Soluzioni giugno 2014

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soluzioni > climatizzatori, salute e ambiente sodexo e ocse per la qualitĂ della vita stop hunger: contro la fame e la malnutrizione risorse umane: fusioni aziendali

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n.

anno III, n.6, giugno 2014


aziende e istituzioni

novità normative: Carte della qualità dei servizi pubblici locali Ci sono voluti ben sei anni per far maturare un accordo tra Regioni, Governo, Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) e ANCI-Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, per l’applicazione delle Carte della qualità dei servizi pubblici locali.

A seguito dell’introduzione nella Legge fi­ nanziaria del 2008 (Legge 24 dicembre 2007 n. 244) dell’obbligo per gli enti locali di intro­ durre le Carte della qualità sia per i servizi pubblici locali gestiti in proprio che per quelli affidati a soggetti autonomi esterni alle Am­ ministrazioni, le Associazioni dei consumatori del CNCU, tra cui l’ACU, hanno ottenuto, dopo sei anni, un importante risultato. Ora tutte le aziende pubbliche del nostro Pa­ ese devono realizzare la Carta della qualità, che dovrà essere eleborata a seguito di una puntuale consultazione anche delle Associa­ zioni dei consumatori e più in generale de­

gli stakeholder presenti nei diversi territori. Si tratta dei servizi del trasporto pubblico lo­ cale su gomma e su ferro, i servizi relativi alla raccolta dei rifiuti urbani, i servizi di igiene e del decoro urbano, il servizio mensa scola­ stica e non solo, gli asili nido, l’illuminazio­ ne pubblica, le farmacie comunali, il servizio idrico integrato, i parcheggi, i servizi cimite­ riali, ecc., sui quali molto spesso i cittadini non dispongono di conoscenze e strumenti adeguati di valutazione e soprattuto non sono informati sugli interlocutori a cui segnalare i disservizi e chiedere i miglioramenti magari attesi da anni.

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aziende e istituzioni Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n.254 del 29 ottobre 2013 Supp. Ord. n. 72, reperibile al link http://www. gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/10/29/13A08564/ sg) dell’accordo del 26 settembre 2013, la Conferenza Unificata ha reso note le linee guida e gli elementi minimi da inserire nei Contratti di servizio e nelle Carte della qua­ lità. Si tratta di un for­ midabile strumento di lavoro per tutti i sog­ getti che operano sul territorio sia nel loro ruolo di utenze diffu­ se che di erogatori dei servizi a seguito della stipula di un contratto di servizio con l’Amministrazione locale (Co­ mune, Provincia, Regione).

nomica. A questi seguono gli indicatori di set­ tore, che in alcuni casi sono dettagliati e in altri decisamente meno, ma che sono sempre utili. Ora le Associazioni dei consumatori auspi­ cano che si definiscano in tutti i territori dei protocolli di intesa, sia con le Amministra­ zioni che con le aziende erogatrici dei servizi, non solo per stabilire gli indicatori di misu­

Un passo avanti nella collaborazione tra Enti locali e Associazioni del consumatori, ma anche nell’informazione e nel coinvolgimento dei cittadini: l’Accordo sulle Carte della qualità dei servizi.

Indicatori e strumenti pratici Una serie di indicatori generali elencata nell’Accordo viene declinata in diverse voci analitiche, tali da offrire a tutti la possibilità di affrontare in termini pro-attivi l’approccio per la realizzazione di Carte della qualità ef­ fettivamente utili per i cittadini. I capitoli generali a cui fanno capo decine di indicatori di qualità sono: tutela dell’ambiente, comunicazione, informazione e customer sati­ sfation, dinamica dei prezzi ed efficienza eco­

razione degli standard minimi della qualità di ciascun servizio, ma anche per sottoscri­ vere le procedure relative alla conciliazione paritetica, strumento decisamente efficace nella risoluzione delle controversie e che le Associazioni dei Consumatori, tra cui l’ACU, hanno adottato già dalla prima metà degli Novanta con le più importanti aziende del nostro Paese. associazione@associazioneacu.org Gianni Cavinato - Presidente nazionale ACUAssociazione Consumatori Utenti www.associazioneacu.org Membro del Comitato Scientifico Sodexo

L’Accordo visto da vicino Le Linee guida pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale hanno una struttura particolarmente operativa ed efficace, e per favorire la concretizzazzione dell’Accordo sono corredate da Allegati contenenti esempi pratici di protocolli personalizzabili e utilizzabili dagli Enti Locali e dalle aziende. Tra questi, un modello di Delibera, uno di Protocollo di intesa con le Associazioni di consumatori e delle utili check list da compilare per la verifica e il monitoraggio. Naturalmente, questi modelli possono essere adottati tal quali oppure modificati per renderli aderenti e adeguati alla singola realtà locale e del servizio specifico. Tutto ciò allo scopo di favorire la messa in pratica dell’Accordo, cioè la realizzazione delle Carte della qualità dei servizi, e la comparabilità intra e infra regionale. Le parole chiave che caratterizzano questa normativa sono: partecipazione, trasparenza, sostenibilità, qualità, economicità. In sostanza, i requisiti che tutti auspichiamo di vedere considerati e realizzati nelle attività e nei servizi delle Amministrazioni pubbliche nei confronti dei cittadini.

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ginnastica in ufficio. tutti alla propria postazione (lavorativa): si comincia!

Per mantenersi in forma e pre­ venire fastidiosi disturbi ci sono esercizi mirati, semplici ma che richiedono costanza e continuità (chi ha problemi di salute o di po­ stura deve parlare con il medico prima di cominciare l’attività): dieci, quindici minuti ogni giorno sono sufficienti. Bisogna inoltre aver cura di mantenere una postura corretta e uno stile di vita sano ed equilibrato. Gli esercizi, oltre a richie­ dere un tempo contenuto, possono essere eseguiti anche alla scrivania; eccone allora una breve “carrellata” da provare su­ bito. Con l’aiuto di Mario Gulinelli (Scuola dello Sport del CONI, Comitato Scientifico Sodexo), ab­ biamo selezionato quelli utili alle parti del corpo più a rischio a cau­ sa di una vita troppo sedentaria.

Riscaldamento sì o no? Quando si pratica un’attività sportiva, è bene solitamente cominciare sempre con un po’ di riscaldamento muscolare. Un’accortezza che vale anche

in ufficio. È sufficiente alzarsi e sedersi velocemente dalla sedia per almeno 20-30 volte di se­ guito oppure fare un giro veloce per portare qualche documento in un’altra stanza. Poi si può co­ minciare con gli esercizi.

Estensione laterale: seduti con la schiena dritta e ben appog­ giata allo schienale, inspirare e poi, espirando, piegare la testa di lato portando l’orecchio il più vicino possibile alla spalla, che deve restare ferma senza sol­

Mentre si eseguono gli esercizi per collo e spalle è molto importante non incurvare la schiena, muoversi lentamente e in modo fluido, morbido e regolare, non a scatti. Rilassare il collo Sono quattro i tipi di movimenti utili per decontrarre i muscoli del collo e rilassare la cervicale. Allungamento verticale: in pie­ di con la schiena appoggiata alla parete e le braccia lungo i fianchi, inspirare e poi, espi­ rando, spostare il mento all’in­ dietro, in modo sentire che tut­ ta la colonna è a contatto con il muro. Restare in questa po­ sizione per dieci secondi e poi, espirando, rilasciare e tornare alla posizione di partenza. Ri­ petere per tre volte.

levarsi. Contare fino a cinque e poi, inspirando, tornare alla po­ sizione di partenza. Fare lo stes­ so dal lato opposto. Ripetere la sequenza per tre volte. Poi eseguire lo stesso eser­ cizio, accentuando la trazione con l’aiuto delle braccia: quan­ do si piega la testa verso destra si solleva il braccio destro e si appoggia la mano sull’orecchio sinistro, restando in posizione per cinque secondi, poi si ripor­ ta il braccio lungo i fianchi e in­ fine si risolleva la testa per tor­ nare alla posizione di partenza.

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aziende e istituzioni Si fa la stessa cosa dall’altro la­ to e si ripete l’intera sequenza per tre volte. Flessione in avanti e indietro: sempre da seduti inspirare e poi, espirando, abbassare la te­ sta come a voler portare il men­ to nella fossetta della gola, sen­ za piegare la schiena ma esten­ dendo la nuca. Restare così per cinque secondi, poi inspirando sollevare il capo e pian piano piegarlo all’indietro, senza for­ zare. Rilassarsi e rimanere in questa posizione per cinque secondi, poi tornare a quella di partenza. Ripetere per tre volte. Rotazione: seduti con la schie­ na eretta, inspirare e poi, espirando, piegare la testa in avanti e lentamente e senza scatti ruotarla verso destra, quindi inspirando portarla all’indietro e verso sinistra,

destra, quindi riportarla nella posizione iniziale, fare lo stesso con la sinistra e poi con entram­ be contemporaneamente. Ripe­ tere la sequenza per dieci volte. Avanti e indietro: in posizione seduta, schiena eretta e braccia e spalle rilassate, inspirando spingere le spalle all’indietro ed espirando portarle in avanti. Tornare alla posizione di par­ tenza e ripetere per dieci volte. Inspirando, portare le braccia dietro la schiena prendendosi le mani; espirando, allungare dolcemente e gradualmente le braccia e poi rilasciare. Ripe­ tere per cinque volte. Quindi in­ spirando sollevare le braccia in avanti, erette, portandole all’al­ tezza delle spalle; restare così per cinque secondi, poi espiran­ do tornare alla posizione di par­ tenza. Ripetere per cinque volte.

per tornare di nuovo con la testa piegata verso il basso. A questo punto ricominciare la rotazione ma in senso inverso. Ripetere per tre volte.

Intrecciare le mani dietro la nuca e inspirando aprire i go­ miti, espirando rilassare le braccia tenendo sempre le mani dietro la nuca. Ripetere per cinque volte. Circolare: ruotare le spalle por­ tandole prima in avanti, poi in alto, quindi indietro e infine in avanti per dieci volte. Rilassarsi per qualche secondo e ripetere l’esercizio in senso inverso. Fare l’intera sequenza per tre volte.

