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#92 / bim / italy EDITION / luglio - agosto 2019
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#92 luglio - agosto 2109
# 9 2 / bIM / ita ly E D it ioN / lug l io - ag os to 2019
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#92 luglio / agosto 019
cover story superga 9ts training & training luxe Focus montagne urbane Karhu “LAND OF THE MIDNIGHT SUN” PACK vision CANVAS LOW airwalk THE ONE review palace X adidas SUPERSTAR review laMJC X Mizuno MONDO CONTROL review Harry Potter X vans SLIP-ON review patta X MEphisto MATCH review The hundreds X osiris D3 review MOBILE SUIT GUNDAM X 361° review Givenchi X onitsuka tiger MEXICO 66 review hanon X SONRA PROTO Focus AFFIX WORKS X ASICS GEL-KINSEI Focus ADIDAS LONDON on the shelves on the shelves luxury sneakers wtf? IDEA BOOKS X ROMBAUT BOCCACCIO
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editoriale
Mentre il resto d’Italia probabilmente sonnecchia a bordo spiaggia, il mondo sneakers usa la pausa estiva per scaldare i motori in vista dell’autunno: i brand sono impegnati a mettere sul tavolo le carte necessarie per giocare nel modo più produttivo il loro ruolo all’interno di un mercato che non sembra voler arrestare la sua crescita né diminuire il livello della competizione.
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Al contrario, il raggio d’azione di ciò che si definisce – con quella che appare ormai sempre più come una semplificazione – “sneakers” sta diventando sempre più ampio. Ne è ulteriore prova il fatto che, dopo aver conquistato il settore high fashion con modelli dall’estetica massimalista (vedi ad esempio le cosiddette chunky sneakers onnipresenti nelle ultime stagioni), le sneakers oggi stanno facendo compiere un ulteriore salto di qualità alla moda, portando sulle passerelle modelli nati per attività all’aperto, in particolare dedicati alla montagna. Raccontiamo questa innovativa tendenza outdoor, capace di portare le montagne in città, a partire da pagina 14. L’innovazione che passa attraverso le sneakers non è però solo estetica e commerciale, ma anche sociale: la moda riflette i cambiamenti culturali e del nostro modo di vivere, e così capita ad esempio che il mese del Pride, la festa annuale della comunità LGBT mondiale, sia ormai celebrato da tantissimi marchi del mondo sneakers con modelli dedicati. Tanto che, ogni anno, rimane solo da decidere quali siano i più riusciti: noi proviamo a elencare i nostri, da pagina 74. L’innovazione può però essere anche semplicemente un lavoro accurato – e, azzardiamo, affettuoso
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– sulla tradizione e sulle proprie radici. Che apprezziamo particolarmente quando viene da marchi ita-
diversi, da brand come Kahru (storico marchio europeo specializzato nel settore running), Airwalk e Vision (accomunati invece dall’origine statunitense e dal legame profondo con la cultura skate): le loro ultime proposte ve le presentiamo da pagina 26. Un luogo speciale di conservazione della memoria collettiva è sicuramente rappresentato dallo sport, naturalmente legato al mondo delle sneakers. In questa stagione, la fine del campionato NBA, il basket più bello del mondo, ci offre il destro per riflettere sulla parabola di New Balance, un marchio che non siamo forse più abituati a collegare con il mondo della pallacanestro, e che invece ne ha fatto la storia – almeno oltreoceano – e continua a scriverla, passando dalla storia passata di James Worthy alla gloria presente di Kawhi Leonard. Trovate il nostro parallelo tra i due campioni (e ovviamente, tra le loro scarpe) a partire da pagina 64. La valorizzazione della storia e dei modelli d’archivio non è certo un fatto nuovo nel mondo sneakers, ma i consumatori continuano ad apprezzare molto i recuperi eseguiti con classe, come quello firmato adidas che vi raccontiamo a pagina 70: protagonista, uno dei modelli più amati della celebre City Series. Che non sfigurerebbe neppure se messo a confronto con gli originali d’epoca. Ah, a proposito: adidas è tra i protagonisti della nostra sezione vintage, popolata di modelli che forse considererete inaspettati. Alla nostra enciclopedia di sneakers cultura si aggiungono nuove pagine, anche d’estate. Arrivederci a settembre. Michele R. Serra 4
# c o v e r i s n e a k e r s
Un grande lavoro che tiene insieme passato, presente e futuro è anche quello svolto, pur se in contesti
#COVERISPORTS
liani, come nel caso della nuova collezione Superga che costituisce la Cover Story di questo numero.
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cover story
SUPERGA 9ts training & training luxe
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cover story
SUPERGA 9ts training & training luxe
L’arrivo sugli scaffali delle 9TS Training è l’ennesima prova delle potenzialità del marchio: si tratta di un modello nuovo, ma ispirato alle running d’archivio che nei primi anni Novanta finirono ai piedi di diversi campioni dell’atletica. In particolare, quella in arrivo sugli scaffali dei negozi di tutta Italia è la rivisitazione della scarpa indossata dal grande Moses Tanui, leggenda kenyota del fondo, capace di vincere l’oro sui 10.000 ai mondiali di Tokyo nel 1991 (quelli del 1993 glieli scippò invece un giovane Haile Gebrselassie), e di trionfare 8
Sneakers Magazine per superga
Uno dei marchi più noti d’Italia, più di un secolo di storia alle spalle. Crediamo di conoscerla come le nostre tasche, Superga: nata il 3 ottobre 1911 quando la società Anonima per Azioni Walter Martiny inizia a produrre stivali impermeabili per l’agricoltura; entrata nel settore delle scarpe sportive nel corso degli anni Trenta e Quaranta, durante il primo momento di espansione di quella nicchia di mercato; sopravvissuta al secondo conflitto mondiale, esplosa nel dopoguerra tra il 1952 e il 1975, con le paia di scarpe prodotte ogni anno passate da due a dodici milioni. Una presenza sul mercato oggi ancora più forte, grazie alla distribuzione in mezzo mondo. Siamo italiani, e quindi Superga la conosciamo. No? Bè, fino a un certo punto... Il brand torinese infatti, nell’immaginario popolare è troppo spesso identificato con il suo modello-icona, le 2750 con tomaia in tela che tutti gli italiani hanno indossato almeno una volta nella vita. Eppure negli archivi aziendali si trovano molte altre storie che aspettano solo di essere raccontate. Storie di modelli capaci di mettere insieme tradizione e innovazione, storie di grandi sneakers ancora perfettamente al passo con i tempi oggi.
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cover story
SUPERGA 9ts training & training luxe
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cover story
SUPERGA 9ts training & training luxe
due volte a Boston. Più che per queste vittorie internazionali, però, Tanui è rimasto un mito in Italia per il suo regno indiscusso sulla Stramilano tra il 1990 e il 1993: in quegli anni, Tanui ritoccò due volte il record della gara e divenne il primo corridore nella storia dell’atletica a infrangere il muro dell’ora sulla distanza della mezza maratona. Nel 1993 fu anche protagonista della prima tripletta keniana sul podio, prima di lasciare il trono al connazionale Paul Tergat. La sua eccezionale storia sportiva riecheggia nelle 9TS Training di oggi, che sono però ammantate anche di uno stile fashion: il modello è infatti dotato di una spessa suola in gomma che le fa entrare a pieno diritto nella categoria delle chunky sneakers, apprezzatissima dal pubblico negli ultimi tre anni. Le altre caratteristiche sono quelle che ci aspettiamo da un paio di retro sneakers come queste: tomaia in un interessante mix di pelle scamosciata, nylon e poliestere, ma soprattutto (per far contenti appassionati e collezionisti) loghi d’epoca “Superga Sport” sulla linguetta e sotto la suola, con il caratteristico branding a coda di rondine sul lato della tomaia. Tradizione e contemporaneità insieme per una proposta davvero convincente, che si rafforza ancora di più grazie alla contemporanea presenza in catalogo della versione Luxe, caratterizzata da lavorazioni esclusive sui materiali della tomaia. 12
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MONTAGNE URBANE
Come la passione outdoor ha contagiato fette sempre più ampie di mercato
Hiking, trekking, trail running, sky running, speed hiking, mountaineering, approach. Tutti nomi che indicano diverse attività e pratiche sportive accomunate da un unico fattore: la montagna. Dall’atleta che punta al risultato al classico amatore che tenta semplicemente di fuggire dalla frenetica vita cittadina, sono tanti i praticanti che cercano la scarpa perfetta, con il giusto mix di comfort, funzionalità, ammortizzazione, stabilità e trazione: tutte caratteristiche indispensabili per affrontare i percorsi di montagna.
di Silvia Galliani Ma cosa succede se portiamo questi modelli fuori dal loro habitat naturale? La domanda è lecita, visto che è impossibile non notare come le scarpe da hiking o trail running siano diventate uno degli articoli più ricercati nelle ultime stagioni, e non solo dagli appassionati di outdoor. Da calzatura tecnica sono state decontestualizzate e trasportate in un altro mondo, diventando accessorio essenziale e soprattutto – ci scuseranno gli sportivi puristi, se usiamo questo termine – di tendenza. Modelli avvistati ai piedi di blogger, influencer, celebrity, fino ad arrivare a calpestare innumerevoli passerelle di alta moda. Solo su instagram l’hashtag #hikingboots conta 233.000 post. Il portale e-commerce di lusso per eccellenza, Neta-Porter, riferisce di aver visto un aumento vertiginoso nella domanda di scarpe da hiking, che rappresentano ora poco meno del 20% del totale delle vendite di calzature sul sito nell’ultima stagione. Dunque, dalle vette delle montagne alle passerelle il passo è stato più breve di quanto fosse immaginabile. Ma come è successo? Si tratta di un’ulteriore conseguenza di un movimento ben più ampio: l’invasione del campo della moda da parte dell’abbigliamento sportivo. Da ormai molte stagioni infatti, non sono stiletti e gonne plissettate a calcare le passerelle, ma sneakers e tute da ginnastica, prodotti che hanno (avevano?) funzionalità e comodità come parole d’ordine.
