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#93 / bim / italy EDITION / set tembre - ot tobre 2019
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#93 settembre / 0ttobre 019
cover story asics GEL-KINSEI og review BUSCEMI X DC SHOES LYNX OG review NEIGHBORHOOD X CONVERSe CHUCK 70 review PALACE X SALOMON SPEEDCROSS 4 mizuno Wave Rider & Sky Medal FRESH PACK Karhu LEGACY 96 review OAMC X ADIDAS TYPE 01 review UNDEFEATED X nike AIR MAX 90 navigare N61 SWORD ellesse Fw 2019 enrico coveri sportswear ATELIER & BERLIN enrico coveri contemporary belfast review UNDERCOVER X VALENTINO CLIMBERS review RED WING SHOES X NEW BALANCE 997 BARRACUDA BUZZ, NEIL, JACK & GENE pairing NEW BALANCE 1500 TIGER CAMO wtf? TAKASHI MURAKAMI X PORTER
6 20 22 24 26 30 32 34 36 38 42 44 46 48 50 54 70
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#93 settembre - ottobre 2109
#9 3 / bIM / ItA ly e D ItI oN / s et t emb r e - ot tob r e 2 0 1 9
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editoriale
Mentre molti italiani erano in vacanza, il mondo globalizzato delle sneakers non ha certo smesso di girare. Ogni giorno arrivano notizie interessanti, sia dal punto di vista del prodotto che da quello della comunicazione e del marketing, ormai due piani inscindibili in ogni storia di successo. Così, capita di sentire che un pro gamer (leggi: chi gioca ai videogame per lavoro, e compete nei tornei internazionali di E-Sport) viene messo sotto contratto da un importante marchio di scarpe, o che un altro arcinoto brand passa un brutto quarto d’ora perché il suo ultimo ritrovato tecnologico viene accusato di inquinare il pianeta (a questo proposito, un’affermazione: l’industria delle sneakers inquina, senza dubbio, ed è il caso che tutti inizino a prendere maggiore coscienza del problema). Come al solito, Sneakers Magazine cerca di filtrare, condensare e approfondire le notizie che ogni giorno bombardano collezionisti e appassionati, ormai sottoposti a un overload d’informazione che rimane il problema più importante della nostra società ultraconnessa (che, intendiamoci, non cambieremmo mai con nessun medioevo). Sarete voi lettori a giudicare se siamo riusciti nell’impresa anche questa volta. Cominciamo con la Cover Story dedicata ad Asics, uno dei marchi che più abilmente si sta muovendo sul filo che corre tra sport e moda nel corso delle ultime stagioni: il ritorno delle storiche Gel-Kinsei rappresenta senza dubbio un’altra operazione azzeccatissima, e vedremo nelle prossime settimane – quelle in cui le Fashion Week colpiranno le città più importanti per il settore – se avrà colpito nel segno anche gli addetti ai lavori. Continuiamo con l’inevitabile riepilogo di quella che si annuncia come la collaborazione più hype dell’anno, quella tra Jordan e Travis Scott, e con una serie di novità di alto livello: il running internazionale di Mizuno e Karhu, poi l’italianità di Navigare, Ellesse, Coveri e Barracuda. Molto italiano è anche il servizio fotografico che incontrate al centro di questo numero, scattato nelle storiche cave di marmo di Carrara. Immagini che sono un piacere per gli occhi, così come quelle realizzate dall’artista Antoni Tudisco, che intervistiamo nelle pagine successive, subito prima degli immancabili approfondimenti tecnici e della sezione vintage, un libro di storia che aggiorniamo ogni bimestre, ormai divenuto una vera e propria enciclopedia di sneakers culture.
Michele R. Serra
@mizuno_sportstyle 4
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cover story
asics
GEL-KINSEI og
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cover story
L’archivio Asics è colmo di modelli running tecnici dall’aspetto futuristico che si sposano perfettamente con l’ossessione per il look retro-modernista della moda del 2019. Così non stupisce che, con tempismo svizzero, la casa giapponese abbia riportato sugli scaffali uno dei suoi modelli-chiave dei Duemila, a tredici anni di distanza dal primo lancio sul mercato. Le Gel-Kinsei sono le capostipite di una genealogia capace di sfornare un modello nuovo ogni due anni, sempre costruito cercando di inserire all’interno di un solo paio di scarpe tutti gli ultimi ritrovati del reparto ricerca & sviluppo Asics. Il modello OG che ritorna sugli scaffali in questo ultimo scorcio di estate 2019, in particolare, è stato progettato a metà Duemila dal designer Hisanori Fujita, che si è lasciato ispirare dalle armature dei samurai del Giappone feudale, che proteggevano il corpo pur lasciando la massima libertà di movimento ai guerrieri. Un’idea che si riflette nel disegno dei pannelli che compongono il toebox, nell’uso di pelle dalla finitura metallica, nella forma del tallone affilato come la lama di una katana. Soprattutto, nella struttura ammortizzante sotto il tallone: un’unità Heel Discreet che presenta tre grandi bolle ammortizzanti Gel direttamente incollate ad essa, capaci di ammortizzare gli impatti e adattarsi alle esigenze di stabilità del corridore mentre il piede percorre l’andatura. La tecnologia Gel svolge così due ruoli distinti, per un’impresa ingegneristica davvero eccezionale. Il tallone è tenuto
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Sneakers Magazine per Asics
asics GEL-KINSEI og
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cover story
asics GEL-KINSEI og comodamente fermo in una culla di plastica, offrendo alla scarpa una buona transizione nel passaggio dall’impatto del piede alla punta del piede. Queste soluzioni di design si combinano con le tecnologie Biomorphic Fit, IGS (Impact Guidance System, sigla lanciata con le Gel-Kayano VII nel 2001 che riunisce diverse soluzioni tecniche con lo scopo di aumentare stabilità, flessibilità, ammortizzazione e grip) e Trusstic, un supporto in resina posizionato sotto l’arco delle scarpe che ne riduce il peso complessivo, prolungando così la durata della suola. 10
L’intersuola è costruita con materiale SoLyte, più leggero del tradizionale etilene vinilacetato che da molti anni è lo standard dell’industria del running. Il risultato è un grande modello, originariamente nato per correre lunghe distanze, dall’elevato comfort e dal look inconfondibile. Rilasciate nella colorazione originale glacier grey/black alla fine di agosto, le Gel-Kinsei OG sono destinate a tornare sugli scaffali anche in altre varianti-colore nel corso della stagione, prima tra tutte quella in bianco e nero in arrivo a settembre. 11
news & product
L’ascesa di Travis Scott Il documentario da poco uscito su Netflix Look Mom, I Can
cresciuto all’interno di una famiglia con doversi problemi,
Fly era molto atteso dai fan di Travis Scott, artista hip-hop
ma in ogni caso ben più decente rispetto alla media dei
capace di una delle scalate al successo più vertiginose che
rapper), sul suo atteggiamento durante i live (vero, in un
lo show business americano ricordi in tempi recenti. Pur-
concerto ha deciso di suonare 15 volte di seguito lo stesso
troppo però, se giudicato da un punto di vista puramente
pezzo). Nonostante possiamo considerare fondati alcuni
cinematografico, il prodotto delle fatiche del regista Tyler
di questi rilievi, è difficile non ammettere che Scott ha un
“White Trash” Ross è piuttosto noioso, a dispetto dell’ener-
orecchio musicale meravigliosamente sintonizzato con i
gia mostruosa che scorre tra Travis Scott e suoi fan durante
suoi coetanei Millennial, e un gusto per la melodia davvero
i molti concerti raccontati nel film. Tra le poche scene che
accattivante. Altrimenti, come spiegare il fatto che – ben
risollevano un po’ l’attenzione di chi guarda, due riguarda-
prima della sua esplosione mediatica, quando era solo uno
no le sneakers: la prima racconta l’incredibile block party
dei tanti protetti del Re Mida Kanye West – ha collaborato
– iniziato e immediatamente chiuso causa mancanza totale
alla creazione di alcuni degli album più importanti del pop
di sicurezza e ordine pubblico – organizzato a Houston per
americano? Anti di Rihanna e Life of Pablo dello stesso West
il lancio delle Air Jordan IV ‘Cactus Jack’; la seconda, la sera
sono solo due di molti possibili esempi.