Sciogliere le spalle Su e giù: seduti, con la schiena dritta e le spalle rilassate, in­ spirando incrociare le braccia davanti al petto appoggiando le mani sulle spalle, espirando spingere le spalle verso il suolo con le mani, allungando il collo verso l’alto. Contare fino a cin­ que, poi rilasciare lentamente, inspirando, quindi ripetere per tre volte. Ora sollevare la spalla

Movimenti per le mani Con le mani aperte, allargare e riavvicinare le dita per dieci volte; allargare le mani e tenere

le dita tese per qualche secon­ do, poi rilassarle e ripetere per cinque volte; stringere e aprire i pugni con movimenti veloci; picchiettare più volte su un tavo­ lo con le punte dei polpastrelli, battendo sulla superficie con un dito alla volta; prendere un dito alla base, prima il pollice e poi gli altri, e tirarlo come per to­ gliere un anello, fino a raggiun­ gere il polpastrello.

Esercizi per i polsi Con le mani aperte e rilassate, ruotare i polsi verso l’interno per cinque volte, poi nel senso opposto per altre cinque. A mani giunte, con i gomiti ap­ poggiati su un piano, spingere prima con la destra, gradual­ mente, in modo che la mano sinistra si pieghi all’indietro, una volta raggiunto il punto

massimo di tensione, restare così per cinque secondi e poi tornare lentamente alla posi­ zione di partenza. Fare lo stesso dall’altro lato. Ripetere l’intera sequenza per tre volte. Intrecciare le dita delle mani e far roteare i polsi prima in senso orario per tre volte e poi altret­ tante in senso antiorario.

Esercizi per la schiena Se non ci sono patologie in corso (nel qual caso serve il parere del medico) tonificare e distendere la muscolatura della schiena, puntando su allungamenti, ro­ continua a pag. 6

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Addominali tonici

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tazioni e rilassamento, è il modo migliore per evitare o ridurre dolori lombari o dorsali. Allungamento: seduti con la schiena dritta, non rigida, sol­ levare le braccia inspirando, in­ crociare i polsi sopra la testa e unire i palmi delle mani. Conta­ re fino a dieci, quindi espirando sciogliere le mani, abbassare le braccia e rilassarsi per dieci se­ condi, poi ripetere. Seduti con la schiena ben eretta, appoggiare le mani sui lati del sedile e senza inarcare il busto cercare di sollevarsi, in­ spirando, facendo leva con le braccia. Contare fino a sette, poi espiran­ do rilassare lentamente le braccia. Dopo dieci secondi ripetere la sequenza. Rotazione: seduti, schiena eret­ ta e mani appoggiate ai fianchi. Espirando, ruotare il busto verso destra, seguendo il movimento con lo sguardo. Restare così per cinque secondi, quindi inspiran­ do tornare alla posizione iniziale e poi espirando ruotare il busto verso sinistra. Tornare al centro inspirando e ripetere la sequen­ za per tre volte. Rilassamento: seduti, schiena appoggiata allo schienale, mani sulle cosce, spalle e braccia ri­ lassate, occhi chiusi. Rilassarsi respirando profondamente, poi chinare lentamente la testa e sollevarla pian piano, quindi ria­ prire gli occhi, stiracchiarsi.

Seduti, con la schiena appoggia­ ta allo schienale e i piedi piantati a terra, appoggiare le mani sulle cosce, inspirare e poi espirando contrarre i muscoli addominali come se si cercasse di far aderi­ re la pancia alla schiena. Quindi inspirare di nuovo rilassando la muscolatura e ricominciare, ri­ petendo per cinque volte. Rilassare le braccia lungo i fian­ chi, inspirare e poi, espirando,

dell’arto inferiore destro in modo da formare un angolo retto tra gamba e coscia. Re­ stare in questa posizione 20 secondi, poi tornare alla po­ sizione di partenza e fare lo stesso con l’arto inferiore sini­ stro. Ripetere la sequenza per dieci volte. Rifare l’esercizio precedente ma stavolta cercando di toccare i glutei con i talloni. Seduti alla scrivania, appoggia­

Per fare un po’ di moto durante la giornata lavorativa, si possono sfruttare anche le pause pranzo per uscire a fare quattro passi, e ricordarsi di usare le scale piuttosto che prendere l’ascensore. flettere il busto verso destra. Tornare lentamente alla posizio­ ne di partenza inspirando, quin­ di flettere il busto verso sinistra espirando e infine tornare al cen­ tro, eretti, inspirando. Ripetere la sequenza per cinque volte. Sempre con le braccia lungo i fianchi, inspirare e poi, espiran­ do, eseguire una torsione del busto verso destra, poi tornare alla posizione di partenza inspi­ rando, espirare mentre si ruota il busto verso sinistra e infine tornare al centro inspirando. Ripetere l’intera sequenza per cinque volte.

Gambe in forma In piedi, mani appoggiate al­ la parete, piegare il ginocchio

re sulle cosce un paio di libri pe­ santi, poi sollevare i talloni e tor­ nare coi piedi a terra, ripetendo per quindici volte.

Caviglie e piedi Staccare i piedi dal pavimento e ruotare le caviglie disegnando con i piedi dei cerchi nell’aria, in senso orario e poi antiorario. Seduti, tenendo i piedi poggiati al suolo, sollevare i talloni poi sol­ levare le punte lasciando a terra i talloni. Ripetere dieci volte. pavesi@soluzionisodexo.it Con la consulenza di Mario Gulinelli, Scuola dello Sport - CONI, Membro del Comitato Scientifico Sodexo

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i nostri esperti

i membri del comitato scientifico sodexo sodexo vuol essere un vero punto di riferimento per i suoi consumatori e collaboratori, e un partner strategico per i suoi clienti. Per questo, accanto alla qualità dei servizi che offre, è un’“azienda che sa” e dà informazioni autorevoli e aggiornate anche grazie al prezioso apporto del Comitato Scientifico Sodexo. Si tratta di un gruppo di esperti riunitosi per la prima volta nel 2004 e che oggi si è ampliato, dall’iniziale tema portante della nutrizione e igiene degli alimenti, a competenze diverse. Oggi l’alimentazione resta importante per So­ dexo, che è diventata un’azienda esperta in Ser­ vizi di Qualità della Vita. Il suo raggio d’azione e di conseguenza il suo campo di influenza si am­ pliano quindi allo stile di vita nel suo complesso. Il Better Tomorrow Plan accentua la responsa­ bilità sociale di Sodexo e ne rafforza l’attenzione all’impatto ambientale. Per queste ragioni si so­ no allargate le competenze del Comitato Scien­ tifico Sodexo, che il 3 ottobre scorso si è riunito nella sede di Cinisello Balsamo (MI) per avviare un nuovo corso, stringere una nuova alleanza tra i suoi membri e i collaboratori di Sodexo, prepa­ rare nuovi programmi e progetti di lavoro. Ora fanno parte del Comitato Scientifico Sodexo nutrizionisti, medici, psicologi, esperti di ambiente e diritti dei consumatori, che in molti casi rappre­ sentano Associazioni o Enti di grande esperienza e prestigio. Dagli interventi ai convegni all’aggior­ namento, dal supporto all’elaborazione dell’Os­ servatorio dei consumi e dell’IQP (Indagine Qua­ lità Percepita) all’orientamento dell’offerta, dalle campagne di educazione, informazione e forma­ zione, le aree di intervento di questi esperti sono molte, e anch’esse in costante crescita. Molti de­ gli articoli che leggete su Soluzioni Sodexo sono scritti direttamente da loro o realizzati grazie alla loro diretta consulenza, a garanzia della serietà e correttezza delle informazioni. Ecco i componenti del Comitato Scientifico Sodexo, che siamo onorati e orgogliosi di avere al nostro fianco.

Augusta Albertini alimentazione Nutrizionista, Biologa specializzata in Scienza dell’Alimentazione e Dietologia, ci mantiene al passo con le novità in campo nutrizionale, orientando menu, moduli di offerta e campagne di informazione ed educazione sulle tematiche legate al cibo.

Gianni Cavinato diritti dei consumatori Presidente di ACU, Associazione Consumatori e Utenti, e di ICEA, Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, è anche Tecnologo alimentare. Ponte tra la nostra azienda e i consumatori, è una risorsa fondamentale per una parte delle nostre azioni nell’ambito della responsabilità sociale.

Paola Di Pietro divulgazione Giornalista e scrittrice, è esperta in divulgazione scientifica, in particolare sui temi della salute, dell’alimentazione e dell’ambiente. Ha un ruolo di “mediazione culturale”, per facilitare la comunicazione tra gli esponenti della comunità scientifica con il pubblico dei consumatori.

Antonio Faggioli ambiente e salute Medico specialista in Igiene e docente all’Università di Bologna, è membro della Giunta esecutiva ISDE Italia, International Society of Doctors for Environment (in Italia Associazione Medici per l’Ambiente). Si occupa in particolare delle interazioni tra la salute e il mondo in cui viviamo.

Mario Gulinelli movimento e sport Docente presso la Scuola dello Sport del CONI, della cui rivista è coordinatore editoriale, collabora con l’Istituto dell’Enciclopedia italiana e traduce libri sullo sport. Le sue approfondite competenze sull’attività motoria, sportiva e non solo, sono fondamentali per orientare a sani stili di vita.

Katia Provantini psicologia Psicologa, Presidente della Cooperativa sociale Minotauro, svolge attività di clinica, formazione, supervisione e coordinamento di progetti di rete, in collaborazione con Enti locali. Ci orienta su psicologia e relazioni, anche coinvolgendo la sua ricca rete di collaboratori, con varie competenze.

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qualità della vita

qualità della vita: nuova frontiera della performance Sodexo, leader mondiale nei Servizi di Qualità della Vita, e ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, insieme in un’ambiziosa partnership triennale per la promozione della Qualità della Vita come fattore per lo sviluppo e il progresso della società.