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Oggi stiamo assistendo a un ulteriore passo in avanti. Le giacche delle tute in viscosa sono state abbandonate per tessuti tecnici come il Gore-Tex, le sneakers dall’inconfondibile look anni Novanta sono state sostituite con modelli altamente specializzati per le diverse attività all’aria aperta, assecondando una riscoperta del mondo outdoor che cavalca temi di grande attualità quali il cambiamento climatico, il problema dei rifiuti di plastica e la salvaguardia dell’ambiente. I trend stanno cambiando e secondo recenti sondaggi, gli acquirenti di tutto il mondo desiderano oggi agire in modo più responsabile. Tra gli intervistati, il 50% delle persone ha sostenuto di essere influenzato da fattori sostenibili al momento dell’acquisto. L’industria outdoor comprende tutte quelle attività che generalmente si svolgono a contatto con la natura, era quindi scontato che prendesse le redini di questo mercato animato da una nuova attenzione nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Il mondo della moda non si è certo tirato indietro e molti sono i brand di lusso che hanno cercato di imitare l’estetica della calzature da trail running, da Balenciaga a Valentino. Tuttavia, appare sempre più chiaro come le nuove generazioni si stiano orientando verso prodotti autentici, longevi, che resistano al tempo e all’uso, che siano versatili e funzionali e che abbiamo caratteristiche tecniche di alta qualità. Anche fosse solo per una passeggiata in città, e non per la scalata di una vetta. Questi sono dunque gli orizzonti del movimento che ha portato marchi di nicchia, magari in precedenza relegati al mondo competitivo, appannaggio di esperti e sportivi, alla ribalta del mercato. La Sportiva, Scarpa, Salomon e molti altri: ognuno offre proposte diverse e studiate al millimetro. Per questo crediamo sia necessario capire le diverse caratteristiche di ognuna di queste sneakers, comprendere il prodotto, se possibile (non è una brutta parola!) educare il consumatore. Anche se poi, magari, chi sceglierà un paio invece di un altro lo farà soprattutto per ragioni estetiche...
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MONTAGNE URBANE
La Sportiva
Kaptiva
Bushido II
Kaptiva & Bushido II
Questa scarpa da trail running nasce per le corse sulla media e
ai tasselli a spessore differenziato Impact Brake System. L’inter-
La scarpa da mountain running definitiva, pensata per il
estreme del piede. Quindi, si tratta di una scarpa adatta per
lunga distanza, le skyrace in particolare e le corse in montagna
suola in EVA risulta molto densa e reattiva e, insieme agli inserti
mondo delle skyrace con un ottimo mix di leggerezza, grip
correre anche sui terreni più tecnici in presenza di radici, sassi
più in generale. La costruzione slip-on della tomaia in maglia
in TPU, aiuta lo slancio in fase di spinta.
e aggressività. Si tratta ovviamente dell’evoluzione del primo
e rami, garantendo al tempo stesso estrema sicurezza e massi-
avvolge perfettamente il piede, riducendo al minimo il volume
modello Bushido, che aveva già ottenuto notevole successo
mo sostegno sulla parte mediale del piede, estrema libertà di
di ogni singolo elemento, ottimizzando gli ingombri e gli stra-
soprattutto grazie all’ottima stabilità in appoggio su tutti i tipi
movimento e comfort ottimale.
ti di materiale. Il plantare ergonomico Ortholite riempie ogni
di terreni off-road.
possibile vuoto nel contatto del piede con la scarpa. Ne risulta una calzata aderente, che offre grande comfort. Il collarino elastico mono-strato aderisce alla caviglia come un calzino e assicura che nessun elemento esterno riesca a entrare nella scarpa. Il punto di forza di Kaptiva è però il pacchetto suola/intersuola, che ricerca un bilanciamento perfetto tra fluidità, stabilità, flessibilità e trazione grazie ai tagli longitudinali del battistrada in mescola FriXion White, super aderente e ad alta durabilità, e 18
Presenta una costruzione STB Control con esoscheletro in
Fodera: Mesh Tomaia: Knit + Mesh + TPU Intersuola: EVA a compressione +TPU + EVA bi-densità Suola: Frixion Red + Impact Brake System + chiodi AT Grip Spike Plantare: Ortholite Ergonomic 4mm
materiale termoplastico che avvolge l’intersuola nella parte mediale stabilizzando la calzatura e permettendo di ottenere una calzata più fasciante. La suola in bi-mescola FriXion Red presenta superfici d’appoggio differenziate. La forma arrotondata dei tasselli esterni – che salgono lateralmente fino a toccare l’intersuola – creano un angolo di appoggio graduale
Fodera: Mesh Tomaia: Air Mesh + TPU Intersuola: EVA a compressione + Stability Control System Suola: Frixion Red Plantare: Ortholite Ergonomic 4mm
con il terreno, mantenendo la stabilità anche in casi di torsioni 19
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MONTAGNE URBANE
scarpa
Spin Ultra
Una scarpa da trail running adatta agli atleti professionisti
Fodera: Welded con rinforzi Sensifit Tomaia: Mesh + TPU termosaldato Intersuola: EVA compressa a media densità Suola: Velox LB Max + Vibram Lite Base Plantare: Ortholite
come ai semplici appassionati. Performante e reattiva, è perfetta per percorrere lunghe distanze e per gli utilizzi prolungati in allenamento grazie alla giusta dose di ammortizzazione e protezione. Agile sia sull’asciutto che sul bagnato. La tomaia in Mesh con allacciatura integrata ha una struttura robusta e avvolgente come un calzino grazie al sistema costruttivo Sock-Fit LW che permette una calzata agevole fin dal primo momento. Il puntalino in TPU stampato in 3D protegge dagli urti mentre l’intersuola in EVA compressa a media densità risponde bene alle sollecitazioni e risulta estremamente protettiva, anche per via del suo spessore. La suola è in Velox LB Max, assicura ulteriore ammortizzazione e grande tenuta grazie anche all’inserto ergonomico in ESS che ne aumenta la stabilità. Grazie alla mescola Vibram MegaGrip con tecnologia LiteBase, il grip risulta elevato su qualsiasi tipo di terreno. Il battistrada dotato di tasselli profondi 4mm distanziati favorisce, su terreni rocciosi e fangosi, un’efficace fuoriuscita della terra. Il piede resta saldo all’interno della scarpa e non scivola lateralmente, regalando un’impressione di controllo e affidabilità. La sensazione finale che restituisce questa scarpa è quindi quella di essere molto ben supportati e di poter contare su una calzatura ben controllabile nei passaggi più impegnativi. È disponibile anche in una versione femminile con colorazioni dedicate.
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MONTAGNE URBANE
salomon
Adidas terrex
Asics
Brooks
Nuova versione per uno dei modelli di punta del brand, dedicato a tutti i trail runner che ricercano aderenza al terreno, sicurezza e una robusta protezione dagli elementi. A livello di prestazioni le Speedcross 5 offrono grip e stabilità superiori, mentre la tomaia termosaldata con sistema Sensifit ha migliorato la calzata. La suola presenta tasselli più larghi e più distanziati tra loro rispetto al modello precedente, con una geometria ottimizzata in grado di garantire massima tenuta durante spinta e frenata su tutte le superfici. La parte posteriore crea una sorta di scocca che avvolge il tallone, garantendo un appoggio perfetto e stabilità nella falcata. Consigliata a tutti coloro che ricercano la massima aderenza dalle loro calzature outdoor. .
Una scarpa da trail running pensata per sentieri tecnici con rocce e radici, e corse su lunghe distanze. La tomaia si presenta con struttura a calzino per offrire una calzata aderente e il massimo comfort. L’intersuola in EVA garantisce reattività e controllo ideali sui terreni accidentati, inoltre la mescola Boost offre migliore ritorno di energia grazie alla struttura costituita da migliaia di capsule che immagazzinano l’energia e la restituiscono ad ogni passo. La fodera in Gore-Tex è impermeabile e traspirante mentre la suola in gomma Continental assicura grip, aderenza e prestazioni ottimali in ogni condizione atmosferica e su ogni terreno, anche sul bagnato. Completa il tutto un design minimale.
Appositamente studiata per il trail running e adatta a tutti i tipi di terreni accidentati. Leggerezza, eccellente trazione e stabilità su superfici scivolose sono le caratteristiche principali di questa scarpa ideale soprattutto su distanze medie. La calzata risulta confortevole e favorisce l’allineamento dei piedi, in modo da evitare torsioni e lesioni. L’intersuola Asics FlyteFoam contiene fibre organiche capaci di fornire un’ammortizzazione continua. Assicura un’eccellente trazione grazie alla gomma robusta, per mantenere la massima stabilità anche in caso di pioggia o fango. In definitiva questa scarpa regala una sensazione piacevole quando indossata, massimo supporto e alta resistenza uniti a una maggiore sicurezza di movimento durante la corsa in discesa e un grip ottimale su tutte le superfici.
Ultima versione del famoso modello Brooks, l’intersuola ultraleggera in BioMoGo DNA rialzata garantisce un passo costante sulle lunghe distanze e protegge il piede dalle insidie del terreno. La suola in gomma aderente Trail Tack presenta delle alette ampie che offrono maggior trazione sia in salita che in discesa, anche sulle superfici bagnate. La tomaia in maglia traforata in Ariaprene assicura il massimo della traspirazione e della protezione, respinge l’acqua e la fa scorrere rapidamente all’esterno. Il parafango offre elasticità per una calzata impeccabile, aumentando la protezione e la resistenza nelle zone ad alta abrasione mentre Il Gaiter Tab integrato al tallone tiene fermi i rialzi con chiusura in velcro. Una scarpa indicata per i runner che vogliono una calzatura reattiva che fornisca energia senza rinunciare alla stabilità, alla sicurezza e alla protezione.
