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BAIT x DIADORA N9000 KENDRICK LAMAR x REEBOK CLASSIC LEATHER CONCEPTS x NIKE FREE TRAINER 1.0 HANCOCK x CONVERSE JACK PURCELL RONNIE FIEG x NEW BALANCE 998 GOSHA RUBCHINSKIY x VANS VAULT AUTHENTIC 24 KILATES x ASICS GEL-RESPECTOR 24 KILATES x LE COQ SPORTIF LCS R-1000 SNEAKERSNSTUFF x ADIDAS EQUIPMENT RUNNING GUIDANCE 93 & ULTRABOOST best of 2015 Sneakers magazine top 10 REEBOK:PASSATO, FUTURO, PRESENTE (DIFFICILE)
Direttore responsabile Giuseppe Angelo Berto Coordinamento Editoriale Marco Colombo Redazione e testi Andrea Caviggia, Michele R. Serra, Lucia Milvia Maida, Gigi Maneo, Simone Tucci Fotografi Sebastiano Pedaci, Giuseppe Repetto, Germano Gritti, Anna Canata Grafica ArtK Traduzioni Sergio V. Levi Segreteria Daniela Furlan
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AIR JORDAN VIII shop TROPHY ROOM jordan news under armour: una storia americana PUMA BLAZE OF GLORY STAMPD x PUMA Spring/Summer 2016 Collection Lacoste l.12.12 KARHU ARIA PANTONE UNIVERSE asics Metarun Onitsuka Tiger Mexico Delegation Gas SPRING/SUMMER 2016 new york yankees footwear WYOKAN DC shoes LYNX LITE R THE RUBBER TOE GAME
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editoriale editorial Diciamo la verità, molti di noi hanno rinunciato ai buoni propositi per il nuovo anno già dal 2002. Per fortuna i giganti globali del mondo sneakers non sono indolenti come noi singoli, semplici appassionati: è già evidente che abbiano apparecchiato un 2016 ricco di piatti interessanti, e forse di grandi sorprese - anche se le carte, a questo punto della stagione, sono spesso ancora coperte. Vediamo dunque cosa ci possiamo aspettare dal futuro prossimo, e quali sono i buoni propositi dei grandi marchi per l’anno che verrà (e che, tecnicamente, è già arrivato).
Let’s be honest, many of us have given up the habit of framing our good intentions for the new year since at least 2002. Fortunately, the global giants of the sneaker world aren’t lazy like us, passionate, but quite common, laymen. Clearly, they prepared a 2016 replete with thrilling news, perhaps foreboding some great surprises – though the cards are still undisclosed for the moment. Let us see what we can expect from the near future, and what good intentions the great brands might have for the new year (which has already begun, by the way).
Tra i buoni propositi di Reebok, ad esempio, c’è il desiderio di tornare a giocare un ruolo decisivo sul mercato e all’interno della cultura popolare americana: per farlo, già dall’anno scorso il brand di origini britanniche ha coinvolto nei suoi piani un peso massimo del rap made in Usa, Kendrick Lamar, che ha progettato le Classic Leather che potete ammirare a pagina 10. Uno spunto positivo, speriamo, dopo stagioni (le raccontiamo da pagina 40) non esattamente all’altezza della gloriosa storia dell’azienda acquisita da adidas nel 2006. E a proposito di adidas: dopo la crescita - e gli enormi investimenti - delle ultime stagioni, il buon proposito del Trifoglio è che il 2016 sia l’anno del consolidamento di questo trend positivo. Sarà per questo che non sembrano giungere notizie-bomba da Herzogenaurach. Ma qualcosa arriverà, ne siamo certi: la collaborazione con Sneakersnstuff che vi presentiamo a pagina 26 non può essere più di un amuse-bouche...
Among Reebok’s intentions, for example, there is the intention to regain the crucial role they played (and then lost) on the market and in the American popular culture. To achieve this goal, the brand of English origins has already enlisted a heavyweight of the rap made in Usa, Kendrick Lamar, who designed the Classic Leather you can admire on page 10. A positive starting point, hopefully, after a few seasons (as we describe on page 40) that can’t be deemed equal to the glorious history of the company acquired by adidas in 2006. And when it comes to adidas, after the growth (and the huge investments) of the latest seasons, the Trefoil’s good intention is to reinforce this positive trend in 2016. Which may be why there are no astonishing news coming from Herzogenaurach so far. But we are pretty sure that there must be something in the pipeline: the collaboration with Sneakersnstuff that we show you on page 26 may just be an amuse-bouche…
Per Asics e Onitsuka Tiger invece, il passaggio tra 2015 e 2016 è stato caratterizzato da un deciso scatto in avanti: prima (alla fine dell’anno scorso) la presentazione delle rivoluzionarie MetaRun - che potete ammirare da pagina 76 -, poi il ri-lancio delle Mexico Delegation, un modello che arriva direttamente dai giochi olimpici del 1968 e che rappresenta il debutto delle Stripes poi divenute simbolo del marchio giapponese. Passato e futuro: un dialogo continuo tra tradizione e innovazione, come spesso capita nel mondo sneakers. Anche Lacoste mette insieme storia e presente, proponendo per l’imminente stagione primavera/estate 2016 un paio di scarpe ispirate nientemeno che alla storica polo L.12.12, ideata da René Lacoste in persona e diventata simbolo immarcescibile del marchio. Puma invece continua con il rinnovamento delle icone storiche del marchio, con versioni fresche delle amatissime Blaze of Glory (a pagina 64 e 65). Anche Karhu prosegue su una via simile, recuperando dagli archivi un modello-icona del mondo runnining, le Aria: tutte le foto delle colorazioni che troveremo sugli scaffali tra febbraio e marzo sono su queste pagine, da pagina 70 in poi. E mentre salutiamo le novità di marchi come Dc Shoes, New York Yankees Footwear e Gas, non possiamo che rilevare con piacere che player inaspettati si affacciano sul mercato: la novità più interessante è senza dubbio l’arrivo in grande stile di un marchio come Pantone, che vi raccontiamo a pagina 74.
As for Asics and Onitsuka Tiger the transition from 2015 to 2016 was characterized by a vast improvement. From the presentation (at the end of last year) of the revolutionary MetaRun (that you can admire on page 76) to the relaunch of the Mexico Delegation, a model that comes directly from the 1968 Olympic games and represents the beginning of the Stripes that since then became the symbol of the Japanese brand. Past and future – a ceaseless dialogue between tradition and innovation, as is often the case in the sneaker world. Lacoste, too, decided to mix history with present, and for the coming spring-summer 2016 proposes a pair of shoes inspired by no less than the historic polo L.12.12, invented by René Lacoste and since then eternal symbol of the brand. Puma, on the other hand, goes on with the renewal of its historic icons, with fresh new versions of the much beloved Blaze of Glory (on page 64 and 65). And Karhu follows a similar path, recovering from the archives an icon-model of the running world, the Aria: the images of the colorways we’ll see on the shelves from February to March are presented here, from page 70 on. As we welcome some new releases by brands like Dc Shoes, New York Yankees Footwear e Gas, we can’t help noticing with pleasure that a number of new players are landing on the market: the most compelling new entry is by all means the brand Pantone, a new arrival that we recount on page 74.
Insomma, mancano solo i nostri, di buoni propositi. Ma non ci avevamo rinunciato? Vabbè, dai, proviamoci. Dunque. Nel nuovo anno promettiamo di: 1) continuare a scegliere modelli strani e poco conosciuti, di cui raccontare la storie nella sezione vintage 2) espandere il più possibile i nostri orizzonti, cercando le idee più inaspettate applicate alle sneakers 3) non rimanere mai abbagliati dall’hype, e farci guidare solo dal nostro gusto personale e dall’esperienza. Anche se ammettiamo che quest’ultimo sia un proposito difficile da mantenere. Del resto siamo umani, e lo rimarremo anche nel 2016. Sentiamo già il desiderio di recuperare quel paio di Jordan V di Supreme, che avevamo ignorato con un’alzata di sopracciglio lo scorso ottobre...
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The only missing intentions seem to be ours. But haven’t we decided to leave off? Ok, let’s try to make some plans. For the new year we promise: 1) to go on selecting strange and less known models and to recount their stories in our vintage section; 2) to expand our horizons as much as we can, by searching for the most unexpected ideas applied to sneakers; 3) to resist the siren song of the hype and continue to follow our personal taste and experience. This being said, we have to admit that the latter might prove to be a difficult intention to put into practice. We are human beings after all, and so will remain in 2016. We already feel a craving desire to recover that pair of Jordan V Supreme that we shrugged our shoulders at in October…
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BAIT x DIADORA N9000 Tutto il mondo ama Venezia, e gli americani in modo particolare. Così, non stupisce che il team creativo di Bait abbia preso ispirazione dalla città sulla laguna per la sua prima colaborazione con Diadora: del resto, la sede del marchio italiano è a un tiro di schioppo da Venezia, in quel di Caerano San Marco. L’ispirazione è arrivata dagli innumerevoli ristoranti e caffè, dagli edifici storici e canali, dagli arazzi, dalle colorate maschere di carnevale durante un tour serale a Venezia: il risultato è una N9000 ribattezzata “Notti Veneziane”. Un prodotto totalmente Made In Italy, costruito con materiali di alta qualità provenienti da concerie italiane: pelle augusta e pelle abricot per i riporti, pelle di vitello effetto snakeskin invecchiato per la struttura della tomaia. Perfino la suola è stata prodotta con una miscela di sabbie italiane, come ulteriore omaggio al Bel Paese. Queste N9000 sono dotate di quattro differenti tipi di lacci: in pelle italiana nelle colorazioni prugna e blunotte navy, con corda cerata e in velluto; le solette sono impresse con i marchi Bait e Diadora in lamina d’oro. Tiratura limitatissima, probabilmente già esaurita quando leggerete queste righe.
Everyone loves Venice, and the American people love it more than anyone else. So it’s no wonder that the creative team from Bait took inspiration from the lagoon city for its first collaboration with Diadora; after all, the headquarters of the Italian brand is a stone’s throw from Venice, in Caerano San Marco, to be more precise. The inspiration came from the innumerable restaurants and cafés, from the historic mansions and canals, from the tapestries, the colored carnival masks observed during an evening tour of Venice. As a result, a N9000 rebaptised “Venetian Nights”, an entirely made in Italy production, constructed with high quality materials supplied by Italian tanneries. August leather and abricot leather for the appliqué, calfskin showing an aged snakeskin effect for the upper structure. Even the sole was produced through a mix of Italian sands, as a further tribute to our peninsula. This N9000 is endowed with four different kinds of laces: Italian leather for the plum-colored and dark blue-navy ones, plus in waxed string and in velvet; the soles are impressed with the brands Bait and Diadora in gold leaf. A very limited edition, probably sold out as you read these lines. 8
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KENDRICK LAMAR x REEBOK CLASSIC LEATHER
Secondo capitolo - dopo il successo delle Ventilator viste l’anno scorso - della collaborazione tra Reebok e il rapper americano Kendrick Lamar. Questa vota si tratta di Classic Leather, ma il trattamento è lo stesso della scorsa: base crema e solette di colori diversi, più le iscrizioni “red” e “blue” sui talloni: un riferimento ai colori delle gang losangeline Bloods e Crips, ma nell’anno delle elezioni forse anche a quelli dei due principali partiti politici statunitensi. Sono arrivate nei negozi a metà gennaio.
Second chapter (after the success of the Ventilator we saw last year) of the collaboration between Reebok and the American rapper Kendrick Lamar. This time it’s a Classic Leather, but the treatment is just the same – a cream basis and insoles of different colors, and in addition, the inscriptions ‘red’ and ‘blue’ over the heels: a reference to the colors marking the LA gangs Bloods and Crisps, but also the two American political parties (in the year of the elections). They reached the shops in mid January. 10
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CONCEPTS x NIKE FREE TRAINER 1.0
Il più noto sneakers shop di Boston compie vent’anni: al posto della torta, Concepts festeggia (per ora: siamo certi che nel corso del 2016 arriveranno molte altre collaborazioni) con una limited edition delleNike Free Trainer 1.0. La stampa sulla tomaia è ispirata ai rilevatori termici, capaci di “vedere” il calore emesso dai corpi delle persone. Ma un particolare nascosto è quello che fa la differenza: la linguetta è infatti costruita con uno speciale tessuto che reagisce al calore, facendo apparire la stampa colorata anche su di essa, ma solo quando le scarpe sono scaldate dal calore corporeo del runner. Notevole.