Da una parte Sodexo, leader mondiale nei Servi­ zi di Qualità della Vita, dall’altra l’Organizzazio­ ne per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), insieme in un’ambiziosa partnership triennale finalizzata alla promozione della Qua­ lità della Vita come fattore per lo sviluppo e per il progresso della società. Un’iniziativa importante, che vedrà le due orga­ nizzazioni condividere le proprie conoscenze in tema di qualità della vita, maturate da due diver­ se prospettive, in uno scambio attivo e comple­ mentare. Sodexo, infatti, grazie ai suoi 428.000 collabo­ ratori e ai 75 milioni di persone che serve ogni giorno, gode di una percezione dettagliata sulla

qualità della vita quotidiana delle persone sul lavoro, a scuola, negli ospedali, nelle case di riposo, che consente uno sguardo micro-eco­ nomico sulle condizioni di vita e sul benessere delle persone. “Un contributo certamente pre­ zioso” come ha dichiarato il Segretario Generale dell’OCSE, Angel Gurria. L’OCSE, da parte sua, attraverso il lavoro in cor­ so con i governi e le imprese, ha potuto acquisire una visione macro-economica sulla società, che ha tradotto in un indicatore internazionale uni­ co: il Better Life Index, un indice che consente di confrontare il benessere in tutti i Paesi sulla base di 11 temi che l’OCSE ha individuato come essenziali in materia di condizioni materiali di

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qualità della vita qualità della vita e che vanno oltre i numeri delle statistiche economiche e del PIL. Una partnership perfettamente in linea con la filosofia di Sodexo, come ha sottolineato l’Amministratore Delegato Michel Landel: “In Sodexo siamo profondamente convinti che il miglioramento della qualità della vita sia la chiave per la crescita futura. Siamo mol­ to felici di poter lavorare con l’OCSE, che ha fatto così tanto per evidenziare l’importanza del concetto di better life come componente chiave del progresso della società e ha fatto sforzi considerevoli per aiutare a promuove­ re una scuola di pensiero che metta il benes­ sere delle persone al centro dello sviluppo economico. Dopo avere esaminato il proble­ ma dello sviluppo e dell’incremento della produttività, e consi­ derando la questione dei costi ambientali della nostra attività economica, il tempo ci ha portato a volgere la nostra attenzione verso un’area ugualmente cruciale: favorire un’economia più umana”.

dividere politiche, idee, esperienze, sfide sociali ed economiche. Sulla base dei risultati del 2012, il dibattito del Forum 2013 si è concentrato sul tema di come realizzare un futuro sostenibile, attraverso tre argomenti chiave: promuovere la crescita inclu­ siva e affrontare le disuguaglianze; ripristinare la fiducia nel sistema; promuovere la sostenibilità. Un contributo importante al dibattito è venuto dal gruppo di dirigenti ed esperti di Sodexo che ha partecipato al Forum (nella foto qui sotto). Rohini Anand (al centro), Senior Vice-President e Chief Diversity Officer, ha partecipato al pranzo - dibattito Cibo per la mente dedicato al “Fattore Maschile”, una discussione informale in un am­ biente rilassante, con 100 partecipanti suddivisi

“In Sodexo siamo profondamente convinti che il miglioramento della qualità della vita sia la chiave per la crescita futura. Siamo quindi molto felici di poter lavorare con l’OCSE”. Michel Landel

Il Forum 2013 La prima occasione di confronto e lavoro è stato il Forum 2013 dell’OCSE - che si è svolto a Pari­ gi, presso il Centro Conferenze dell’Organizza­ zione - un evento pubblico che, dal 2000, riuni­ sce una volta all’anno in un summit internazio­ nale tutti i settori della società (nel 2013 erano presenti oltre 1.500 persone tra capi di Stato e di governo, premi Nobel, dirigenti di aziende, di or­ ganizzazioni non governative, sindacati, membri del mondo accademico e dei media... provenienti da 63 Paesi del mondo) per confrontarsi e con­

in 10 tavole rotonde. Laurent Cousin (a sinistra), Marketing Offer, Research & Development, ha preso parte al lunch panel - un dibattito sedu­ ti a tavola - sul tema “Imparare ad ascoltare” e Mark Rollinger (a destra), Group Chief Legal Of­ ficer, ha partecipato alla IdeaFactory - un nuovo modo di confrontarsi e discutere, fatto di intensa collaborazione, approcci sorprendenti e conver­ sazioni altamente focalizzate - sul tema della fiducia. Infine, Michel Landel, Amministratore Delegato del Gruppo, è intervenuto alla sessione plena­ ria della tavola rotonda su “Il nuovo contratto delle società”: il dibattito ha analizzato il fatto continua a pag. 10

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qualità della vita

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che, mentre i leader politici sono preoccupati per la sostenibilità economica degli attuali mo­ delli di welfare sociale in un momento in cui il debito pubblico è elevato, la crescita è bassa e si assiste all’invecchiamento della popolazione, alcune aziende, come Sodexo, hanno scelto un modello di business diverso, la creazione di va­ lore sociale.

Landel: la persona al centro Ecco come Michel Landel (nella foto qui sopra) ha affrontato la questione: “La crisi attuale ha rivelato i limiti del nostro modello economico. Decenni di raziona­ lizzazioni e sforzi per migliorare proces­ si, metodi, strutture e competenze hanno esaurito il potenzia­ le per promuovere la produttività ed eser­ citano una pressione crescente su uomini e donne. La pressione compromette la spe­ ranza di trovare una realizzazione personale nel lavoro. Anche il consumo non sembra da­ re soddisfazione, indipendentemente dai livelli di reddito. Le nostre economie moderne, come molti economisti fanno notare, non sono riusci­ te a coniugare crescita e felicità. E quindi, sia­ mo tutti dinanzi alla stessa sfida: trovare nuove risorse per sviluppare una crescita armoniosa che porti non solo valore ma anche la realizza­ zione che dovrebbe risultare da essa. Secondo me, la soluzione potrebbe essere riassunta in due parole: esseri umani. In Sodexo, abbiamo una visione. Crediamo che per creare valore duraturo le organizzazioni e la società debbano metter le persone al centro del loro pensiero. Questa è la ragione per cui consideriamo che

la qualità della vita sia un fondamentale, e fi­ nora ampiamente inesplorato, fattore chiave nella performance individuale e collettiva. Noi ne abbiamo fatto il nostro mestiere e la nostra ragione d’essere. Nelle aziende, negli ospedali, nelle scuole, nel­ le prigioni e nelle fabbriche, il Ventesimo secolo ha portato ai Paesi sviluppati svariate soluzioni logistiche e tecnologiche alle principali sfide quantitative che affrontano le società moderne: produzione, trasporti, cure mediche e così via. Oggi, se desideriamo migliorare la performance di questi luoghi collettivi, il benessere delle per­ sone deve diventare il focus principale.

“La crisi attuale ha rivelato i limiti del nostro modello economico. è esaurito il potenziale per promuovere la produttività, mentre cresce la pressione su uomini e donne”. Michel Landel Solo per fare alcuni esempi, nelle aziende e nelle fabbriche l’obiettivo non è solo produrre, ma anche fidelizzare e motivare i talenti; negli ospedali non è solo curare i pazienti, ma anche proteggere la loro dignità e creare un ambien­ te che dia confort e benessere psicologico, utile alla guarigione. E ancora, nelle scuole e nelle università, in un’epoca in cui Internet rende la conoscenza accessibile a tutti, la questione più importante è come creare un ambiente che sti­ moli la motivazione a imparare. Ovunque, la sfida è trovare il modo per ricon­ ciliare i bisogni individuali con gli obiettivi delle organizzazioni; riconoscere che le organizza­ zioni sono anche luoghi in cui le persone vivono la loro vita, e porre l’enfasi su cosa migliora la qualità della vita.

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qualità della vita Per molti l’idea rimane vaga o troppo gene­ ralizzata. Per noi, è un tema concreto e mi­ surabile. Un luogo genera emozioni e orgoglio, attrat­ tiva e impegno. Attraverso il layout, la fun­ zionalità, l’apertura verso il mondo esterno e il simbolismo, gli spazi fisici creano punti di riferimento e culture condivise. A un livel­ lo più individuale, la qualità della vita nelle organizzazioni può essere valutata attraver­ so dettagli, che spesso appaiono cruciali. Le persone devono inoltre essere viste in base alle loro relazioni con gli altri. I decisori do­ vrebbero utilizzare la qualità della vita come strumento per sostenere le loro strategie fo­ calizzandosi sui lavori più semplici e, a volte, invisibili. In termini pratici, la qualità della vita procura a uomini e donne motivi per sen­ tirsi meglio e più rispettati; accelera il pro­ gresso individuale e, per estensione, anche quello della società. Nella nostra dedizione al miglioramento della qualità della vita, siamo orgogliosi del nostro ruolo in questa fondamentale rivo­ luzione. Oggi, la nuova frontiera della per­ formance è umana. Spostare il nostro focus sugli uomini e sulle donne ha le sue radici in considerazioni etiche. Ma alla fine l’etica deve unire i suoi sentieri con quelli dell’eco­ nomia: questa è la grande speranza dei no­ stri tempi. Riconoscere l’importanza dell’e­ lemento umano prima di tutto porta a un ri­

pensamento su come ristabilire un equilibrio nell’economia. E di conseguenza trasforma anche il business. Gli uomini e le donne che lavorano per un’azienda devono essere i rea­ li beneficiari del suo successo: questo è sen­ za dubbio il modo migliore per assicurare la sostenibilità di un’azienda. L’equilibrio deve ispirare le politiche dell’azienda anche nelle aree della diversità e dell’inclusio­ ne. L’integrazione delle minoranze, il collega­ mento tra generazioni, le pari opportunità per uomini e donne, l’integrazione dei dipendenti con disabilità, il rispetto dell’orientamento ses­ suale sono tutti driver della performance. A ogni livello nella nostra azienda e in quelle dei nostri clienti, abbiamo trovato che la diversità ci aiuta ad essere più forti e più innovativi. Lo stesso vale per la formazione e lo sviluppo dei dipendenti. Più che mai la competitività globale delle azien­ de dipende dai talenti. Naturalmente, il riconoscimento dell’importan­ za degli esseri umani non può essere circoscrit­ to soltanto alla sfera aziendale. Deve portare a nuove prospettive nelle politiche pubbliche, favorendo un’economia più orientata all’essere umano e un nuovo modello di crescita”. Ecco il punto in cui Sodexo e OCSE si incontrano, uni­ scono le forze e realizzano una sinergia preziosa per promuovere la Qualità della vita come fat­ tore di sviluppo e progresso della società, con l’essere umano al centro. venturini@soluzionisodexo.it

Misurare la qualità della vita in 36 Paesi L’OCSE ha identificato 11 fattori chiave (visibili nella colonna qui a lato) per misurare la qualità della vita, e con il contributo di Sodexo ha realizzato uno strumento interattivo, online su http://www.oecdbetterlifeindex.org/, per valutarla. Tra questi, i più apprezzati dalle persone di 36 Paesi del mondo sono stati soddisfazione, istruzione e sanità. Gli altri fattori sono: alloggio, reddito, lavoro, legami sociali, ambiente, impegno civile, sicurezza ed equilibrio vita-lavoro. Ogni fattore viene visualizzato come uno dei petali che compongono il fiore che raffigura le scelte di ogni singolo Paese. Ogni fattore è identificato da un colore, e le scelte sono immediatamente riconoscibili dalla dimensione di ciascun petalo. I risultati individuali e nazionali contribuiscono a perfezionare le conoscenze e a indirizzare studi e azioni per una migliore qualità della vita.