SPEEDCROSS 5
Fodera: Welded con rinforzi Sensifit Tomaia: SensiFit Intersuola: EnergyCell EVA modellata e iniettata Suola: Contagrip TA con tasselli Chevron Plantare: Ortholite sagomata 20
Agravic XT GTX
Fodera: Gore-Tex Tomaia: Mesh + TPU sagomato Intersuola: EVA Suola: Continental Plantare:
Fujilyte XT
Fodera: Open Trail Mesh Tomaia: Asics Grip Intersuola: Flyte Foam Suola: Vibram MegaGrip Plantare: EVA
Caldera 3
Fodera: Mesh Tomaia: maglia traforata in Ariaprene Intersuola: BioMoGo DNA Suola: gomma adesiva Trail Tack Plantare: Trail 21
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MONTAGNE URBANE
Nike
Saucony
La proposta di Nike specifica per il trail running ricerca il massimo comfort su sentieri sterrati e accidentati, garantendo al tempo stesso leggerezza e traspirabilità. La tomaia in mesh multistrato è resistente all’acqua, il robusto piatto suola protegge il piede da qualsiasi asperità del terreno mentre l’unità Zoom Air in collaborazione con l’intersuola in schiuma Phylon nel tallone ammortizza il passo. La gomma morbida al centro dell’avampiede dona una trazione eccellente sul bagnato. L’estetica colorata e moderna non fa passare questa scarpa inosservata grazie anche alla combinazione di cinturini e lacci interni che contribuiscono a migliorare sia la protezione che il contenimento del piede.
Dinamica, agile, leggera e dal profilo basso: sono le caratteristiche principali di questa scarpa pensata per il trail running su medie e lunghe distanze. L’innovativa intersuola PWRFOAM garantisce un’ammortizzazione reattiva in salita e protettiva in discesa quindi perfetta per la montagna, mentre la costruzione utilizza Everun, un materiale durevole e con un ritorno di energia superiore, che disperde al meglio l’impatto col suolo. La tomaia ISOfit si adatta al piede avvolgendolo come un calzino e dona quindi comfort sui terreni più irregolari e una maggiore traspirabilità senza rinunciare ad un’elevata protezione. La scarpa offre inoltre un’allacciatura regolabile permettendo una compressione personalizzata.
Air zoom Wildhorse 5
Fodera: Open Trail Mesh Tomaia: Mesh Intersuola: schiuma Phylon + Zoom Air Suola: gomma Plantare: EVA 22
Peregrine ISO
Fodera: Everun Tomaia: ISOfit Intersuola: PWRFOAM Suola: PWRTRAC Plantare:
White Navy Red The Kingston Plimsoll
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MONTAGNE URBANE
Dynafit
Hoka One One
Feline Up Pro
Speedgoat 3
Scarpa adatta per il vertical running grazie alle sue caratteristiche: precisa, reattiva ed aggressiva con un peso contenuto di soli 230 grammi. Realizzata per percorsi off-trail su medie e brevi distanze, ottima anche su terreni sconnessi e con forti pendenze, fango e roccia. La mescola in Vibram MegaGrip della suola unita ad un rivoluzionario design dei tasselli assicura il grip ideale, consentendo di sfruttare al massimo la forza e trazione de-gli arti inferiori. Comodità e ammortizzazione sono garantite dall’intersuola dal drop ridot-to e dalla calzata Minimal Fit precisa e avvolgente. Adatta per corridori veloci ed esperti e per coloro che vogliono raggiungere la massima velocità in gara ma senza rinunciare alla più completa protezione.
Deve il suo nome a Karl Meltzer, soprannominato “The Speedgoat”, atleta che detiene il record di vittorie in gara trail da 100 miglia. E non a caso, questa scarpa è perfetta per il trail running grazie a un’ottima ammortizzazione, molto adatta alle lunghe distanze. È stata ulteriormente migliorata in termini di calzata, stabilità e longevità. Soprattutto sulla tomaia sono stati modificati i layer di rinforzo laterali che rendono la calzata più solida, affidabile e rassicurante. L’intersuola risulta estremamente ammortizzante pur mantenendo invariata la stabilità generale. La suola in Vibram MegaGrip è l’ideale per affrontare anche i terreni più impervi mentre i rinforzi in TPU nella parte centrale del piede rendono più salda la calzata.
Intersuola: Feline Up midsole Suola: Vibram MegaGrip Plantare: Ortholite 24
Intersuola: EVA modellata a compressione Suola: Vibram MegaGrip Plantare: EVA 25
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Karhu
Aria, Fusion 2.0 & Synchron Classic
Sneakers Magazine per karhu
“LAND OF THE MIDNIGHT SUN” PACK La nuova proposta di Karhu si intitola “Land of the midnight sun”, e non è un caso per il marchio finlandese. A nord del circolo polare artico infatti, c’è un momento dell’estate nel quale si può vivere lo spettacolo del sole che non tramonta mai completamente: da maggio ad agosto, sotto un cielo limpido, la Finlandia offre l’esperienza unica di vederlo splendere per tutta la notte. Karhu si è ispirata a questo fenomeno naturale unico per creare un pack composto di tre modelli, con colorazioni ispirate alle ore del crepuscolo finlandese: incastonato in un paesaggio di tranquilli laghi blu con orizzonti alberati, il sole con il suo arancio scintillante si trova in compagnia del bianco e del grigio delle stelle. Fanno parte del Land of the Midnight Sun Pack le Aria, le Fusion 2.0 e le Synchron Classic. Le Aria sono un modello lanciato intorno alla metà degli anni Novanta e dotato di uno dei ritrovati tecnologici più interessanti tra quelli sviluppati da Karhu, il sistema Fulcrum: una piccola leva in phylon (materiale plastico leggero e resistente) inserita nell’intersuola e utile a trasferire velocemente l’energia all’avampiede nel momento immediatamente successivo alla battuta sul terreno. Le Fusion 2.0 si distinguono invece per la presenza di dettagli come la lycra stampata nel collare che circonda la caviglia – che conferisce un aspetto retrò al look e al materiale – l’etichetta sulla linguetta e naturalmente il classico M Logo sul lato della tomaia. Queste sneakers sono l’evoluzione delle originali Fusion, modello-icona della casa finlandese risalente alla metà degli anni Novanta (per la precisione, al 1996), riproposto in questa veste aggiornata e contemporanea. Per effettuare un upgrade del modello originale, il brand finlandese ha richiamato lo stesso designer che si occupò dello studio e dello sviluppo della prima versione, motivo per cui la dicitura “2.0” appare corretta a tutti gli effetti. Le Synchron Classic infine hanno tutte le caratteristiche più amate dai fanatici del retro running: la tomaia in mesh con rinforzi in pigskin suede di alta qualità, l’intersuola ammortizzante in etilene vinilacetato a doppia densità per offrire il massimo comfort durante la corsa, soprattutto il particolare sistema di allacciatura, che rende le Synchron riconoscibili già al primo sguardo e risulta estremamente funzionale nel mantenere la tomaia aderente all’avampiede, anche durante la corsa su lunghe distanze. 26
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news & product
vision
CANVAS LOW Vision è nata alla fine degli anni Settanta, età del decollo verso le stelle per lo skateboard, che negli anni successivi sarebbe diventato il centro della cultura giovanile americana. Il marchio Vision negli anni Ottanta avrebbe accompagnato gli atleti più influenti di questa disciplina, da Mark Gonzales a Lance Mountain, da Tas Pappas a Duane Peters e Mark “Gator” Rogowski. Ma avrebbe anche gettato un ponte tra il mondo della moda, dello skate e della musica con le “Skate Escapes”, enormi happening che vedevano sul palco band poi divenute star internazionali. Ce n’era abbastanza, di storia, per giustificare ampiamente un’operazione di rilancio in grande stile come quella messa in atto nel corso delle ultime stagioni, grazie al contributo tra gli altri del DJ di fama internazionale Steve inaspettati, e il marchio sembra volersi espandere soprattutto nel settore delle sneakers lifestyle. Un settore di cui fanno senza dubbio parte le Canvas Low, modello dallo stile minimale con tomaia in tela, perfetto per l’estate, che non rinuncia però ad alcuni particolari che possono risultare molto funzionali anche per skateare, come i rinforzi in gomma sul lato della tomaia. 28
Sneakers Magazine per vision
Aoki: il logo Vision sta rispuntando in molti luoghi, anche
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news & product
airwalk
Sneakers Magazine per airwalk
THE ONE
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news & product
Sneakers Magazine per airwalk
airwalk THE ONE Il brand Airwalk è stato, a partire dalla metà degli Ottanta, sino-
skate shoe che avevano segnato la prima metà del decennio.
nimo di skate negli Stati Uniti e nel mondo. Airwalk ha creato
Lanciate nel 1987 per la prima volta, sono state riportate sugli
le scarpe per alcuni dei più grandi atleti della storia di questo
scaffali dalla collaborazione tra Airwalk e il designer Jeff Staple,
sport, da Tony Hawk a Danny Way, Mat Hoffman, Andy Macdo-
una delle menti creative che più ha contribuito a dare forma alla
nald. Oggi, Airwalk incorpora quella ricca eredità di performan-
sneakers culture contemporanea dal Duemila in poi. Le caratte-
ce in una lunga serie di prodotti, dal footwear agli skateboard e
ristiche fondamentali ovviamente sono rimaste inalterate, anche
all’abbigliamento.
nelle versioni che troviamo sugli scaffali in questo caldissimo 2019: le doppie cuciture sui pannelli laterali, che offrono mag-
Il modello The One è probabilmente il più noto in assoluto
giore resistenza durante lo skate; le imbottiture mai eccessive,
del catalogo Airwalk, e le sue origini sono radicate proprio ne-
ma presenti là dove serve; la suola con pattern esagonale che
gli anni che hanno cementato la fama del brand. Le One sono
offre sempre il grip giusto. Infine, il logo Airwalk: estremamente
state una rivoluzione nel settore skate in quel periodo, con la
seducente nella sua semplicità, proprio come questo modello
loro linea molto più filante e leggera rispetto alle imbottitissime
quintessenziale dello stile anni Novanta.