NIKE BOYZ CAN FLY
in cui Travis ha regalato le sue Air Jordan 1 a un ragazzo pescato dal pubblico durante un’esibizione live.
Ovviamente, non è solo una questione di musica. Oggi
Immagini già viste, per carità, eppure capaci di ricordarci
come oggi, il successo di un artista si misura anche attra-
ancora una volta che il rapporto tra star della musica ne-
verso la moda e la vita privata. Da questi punti di vista, beh,
gli USA (quindi, leggasi “rapper”) e sneakers è sempre più
Travis sembra inattaccabile: è entrato dalla porta principa-
inscindibile. Le scarpe in edizione limitata collaborativa
le nella famiglia più potente dello show business america-
valgono ormai quanto un disco di platino o un Grammy
no, il clan Kardashian-Jenner, grazie alla relazione con la
Award.
più giovane Kylie, che oltre a godere nel momento in cui scriviamo dell’affetto di 150 milioni di follower su Insta-
Nel caso di questo ragazzo nato Jacques Berman Webster
gram, è da poco divenuta la più giovane imprenditrice a
II, 28 anni fa a Houston, le scarpe sono arrivate prima dei
raggiungere un net worth di un miliardo di dollari, grazie
Grammy. Ma siamo certi che sia solo questione di tempo,
alle sponsorizzazioni e a una linea di cosmetici. E anche dal
prima che l’Academy della musica americana si decida a
punto di vista dello stile, non può lamentarsi: tra le sue pri-
offrirgli il premio più prestigioso. Certo, Travis non sembra
me collaborazioni, c’è stata una linea di abbigliamento con
abituato ad attendere: da quando la sua carriera è decolla-
Helmut Lang, e nell’estate 2019 è stato il volto di un mar-
ta, lui ha continuato a spingere sull’acceleratore, diventan-
chio piuttosto importante (eufemismo) del lusso francese
do nell’ultimo lustro uno dei numi dell’hip-hop. Una fama
come Saint Laurent.
di proporzioni enormi, da vero sogno americano, accom-
Comunque la si possa pensare sulla sua musica e la sua
pagnata da molte critiche: sulla sua abilità di rapper (vero,
vita, senza dubbio il viaggio di Travis Scott nel firmamento
i suoi testi non sono quanto di più complesso e raffinato ci
delle superstar non sembra destinato a finire presto. Così
sia, in un universo musicale come quello del rap, che in fon-
come il suo percorso di designer di scarpe a tiratura limi-
do è sempre partito dalle parole), sulla sua street credibi-
tata, naturalmente sotto l’attenta direzione di Nike. Nelle
lity (vero, Travis non è un balordo, ma un figlio della impo-
prossime pagine, andiamo a vedere più da vicino i (finora)
verita middle class della provincia americana, un ragazzo
cinque modelli che portano il suo nome.
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news & product
NIKE BOYZ CAN FLY
AIR FORCE 1 ‘AF100’ Dicembre 2017
Pare che l’unica condizione che Travis Scott abbia posto a Nike nel momento di decidere i termini della collaborazione, sia stata la scelta dei modelli: soltanto basket, per seguire la passione che da molto tempo anima Travis. Così, non stupisce che la storia tra lo Swoosh e Cactus Jack sia iniziata con il modello fondamentale capace di unire basket e cultura hip-hop, le Air Force 1. Le sneakers sembrano voler riflettere l’idea di un artista che sul palco si trasforma e incendia – tra i vari nickname che Scott si è auto-assegnato c’è del resto anche quello di La Flame – mettendo insieme anime hip-hop, punk e perfino di rock psichedelico. A prima vista infatti, queste sono semplicemente delle Air Force 1 in tela bianca, con Swoosh metallico applicato, due patch removibili sulla linguetta e fermalacci in brillanti. Questa prima configurazione è, diciamo, l’idea di eleganza street dei rapper: tanto bianco, cromature e bling-bling. Tutti gli elementi sono però removibili, gli Swoosh possono diventare infuocati o prismatici, e soprattutto al buio risaltano i rinforzi riflettenti, che brillano di quattro colori diversi. Senza dubbio si tratta, tra le scarpe dedicate a Travis Scott, di quelle che più assomigliano all’artista. Nel 2018 ne è uscita una seconda versione, pressoché identica a parte il colore: un bianco lievemente più sporco.
AIR JORDAN IV ‘CACTUS JACK’ Settembre 2018
Nonostante il cuore di Travis Scott batta per il basket questo iperclassico della storia Jordan – nato nel 1989 e legato indissolubilmente alla memoria del tiro buzzer-beater eseguito da Michael nei playoff contro i Cleveland Cavaliers, rimasto nella storia dell’NBA semplicemente come “The Shot” – è stato ripensato dal rapper come un omaggio al football della sua città. I colori sono infatti quelli con cui scendevano in campo gli Houston Oilers, storica franchigia NFL della metropoli del Texas fino al 1996. Evidentemente, quei colori rimangono importanti anche per Travis, nonostante fosse solo un bambino quando la squadra ha lasciato la città per trasferirsi a Nashville, trasformandosi nei Tennessee Titans. Ovviamente, le scarpe celebrano anche la nascita dell’etichetta musicale personale di Scott, la Cactus Jack Records. Ne è stata prodotta anche una versione “Friends and Family”: poche decine di paia con il logo Nike Air al posto di quello del Jumpman.
QUOTAZIONE: 700 euro
QUOTAZIONE: 800 euro
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news & product
NIKE BOYZ CAN FLY
AIR JORDAN XXXIII
AIR JORDAN 1
A noi sono piaciute molto le nuovissime Jordan disegnate dal responsabile del brand Tate Kuerbis: Le Air Jordan XXXIII sono le prime Jordan da un po’ di tempo a questa parte capaci di suscitare un serio interesse da parte degli appassionati. Soprattutto, le prime a non essere dotate di lacci tradizionali, ma del sistema di regolazione veloce Fast-Fit, che sembra riprendere l’ossessione un po’ anni Novanta per le scarpe senza lacci, tornata sotto i riflettori negli ultimi tempi grazie alle molte scarpe con tomaia socklike in maglia che hanno invaso il mercato. La personalizzazione firmata Cactus Jack (e chissà se Scott ci ha lavorato davvero in prima persona) non aumenta di molto l’appeal delle scarpe, limitandosi a un makeup militaresco e agli inevitabili elementi di co-branding.
Le prime Jordan sono tornate a essere il modello più venduto del marchio nelle ultime stagioni, dopo un lungo periodo in cui l’hype era tutto per altri capitoli della saga Jumpman (pensiamo naturalmente a III, IV, V, XI...). Così, non stupisce che Nike abbia voluto puntare sulle Jordan 1 anche per la serie che sembra poter insidiare il trono di collaborazione più desiderata ormai da qualche tempo saldamente nelle mani di Off-White. Il risultato è però un po’ più divisivo rispetto a quelli precedenti. Ultimamente infatti Nike sembra aver dato molta più libertà creativa ai suoi collaboratori, che possono permettersi di sperimentare con la forma, le dimensioni e l’orientamento dello Swoosh, che fino a qualche anno fa era l’unico elemento davvero intoccabile. Nel caso però degli Swoosh ribaltati sul lato esterno di queste Air Jordan 1, il gioco appare francamente un po’ cheap. Non male invece la scelta di colori, anche se avremmo preferito una spiegazione più chiara riguardo all’ispirazione: in mancanza di quest’ultima, possiamo solo immaginare – pronti a essere smentiti – che i toni di marrone e beige siano quelli dei paesaggi semi-aridi delle pianure e degli altipiani texani. Ne è stata prodotta anche una versione low-top, priva della taschina segreta che costituisce uno dei particolari di design più divertenti di questo modello collaborativo.