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ricerche ed eventi

bruttezza immaginaria: capire il disagio dell’adolescenza che sia un’età difficile è risaputo, ma le manifestazioni di disagio oggi sono cambiate ed è necessario comprendere meglio la sofferenza dei giovani per poterli aiutare a superare i momenti più difficili. è lo scopo dell’evento-ricerca ideato dalla cooperativa sociale minotauro di milano, che collabora con il comitato scientifico sodexo

Accade sempre più spesso di vedere adolescen­ ti che si lamentano ossessivamente del loro aspetto esteriore. Sembra che il corpo, l’abbi­ gliamento, l’acconciatura, siano i loro interessi principali e anche dopo ore allo specchio e ag­ giustamenti al look continuano a sentirsi brutti, troppo grassi o troppo magri, con i capelli troppo lisci o troppo ricci, con la pelle troppo chiara o troppo scura... pur essendo in realtà dei giovani davvero belli. Questa evidente contraddizione da un lato, e quello che agli occhi degli adulti è uno smisurato e superficiale interesse per l’estetica dall’altro, possono allontanarci dal vero signifi­ cato del fenomeno. E anche dall’intenso males­ sere che provoca nei ragazzi.

Questo senso di bruttezza immaginaria è infat­ ti il riflesso di una serie di disagi interiori, come la vergogna, il timore di essere inadeguati, non abbastanza capaci o amabili, che causano una sofferenza profonda. Una sofferenza che per alcuni può essere deva­ stante e manifestarsi con punizioni autolesioniste, o con le mortificazioni dei disturbi del comporta­ mento alimentare, o con il ritiro sociale. Problemi seri, che richiedono comprensione e spesso ne­ cessitano del ricorso a uno psicoterapeuta.

Le radici del disagio L’adolescenza di oggi ha manifestazioni e pro­ cessi interiori diversi da quelli di qualche decen­

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ricerche ed eventi nio fa. E del resto è cambiata anche la società, la famiglia, lo stile educativo. Cambiamenti re­ pentini e recenti, che fanno sì che i genitori e gli educatori restino disorientati, perché non rico­ noscono i problemi degli adolescenti e i modi con cui li esprimono e li affrontano. C’è un elemento comune a tutti questi cambia­ menti: il passaggio da un sistema educativo eticonormativo, fondato sui doveri e sulle gerarchie, a uno affettivo-estetico, basato sulle relazioni e sulla bellezza. Certo, si tratta di una bellezza ad ampio spettro, che va oltre l’esteriorità (oggi di una persona in gam­ ba si dice che è “una bella persona”), ma che si somma alla richie­ sta pressante di esse­ re belli, che arriva da un lato dallo sguardo altrui che oggi è ovunque, a partire da Facebook con il suo “mi piace” che conferma l’apprezzamento guadagnato e tanto ambito, e dall’altro dal cambiamento fisico tanto forte in adolescenza. Un periodo della vita in cui, più che in ogni altro momento passato e futuro, il corpo parla e rappresenta la persona che lo ve­ ste; e che anche attraverso di esso è accettata o rifiutata dal gruppo dei pari. Il corpo dice chi sei e cosa pensi, e spesso fa tra­ pelare desideri ed emozioni anche quando non si vorrebbero esternare. Ecco dunque che l’estetica non è più una faccenda superficiale, ma un linguaggio profondo, che per questo può causare sofferenze intense, da pren­ dere sul serio e che spesso richiedono l’intervento di persone esperte. Tra i vari modi di manifestare questa sofferenza interiore, tre tipologie in parti­ colare si stanno diffondendo; sono diverse moda­ lità di rivolgere verso se stessi il dolore e la rabbia.

Ragazzi che si fanno del male I gesti di autolesionismo, che vanno dal tagliar­ si fino ai tentativi di suicidio, sono una delle ri­ sposte possibili al disagio di sentirsi in un corpo brutto. Così brutto da meritare una punizione, tanto orribile da non riuscire a sopportarne la presenza e la vista. Gli adolescenti che reagiscono in questo modo, lo fanno di nascosto, all’inizio: in una prima fase, i tagli e gli altri modi in cui si provocano dolore

L’estetica è in quest’età un linguaggio che esprime sentimenti profondi. Il timore di non essere adeguati e amabili, di deludere e non essere all’altezza delle aspettative provoca una sofferenza profonda. sono inferti in zone coperte dagli abiti, e pratica­ ti lontani dallo sguardo altrui. Primo fra tutti da quello dei genitori. Pian piano, però, le ferite ven­ gono alla luce e si trasformano in grida di soffe­ renza, in provocazioni, in esibizioni del potere di farsi del male e di sopportarlo, in dimostrazioni di controllo e di rifiuto del proprio corpo.

Magrissime sempre a dieta Succede soprattutto alle ragazze, ma a volte lo fanno anche i ragazzi: anche se hanno un fisico esile, si sottopongono a diete sempre più strette e sbilanciate. Sembra quasi che vogliano spari­ re, ma in realtà il loro obiettivo è rimodellare il corpo, emanciparsi e conquistare l’autonomia. Non tutti gli adolescenti a dieta soffrono di distur­ bi del comportamento alimentare, non sempre il tentativo di dare una forma diversa al proprio corpo è patologico: capire se la crisi è fisiologi­ continua a pag. 14

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ricerche ed eventi

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ca oppure no è il primo, fondamentale, passo da fare per decidere se e come intervenire. Perché quando siamo di fronte ad anoressia o bulimia il pericolo per la salute, e col tempo per la vita stessa, è serio. La distinzione non è per niente semplice, ma qualche segnale può essere d’aiu­ to: una modalità ossessiva in cui il cibo diventa il protagonista assoluto della giornata deve mette­ re in allarme, così come una sofferenza interiore profonda e la comparsa di alcuni disturbi fisici, primo fra tutti, per le ragazze, l’interruzione del ciclo mestruale. Ma non aspettiamoci di vedere deboli e apatiche queste magre digiunatrici: do­ po poco tempo il corpo si abitua e loro si sentono piene di energia e svolgono molta attività fisica. Un’altra caratteristica fondamentale è il perfe­ zionismo, la richiesta di prestazioni elevatissime che queste ragazze fanno a se stesse. Si pon­ gono mete irraggiungibili, quindi incrementano sforzi e rinunce senza mai avere soddisfazione.

Nell’eremo tecnologico

estreme, anche questi stanno rispondendo al di­ sagio interiore, alla difficoltà di crescere e di var­ care la soglia che separa l’infanzia dall’età adulta. Disagio espresso come disgusto per il proprio aspetto esteriore, ma che in realtà è la sofferenza di non sentirsi adeguati, il timore di essere delu­ denti. Così, la scuola si trasforma in un luogo peri­ colosissimo e temuto, perché impone il confronto con i compagni e il giudizio sulle competenze. E il ritiro sembra essere l’unica risorsa possibile.

Per sensibilizzare, capire e aiutare Per meglio comprendere il sentimento che pro­ voca tutto questo malessere, per sensibilizzare la società al disagio dei ragazzi e delle ragazze e per supportare genitori, insegnanti ed educatori che si trovano ad affrontare queste situazioni, la Cooperativa Sociale Minotauro di Milano, che col­ labora con il Comitato Scientifico Sodexo, e in par­ ticolare il Consultorio Gratuito e i suoi Laboratori, organizzano un lavoro di informazione e raccolta di contenuti nelle scuole, negli oratori e nei cen­ tri di aggregazione che sfocerà il 9 e 10 maggio in un evento culturale presso lo spazio dei Frigori­ feri Milanesi a cui tutti sono invitati a partecipare. L’evento si basa infatti sulla raccolta di contributi (testi, disegni e così via) che adolescenti, genitori, insegnanti faranno pervenire al Minotauro. minotauro@minotauro.it

Nell’età in cui essere ammessi e apprezzati dal gruppo dei coetanei è un obiettivo primario, ci sono ragazzi che rinunciano alla vita sociale e si rintanano in casa, soli. Una solitudine condivisa con un unico alleato: il computer o i suoi “cugi­ ni” hi-tech. Dietro il monitor si possono giocare le proprie identità alternative, idealizzate o so­ gnate, senza affrontare il giudizio degli altri. La rinuncia al mondo, spesso, è è formato da psicologi e psicoterapeuti che da oltre vent’anni globale: riguarda infatti non solo le uscite con gli amici, ma anche collaborano in attività di ricerca-formazione e consultazionela scuola. Cosa che preoccupa psicoterapia. La Fondazione Minotauro gestisce un Centro clinico molto i genitori, naturalmente, e li e una Scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica mette in crisi. per l’adolescente e il giovane adulto. La Cooperativa sociale Come i giovani che si feriscono vo­ Minotauro promuove progetti di prevenzione, ricerca, lontariamente o quelli che si sot­ formazione, analisi istituzionale e gestisce servizi psicosociali. topongono a privazioni alimentari

Chi è il Minotauro

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aziende e management

analisi e gestione di acquisizioni e fusioni aziendali Oltre ai benefici per il business, ci sono le ripercussioni sul personale, management compreso: per questo acquisizioni e fusioni aziendali vanno gestite con un occhio di riguardo alle risorse umane.