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palace X adidas SUPERSTAR
Palace cammina ormai da quasi un decennio in equilibrio su un filo sottile, tra autenticità street e successo mainstream, la stessa starada percorsa – con numeri ben più consistenti, ovviamente – dai colleghi newyorchesi di Supreme. Il marchio è stato fondato a Londra nel 2010 dallo skater originario di Croydon (cittadina appena più a sud della capitale inglese) Lev Tanju, con l’intento di vendere abbigliamento per sostenere il team di pro skater appena formato. Fin dall’inizio, Palace ha puntato su una produzione relativamente ristretta, Made in Europe (Italia, Portogallo e Inghilterra principalmente) con grafiche create da artisti legati alla street culture inglese come Will Bankhead e Ben Drury, e un prezzo piuttosto alto rispetto alla media degli skate brand. Alle critiche su questo punto, Lev rispondeva nel 2011: “Se non potete permettervi di comprare Palace, andate a Shoreditch (quartiere dell’East end londinese), tirate giù un
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hipster dalla bicicletta a scatto fisso e rubategli tutta la roba di Palace che ha addosso”. Ma poi aggiungeva: “Scherzo. In effetti, non ho mai visto un hipster vestito Palace”. Oggi gli hipster probabilmente non esistono più, ma tuttavia possiamo tranquillamente affermare che vestire Palace sia più una questione di moda che di aderenza alla cultura skate. Niente di male, per carità, solo una verità sottolineata dalle molte collaborazioni con marchi giganteschi che appartengono al mondo del fashion e dello sportswear mainstream: tra gli altri Reebok, Polo Ralph Lauren, e naturalmente adidas. Insieme al Trifoglio, Palace sforna modelli collaborativi sin dal 2014, e quest’estate si è dedicata a uno dei modelli-icona della storia della casa tedesca: le Superstar, riviste quest’anno con look (giustamente) minimale e tre colorazioni monocrome, tra le quali spicca quella giallo fluo.
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laMJC X Mizuno MONDO CONTROL
Dopo le Wave Rider 1 di qualche mese fa, prosegue la collaborazione tra Mizuno e La MJC, agenzia di comunicazione parigina fondata da Michael Dupouy, da molti anni al centro della street culture europea grazie alla pubblicazione regolare del libro-catalogo All Gone e all’apertura della boutique Club 75, nel decimo arrondissement della capitale francese. Se le Wave Rider 1 erano caratterizzate da una tomaia molto colorata e contrastata, con tinte di rosso e verde intenso, la strada percorsa per questo nuovo progetto è totalmente diversa. O meglio, opposta: minimalismo assoluto per la colorazione di queste Mondo Control presentate durante la scorsa Paris Fashion Week, in due varianti all-white oppure all-black. Nate nel 1994, le Mondo Control hanno fatto storia nel mondo running grazie a un accorgimento tecnico mai visto prima: lo
stabilizzatore che attraversa tutta la scarpa fino all’avampiede, capace di anticipare i modelli dotati di tecnologia Wave che sarebbero poi stati introdotti dalla casa giapponese a partire dalla fine dell’ultimo decennio del secolo scorso. La silhouette è quella originale, i materiali di alta qualità: un mix di mesh e pelle scamosciata per la tomaia, con un sottile tocco riflettente in materiale 3M Scotchlite. Chiamate “Carte Blanche” e “Or Noir” le due versioni delle Mondo Control sono state vendute esclusivamente a Parigi alla fine di giugno, in occasione del 4° anniversario dalla fondazione di Club 75. La tiratura è davvero limitata, 75 paia per colore, e tuttavia mentre scriviamo queste righe qualche paio è ancora disponibile sul sito club75.fr.
Daniel Jung | Merano | Italy Ph: Roberto Zampino
spin ultra
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CUSHIONING, TRACTION, SPIN ULTRA. spin ultra wmn
Performante, agile e reattiva con ammortizzazione e protezione, per percorrere lunghe distanze e per utilizzi prolungati in allenamento. Spin Ultra è adatta ai top runner, ma anche agli appassionati.
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Val di Fiemme, Trentino
Harry Potter X vans SLIP-ON
E pensare che Joanne Rowling aveva scritto tutti i libri di Harry Potter da sola, prima che il primo capitolo della saga venisse stampato alla fine degli anni Novanta. Poi, tra 1997 e 2007, sono arrivati in libreria tutti i volumi di quello che è diventato il più incredibile caso editoriale dell’ultimo secolo: quattrocentocinquanta milioni di copie vendute e un brand che vale venticinque miliardi (non è un errore di battitura: miliardi) di dollari. J.K. Rowling oggi ne parla come di “un mondo in cui aveva vissuto da sola, e che improvvisamente si è aperto ad altri”. Beh, senza dubbio dopo “l’apertura” è arrivato un certo successo: è notizia recente che, solo nel Regno Unito, un giocattolo di Harry Potter viene venduto ogni 5 minuti. In base agli ultimi dati diffusi da NPD, azienda specializzata in ricerche di mercato, il franchise del maghetto più famoso del mondo sta registrando ancora numeri impressionanti, posizionandosi al
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secondo posto assoluto (dopo Star Wars di Disney) in termini di vendite. Queste statistiche non tengono probabilmente conto di oggetti di merchandising di diverso tipo, come le scarpe della nuova collezione Vans x HarryPotter. Prima sono arrivate sugli scaffali quattro colorazioni a edizione limitata di altrettanti modelli iconici dell’azienda californiana, ispirate ovviamente alle quattro case della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts: Sk8-Hi in Grifondoro, Era in Serpeverde, Authentic in Corvonero e Classic Slip-On in Tassorosso. Poi, quando l’hype era già salito, ecco altri modelli ispirati a manufatti magici pescati dalle pagine scritte dalla Rowling: tra le colorazioni proposte, ci piacciono le Slip-on con stampa allover della Mappa del Malandrino, che indica ogni anfratto – più o meno segreto – del castello e del parco di Hogwarts.
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Stabile, fluida, leggera: Kaptiva sprigiona la tua corsa sui terreni off-road grazie al battistrada in mescola FriXion® White super aderente. La costruzione slip-on e la tomaia in tessuto knit avvolgono il piede per una calzata precisa e performante. Sviluppata in Val di Fiemme, Trentino, Dolomiti.
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patta X MEphisto MATCH
Mephisto sta seguendo un interessante percorso di rilancio, che sta riportando al centro dell’attenzione questo marchio nato cinquantaquattro anni fa (era il 1965) dallo spirito di iniziativa dell’imprenditore Martin Michaeli, che dopo lunghe esperienze lavorative negli Stati Uniti fece ritorno nella sua Francia (per la precisione, Sarrebourg, piccola città della Mosella quasi al confine con la Germania) per fondare la sua azienda di calzature. Il successo arrivò quasi subito, soprattutto grazie a un particolare modello di mocassino, diventato subito icona ed esportato in tutta Europa. Con l’alta qualità costruttiva Made in France e il comfort ortopedico garantito dalle sue scarpe, Mephisto si è costruita una solida credibilità tra consumatori e appassionati, anche se naturalmente il settore sneakers costituisce solo una
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piccola fetta del suo fatturato annuale. Tra i primi rappresentanti della cosiddetta street culture europea a collaborare con Mephisto negli ultimi anni c’è sicuramente Patta, che arriva col botto al terzo modello realizzato in tiratura limitata con il brand francese: protagoniste del progetto sono infatti le Match, un classico del catalogo Mephisto caratterizzato dall’uso della tecnologia brevettata Soft-Air e dal particolare sistema di allacciatura. I ragazzi di Patta hanno mantenuto un basso profilo per quel che riguarda i particolari custom, limitandosi a piccoli tocchi come una piccola tongue tag e una P stampata tono su tono dietro la caviglia. Il resto lo fanno due colorazioni essenziali, in nero e bianco quasi totali. Il risultato è essenziale e soddisfacente.
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The hundreds X osiris D3
A volte essere diversi dagli altri, dalla massa, non è facile. Vale per le persone, ma anche per alcuni modelli di scarpe, caratterizzate da un’idea di design particolarmente estrema e per questo divisiva, destinate di conseguenza a essere guardate con sospetto anche quando diventano un prodotto di successo. È successo tante volte nella storia sneakers – pensate alle Nike Foamposite One o alle Reebok Instapump Fury – e una di queste corrisponde senza dubbio al 2001, anno di lancio sul mercato delle D3 di Osiris. Certo, il brand non ha la rilevanza di colossi come Nike o adidas, ma ha rappresentato una fetta importante del mercato skate all’inizio del millennio, proprio grazie a questo modello dalla silhouette gonfia come quella di un hamburger sulle foto dei menu dei fast food. Scarpe che avevano trasceso la loro destinazione d’uso per gli skater ed erano state adottate da diversi rappresentanti del crossover rap-rock che (sfortunatamente, per alcuni) dominava le classifiche statunitensi in quel periodo: Fred Durst dei Limp Bizkit era diventa-
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to, ad esempio, uno dei più fieri rappresentanti della tendenza-Osiris di quel periodo. Il fatto divertente, a pensarci su, è quanto quella scarpe fossero in qualche modo avanti sui tempi: oggi il trend della super-chunky sneakers è una realtà nelle strade e sulle passerelle, e un’icona di stile come il rapper americano A$AP Rocky ha mandato sugli scaffali, solo qualche mese fa, un modello collaborativo firmato Under Armour che sembrava pesantemente ispirato proprio alle D3. Morale della favola? Perfino Bobby “Hundreds” Kim – fondatore dello storico marchio losangelino The Hundreds – ha rivalutato le D3, che aveva sempre guardato con sospetto: ecco dunque l’edizione collaborativa con il logo di“Adam Bomb” stampato dietro il tallone. Forse non farà cambiare idea a un’intera generazione, ma questa uscita è sicuramente una buona occasione per riflettere ancora una volta sui corsi e ricorsi della moda.