Gennaio 2019
QUOTAZIONE: 300 euro
Febbraio 2019
QUOTAZIONE: 650 euro
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news & product
NIKE BOYZ CAN FLY
AIR JORDAN VI Settembre 2019
L’ultima nata in casa Cactus Jack è una bella colorway classicamente militaresca, sulla scia delle storiche Air Jordan IV di Undefeated del 2005, delle Air Jordan V LS del 2006 e delle Air Jordan VII “Take Flight” del 2017: la combinazione di verde oliva e arancione funziona sempre. In più, una serie di particolari di design fanno la differenza: taschino esterno, bordo della linguetta sfrangiato e suola glow in the dark. Aspettiamo solo di vedere a che livello saliranno i prezzi sul mercato secondario stavolta...
QUOTAZIONE: ?
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Reviews
BUSCEMI X DC SHOES LYNX OG
Ormai molti conoscono la storia di Jon Buscemi, il ragazzo italo-americano che per realizzare il suo sogno di produrre “le migliori sneakers al mondo” volge lo sguardo al distretto calzaturiero di Civitanova Marche, e riesce a far costruire scarpe sportive ispirate alle Birkin di Hermés che, grazie all’apprezzamento di un pugno di musicisti staunitensi, diventano l’ennesima success story a stelle e strisce. Pochi sanno però che Jon, prima di mettersi in proprio, si era fatto le ossa lavorando per DC Shoes. Quindi, in realtà questa collaborazione apparentemente stupefacente si spiega in modo perfetto.
Quality: l l l l lº 20
Colorway: l l l lº l
La convergenza tra il marchio Buscemi e quello fondato negli anni Novanta da Ken Block e Damon Way – legato a doppio filo al mondo skate e a tutti gli action sports americani – si concretizza in un prodotto che rappresenta, in un certo senso, il meglio offerto da entrambi i brand: un paio di vere skate shoes (che possono essere tranquillamente utilizzate sulla tavola, come dimostrato da una serie di fotografie scattate nella piazza di Milano Centrale da DC Shoes per il lancio della scarpa) costruite artigianalmente con pellami di altissima qualità. Non c’è bisogno di dire che il prezzo, rispetto alla media di DC Shoes, è piuttosto alto...
Concept: l l lº l l
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Resell: l l l l l 21
news & product
Reviews
NEIGHBORHOOD X CONVERSe CHUCK 70
La controcultura legata al mondo delle gang motociclistiche di origine americana è sempre stata una delle ispirazioni fondamentali – insieme al vintage militare più classico – per Shinsuke Takizawa, che esattamente venticinque anni fa ha fondato a Tokyo quello che sarebbe diventato uno dei marchi più influenti e amati del cosiddetto neo-streetwear giapponese: Neighborhood. Non stupisce dunque che nel 2017, per una prima collaborazione con il marchio Converse, Takizawa avesse prodotto un paio di classiche Chuck 70 fortemente caratterizzate da uno strap in velcro con la scritta “Shift”, ovvio riferimento alle marce che sono componente
Quality: l l lº l l 22
Colorway: l l l l l
fondamentale della meccanica delle motociclette. In quest’ultimo scampolo di estate 2019, Neighborhood e Converse hanno deciso di rispolverare quel primo progetto collaborativo e riportarlo sugli scaffali, questa volta però in una versione se possibile ancora più incisiva rispetto alla precedente, vestita di un affascinante nero totale. Della collezione-capsula fanno parte anche un paio di Jack Purcell e diversi pezzi di streetwear funzionale, ma le Chuck sono senza dubbio la punta di diamante. Infatti, sono andate esaurite praticamente in tutti i (pochi) sneakers shop in cui sono state distribuite.
Concept: l l lº l l
intelligent american achievement ©
Resell: l l l l l
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Reviews
Strano a dirsi, oggi uno dei marchi più hype del mondo sneakers è un brand francese noto per le calzature tecniche da montagna e per gli sci. Già. Eppure Salomon – che, ricordiamolo, è oggi controllata dalla multinazionale finlandese Amer Sports, la stessa che ha in pancia la canadese Arc’teryx e l’americana Wilson – sta camminando con abilità sul filo sottile che unisce il fashion contemporaneo con lo stile tecnico/funzionale che da sempre fa parte del DNA del marchio. Ma cominciamo dal principio. Salomon è entrata prepotentemente nei pensieri degli appassionati quattro o cinque anni fa, quando molti addetti ai lavori del mondo della moda hanno iniziato a adottare i modelli della serie Speedcross. Contemporaneamente alcuni store europei d’avanguardia hanno cominciato a esporre i modelli della casa francese. Quality: l l l lº l 24
Colorway: l l lº l l
Tra i pionieri senza dubbio i parigini di The Broken Arm, che già nel 2015 hanno proposto un primo progetto collaborativo, ma anche gli italiani di Slam Jam. Salomon ha coccolato questa nuova nicchia, con il lancio delle linee Black Edition e S/Lab, con le collaborazioni con Boris Bidjan Saberi e Takahiro Miyashita, con tante proposte sempre arrivate con i tempi e i modi giusti. Soprattutto, però, nel 2017 le Speedcross sono diventate protagoniste del lookbook della nuova collezione Palace: Blondey McCoy e compagnia, negli scatti di Juergen Teller, indossavano total look del marchio inglese e scarpe Salomon. Così, era solo questione di tempo prima che arrivasse una collaborazione ufficiale. Due varianti colore delle Speedcross 4 destinate a diventare uno degli oggetti irrinunciabili dell’autunno in arrivo. Concept: l l l l l
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PALACE X SALOMON SPEEDCROSS 4
Resell: l l l l l 25
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mizuno
Wave Rider & Sky Medal FRESH PACK 26
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mizuno Wave Rider & Sky Medal FRESH PACK
Sky Medal
Un Origami non si può produrre in serie: l’arte giapponese della piegatura della carta deve essere eseguita rigorosamente a mano, con perizia e pazienza. Ecco perché è quasi stupefacente che un prodotto industriale come un paio di sneakers possa arrivare nelle Sky Medal
mani del consumatore finale accompagnato da una piccola gru di carta. Eppure è esattamente quello che succederà a chi acquista un paio di scarpe parte dell’Origami Pack che Mizuno ha distribuito solo in un pugno di sneakers shop selezionatissimi sparsi per l’Europa. La gru (“tsuru”, in giapponese) è per la cultura nipponica un segno di prosperità e un augurio di lunga vita, ma senza dubbio è l’idea stessa di aver prodotto un migliaio di queste gru di carta a costituire prova tangibile di quanto il marchio possa avere a cuore i suoi clienti. All’interno dell’Origami Pack c’è la collezione Fresh Pack, che prende evidente ispirazione dall’estetica dei primi anni Novanta e la
Wave Rider
usa per trasformare l’aspetto di due modelli classici del catalogo Mizuno. Da una parte ci sono le Wave Rider, modello con vent’anni di storia e gloria alle spalle (visto che è stato lanciato sul mercato per la prima volta nel 1998), un gioiello tecnologico capace di mantenere un perfetto bilanciamento stilistico tra performance e lifestyle, la cui linea chunky con la suola molto spessa sul tallone è Dall’altra, ecco le Sky Medal: altro classico running, questa volta proveniente dalla prima metà dei Nineties. Sia Wave Rider che Sky Medal sono riviste con l’applicazione di pattern sgargianti e grafiche geometriche eccentriche, per un risultato che farà felici i molti appassionati del marchio nipponico, che si sono moltiplicati anche dalle nostre parti grazie a una riuscita operazione di rilancio condotta da Mizuno nel corso delle ultime stagioni.
