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le nuove tecnologie alleate del benessere dei senior
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anno VIII, n.11, maggio 2018
Soluzioni per i senior
tre elementi indispensabili nei servizi di assistenza per gli anziani Poiché oggi si vive meglio e più a lungo, i senior sono sempre più numerosi. E hanno bisogni e aspettative sempre maggiori. per rispondere alle loro nuove esigenze, chi lavora nel settore dell’assistenza agli anziani deve aggiornare le proprie competenze e offerte
Soltanto due decenni fa, l’aspettativa di vita media nel mondo ha superato i 64 anni. Oggi raggiunge i 70 anni e nel 2050, in media, uomini e donne vivranno abbastanza per celebrare il loro ottantesimo compleanno. Questa prolungata longevità ha portato gli esperti a distinguere tra “giovani senior” e “anziani senior”. Ma non basta, i cambiamenti sociali e culturali hanno anche creato sotto-gruppi. Negli Stati Uniti, per esempio, un anziano su cinque è “non bianco”, il 10 per cento è straniero (una cifra che salirà al 20 per cento entro il 2050) e 3 milioni appartengono alla comunità LGBT (cioè lesbica, gay, bisessuale, transgender), una cifra che si prevede raddoppierà nei prossimi vent’anni. Ognuna di queste differenze che rendono la popolazione anziana diversificata, contribuisce anche a una crescente molteplicità di aspettative. Per avere successo, è indispensabile che chi fornisce
servizi per gli anziani ne comprenda le esigenze fondamentali, la loro nuova “normalità” di vita oltre che bisogni e preferenze dei vari sotto-gruppi.
Attività per rimanere in forma Sulla base di queste specificità, i servizi per gli anziani sono stati incentrati al rafforzamento delle attività sportive e fisiche rivolte ai senior residenti in strutture sociosanitarie. Oltre all’accesso a una palestra o ad uno spazio per l’attività all’aperto, gli anziani sono alla ricerca di allenamento su misura per i loro problemi specifici di salute: centri benessere con Pilates, lezioni di yoga e aerobica e lezioni avanzate per coloro che si sforzano di mantenere un alto livello di forma. Ma rimanere attivi non significa necessariamente fare esercizio fisico, partecipare a corsi o camminare nei dintorni di casa.
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soluzioni per i senior
Gli anziani stanno cercando altri modi mirati per mantenersi in forma, come il giardinaggio. Nel complesso, i senior si stanno impegnando per rimanere attivi. Quelli che fanno esercizio per almeno 30 minuti al giorno sono aumentati dal 26 per cento nel 2013 al 37 per cento nel 2016.
Menu adatti a tutti Come abbiamo visto, quello degli anziani è un mondo che tende a diversificarsi in molti aspetti, tra cui anche i gusti, le restrizioni e le preferenze alimentari. Oggi, i ristoranti delle strutture per senior devono rispondere non solo ai bisogni alimentari legati alla salute, ma anche a quelli associati alle differenze culturali, religiose e di stili di vita. La nuova generazione di anziani si aspetta di avere più scelta. Che si tratti di servire pasti kosher, halal, senza glutine o semplicemente di aggiungere cibi familiari e appetitosi agli ospiti didiverse origini etniche, le strutture che accolgono e si prendono cura dei senior devono prevedere menu che rispondano a tutte queste esigenze, per la qualità della vita dei residenti.