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MOBILE SUIT GUNDAM X 361°
Le compagnie cinesi stanno spingendo forte per farsi notare sul mercato internazionale, anche se la strada sembra ancora lunga: il mercato dello sportswear nel più grande paese del mondo orientale è infatti di dimensioni ancora contenute se comparato con quello statunitense (oltre cento miliardi di dollari il valore di quello USA, “solo” una trentina quello cinese), e dominato dai soliti due giganti globali del mondo sneakers, Nike e adidas. Aziende, dunque, straniere. Eppure tanti marchi autoctoni stanno iniziando a erodere quote di mercato ai leader, e si tratta di fette importanti: Anta, Li-Ning e Xtep mettono insieme un giro d’affari annuale di circa 4 miliardi di dollari, e subito dietro di loro incalza 361° (361 Deegrees), marchio che può contare su una distribuzione capillare in oltre seimila (!) punti vendita. Si tratta di uno dei brand più giovani (ha circa 15 anni di anzianità alle spalle) sul mercato cinese, e senza dubbio uno dei meno propensi a spendere grosse cifre per sponso-
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rizzazioni di atleti famosi. Inoltre il suo catalogo è focalizzato principalmente sul settore running, meno presidiato dai concorrenti che si concentrano soprattutto sul basket. Ma questo non significa che 361° abbia rinunciato a iniziative capaci di far parlare del marchio anche al di fuori dei confini cinesi: ecco dunque una collezione-capsula dedicata nientemeno che a uno dei franchise più famosi dell’animazione giapponese, Gundam, che conta milioni di appassionati anche nel mondo occidentale. Quattro modelli con differenti colorazioni, dedicati ai Mobile Suit Gundam RX-78 e Zaku II MS, senza dubbio i più iconici dell’intera serie. L’unico modo per comprarli dalle nostre parti è internet, ma il fatto positivo è che il prezzo – rispetto alla media a cui siamo abituati – è sorprendentemente basso: poco più di cinquanta euro per le paia più costose. Non diventeranno oggetto da collezione, ma senza dubbio si tratta di un progetto interessante da più punti di vista.
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La cornice senza dubbio era di quelle esclusive: come ospite speciale dell’edizione 2019 di Pitti Uomo, Givenchy ha colto l’occasione per rivelare la sua collaborazione con Onitsuka Tiger durante la sfilata a Firenze, lo scorso 12 giugno. Come rivelato sulla passerella, la collaborazione ruotava intorno a due varianti del modello Mexico 66 SD, versione rinnovata delle classiche Mexico 66, iconiche sneakers caratterizzate dalla suola ultrasottile e dalla linguetta sul tallone: le SD sono in tutto e per tutto simili alle originali, ma nascondono notevoli migliorie sul lato tecnologico: punta e tallone sono rivestite con materiale fuzeGEL, mentre comfort e vestibilità sono state migliorate anche grazie all’aggiunta della tecnologia OrthoLite che garantisce
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un’eccellente capacità elastica della soletta. La lussuosa collaborazione con il marchio francese prevede colorazioni in total black e total white, tomaia in pelle con produzione e materiali Made in Japan. I due brand hanno annunciato che si tratta del primo tassello di una collaborazione a lungo termine, che segna due debutti: la prima volta che la Maison Givenchy collabora con un produttore di sneakers esterno su scala globale, e la prima volta per l’azienda giapponese insieme a una casa di moda di lusso. Il prezzo naturalmente è alto, ma c’era da aspettarselo. Del resto, si tratta di un altro passo verso la convergenza tra sportswear e fashion, una tendenza in atto ormai da anni (decenni?) e che non sembra volersi fermare.
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GivenchY X onitsuka tiger MEXICO 66
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hanon X SONRA PROTO
Questa è davvero una storia che vale la pena di raccontare: un uomo che ha vissuto per le sneakers (con un certo successo peraltro) è pronto a iniziare una nuova avventura imprenditoriale, che sia allo stesso tempo un business e la realizzazione del desiderio inseguito per una vita intera. L’uomo è Hikmet Sugoer, fondatore e anima di Solebox, uno dei centri della sneakers culture europea negli anni del boom all’inizio del Ventunesimo secolo. Hikmet ha lavorato ventiquattro ore al giorno per anni, per far crescere la sua sneakers boutique stabilitasi a pochi passi dal Ku’damm, la via commerciale più nota di Berlino. Finché, poco più di un paio d’anni fa, Hikmet ha venduto tutto alla catena di retailer Snipes, nata in Germania (again) una ventina d’anni fa. Poteva essere un punto fermo, invece si è trattato di un nuovo inizio: con i soldi guadagnati, Hikmet ha fatto l’unica cosa che aveva sempre voluto fare, e cioè fondare il suo brand di scarpe. L’ha chiamato Sonra, che letteralmente significa “prossimo” (in Quality: l l l l l 48
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turco, perché la famiglia di Hikmet è effettivamente originaria del paese mediorientale), un’idea che intendeva evocare il marchio di computer, Next, fondato da Steve Jobs dopo aver lasciato la Apple nel 1985. Non sappiamo se Hikmet abbia una vera passione per l’imprenditore americano, ma senza dubbio il suo progetto non ha nulla a che fare con l’informatica. Sonra ha a che fare, ovviamente, con sneakers di alta qualità, completamente Made in Germany e disegnate dal fondatore del marchio. L’unico modello in catalogo finora, le Proto, ha un chiaro sapore heritage running, e grazie alle connessioni messe insieme da Hikmet nel corso degli anni, è già stata al centro di numerosi progetti speciali insieme a diversi protagonisti della sneakers culture europea. L’ultimo in ordine di tempo è quello realizzato dagli scozzesi di Hanon, con tomaia a blocchi di colore, particolari riflettenti e intersuola ammortizante in EVA tutta bianca. Concept: l l lº l l
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AFFIX WORKS X ASICS
GEL-KINSEI
A trent’anni appena, Kiko Kostadinov può già vantare un curriculum impressionante. Il designer di origine bulgara trapiantato a Londra ha collaborato con lo storico marchio inglese Mackintosh e con la spagnola Camper, oltre ad aver lanciato la sua linea personale subito dopo essersi diplomato alla prestigiosa scuola di moda Central Saint Martins. Ma il progetto che più ha lasciato il segno è senza dubbio la serie di modelli realizzati insieme ad Asics, che hanno rappresentato un deciso salto verso il mondo del fashion contemporaneo per gli specialisti giapponesi del running. Questa volta, Kiko non firma da solo le sneakers: insieme a lui ci sono gli amici (Stephen Mann e Taro Ray) con cui ha fondato Affix Works, brand che lavora approfonditamente sulla tradizione del workwear occidentale – americano in particolare – per fornirne una versione futuristica e di alta qualità. Non stupisce certo che il collettivo abbia scelto le Gel-Kinsei, modello performance che Asics ha usato per esporre il meglio delle sue tecnologie e materiali, identificato soprattutto dall’iper-ammortizzazione del tallone, molto evidente anche a un primo sguardo. Sneakers che fanno dell’aggressività la loro cifra caratteristica, e che – ne siamo certi – diventeranno oggetto del desiderio per la nicchia fashion che, nel corso delle ultime stagioni, sembra avere più di un debole per le scarpe prodotte da Asics.
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foto Marco Loprieno - Editing Deepal Dinesh
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uia h r ar a k
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munich Orion
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WUSHU TIANTAN
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Giugno 1991.
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NEW BALANCE BASKET
DA JAMES A KAWHI
Uno dei più grandi campioni dell’NBA di tutti i tempi gioca le sue ultime Finals: James Worthy è in campo con i suoi Los Angeles Lakers, insieme a compagni come Earvin “Magic” Johnson e Vlade Divac. Dall’altra parte i Chicago Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen, all’inizio di quello che sarebbe diventato uno dei cicli più vincenti della storia del basket americano, si riveleranno troppo forti perfino per quei Lakers. Quelle finali arrivarono solo a gara 5: il 12 giugno i Bulls si sarebbero infilati al dito l’anello di campioni, il primo di una lunga serie. James Worthy, che aveva già tre titoli in bacheca, non avrebbe più visto i parquet di una finale. Sipario. O meglio. Un paio di settimane dopo, un altro evento avrebbe dato forma alla storia del basket americano, ma senza che nessuno se ne accorgesse. Il 29 giugno, all’inizio di un’estate californiana ancora fresca, sarebbe infatti nato l’ultimo dei cinque figli di Joe Leonard, proprietario di un autolavaggio alla periferia di Los Angeles e della moglie Kim. In quel giugno 1991, all’insaputa di tutti, si stava compiendo un passaggio di testimone che avrebbe coinvolto il mondo del basket e quello delle sneakers, in particolare il marchio New Balance. Da James Worthy a Kawhi Leonard. Da uno dei più grandi degli anni Ottanta del Novecento a uno dei più grandi degli anni Dieci dei Duemila. Kawhi non ha ancora vinto il suo terzo titolo, anche se siamo certi che nei prossimi anni ne avrà la possibilità: a 28 anni, potrà giocare ancora diverse stagioni. Eppure i paralleli tra la sua carriera e quella di James Worthy sono tanti. Il più interessante per noi, però, è rappresentato dalle scarpe che questi due campioni portano ai piedi: New Balance. 740 per Worthy, Omn1 per Leonard, con queste ultime che rappresentano un grande rilancio nel settore del basket professionistico per il marchio americano. Del resto, quale rilancio migliore può esserci, se non vedere il proprio atleta di punta guidare alla prima vittoria della storia l’unica squadra NBA rimasta in Canada? I Toronto Raptors stavano aspettando da 24 stagioni il loro turno per infilarsi al dito l’anello di campioni: l’hanno fatto proprio grazie a Kawhi, che è diventato il volto da copertina del basket americano nell’anno di grazia 2019. Dunque ci sembra naturale cercare di mettere in luce le affinità tra Worthy e Leonard, e naturalmente dare un’occhiata alle scarpe che li hanno portati alle vittorie più importanti.