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Sneakers Magazine per mizuno
perfettamente in linea con le ultime tendenze del mondo fashion.
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Karhu
Legacy, eredità. Un nome a dir poco altisonante per un modello che a metà degli anni Novanta rappresentava un ponte tra passato e futuro per il marchio Karhu, e che oggi torna sugli scaffali nella forma di un remake molto fedele all’originale del 1996. L’eredità a cui si fa riferimento è quella legata alla gloriosa storia del marchio dell’orso, fondato nel 1916 e al fianco di molti tra i più grandi atleti del nord lungo tutto il corso del ventesimo secolo. Karhu rappresenta a tutti gli effetti l’eccellenza del running europeo: un brand secondo a nessuno per quel che riguarda la capacità di introdurre sul mercato nuovi ritrovati tecnologici destinati a migliorare radicalmente le performance degli atleti. Impossibile non citare – quando si parla di Karhu – la nascita dell’ammortizzazione con cuscino d’aria, oppure il sistema Fulcrum: una piccola leva in phylon (materiale plastico leggero e resistente) inserita nell’intersuola, utile a trasferire velocemente l’energia all’avampiede nel momento immediatamente successivo alla battuta sul terreno. Le Legacy 96 sono effettivamente dotate di molti ritrovati tecnologi utili a migliorare ammortizzazione, protezione e stabilità durante la corsa, a iniziare dall’Air Cushion incapsulato nell’intersuola proprio sotto il tallone, e reso evidente dal disegno della suola (nonché dalla stampa sulla soletta interna). Il punto di stile più interessante è però senza dubbio la tomaia, con gli inserti viola che spiccano sulla base bianca e che hanno rappresentato molto probabilmente una fonte di ispirazione per i designer nel corso degli ultimi vent’anni: a noi, ad esempio, sembra che anche un certo Raf Simons abbia riproposto qualcosa di simile, solo poche stagioni fa... Le Legacy 96 sono arrivate sugli scaffali di un pugno di selezionati rivenditori Karhu a fine agosto nella loro versione OG, ma altre colorazioni sono in arrivo con la stagione autunnale. 30
Sneakers Magazine per karhu
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Reviews
OAMC X ADIDAS TYPE 01
OAMC è acronimo di OverAllMasterCloth, il brand fondato nel 2013 da Luke Meier e Arnaud Faeh, che negli anni precedenti delle loro velocissime carriere nel mondo della moda avevano diretto due colossi come Supreme e Carhartt WIP. Luke nel frattempo ha moltiplicato i suoi impegni diventando anche direttore creativo – insieme alla moglie Lucie – del marchio di lusso Jil Sander, ma ciò non sembra aver fermato la crescita del marchio, che unisce un approccio molto contemporaneo a forme e volumi (leggi: vestibilità boxy e oversize) con la qualità della produzione, in (minor) parte giapponese e in (maggior) parte italiana. A testimoniare una volta di più l’importanza acquisita da OAMC all’interno dell’universo globale della moda, arriva una collabo-
razione con adidas che va molto oltre la semplice customizzazione di un modello preesistente: Faeh e Meier hanno costruito due nuove sneakers futuristiche, minimaliste, con un tocco di ispirazione militare e un altro di heritage sportivo. Le prime ad arrivare sugli scaffali (a fine settembre) sono le Type 01, low-top dalla tomaia in pelle monocroma con minimi elementi decorativi in toni tiepidi di grigio/blu, caratterizzate soprattutto da un evidente strap che corre sopra i lacci all’altezza della parte superiore della linguetta. Notevole anche la suola in gomma leggermente ingiallita, che sa molto di Ozweego e completa un design di grande complessità eppure leggero all’occhio. Non piacerà a tutti, ma senza dubbio si tratta di un progetto realizzato con grande cura e attenzione per il particolare.
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Colorway: l l lº l l
Concept: l l l l l
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UNDEFEATED X nike AIR MAX 90
Quante collaborazioni ci sono, ormai, nel curriculum di Undefeated? Lo store fondato in California nel lontano 2002 dall’allora neppure trentenne Eddie Cruz oggi è un marchio globale con negozi in Cina e Giappone, oltre che negli Stati Uniti. Soprattutto, è uno dei re della cultura delle sneakers collaborative che ha preso piede in tutto il mondo negli ultimi quindici anni. E anche se ben sappiamo che il progetto più amato rimarrà sempre quello che ha visto protagoniste le Air Jordan IV nel 2005 – oggi un paio di quelle Jordan vale 20.000 dollari, secondo il rivenditore specializzato Flight Club – possiamo contarne altri davvero accattivanti: dalle New Balance 1500 “Desert Storm” del 2010 alle Visvim FBT (!) del 2005, non ci sono marchi di peso
Quality: l l l l l 34
Colorway: l l lº l l
che non siano stati beatificati dal tocco magico di Undefeated. Oggi il brand aggiunge un altro gioiello alla sua collezione, con un’edizione speciale di uno dei modelli-icona della storia Nike, quelle Air Max 90 che – inevitabilmente – compiranno nel 2020 trent’anni dal primo lancio sul mercato. Per iniziare i festeggiamenti in maniera adeguata, Cruz e compagni propongono ben sei varianti colore con il logo Undefeated ben visibile sul passalacci frontale e sul pannello esterno del controtallone. Tutte colorazioni molto Nineties e in linea con quello che è lo stile del modello. E poco ci interessa se, in fondo, un rilancio delle Air Max 90 in questo momento storico non incontra certo le tendenze della moda...
Concept: l lº l l l
Resell: l l l lº l 35
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#n61
Il marchio Navigare è una delle grandi storie di successo della moda italiana: nato come azienda familiare negli anni Sessanta e diventato nel tempo un gruppo internazionale specializzato nella produzione e nella distribuzione di abbigliamento casual e sportswear, si è ritagliato ormai da diversi anni una posizione importante all’interno del mercato. La collezione di sneakers è prodotta dagli specialisti di Sport Commerce Italia, e si è velocemente evoluta nelle ultime stagioni con la generazione della linea N61, che si rivolge a un pubblico giovane unendo ai riferimenti nautici tipici del marchio il linguaggio del fashion contemporaneo. All’interno della nuova collezione N61 spiccano senza dubbio le Sword NBK che vi presentiamo in queste pagine: un modello di chiara ispirazione running, vestito di mesh traspirante con pannelli di rinforzo in nubuck sulla tomaia. Classico istantaneo. 36
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Qualcuno dice che i nomi hanno un potere. Quelli dei modelli che incontriamo sfogliando il catalogo Autunno/Inverno del marchio italiano Ellesse evocano spesso l’orgogliosa tradizione del nostro paese, con riferimenti a città storiche grandi e piccole: Potenza, Ostuni, Aurano, Piacentino. Eppure in ognuna di queste sneakers non c’è solo tradizione, ma anche alcuni discreti quanto significativi twist del design: le Piacentino sembrano un classico modello court, ma sono impreziosite dal disegno dei pannelli di rinforzo sulla tomaia e dietro il tallone; le Aurano e le Massello sono modelli da running che rafforzano la loro identità street fashion grazie alle suole molto spesse; le Ostuni sono invece tipice sneakers casual vulcanizzate, rese però impossibili da ignorare grazie all’overbranding sulla tomaia, tipico delle ultime stagioni pesantemente influenzate dalla moda degli anni Novanta; le Potenza infine giocano con il color blocking, senza rinunciare a particolari sportivi e suola chunky. Notevoli anche le proposte high-top, tra le quali abbiamo selezionato le classiche basket Assist Hi e le Zanica Hi, che invece sembrano pesantemente ispirate dal mondo outdoor, con particolari presi di peso dalle calzature tecniche da montagna, imbottiture all’interno della tomaia e una suola dal grip massimizzato. Del resto, la storia di Ellesse è legata a doppio filo a quella degli sport invernali: non è un segreto che negli anni Settanta, all’apice del successo del marchio, Ellesse sponsorizzasse la nazionale italiana di sci, che in quelle stagioni si sarebbe fatta conoscere in tutto il mondo come Valanga Azzurra, il team più titolato dell’epoca. A completare un’offerta davvero esaustiva, capace di andare incontro alle esigenze delle fasce di pubblico più diverse, c’è infine il fedele remake delle 147, modello nato negli anni Novanta. In quel periodo Ellesse era fortemente impegnata nei settori fitness e training, che si trovavano al centro di una veloce trasformazione estetica: le calzature monocrome, bianche o grigie, stavano lasciando lo spazio a improvvisi tocchi di colore, come quelli in giallo neon che troviamo sulla tomaia e sulla suola delle 147.