Tecnologia a disposizione La nuova ondata di “giovani senior” tende a cercare e essere più a proprio agio con la tecnologia rispetto ai loro omologhi più anziani. Per fare un esempio, l’accesso a Wi-Fi, tablet e smart TV può migliorare la vita quotidiana dei senior che vivono all’interno di strutture, proprio come avviene per noi tutti. I residenti più giovani possono utilizzare la tecnologia per tenersi in contatto con la famiglia e gli amici, per tenersi informati, o per recuperare o consultare i libri preferiti o la musica che amano. Ma anche per i più anziani può essere uno strumento essenziale, seppure con un uso meno diretto e competente. Il personale della residenza per anziani potrebbe
utilizzare i tablet per mostrare agli ospiti con demenza le foto dei piatti del giorno, per aiutarli nella scelta. A prescindere da quale sarà la funzione della tecnologia, ciò che conta è la capacità di una struttura di incorporarla nell’offerta complessiva dei servizi: sarà un contributo fondamentale alla qualità della vita degli ospiti. Nei prossimi anni, le aspettative degli anziani continueranno a evolversi e a diversificarsi, e i servizi a loro dedicati dovranno essere capaci di innovarsi e di rispondere alle loro esigenze. www.qualityoflifeobserver.com
Robot contro la solitudine I robot vengono introdotti gradualmente in ambienti come le residenze per anziani, al fine di supportare sia gli ospiti sia i caregiver. La Casa di cura Ala d’argento, nel centro di Tokyo, è un’istituzione pionieristica dotata dei robot più innovativi per l’assistenza agli anziani. Ce n’è uno, in particolare, utilizzato per fornire stimoli ai malati di demenza. “Posso dire onestamente che ho osservato un miglioramento tra i pazienti”, dice Ninon Lambert, il ricercatore che ha sviluppato un’applicazione per l’allenamento mentale. “Quando queste persone hanno a che fare con un robot, sanno che è solo un automa, ma l’interazione è sufficiente per stimolare il cervello”. Inoltre, i robot possono eseguire numerose attività, come rilevare quando gli ospiti sono in pericolo, per esempio a causa di una caduta dal letto, o aiutare gli operatori sanitari a sollevare o sostenere gli anziani. In questo modo, li liberano da alcune mansioni e gli operatori assistenziali possono dedicarsi più intensamente alle relazioni personali con gli anziani ospiti. Così i robot stanno curando la solitudine, favorendo interazioni umane più significative.
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videogame: una risorsa per contrastare l’invecchiamento cerebrale I videogiochi finora hanno avuto una brutta reputazione: fanno male al cervello e causano pigrizia e sedentarietà. ma alcune ricerche hanno evidenziato gli aspetti positivi dei videogiochi e i loro numerosi benefici, soprattutto per gli anziani
Studi recenti hanno riconosciuto che videogiochi come Nintendo Wii sono utili per stimolare i bambini ad essere più attivi e che offrono loro un modo sano e divertente per consumare le infinite quantità di energia di cui sono dotati. In ambito medico, i chirurghi che giocano regolarmente con la Wii sono più bravi dei loro colleghi nelle procedure laparoscopiche. Ma l’area più sorprendente nella quale si stanno verificando dei vantaggi è tra gli anziani. Le ricerche dimostrano che i videogiochi sono in
grado migliorare la memoria, la capacità di essere multi-tasking, la salute cognitiva e il benessere emotivo dei senior.
Il gioco contro l’invecchiamento del cervello Un gruppo di ricerca della University of California di San Francisco ha dimostrato che alcuni tipi di videogiochi possono addirittura eliminare o invertire gli effetti negativi dell’invecchiamento sul cervello.
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soluzioni per i senior Lo studio ha coinvolto un gruppo di volontari tra i 20 e i 79 anni che hanno giocato a NeuroRacer. Questo è un gioco 3D in cui i giocatori devono guidare una macchina lungo una strada tortuosa usando un joystick; l’auto si controlla con una mano e contemporaneamente si schiaccia un tasto con l’altra in risposta a un segnale. Il gruppo di anziani, tra i 60 e i 79 anni, è stato addestrato per un totale di 12 ore distribuite in 4 settimane. Man mano che la loro competenza migliorava, il gioco diventava più impegnativo. Alla fine dello studio, il gruppo di anziani ha superato in bravura il gruppo non addestrato di ventenni. Inoltre, misurazioni effettuate con l’elettroencefalogramma sugli anziani durante e dopo il gioco hanno rilevato un’attività cerebrale sempre più simile a quella di molti individui più giovani. I ricercatori hanno notato un impulso significativamente maggiore in una rete neurologica legata alla capacità di perseguire i propri obiettivi. E hanno concluso che giocare può modificare la plasticità del cervello o la capacità di cambiare col tempo. Studi simili hanno anche dimostrato che i videogiochi possono migliorare gli stati d’animo e i livelli di salute emotiva, aumentare il benessere e ridurre la depressione tra gli anziani. Uno studio condotto dall’Università dell’Iowa ha concluso che videogiochi appositamente progettati possono persino ritardare di oltre sette anni il declino delle abilità cognitive. Un’altra ricerca ha dimostrato inoltre che il gioco può migliorare del 14 per cento la forza del braccio e del 20 per cento la capacità motoria tra i pazienti affetti da ictus; un importante aiuto per la riabilitazione.