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NEW BALANCE BASKET DA JAMES A KAWHI
1. La meglio gioventù James Worthy e Kawhi Leonard sono stati tra i migliori giocatori a livello giovanile delle loro rispettive generazioni. James – dopo un primo anno segnato da un infortunio alla caviglia – divenne il leader dei Tar Heels dell’Università del North Carolina, che in quegli anni vennero benedetti con un’incredibile nidiata di campioni, che oltre a Worthy comprendeva Sam Perkins e (ancora) Michael Jordan. Il primo titolo universitario arrivò nel 1982 contro i Georgetown Hoyas di Pat Ewing. Una vittoria durante la March Madness è invece mancata a Kawhi Leonard, certamente poco aiutato dal fatto che la sua 66
squadra, gli Aztecs della San Diego State University, non abbia mai trionfato nell’NCAA in quasi un secolo di storia. Lui personalmente, però, è entrato nella squadra All-American del 2011, due anni dopo essere stato eletto Mr.Basketball della California, prestigioso titolo a livello giovanile che ha spesso anticipato luminose carriere nell’NBA.
Inglewood, storica casa dei Lakers negli ani precedenti al trasloco allo Staples Center: con 36 punti, 16 rimbalzi e 10 assist,
3. Sneakers Wars Entrambi sono riusciti a trasformare le partite più importanti
fece vincere l’anello alla sua squadra.
della loro carriera in vere e proprie sfide tra grandi modelli di
Leonard due volte (finora), nel 2013 e 2019. La stagione 2013-
scarpe.
14 è stata l’anno della consacrazione per Leonard: il 10 giugno
James Worthy combattè duelli memorabili al fianco delle sue
2014, nella terza gara delle Finals contro Miami, mise a segno
New Balance, contro le Converse di Larry Bird prima e le Nike
un career high di 29 punti che permise alla sua squadra di
di Michael Jordan poi.
vincere. Diventò poi MVP delle Finals a 22 anni e 350 giorni,
Kawhi Leonard invece ha affrontato e sconfitto il poster boy di
Entrambi sono stati MVP delle finali NBA.
diventando il terzo più giovane di sempre a vincere questo ti-
Under Armour, Stephen Curry, e il genio dei Golden State War-
Worthy nel 1988, quando in finale contro Detroit coronò la sta-
tolo, dietro solo a Magic Johnson e al compagno di squadra
riors Kevin Durant, atleta di punta di (ancora) Nike.
gione dei Lakers sul parquet amico del Los Angeles Forum di
Tim Duncan.
2. Da leader a leader
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NEW BALANCE BASKET DA JAMES A KAWHI
NEW BALANCE 740 Nel 1985 Worthy divenne il primo at-
NEW BALANCE OMN1
leta ad avere un signature model de-
A parte il nome (Omn-One? Omni?),
dicato da New Balance, e questo no-
si tratta di un modello vincente sot-
nostante l’aspra rivalità che ai tempi
to tutti i punti di vista. Per quanto ri-
divideva Lakers e Celtics: James era il
guarda quello tecnico, al centro della
simbolo di Los Angeles, New Balance
scena c’è senza dubbio la tecnologia
l’azienda più nota di Boston, ma il ma-
FuelCell, mutuata da alcuni mo-
trimonio si fece lo stesso. Le 740 furo-
delli runnong performance di casa
no le capostipiti di una famiglia che si
New Balance: si tratta di una nuova
sarebbe in seguito allargata con 640,
schiuma a base di azoto, ovviamen-
780 e 785: il primo modello della saga
te solidificato, che fornisce la giusta
sarebbe stato anche quello che avreb-
ammortizzazione, ma soprattutto,
be colpito maggiormente l’immagina-
un ritorno di energia eccellente. Le
rio collettivo del pubblico americano.
mostruose performance di Kawhi sul
Le caratteristiche che avrebbero reso
parquet non hanno fatto altro che
immortale questo modello sono, ol-
sottolineare l’affidabilità di queste
tre alla tecnologia ammortizzante Eva
sneakers, facendo segnare a New Ba-
Core (il cui nome spiega quasi tutto),
lance veri record di vendita: l’investi-
la tomaia in pelle costruita con uno
mento fatto per strappare Kawhi alle
splendido disegno di pannelli sovrap-
grinfie del brand Jordan sembra oggi
posti e il collare imbottito.
ampiamente giustificato.
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ADIDAS LONDON
Nell’anno del rilancio della storica City Series di Adidas, tornano anche le London, uno dei modelli più amati di quella celeberrima collezione uscita per la prima volta negli anni Settanta e poi proseguita, con nuovi capitoli e innumerevoli riproposizioni, fino ai giorni nostri. Il 2019 finora ha visto fare di nuovo capolino sugli scaffali Vienna, Brussels, Stockholm, Bern, e ora le più attese. Soprattutto dagli appassionati inglesi, ovviamente. La City Series originale era composta di 24 modelli dedicati ad altrettante città europee (comprese Milano e Roma). All’inizio le vendite non furono esaltanti, ma il Trifoglio continuò a credere nella serie, e rilanciò con una seconda collezione dedicata alle città americane, molto più varia rispetto alla prima. Sono state però le sneakers “europee” a diventare, nel corso dei decenni, un vero mito della storia adidas, nonché icona dello stile 70
casual britannico. In anni più recenti, adidas ha stretto accordi con alcuni retailer chiave – a partire ovviamente dalla catena inglese Size? – per assicurarsi che la City Series continuasse a mantenere una presenza costante sul mercato. In particolare, la riproduzione delle London dell’anno di grazia 2019 è assolutamente fedele all’originale prodotto in Romania negli anni Settanta, e a prima vista la qualità dei materiali è già evidente, a partire naturalmente dal suede rosso scarlatto usato per la tomaia. Anche la suola in gomma dal profilo sottile appare molto simile alla silhouette originale. Adidas, insomma, sembra aver capito l’importanza collezionistica della City Series: lo dimostra l’attenzione ai particolari profusa in questa edizione, come l’iscrizione “City Series MMXIX” stampata all’interno del collare e la card illustrata da Jean Kaiser Knight inserita in ogni scatola. 71
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on the shelves
N o n s o lo co l l a b o r a z i o n i , n o n s o lo l i m i t e d e d i t i o n : e c c o i m o d e l l i d i l i n e a p i ù i n t e r e s s a n t i t r a q u e l l i o r a n e i n e g o z i
di Alex Maltauro Berto
ELLESSE POTENZA
SAUCONY AYA RUNNER
UNDER ARMOUR CURRY 6
Il primo successo della storia di Ellesse è stato portare l’abbigliamento da sport invernali lontano dalle montagne e fino alle strade delle città. Poi, il marchio fondato da Leonardo Servadio nei lontani anni Cinquanta non si è più fermato. Oggi continua a offrire novità accattivanti a ogni stagione, anche nel campo sneakers: le Potenza ad esempio sono un classico modello retro running, con linea filante e un bel mix di materiali sulla tomaia.
Va di moda lo stile trail running, e mentre molti si affannano a produrre nuovi modelli capaci di seguire il trend, ci sono marchi tanto fortunati da poter pescare semplicemente capolavori d’archivio, per riproporli a un mercato nuovamente ricettivo. Succede ad esempio a Saucony con le Aya Runner, vecchie di un quarto di secolo – sono state lanciate sul mercato nel 1994 – e ancora incredibilmente attuali, con la tomaia in nylon ripstop e i particolari in TPU glossy. Una vera bomba.
Il più importante competitor dei giganti Nike e adidas sul mercato americano non sta certo risparmiando sulle sponsorizzazioni: per Steph Curry, principale responsabile della striscia vincente dei Golden State Warriors nelle ultime stagioni, Under Armour spende circa 12 milioni di dollari l’anno. Soldi che rientrano, ovviamente: le Curry sono tra i modelli più venduti tra quelli dedicati a giocatori in attività. Peccato che ci sia un giocatore non più in attività che vende, da sempre, più scarpe di tutti gli altri...
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FILA LUMINANCE
SALOMON S/LAB XT-6 SOFTGROUND
ADIDAS SOBAKOV P94
Dopo l’enorme, soverchiante successo delle Disruptor, Fila si trova ora costretta a cercare nuove alternative per dare un po’ di respiro al suo catalogo footwear. Le Luminance hanno senza dubbio le carte in regola per attirare ancora una volta l’attenzione dei consumatori, grazie all’intricato disegno dei pannelli in suede sulla tomaia. Ci piace particolarmente il modo in cui i diversi strati si incontrano sul toebox.
Salomon non sembra volersi fermare, anzi continua a spingere sull’acceleratore. Soprattutto con il suo dipartimento di ricerca e sviluppo più avanzato, S/Lab. Si tratta della versione riveduta e corretta di uno dei modelli più classici del trail running della casa francese, oggi ancora più confortevole e performante. Soprattutto, la colorazione in nero e carbonio è davvero magnetica: non stupisce che stiano letteralmente volando via dagli scaffali.
Il modello Sobakov P94 rende omaggio alle Predator, leggendari scarpini da calcio Adidas, in occasione dei 25 anni dal lancio sul mercato. Difficilmente le vedremo ai piedi di Del Piero, Beckham o Zidane, ma la tomaia dalle tinte chiare, in pelle e mesh con le tre strisce a contrasto che ricordano dei denti affilati, sembra davvero un’ottima alternativa di stile per i giorni caldi dell’estate.