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potenza
aurano
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enrico coveri sportswear
ATELIER & BERLIN Per la nuova stagione appena iniziata, la divisione Sportswear del brand Enrico Coveri – che insieme alla linea Contemporary compone l’offerta footwear legata al nome di uno dei grandi rivoluzionari della moda italiana del Novecento – propone due modelli di chiara ispirazione court, divisi da poche ma essenziali differenze: se le Atelier NBK sono vestite di una tomaia in nubuck quasi completamente monocroma, le Berlin SD sono invece costruite usando pelle scamosciata, e caratterizzate dalla fascia a contrasto sul lato che incornicia il logo EC di Enrico Coveri. Notevole l’equilibrio estetico di questi modelli, che risultano davvero universali e compatibili con i look più disparati.
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#coverisports
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enrico coveri contemporary
belfast
Il marchio Enrico Coveri Contemporary è stato lanciato con la collezione primavera/estate 2018 dalla licenziataria Sport Commerce Italia Srl – azienda veneta nota nel settore per la qualità della progettazione e dello sviluppo di calzature sneakers e casual – con l’obbiettivo di proporre una moda smart casual dalle linee pulite ed essenziali, offrendo al pubblico un’idea di eleganza sportiva che non rinuncia a rimanere al passo con le ultime tendenze. Concetto ribadito dalle nuove offerte per l’autunno/inverno 2019, che porterà sugli scaffali, tra gli altri modelli, le Belfast Mimetic: sneakers che prendono ispirazione dalle linee del running classico del periodo d’oro a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, con una silhouette slanciata e sfuggente, e sono fortemente caratterizzate – oltre che dalla sottile stampa camouflage, come già suggerisce il nome – dai pannelli di rinforzo in pelle scamosciata e dall’intersuola ammortizzante bicolore. Un mix di tinte e materiali che, pur senza nascondere la vocazione sportiva delle Belfast, le rende adatte a un ampio spettro di abbinamenti e occasioni d’uso.
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#ec1997
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Reviews
UNDERCOVER X VALENTINO CLIMBERS
Ecco una collaborazione certamente inaspettata, tra due mondi fashion che solo poche stagioni fa sarebbero sembrati agli antipodi l’uno rispetto all’altro. Da una parte Valentino, uno dei marchi simbolo dell’haute couture italiana e dell’eleganza femminile, da ormai qualche anno saldamente nelle mani di un direttore creativo, Pierpaolo Piccioli, che ha saputo rilanciarne le sorti. Dall’altra Undercover, parte della trinità fondamentale di quell’avanguardia che dagli anni Novanta in poi ha saputo cambiare la moda giapponese, miscelandola sapientemente con lo streetwear e rendendola un punto di riferimento per lo stile globale. Nonostante la distanza geografica, culturale, stilistica (Valentino
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ci fa ancora venire in mente abiti da sera, Undercover giacche in pelle da punk), Piccioli e il deus ex-machina di Undercover Jun Takahashi hanno trovato un terreno comune nella letteratura gotica di Edgar Allan Poe, il cui ritratto appare sovrapposto alla linguetta di queste Climbers, parte della linea Valentino Garavani ovviamente intitolata al fondatore della maison italiana. Certo, rimane da spiegare la sovrapposizione, proprio sopra gli occhi dello scrittore, dell’immagine di un UFO. Ma del resto, Takahashi è sempre stato un amante delle grafiche fantascientifiche, e quindi non c’è molto di cui stupirsi. In ogni caso il risultato è soddisfacente, se vi piace il genere...
Concept: l l l lº l
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Resell: l l l l l 47 Produced & Distributed by FABI Spa Via Bore Chienti scn - 62015 Monte San Giusto (MC) Ph. +39 0733 83921
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Reviews
RED WING SHOES X NEW BALANCE 997
C’è stato un momento negli anni Duemila in cui il 6” Moc Toe Boot del marchio americano Red Wing era diventato parte della divisa di collezionisti, appassionati di vintage e cultori dello stile americano, una delle poche vere alternative alle sneakers. Il mondo di questo brand originario del Minnesota è quello della più classica tradizione statunitense, dei contadini e degli allevatori, di tutti coloro che dai primi del Novecento hanno lavorato per costruire il paese. Un prodotto ancora capace di sprizzare autenticità grazie a un catalogo di scarpe ancora in buona parte Made in USA: ecco la caratteristica che avvicina il marchio Red Wing a New Balance, al
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netto ovviamente di ogni discussione (peraltro ormai quasi stucchevole, visto il mondo globalizzato in cui viviamo) sulla percentuale di lavorazione statunitense che ci può essere in ogni singolo paio. Dunque, dopo la rivisitazione di 585 e 995 da parte di Danner, ecco un’altra storica azienda produttrice di stivali da lavoro che trasforma un modello running ricoprendolo con una tomaia in pelle di alta qualità: per la precisione, morbidissimo camoscio e pelle pieno fiore beige, a contrasto con la classica intersuola bianca dotata di tecnologia Encap e la suola color mattone. Alla vista e al tatto, un vero godimento.
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BARRACUDA Sneakers Magazine per BARRACUDA
BUZZ, NEIL, JACK & GENE L’ ASSALTO ALLA LUNA
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Notte fonda. Luglio inoltrato. Una luna dormiente viene presa d’assalto. Una carovana di macchine e furgoni sta attraversando il tempo in fila indiana, sull’unica strada a una corsia che si inerpica lassù. Alla guida della lunga coda di mezzi c’è un uomo di nome Neil. Belle scarpe e sguardo di chi la sa lunga. Arriva e fa disporre macchine, moto e invitati. Scarica gli strumenti, il materiale elettrico e le piattaforme per i DJ. Installa le casse, stende fili. Potete immaginare che non c’è bisogno di fari. In un attimo appaiono migliaia di ragazzi e ragazze che ballano, si dimenano, si divertono. Vivono. La musica in alto verso le stelle. 51
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BARRACUDA BUZZ, NEIL, JACK & GENE L’ ASSALTO ALLA LUNA
BUZZ
JACK
Con loro c’è Buzz, col suo lungo tatuaggio a forma di fiamme nere che sale da sotto la canotta dei Lakers e finisce sulla nuca abbronzata, a metà del cranio. Un omaggio al George Clooney di “Dal Tramonto all’Alba”. È la sua opera più personale, complessa, superba. In un’altra vita era un tatuatore ricercato da tutti per la sua creatività estrema: difficile che un cliente si alzasse dal suo lettino con lo stesso tatuaggio che aveva chiesto inizialmente. È arrivato anche un architetto stravagante di nome Jack: barba incolta da vichingo, collanone indiano e camicetta hawaiana. È lui a portare avanti quel festival di musica elettronica sulla luna, con palchi pirotecnici e amazzoni che si lanciano da una parte all’altra del palcoscenico, tra le fiamme. Con lui c’è Gene, l’illustratore appassionato di sneakers, desideroso di nuove astronavi e nuovi progetti da far decollare.