più impegnativi, mentre quelli con problemi cognitivi possono scegliere di ridurre la difficoltà. Inoltre, molti giochi sono stati progettati per diventare sempre più complessi man mano che il giocatore migliora, impedendo così al cervello di usare il “pilota automatico” una volta raggiunta una certa dimestichezza. I giochi possono anche essere progettati per stimolare determinati tipi di funzioni cerebrali. Ad esempio, l’elemento multifunzionale di NeuroRacer di guidare con una mano e di rispondere ai segnali con l’altra aiuta i giocatori a rafforzare la loro capacità di passare da un’attività all’altra senza perdere la concentrazione. La possibilità di rafforzare specifiche abilità cognitive potrebbe essere utilizzata per aiutare individui con altri tipi di deficit cognitivi come ADHD, depressione, demenza o Alzheimer. Dati i risultati positivi delle ricerche, forse è giunto il momento per gli anziani di mettere via l’uncinetto o il cruciverba e impugnare il joystick. www.qualityoflifeobserver.com
Un esercizio mentale personalizzato Ma cosa c’è di tanto speciale nei videogiochi? Quali benefici possono offrire che altri tipi di esercizi mentali, come cruciverba o Sudoku, non danno? Secondo gli esperti, i videogiochi hanno innanzitutto il vantaggio di essere adattabili. Ad esempio, gli anziani più in forma possono giocare a livelli
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ricerca sugli universitari
una ricerca internazionale ci dice chi sono gli studenti universitari sodexo ha intervistato più di 4000 studenti di sei paesi, tra i quali l’italia, in tre continenti. ne è uscito un ritratto interessante, a volte sorprendente, utile per orientare al meglio organizzazioni e investimenti
Più di 5 milioni di studenti frequentano oggi l’università in un Paese diverso da quello di provenienza. Il doppio rispetto ai 2,1 milioni del 2000 e più del triplo del numero registrato nel 1990. In questo mercato dell’istruzione universitaria sempre più competitivo e globale, è essenziale che le università, e ovviamente i relativi partner, sviluppino una capacità di analisi e comprensione a livello globale. Già dall’aprile del 2004 Sodexo conduce nel Regno Unito un’indagine a cadenza biennale, per indagare e tracciare i trend nelle aree
chiave della vita universitaria, dentro e fuori dall’ambito accademico. Per la prima volta dopo 14 anni, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze sempre più globalizzate del settore accademico, il sondaggio è stato esteso a livello mondiale. Gli studenti intervistati sono stati più di 4.000, in sei Paesi del mondo di tre diversi Continenti: Cina, India, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti d’America. L’indagine ha mappato il percorso dello studente, dalla scelta dell’ateneo alla vita universitaria, fino all’uscita dall’università.
La metodologia della ricerca La ricerca è stata condotta nella primavera del 2017 da YouthSight (www. youthsight.com). Hanno compilato il questionario on line 4.027 studenti provenienti da sei Paesi. Il campione di indagine comprende 1.008 studenti provenienti dagli USA, 1.005 dal Regno Unito, 507 dall’Italia, 500 dalla Spagna, 505 dall’India e 502 dalla Cina, iscritti a tutti gli anni di corso. Il rapporto fra i generi è stato paritario: 50/50 in tutti i Paesi tranne che in India, dove il rapporto è stato 70% ragazzi e 30% ragazze.
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ricerca sugli universitari
Consapevoli della spesa I risultati sono affascinanti. Alcuni argomenti e alcune esperienze accomunano gli studenti di tutto il mondo. Dovendo affrontare spese più alte e un mercato del lavoro più incerto che mai, una volta laureati gli studenti sono generalmente più determinati e seri di quanto non lo siano mai stati. Sono diffuse le preoccupazioni economiche e l’aspettativa che valga la pena pagare per gli studi. D’altro canto, le differenze nazionali e culturali si riflettono sulle esperienze e le aspettative degli studenti, che cambiano notevolmente da una nazione all’altra. Nella scelta di un’università, gli studenti americani tengono in maggiore considerazione il sostegno finanziario e i servizi di orientamento professionale rispetto agli altri Paesi; gli studenti del Regno Unito sono più concentrati sui servizi che faciliteranno la loro vita sociale ed extracurricolare; per gli studenti indiani invece, che mirano più alla carriera, le strutture informatiche, bibliotecarie e dedicate allo studio rappresentano fattori decisivi.