The most famous sneaker shop in Boston is 20 years old. Instead of a cake, Concepts decided to celebrate with a limited edition of the Nike Free Trainer 1.0 (for starters, since we bet that a number of collaborations will flock up during the year). The print on the upper is inspired by some thermal sensors capable of “seeing” the heat generated by the people bodies. And a hidden detail is what makes all the difference – the tongue is made of a special tissue that changes with the temperature, to let the colored print appear over it, but only when the shoes are heated by the body temperature of the runner. Amazing. 12
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HANCOCK x CONVERSE JACK PURCELL MID
Il settore sneakers, soprattutto negli ultimi tempi, ha visto nascere collaborazioni tra realtà spesso distanti fra loro. Ad esempio, Converse ha deciso di avvalersi ancora una volta dell’esperienza di Hancock, marchio inglese leader nella produzione di articoli impermeabili in gomma, per realizzare questa variante delle Jack Purcell Mid. Si tratta naturalmente di sneakers 100% waterproof, grazie alla tomaia nera in cotone Ventile coperta da uno strato esterno in gomma rinforzata, e alla doppia chiusura con zip (sullo strato esterno) e lacci (sulla tomaia interna). The sneaker world witnessed, especially over the last few years, the rise of several collaborations between subjects very different from one another. For instance, Converse decided to make use once again of the expertise of Hancock, an English brand that is a leader in the production of water-proof rubber products, to realize this version of the Jack Purcell Mid. It’s clearly an entirely waterproof pair of sneakers, thanks to the upper covered by an external layer in reinforced rubber, and the double system utilizing a zipper (on the outer layer) and laces (for the inner upper). 14
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RONNIE FIEG x NEW BALANCE 998
Black Friday, l’ultimo venerdì di novembre: è il giorno che segue quello del Ringraziamento in nordamerica. Ma se il Thanksgiving Day è una tradizione secolare dal chiaro significato religioso, il Black Friday ha una connotazione ben più terrena: si tratta del giorno in cui i negozianti degli Stati Uniti offrono forti sconti sulla merce, per tirare la volata agli acquisti natalizi. Dunque, in questo caso il venerdì nero non ha alcuna sfumatura negativa, anzi: si dice sia chiamato in questo modo perché in quel giorno i conti dei commercianti passano dal rosso del deficit al nero dei profitti. E pazienza se quel giorno crea inquietanti ricadute sulle città americane: consumatori in fila di notte al gelo pur di essere i primi a entrare nei centri commerciali, traffico in tilt, risse. In ogni caso, il Black Friday piace a chi vende e a chi compra (tanto che negli ultimi anni il termine si sente sempre più spesso anche in Europa), e così non stupisce che molti grandi marchi del mondo sneakers sfruttino la data per mettere sugli scaffali alcuni pezzi pregiati. New Balance, ad esempio, lo fa da anni, grazie a un duraturo sodalizio con il re delle collabo Ronnie Fieg, self-made man capace di innalzarsi da semplice commesso a proprietario di un piccolo impero fondato sulle scarpe da ginnastica. Lo scorso 27 novembre Fieg ha esposto dietro le vetrine delle sue boutique newyorchesi un paio di New Balance 998, seguito ideale delle 1600 del 2013 e delle 530 del 2014. Ennesimo omaggio alla sua città natale, questa limited edition è stata soprannominata “City never sleeps”, e il riferimento è piuttosto chiaro: la Grande Mela non dorme mai, e anche di notte è illuminata dalle sue mille luci. Per dare forma concreta a questa metafora, ecco una tomaia a blocchi di colore digradanti, dall’azzurro al nero, illuminata dal logo della grande “N” riflettente. Inutile dire che sono già esaurite, e vendute sui siti di aste online a un centinaio di dollari in più del prezzo retail. 16
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collabos RONNIE FIEG x NEW BALANCE 998
Black Friday, the last Friday of November, the day following Thanksgiving in the United States. But while celebrating Thanksgiving Day is clearly a religious traditional ritual, Black Friday has an entirely mundane meaning: it’s the day in which the American shops and malls allow their customers very attractive discounts on their merchandise to stimulate Christmas purchases. So in this case, the Black Friday doesn’t have any negative accent with it. Quite the opposite – as it is allegedly so called because on that day the dealers’ accounts transition from the red of deficit to the black of profit. And who cares if that very day usually has a hard impact on the state of the American cities: customers queuing up at night to be the first to accede the shopping malls, traffic jam, brawls. In any case, Black Friday is loved both by those who sell and those who buy (so much so that the term is getting used more frequently even in Europe), and so it’s no surprise that a great many brands in the sneaker world tend to exploit the date to fill the shops with valuable products. New Balance, for example, has been doing it for years, thanks to a lasting agreement with the king of collaborations Ronnie Fieg, a self-made man who progressed from mere shop assistant to owner of a small empire based on the gym shoes. On November 27 Fieg exposed a pair of New Balance 998 (the ideal sequel of the 2013 1600 and the 2014 530) in the windows of his New York boutiques. Umpteenth tribute to his native town, this limited edition was nicknamed “City never sleeps” – and its meaning is quite clear: the Big Apple never sleeps, it is lit by thousands of lights through the night. To give a concrete content to this metaphor, here’s a block-shaped upper in shading-off colors, from sky blue to black, lit by the big reflecting “N”. As it is (needless to say) already sold out, it’s available on the auction websites for a hundred dollars more than retail price.
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GOSHA RUBCHINSKIY x VANS VAULT AUTHENTIC
Gosha Rubchinskiy è uno dei nomi più caldi della moda mondiale: nel corso delle ultime stagioni l’ascesa del giovane designer russo è andata di pari passo con il revival dello streetwear anni Novanta, a cui molti pezzi delle sue collezioni sono ispirati. Con il successo sono arrivate collaborazioni importanti, prima tra tutte quella con Vans, arrivata ormai al quinto episodio: dopo Old Skool, Style 36, Slip-On e Sk8-Hi arrivano anche le Authentic, riviste con nuove colorazioni e il logo di Rubchinskiy - in cirillico - ricamato sul tallone.
Gosha Rubchinskiy is one of the most hyped names of the world of fashion; over the last few seasons the rise of the young Russian designer went hand in hand with the revival of the street wear from the Nineties, which inspired many items in his collections. With success came the important collaborations, first of all the one with Vans, that reached by now its fifth episode; after the Old Skool, Style 36, Slip-On and Sk8-Hi, the time has come of the Authentic, reinvented with new colorings and a logo by Rubchinskiy (in Cyrillic) embroidered on the heel.
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24 KILATES x ASICS GEL-RESPECTOR
24 Kilates ha chiuso il 2015 presentando agli appassionati spagnoli, proprio a capodanno, un paio di Asics Gel-Respector “Virgen Extra” caratterizzata da una pregiata combinazione di materiali e da un’altrettanto raffinata palette di colori ispirata alle varie gradazioni di colore delle olive. Nella confezione, una bottiglia di olio speciale in allegato. Non è la prima volta che 24 Kilates produce collaborazioni a tema “agroalimentare”, ma questa sembra particolarmente riuscita... 24 Kilates closed the year 2015 by presenting a pair of Asics Gel-Respector “Virgen Extra” to the Spanish fans (and on New Year’s Eve!). The model is characterized by a valuable combination of fabrics and an equally refined palette of colors inspired by the various shades of olive types. Included in the package, a bottle of special quality olive oil. It’s not the first time that 24 Kilates produces a collaboration with an agroindustrial inspiration, but this time the result is very spot-on… 22
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24 KILATES x LE COQ SPORTIF LCS R-1000
Il 2015 ha segnato il decimo compleanno del negozio catalano 24 Kilates, che però non ha smesso di festeggiare con l’inizio del 2016, collaborando con Le Coq Sportif per la realizzazione di queste R1000 soprannominate “Gallo”. Per italiani e spagnoli il soprannome è di facile comprensione, e non stupisce il notevole mix di colori della tomaia: rosso, arancione, giallo, verde e blu, su una base di nubuck, mesh e microfibra. chi le ha comprate a Barcellona il giorno dell’uscita (il 23 gennaio scorso) ha ricevuto, oltre alle sneakers, anche una collana-zampa di gallo. The 2015 marked the tenth anniversary of the Catalan shop 24 Kilates, which in this early stretch of 2016 is still celebrating through a collaboration with Le Coq Sportif for the realization of this R1000 nicknamed “Gallo”. In Italian and Spanish an easily understandable nick – and it’s no surprise to see the remarkable mix of colors clothing the upper: red, orange, yellow, green and blue, on a basis of nubuck, mesh and microfiber. Who bought them in Barcelona on its debut day (January 23) received an additional crow’s foot necklace. 24
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SNEAKERSNSTUFF x ADIDAS EQUIPMENT RUNNING GUIDANCE 93 & ULTRABOOST
L’ultima collaborazione tra la boutique svedese SneakersNstuff e Adidas è composta da due limited edition soprannominate “Tee Time”. Il gioco di parole ricorda naturalmente lo stile dei golfisti, che a prima vista appare difficilmente conciliabile con questi modelli da corsa. E invece: le EQT Running Guidance 93 sfoggiano sulla tomaia in pelle impunture e decorazioni tipiche delle scarpe formali inglesi, mentre le UltraBoost sono caratterizzate da una trama sull’intersuola che ricorda da vicino (proprio) la superficie delle palline da golf. Sulle solette interne di entrambi i modelli, l’erba verde dei prati su cui si giocano le classiche 18 buche. The latest collaboration between the Swedish boutique SneakersNstuff and Adidas is comprised of two limited editions nicknamed “Tee Time”. Clearly the pun is a reference to the golfer’s style, even if at first sight it would seem hardly compatible with these running models. However, the upper of the EQT Running Guidance 93 show off the usual stitching and decorations of the formal English shoes, while the UltraBoost is characterized by a filling covering the midsole that is quite reminiscent of the golf balls surface. On the insoles of both models the green grass covering the classic 18-hole fields. 26
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10 L’anno scorso avevamo segnalato che presto il numero delle collaborazioni e delle limited edition avrebbe superato quello dei modelli di linea presenti nei cataloghi dei grandi marchi del mondo sneakers. Non sappiamo se le cifre del 2015 abbiano dato conforto alla nostra tesi, ma senza dubbio il diluvio di collabos non sembra essersi fermato. Il che può essere positivo, in un’ottica darwiniana: se ogni giorno escono decine di limited edition, ogni progetto speciale deve essere davvero unico per spiccare nel mare delle release. E in effetti stilando una lista delle collaborazioni più significative dell’anno appena trascorso ci siamo resi conto che erano davvero molte le proposte di qualità. Ma non ci siamo limitati a selezionare le nostre uscite preferite dell’anno passato: abbiamo deciso di inserire anche modelli che magari non sono piaciuti granché alla nostra redazione, ma che in qualche modo rappresentano lo spirito dei tempi, nel bene o nel male, o che sottolineano importanti trend nati nel corso del 2015 e capaci, forse, di cambiare il futuro del mondo sneakers. E dunque, ecco dieci modelli, il meglio dell’anno trascorso secondo Sneakers Magazine. Ma ricordate: non è una classifica. Last year we forecasted that the number of circulating collaborations and limited editions would pretty soon overcome that of regular line models from the catalogues of the great brands of the sneaker world. We don’t know whether the figures of 2015 confirmed our prediction, but clearly the flooding of collaborations we could see doesn’t seem to slow down. And this may even be a positive thing, from a Darwinian point of view: if dozens of limited editions come out every day, any single special project must be really great to stand out from the crowd. Indeed as we started to put down a list of the most impressive collaborations of the year just gone, we realized there were a great many quality proposals. Therefore, we didn’t just select our favorite 2015 issues – we also decided to include in the list some models that perhaps our staff didn’t like very much, but that nonetheless represent, for good or bad, the spirit of the age, or somehow underline important trends born in 2015 and maybe capable of changing the future of the sneaker world. So here’s our ten models, the best of last year, according to Sneakers Magazine. But bear in mind it’s not a hit parade. Sneakersmagazine
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Concepts x New Balance
998 “Grand Tourer”
L’anno scorso ha decretato un cambio al vertice: la sneakers boutique del Massachussetts sembrava aver scippato all’onnipresente Ronnie Fieg il titolo di campione mondiale delle collabo (ammesso e non concesso che esista). Quest’anno Concepts è rimasta ai piani alti del mondo sneakers, come del resto è giusto che sia: con le sue vetrine a un tiro di schioppo dal campus della prestigiosissima università di Harvard continua a far convivere mercato alto e basso, rivolgendosi a una clientela spesso molto facoltosa (che può permettersi di scegliere tra gli scaffali su cui sono esposti marchi del lusso come Gucci, Thom Browne e Saint Laurent) senza dimenticare le radici street. Abbiamo scelto un modello che esemplifica perfettamente questo approccio sincretico: un paio di running classiche che diventano oggetto raffinato, quasi lussuoso, grazie a un sapiente mix di materiali pregiati e a una colorazione accattivante. Le 998 “Grand Tourer” Made in USA hanno chiuso un anno di collaborazioni davvero notevoli tra Concepts e New Balance, ultime protagoniste dopo 997, 575 e 574: ispirate al mondo del luxury car racing, queste 998 sono caratterizzate da colori neutri, dall’uso di suede di alta qualità e dalla patch “effetto carbonio” sul controtallone. Difficile rinnovare se stessi rimanendo fedeli alla linea: Concepts sembra riuscirci sempre, anno dopo anno. The year 2015 marked a change at the top: the sneaker boutique from Massachusetts appeared to have stolen the omnipresent Ronnie Fieg of his title of world champion of the collabos (assuming that such a title may exist somewhere). This year Concepts remained on the high floors of the sneaker world, which is perfectly reasonable by the way: with their windows just steps away from the campus of the most renowned Harvard University, it helps high- and low-level markets coexist, addressing and serving a number of very affluent customers (who can afford to search the shelves for items by luxury brands such as Gucci, Thom Browne and Saint Laurent) without disavowing their street roots. We chose a model that perfectly epitomizes such a syncretistic approach: a pair of classic running that become a refined (almost luxury) object, thanks to a clever mix of valuable materials and a palatable coloring. The 998 “Grand Tourer” made in Usa concluded a year of really remarkable collaborations between Concepts and New Balance, being the latest protagonist after the 997, 575 and 574. Inspired by the world of luxury car racing, this 998 is characterized by neutral colors, by the use of high quality suede and a “carbon effect” patch on the counterheel. It’s hard to reinvent oneself while remaining faithful to the line: Concepts seems to make it, year after year. 30
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Packer Shoes x Raekwon x Diadora
N.9000 “Purple Tape”
Cultura hip-hop e sneakers: ecco le scarpe che nel 2015 hanno meglio rappresentato questo connubio. Sì, più delle Yeezy. O meglio: in un modo diverso, forse più nostalgico, sicuramente più legato alla musica e meno al marketing. Buffo che sia opera di Diadora, non certo il primo marchio che viene in mente associato ai rapper. Ma grazie all’aiuto della boutique del New Jersey Packer Shoes, queste N 9000 riescono a riportare chi c’era indietro con la mente fino a quell’epoca d’oro per il rap americano che sono stati gli anni Novanta. A metà di quel decennio il Wu-Tang Clan era una potenza, e i suoi membri iniziavano le loro carriere soliste. Lo fece anche Raekwon con il leggendario Only Built 4 Cuban Lynx, un romanzo gangsta in forma di disco. O meglio, di cassetta. Vent’anni fa, infatti, per ascoltare Heaven and Hell, Ice Cream, Incarcerated Scarfaces o Glaciers of Ice - sono solo alcuni dei pezzi storici dentro quell’album - i ragazzi usavano principalmente i nastri: scambiati e copiati, quasi mai ufficiali. Le cassettine originali andavano custodite gelosamente. Soprattutto nel caso di un nastro come quello di Only Built 4 Cuban Lynx, diverso da tutti gli altri perché, semplicemente, era viola. “The Purple Tape”, lo chiamavano. Oggi che molti di quei nastri sono andati perduti, e quelli ancora in giro sono diventati pezzi da collezioni che possono valere anche 200 dollari, queste N 9000 sono state il modo perfetto di festeggiare il ventesimo compleanno del disco, e probabilmente il culmine dell’operazione di rilancio Diadora iniziata un paio d’anni fa. Questa specialissima versione dell’icona running della casa di Caerano San Marco - a parte la colorazione viola - è caratterizzata dall’anno “1995” inciso sul lato del tallone, dalla linguetta custom in stile “Explicit Lyrics”, dai numeri 1 e 2 sul tallone sinistro e destro (due lati, come quelli delle audiocassette) e dalla tracklist stampata sulla soletta interna. Un po’ didascalico? Forse. Ma i figli degli anni Novanta hanno pianto lacrime di nostalgia. Hip-hop culture and sneakers: here is the shoe that best represented this marriage in 2015. Yeah, much more than the Yeezy. Or rather: in a different way, perhaps more nostalgic, certainly more tuned in to music and less to marketing. The funny thing is that it was made by Diadora, not the first brand you visualize when you think of rappers. But also thanks to the contribution of the boutique from New Jersey, Packer Shoes, this N 9000 manages to bring back many fans to the golden age of the American rap, to wit the 1990s. Towards the middle of that decade, the Wu-Tang Clan was a power and its members were inaugurating their careers as soloists. The same did Raekwon with the famous Only Built 4 Cuban Lynx, a gangsta novel in disc format. Or rather, tape format. Yes, because, twenty years ago, when you wanted to listen to Heaven and Hell, Ice Cream, Incarcerated Scarfaces or Glaciers of Ice (some of the tracks that were included in that album) you had to use the audio cassettes: always exchanged and copied, almost never the official ones. The few original cassettes were jealously kept hidden. Especially so in the case of tapes such as Only Built 4 Cuban Lynx, different from any others because it was purple. It was called “The Purple Tape”. Now that most of those tapes are lost, and the extant few have become collector’s pieces that can be worth up to 200 dollars, this N9000 has been the best way to celebrate the twentieth anniversary of the album, and perhaps the culmination of the re-launching initiative that Diadora started two years ago. This very special version of the running icon by the company from Caerano San Marco is characterized – beside the purple coloring, of course – by the year “1995” engraved on the side of the heel, by a custom tongue in “Explicit Lyrics” style, by the numerals 1 and 2 on the left and right heel (the two sides, like in the old tapes), and by a tracklist printed on the insole. A bit pedantic? Maybe, but the sons of the 1990s wept nostalgic tears. Sneakersmagazine
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Adidas
Yeezy Boost 350 Non possiamo dire di essere grandi fan delle Yeezy disegnate da Kanye West per adidas nel corso delle ultime stagioni. Certo, sono molto comode, grazie alla tomaia one piece senza cuciture costruita con tessuto jacquard e fibre elastiche, e soprattutto grazie alla suola dotata della tecnologia Boost lanciata nel 2013, unèevoluzione del classico etilene vinil acetato (EVA per gli amici) caratterizzata da migliaia di piccole capsule, con una struttura cellulare che promette il massimo della reattività e dell’ammortizzazione. Ma dal punto di vista del design, è difficile non notare che ci troviamo davanti a un paio di simil-Roshe Run. Per di più, molto costose già sugli scaffali, e ancora di più sul mercato secondario, visti i sold out istantanei registrati dal modello. Ma al di là della nostra opinione personale - dateci pure della volpe che disprezza l’uva, se volete - non si può non considerare estremamente importante questo modello, perché si trova al centro di un vero e proprio corto circuito che coinvolge sneakers, moda, cultura popolare e nuovi media. Kanye West è il vero vincitore dello sneakers game del 2015: ha dimostrato di poter vendere un paio di scarpe ancora prima di mostrarle al pubblico, e di essere capace di influenzare radicalmente il mercato americano. Il resto del mondo, come spesso capita, segue. We can’t proclaim us passionate fans of the Yeezy designed by Kanye West for adidas over the last few Seasons. To be sure, it’s quite comfortable, thanks to the seamless one-piece upper in jacquard and elastic fibers, and more importantly thanks to its sole equipped with the Boost technology launched in 2013, an evolution of the classic ethylene-vinyl acetate (aka EVA) characterized by thousands of small capsules, featuring a cell structure that promises to ensure the kick a maximum level of reactivity and damping power. But from the point of view of design, it is hard to forget that we are confronted with a pair of simil-Roshe Run. Moreover, it’s pretty expensive on the shelves, and even more on the secondary market, given the instant sold-outs recorded by the model. Anyway, beside our personal opinion (which might also be dismissed by some as “sour grapes” dissatisfaction) this model can’t be deemed less than important, since it is pivotal to a large network of realities including sneakers, fashion, popular culture and new media. Kanye West is the real winner of the 2015sneaker game. He proved to be capable of selling a pair of shoes even before showing them to the public and deeply influencing the American market. The rest of the world, as is often the case, follows up.