Ogni organizzazione ha una pro­ pria cultura specifica, fatta di storia e procedure, di compiti e piani di carriera, di strategie e concezioni aziendali, di immagi­ ni e relazioni personali e di tutto ciò che caratterizza l’identità dell’azienda e di chi vi lavora. Unire due organizzazioni com­ porta quindi anche integrare o innovare le rispettive culture, per rendere a tutti i collabora­ tori della nuova entità che de­ riva dalla fusione una identità lavorativa comprensibile, con la

quale sia possibile identificarsi. Perché le persone si pensino appartenenti a un’azienda che non è quella in cui hanno lavo­ rato, magari per molto tempo, possono servire anche alcuni anni, quelli necessari per sim­ bolizzare la nuova azienda come un habitat in cui possano cre­ scere, come un luogo desidera­ bile e motivante. è a questo pun­ to che le persone cominciano a lavorare con passione. Dunque, raramente si otten­ gono situazioni armoniche nel

breve periodo. Tuttavia, è ne­ cessario mettere le persone nelle condizioni di lavorare in­ sieme e con obiettivi comuni al più presto. Il primo passo è diagnosticare il grado di pre­ disposizione delle persone al cambiamento e il modo in cui le novità verranno affrontate. Comprendere quali sono i ti­ mori e le reazioni dei colla­ boratori è fondamentale per avviare la strategia migliore di gestione del personale e di tra­ continua a pag. 16

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aziende e management continua da pag. 15

sformazione culturale interna, per riuscire infine a valorizzare le attitudini, vincere le paure e gli arroccamenti, superare i problemi e ritrovare un clima aziendale positivo.

Valutazione d’impatto Prima di procedere, sarebbe quindi necessaria una valuta­ zione non solo finanziaria e di marketing, ma anche di impatto sull’organizzazione, essenziale comunque anche a fusione av­ venuta, per comprendere me­ glio quali problemi si potranno presentare e quali provvedi­ menti e procedure si possono attuare allo scopo di rendere più scorrevole il processo di fusione, più rapida la produzio­ ne e più efficace l’affermazione della nuova cultura aziendale, che non uccida le precedenti ma che sia altro da loro, che derivi dall’unione e dallo scambio di quelle preesistenti, affiancate da nuovi strumenti e visioni. Alcuni temi da affrontare e da tenere presenti in quest’analisi (e che più avanti approfondire­ mo meglio) sono: • la paura delle persone di essere svalutate e invase • la pregiudiziale ostilità ver­ so altri che prima erano concorrenti, avversari, e ora diventano colleghi con cui collaborare • il timore di perdere la pro­ pria posizione acquisita • la resistenza a cambiare stile di lavoro. Nella risoluzione di queste questioni la comunicazione ri­ veste un ruolo fondamentale, soprattutto per quanto riguar­ da la diffusione delle informa­ zioni relative alla riorganizza­ zione interna e alla strategia di crescita del nuovo gruppo che deriva dall’acquisizione.

Comunicazione trasparente La comunicazione interna deve essere trasparente ed efficace,

per mettere le persone al cor­ rente di ciò che sta succedendo, e per stimolarle a un amplia­ mento del network che richie­ de di costruire nuove sinergie, di avere nuove prospettive e di adottare nuove procedure. So­ stituire la paura del nuovo con i valori positivi del rinnovamento, che porta con sé potenzialità tutte da esplorare e da sfrut­ tare al meglio, è una chiave fondamentale. Bisogna aiutare le persone a vedere la riorga­ nizzazione da un lato come una necessità aziendale, ma dall’al­ tro anche come un’opportunità, ricca di possibilità di migliora­ menti e di sinergie. Occorrono politiche di traspa­ renza sulle operazioni fatte, è necessario definire in tempi ra­ gionevoli le linee strategiche e di sviluppo, affinché le persone sappiano come collocarsi, per­ ché nelle vecchie aziende ave­ vano perlomeno l’illusione di sapere dove stavano andando, di conoscere le tendenze di svi­ luppo e le prospettive, ma ora... Per questo occorre attenuare le ansie, dare il senso che c’è un progetto di crescita azien­ dale di cui tutti fanno parte. Inoltre, è necessario stimolare e aiutare le persone a dialoga­ re tra loro, per diventare una

nuova azienda. Talvolta questo risultato si ottiene con il rin­ novamento del management, perché i nuovi dirigenti sono portatori di una cultura che non privilegia nessuna delle pree­ sistenti.

Conquistatori e conquistati Acquisizioni e fusioni possono essere vissute come un gesto “imperialista”, un evento che espone a un destino del tutto incerto, alla paura di perdere il posto lavoro o la posizione acquisita. Il più delle volte si tratta di timori fondati, concreti e ragionevoli, perché l’unifica­ zione di aziende che operano nello stesso ramo di business (il caso di fusione più frequen­ te), e quindi che prima erano concorrenti, produce, soprat­ tutto a livello dirigenziale, delle sovrapposizioni in molte posi­ zioni, e ciò impone una ridefini­ zione della leadership, con l’e­ liminazione o la ricollocazione di dirigenti e quadri, e una rior­ ganizzazione del personale in generale. Anche coloro che non perdono il posto di lavoro o il li­ vello ottenuto risentono nega­ tivamente di questa situazione, perché la posizione acquisita è un elemento rassicurante, e il

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aziende e management cambiamento provoca incer­ tezza e stress. Oltre alle opportunità personali del cambiamento, è utile mo­ strare che la fusione serve a tutti per andare avanti, per evi­ tare un fallimento o una perdita di posizione dell’azienda.

Il nuovo stile operativo Una serie di altre problemati­ che connesse alle acquisizioni e alle fusioni derivano dalle prassi e dallo stile lavorativo, in particolar modo in quelle aziende, come per esempio le banche, in cui le procedure so­ no fondamentali. Le scelte possibili sono adottare le modalità operative di una del­ le due aziende oppure creare un nuovo sistema, ibridando le pro­ cedure di entrambe le organiz­ zazioni coinvolte e selezionando il meglio di ciascuna. Nel primo caso, una parte del personale viene messa nelle condizioni di acquisire una nuova modalità operativa e organizzativa: per farlo è necessario del tempo, che va messo in conto, ma bi­ sogna considerare anche che questa scelta ha delle ripercus­ sioni emotive sul personale, che si assommano alla sensazione di essere stati “conquistati”. Chi deve lasciare le proprie pro­ cedure per adottare quelle dei nuovi colleghi, che tra l’altro erano “avversari” fino a poco tempo fa, si sente sminuito e invaso. Ma ci possono essere

resistenze e malumori anche quando si sceglie di mescolare i sistemi delle due aziende ora unite: in entrambi i casi il cam­ biamento richiesto comporta un lavoro emotivo importante.

Collaborazione e lavoro di gruppo Un altro strumento di unione è la collaborazione tra persone e gruppi, che va facilitata in ogni modo, ma senza forzature. Un gruppo di lavoro che già opera bene si conserva, tutt’al più si possono incoraggiare sinergie tra gruppi di lavoro diversi, pre­ disponendo ambiti di collabora­ zione definiti. Ci possono essere ottime ra­ gioni organizzative per com­ binare nello stesso reparto o settore le persone delle due aziende, ma a volte può essere meglio lasciare che chi vuole si metta insieme. Le riunioni sono sempre utili momenti di scambio di opinioni e di competenze, e quindi vanno incrementate, soprattutto nei primi tempi.

Se bisogna bruciare le tappe Non sempre si ha tutto il tem­ po che serve, a volte bisogna accelerare le fasi della trasfor­ mazione per evitare la para­ lisi. Del resto, se è vero che la fretta espone al rischio di fare passi falsi o di non completare le tappe del percorso, è altret­ tanto vero che a volte un tempo

di elaborazione troppo lungo porta al massacro e non alla “guarigione”. Il pericolo è che la sensazione prolungata di essere “in sospeso” accresca le ansie e i timori e rafforzi le ostilità tra le persone, invece di migliorare la situazione. Partecipare a gruppi di lavoro misti, alla condivisione di piani, a incontri di programmazione e di analisi aiuta molto. Certo, questo è un modo di procede­ re costoso, perché le persone parlano tra loro invece di pro­ durre, ma favorisce una ripre­ sa più veloce e sicura della pro­ duttività. Naturalmente, anche attuando tutte le migliori politiche verso i collaboratori, può accadere che qualcuno si perda, che non rie­ sca ad accettare il cambiamen­ to e a seguire la trasformazio­ ne, che la distanza tra il passa­ to e il futuro non sia colmabile. Infine, a volte le nuove proce­ dure o il nuovo management non vengono accettati perché sono imposti senza spiegazioni, quindi comunicazione interna, riunioni e gruppi di lavoro ser­ vono anche a dare le motiva­ zioni e la visione complessiva del rinnovamento. E in questo modo spesso permettono l’ac­ coglienza consapevole invece del rifiuto aprioristico. stefanogastaldi@inwind.it Psicoterapeuta, vicepresidente Cooperativa sociale Minotauro di Milano, membro del Comitato Scientifico Sodexo

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ricerche e ambiente

il rischio ambientale e la sua percezione da parte dei cittadini non sempre l’entità oggettiva del rischio coincide con la percezione che ne hanno le persone. molti fattori soggettivi e collettivi influiscono sul giudizio personale. capire è importante e utile per determinare interventi adeguati di prevenzione e informazione.