BUZZ è un polacchino in morbido vitello e camoscio, con i ganci sulla tomaia che creano uno stile urban trekking. JACK è una nuova idea di maxirunning, in pregiata pelle di vitello e tessuto tecnico che rimanda a una fantasia con forme esagonali. Disponibile in più versioni a tinta unita, arricchita dall’applicazione in plastica trasparente sul lato della tomaia. NEIL è l’evoluzione dei modelli Barracuda E-Motion e E-Motion 2: gioca con i colori e con gli abbinamenti dei fondi, per essere più o meno grintosa a seconda dei gusti e delle esigenze.
GENE 52
GENE evolve l’idea delle Barracuda Straightilines, ovvero l’andare al “dritto per dritto”, senza compromessi. Una linearità di profilo e di intenti.
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NEIL
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NEW BALANCE
1500 TIGER CAMO 1 Le New Balance 1500 non hanno alcun bisogno di presentazioni, lo sappiamo. Soprattutto dopo il recente lancio delle 1530, un nuovo modello che è allo stesso tempo restyling di quello classico, arrivato sugli scaffali in occasione del trentesimo anniversario del primo lancio delle 1500, avvenuto nel 1989. Le 1500 sono una parte importantissima del catalogo New Balance, il modello che ha aperto la strada al grande rilancio del marchio americano nei Duemila, quello protagonista di una serie di progetti collaborativi che hanno cementato le storiche running nell’immaginario collettivo di una nuova generazione di sneakerhead. A ogni stagione ne vediamo, e apprezziamo, nuove varianti Made in UK. Quella appena giunta nei negozi in questo ultimo scorcio di estate è caratterizzata dalla livrea: sulla tomaia è infatti stampato un particolare tipo di pattern camouflage, quel Tigerstripe nato in Asia nel 1960 e adottato dall’esercito americano durante i lunghi, tristi anni della guerra del Vietnam. Pur se non si tratta certo di una circostanza storica che possiamo definire lieta, quel periodo è oggi una vera e propria miniera per i collezionisti di vintage militare – soprattutto quelli nipponici – che spesso hanno una vera e propria adorazione per il Tigerstripe.
In tempi – fortunatamente – di pace, il Tigerstripe è uno dei tanti elementi mutuati dall’abbigliamento militare che hanno cambiato destinazione d’uso, diventando un pezzo della street culture globale. Per seguire questa onda di stile, consigliamo i pantaloni con la stessa stampa degli specialisti del workwear americano Stan Ray (1), la maglietta d’ispirazione militare dell’esperto di vintage inglese Nigel Cabourn (2), e in caso di tempo inclemente il kimono dei coreani di Nilmance (3), che mette insieme armywear, tradizione orientale e techwear moderno. Poi, tanti accessori: il cappello militare di Beams+ (4), che non sfigurerebbe in testa al colonnello Kilgore di Apocalypse Now; l’utile marsupio di Carhartt (5); lo zaino tecnico della linea Leaf di Arcteryx (6); infine, il libro Camo Mania della tedesca Dokument Press. Perché oggi il camouflage è diventato un mezzo di espressione dalle infinite possibilità, e conoscerlo meglio è necessario per capire lo streetwear moderno.
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Carrara
Fotografo/art director: Marco Loprieno Stylist: Vladimir Corsi Location manager: Sandra Hägglund Editing: Deepal Dinesh Mua: Omar Turrini Assistente sul set: Matteo Ballini Agenzia Modelli: Imago Bologna
Si ringrazia Vanelli Aldo Marmi di Giorgio Vanelli
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superga 9TS – modello S00EFP0 58
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colmar supreme pro ross 60
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VELATHRI Etrusca 64
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diadora distance 280 68
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WOOL JACKETS
wtf?
READY TO WEAR*
Sneakers folli, ma vere
Spesso ci siamo presi gioco delle scarpe assurde che vi presentiamo periodicamente in questa pagina. Ma questa volta è diverso. Questa volta l’ironia è già parte del progetto. Ironia e arte, a essere precisi: quelle che vedete qui sopra sono infatti le scarpe disegnate per l’azienda giapponese Porter dal grande artista pop Takashi Murakami. Che non è certo nuovo alle collaborazioni sul fronte sneakers, intendiamoci: “Per la prima volta nella mia vita” – ha detto Murakami – “ho fatto un paio di scarpe da ginnastica da zero. Dal concept, al disegno degli sketch, alla selezione del partner e del produttore, ho gestito tutto, dall’inizio alla fine, in ogni fase del processo. Vedendo il prodotto 70
finito, mi sono sentito profondamente emozionato. Sono davvero contento di averlo fatto.” Il risultato è un modello assurdo, letteralmente ricoperto di taschine removibili e dall’aura militaresca, ispirato al Mobile Suit Zaku, dell’anime Mobile Suit Gundam (Murakami, come noto, è un patito di manga). Le toppe con la dicitura “Tonari No Zingaro” sono un riferimento al nome dell’art shop che l’artista ha aperto a Tokyo nello spazio della sua galleria Kakai Kiki. Le BS-06 T.Z. Original sono vendute al modico prezzo di circa 600 euro e saranno probabilmente già esaurite quando leggerete queste righe, destinate a diventare un pezzo da collezione trasversale, non solo per gli sneakerhead.
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TAKASHI MURAKAMI X PORTER BS-06 T.Z. ORIGINAL
*pronta consegna
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portfolio
Antoni Tudisco è giovanissimo eppure il suo portfolio include già collaborazioni di tutto rispetto: MTV, Nike, Coca Cola, Louis Vuitton e Kellog’s sono solo alcuni dei brand che hanno intuito le grandi potenzialità dell’artista. Appassionato di sneakers, Antoni ci racconta qualcosa in più della sua arte e delle fonti che lo ispirano per creare i suoi lavori digitali surreali ed affascinanti, pop e contemporanei.
Antoni Tudisco
di Silvia Galliani Ci racconti il tuo background culturale e artistico?
di ragazzo che vuole conoscere nuovi modi per esprimere la
Sono nato e cresciuto ad Amburgo, in Germania anche se in re-
propria immaginazione e portarla agli occhi del pubblico.
altà sono di origine metà filippina e metà italiana. Ho studiato web design e programmi di sviluppo e ho poi conseguito un
Chi ti ha ispirato?
diploma in Media Management.
Sono stato ispirato da diversi artisti: Andy Warhol, Banksy, Dem-
Ho iniziato ad appassionarmi alla grafica abbastanza presto.
na Gvasalia, Kanye West, A$AP Rocky e Kaws...
Anche a scuola, ho sempre preferito disegnare sui miei quaderni invece che prestare attenzione all’insegnante! Ho iniziato
Sei molto giovane, ma hai già collaborato con brand
con illustrazioni e dipinti, ma desideravo trasferire i miei schizzi
molto noti. Puoi dirci come hai avuto l’opportunità di la-
e la mia immaginazione in uno spazio virtuale: così ho scoper-
vorare con loro?
to il 3D. Mi sono appassionato alla grafica digitale sempre di
Quando ho iniziato a fare grafica online, ho condiviso tutto il
più mentre studiavo web design, e successivamente mi sono
mio processo sui miei social media come Facebook, Twitter e
innamorato dell’animazione. Ho programmato un gioco nel
persino LinkedIn. Poi ho scoperto Behance: da lì alcuni grandi
tempo libero, e ho imparato la motion graphic mentre altri
brand e agenzie hanno iniziato a contattarmi per campagne
studenti programmavano siti web. Sono sempre stato il tipo
e progetti. Behance è una piattaforma online in cui i creativi
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portfolio
Antoni Tudisco
Balenciaga Speed Trainer 74
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portfolio
Antoni Tudisco
Yeezy boost 350 v2 76
nike air force one 77
portfolio
Antoni Tudisco
possono condividere le loro opere come una sorta di portfolio.