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Kendrick Lamar x Reebok
Ventilator
Il vincitore del rap game del 2015, invece, è senza dubbio Kendrick Lamar. Il suo ultimo disco To pimp a butterfly è uscito a marzo, ma è rimasto ai vertici delle classifiche dei migliori dischi dell’anno fino a dicembre - per non parlare dell’incredibile cifra di quasi dieci milioni di ascolti in streaming realizzati su Spotify nelle prime 24 ore successive alla release. Anche se molti altri esponenti dell’hip-hop che hanno visto impennarsi le loro azioni durante l’anno passato (Future, Drake, Pusha T...), Kendrick è stato l’unico capace di mettere d’accordo praticamente tutti, fan del rap vecchio e nuovo, amanti del genere gangsta e di quello cosiddetto conscious. Persino il presidente Obama ha dichiarato che la splendida How much a dollar cost (tratta da To pimp a butterfly) è una delle sue canzoni preferite del 2015, e ha ospitato Lamar alla casa bianca per un incontro. Il contratto siglato con il rapper rappresenta dunque la notizia migliore dell’anno passato per Reebok, che per il resto non se la passa tanto bene. Ma queste Ventilator fanno dimenticare molti dei problemi del brand. E come sempre quando si ha a che fare con Kendrick Lamar, sono un prodotto che va interpretato: ricordano la guerra di gang a Los Angeles tra Crips e Bloods, eppure il colore della tomaia è assolutamente neutro. O “neutrale”, come scritto sotto le etichette. Le parole sono importanti. The winner of the rap game of 2015, on the other hand, is by all means Kendrick Lamar. His latest album To pimp a butterfly came out in March and remained in the top ranks of the hit parades of the best albums until December – not to mention the incredible feat of almost ten million streaming contacts realized on Spotify in the first 24 hours after the release. Even if there are many hip-hop artists who saw their quotations go up during last year (Future, Drake, Pusha T...), Kendrick was the only one who managed to seduce almost all, from the fans of old and new rap to the lovers of gangsta and the so-called conscious. Even the President Obama avowed that the marvelous How much a dollar cost (belonging with To pimp a butterfly) is one of his favorite 2015 songs and invited Lamar at the White House for a meeting. The contract signed with the rapper is the best news of the past year for Reebok, a brand that on the other hand is having a rough time. But this Ventilator may help forget some troubles for a bit. And as is often the case when it comes to Kendrick Lamar, it’s a product that need be interpreted: it recalls the gang battles that took place in Los Angeles between Crisps and Bloods, but the color of the upper is absolutely neuter – or neutral, as reported under the labels. Words are important. Sneakersmagazine
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Stussy x Nike
Air Max 95
Stüssy, il marchio californiano ufficialmente riconosciuto come primo brand streetwear della storia, ha compiuto nel 2015 il trentacinquesimo anno di attività. Un traguardo importante e davvero raro, considerando quanto può essere complicato per un brand di nicchia riuscire a rimanere sul mercato per un tempo tanto lungo. Per festeggiare degnamente, ecco una collaborazione con l’attuale numero uno del mondo sneakers americano, Nike, che ha concesso al team creativo capitanato dal vecchio (senza offesa) Shawn Stussy un modello raramente oggetto di progetti collaborativi, le Air Max 95. Strano, ha pensato qualcuno dopo l’annuncio, che un marchio quintessenzialmente americano abbia scelto un paio di scarpe amatissime in Europa... ma il risultato ha spazzato via ogni dubbio: splendide le colorazioni tonali in nero, blu e verde con la suola bianca a contrasto. Il particolare capace di fare la differenza, invece, è sottile: la linguetta molto diversa dal solito, in neoprene, simile a quella delle Huarache. Roba da intenditori, e infatti: il sold out è stato pressoché immediato, in tutti gli store Nike Lab.
Stussy, the Californian brand officially considered the first streetwear brand in history, has celebrated its 35th year of activity in 2015. An important and very rare finishing line, if one considers how difficult can be for a niche brand to remain on the market for such a long time. To aptly celebrate the anniversary, here’s a collaboration with the current number one of the American sneaker world, Nike, who entrusted the creative team led by the old (no offense) Shawn Stussy with a model seldom targeted by collaborative projects, the Air Max 95. It seems quite strange (as many have thought after the announcement) that a quintessentially American brand has chosen a pair a shoes so much beloved in Europe… but the outcome has cleared away all perplexities: marvelous tonal colorways in black, blue and green with white contrasting sole. The detail which makes the difference is very thin: a tongue very different from the usual one, in neoprene, reminiscent of the Huarache. A gem for the experts, indeed the predictable sold-out was the prompt reaction observed in all Nike Lab stores. 34
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Packer shoes x Asics
Gel-Lyte III “Dirty Buck” Altro importante anniversario caduto nel 2015 è stato quello delle Gel-Lyte III, celeberrimo modello running dell’azienda che da più di sei decadi ha fatto della corsa il suo core business. Il marchio giapponese, intendiamoci, guarda dritto al futuro - lo dimostrano progetti come quello delle Metarun - ma non vuole certo tagliare le radici che lo tengono saldamente ancorato alla sua gloriosa storia, e dunque ricomincia da un classico assoluto come le Gel-Lyte III, che hanno accompagnato, tra le altre, le imprese della nostra gloria nazionale Gelindo Bordin alla fine degli anni Ottanta. Questa versione opera della sneakers boutique più nota del New Jersey non evoca ispirazioni ricercate, non poggia su una particolare filosofia di vita o su studi complessi. È semplicemente splendida. E questo a volte basta.
Another important anniversary in 2015 was the one of the Gel-Lyte III, a best-known running model by the company that’s been dedicating to running as core business for more than six decades. To be sure, the Japanese brand is looking toward the future (as confirmed by projects such as the Metarun) but they aren’t having the intention of cutting off the roots that still anchor the brand to its glorious history, so they decided to restart from an absolute classic like the Gel-Lyte III which accompanied the feats of our national glory, Gelindo Bordin in the late 1980s. This version was due to the most famous sneaker boutique from New Jersey, and it doesn’t show affected manners, nor is it based on some odd philosophy of life or intricate theory. It’s simply marvelous. And that’s enough. Sneakersmagazine
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Titolo x Le Coq Sportif
R1000 “Glacial Melt”
In Svizzera non si trova solo Titolo, nota sneakers boutique con vetrine sulle strade principali di Berna e Zurigo, ma anche la regione dell’Aletsch, il ghiacciaio più grande delle Alpi: 27 miliardi di tonnellate di ghiaccio per quasi 120 chilometri quadrati di estensione. Ma anche l’Aletsch, come molti altri ghiacciai in tutto il mondo, è minacciato dal riscaldamento globale: se nell’ultimo secolo la temperatura della Terra si è innalzata di circa un grado, nella zona delle alpi svizzere il riscaldamento è stato maggiore del 60%, e solo negli ultimi 15 anni il grande ghiacciaio dell’Aletsch si è ritirato più di sessanta metri. Nell’anno dell’accordo di Parigi - che ha visto ben 196 paesi sottoscrivere la carta che dichiarava che “Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta” e chiedeva a tutti di accelerare la riduzione delle emissioni dei gas serra - anche le sneakers ci ricordano quali sono i problemi importanti per il mondo in cui abitiamo. Se poi lo fanno con stile, meglio: queste classiche R1000 sono costruite con nateriali come mesh e suede di prima qualità, che danno forma a un toebox color acquamarina e a un blocco centrale grigio che si scurisce nella parte posteriore della tomaia. I lacci, prevedibilmente, sono ispirati a quelli degli scarponi da montagna. Switzerland isn’t only the home of Titolo, the famous sneaker boutique whose windows overlook the main streets in Bern and Zurick, but also of the Aletsch, the biggest glacier of the Alps – 27 billion tons of ice for an extension of 120 square kilometers. And the Aletsch too, like all glaciers over the world, is under a threat by the global warming. If during the latest century the Earth temperature went up of one degree, in the Swiss Alps the warming was greater than average by 60% and during the last 15 years the big Aletsch was reported to shrink by 60 meters. In the year of the Paris agreements on weather (with a good 196 countries signing a document stating that “The climate change poses a urgent and potentially irreversible threat for the human societies and the planet” and asking all countries to speed up the reduction of greenhouse gas) even our beloved sneakers remind us of the most pressing issues that the world we inhabit is facing. If they manage to make it with style, even better. This classic R1000 is built with materials such as first quality mesh and suede, which give shape to an acquamarine toebox and a central grey block which grows darker in the upper rear. As was to be expected, the laces are inspired by those of climbing boots. 36
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WTAPS x Vans
STYLE 36
La partnership tra Vans e il marchio giapponese che fonde streetwear e ispirazioni militari WTaps continua stagione dopo stagione. Non è il solo, certo: capita spesso nel mondo sneakers che due aziende prendano a lavorare insieme con continuità, mettendo a frutto il meglio delle singole tradizioni. Perché dunque crediamo che l’ennesima collezione-capsula Vans / Wtaps - quella per l’autunno/inverno 2015-2016 - sia migliore rispetto ad altre collaborazioni tra partner di lunga data viste l’anno passato? Per due motivi molto semplici: essenzialità e varietà. A ogni modello infatti è stato riservato dal brand nipponico un trattamento diverso: tomaia bianca con suola vulcanizzata a contrasto in tre varianti colore per le Era; lavorazione “elephant” per la tomaia delle Sk-8 Hi; nero, blu o rosso totale per le Style 36, versione originale delle Old-Skool. Che sono anche le nostre preferite del mazzo, e meritano quindi un posto d’onore nella lista del meglio del 2015. Curiosamente però, rappresentano anche uno dei pochi lampi della stagione Vans, che per il resto appare abbastanza piatta. Il marchio californiano si sta forse riposando sugli allori, o sta preparando grosse sorprese per il 2016? Speriamo, naturalmente, che la risposta giusta sia la seconda... The partnership between Vans and the Japanese brand WTaps (mixing streetwear and military inspiration) goes on, season after season. It’s not the only one of course: it happens quite often in the sneaker world that two companies manage to work together with some continuity over time, taking advantage of each other’s traditions. So why do we think that the umpteenth capsule-collection Vans-WTaps (the one coming out this fall-winter 2015-2016) is better than the other collaborations between long-term partners that we saw last year? For two simple reasons: essentiality and variety. Every model was treated by the Japanese brand in a different manner: white upper with vulcanized contrasting sole in three color variants for the Era; elephant effect for the upper of the Sk-8 Hi; black, blue or total red for the Style 36, original version of the Old-Skool. Which is also our favorite in the bunch and so deserves a place of honor in our best of 2015 list. Oddly enough, however, it also represents one of the few flashes of light in the Vans season, that looks a bit flat otherwise. Is the Californian brand resting on its laurels or is it planning some great surprises for 2016? Needles to say, we hope the right option is the second…
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Ronnie Fieg x Asics
Gel-Lyte III “Homage” Abbiamo dichiarato all’inizio che questa non è una classifica, e non vogliamo smentirci. Ma questa potrebbe essere la collaborazione numero uno dell’anno. Non fosse altro, perché è forse il primo caso in assoluto di meta-collabo: sneakers collaborative ispirate ad altre sneakers collaborative. Già: il signor Ronnie Fieg ha fatto due conti, e ha notato che dal 2007 fino al dicembre 2015 - nel corso di otto anni che l’hanno trasformato da commesso dello store di Broadway David Z a proprietario della catena Kith, a re degli influencer del mondo sneakers newyorchese - ha lavorato per ben 25 volte sulla silhouette iconica delle Asics Gel-Lyte III. E dunque, per chiudere l’anno che ha segnato proprio il venticinquesimo dal lancio sul mercato di quel modello storico, ha deciso di prendere pezzi delle sue collaborazioni passate e fonderli insieme in un nuovo, folle remix. Solo tredici delle venticinque collaborazioni sopra citate sono entrate a far parte di questa nuova versione “Homage”, ma è comunque sorprendente constatare che il frullato non è affatto indigesto (anche perché condito con ben tredici paia di lacci diversi nella confezione). Ma l’importante, come dicevamo, è il concetto: ogni forma d’arte diventa “adulta” quando diventa autoconsapevole. Romanzi metaletterari esistono da secoli, film metacinematografici da almeno uno... È forse arrivato anche il momento delle sneakers metacollaborative? We made clear from the outset that this isn’t a hit parade, and we didn’t change our mind in the process. But this kick might be the number one collaboration of the year, if only because it’s probably the first example of a meta-collaboration. A meta- what? A collaborative model inspired by other collaborative sneakers. Yeah, mister Ronnie Fieg has made a reckoning and noticed that from2007 to December 2015 (during the eight years of his career from shop assistant of the Broadway store David Z to owner of the chain Kith and king of all New York influencers of the sneaker world) he worked for a nice 25 times on the iconic silhouette of the Asics Gel-Lyte III. So he decided (to aptly close the season marking the 25th year from the launch of the historic model) to borrow some portions of his past collaborations and blend them together in a new, crazy remix. Only thirteen of the aforementioned 25 collaborations were used to make up this new Homage version, but it’s no less relevant to realize that the resulting milkshake is absolutely palatable (also because a good thirteen pairs of laces were included as side ingredients in the package). But the crucial thing, as we said, is the concept – every art-form can be said to be mature when it proves to be self-aware. Meta-literary novels have been around for centuries, and meta-cinematographic movies for decades… Has the time come for the meta-collaborative sneakers to take off? 38 38
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Supreme x Jordan
Air Jordan V
Hype batte concept dieci a zero. Eppure, allo stesso tempo, è davvero difficile non ammirare l’attitudine “fanculo tutto” di Supreme, che per la sua prima collaborazione-Graal (solo una con il marchio Polo di Ralph Lauren potrebbe essere paragonabile, in termini di importanza) decide semplicemente di spaccare un paio di classiche Air Jordan V con il suo marchio. Ottenendo un prevedibilissimo sold out nello spazio di alcuni secondi. Che vi piaccia o no, questo è il 2015. Hype beats concept ten to zero. But at the same time it’s really hard to underrate the “fuck it all” attitude exhibited by Supreme, who for its first Graal collaboration (only the one with the brand Polo by Ralph Lauren might stand comparison, in terms of importance) has decided simply to break a pair of classic Air Jordan V with its brand. To the effect that a most predictable sold-out has materialized in a matter of seconds. Like it or not, that was the year 2015.