Il “pericolo” per la salute dell’organismo umano deriva dalla proprietà intrinseca di un agente di causare effet­ ti nocivi. L’ambiente di vita e di lavoro, naturale e costru­ ito, può presentare fattori di pericolo di natura fisica (campi elettromagnetici, ru­ more, emissioni radioattive), chimica (inquinanti dell’aria, dell’acqua, del suolo e degli alimenti), biologica (micror­ ganismi nell’aria, nell’acqua, negli alimenti). Il “rischio” è la probabilità che l’esposizione dell’orga­ nismo umano a un fattore di pericolo dia luogo a effetti nocivi non ancora manifesta­ tisi; il rischio è tanto maggio­ re quanto più sono elevati i valori del fattore di pericolo

e la durata dell’esposizione dell’organismo, oltre che per particolari condizioni organi­ che quali la elevata suscet­ tibilità tipica dei bambini e degli anziani e delle persone con condizioni di salute defe­ date. La presenza del perico­ lo è quindi necessaria per de­ terminare un rischio, ma non sufficiente di per se stessa a produrre effetti nocivi. La “percezione del rischio ambientale” è la sensazione soggettiva di un rischio pro­ dotto dalla presenza nell’am­ biente di vita e di lavoro di fattori di pericolo. Il rischio percepito soggettivamente non coincide solitamente con quello oggettivamente dimostrabile; può essere maggiore o minore di questo

in quanto influenzato da con­ dizioni individuali (età, sesso, istruzione) e collettive (cono­ scenza della natura ed entità del rischio). In altri termini, la percezione non riguarda la comprensio­ ne dell’entità oggettiva del rischio, risentendo del senso soggettivo dei fattori elen­ cati nella tabella qui a fian­ co. Rilevante risulta il senso soggettivo di giustizia che può derivare dalla esposizio­ ne involontaria a un rischio prodotto da altri, dalla iniqua distribuzione del rischio o dei vantaggi che possono deri­ vare dalla sua accettazione da parte di alcuni, dalla im­ possibilità di controllarlo con precauzioni personali. In ogni caso la percezione de­

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ricerche e ambiente Il rischio è la probabilità che l’esposizione dell’organismo umano a un fattore di pericolo per la salute dia luogo a effetti nocivi non ancora manifestatisi.

Fattori che influenzano la percezione del rischio abBASSAno la PERCEZIONE

ALzAno la PERCEZIONE

Rischio volontario

Rischio determinato da altri

Controllabile dai cittadini

Non controllabile dai cittadini

Controllato dalle istituzioni

Non controllato dalle istituzioni

Rischio di origine naturale

Rischio provocato dall’uomo

Rischio periodico

Rischio improvviso

Rischio familiare (conosciuto)

Rischio tipicamente esotico

Interessa gli adulti

Interessa i bambini

Interessa l’intera comunità

Interessa solo particolari gruppi

Giustificato dai benefici

Ritenuto superiore ai benefici

Equità nei benefici

Disequità nei benefici

Memoria, esperienza del rischio

Nessun ricordo né esperienza

Informazioni corrette, complete

Informazioni inesatte, parziali

Fiducia nelle istituzioni

Sfiducia nelle istituzioni continua a pag. 20

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ricerche e ambiente

La gestione del rischio passa anche dalle conoscenze dei cittadini, che se ben informati possono mettere in atto un controllo basato sui principi di “precauzione, prevenzione, mitigazione”.

continua da pag. 19

termina il giudizio dei singoli e della collettività di rischio trascurabile, accettabile o inaccettabile, anche tenendo conto di possibili vantaggi.

I rischi ambientali percepiti dai cittadini Dai dati dell’Eurobarometro derivano le seguenti conside­ razioni. 1. La graduatoria in ordine decrescente dei 5 rischi maggiormente percepiti, tutti giustificati sul pia­ no dell’oggettività, non si differenzia nella popola­ zione UE rispetto a quella italiana: disastri di produ­ zione umana e incidenti industriali, inquinamento delle acque, inquinamento dell’aria, sostanze chimi­ che contenute nei prodotti di uso quotidiano, cambia­ mento climatico. 2. I maggiori incrementi nel­ la percezione del rischio del 2011 rispetto al 2007 risultano essere dovuti:

»» nella popolazione UE: ai disastri di origine umana e industriale, all’aumento dei rifiuti, alla riduzione delle ri­ sorse naturali, al cam­ biamento delle abitudi­ ni nei consumi; »» nella popolazione ita­ liana: all’aumento dei rifiuti, alla riduzione delle risorse naturali (considerata comunque un rischio inferiore a quello percepito dalla popolazione UE), ma soprattutto ad altri fat­ tori che preoccupano gli italiani più del com­ plesso degli europei: l’inquinamento agrico­ lo da pesticidi e ferti­ lizzanti, il cambiamento delle abitudini nei con­ sumi, i problemi urbani. 3. è oggettivamente ingiu­ stificata la riduzione della percezione rilevata per i seguenti rischi: »» nella popolazione UE: l’inquinamento atmo­

sferico e soprattutto il cambiamento climatico; »» nella popolazione ita­ liana: gli stessi fattori, in particolare il cam­ biamento climatico. 4. I cittadini dell’UE e quelli italiani percepiscono co­ me rischi minori quelli da organismi geneticamente modificati (OGM), da im­ patto ambientale dei vari mezzi di trasporto e so­ prattutto da inquinamento acustico. Questi risultati confermano quanto già si sapeva circa la possibile differenza tra ri­ schio percepito e rischio og­ gettivo. Dai dati esposti, le più frequenti percezioni di rischio ambientale, sia nella popola­ zione UE sia in quella italiana, hanno un riscontro oggettivo. Sono alcune delle percezioni meno frequenti che possono risultare ingiustificate sul piano dell’oggettività. Preoccupa per esempio la sola quinta posizione nella graduatoria europea e l’otta­

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ricerche e ambiente

I rischi ambientali percepiti dai cittadini L’Eurobarometro 2011 ha pubblicato i risultati della consultazione dei cittadini sui rischi ambientali maggiormente temuti o percepiti (ciascuno dei consultati ha indicato cinque

opzioni), mettendoli a confronto con quelli precedenti, del 2007. Qui sotto una sintesi dei risultati per la popolazione europea e per quella italiana, con un confronto delle due edizioni.

TIPOLOGIA DI RISCHIO

UE 2011

UE 2007

Italia 2011

Italia 2007

Disastri a causa umana e industriale

42%

39%

40%

39%

Inquinamento idrico

41%

42%

36%

35%

Inquinamento atmosferico

36%

40%

36%

39%

Sostanze chimiche nei prodotti

34%

32%

31%

31%

Cambiamento climatico

34%

57%

28%

47%

Aumento dei rifiuti

33%

24%

32%

18%

Riduzione risorse naturali

33%

26%

25%

21%

Disastri naturali

31%

32%

31%

32%

Inquinamento da pesticidi/ fertilizzanti

25%

23%

30%

26%

Perdita di biodiversità

22%

23%

16%

17%

Cambiamenti di abitudini nei consumi

19%

11%

20%

8%

Uso di OGM

19%

20%

18%

20%

Problemi urbani (inquinamento, verde)

18%

15%

27%

17%

Impatto mezzi di trasporto

14%

12%

11%

8%

Inquinamento acustico

9%

8%

6%

3% continua a pag. 22

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ricerche e ambiente

continua da pag. 21

va in quella italiana del cam­ biamento climatico, uno dei fattori che la comunità scien­ tifica ritiene causa di gravi e nel tempo irreversibili effetti ambientali e sanitari. La stessa considerazione va­ le per i problemi urbani da in­ quinamento, traffico e caren­ za di verde (terzultima posi­ zione nella graduatoria 2011), fattori per i quali le evidenze scientifiche sono unanimi nel riconoscere rilevanti effetti ambientali e sanitari, acuti e cronici. Alla bassa percezione di ri­ schio da OGM contribuisce probabilmente la diversità di opinioni della comunità scientifica, che non è ancora giunta a conclusioni definitive sulla loro nocività. Lo stesso però non può dirsi per un altro rischio, subdo­ lo nelle sue manifestazioni e in costante aumento soprat­ tutto negli aggregati urbani, l’inquinamento acustico che, nonostante le prove della sua

nocività, occupa l’ultimo posto in tutte le graduatorie. Non è da escludere che il rumo­ re ambientale, decisamente contrastato negli ambienti di lavoro ma insufficientemen­ te in quelli di vita, come altri rischi sia poco percepito dai singoli e dalla collettività an­ che perché i suoi effetti si ma­ nifestano a medio-lungo ter­ mine per esposizioni protratte nel tempo. A tutto questo può porre ri­ medio soprattutto un’ade­ guata informazione.

L’informazione e la comunicazione I cittadini ritengono l’infor­ mazione sullo stato dell’am­ biente e la comunicazione dei rischi azioni imprescin­ dibili delle istituzioni e degli esperti, che devono tener conto della percezione per la partecipazione alla protezio­ ne ambientale e alla preven­ zione/mitigazione dei rischi stessi. La “informazione” è un proces­

Direttore Responsabile: Paola Di Pietro Redazione: Francesca Pavesi, Nicla Vozzella Segreteria di redazione: Eleonora Giussani Realizzazione: Giovanna Gianvito Comunicazione via Redi 10 - 20129 Milano Progetto grafico: Marina Strignano Editore: Sodexo Italia SpA - via F.lli Gracchi , 36 20092 Cinisello Balsamo (MI) Fotolito e stampa: Officina Grafica La Commerciale, viale Rimembranze di Greco, 45 - 20125 Milano Autorizzazione Reg. Tribunale di Milano n° 203 del 13/01/1985 Soluzioni È STAMPATO SU CARTA RISPETTOSA DELL’AMBIENTE

so unidirezionale che trasmet­ te notizie su pericoli e rischi. La “comunicazione” è un pro­ cesso interattivo basato sullo scambio reciproco, tra cittadini – esperti – istituzioni, di infor­ mazioni conoscenze, esperien­ ze sui rischi. I cittadini che percepiscono ri­ schi attribuibili all’ambiente, chiedono solitamente alle isti­ tuzioni e agli esperti di essere informati in merito a: • origine e natura del rischio; • cumulabilità dei rischi ed effetti sulla salute (soprat­ tutto di bambini e anziani); • loro intensità, durata dell’esposizione, livelli di possibile accettabilità e lo­ ro misura; • possibilità di controllo da parte dei singoli e/o della comunità: • possibilità e azioni di con­ trollo svolte o che intendo­ no svolgere le istituzioni.