Tra virtuale e materiale I risultati dell’indagine sottolineano anche la stringente interazione tra ambiente fisico e digitale all’interno del campus, fattore che sta avendo un impatto determinante sulle università.
Come è prevedibile, abbiamo rilevato che la rete wifi è il servizio che gli studenti reputano più importante per loro. Detto ciò, l’ambiente fisico è ancora importantissimo nella scelta dell’università e quelle strutturate in campus sono molto apprezzate.
C’è molto da fare per loro Oggi come domani, non solo le università, ma l’intera società (genitori, autorità pubbliche) dovranno collaborare per evitare ogni stress mentale e preoccupazione economica agli studenti e per creare insieme a loro (che naturalmente vogliono esprimere la propria opinione) un ambiente di apprendimento all’altezza delle aspettative della loro generazione. Sodexo collabora con più di 1.000 università in 32 Paesi. I suoi servizi contribuiscono direttamente a determinare la Qualità di Vita degli studenti e a garantire loro un’esperienza positiva nel campus. Sodexo ha dato vita a questo sondaggio per poter ampliare e adattare costantemente i suoi servizi in modo da soddisfare le esigenze degli studenti, ma ha scelto di condividerne i risultati per aiutare tutti a capire e favorire il sostegno al percorso dello studente di oggi a livello globale. Patrick E. Connolly CEO Segmento Scuole & Università – Sodexo
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ricerca sugli universitari
scelte, bisogni, stili di vita e progetti futuri degli studenti universitari ci sono necessità e desideri trasversali, che accomunano la maggior parte degli studenti universitari, e altre che cambiano notevolmente a seconda del paese d’origine. Ecco alcuni dati interessanti
L’“avventura” universitaria comincia con la scelta dell’ateneo, ma quali sono i criteri che la guidano? I primi tre fattori, citati da oltre un terzo degli studenti intervistati nell’indagine di Sodexo, sono: la presenza di un campus universitario, un ambiente piacevole e la buona impressione lasciata dagli open day. L’altra priorità è poter pianificare il futuro ed evitare debiti,
il che non sorprende visto che nelle sei nazioni coinvolte nella ricerca, cioè Cina, Stati Uniti, Italia, Spagna, India e Regno Unito, il mercato del lavoro è molto competitivo per i laureati, che potrebbero dover anche prendere in considerazione un master o degli stage per accedere al settore lavorativo prescelto. Quasi un terzo degli studenti cerca università che offrano agevo-
lazioni economiche in termini di sovvenzioni o borse di studio, mentre i solidi collegamenti con l’industria o il mercato del lavoro e l’orientamento professionale sono apprezzati da circa un quarto di loro. La ricerca su Internet è stata importante per quasi i tre quarti degli studenti, seguita dal consiglio di genitori (62%), insegnanti (57%) e amici (49%).
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ricerca sugli universitari Chi paga? A livello globale, sono i genitori che pagano le spese di casa e studio, nel 53% dei casi, rispetto al 17% degli studenti che si mantiene da solo. Circa un quarto (22%) di loro ha messo in conto di svolgere impieghi part-time, percentuale che sale al 30% negli Stati Uniti e al 36% in India.
Come giudicano l’ospitalità Poco più della metà degli studenti pensa che l’università sia ospitale con i nuovi studenti, con picchi di soddi-
sfazione in Cina (84%) e il valore più basso in Italia (39%). Gli studenti indiani sono più discordi: il 40% trova l’università non ospitale e il 52% ospitale.
Quali sono i bisogni degli studenti? Quali sono le maggiori sfide delle prime settimane da studente? Adattarsi a nuovi metodi di insegnamento e ai nuovi carichi di lavoro è la prima della lista per il 22% degli studenti e una delle prime due per tutte le nazionalità. Alla domanda in che cosa possono aiutarli le università, tre quinti degli studenti hanno citato lo studio, seguito a breve distanza dalla possibilità di trovare un impiego e/o opportunità di lavoro. Le risposte del sondaggio fanno capire che un numero significativo di studenti non è a conoscenza dei servizi offerti dalle università, il che indica che la comunicazione potrebbe essere migliorata.
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ricerca sugli universitari Soddisfazione...
A volte restare non è facile
In generale, il 73% degli studenti è soddisfatto della propria vita e il 65% lo è dei propri studi.