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focus Una storia di successo non finisce in un giorno, ma non può neanche durare per sempre. È un fatto: i consumatori sono per definizione infedeli, e anche i prodotti più amati - soprattutto nel settore dell’abbigliamento e degli accessori - sono destinati a essere superati, oppure semplicemente a passare di moda. Qual è la formula magica che rende un prodotto impermeabile allo scorrere del tempo, immarcescibile, sempre attuale? Nessuno lo sa. Però a volte capita. E noi rimaniamo lì a interrogarci: cosa rende speciali quelle scarpe? La storia degli ultimi anni del marchio Reebok è un esempio perfetto delle contraddizioni che un marchio globale del mondo sneakers può incontrare nel corso della sua vita sul mercato. Forse non ne trarremo alcuna lezione, ma è il caso di raccontarla. Partiamo dal 1989, anno in cui il marchio di origine britannica introdusse il suo prodotto di maggior successo dai tempi delle Freestyle e del boom dell’aerobica: le Pump. La tecnologia inserita in quelle scarpe disegnate da Paul Lichtfeld riportò per un breve tempo Reebok davanti a Nike nella corsa alla leadership sul mercato americano: si trattava di una risposta eccezionale al successo delle Air Jordan, in un momento in cui la popolarità della giovane guardia dei Chicago Bulls stava crescendo esponenzialmente, stagione dopo stagione. Quasi a sorpresa invece, nel 1989 le Pump distrussero il prodotto che Beaverton aveva sviluppato per competere con Reebok, le Air Pressure. Ma quella vittoria non bastò a vincere la guerra: nel decennio successivo Nike avrebbe scalato tutte le posizioni del mondo sneakers fino alla vetta, mentre Reebok sarebbe andata incontro a un declino culminato nel 2006 con la vendita a un altro storico rivale, adidas, per poco meno di quattro miliardi di dollari. Negli ultimi anni, le vendite per Reebok sono rimaste stagnanti: non un crollo, certo, ma gli obbiettivi di crescita fissati dal colosso del Trifoglio sono rimasti lontani, nonostante alcuni investimenti mirati a legare il marchio ad artisti e influencer di livello internazionale, come Alicia Keys, Swizz Beatz e soprattutto Kendrick Lamar. Tristemente, vittima principale di questa situazione negativa sono proprio le Pump: rilanciate in grande stile anche con interessanti progetti collaborativi nel 2014, anno del venticinquesimo, sneakers come Pump Omni Lite, Court Victory Pump e Pump Running Dual sono rimaste largamente invendute sugli scaffali. Così Reebok ha iniziato un faticoso riposi40
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REEBOK:
PASSATO, FUTURO, PRESENTE (DIFFICILE)
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focus REEBOK: PASSATO, FUTURO, PRESENTE (DIFFICILE) zionamento, rinunciando a sponsorizzare atleti professionisti e concentrando gli investimenti sul pubblico delle palestre - a iniziare dagli amanti del sempre più popolare CrossFit - e su sport d’intrattenimento come l’Ultimate Fighting (per non parlar del wrestling, e di John Cena passato dalle Pump alle performance sneakers di Under Armour: un vero segno dei tempi). Se questa nuova strategia pagherà dal punto di vista commerciale, è presto per dirlo. Ma di una cosa possiamo essere certi: c’è un modello in assoluta controtendenza. Si tratta delle Instapump Fury, che - grazie soprattutto all’amore eterno dimostrato dai mercati orientali di Giappone e Corea, nonché alla linea incredibilmente all’avanguardia per un modello vecchio di oltre vent’anni - continuano a essere un mix perfetto di moda e credibilità street. Il che, insieme alla vastissima disponibilità di colorazioni, le ha rese estremamente popolari presso il pubblico fashion, come dimostrato dall’enorme quantità di fotografie scattate nel corso delle ultime sfilate di Milano, Parigi e New York: tantissime Instapump, non sulle passerelle, ma ai piedi di professionisti e amanti della moda. Dunque, cosa riserva il futuro allo storico marchio Reebok? Non lo sappiamo di preciso, ma abbiamo una certezza: nel 2016 vedremo sugli scaffali ancora molte Instapump, e non possiamo dire che la cosa ci dispiaccia. Ma speriamo anche in un nuovo colpo di reni da parte di un marchio capace di reinventarsi più volte nel corso degli anni. E magari, in una novità capace di rappresentare un esempio di vera avanguardia, come furono le prime Pump nel 1989.
A history of success doesn’t end in a day, nor can it last forever. As a matter of fact, end-consumers are typically unfaithful, and even the most successful products (especially in the clothing and accessory sector) are doomed to become obsolete, or simply go out of fashion. What’s the magic recipe that renders a product insensitive to the passing of time, incorruptible, eternally modern? No one knows. But sometimes it happens. And then we ask ourselves: what is it that makes these kicks so special? The trajectory of the brand Reebok in the last few years is a perfect example of the costs and contradictions that a great brand of sneakers may incur over time on the global market. Maybe there is simply no lesson to be drawn, but it is worth recounting their history. Let’s start in 1989, when the English brand introduced its most successful product since the time of the Freestyle and the aerobics boom – the Pump. The technology implemented in that model designed by Paul Lichtfeld helped Reebok overcome Nike in the race for the leadership on the American market: it was an extraordinarily strong reaction to the success of the Air Jordan, at a time in which the popularity of the young guard of Chicago Bulls was enjoying an 42
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focus REEBOK: PASSATO, FUTURO, PRESENTE (DIFFICILE) exponential growth, season after season. Almost suddenly, however, in 1989 the Pump came to destroy the product that Beaverton was developing to compete with Reebok, the Air Pressure. But this won battle was not enough to win the war: in the subsequent decade Nike climbed all the peaks in the sneaker world straight to the top, while Reebok underwent a decline that culminated in 2006 with the demise and sale to another historic competitor, adidas, for slightly less than four billion dollars. Over the last few years, the selling figures have remained a bit stagnant for Reebok: not a breakdown, of course, but the growth targets established by the Trefoil have remained a dream, in spite of some investments aiming to link the brand with artists and influencers of international level, such as Alicia Keys, Swizz Beatz and more importantly Kendrick Lamar. Sadly enough, the first victim of that negative situation is the Pump: relaunched in grand style and through interesting collaborative projects in 2014 (the year of the 25th anniversary), sneakers such as the Pump Omni Lite, the Court Victory Pump and the Pump Running Dual remained largely unsold on the shelves. Thus Reebok started a painstaking reposition process, renouncing to sponsor a number of professional athletes and aiming its money at the world of gyms (in particular the fans of the very popular CrossFit) and entertainment sports such as Ultimate Fighting (not to mention
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wrestling and John Cena, who passed from the Pump to the performance sneakers of Under Armour, a clear sign of the times). It’s too early to tell whether this new business strategy will be beneficial. But there is something we can be sure – there is a model that goes against the tide. It’s the Instapump Fury, which continues to be a perfect mix of fashion and street authenticity (also tanks to the eternal love of the eastern markets of Japan and Korea, and the very modern line of a model that is more than 20 years old). All this (together with the huge range of colorways available) is what made this model exceedingly popular among the fashion public, as testified by the huge number of pictures taken during the latest fashion weeks in Milan, Paris and New York: a lot of Instapumps, not on the catwalks, but on the foot of so many professionals and fashion lovers. So what will the near future look like for the historic brand Reebok? We don’t know for sure, but we can tell you something: in 2016 we will see a great many Instapumps on the shelves, and we have to admit that we’re quite happy about that. We also hope to witness a new burst of energy by a company who was capable of reinventing itself many times over the years. So we’d like to see some innovation capable of providing a new example of cutting-edge technology, like the first Pump in 1989.
www.interga.it
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AIR JORDAN
VIII
1993, un anno cruciale per la vita di Michael Jordan. Ripercorriamone le tappe. Il 20 giugno, alla fine di una memorabile serie di NBA Finals, mr. Air vinceva il suo terzo titolo consecutivo con i Chicago Bulls. Quella stagione magica che portò al three-peat era iniziata a Cleveland, con una vittoria all’inizio della regular season, e si era conclusa con la gara 6 giocata a Phoenix, in Arizona, contro i Suns dell’amico “Sir” Charles Barkley, che aveva avuto l’ardire di soffiare a Michael Jordan il titolo di MVP nel corso della stagione regolare. Fu invece Jordan a trionfare nei playoff con statistiche mostruose, e a portarsi a casa il premio come miglior giocatore delle finali. Era - ovviamente - la terza volta consecutiva. Quello del 1993 fu il titolo più sofferto per la squadra di Chicago, e forse per questo motivo rimane tra quelli ricordati con maggiore affetto dai tifosi. Durante quelle NBA Finals MJ indossava l’ottavo modello disegnato da Tinker Hatfield per la sua linea di scarpe, riconoscibilissimo grazie al numero 23 che svettava al centro del doppio strap incrociato che correva sopra la tomaia. Questo elemento caratteristico del design delle Air Jordan VIII le rendeva uniche, ma anche più difficili da indossare rispetto ai modelli precedenti: le “Bunny Ears” stringevano molto il piede sui fianchi, cosicché le sneakers risultavano un po’scomode per chi aveva la pianta larga. Un problema, certo. Ma erano molti anche gli aspetti positivi: l’elegante nubuck Durabuck della tomaia, insieme ad alcuni particolari come la toppa in spugna sulla linguetta e soprattutto l’interno stampato che occhieggiava dal collare le resero subito un’icona tra gli appassionati. La popolarità del signor Air - arrivata all’apice appena prima dell’inaspettato ritiro che sarebbe arrivato di lì a poco, causato dalla morte violenta del padre - fece il resto. A ventidue anni di distanza infatti le Air Jordan VIII sono ancora amatissime, come dimostrato dal successo dei remake usciti nel corso del 2015. Tre colorazioni diverse: la prima totalmente inedita, a base bianca, soprannominata “Three time’s a charm”. La seconda a base nera con accenti argento (Black/Chrome per la precisione), vista per la prima volta nel 2003. La terza, bè, non ha bisogno di presentazioni: è la combinazione creata per l’All Star Game, Black/True Red-Flint Grey-Bright Concord, che tutti conoscono come “Aqua”, dalla dicitura originale Black/Bright Concord-Aqua Tone stampata sui box del 1993. 46
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air jordan VIII “Three time’s a charm”
air jordan VIII “CHROME”
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air jordan VIII “aqua”
AIR JORDAN VIII 1993 was a crucial year for Micheal Jordan. Let us recount its progression. On June 20, at the end of a memorable series of NBA finals, Mr. Air won his third title in a row with the Chicago Bulls. That magical season that culminated in the three-peat had started in Cleveland, with a victory inaugurating the regular season, and ended with the match 6 which took place in Phoenix, Arizona, against the Suns of his friend, Sir Charles Barkley, who had had the impudence to snatch Michael Jordan of the title of MVP of the regular season. But Jordan won the playoff with terrific figures, and managed to bring home the prize as best player of the finals. It was the third time in a row. And the 1993 title was the most hard-fought for the team from Chicago, and this may be why it still remains among the victories that the fans recall with more passion. During those NBA finals Jordan was wearing the eighth model designed by Tinker Hatfield for the line of basketball shoes bearing his name, made unmistakable by the number 23 shining from the centre of the double crossed strap surrounding the upper. This typical element of design of the Air Jordan VIII would made it unique, but also more difficult to wear with respect to its predecessors: the “Bunny Ears” was tight-fitting, so the model was a bit uncomfortable for those who needed to use broad-soled shoes. Admittedly a problem, but the model had also a number of positive sides. The elegant nubuck of the upper, together with some details such as the sponge patch over the tongue and, more importantly, the printed lining peeping through the collar make this kick an icon in all the fans’ eyes. The popularity of mister Air (touching its highest levels slightly before the unexpected retirement that followed the violent death of his father) did the rest. After 22 years the Air Jordan VIII is still much beloved by the fans, as testified by the success enjoyed by the remakes released in 2015. They come in three different colorways: the first is wholly new, has a white basis, and is nicknamed “Three time’s a charm”. The second has a black basis with silver accents (Black/Chrome to be more precise), and was first released in 2003. The third doesn’t need any special presentation: it’s the combination designed for the All Star Game, Black/True Red-Flint Grey-Bright Concord, which has become famous as “Aqua”, from the original name Black/Bright Concord-Aqua Tone that was printed on the boxes in 1993. 48
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TROPHY ROOM
Le colpe dei padri ricadono sui figli? Può darsi. Ma più spesso sono i meriti. Non nascondiamoci dietro un dito: avere genitori famosi spesso aiuta, nella vita. Prendete Marcus Jordan: il figlio venticinquenne del più grande giocatore della storia NBA, e probabile erede di un impero miliardario costruito sulle sneakers, ha deciso di seguire le orme del padre. Ma non per quanto riguarda lo sport, troppo complicato: meglio dedicarsi alle snakers. E così ha ottenuto dal padre via libera per costruire quello che dovrebbe essere lo sneakers shop definitivo dedicato al marchio del Jumpman: si chiamerà Trophy Room, un ambiente ispirato alla camera dei trofei (appunto) in cui la famiglia Jordan riceveva gli ospiti fino ai primi anni Dieci, nella enorme casa al numero 2700 di Point Lane, alle porte di Chicago. A fare bella mostra di sé sugli scaffali, ovviamente tutte le Air Jordan immaginabili, ma anche i memorabilia sportivi della compagnia Upper Deck. L’unico problema? Marcus non ha ancora svelato dove sarà aperto questo paradiso per gli amanti del marchio Jordan. Ma siamo certi che la notizia non rimarrà segreta a lungo... Children pay for the sins of their parents, it is said. Maybe so, but they can also inherit their glory. Let us not fool ourselves. Having a famous parent may help you getting famous too. Take Marcus Jordan: the 25-year-old son of the greatest player in the history of NBA and future heir of a multi-millionaire fortune built on the sneaker business, decided to follow in his father’s footsteps. Not in the way of sport, which can often prove too hard, but in that of sneakers. So he obtained from his father the permission to build what should become the ultimate sneaker shop dedicated to the brand of the Jumpman: it will be called the Trophy Room, an environment mimicking the room of trophies of the huge mansion at 2700, Point Lane, outside Chicago, where the Jordan family used to receive their guests until a few years ago. The Room’s shelves will be replete with every imaginable Air Jordan model, but also with a host of sport memorabilia by the company Upper Deck. There is only one problem. Marcus hasn’t yet announced where the paradise of Jordan religionists will be located. But we are pretty confident the holy site will not remain top secret for long.