Fonti di informazione sui temi ambientali Da dove traggono le notizie gli italiani, per le questioni legate all’ambiente? Questi i risultati dell’Eurobarometro 2011 (dati in % dei cittadini, tra parente­ si variazione percentuale del 2011 rispetto al 2007): Telegiornali 72 (+9) Giornali quotidiani 34 (+7) Internet 24 (+11) TV inchieste 23 (-3) Settimanali 22 (-1) Parenti e amici 19 (+5) Radio 11 (+2)

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ricerche e ambiente

Cos’è l’Eurobarometro Dal 1973 la Commissione Europea segue l’opinione pubblica degli Stati membri con rilevazioni effettuate con regolarità. I risultati dell’Eurobarometro sono un aiuto prezioso per la preparazione, la decisione e la valutazione del suo lavoro. Le tematiche trattate sono numerose e riguardano direttamente i cittadini europei: la costruzione e l’allargamento della Comunità europea, la situazione sociale, la salute, la cultura, le tecnologie dell’informazione, l’ambiente, la moneta europea, la difesa e così via. (http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm)

Pubblicazioni varie 9 (0) Conferenze 8 (+2) Libri 5 (+1) Non è detto che tale gra­ duatoria valga anche per la credibilità dell’informazione ricevuta. Fondamentale è acquisire e conservare la credibilità da par­ te dei soggetti impegnati nella informazione e comunicazione, considerato che la credibilità: • richiede tempi lunghi per essere acquisita; • si perde facilmente e rapi­ damente; • è poi molto difficile da ri­ conquistare. L’inchiesta dell’Eurobarome­ tro 2011 sull’affidabilità delle fonti informative per i cittadi­ ni italiani ha dato i seguenti risultati percentuali: Televisione 33 Scienziati 32 Assoc. consumatori 25 Organizz. internazionali 22 Unione Europea 21 Governo regionale 20 Governo nazionale 18 Internet 17

Giornali Partiti politici Parenti e amici Imprese Insegnanti scol. e univ. Radio Sindacati

15 11 10 9 9 6 5

Conclusioni 1. Lo stato dell’ambiente in­ fluisce sulla qualità della vita collettiva. 2. La protezione dell’ambiente è importante anche sul pia­ no personale. 3. I “grandi inquinatori” hanno la responsabilità e il dove­ re di contribuire alla difesa dell’ambiente. 4. I governi nazionali e gli stessi cittadini devono fare di più, soprattutto dando applicazione alle norme comunitarie e nazionali in materia di ambiente. 5. Le sanzioni pur doverose nei riguardi degli inadem­ pienti alle norme ambien­ tali, sono ritenute dall’UE di scarsa efficacia, al con­ trario della destinazione di

incentivi a chi contribuisce alla promozione e alla pro­ tezione dell’ambiente e del­ la salute. 6. L’informazione sullo stato dell’ambiente e la comuni­ cazione sui rischi, oltre alla vigilanza sull’applicazione nazionale della legislazione vigente, sono le azioni isti­ tuzionali imprescindibili per la partecipazione individua­ le e collettiva dei cittadini. 7. L’acquisizione della cono­ scenza della percezione collettiva dei rischi am­ bientali e sanitari è pre­ supposto per l’attuazione dell’informazione e della comunicazione. 8. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che il 24% del carico globale di malattia e il 23% di tutte le morti possono essere attri­ buiti a fattori ambientali. faggioli@soluzionisodexo.it Medico, Docente di Igiene all’Università di Bologna, membro dell’ISDE e del Comitato Scientifico Sodexo

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Responsabilità sociale

contro la fame e la malnutrizione nel mondo: stop hunger ci sono ancora moltissime persone in tutto il mondo che soffrono la fame o che sono malnutrite. quasi vent’anni orsono sodexo ha dato vita a stop hunger per aiutare le persone svantaggiate donando denaro, pasti, tempo e competenze delle persone. tanto è stato fatto, molto ancora si può fare.

Un’azienda che ha come vocazione quella di mi­ gliorare la Qualità della Vita Quotidiana delle per­ sone e contribuire allo sviluppo economico, so­ ciale e ambientale delle comunità, delle regioni e dei Paesi in cui opera, ha per sua natura una forte dimensione sociale. Infatti, per Sodexo lo svilup­ po sostenibile è una priorità, un impegno che si estende anche alla sensibilizzazione e al coinvol­ gimento di tutti i suoi stakeholder. La Responsabilità sociale di Sodexo non è solo una sensibilità e un orientamento generale, ma un’attività strutturata, con tanto di obiettivi preci­ si e scadenze temporali. Il piano per lo sviluppo sostenibile di Sodexo è il Better Tomorrow Plan, articolato in 18 impegni suddivisi in 4 priorità: 1. valorizzare le nostre risorse umane e fa­ vorire la diversità; 2. promuovere una migliore nutrizione, la salute e il benessere;

3. sostenere lo sviluppo delle comunità locali; 4. proteggere l’ambiente. Nella terza, lo sviluppo delle comunità loca­ li, c’è l’impegno a combattere la fame e la malnutrizione nel mondo, che nel tempo si è evoluto e ampliato fino a organizzarsi in una Fondazione: Stop Hunger.

Dal cuore di pochi al cuore del mondo Convinti che la Qualità della Vita non possa esistere se i bisogni primari non sono sta­ ti soddisfatti, i collaboratori di Sodexo negli Stati Uniti hanno deciso, nel 1996, di creare Stop Hunger. Alcuni collaboratori americani residenti nella regione di Boston avevano infatti constato che alla fine dell’anno scolastico, quando chiude­ vano le scuole e perciò anche le mense, alcuni

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responsabilità sociale bambini non avevano più di che nutrirsi cor­ rettamente. Hanno quindi deciso, con il sup­ porto di Sodexo, di continuare a servire, nei quartieri più svantaggiati, dei pasti gratuiti. Così è nato Stop Hunger. Oggi Stop Hunger è un protagonista nella lotta contro la fame e la malnutrizione nel mondo. Con un suo fondo di dotazione indipendente, si appoggia sull’ecosistema del Gruppo Sodexo, cioè sui suoi collaboratori, clienti, consuma­ tori, fornitori, azionisti, presenti in 80 Paesi in tutto il mondo. Dal piccolo e localizzato nucleo da cui è nato, il programma si è sviluppato fino a raggiungere la sua dimensione attuale, decisamente impor­ tante e destinata a crescere ancora. Qualche numero? Nel 2013: 30.000 volontari, 2,5 milioni di dollari raccolti e donati, 30 Paesi coinvolti, 2,9 milioni di pasti serviti, 70.014 ore di volontariato offerte.

Come raggiungiamo i nostri obiettivi Per aumentare l’impatto della sua attività, Stop Hunger ha scelto di intervenire in tre ambiti: • l’aiuto locale ai più svantaggiati • il sostegno a imprese del terzo settore che hanno messo in atto sistemi innovativi di lotta contro la fame e la malnutrizione • l’assistenza in caso di emergenza, come durante le catastrofi climatiche che colpi­ scono intere popolazioni nei Paesi poveri. Inoltre, privilegia sei azioni comuni all’insie­ me dei Paesi aderenti: • Servathon: evento che si tiene ogni anno tra aprile e maggio, è un momento formi­ dabile di mobilitazione dei nostri volontari,

che collaborano con le ONG locali per ser­ vire pasti gratuiti, raccogliere donazioni di generi alimentari e di fondi. Ad oggi, col­ laboriamo con più di 600 ONG in 30 Paesi; • Redistribuzione delle eccedenze alimentari: offriamo, sia ad associazioni sia a ONG locali, la possibilità di recuperare ogni giorno le eccedenze per ridistribuirle alle persone svantaggiate. Naturalmente

lo facciamo secondo le norme della legi­ slazione vigente in ogni Paese (in Italia, per esempio, queste iniziative sono rego­ lamentate dalla “Legge del Buon Sama­ ritano”), che può essere più o meno favo­ revole a questa redistribuzione. Laddove questa pratica non sia possibile, ci attivia­ mo a livello locale per far evolvere la legi­ slazione; • Vendite solidali: si tratta della vendita di prodotti legati a un progetto o a una causa specifica, rivolta ai consumatori di Sodexo in tutto il mondo. Naturalmente, una parte del ricavato è a beneficio di Stop Hunger. L’iniziativa può svolgersi in vari modi: ac­ cordi speciali con un fornitore, creazio­ continua a pag. 26

La fame nel mondo 842 milioni di persone, cioè il 15% della popolazione mondiale, soffrono la fame (Programma Alimentare Mondiale, wfp.org)

3% del PIL è il costo economico della fame per un Paese (Banca Mondiale) 20% di reddito in meno per un adulto che ha sofferto di malnutrizione nell’infanzia (The Lancet) Un bambino che ha sofferto di malnutrizione grave ha un rischio di morte

9 volte

superiore a un bambino nutrito correttamente (The Lancet)

2,9 milioni di pasti, donato 2,5 milioni di dollari e unito le energie di più di 30.000 volontari (Stop Hunger)

Nel 2013 Stop Hunger ha servito circa

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Responsabilità sociale

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ne di un prodotto in collaborazione con un’ONG, vendita di un prodotto del com­ mercio equo di cui una parte del ricavato finanzia le azioni di Stop Hunger; • Donazioni volontarie dallo stipendio: i collaboratori del Gruppo Sodexo possono contribuire alla causa donando una picco­ la parte del loro stipendio mensile a Stop Hunger, e quando un collaboratore dona 1 euro, Sodexo dona anch’essa 1 euro. Negli Stati Uniti, questo permette di raccogliere ogni anno all’incirca 700.000 dollari;

• Volontariato e condivisione di competenze: incoraggiamo due forme di volontaria­ to, quello di base, che non richiede alcu­ na competenza specifica salvo quella del cuore, che permette di offrire il proprio tempo e la propria volontà di fare; quello di competenza, che consiste nell’offrire le proprie capacità o conoscenze specifiche di cui le ONG hanno bisogno per realizzare dei progetti; • Orti solidali: un’attività con due obiettivi, da un lato dare la possibilità ai più svantag­ giati di mangiare verdura e frutta fresca, dall’altro educare i bambini all’importan­ za di consumare questi alimenti. Finan­ ziamo i progetti dei giardini solidali gestiti dalle ONG nel mondo, quando perseguono almeno uno di questi obiettivi.