A livello globale, il 30% degli studenti ha pensato di lasciare l’università; ma i motivi di questa scelta sono vari. Nonostante molti abbiano preoccupazioni economiche, il motivo principale non è questo. Poco meno della metà degli studenti lamenta difficoltà legate allo studio, un terzo ha problemi di salute fisica o mentale e poco meno di un terzo di tipo finanziario.
Fanno economia Quasi il 90% degli studenti ha trovato un modo per risparmiare: il più comune è non uscire con gli amici, indicato da più della metà degli intervistati.
... e stile di vita Lo studente del XXI secolo è assennato, sano, etico, consapevole del valore del denaro, ama i comfort di casa ed è orientato alla carriera.
Sanno quel che vogliono A livello globale, avere uno stipendio elevato è importante solo per un quarto degli studenti, meno importante che trovare un lavoro velocemente o nella propria area di interesse (la priorità per più di un terzo degli intervistati). Poco più della metà degli studenti sa che lavoro vuole fare, ma solo il 37% ha effettuato uno stage utile. Gli studenti di tutto il mondo danno molta importanza al fatto che le loro università favoriscano un ambiente in cui le loro opinioni vengano ascoltate. Il sondaggio di Sodexo ha rivelato che l’83% la pensa così e che quelli che avvertono di più questo problema sono i cinesi (87%).
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ricerca sugli universitari
cosa dicono gli universitari italiani: una sintesi I risultati dei questionari a cui hanno risposto gli studenti italiani qui sono riassunti e commentati da tre responsabili universitari, due di Milano Bicocca e uno dell’Ateneo di Pavia. Questo è il panorama che ne scaturisce, di cui prossimamente vi daremo maggiori dettagli
Se è vero che il 59% degli studenti interpellati individua nella partecipazione agli open day uno dei fattori capaci di influire nella scelta, ciò che davvero condiziona la decisione è la possibilità di coniugare la reputazione della sede universitaria con la vicinanza al luogo di abitazione della propria famiglia, dove, a differenza di quanto accade in altri Paesi, i ragazzi continuano a vivere durante il periodo degli studi. Molti di loro fanno i pendolari per frequentare le lezioni e le altre attività accademiche, e affermano che il buon collegamento tra la propria abitazione e la sede dell’università è stato il fattore decisivo nella scelta dell’ateneo. La mobilità urbana ed extra-urbana degli
studenti dovrebbe rientrare, quindi, nel campo di attenzione delle università e delle loro strategie.
Manca un supporto Solo il 10% degli studenti italiani vive in una residenza universitaria, dove comunque la vita collettiva e il sostegno agli studi sembrano richiedere maggiore attenzione. Infatti i ragazzi dichiarano di non trovare un aiuto da parte dei servizi universitari per affrontare le difficoltà che sorgono nei primi mesi dall’immatricolazione, derivanti per lo più dalla necessità di adottare nuovi metodi di studio e/o dagli eccessivi carichi di lavoro, cause principali degli abbandoni. Il 51% affer-
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ricerca sugli universitari
ma di aver avuto problemi a gestire il carico di studio e il 41% di aver faticato a conciliare la vita accademica, sociale e lavorativa. Il 36% degli intervistati ha preso in considerazione l’idea di abbandonare l’università e di questi la maggior par te l’ha fatto per problemi legati allo studio. Ciò suggerirebbe agli atenei di dotarsi di ser vizi di orientamento integrati, non solo informativi, ma soprattutto formativi, cioè in grado di accompagnare gli studenti nel loro percorso, con una maggiore attenzione alla didattica e offrendo più spazi comuni dedicati allo studio, con effetti positivi sulla regolarità degli studi (attualmente la grande maggioranza degli studenti studia nella propria stanza). Inoltre, sebbene ormai gli atenei siano dotati di uffici di placement, i questionari fanno emergere quanto essi siano poco conosciuti e ancor meno utilizzati dagli studenti. In realtà, un’azione più incisiva degli stessi agevolerebbe il dialogo tra mondo accademico e del lavoro, mentre una più capillare informazione all’interno degli atenei li renderebbe utili ed efficaci strumenti di inserimento nel processo lavorativo. Da tutto ciò emerge quanto sia necessario per le università italiane rafforzare le attività di orientamento.
giare con gli amici, va al pub o al bar, meno spesso al cinema o a teatro. Molti fanno attività sportiva o esercizio fisico. Per quanto possibile, dunque, le università farebbero bene a considerare anche questi aspetti extra-accade-
Studiano vicino a casa e fanno fatica a passare dal liceo all’università. Gli studenti italiani hanno necessità e problemi specifici. Nel prossimo numero li approfondiremo maggiormente in un focus dedicato.