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AIR JORDAN VII RETRO 2016
Mancano sette mesi circa, ma la febbre è già alta: la data di release delle nuove Air Jordan VII “Olympic” è il 16 agosto 2016, proprio in mezzo alle olimpiadi brasiliane. L’annuncio ha causato grande hype su internet, ma era in qualche modo prevedibile: ogni quattro anni, con i giochi olimpici, arriva sugli scaffali un paio di Air Jordan VII speciale. Questo modello è ormai come legato a doppio filo all’evento sportivo più importante del mondo, e per l’occasione il marchio del Jumpman non si limiterà a un remake del modello patriottico in bianco, rosso, blu, oro e argento visto per la prima volta nel 2004, ma offrirà ad appassionati e collezionisti quella che è stata chiamata “Tinker Alternate Edition” una versione mai vista delle Air Jordan VII curata dal più noto designer della storia di Beaverton, Tinker Hatfield.
There are only seven months left, but the temperature is already high. The release date of the new Air Jordan VII “Olympic” is 16 August 2016, in the middle of the Brazilian Olympics. The announcement produced a great hype on the internet, but it was to be expected: every four years, along with the Olympic games, a special pair of Air Jordan VII reaches the shelves. This model is tightly knit to the most important sport event over the world, and for the occasion the Jumpman brand will not only release a remake of the patriotic model in white, red, blue, gold, and silver we first saw in 2004, but will also show the fans and collectors what’s been called the “Tinker Alternate Edition”, a never seen before version of the Air Jordan VII reinvented by the most famous designer in the history of Beaverton, Tinker Hatfield.
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ADE SHOES Mod: Inward color: Black/Black
Distrib. ROCK IT SRL 3357807401- writeus@adeshoes.com follow us inst. ade_shoes fb: adeshoes www.adeshoes.it
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JUST DON X AIR JORDAN II L’anno scorso, quando il marchio Jordan aveva annunciato l’uscita di questo remake delle Air Jordan II costruite con pelle premium effetto matelassé, abbiamo fatto dell’ironia. Lo ammettiamo, non ci sembrava una buona idea. Ma il prodotto (tra l’altro di alta qualità costruttiva Made in Italy) realizzato dai designer del gruppo Just Don di Chicago, guidato da Don C, ha conquistato il cuore degli appassionati statunitensi: a New York, il locale Nike Lab è stato costretto a chiudere a causa dell’intervento della polizia, e oggi un paio di queste Air Jordan viene rivenduto su internet a prezzi che sfiorano il migliaio di dollari. Dunque, non stupisce che Don C e Jordan ci riprovino: questa volta la colorazione è perfino migliore, più adatta ai materiali pregiati utilizzati. E insieme alle scarpe è compreso anche un cappellino... per un prezzo appena inferiore ai trecento euro.
Last year, when the brand Jordan announced the release of this remake of the Air Jordan II made of premium leather with matelassé effect, we were ironic. Now we have to admit that we didn’t deem it a good idea. But the product (by the way a made in Italy of top-notch quality) realized by the designers from Chicago’s Just Don, a group led by Don C, has won the hearts of the American fans: the Nike Lab in New York had to be closed by the intervention of the police and today a pair of this Air Jordan can be resold on the internet for a price approaching a thousand dollars. It is therefore no surprise to learn that Don C and Jordan decided to do it again: this time the coloring is even better, more fit to the valuable fabrics employed. And with the shoes you get a cap – all for a price tag slightly below the threshold of 300 euro.
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MUNICHS P ORTS . C OM
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AIR JORDAN XXX Memoria e innovazione, tradizione e futuro. Nel 2016 le Air Jordan arrivano alla trentesima edizione, trent’anni di successi per scarpe che sono andate oltre ogni aspettativa, oltre perfino la carriera incredibile del Greatest Of All Time del basket americano: un mito ai piedi di un altro, oggi entrambi inscindibili l’uno dall’altro. Così non stupisce che Tinker Hatfield - alle cui capaci mani era stato affidato il progetto da mamma Nike - per disegnare le nuove Air Jordan XXX abbia preso ispirazione dal passato. Più precisamente, ha raccontato Hatfield nel corso della presentazione alla stampa, da una fotografia scattata durante lo Slam Dunk Contest dell’All Star Game del 1988: un’istantanea che ritrae Michael sospeso nell’aria, in volo verso il canestro, pronto a schiacciare la palla. Tinker l’ha ridisegnata, tracciando una similitudine tra la trama della rete del canestro e il numero romano trenta, XXX: lo ritroveremo sul controtallone di queste nuove basket mid-top, caratterizzate dallo chassis dotato di tecnologia FlightSpeed, uno degli ultimi ritrovati del reparto ricerca e sviluppo del brand Jordan, dal mix di materiali diversi sulla tomaia, dal collare asimmetrico e soprattutto dal toecap con il Jumpman stampato, che salta immediatamente agli occhi. Il risultato è un modello che appare davvero d’avanguardia: troppo, per il mercato attuale? Lo scopriremo solo nei prossimi mesi: l’uscita è prevista in tutto il mondo a partire dal 12 febbraio. Memory and innovation, tradition and future. In 2016 the Air Jordan celebrates its 30th anniversary – thirty years of successes enjoyed by shoes that exceeded all expectations, almost overshadowing the unequalled career of the Greatest Of All Time of the American basketball: a myth at the foot of another myth, to the effect that today neither can live without the other. So it is no wonder that to design the new Air Jordan XXX Tinker Hatfield (to whose expertise Nike had decided to entrust the project) chose to take inspiration from the past. More precisely Hatfield was inspired (as he told the press during the presentation) by a photograph taken at the Slam Dunk Contest of the 1988 All Star Game; a snapshot of Michael floating in the air, flying toward the basket, ready to dunk. Tinker redrew it, stressing the analogy between the weft of the net and the Roman numeral for thirty, XXX. We will see it on the counterheel of this new mid-top basket, characterized by a chassis equipped with FlightSpeed technology (one of the latest findings from the Research and Development department of the brand Jordan), by a mix of different materials on the upper, by the asymmetrical collar and most importantly by the toecap with the printed Jumpman catching the eyes. As a result, a model that will likely be in the forefront. Too much for the present-day market? We will see over the next few months: the launch date across the world is 12 February. 56
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Gli Stati Uniti sono ancora la Terra delle Opportunità, come un tempo amavano dire gli americani? Bè, non siamo certo più all’epoca della grande frontiera, ma periodicamente dagli Usa rimbalzano storie che ci fanno pensare: sì, forse l’American Dream è ancora vivo. Come quella di Under Armour. Il protagonista della storia si chiama Kevin Plank, fondatore di un impero che oggi vale tre miliardi di dollari, cioè l’equivalente delle legge finanziaria di uno stato europeo come il Portogallo. Nel 1996 però, Kevin era solo un ragazzone del Maryland poco più che ventenne con una grande passione per il football, che l’aveva portato a diventare capitano dello special team della squadra universitaria. Durante quell’esperienza, gli venne in mente che tutti gli atleti del paese condividevano il suo stesso problema: la t-shirt di cotone indossata sotto la divisa protettiva, che dopo pochi minuti di gioco diventava uno straccio intriso di sudore. Kevin, al contrario dei suoi compagni di squadra, non si limità a lamentarsi. Piuttosto, si mise alla ricerca di un materiale che permettesse di rimanere il più possibile asciutti: trovò un mix di fibre sintetiche che chiamò HeatGear, con ottime performance di dispersione del calore e traspirabilità, e lo usò per confezionare un primo stock di magliette a maniche lunghe. Nel corso di quel primo anno di attività, Under Armour vendette t-shirt per circa diciassettemila dollari, distribuite a mano ai clienti da Plank stesso, che girava per la zona di Washington con una cassa di magliette nel bagagliaio. Intanto, Kevin mandò campioni del suo prodotto ad alcuni giocatori professionisti della NFL, che apprezzarono molto l’omaggio, e sparsero velocemente la voce. Quando Kevin fu contattato da Deion Sanders, celeberrimo cornerback dei Dallas Cowboys dell’epoca, capì di avere fatto centro: nel 1998 spostò il suo ufficio dalla cantina della nonna ad alcuni uffici di Baltimora. Per Under Armour era iniziata una cavalcata trionfale, che avrebbe portato nel breve spazio di pochi mesi allo sviluppo di altri tessuti tecnici come ColdGear e AllSeasonGear, tutti caratterizzati da alte prestazioni ed estrema leggerezza: l’ideale per gli atleti. Ma Plank non era solo un atleta che produceva ciò di cui lui stesso aveva bisogno, ma anche un uomo naturalmente portato per i marketing. Quando seppe che a Hollywood si stava girando un film sul football con protagonista Al Pacino, fece un grosso investimento per ottenere che il suo marchio fosse presente. Se il film avesse avuto successo, pensò, il ritorno di immagine l’avrebbe ampiamente ripagato dei soldi spesi. Le cose andarono perfino meglio di quanto sperava: Ogni maledetta domenica divenne un cult del cinema americano di 58
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UNDER ARMOUR UNA STORIA AMERICANA
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UNDER ARMOUR UNA STORIA AMERICANA quegli anni, e incassò più di cento milioni di dollari nelle sale. Under Armour non era più solo un prodotto: era diventato un marchio con una storia da raccontare. E presto le storie si moltiplicarono, come le vendite: oggi Under Armour sponsorizza il 4 volte campione NFL Tom Brady (così come la sua ragazza, la top model Gisele Bündchen), ma anche squadre di calcio come il Totthenam, di baseball come i Chicago Cubs, nuotatori come Michael Phelps, tennisti come Andy Murray... E se vi è capitato di vedere Creed - Nato per combattere, l’ultimo capitolo della saga di Rocky, vi sarà apparsa chiaramente davanti agli occhi l’importanza del brand sul mercato americano. Oggi la compagnia sta diventando sempre più presente anche nel settore sneakers: dal 2009, anno del lancio del primo modello running, le scarpe con il marchio UA sono andate incontro a un crescente successo nel settore performance, grazie a ritrovati tecnologici come la schiuma ammortizzante Micro G, con la quale si possono costruire intersuole ultraleggere e allo stesso tempo estremamente efficaci nell’assorbire l’impatto del piede sul terreno. Anche il look delle scarpe sta migliorando stagione dopo stagione... Insomma, i concorrenti sono avvisati: sentiremo parlare ancora molto di Under Armour.