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pride sneakers 2019
Ormai da qualche anno a questa parte, alla fine di giugno parliamo di Pride. La festa mondiale dell’orgoglio per la comunità LGBT è riuscita infatti non solo a cambiare la percezione delle persone omosessuali, bisessuali e transgender da parte della società, ma anche il mercato (che nel mondo occidentale, si sa, comanda e anticipa i cambiamenti sociali). Alla fine di giugno, siamo qui a contare le limited edition celebrative che marchi grandi e piccoli del mondo sneakers mandano sugli scaffali in occasione del mese del Pride. Una rivoluzione anche per le sneakers, insomma. Quest’anno, però, non era un Pride come gli altri.
gola Coaster
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Under armour HOVR slk EVO
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pride sneakers 2019
milano 2019
Gli ultimi giorni di giugno del 2019 hanno infatti segnato il
munità LGBT erano stati discriminati, perseguitati, incarcerati. I
cinquantesimo anniversario della rivolta dello Stonewall Inn,
bar e i club gay erano un luogo di rifugio per la comunità, ma
iniziata il 28 giugno presso l’omonimo locale nel quartiere di
erano frequentemente ispezionati, e durante quelle ispezioni i
Greenwich Village a Manhattan, e andata avanti per sei giorni.
clienti venivano spesso molestati dalla polizia. Sembra un se-
La protesta è ampiamente riconosciuta come la scintilla che
colo fa, era ieri.
ha acceso il movimento di liberazione gay e la lotta per i diritti negli Stati Uniti: una protesta iniziata dopo che la polizia di
Anche i grandi brand del mondo sneakers sembrano aver ca-
New York aveva fatto irruzione nel club. Succedeva alla fine di
pito l’importanza particolare del Pride 2019, e hanno sfornato
un decennio (come del resto i precedenti, a dire il vero) pieno
alcuni modelli a tiratura limitata piuttosto accattivanti: alcuni
di ostilità nei confronti degli individui LGBT negli Stati Uniti. Le
(finalmente!) sono persino andati oltre la semplice idea dei co-
relazioni omosessuali, ad esempio, erano illegali nello stato di
lori arcobaleno... Nelle prossime pagine, una selezione di mo-
New York (lo rimasero fino al 1980), e molti membri della co-
delli destinati a diventare pezzi da collezione.
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CONVERSE CHUCK TAYLOR ALL STAR Cominciamo con i classici: ecco un paio di Chuck decorate con fulmini vistosi e arcobaleni. Dettagli ispirati alla bandiera del Pride si trovano anche su punta, tallone, patch, lacci e suola. Come sempre, con la vendita di questi modelli Converse sostiene diverse iniziative e associazioni LGBTQ+, primo tra tutti il progetto “It Gets Better”, fondato nel settembre 2010 da Dan Savage e da suo marito Terry Miller, a seguito del suicidio di alcuni ragazzi causato da episodi di bullismo omofobico. 77
news & product
focus
pride sneakers 2019
NIKE AIR MAX 720 e AIR MAX 90 Nike è senza dubbio il marchio che ha lavorato in modo più approfondito sul progetto-Pride, coinvolgendo direttamente la Gilbert Baker Estate, che si occupa di amministrare i lasciti dell’artista e attivista gay che ha creato la bandiera arcobaleno. Baker era originario del Kansas, servì l’esercito degli Stati Uniti tra il 1970 e il 1972 ma lo abbandonò all’età di 21 anni dopo essersi appassionato al cucito e trasferito a San Francisco. Erano gli anni in cui nella città nascevano i primi movimenti per la promozione dei diritti dei gay, nei quali Baker rimase per anni molto attivo, diventando anche amico di Harvey Milk, politico locale tra i primi funzionari pubblici a dichiarare la sua omosessualità. Baker nel 1978 creò la bandiera che avrebbe rappresentato il movimento da lì in poi. Baker non ha mai raccontato perché gli venne l’idea di utilizzare proprio un arcobaleno, ma secondo molti esperti fu un richiamo all’attrice Judy Garland, la prima icona del movimento gay, morta una decina di anni prima. Il ruolo più famoso interpretato da Garland è stato quello di Dorothy nel Mago di Oz e la canzone più famosa del film è “Somewhere Over the Rainbow”. Nel 2015 il MOMA di New York, ha deciso di acquistare la bandiera originale per esporla nella galleria del design. Per rendergli omaggio, Beaverton ha prodotto un’intera collezione-capsula, all’interno della quale i due modelli più riusciti sono senza dubbio le Air Max 720, coloratissime e con la firma di Baker sull’Air Bubble, e le Air Max 90, sulla cui tomaia lo Swoosh si moltiplica in diverse tinte arcobaleno. 78
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focus
pride sneakers 2019
www. sne ake rsmagaz i ne . e s
ADIDAS ULTRABOOST 2019
TODD SNYDER X NEW BALANCE 997
Le nuove UltraBoost non sembrano aver avuto sul mercato l’im-
Questa versione delle storiche, bellissime 997 è stata sopran-
patto che gli uomini del marketing di adidas avrebbero sperato.
nominata “Love” da Todd Snyder, uno dei guru che hanno cam-
Eppure il lavoro del reparto ricerca e sviluppo di Herzogenaurach
biato la moda americana dal Duemila in poi. Snyder – noto
è stato notevole: le nuove UltraBoost sono essenziali (diminuito
per essersi fatto le ossa da Ralph Lauren e per aver rilanciato
drasticamente il numero di pezzi utilizzati per la costruzione del-
il business della catena di retailer J.Crew – negli ultimi anni si
le scarpe, da 25 a 17), più leggere e ammortizzanti (grazie a una
è concentrato soprattutto sul suo brand e su poche, selezio-
nuova versione della schiuma Boost), sempre più belle dal punto
nate collaborazioni, solo con marchi che ama personalmente:
di vista estetico e soprattutto sempre più funzionali (scomparsa
su tutti, Champion e New Balance. A memoria, però, ci sembra
la gabbia in materiale termoplastico rigido, sostituito da un ma-
che questa sia la prima volta che Todd customizza, in partico-
teriale simile, ma più morbido, che tratta meglio i piedi di chi
lare, un paio di 997 (finora si era dedicato principalmente alle
corre). Eppure non sembrano essere ancora entrate nel cuore di
998). Bè, per essere una prima volta, non è niente male: i colori
collezionisti e appassionati, ormai più attirati dal passo tecnolo-
“arcobaleno” non sono infatti quelli classici della bandiera del
gico successivo, rappresentato dai modelli della linea 4D. Chissà
Pride, ma vengono sostituiti da tenui tinte pastello. Elegan-
che questa versione (poco) più colorata delle altre non possa
ti, e diverse dal solito. Infatti sono già andate esaurite quasi
servire a far risalire le quotazioni delle UltraBoost 2019.
ovunque.
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PRÓXIMO LANZAMIENTO SEPTIEMBRE - OCTUBRE 2019 81
news & product
on the shelves
DIOR B24 I grandi marchi del lusso fanno a gara a chi si traveste meglio da esperto di sneakers tecniche. In questo caso è la Maison Dior a proporre al suo pubblico – certamente poco avvezzo alle escursioni in montagna – un modello che riprende diversi elementi tecnici, pur in un insieme che sembra avere poco senso dal punto di vista della funzionalità. Ma del resto siamo certi che queste sneakers (con un cartellino che supera gli 800 euro) verranno usate esclusivamente per passeggiare tra un evento e l’altro delle fashion week europee.
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luxury sneakers
PRADA AMERICA’S CUP
STELLA MCCARTNEY CANVAS HIGH-TOP
Questa è in effetti una versione rinnovata del classico modello amatissimo dal mercato – italiano, soprattutto – alla fine degli anni Novanta: niente rinforzi in pelle intorno alla suola e agli occhielli passalacci, per un look più minimale e, soprattutto, più estivo. Perfette, insomma, per spiagge e porti (di classe, ovviamente), com’è giusto che sia per un modello figlio dell’impegno di Prada come sponsor dello storico team nautico Luna Rossa.
Le classiche Chuck? La stilista inglese Stella McCartney le rivede con ampi pannelli in gomma vegetale che ricoprono quasi tutta la parte inferiore della tomaia in tela. Il risultato non è niente male, e avrebbe potuto essere un inno allo stile minimale, se non fossero state aggiunte ironiche scritte a contrasto “No Service”, “No smile”. Quasi un meme in forma di scarpa, e per questo certamente molto contemporaneo.
BALENCIAGA TRACK 2
ACNE STUDIOS PEREY
VERSACE CROSS CHAINER
Prima Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga, ha imposto al mercato le suole esagerate, creando dal nulla l’enorme successo delle Triple S. Oggi prova a ripetere la stessa strategia, ma concentrandosi sulla tomaia: quella delle Track 2 è composta – secondo il comunicato stampa diffuso dalla stessa maison parigina – da 176 pezzi. Come al solito, si tratta di un eccesso voluto e pensato per far parlare gli appassionati di moda. Da questo punto di vista, beh, missione compiuta.
In un mondo fashion in cui l’esagerazione è la norma, a volte per distinguersi basta non eccedere: è la scelta del marchio scandinavo Acne Studios, che seguendo i precetti del minimalismo nordico ripropone un modello semplice ed essenziale pescato dal suo archivio, e privato per la stagione estiva dei lacci, in favore di due pratici strappi assicurati da strisce di velcro. Ovviamente, rosa pallido, uno dei colori più trendy per il mondo maschile nelle ultime stagioni.
Dopo le Chain Reaction lanciate in pompa magna l’anno scorso, e entrate immediatamente nella hot rotation del mondo hip-hop, il direttore creativo del footwear Versace Salehe Bembury (già noto per aver disegnato diversi modelli Yeezy) ci riprova con le Cross Chainer, leggermente (ma solo leggermente) più sobrie del modello precedente, sono caratterizzate dalla stessa imponente suola con disegno a catena.
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news & product
wtf?