Lì è iniziato tutto con Sfera che mi ha mandato un messaggio su
Ho caricato tutte le mie creazioni e contenuti lì e sono stato
Instagram: voleva avere una cover per uno dei suoi singoli. Sono
abbastanza fortunato da essere pubblicato più volte nella pa-
un grande fan della sua musica e sono rimasto quasi scioccato
gina principale. Alcuni brand mi hanno contattato dicendomi
quando mi ha chiamato per dirmi che voleva lavorare con me...
che volevano qualcosa di simile a quello che realizzavo nei miei progetti personali, ecco perché sto ancora portando avanti
A proposito, quanto hanno influenzato il tuo lavoro in-
molte esplorazioni, molte opere personali nel mio tempo libe-
stagram e i social media in generale?
ro: penso che sia il miglior modo per evolvere da solo e lasciare
Ho avuto molte opportunità grazie a Instagram. Certo, solo
ancora pieno spazio alla mia creatività. Ovviamente, nei pro-
metà delle proposte che ricevo sono serie, l’altra metà è qual-
getti con i brand ci sono invece molte restrizioni, devi per forza
cuno che vorrebbe che lavorassi gratis o per pochi soldi... Ma
basarti sulle indicazioni del cliente.
consiglierei sempre a chiunque voglia fare un lavoro creativo di pubblicare le sue idee su Instagram.
Quali sono le tue sneakers preferite? Off-White Air Jordan 1 Chicago, Balenciaga Triple S, Versace
Cosa ti riserva il futuro?
Chain Reaction.
Attualmente sono al lavoro su una serie di progetti entusiasmanti, dei quali purtroppo non posso assolutamente parlare
In alcuni dei tuoi lavori hai usato musica di Sfera Ebba-
a causa di un accordo di non divulgazione. Ma posso dire che
sta... sei un suo fan?
sono sempre legati al mondo sneakers...
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news & product
Sembra passata un’eternità da quando Nike ha svelato al pubblico l’ultimo ritrovato tecnologico nel settore dell’ammortizzazione sportiva. In realtà sono solo due anni che il sistema React è entrato a far parte dei cataloghi di Beaverton: la sensazione
focus
nike
joyride
di antiquato ci coglie quando lo sentiamo nominare dipende probabilmente dal fatto che avrebbe dovuto – nei piani dello Swoosh, ovviamente – rivoluzionare il settore, e invece nella realtà è rimasto confinato a pochi modelli, neppure di enorme successo. Per carità, capita di sbagliare strada, e un’azienda come Nike lo sa bene: quando capita, meglio provarne una nuova. Detto fatto, ecco un nuovo annuncio: ora il futuro del running secondo il brand ruoterà attorno alla nuova tecnologia Joyride che ha debuttato nelle settimane estive. A guardarla da vicino, la nuova nata del riparto ricerca e sviluppo di Nike è qualcosa di simile all’Air bubble: una tecnologia visibile ad occhio nudo che induce a ripensare forma e sostanza di un paio di scarpe. Si tratta in fondo dello stesso concetto che aveva guidato Tinker Hatfield quando decise di svelare l’unità Air sotto il tallone, decretando il successo di diverse silhouette storiche. Al di là di ogni considerazione teorica, con Nike Joyride il brand americano lancia una nuova sfida al mercato svelando un’unita composta da materiale che si adatta in tempo reale alla falcata e alla pressione esercitata sulla scarpa. L’unità è composta da migliaia (si dice circa 10.000) microsfere in TPE (Elastomeri termoplastici) distribuite su diverse parti strategiche della struttura dell’intersuola. La pressione consente loro di muoversi e quindi di adattarsi all’anatomia del piede, restituendo allo stesso tempo energia dopo la battuta del piede sul terreno. 80
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nike joyride
PUMA JAMMING Puma ha provato a proporre qualcosa di apparentemente molto simile a Joyride neanche un paio di anni fa, con le Jamming, senza riuscire a scuotere l’attenzione del pubblico. Le Jamming si erano affacciate sul mercato sbandierando l’arrivo di una nuova tecnologia che il marchio tedesco aveva già in parte utilizzato all’interno di modelli running precedenti, e che ruota intorno alle microsfere in gomma “NRGY”. Il principio fisico è più o meno lo stesso rispetto alle Joyride: quando la suola della scarpa viene sottoposta a pressione, le capsule NRGY producono un ritorno di energia diminuendo allo stesso tempo l’impatto sulla pianta del piede. Puma partiva dal presupposto che “ogni passo è diverso” e per questo le sfere NRGY dovevano muoversi liberamente nell’intersuola trasparente, per poi compattandosi quando il piede è sotto carico statico. Ogni passo viene ammortizzato in modo diverso e il comfort generale migliora sia in fase di carico che scarico.
ADIDAS P.O.D.
Dunque, soluzione pionieristica? Sì e no. Vediamo quali sono stati i tentativi simili da parte dei concorrenti
Un altro tentativo di introdurre tecnologie nuove non esattamente andato a buon fine è stato senza dubbio nelle ultime stagioni quello di adidas con il sistema P.O.D. 3.1, di cui abbiamo parlato approfonditamente nello scorso numero 87 di Sneakers. Per riassumere brevemente, possiamo dire che il P.O.D. System sia un concept ibrido che si ispira allo storico Torsion del 1989, assicurando stabilità e flessibilità a ogni passo e accompagnando la fisiologica curvatura dell’arco plantare. Comfort a parte però, la soluzione ibrida di adidas non ha riscosso molto successo e i modelli che utilizzano questa tecnologia stanno diventando sempre più rari all’interno dei cataloghin della casa tedesca.
di Nike, in anni recenti. E soprattutto, che fine hanno fatto. Senza dimenticare che, in fondo, un tempo tutti quanti usavano l’EVA per costruire intersuole ammortizzanti: è stata proprio Nike, con il sistema Air (anche se sappiamo che l’ammortizzazione a cuscino d’aria è nata in realtà in Europa grazie a Karhu), a scuotere il mercato e a provocare una corsa all’oro tecnologico che ha prodotto molti dei ritrovati tecnici capaci di segnare la storia delle sneakers, dal Gel di Asics al Boost di adidas.
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UNDER ARMOUR HOVR Under Armour a fine 2017 ha debuttato con HOVR, inizialmente su due diversi modelli da running (UA HOVR Sonic e UA HOVR Phantom) per poi continuare l’espansione su altri modelli nelle stagioni successive. Il fulcro del sistema di ammortizzazione HOVR è il cosiddetto “Energy Web”, una rete in mesh che racchiude il nucleo di ammortizzazione (in schiuma EVA), garantendo notevole reattività e ritorno di energia. Questa particolare combinazione sembra essere stata apprezzata dai consumatori finali del marchio americano, riscuotendo un certo successo sia nel settore running che in quello del training.
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vintage & deadstock
vintage ad
CONVERSE WEAPON, 1986
Senza dubbio uno degli slogan più famosi dell’intera storia
Uniti, dice qualcuno. Tutti e due sembravano nati per vivere
sneakers, proveniente da quell’epoca d’oro per i pubblicitari
nelle città che avrebbero ospitato la loro carriera. Negli anni
che furono gli anni Ottanta. Una vera bomba rimasta nell’im-
successivi si sarebbero divisi gli anelli di campione NBA: otto
maginario popolare soprattutto americano, e con il senno di
in due, lungo l’arco di dieci anni d’oro per il basket. Nel 1986,
poi possiamo anche dire che fosse prevedibile. Prendiamo gli
erano semplicemente il basket.
ingredienti, uno per uno.