Are the United States still the land of Opportunities that were mythicized to be originally? Well, the times of the last frontier are gone, but every now and then there come stories that make us think: “well, maybe the American Dream is still alive”. The adventure of Under Armour is like this. The protagonist of the story is Kevin Plank, founder of an empire that is worth three billion dollars, which is the equivalent of the financial act of a European country such as Portugal. In 1996 Kevin was just a 20-year-old big boy from Maryland with a strong liking for football, which led him to become the captain of the special team of his university. During that experience, it occurred to him that all football athletes shared a practical discomfort: the cotton t-shirt they wore underneath the protective uniform tended become a rag of sweat in a few minutes of play. Unlike his schoolfellows, Kevin didn’t just complain about the problem, but decided to search for materials that could enable the players to remain dry as long as possible: he found a mix of synthetic textile fibers that he baptized HeatGear, featuring an optimal performance in terms of 60
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heat dispersion and transpiration, and he used that new technology to produce a first stock of long sleeve t-shirts. During that first year of activity, Under Armour sold t-shirts for a total sum of 17 thousand dollars – they got distributed personally by Plank, who spent some months driving around the area of Washington with a case of t-shirts in his baggage car. Meanwhile, Kevin sent samples of his product to some professional players of the NFL, who appreciated the gift and helped spread the news. When Kevin was called by Deion Sanders (a very famous cornerback of Dallas Cowboys of the time), he understood he had hit the mark: in 1998 he moved his office from his grandmother’s basement to a real building in Baltimora. The triumphal ride had already started and within a few months led Under Armour to develop some other technical tissues like ColdGear and AllSeasonGear, all characterized by high levels of performance and extreme lightness: the ideal mix for any athlete. But Plank wasn’t just an athlete who had decided to produce what he needed himself, he was also a young man with a talent for marketing. When he learned that in Hollywood somebody was making a movie on football starring Al Pacino, he made a huge investment to obtain that his brand could participate in. If the film will be a success – he thought – the return in terms of publicity will
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compensate for the investment. The outcome ended up outpacing his expectations: “Any Given Sunday” became a cult movie on the American scene of the time, collecting more than a hundred million dollars from the tickets. Under Armour had become more than a mere product: now it was a brand with a story to tell. And very soon the stories multiplied, much like the items sold: today Under Armour sponsors the four times NFL champion Tom Brady (and his girlfriend, top model Gisele Bündchen), but also soccer teams like Tottenham, baseball teams like Chicago Cubs, swimmers such as Michael Phelps, tennis players such as Andy Murray… And if you happen to see “Creed”, the latest episode of the Rocky saga, you will clearly spot the importance of this brand on the American market. Today the company is becoming increasingly present also in the sneaker sector. Since 2009 (year of the launch of the first running model) the shoes produced by UA underwent a growing success in the performance sector, thanks to technological findings such as the cushioning foam Micro G, with which it is possible to build ultra-light soles that at the same time are extremely well-suited to absorb the foot’s impacts on the ground. The look of the models is also getting better season after season so… the competitors are warned! We will hear a lot of news about Under Armour.
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BLAZE OF GLORY
Uno splendido modello running anni Novanta, graziato dall’uso della tecnologia Trinomic e reso inconfondibile dalla linea sfuggente della tomaia caratterizzata da un intelligente uso del neoprene. Chissà perché, è stato quasi dimenticato fino al 2008. Poi però è andato incontro a un rilancio in grande stile, grazie anche (ma non solo) a una storica limited edition realizzata in collaborazione con la rivista australiana Sneaker Freaker. Dalle stagioni successive le Blaze of Glory sono una presenza fissa all’interno dei cataloghi Puma, e la primavera/estate 2016 non fa eccezione. Tre nuove varianti davvero notevoli in arrivo: le Atlethic sono caratterizzate dalla tomaia in pelle e suede, con colorazioni tricromatiche che ne sottolineano il look lussuoso. Le Roxx sfoggiano una grafica di forte impato sulla tomaia in pelle. Le Street Light sono infine un chiaro omaggio alla silhouette originale, grazie alla tomaia in mesh con dettagli in suede.
A wonderful running model from the Nineties, embellished by the use of Trinomic technology and rendered unmistakable by the tapering line of a upper characterized by a clever use of neoprene. One might well wonder why it remained almost forgotten until 2008. But then it underwent a re-launch operation in grand style, also thanks (among other things) to a historic limited edition realized in collaboration with the Australian magazine Sneaker Freaker. Since then the Blaze of Glory is a stable presence in the Puma catalogues, and the spring-summer 2016 collection will be no exception. Three very remarkable new versions are in the pipeline: the Athletic is characterized by a upper in leather and suede, with trichromatic colorings which emphasize its luxury look. The Roxx shows off an impressive graphics dominating its leather upper. Last not least, the Street Light is an explicit tribute to the original silhouette – upper in mesh with details in suede. 64
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STAMPD x PUMA
Spring/Summer 2016 Collection
Fondato nel 2009 dal designer (e socialite californiano) Chris Stamp, Stampd LA è un marchio che riesce a unire mondi apparentemente lontani come lo street style e il lusso contemporaneo, grazie a dettagli e materiali di altissima qualità e a un design essenziale, ma sempre accattivante. La seconda collezione Puma x Stampd è naturalmente ispirata al mondo dello sport, ma risente del particolare approccio al design di Chris Stamp. Punta di diamante della collezione sono senza dubbio le nuove Blaze of Glory x Stampd che reinterpretano l’iconica silhouette dell’immortale sneakers del Global Sports Brand sostituendo la tipica allacciatura con un inedito sistema a chiusura elastica lace-up. La tomaia è in mesh, con dettagli in pelle. Ma non manca, naturalmente, un’interessante collezione Apparel realizzata senza snaturare i diktat del mondo street, composta da pezzi adatti per l’utilizzo quotidiano come lo Stampd Tech Windbreaker, una giacca impermeabile ipertecnica, la Stampd Long Sleeve, una classica maglia a maniche lunghe da running in tessuto leggero e traspirante e gli Stampd Sweat Shorts con i dettagli riflettenti che richiamano i capi d’abbigliamento running, rivisitati in chiave moderna dalla creatività unica di Stamp mescolata alle competenze tecniche dello SportsBrand, che li rende perfetti per essere indossati ogni giorno, non solo per sport ma per esprimere la propria personalità con stile. Founded in 2009 by the designer (and Californian socialite) Chris Stamp, Stampd LA is a brand that manages to combine such seemingly diverse worlds as street style and modern luxury, thanks to details and fabrics of very high quality and an essential albeit intriguing design. The second collection Puma X Stampd is naturally inspired by the world of sport, but it also reflects Chris Stamp’s peculiar vision of the nature of design. Diamond point of the collection is by all means the Blaze of Glory x Stampd, which reinvents the iconic silhouette of the immortal sneakers of the Global Sports Brand by replacing the typical lacing system with an original lace-up elastic lacing system. The upper in mesh, with leather details. Extremely interesting is the attendant Apparel collection. Realized without betraying the principles of the street world, it includes items designed for daily usage such as the Stampd Tech Windbreaker (a hyper-tech waterproof jacket), the Stampd Long Sleeve (a classic long-sleeve running sweater in lightweight and transpiring tissue), and the Stampd Sweat Shorts (featuring the reflecting details typical of running clothes): all were given a modern twist by Stamp’s unique creativity combined with the technical skills of the SportsBrand, which makes them perfectly suitable to be used every day, not only during sport activities but also to express one’s personality with style. Sneakersmagazine
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La polo in cotone piqué - tessuto operato, morbido e fresco - è l’invenzione più nota di René Lacoste, campione immenso delle sei vittorie francesi in coppa Davis tra gli anni Venti e Trenta, e poi imprenditore geniale (ideatore anche della racchetta da tennis in acciaio). Quella maglietta nata per i tennisti è diventata nel corso dell’ultimo secolo - compirà cent’anni nel 2033 - una vera icona intergenerazionale dell’abbigliamento, non solo sportivo: Lacoste non produce polo, Lacoste significa polo. È stata chiamata L.12.12, quella maglietta storica: l’esperto di tessuti Andre Gillier, al lavoro con Lacoste sulla progettazione di un capo comodo ed elegante per i tennisti, aveva infatti creato dodici prototipi allo scopo di perfezionare ogni minimo dettaglio. Un lavoro certosino che continua a dare i suoi frutti anche a decenni di distanza. Non stupisce dunque che il marchio francese abbia pensato a portare il cotone piqué anche all’interno della sua collezione footwear. Naturalmente, usando i guanti bianchi, come sempre quando si maneggiano preziose icone dello stile. Il risultato? Sneakers che si chiamano come la polo, con tomaia in pelle monocroma e interno rivestito con il sopracitato cotone piqué. La linea è quintessenzialmente court, il branding ridotto al minimo: il logo tono su tono impresso a sbalzo diero la caviglia, il coccodrillo a contrasto vicino al tallone. Sporty chic, come sempre. 68
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lacoste L.12.12 The polo in piqué cotton (soft and fresh damask tissue) is the most famous invention to bear the name of René Lacoste, unequalled champion of six French victories in Davis Cup between the 1920s and the 1930s, and then clever entrepreneur (he also invented the steel tennis racket). A t-shirt originally intended to be worn by tennis players, over the last century (it will celebrate a hundred years in 2033) it became a real intergenerational icon of clothing, not only in sport: Lacoste doesn’t produce polo – it means polo. The historic t-shirt has been called L.12.12. The expert of textile Andre Gillier, working with Lacoste on the design of a comfortable and elegant item for tennis players, had proposed a good twelve prototypes to improve any single detail. A meticulous work that’s still fruitful after several decades. It’s no surprise, then, that the French brand has decided to transfer the piqué cotton philosophy within the footwear collection. They clearly had to treat it with great care, as is mandatory when you handle valuable icons of style. The outcome is a pair of sneakers called like the polo, with upper in monochrome leather and lining in the aforementioned piqué cotton. The line is quintessentially court, the branding plays a minimal role: a ton sur ton logo is embossed behind the ankle, and a contrasting crocodile around the heel. Sporty chic, as usual. Sneakersmagazine
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Da quasi cent’anni, Karhu produce sneakers all’avanguardia della tecnica. All’interno della linea Legend, il marchio finlandese propone remake dei modelli storici che un tempo, rappresentavano per Karhu e per gli appassionati del settore, il meglio della tecnologia applicata al settore sneakers. Le Aria sono state scelte come centro di gravità del rilancio del brand nel settore retro running, grazie allo sviluppo di interessanti progetti collaborativi e, soprattutto, al lancio di colorazioni che risultano attuali senza tradire le radici di un modello che non esitiamo a definire classico. In queste pagine potete ammirare le colorazioni che arriveranno sugli scaffali dei più prestigiosi e importanti sneakers store internazionali per la stagione S/S ‘16: la release dei modelli con colorazione Cactus/Navy e Bone/Dune/ Charcoal (in queste pagine) è prevista per il 15 febbraio, mentre le colorazioni Light Grey/Caribbean e Light Grey/ Sun Burst (pagine a seguire) saranno disponibili nei negozi a partire dal 15 marzo.
For almost a century, Karhu has been producing sneakers in the forefront of technology. Within the Legend line, the Finnish brand proposes remakes of historic models that in the past represented (both to Karhu and the lovers of shoes) the best of technology applied to the sneaker sector. The Aria was chosen as a center of gravity for the relaunch of the brand in the retro running sector, thanks to the development of interesting collaborative projects and, more importantly, the release of colorways that look modern without betraying the roots of a model that we unhesitatingly call classic. In these pages you can admire the colorings that will reach the shelves of the most famous and important international sneaker stores for the spring-summer 2016. The release of the models featuring Cactus/Navy and Bone/Dune/Charcoal colorways (first two pages) is due out on 15 February, the Light Grey/Caribbean and Light Grey/Sun Burst colorways (subsequent pages) will be available from 15 March. Info: Sport Leader s.r.l. mail: info@sportleader.pro tel: 0171/413175 70
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Nuovo, interessante arrivo nel mondo sneakers: si tratta di Pantone, azienda americana che da sempre si occupa di tecnologie per la grafica e catalogazione dei colori, ma che negli ultimi anni ha portato a compimento molte riuscitissime operazioni di stretching del marchio. Ovviamente, con il colora a fare da padrone. Presentata per la prima volta al pubblico in occasione della scorsa edizione estiva di Pitti Uomo a Firenze, la collezione di calzature spring/summer 2016 marchiate Pantone Universe è composta da modelli di ogni tipo: sneakers cupsole, con suola vulcanizzata, running. E non mancano i sandali da mare! Nonostante la varietà dell’offerta, il numero dei modelli è volutamente limitato, un pacchetto concentrato di pochi articoli “just spot on trend”, caratterizzato soprattutto da un inaspettato uso del colore, che sfuma sulle cuciture della tomaie, evapora dal battistrada o che divide ogni scarpa in due blocchi ben distinti.