IDEA BOOKS X ROMBAUT BOCCACCIO
In questo caso, l’effetto-sorpresa non è poi così sorprendente
Lanvin e Damir Doma, Rombaut ha fondato il brand che porta
(se ci passate il bisticcio di parole). Perché sia il giovane desi-
il suo nome, e sforna regolarmente piccole tirature di scarpe
gner belga Mats Rombaut che l’editore indipendente inglese
vegane eco-friendly, che sembrano avere sempre maggiore
Idea Books sono noti per i loro prodotti a dir poco eccentrici.
eco all’interno del piccolo mondo del fashion.
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Idea infatti non solo stampa libri di grafica, fotografia e moda – spesso edizioni pregiate commissionate appositamente da
Siamo certi che faranno molto parlare anche queste sneakers,
brand come Gucci, Comme des Garons e Stussy – ma produce
un modello del catalogo Rombaut a cui i ragazzi di Idea Books
diversi accessori e abbigliamento in edizione limitata. E Mats,
hanno aggiunto un piccolo lucchetto colorato a combinazio-
beh... Mats ha proposto al mercato modelli che ibridano snea-
ne: una riflessione sul valore sempre più alto attribuito alle sne-
kers e stivali da cowboy, oppure ciabatte in plastica ecologica
akers all’interno del mercato e più in generale della cultura pop
che sembrano foglie di lattuga avvolte sui piedi (!). Mats si au-
moderna, che ha trasformato le scarpe sportive in oggetti del
todefinisce un “vegano non-salutista”: non mangia carne e non
desiderio, passibili persino di furto. Meglio dunque assicurarle
usa prodotti in pelle, ma non disdegna per questo party sfre-
con un lucchetto. Che poi, a pensarci, torna buono anche per
nati, alcool e tutto ciò che ne consegue. Dopo una prima espe-
l’armadietto della palestra, se tenerlo sulle scarpe risulta sco-
rienza presso marchi importanti della moda europea come
modo...
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vintage & deadstock
vintage adv
NIKE AIR TRAINER SC, 1989
Inutile dire che si tratta di un pezzo di storia delle sneakers,
di passare senza problemi da uno sport all’altro, capace di ec-
e di un pezzo di storia della pubblicità americana, dal quale
cellere in diversi campi in modo naturale. Esattamente la faccia
avrebbero preso ispirazione decine di campagne negli anni
da copertina di cui aveva bisogno Nike per risollevare le sue
successivi, sulle due sponde dell’oceano Atlantico. La pubblici-
vendite negli Stati Uniti, che alla fine degli Ottanta erano state
tà “Bo Knows”, che invase gli Stati Uniti nel 1989 per lanciare le
pesantemente ridimensionate dal successo di Reebok, arrivata
Nike Air Trainer SC ebbe un impatto incredibile sul mercato e
a superare lo Swoosh in termini di quote di mercato attestan-
sull’immaginario collettivo di una generazione, definendo uno
dosi al 26% contro il 23% dell’azienda fondata da Phil Knight.
standard di comunicazione che può essere d’esempio ancora
Le Air Trainer SC avevano dunque il compito di aprire nuovi
oggi.
orizzonti di mercato, quelli che portavano verso la creazione
Il protagonista, Bo Jackson, è l’unico atleta nella storia america-
del segmento cross-training, e Bo Jackson sembrava la scelta
na a essere stato All-Star sia nel baseball MLB che nel football
ideale: non si trattava solo di un grande atleta, con un fisico sta-
NFL. Molti esperti di storia sportiva dicono che, non fosse stato
tuario e anche buone doti di attore (infatti negli anni dopo il ri-
colpito da un infortunio all’anca nel 1991, sarebbe diventato
tiro apparve in numerosi film e programmi televisivi), ma anche
uno dei più grandi giocatori di football americano di sempre.
di un uomo che aveva qualcosa di soprannaturale, il cui talen-
Bo invece fu costretto a concentrarsi solo sul baseball nei pri-
to versatile poteva in effetti convincere ogni consumatore che
mi anni Novanta, dove trovò comunque grandi successi con
avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Che fosse solo un’illusione,
i Kansas City Royals e i Chicago White Sox. Ciò che rendeva
ovviamente non importava ai pubblicitari, e ci mancherebbe
tanto interessante il suo personaggio per i pubblicitari, però,
altro. La pubblicità in fondo è fatta per vendere illusioni, no?
è che Bo rappresentava un prototipo di atleta totale, capace
Ed era proprio l’elemento soprannaturale, al centro di quella campagna: uno spot televisivo in cui Bo Jackson, vestito con la maglia NFL dei Los Angeles Raiders, chiedeva a un altro se stesso “clonato” grazie agli effetti speciali (ma con indosso la divisa MLB dei Kansas City Royals): “Ci conosciamo, per caso?”. Lo spot proseguiva con la scena che si affollava di ulteriori “gemelli” di Bo, ognuno intento a una diversa attività sportiva, dal ciclismo al surf. Il risultato era sorprendente, divertente, convincente. Tanto che le vendite delle Air Trainer SC decuplicarono, da 40 a 400 milioni di dollari, e Nike ricominciò la sua corsa verso la vetta del mondo sneakers, un posto da leader di mercato che non avrebbe più abbandonato. D’altronde, se Bo gioca nella tua squadra, beh, è impossibile perdere...
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vintage & deadstock a cura di Marco Colombo
adidas
ozweego 1998, 1 9 9 9 , 2 0 0 3 , 2 0 0 4 , 2 0 0 7
M ade in china
adidas ozweego 1999
adidas ozweego 1998
Ozweego nel 2019 vuol dire soprattutto Raf Simons: i consumatori di oggi hanno bene in mente le versioni completamente trasfigurate di questo storico modello running opera del designer belga, che dopo essersi permesso di rivedere le classiche Stan Smith riviste con la “R” traforata sul lato della tomaia al posto delle tre strisce, ha trasformato le Ozweego in veri e proprio mostri di Frankenstein, con inserti (bozzi, verrebbe da dire) in silicone sulla tomaia. Ma non è sempre stato così. Un tempo, infatti, le Ozweego erano un semplice, convincente modello running performance: lanciate sul mercato per la prima volta alla fine dei Novanta, rimasero sugli scaffali per diverse stagioni, ma vennero poi cancellate – nonostante il di88
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vintage & deadstock
adidas ozweego 2003
adidas ozweego 2004
adidas ozweego screto successo negli Stati Uniti – a causa delle vendite sotto
costruttiva di queste sneakers è stata spesso altalenante), vi
le previsioni del Trifoglio. Il motivo era molto semplice: in quel
proponiamo una selezione delle versioni provenienti dalle
periodo i ragazzi stavano venendo colpiti dalla febbre del re-
annate 1998, 1999, 2003, 2004 e 2007. Tutte Made in China,
tro che avrebbe poi dominato il panorama sneakers negli anni
non hanno grande valore collezionistico, ma sono sempre
successivi. Così, mentre adidas offriva ai negozi un prodotto
caratterizzate da soluzioni di design interessanti. Le nostre
quintessenzialmente futuristico, quelli andavano a cercare i
preferite sono senza dubbio quelle del 1998, dotate di tec-
modelli degli anni Settanta e Ottanta. In pratica, tutta una que-
nologia ADIprene nell’intersuola: i particolari che fanno la
stione di cattivo tempismo...
differenza in questo caso sono l’elemento tubolare di soste-
In attesa che adidas recuperi i modelli originali e li ripropon-
gno in nylon traslucido e l’iconico sottocchiello passalacci
ga in remake fedeli (o perfino migliorati, visto che la qualità
bombato.
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adidas ozweego 2007
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vintage & deadstock
AIR JORDAN
VIII
1993
M ade in taiwan
Un vero gioiello del basket anni Novanta, caratterizzato dal particolare design della tomaia con i due strappi incrociati sopra i lacci. L’intersuola, invece, nascondeva il sistema Zoom Air su cui lo Swoosh puntava molto in quegli anni. Tre le colorazioni originali rilasciate nel 1993: “Bulls Home”, a base bianca, “All Star” a base nera con dettagli verde acqua e “Playoffs”, sempre a base nera ma con i classici dettagli in nero e rosso a riprendere i colori sociali dei Chicago Bulls (quella che vedete, in tutta la sua gloria, in queste pagine). Nonostante il successo di vendite, ci sarebbero voluti dieci anni prima di vedere il primo remake: per quel particolare compleanno venne prodotta anche un’inedita versione low-top, con un solo strappo invece di due incrociati. Dal 2007 in poi, i retro model si sarebbero moltiplicati, facendo la felicità di nuove generazioni di collezionisti. Il valore di un modello OG in condizioni perfette però non ha risentito più di tanto a causa dei diversi remake: ancora oggi, supera di slancio il migliaio di dollari.
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vintage & deadstock
nike
Blazer 1982
M ade in taiwan
Tra le scarpe più antiche e rispettate della storia Nike.
molto difficile, soprattutto nella versione bassa sulla caviglia,
Lanciata sul mercato nel 1973, a due anni dalla fondazione
meno diffusa: erano pochi i giocatori di basket che, in quegli
di Nike.Inc da parte di Bill Bowerman e Phil Knight, è un mo-
anni, indossavano low top. Il dettaglio caratteristico di que-
dello da basket che trova una prima ondata di popolarità
ste Blazer era senza dubbio la protezione in gomma sulla
perché indossato dal campione dei San Antonio Spurs Geor-
parte interna della tomaia. Se trovate una delle colorazioni
ge Gervin, e poi nel corso degli anni diventa arcifamoso sia
più rare del primo periodo (white/red, white/black, white/
come sneaker per abbigliamento casual che, persino, per lo
blue) avete tra le mani un piccolo tesoro: il valore oggi può
skateboard.
superare i 1.000 dollari per un paio in buone condizioni.
Questa silhouette dal taglio medio, elogiata per la sua sem-
Da non confondere con un’altra arcinota Nike in canvas, il
plicità, era originariamente prodotta con tomaia in pelle,
modello All Court indossato spesso da John McEnroe e Mats
pelle scamosciata oppure tela. Trovare i modelli in canvas è
Wilander sui campi in terra battuta del Roland Garros.
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