Non di solo studio... Un ambiente accogliente non dipende solo dai servizi offerti a sostegno dello studio, ma anche dalla Qualità della Vita sociale degli studenti. La maggior parte di loro esce spesso a man-
mici della vita studentesca che, influenzando l’integrazione sociale degli studenti, possono avere un impatto positivo sulla riuscita negli studi.
Un dato da analizzare Sorprende, infine, la scarsa soddisfazione per il rapporto costi-benefici dell’istruzione universitaria. Le università pubbliche italiane, a dispetto di certi luoghi comuni, presentano costi di accesso fortemente contenuti a fronte di una qualità media elevata, dimostrata non solo dalle classifiche, ma anche dal fatto che i nostri laureati intenzionati a trasferirsi all’estero trovano facilmente un’occupazione di livello adeguato. Paolo Cherubini, Prorettore Vicario, Università di Milano Bicocca; Loredana Garlati, Prorettore all’Orientamento e Job Placement, Università di Milano Bicocca; Michele Rostan, Delegato al Benessere Studentesco, Università di Pavia
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cosa tengono in considerazione gli studenti italiani quando scelgono l’università? preferiscono restare vicino a casa, quindi i servizi di trasporto contano più delle residenze universitarie. la reputazione dell’ateneo è importante e per conoscerla si informano ascoltando amici e parenti e andando agli open day
In che modo gli studenti italiani scelgono l’università? Escludendo il corso di studi in sé, i fattori principali sono i collegamenti con i mezzi di trasporto e la possibilità di vivere a casa propria. Più della metà degli studenti italiani tiene conto dei collegamenti con i mezzi di trasporto (è la percentuale più alta del sondaggio), e il 44% considera la possibilità di vivere a casa, percentuale più alta a pari merito con gli spagnoli. Per il 17%, la possibilità di restare a vivere con i genitori è il fattore più importante. Quattro italiani su dieci guardano se l’università si trova in centro città (valore molto più alto rispetto alla media), ma sono condizionati anche dagli Open Day e dalla gradevolezza delle strutture. Le biblioteche e altre strutture per lo studio sono il fattore più importante, citato nel 38% dei casi,
mentre il 30% ha dato peso ai contatti dell’università con organizzazioni che offrano esperienze di lavoro, e il 28% ha considerato un supporto economico. Le strutture di aggregazione sono state indicate dal 27%, percentuale inferiore alla media globale, che riflette forse il fatto che molti studenti restano nella città natale e frequentano i vecchi amici.
Classifica, consiglio o reputazione? Quasi il 70% degli studenti italiani ha tenuto in considerazione la reputazione di un’università, e poi la sua ospitalità. La metà ha ascoltato i consigli dei genitori e degli amici, e poco più del 40% quelli degli insegnanti, il che fa pensare che gli studenti italiani contino sulle proprie impressioni.
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insoddisfatti della vita e degli studi ma con abitudini sane questo potrebbe essere il ritratto a grandi linee degli studenti universitari italiani. un’immagine che la dice lunga su quanto sia ampio il margine di intervento per migliorare la situazione
Gli studenti italiani sono i meno soddisfatti della propria vita e dei propri studi tra tutti gli universitari dei sei Paesi del sondaggio: il 62% è soddisfatto della propria vita contro la media del 72%; il 53% è soddisfatto dei propri studi contro la media del 65%. E sono penultimi relativamente alla soddisfazione riguardo al proprio alloggio.
Sono quelli che più tendono ad abbandonare gli studi e i meno propensi a dichiarare che la propria università offra un buon rapporto qualitàprezzo.
Un passaggio davvero complesso Gli italiani sono quelli che soffrono di più nell’adattarsi agli studi universitari.
Un terzo di loro ha trovato difficili i nuovi metodi di insegnamento, mentre poco meno del 20% sostiene che è difficile adattarsi al corso di studi. Si tratta di una percentuale significativamente superiore a quella di altri Paesi, tranne che della Spagna. Gli studenti italiani sono anche i più preoccupati di non trovare lavoro dopo la laurea.