A new, interesting actor to refresh the world of sneakers: it’s called Pantone, an American company that has always dealt with technologies for graphics and the classification of colors, and over the last few years accomplished various successful attempts at brand stretching – with its colors always guiding the process, it goes without saying. First presented to the public on the occasion of the latest edition of Pitti Uomo in Florence, the spring-summer 2016 collection of shoes by Pantone Universe is comprised of many kinds of models: cupsole sneakers, vulcanized sole shoes, running shoes. And what about the sea sandals! Despite the variety of models characterizing the collection, the number of models was intentionally kept low, a limited package of few “just spot on trend” articles, characterized above all by an original use of colors, that shades around the upper seam, evaporates up from the tread or splits any single shoe in two blocks. 74
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Metarun Tre anni di progettazione, prima di arrivare alla produzione delle Metarun. Asics è sempre stata un’eccellenza del settore running, ma questa volta l’obbiettivo era riportare il marchio giapponese davanti alla concorrenza. Così Tsuyoshi Nishiwaki, Executive Officer e Head of Research presso l’Istituto di Scienza dello Sport di Asics, ha messo insieme un team di oltre quaranta tra scienziati e ricercatori senza limiti né di tempo né di budget: il risultato è un paio di sneakers che riassumono in sé quattro brevetti e cinque nuove tecnologie, un concentrato di tutte le soluzioni tecniche che vedremo da oggi in poi applicate ai nuovi modelli prodotti dall’azienda. Quattro sono le parole chiave per leggere le Metarun: leggerezza, stabilità, calzata e ammortizzazione. Spinte al massimo grado da ritrovati tecnologici come l’intersuola FlyteFoam, realizzata incorporando fibre organiche e resa il 55% più leggera rispetto agli standard del settore; il sistema Adaptruss, che garantisce stabilità adattiva grazie a un rinforzo in carbonio; l’esoscheletro MetaClutch che protegge la tomaia, strato in maglia jacquard capace di adattarsi meglio alla forma del piede sia da fermo che in movimento; infine, l’X-GEL hybrid gel formulation, capace di aumentare il potere di ammortizzazione delle scarpe sino a livelli mai raggiunti prima. Le Metarun giustificano così il prezzo più alto della media, e promettono di portare il running Asics verso una nuova era. Non è solo teoria, beninteso: il nostro Marco Colombo ha infatti avuto l’occasione di testare le Metarun in azione, insieme ai responsabili di alcune delle migliori riviste running d’Europa: veri maratoneti, al contrario di Mr.Barba... Ma l’esperienza è stata felice anche per un atleta poco allenato come lui, tanto da fargli dire chiaramente che si tratta della migliore running per lunghe distanze uscita negli ultimi anni. Dunque, stile e sostanza: un altro centro per Asics. 76
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A design process that took three years before culminating in the production of the Metarun. Asics has always been a leading brand in the running sector, but this time the target was to bring the Japanese brand above the competitors. So Tsuyoshi Nishiwaki, Executive Officer and Head of Research at Asics’ Institute of Science and Sport, put together a team of more than forty scientists and researchers with a limitless amount of time and resources: the outcome is a pair of sneakers implementing four patents and five new technologies – a synthesis of all the technical solutions that the company will apply from now on to the new models to come. Four key concepts are needed to understand the Metarun: lightness, stability, fit and damping power. Four traits at their best thanks to some technical findings such as the FlyteFoam midsole, realized with organic fibers that helped make it weight 55% less than the average of the sector; the Adaptruss system, which enables adaptive stability through a carbon reinforcement; the MetaClutch exoskeleton protecting the upper, a layer in jacquard that is capable of adapting to the foot both during rest and during movement; last not least, the X-GEL hybrid gel formulation, capable of enhancing the damping factor of the shoes and bring it to a whole new level. This is how the Metarun justifies its price slightly above the average, and promises to bring the running Asics toward a brand new era. And it isn’t just a theory: our Marco Colombo had the opportunity to test the Metarun on the field, with the experts from some of the most famous European magazines of running (which means – unlike Mr. Barba – some genuine marathon runners…) The experience was unique even for a poorly trained athlete like Marco, who stated that it’s the best running for long distances of the last few years. All in all, style and substance: another success for Asics. Sneakersmagazine
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Qualche giorno fa siamo stati a Berlino, per conoscere meglio le Onitsuka Tiger Mexico Delegation. Lo spazio scelto per l’occasione è il Platoon Kunsthalle, un complesso di container da trasporto incastrati tra di loro che si è riempito in fretta di persone, non solo per merito dell’open bar offerto dal marchio nipponico. Impossibile infatti non apprezzare il percorso storico disegnato a gesso su tre pareti da Klub7, collettivo di artisti della capitale tedesca, che racconta le origini delle Mexico Delegation, una delle primissime scarpe per lo sport mai lanciate sul mercato. Una storia che vale la pena ricordare anche su queste pagine. Nel 1964 Onitsuka Tiger capì che era necessario trovare un segno unico e distintivo per i suoi prodotti, così da renderli immediatamente riconoscibili. L’azienda lanciò dunque una competizione interna, incoraggiando tutti i dipendenti a proporre la loro idea: ogni progetto doveva non solo essere unico nel suo genere, ma anche migliorare le prestazioni della scarpa in modo significativo. Più di 200 tra gli impiegati Onitsuka Tiger presentarono idee e progetti. Il grande numero di iscrizioni incoraggiò un approccio scientifico: passo dopo passo, gli sviluppatori restrinsero la loro selezione, fino a una shortlist di cinque modelli. Questi ultimi entrarono in una fase di progettazione e ricerca condotta insieme ad atleti ed esperti dell’università di Kyoto, mentre i brand designer testavano le proposte cercando di rispondere alla domanda fondamentale: quale design offre il miglior e tangibile incremento delle prestazioni? La scelta cadde sulle Stripes di Onitsuka Tiger. Il concept prevedeva l’integrazione delle strisce nella progettazione dell’allacciatura, garantendo più stabilità alla tomaia e migliorando sia la calzata che la resistenza delle scarpe, due fattori capaci di impattare direttamente sulle prestazioni atletiche. Un approccio che convinse non solo gli sviluppatori Onitsuka Tiger, ma anche i ricercatori e gli atleti dell’università. Prima ancora dei giochi olimpici di Città del Messico 1968, le nuove sneakers Onitsuka Tiger attirarono grande interesse durante i tornei di qualificazione, facendo salire l’attesa per il debutto ufficiale avvenuto proprio durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, quando l’intera delegazione giapponese entrò all’Estadio Olímpico Universitario con ai piedi le Mexico Delegation. Il nome, insomma, non è certo casuale... Per festeggiare il cinquantesimo anniversario delle Stripes Onitsuka Tiger, il marchio ripropone le storiche Mexico Delegation, in un’edizione speciale che sfoggia una suola in classico bianco vintage e una tomaia con morbide Stripes bianche Onitsuka Tiger che avvolgono il suede rosso. La stampa sulle solette interne fa riferimento alle corsie della pista di atletica e crea il numero 6, formando ogni volta che entrambe le scarpe sono messe una accanto all’altra il ‘66, anno di nascita delle Stripes Onitsuka Tiger. La scatola vintage gialla e nera completa il quadro, mentre altre quattro combinazioni di colori arricchiscono una collezione suggestiva. 78
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Onitsuka Tiger
Mexico Delegation
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Onitsuka Tiger Mexico Delegation A few days ago we went to Berlin to get first person knowledge of the Onitsuka Tiger Mexico Delegation. The location chosen for the occasion was the Platoon Kunsthalle, a complex of cobbled together freight containers that quickly drew a crowd of people, not only thanks to the open bar offered by the Japanese brand, but also because it was impossible to resist the historic path drawn in chalk on three walls by Klub7, a collective of artists from the German capital, which recounts the history of the Mexico Delegation, one of the first sport shoe to be launched on the market. A story that is worth retelling on these pages. In 1964 Onitsuka Tiger understood that it was necessary to find a unique and distinguishing mark for its products, in order to make them easily recognizable. The company then issued an internal competition, inviting all employees to submit their ideas: each project had not only to be unique of its kind, but also capable of greatly enhancing the performance of the shoes. More than 200 employees responded to the call for ideas and sent in their projects. Given the high number of participants, the company used a scientific method: the developers let the selection process unfold step by step until they got a shortlist of five models. These five models underwent a more focused process of design and research in collaboration with athletes and experts from the University of Kyoto – meanwhile the brand designers were assessing the projects against the crucial question: which design offers the best and most concrete increase of the performance? The verdict said the Stripes by Onitsuka Tiger. The concept was that the stripes had to be integrated in the lacing system, thus ensuring more stability to the upper and enhancing both fit and resistance – two factors capable of impacting on the athlete performance. A project that convinced not only the developers from Onitsuka Tiger, but also the researchers and athletes from the university. Quite before the1968 Olympic Games in Mexico City, the new shoes signed Onitsuka Tiger started to attract the public attention during the qualifying games, raising the level of expectations for the official debut that took place during the opening ceremony of the Olympics, when the whole Japanese delegation entered the Estadio Olímpico Universitario with the Mexico Delegation at their foot. A name, in other words, that isn’t coincidental… To celebrate the fiftieth anniversary of the Stripes Onitsuka Tiger, the Japanese brand rereleases the historic Mexico Delegation in a special edition that shows off a sole in classic vintage white and a upper with soft white Onitsuka Tiger Stripes enveloping a red suede. The print on the inner insoles is a reference to the lanes of the athletic track and forms the numeral 6 – thus every time you put your shoes close to one another you will see the 66, the year of birth of the Stripes Onitsuka Tiger. The yellow and black vintage box crowns it all, while another four colorways enrich a thrilling collection. 80
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Banana Benz
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Gas
SPRING/SUMMER 2016 L’imminente stagione primaverile vede continuare il marchio italiano Gas sulla strada dell’ibridazione, con modelli in cui la connotazione sportiva si fonde a quella più cittadina. Mai tradito lo spirito casual denim del marchio: linee semplici e pulite, dettagli come l’utilizzo di inserti in corda e materiali intrecciati bicolore che alleggeriscono le tomaie in pelle, particolari gommati, stampe a contrasto e accenti di colore che illuminano i modelli dell’intera collezione. In queste pagine vi mostriamo in anteprima alcuni modelli caratterizzati da un interessante uso dei materiali, con croste dai colori tenui che richiamano l’ambientazione marittima, e dal look “instant vintage” delle suole, sporcate ad arte con lo stesso colore della tomaia, per rafforzare un look autentico pensato per sposarsi perfettamente con ogni tipo di denim.
For the upcoming spring season the Italian brand Gas will continue to tread the hybridization road, with models in which the sporty element gets combined with a more urban feature. The casual denim inspiration of the brand is far from repudiated: simple and neat lines, details such as the use of inserts in rope and bicolor interlaced materials which help lighten the leather upper, rubber details, contrasting prints and color accents brightening all the models in the collection. In these pages we show you a preview of some models characterized by an interesting use of fabrics, with coatings featuring soft colors suggesting a seaside environment and the instant vintage look of the soles, intentionally soiled with the color of the upper, to strengthen a genuine look designed to match with any kind of denim. 82
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new york yankees footwear
WYOKAN
Le sneakers New York Yankees sfoggiano con orgoglio sulla tomaia un logo che - forse perché legato alla città culla di molte subculture urbane dell’ultimo secolo - ha trasceso con il tempo il suo riferimento alla squadra più titolata della Major League del baseball americano e si è tramutato in un simbolo globale, adottato dai ragazzi di tutto il mondo. Non è dunque un caso, se queste scarpe sono diventate nel corso delle ultime stagioni un accessorio fondamentale per tutti gli amanti dello stile USA e hanno fatto breccia anche sul mercato europeo. La collezione NYY Footwear è disegnata e prodotta dallo studio francese SFD Atelier (che dal 2012 è licenziatario ufficiale in Europa delle scarpe con il marchio Major League Baseball), curata nella qualità dei materiali e della costruzione, ma soprattutto attenta alle tendenze dello stile urbano del Ventunesimo secolo. Come dimostrato ancora una volta dalle Wyokan, modello in arrivo sugli scaffali nell’imminente primavera 2016: alte sulla caviglia, con tomaia in suede, nylon ripstop e mesh, uniscono ispirazioni streetwear e particolari hiking, per un look davvero solido e metropolitano. 84
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The upper of all sneakers by New York Yankees proudly show off a logo that over time (perhaps because it’s connected to the city which was a cradle to so many urban subcultures of the past century) has transcended its original link with the most winning team of the American baseball Major League to become a global symbol, used by the young generation across the world. It is no coincidence that these shoes have become a fundamental accessory for those who love the American style – they have really won the hearts of the European market. The NYY Footwear collection is designed and produced by the French studio SFD Atelier (which since 2012 is the European official licensee for the shoes by the brand Major League Baseball). It is well-finished in the quality of fabrics and construction, and more importantly, in tune with the trends of the XXI century urban style. As proved once again by the Wyokan, a model expected on the shelves for the upcoming spring 2016: high over the ankle, a upper in suede, nylon ripstop and mesh, the shoe combines streetwear inspiration and hiking details, for a soundly metropolitan look. Sneakersmagazine
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DC shoes
LYNX LITE R
L’aspetto è davvero ipertecnologico, soprattutto grazie alla tomaia one-piece senza cuciture in tessuto jacquard, con stampa trompe-l’oeil che imita i modelli tradizionali del passato. Ma non si tratta solo di apparenza: le Lynx Lite R di DC Shoes sono davvero sneakers all’avanguardia della tecnica, anche grazie alla suola in schiuma Unilite, ultraleggera ed estremamente ammortizzante, ai lacci Ghillie e alla fodera interna antibatterica in Ortholine. Una vera e propria versione 2.0 delle classiche Lynx, icona del catalogo della casa californiana da sempre specializzata in calzature dedicate agli skater e agli amanti degli sport estremi.
The look is really hyper-tech, mainly thanks to the seamless one-piece upper in jacquard, with a trompe l’oeil printed image that mimics the traditional models of the past. And it isn’t just a matter of appearances: the Lynx Lite R by DC Shoes is really a ground-breaking pair of sneakers, also thanks to its sole in Unilite foam, which makes it ultra-lightweight and highly cushioning, to the laces Ghillie and to the antibacterial internal lining Ortholine. A real 2.0 version of the classic Lynx, an icon from the catalogue of the Californian company specializing since the beginning in shoes dedicated to the skaters and lovers of extreme sports.
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THE RUBBER TOE GAME Quello dedicato allo skate e agli action sports in generale è un settore molto importante soprattutto oltreoceano, ma la fetta di mercato si sta allargando anche in Europa, mentre lo skate style sembra tornare prepotentemente di moda, non solo tra chi questo sport lo pratica ogni giorno, ma anche tra i cosiddetti fashion victim (se poi questo sia un fatto positivo o negativo, decidetelo voi). Una delle più curiose storie di successo degli ultimi mesi riguarda le skate shoe con rinforzo in gomma sul toecap: è il caso di raccontarla e di ragionarci sopra. Dunque. Non è semplice individuare un punto di partenza preciso, ma potremmo decidere di scegliere la prima metà del 2014, e precisamente il lancio delle Classic da parte dello skate shop/brand californiano Huf (foto 1): quelle prime sneakers da skate dotate di un rinforzo in gomma sulla punta - oltre che chiaramente ispirate alle Nike All Court - sono letteralmente volate via dagli scaffali dello storico negozio nella zona di Haight-Ashbury a San Francisco, e da quelli di tutti gli altri store che le hanno messe in vendita. Non è passato molto tempo, prima che Nike e Converse reagissero cercando di cavalcare l’onda: la casa dello Swoosh ha sfornato proprio un paio di classiche All Court “rinforzate” (foto 2), quella della stella le Sumner (foto 3). Poi le cose prendono a muoversi ancora più velocemente: ecco le Matchcourt di adidas (foto 4), le Evan Smith di DC Shoes (foto 5), le Black Ball di Vans (foto 6) e le Style 112 (foto 7) dello stesso marchio californiano. Fino al recente annuncio di un nuovo modello in arrivo da New Balance Numeric, e dotato di rubber toe cap. Non sappiamo chi sarà il prossimo, ma siamo certi di tre cose: 1) il rinforzo in gomma sulla punta non è niente di nuovo nel mondo sneakers, ma mai era stato applicato sulle skate shoes in modo tanto capillare; 2) l’effetto estetico non è certo dei migliori 3) si tratta di una caratteristica molto utile agli skater, tanto che alcuni già customizzavano da soli le proprie scarpe usando prodotti spray come l’americano Plastic Dip. Dunque: dal do-it-yourself alla conquista del mercato. Un piccolo fenomeno con cui sarà necessario fare i conti nel futuro. E comunque la pensiate al riguardo, sarà interessante vedere chi vincerà questo nuovo Rubber Toe Cap Game. 88
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The sector dedicated to skateboard and the action sports at large is very important especially across the ocean, but the market share is also expanding in Europe, since skate style seems to get abruptly fashionable anew, not only among those who practice the sport every day, but also among so-called fashion victims (whether this is a god or bad thing, we leave it up to you). One of the most curious success stories of the last few months, which is really worth recounting and meditating upon, revolves around the skate shoes with rubber reinforcement on the toecap. It’s not easy to find a vantage point to begin with, but we could decide to start from the first half of 2014, more precisely with the launch of the Classic by the Californian skate shop/brand Huf (photo 1) those first skate sneakers equipped with a rubber support on the tip (and clearly inspired by the Nike All Court) had literally flew out of the shelves of the historic shop located in the Haight-Ashbury neighborhood in San Francisco, as well as the other stores who were selling that model. In a matter of weeks both Nike and Converse decided to respond and go with the crowd: while the Swoosh company released a pair of classic but “reinforced” All Court (photo 2), the starred company issued the Sumner (photo 3). At that point the process started to quicken its pace, and so came out the Matchcourt by adidas (photo 4), the Evan Smith by DC Shoes (photo 5), the Black Ball (photo 6) and the Style 112 by Vans (photo 7). And then we heard the recent announcement by New Balance Numeric of a new model in the pipeline, equipped with the by now regular rubber toe cap. We have no idea who will be next, but we think a few reflections are in order: 1) the rubber reinforcement on the tip is nothing new in the sneaker world, although it was never applied on the skate shoes so diffusedly; 2) the aesthetic effect isn’t very irresistible after all; 3) the reinforcement may prove very useful to those who skate, indeed many used to customize their shoes using spray products like the American Plastic Dip. To sum up: from a do-it-yourself practice to the invasion of the market. A small phenomenon that in the near future we will need to come to terms with. And whatever opinion you have, it will be interesting to see who will win this new Rubber Toe Cap Game.