Secondo, le scarpe: Converse aveva entrambi sotto contratto,
Prima di tutto ci sono gli atleti: Larry Bird e Earvin “Magic” John-
e stava per introdurre un nuovo modello all’interno del suo ca-
son, i più grandi, i protagonisti indiscussi della rivalità più acce-
talogo notoriamente conservativo, dedicato espressamente ai
sa del basket pre-Jordan (sì, stiamo affermando che esiste un
due più grandi campioni del parquet. Le Weapons erano, in-
“prima” e un “dopo” il signor Air, e aspettiamo che qualcuno ab-
somma, una scommessa all-in per il marchio americano, e fu
bia il coraggio di provare a smentirci...). Due campioni così di-
(prevedibilmente) vinta grazie a una grande varietà di colori,
versi nell’aspetto e nel carattere, eppure così uguali nel talento.
tra i quali spiccavano quelli di Boston Celtics e Los Angeles La-
Johnson è nero, simpatico, estroverso, sorride a tutti. Larry
kers (anche se Bird, nella pubblicità e in gara, usava la versione
invece è bianco slavato, freddo, all’apparenza impenetrabile.
vestita di nero), e alla notevole qualità dei materiali usati, che
Erano arrivati contemporaneamente al massimo campionato
rendevano le Weapons un prodotto comodo, resistente e uni-
statunitense di pallacanestro nel 1980: Johnson ai Lakers di Los
versale. Per un paio d’anni furono le scarpe ufficiali dell’NBA, e
Angeles, west coast, Hollywood, la dolce vita; Bird ai Celtics di
uscirono di conseguenza con i colori di tutte le franchigie del
Boston, east coast, clima rigido, la città più europea degli Stati
campionato. Ultimo, ma non per importanza, gli slogan: i pubblicitari dell’agenzia Ingalls, Quinn & Johnson giocarono con abilità sulle caratteristiche tecniche delle sneakers, applicandone le qualità all’idea di un duello western. Così, le Weapons diventarono “le migliori scarpe mai prodotte per girarsi e sparare”, là dove in inglese shoot significa ovviamente sia “sparare” che “tirare” (a canestro), in questo caso. L’idea era talmente buona che lo slogan “Choose your weapon” venne applicato anche a una speciale tag che si trovava nella scatola insieme alle scarpe. Se ne avete ancora un paio con quell’etichetta attaccata, potreste fare la felicità di qualche collezionista. E, naturalmente, del vostro portafogli...
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vintage & deadstock a cura di Marco Colombo
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NEW BOSTON 1977
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M ad e in japan
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nike NEW BOSTON
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Nike Boston, la Ferrari di Nike. Senza dubbio tra le scarpe da
nati negli anni Settanta, e non è difficile capire che in quel pe-
maratona migliori prodotte dallo Swoosh, venduta sotto il
riodo la casa di Beaverton stava spendendo molte energie per
nome di Obori dal 1972 fino al 1977. Altri produttori avevano
fare ricerca in quel campo. Dal punto di vista tecnico, il reparto
provato a farle concorrenza con nuovi e diversi modelli, uno
ricerca e sviluppo di Beaverton aveva migliorato la tenuta del
per uno, ma Boston era ancora l’unica vera scarpa da marato-
tallone, ma per il resto in realtà le cose non erano cambiate
na sportiva della Nike. La New Boston del 1977 ovviamente,
molto rispetto al modello precedente.
implementa diversi cambiamenti nel tentativo di migliorare ulteriormente quel modello storico.
Le due Nike Boston sono oggi considerate un Graal difficilissimo da trovare: quasi impossibile scovarle fuori dal Giappone,
Il logo sull’etichetta viene cambiato e sostituito da un disegno
si contano sulle dita di una mano i collezionisti che possono
a blocchi, il colore della tomaia trasformato utilizzando un gial-
vantarsi di averle. Per questo le poche paia offerte hanno prezzi
lo più brillante: i colori chiave usati da Nike si sono tutti origi-
altissimi: le richieste arrivano anche a 4.000 dollari.
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CHALLENGER 1979
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Le Nike Bermuda e Challenger sono state sviluppate nello stesso periodo. Le prime hanno avuto maggior successo (come dimo-
scamosciata, che però – a onor del vero – pur se traspirante risultava pesante e non abbastanza flessibile. “Variable Width System”
stra anche il fatto che le Bermuda sono state oggetto di remake da parte di Beaverton già nel 2009, mentre le Challenger hanno
era il nuovo sistema che Nike utilizzava per la tomaia: i fori per i lacci delle scarpe erano posizionati a zigzag, in modo che chi lo
aspettato fino al 2012).
indossava potesse stringerle o allentarle in qualsiasi modo. Questa caratteristica sarebbe poi diventata standard per le scarpe da
Entrambe possono essere descritte come prototipi per la futura generazione di scarpe da running, destinate ad aprire il mercato
corsa realizzate dopo gli anni Ottanta.
a Pegasus, Vortex e molte altre.
Le Nike Challenger sono state tra le icone di Nike più difficili da trovare, a differenza delle Bermuda la cui produzione è stata di gran
Il principale elemento di innovazione è la tomaia: in entrambi i casi si trattava di una complessa combinazione di rete, nylon e pelle
lunga superiore dal punto di vista dei numeri: ecco perché hanno un ‘ottima valutazione, spesso intorno ai 1000 dollari.
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NIKE
AIR APPROACH 1981
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Air Mowabb, Air Mowabb II, Baltoro High, Air Terra, Air Moc, Air Escape, Wildwood, Air Mada, Air Revaderchi: sono i modelli che hanno fatto la storia della linea ACG nei Novanta. I loro nomi sono rimasti nella memoria degli appassionati, così come quelli dei designer che le hanno create: Tinker Hatfield, Sergio Lozano, Tory Orzeck, Peter Fogg, Carl Blakeslee, Robert Mervar, Geoff Hollister. Scusate se a volte ci ripetiamo, ma ci sembra il caso di dare credito agli uomini che hanno dato forma ai nostri oggetti del desiderio... Detto ciò, andiamo a dare uno sguardo a uno dei modelli che hanno anticipato e aperto la strada per la mitica linea All Conditions Gear. Già: possiamo dire che, senza queste Air Approach, ACG non sarebbe mai esistita. Nel 1981 Nike aveva lanciato tre modelli da montagna, sotto il nome – prevedibile, ma chiaro – di Nike Hiking. Facevano parte di questa linea Lava Dome, Magma e, appunto, le Approach che potete vedere in queste pagine: stivali per camminare anche sui sentieri più scoscesi, che avevano come caratteristiche fondamentali la leggerezza e la resistenza, difficili da trovare insieme (soprattutto la prima) nei prodotti dell’epoca. E soprattutto, contenevano un nuovo tipo di tessuto che prometteva di rivoluzionare il mercato dell’outdoor, tenendo i piedi degli escursionisti sempre asciutti. L’aveva inventato pochi anni prima un ragazzo del Delaware, Bob Gore, che aveva deciso di commercializzarlo usando il suo nome: Gore-Tex. Queste Approach non hanno un grandissimo valore economico, ma sono senza dubbio un pezzo di storia.
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Adidas
ROMY 1974
M ad e in W E S T G ER M A N Y
Da donna, pressoché introvabili.
supporto ad arco. Erano dotate di un’imbottitura speciale
Caratterizzate dalla pelle bianca di alta qualità con strisce
per proteggere tallone e tendine d’Achille, oltre che di una
gialle e dalla stampa laterale ispirata alle incisioni che nor-
comoda linguetta in pelle imbottita. La parte anteriore della
malmente vediamo sui lingotti d’oro, erano uno dei prodot-
tomaia era realizzata con un unico pezzo di pellame. La per-
ti-bandiera del catalogo adidas del 1974, apparse anche in
forazione sulla parte anteriore riduceva il calore all’interno
molte pubblicità d’epoca.
della scarpa e permetteva la circolazione dell’aria. La suola
Da un punto di vista tecnico, si trattava di scarpe da training
– lunga, tipica di molti modelli del Trifoglio di quel periodo –
per corsa e tennis, con una forma stretta e affusolata e con
aveva un disegno del battistrada a forma di stella.
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