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Cosa pensano della loro università In media, sono meno soddisfatti relativamente al tempo trascorso con docenti e tutor, con una differenza di 14 punti percentuali (56% contro il 70%) e saltano una media di 1,7 lezioni alla settimana, valore leggermente superiore alla media. Il 37% non ha mai saltato lezioni, mentre il 20% ne ha saltate tre o più alla settimana. Solo poco più di un terzo degli studenti (37%) pensa che il percorso accademico abbia un buon rapporto costiqualità, un valore inferiore a quelli di tutte le altre nazioni coinvolte nella ricerca, fatta eccezione per il Regno Unito. Gli studenti italiani sono anche meno propensi a ritenere che l’università possa aiutarli a risolvere i loro problemi. Poco più del 40% pensa di ottenere supporto nel trovare lavoro sulla base dei propri studi, e meno di un terzo si aspetta di essere aiutato nei problemi di natura economica, sociale o sanitaria.
Il 43% ha preoccupazioni economiche quotidiane, il terzo valore più alto del sondaggio. Al contempo, quasi l’80% prevede di non avere debiti al momento della laurea, il doppio rispetto alla media degli Stati Uniti e il triplo rispetto a quella del Regno Unito.
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Com’è la loro vita quotidiana
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Il 55% dei giovani italiani vive in famiglia nel periodo degli studi universitari, una quota molto superiore alla media internazionale, ed equivalente alla Spagna. • L’83% studia nella propria stanza. • Quasi il 60% mangia un
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pranzo al sacco, preparato a casa, fuori dall’università. Il 29% dice di pranzare in famiglia. Il 61% prova a mangiare in modo sano, il 12% sa che dovrebbe farlo ma non lo fa e il 26% dice che “è essenziale”. Il 66% pratica attività fisica 2-5 volte alla settimana. Il 38% dorme 7 ore per notte, il 31% 8 ore. Trovarsi con gli amici a casa di qualcuno è il modo di socializzare più diffuso. Il 72% mangia fuori casa almeno una volta alla settimana. Il 55% va in un pub o al bar almeno una volta alla settimana.
E per prepararsi al mondo del lavoro... Poco più di un terzo degli intervistati, ovvero poco meno della media del sondaggio, ha effettuato uno stage, occasione che aiuterebbe a trovare un impiego. Gli studenti italiani conoscono meno i servizi di orientamento professionale presenti nella loro università rispetto alla media internazionale (più del 20% ha detto di non esserne a conoscenza) e solo il 17% vi ha fatto ricorso rispetto al 25% globale. Il 58% ha detto di essere a conoscenza dei servizi, ma di non averli usati, percentuale leggermente più alta rispetto alla media internazionale.
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aspettative e richieste di accesso alla rete della generazione wifi su internet cercano informazioni (anche sull’università), ricevono notizie, guardano film e ascoltano musica... è la rete il luogo dove studiare e divertirsi, restare in contatto con amici e parenti e fare shopping. per questo la connessione è importante!
Considerato che lo studente universitario di oggi è cresciuto in un’era digitale, non sorprende il fatto che l’accesso al wifi sia la maggiore priorità per questa generazione. Piuttosto ci si può forse stupire del fatto che in tre dei Paesi intervistati non vi si attribuisca una maggiore importanza. Nell’indagine di Sodexo, il wifi ha la massima importanza per gli spagnoli (86%), seguiti dagli studenti del Regno Unito (79%) e degli Stati Uniti (73%), mentre per cinesi, indiani e italiani il dato si attesta intorno al 50% circa. Nondimeno, i fornitori di servizi devono restare al passo con le esigenze di connettività per essere sempre aggiornati con i nuovi sviluppi. Come abbiamo già visto, gli studenti danno molta
importanza alla ricerca sul web per scegliere dove andare a studiare. Fanno regolarmente acquisti on line, ascoltano musica e guardano video in streaming. Svolgono on line anche parte delle attività legate allo studio, come effettuare ricerche, comunicare con i dipartimenti dell’università o archiviare il proprio lavoro su servizi di cloud. A livello di servizi pratici, per esempio negli alloggi per studenti, la connessione wifi permette di segnalare e tracciare in tempo reale interventi di manutenzione o di mettersi d’accordo per attività sociali. Una buona connessione wifi è quindi indispensabile: è un servizio da offrire sia negli atenei sia nelle residenze universitarie.
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