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NIKE
FRONT COURT M ade in KOREA - 1987
Classico modello da basket che risale alla fine degli Ottanta, con una silhouette molto simile a quella delle Court Force, con le quali condividono anche la suola. Rispetto alle “sorelle maggiori”, le Front Court erano più economiche - oltre che, ovviamente, di minore qualità dal punto di vista tecnico e della costruzione - come spesso capitava in quegli anni: era infatti comune che Nike producesse declinazioni più cheap dei suoi modelli più amati, solitamente presentate nelle pagine centrali dei cataloghi dell’epoca. Il che non toglie un grammo di fascino a queste sneakers che si possono ritrovare in alcuni video storici degli NWA, almeno ai nostri occhi. Anche perché si tratta di un modello davvero raro, perché prodotto solo nel 1987, destinato a negozi sportivi di fascia bassa e mai visto sui parquet della NBA ai piedi di qualche campione dell’epoca (e ce n’erano, in giro: Larry Bird, Magic Johnson, Michael Jordan, Pat Ewing, Charles Barkley, Karl Malone...). Il valore non è molto alto, sui 150 dollari per un paio deadstock. Niente hype, queste sono scarpe per intenditori... A classic basket model dating back to the late Eighties, with a silhouette quite reminiscent of the Court Force, whose sole is another element in common. The Front Court was less expensive than its older sister – and, of course, at the same time of lower quality from a technical and constructive point of view, as was often the case back then. It was quite common that Nike produced cheaper versions of its most successful models, usually presented in the central pages of the catalogues of the time. This doesn’t detract (at least to us) a single ounce of charm from this model that can be seen in some historic videos of the NWA, also since it’s such a rare model, because it was only produced in 1987, designed for low category sport shops and never seen on the parquets of NBA on the feet of some champions of those days (and there was quite a number back then: Larry Bird, Magic Johnson, Michael Jordan, Pat Ewing, Charles Barkley, Karl Malone…) The quotation isn’t very high, around 150 bucks for a dead-stock pair. No hype, these shoes are for the experts…
N.W.A nel 1988
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ASICS
GEL TIGER PAW WG M ade in C HINA - 1996
Questa è la prima volta che presentiamo all’interno della sezione vintage un paio di Asics arrivate sugli scaffali dopo la metà degli anni Novanta. Bè, che ci volete fare: il tempo passa per tutti, e vent’anni sono sufficienti per appiccicare l’etichetta “vintage” su un modello che accompagna le collezioni asics anno dopo anno, in continua evoluzione. Si tratta di light running racer molto tecniche, sviluppate dai designer della casa giapponese a partire dal 1990, anno del lancio del primo modello Tiger Paw. Questa versione del 1996 in particolare è caratterizzata dalla tomaia sfuggente e dalle suole in etilene vinilacetato, che offrono grande ammortizzazione e leggerezza. Questo modello non è ancora stato oggetto di remake, ma siamo certi che sia solo una questione di tempo...
That’s the first time we present within our vintage section a pair of Asics that reached the shelves after the mid Nineties. Well, this shouldn’t be a scandal – time passes for everyone, and twenty years are enough to paste the “vintage” label on a model that’s been accompanying asics’ collections year after year, through an unfailing evolution. It is a very technical light running racer, developed by the designers from the Jpanese company since 1990, the debut year of the first Tiger Paw model. This version from 1996 in particular is characterized by a tapering upper and by a sole in ethylene-vinyl acetate, offering great damping power and lightness. To date, this model hasn’t been target by any remaking project, but we’re quite confident that it’s just a matter of time… 96
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SAUCONY
GRID SENSATION M ade in KOREA - 1994
Forme molto simili alle arcinote (anche agli appassionati del 2015) Grid 9000, le Grid Sensation sono state prodotte solo per poche stagioni a cavallo della metà degli anni Novanta. Comunque abbastanza per fare concorrenza alle Huarache di Nike, che spopolavano in quel periodo. Anche dal punto di vista del design, il riferimento al modello della casa di Beaverton sembra piuttosto chiaro, sia nel design della tomaia che in quello dell’intersuola. Il particolare che fa la differenza è la dicitura “Bangor, Maine” sulla tomaia: la sede americana di Saucony in quegli anni. Per questo e altri dettagli, le Grid Sensation sono un vero pezzo da collezione, eppure il valore di un paio deadstock non è alto: intorno ai cento dollari. A design much reminiscent of the famous (also among the 2015 fans) Grid 9000, the Grid Sensation was produced for just a few seasons around the mid Nineties. That’s been enough to become a competitor of the Huarache by Nike, which was a big hit around the same period of time. From a design point of view, too, the reference to the company from Beaverton seems quite explicit, both in the upper design and in the midsole. The detail that makes the difference is the inscription “Bangor, Maine” on the upper – the American headquarters of Saucony back then. Thanks to this and other details, the Grid Sensation is a real collector’s piece, although the price of a deadstock pair isn’t that high: around $100. 98
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Nike
tennis from late 70 s to early 80 s
CATALOGO NIKE FINE ANNI 70 DOVE CI SONO I MODELLI PRE NIKE ALL COURT 100Sneakersmagazine
CATALOGO NIKE CON LE MITICHE WIMBLEDON Sneakersmagazine
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Nike
tennis
(from late 70 s to early 80 s )
converse jack purcell del 1980
Questa senza dubbio è una novità per il nostro/vostro giornalino: le pagine seguenti sono dedicate a un falso. Non è roba che ci piace, di solito. Ma siamo rimasti affascinati da queste Nike fasulle che abbiamo trovato in un mercatino: si tratta di falsi addirittura pre-Cina, probabilmente di produzione coreana. Negli anni Ottanta, infatti, capitava che qualche fabbrica del paese che ospitava la gran parte degli stabilimenti di Beaverton cercasse di riprodurre il successo commerciale delle scarpe con lo Swoosh. Fino a creare strani ibridi: ecco un modello ispirato niente meno che alle arcinote Jack Purcell di Converse (che ai tempi ancora non faceva parte del colosso Nike Inc.), e un altro addirittura alle adidas Nastase (la tomaia è identica!). Ovviamente non valgono niente, ma dimostrano che l’industria del falso non è certo una novità introdotta in anni recenti. 102Sneakersmagazine
adidas nastase
This is by all means a flashing news for our/your magazine – the following pages are dedicated to a fake model. It isn’t the kind of stuff we like to deal with, usually, but we were simply bewitched by this counterfeited Nike that we found in a local market: it’s an imitation that predates China’s explosion – probably a Korean production. During the Eighties, it would happen that some factories in the country where most of Beaverton plants were located tried to reproduce the commercial success of the shoes with the swoosh, resulting in the creation of improbable hybrids: here is a model inspired by the ultra famous Jack Purcell by Converse (which back then didn’t belong with the giant Nike Inc.) and another one inspired by the adidas Nastase (the upper is the same!). Clearly they aren’t worth anything, but they remind us that the fake industry is not a recent invention. Sneakersmagazine
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ADIDAS
MARATHON TRAINER II M ade in KOREA - 1992
Il modello originale fu introdotto alla fine degli anni Settanta, più o meno lo stesso periodo delle iconiche adidas Marathon Racer. Prima che il trail running diventasse una nicchia di mercato piuttosto importante, il marchio del Trifoglio voleva così offrire ai suoi clienti un’alternativa da off-road alle solite sneakers da corsa. Il risultato fu più che soddisfacente: l’intersuola dotata di tecnologia “Dellinger Web” offriva notevole ammortizzazione, mentre il grip era garantito da gommini applicati sulla suola, disegnati in modo da formare piccoli trifogli (esatto: a ogni passo, un logo adidas rimaneva impresso sul terreno). Uno dei tanti motivi che rendevano questo modello uno dei più cool disponibili all’epoca, insieme allo spoiler nell’intersuola. Rimase nei cataloghi adidas per alcuni anni, per poi sparire intotno alla metà degli Ottanta e tornare sugli scaffali nel 1992, con alcune piccole variazioni solo nella parte laterale della tomaia. Poi furono realizzate diverse edizioni collaborative, prima tra tutte quella insieme al retailer inglese Oki-Ni. Abbastanza ricercate dai collezionisti - anche perché i materiali e la qualità costruttiva permettono di indossarle ancora, a un quarto di secolo di distanza - valgono circa 150 euro sl mercato del vintage. 104Sneakersmagazine
The original model was introduced towards the late Seventies, more or less the same epoch as the iconic adidas Marathon Racer. Before the trail running became a quite important market niche, the Trefoil brand wanted to give its customers an off-road alternative to the usual running shoes. The outcome proved to be more than satisfying: the midsole equipped with Dellinger Web technology ensured a high cushioning power, and the grip was enhanced by rubber stoppers applied to the sole, and designed to form small trefoils (thus, the ground was impressed with an adidas logo at every step). Which is one of the reasons that made this model one of the coolest at the time, beside the spoiler in the midsole. It remained in adidas’ catalogues for some years, to disappear towards the mid Eighties and get back on the shelves in 1992, with some small changes in the lateral side of the upper. Various collaborative editions were subsequently released, first of all the one with the English retailer Oki-Ni. Fairly sought-after by all collectors (also because its fabrics and construction quality allow its possessor to wear it after a quarter century of life), it’s worth around 150 euro on the vintage market. Sneakersmagazine
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NIKE
AIR MAX FORCE STRONG HIGH M ade in kore a - 1994
David Maurice Robinson, un’intera carriera da capitano dei San Antonio Spurs e diverse stagioni da dominatore dell’NBA in coppia con Tim Duncan. Per non parlare dei titoli vinti con la nazionale: storico quello insieme al primo Dream Team alle olimpiadi di Barcellona del 1992. Un atleta grosso e potente, che preferiva sfidare gli avversari sul piano del puro agonismo, con un gioco fisico e intimidatorio, nonostante avesse classe da vendere. Un’icona della storia del basket americano che ha dato notorietà a ogni paio di sneakers indossate sul parquet: prima le Nike Air Command Force, poi queste Air Max Strong High, capaci di combattere ad armi pari con Air Jordan X, Nike Air Ballistic e gli altri modelli dell’epoca - peraltro, un periodo d’oro per il basket della casa di Beaverton, che sfornava scarpe splendide dal punto di vista estetico, ma anche piene di ritrovati tecnici all’avanguardia. Sono però ormai passati i tempi in cui queste scarpe erano dotate di grande tenuta sui parquet e nei playground: meglio non indossarle, guardare e non toccare. Se ne riuscite a trovare un paio deadstock, valgono circa 200 dollari. 106Sneakersmagazine
David Maurice Robinson, a whole career as captain of the San Antonio Spurs and various seasons as a Nba dominator together with Tim Duncan. Not to mention the titles he won with the national team: famous the one obtained with the first Dream Team at the 1992 Olympics in Barcelona. A huge and powerful athlete, who would rather fight with the opponents on the level of pure competitive spirit, with a physical and threatening play – although he had tons of class. An icon of the history of American basket, who rendered famous any pair of sneakers he used on the parquets: from the Nike Air Command Force to this Air Max Strong High, with all its papers in order to compete with the Air Jordan X, the Nike Air Ballistic and other models of the time – by the way, a golden age for the basketball department of Beaverton, releasing marvelous shoes from an aesthetical standpoint and replete with cutting-edge technical findings. The days when these shoes were treading the parquets and playgrounds are gone: don’t try to use them now – or look but don’t touch. And if you manage to find a deadstock pair, it’s worth some 200 bucks. Sneakersmagazine
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PAUL GASCOIGNE M ade in TAIWAN - 1991
Gascoigne. Basta il nome per smuovere montagne di ricordi, parole, emozioni: un’intera mitologia, che ha preso forma tra Ottanta e Novanta, sui campi dell’Inghilterra e - più marginalmente - sul prato dell’Olimpico di Roma, casa della Lazio. Paul “Gazza” Gascoigne rappresenta una delle più epiche storie di talento sprecato, genio e sregolatezza che il calcio sia mai riuscito a raccontare: un giocatore diverso dagli altri, che appariva inadatto alla competizione ad alti livelli e invece mostrava numeri miracolosi, ma soprattutto una straripante personalità, tanto istrionica quanto fragile. Il finale non è esattamente lieto, lo sappiamo: alcolismo e problemi psichici. Ma Gazza rimane un mito, come le sue scarpe. In Italia l’abbiamo conosciuto con ai piedi le Lotto, ma la leggendaria fase iniziale della sua carriera in Inghilterra è stata solidamente legata a Puma, che ha seguito il giocatore passo per passo, sperando di aver trovato un nuovo Maradona, o un nuovo Pelè. Gascoigne non era né l’uno, né l’altro, vero. Eppure continua a emozionarci: basta riguardare la tomaia in pelle di questi classici scarpini da calcio dalla silhouette elegantissima, per sentir un brivido che corre lungo la schiena. Le emozioni sono senza prezzo. Le scarpe invece valgono più o meno un centinaio di dollari, a meno che non troviate qualche collezionista inglese disposto a spendere qualcosa in più... 108Sneakersmagazine
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Gascoigne. We need only mention his name to revive a panoply of memories, words, emotions – a whole mythology that grew up through the Eighties and the Nineties on the English fields and (less prominently) on the grass of the Olympic stadium in Rome, the hometown of Lazio. Paul “Gazza” Gascoigne represents one of the most epic narratives of wasted talent, genius and insanity that soccer ever dared to tell: a player very different from any other, who appeared unfit for high level competitions but, in spite of this, would perform incredible feats and who, more than that, showed a unique personality, histrionic and fragile at the same time. The end of the story was not a happy end: alcohol and psychiatric problems. But Gazza will always be a myth, and his shoes as well. In Italy we met him when he used to wear his Lotto’s, but the famous early phase of his career in England was strictly tied to Puma, who followed the player step by step, hoping to have found the new Maradona, or perhaps the new Pele. Gascoigne was neither of them, but his name still moves us: look at the leather upper of these classic soccer pumps featuring such an elegant silhouette, and see how thrilling they are! While the emotions are priceless, the shoes are worth around a hundred dollars, unless one possessor finds some English collectors who is willing to pay something more…
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