un fischio (o magari basta un messaggio su facebook, visto che in fondo siamo nel 2015, no?).
We unearthed this mysterious item from a local market. We don’t know very much about it, but we are pretty sure it’s a running model from the Seventies. The ground on which we base the supposition is the absence of Puma’s logo nearby the Formstrip on the upper side – as we know, it started to appear in the season 1968-1969. On closer inspection, it seems clear that it was a pair of sneakers designed to be used by runners on dirt roads, perhaps a model solely produced for the athletes and one that never reached the general market, which was a usual choice back then. While it was pretty easy to run into such models until the Eighties and Nineties, when they used to be buried in the warehouses of many shops, it’s now an exceptional case. If anyone has any elements to help us identify these shoes never seen before (and so be able to estimate their worth) please send a pigeon, or just a message on Facebook, the calendar reads 2016 after all. 102Sneakersmagazine
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ADIDAS PERFEKT
M ade in Austri a - 1976
Modello rarissimo: le adidas Perfekt erano sneakers da running low-cut, che fecero la loro comparsa sugli scaffali europei negli anni Settanta. Costruite con un unico taglio di pelle per l’intera tomaia (escludendo ovviamente il rinforzo sulla punta), erano caratterizzate dalla silhouette sottile e compatta, perfetta per la corsa, dalla linguetta traforata e imbottita in schiuma sintetica, dal sockliner che offriva una calzata perfetta. Oltre che naturalmente dal nome scritto in oro a contrasto sul lato delle tre strisce. Con il tempo, queste scarpe adatte alla corsa su terreni accidentati sono state adottate - soprattutto in Inghilterra, ovvio - dalle subculture Mod e Skinhead: dopo un periodo in cui era piuttosto facile trovarle nel Regno Unito (negli anni Novanta venivano vendute nei mercatini per qualche decina di sterline), sono oggi piuttosto rare e ricercate: un paio in condizioni perfette può superare i 400 dollari di quotazione.
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A very rare model: the adidas Perfekt was a running low-cut model, which appeared on the European shelves in the Seventies. Built from a single cut of leather for the whole upper (except of course the reinforced tip), it was characterized by a thin and compact silhouette (very fit for running), by a punched tongue also padded with synthetic foam, and a sockliner that would grant a perfect wear-in – beside, needless to say, its contrasting golden name on the side of the stripes. Over the years, these shoes designed to be used on irregular grounds were adopted (especially in England, of course) by the Mod and Skinhead subcultures. After a period in which it was quite easy to find them in UK (during the Nineties they used to be sold for a few dozen pounds), they are today pretty rare and sought-after. A pair in perfect conditions might cost you more than 400 dollars. 106Sneakersmagazine
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ASICS GEL 101
M ade in Kore a - 1992
Asics è da sempre sinonimo di running, e queste Gel 101 sono solo uno dei tanti modelli che rendono facile capire il motivo per cui la casa giapponese è tanto amata da chi corre: sneakers studiata per andare incontro a ogni possibile esigenza e a ogni tipo di runner, per combattere l’eccesso di pronazione e adattarsi a ogni peso, grazie all’ammortizzazione fornita dall’intersuola con tecnologia Gel. L’unica limitazione di questo modello eccezionale - forse una delle migliori Asics di sempre insieme alla serie Gel-Lyte - è l’impossibilità di usarlo per la corsa campestre: meglio limitarsi all’asfalto. Strano che, dopo i remake di Sight e Respector, Asics non abbia ancora deciso di riportarla sugli scaffali. I collezionisti ne sarebbero felici, anche se probabilmente le loro paia OG perderebbero un po’ del valore che hanno oggi sul mercato del vintage: dagli 80 ai 200 dollari, a seconda soprattutto del livello di deterioramento di suola e intersuola.
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Asics has always been a synonym of running and this Gel 101 is just one of the many models making it easy to understand the reasons why the Japanese company is so appreciated by runners over the world. A sneaker designed to meet the needs of every type of runners, to deal with excessive pronation and adapt to the runner’s weight, thanks to its high damping factor secured by the midsole in Gel technology. The only limit of the exceptional model (perhaps one of the best Asics ever, beside the Gel-Lyte series) is the impossibility to use it for the cross-country race. Better confine it to the asphalt. Strangely enough, after the Sight and Respector remakes, Asics hasn’t yet decided to resend it on the shelves. The collectors would be happy, although aware that their OG pairs would lose some of their current worth on the vintage market – fluctuating from 80 to 200 dollars, according to the level of deterioration of sole and midsole. 110Sneakersmagazine
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