Insieme è meglio Poiché la sinergia amplifica i risultati, col­ laboriamo e realizziamo vere e proprie partnership con associazioni ed enti locali che hanno gli stessi nostri obiettivi, e at­ tualmente lavoriamo con più di 600 ONG in tutto il mondo, anche nei Paesi sviluppati: ovunque ci sono persone che soffrono di fa­ me e malnutrizione, non soltanto nei Paesi più poveri. Anche se è soprattutto in queste zone, dove il problema è cronico e diffuso, che la presen­ za di Stop Hunger è essenziale per la lotta contro la fame e la mal­ nutrizione. Per questo abbiamo realizzato una partnership internazio­ nale con il Programma Alimentare Mondiale (PAM), a sostegno dell’i­ niziativa Home Grown School Feeding. Si tratta di un progetto che ha lo scopo di aumentare la distribuzione di pasti gratuiti nelle zone in cui la fame è cronica, realizzando inoltre un legame sostenibile tra la donazione dei pasti e la produzione agricola locale. è un approc­ cio innovativo, supportato dal volontariato di esperti competenti di Sodexo, con l’obiettivo di aiutare i bambini delle famiglie svantag­ giate e l’economia locale. La partnership si focalizza su tre azioni spe­ cifiche: • implementazione di un programma di buo­ ni pasto affidabile e sostenibile per i bene­ ficiari dell’iniziativa Home Grown School Feeding • sviluppo e miglioramento della varietà e della sicurezza alimentare nelle scuole coinvolte nel programma • migliomento della catena dei fornitori, fa­

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responsabilità sociale vorendo i produttori locali e realizzando una rete di affiliati in grado di raggiungere le famiglie bisognose. Attraverso questo programma, Stop Hunger fornisce supporti concreti, non soltanto fin­ ziari, per affrontare i disastri naturali o le cri­ si alimentari globali in cui il PAM è coinvolto, organizzando raccolte di fondi grazie all’eco­ sistema Sodexo, e cioè l’insieme di collabora­ tori, clienti, consumatori, fornitori e azionisti. Raccolte di questo tipo sono state organizza­ te, per esempio, per aiutare la popolazione delle Filippine colpita dal tifone Haiyan nel novembre 2013. Inoltre, Stop Hunger e PAM lavorano insieme

ne bisognose. Il tutto è regolamentato dalla legge 155/2003, detta “Legge del Buon Sa­ maritano”. Solo lo scorso anno abbiamo donato oltre 50.000 porzioni alimentari attraverso questa iniziativa. Lo spirito di Stop Hunger è realizzare colla­ borazioni e sinergie per raggiungere il pro­ prio obiettivo, combattere la fame e la mal­ nutrizione, con realtà impegnate nello stesso scopo, indipendentemente dalle dimensioni o dal luogo in cui svolgono la loro attività. Ec­ co dunque che in Italia, accanto a un’iniziativa come Siticibo, sono nate anche collaborazioni locali. Come quella avviata a Sesto San Gio­ vanni (MI) con l’Amministrazione comunale,

per sensibilizzare sempre di più le persone sul problema della fame e della malnutrizio­ ne nel mondo.

Last Minute Market e San Vincenzo De Paoli Onlus per offrire alle persone bisognose del territorio, segnalate dalle parrocchie, l’ac­ cesso gratuito al self service comunale gesti­ to da Sodexo. Non una mensa dei poveri, quindi: le perso­ ne bisognose consumano lo stesso menu dei dipendenti comunali e dei dipendenti delle aziende convenzionate, nello stesso luogo. Il criterio di base è il medesimo di Siticibo: al­ le persona in difficoltà economiche vengono donati gli alimenti rimasti intatti e non consu­ mati dagli utenti della ristorazione collettiva, ma invece di affidare le eccedenze a un’as­ sociazione che le redistribuisce, qui vengono servite direttamente a chi ne ha bisogno. In questo modo, anche grazie all’aiuto di volon­ tari per il servizio, non solo si utilizza il cibo integro e di buona qualità, che altrimenti sa­ rebbe stato gettato via, sprecando una pre­ ziosa risorsa ma il consumo avviene in una situazione di convivialità. La mensa solidale è ormai un’iniziativa ben rodata: nata a metà del 2012, a fine 2013 ha dato un pasto caldo a circa 15 persone ogni giorno, per un totale di 6.068 pasti donati. venturini@soluzionisodexo.it

E in Italia che succede? Anche in Italia siamo attivi su questi temi. L’ingresso in Stop Hunger risale a sei anni fa, quando Sodexo Italia ha avviato la collabora­ zione con il Programma Siticibo della Fonda­ zione Banco Alimentare Onlus, che continua ancora oggi. Il Programma consiste nel recupero di cibo cotto e di alimenti freschi rimasti intatti ma in eccedenza rispetto alle necessità dei con­ sumatori di mense aziendali e ospedaliere, refettori scolastici ed altri esercizi di risto­ razione organizzata oltre che di alberghi o di quanto avanza nei supermercati. Volontari e personale appositamente forma­ ti, muniti di mezzi adeguati per mantenere gli alimenti recuperati in perfetta sicurezza, si recano presso le strutture che aderisco­ no al programma, come quelle in cui Sodexo gestisce i servizi di ristorazione e che hanno deciso di partecipare all’iniziativa, e raccol­ gono il cibo per smistarlo ad associazioni caritatevoli, che lo distribuiscono a perso­

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ambiente e salute

Il climatizzatore: tra uso intelligente e normativa il clima degli ambienti in cui viviamo ha un forte impatto sul benessere e sull’ambiente. la corretta installazione e regolazione dei climatizzatori influisce molto sulla nostra salute e sull’ecosistema.

Le estati rese sempre più calde dal cambiamento climatico indu­ cono all’installazione di clima­ tizzatori nelle abitazioni e negli uffici la cui progettazione e co­ struzione non ha tenuto conto a suo tempo della necessità di sal­ vaguardare il benessere micro­ climatico residenziale e di conte­ nere il consumo energetico. Provvedimenti quali l’orien­ tamento Est–Sud/Est delle facciate dei locali di maggiore uso durante la giornata per la difesa dall’irraggiamento solare, l’uso di materiali ter­ moisolanti naturali e sintetici che permettono di mantenere condizioni climatiche interne il più possibile costanti rispetto a quelle variabili esterne e l’in­ stallazione di impianti di condi­ zionamento centralizzati, sono provvedimenti efficaci ai fini sia

del benessere termico sia del risparmio energetico, purché tra loro equilibrati. Tuttavia, sono molto onerosi o non rea­ lizzabili negli edifici esistenti. Per la climatizzazione estiva degli locali sono disponibili tecnologie che permettono di ridurre la temperatura dell’a­ ria interna e la sua umidità, di regolare il ricambio d’aria tramite la sua velocità nell’am­ biente confinato e di immettere aria non inquinata. Questi ri­ sultati si possono avere sia con impianti di condizionamento sia con apparecchi climatizzatori.

Centralizzati o “autonomi” Gli impianti di condizionamento sono impianti centralizzati che provvedono al riscaldamento invernale e al raffrescamento

estivo, disponendo di centrale termica e centrale frigorifera, a servizio di un intero edificio o di un’ampia parte di esso, ma occorre prevederli, come già detto, in fase di progettazione e costruzione dell’edificio. Vi sono norme (Decreti Lgs. n. 192/2005 e n. 311/2006, con DPR attuativo n. 59/2009) che prescrivono di tenere conto dei problemi estivi fin dalla pro­ gettazione, purtroppo solo ai fini del risparmio energetico e non per il benessere climatico, obiettivi che possono essere tra loro contrastanti. Invece il climatizzatore estivo può essere messo in opera ne­ gli edifici esistenti, senza lavori particolarmente impegnativi, per ottenere il benessere cli­ matico in singoli vani dell’abi­ tazione o del posto di lavoro. I

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ambiente e salute valori di microclima da realiz­ zare sono impostati dall’utente e, quando raggiunti, l’impianto si arresta automaticamente, provocando così un risparmio energetico, per poi riattivarsi allorché il microclima si disco­ sti da quello impostato. Quattro sono gli obiettivi principali da conseguire: il benessere climatico (di primaria impor­ tanza per gli anziani, la cui termoregolazio­ ne fisiologica ha per­ so di efficacia), la pre­ venzione del rumore, il decoro architettoni­ co e il risparmio energetico.

dell’organismo stesso e la mi­ gliore sensazione di benessere. Quando la temperatura interna supera i 26° C e si avvicina a una temperatura esterna ele­ vata, si riduce il consumo ener­ getico del climatizzatore ma aumenta quello delle energie organiche, con disagio clima­ tico fino a vere e proprie pato­

valori ottimali tra 0,15 e 0,20 m/ secondo, per non dare luogo a correnti d’aria che possono ri­ sultare fastidiose, a seconda del­ la sensibilità termica individuale. Infine, l’aria immessa deve es­ sere depurata dagli inquinanti presenti in quella esterna. Per realizzare tutti questi re­ quisiti, sono importanti i crite­

Se l’edificio non è stato progettato ad hoc, installare un climatizzatore in casa o sul luogo di lavoro è utile per fronteggiare le estati sempre più calde a causa del cambiamento climatico.

Qualità dell’aria e temperatura I requisiti dell’aria interna fina­ lizzati al benessere nella sta­ gione estiva riguardano la sua temperatura, umidità e veloci­ tà di ricambio, oltre alla man­ canza di sostanze inquinanti. È ritenuta adeguata l’aria im­ messa alla temperatura di 25°-26° C, tenuto conto della capacità di termoregolazione dell’organismo umano che per­ mette di compensare variazioni termiche nell’intervallo tra 15° e 26° C per il mantenimento costante della temperatura corporea; in tali condizioni si ha il minor dispendio energetico

logie da calore. In ogni caso, la temperatura dell’aria interna non dovrebbe essere più bas­ sa di 6°-7° C rispetto a quella esterna, per arrivare anche a 10° C in meno quando l’esterna supera i 35° C. L’umidità relativa va contenuta nei limiti del 50-60%, in quanto valori superiori ostacolano la termoregolazione fisiologica, con aumento della percezione di calore, del bisogno di raf­ freddamento e conseguente­ mente con un maggiore con­ sumo energetico del climatiz­ zatore. La velocità dell’aria immessa, con cui si ricambia quella calda interna, non deve essere su­ periore a 0,30 m/secondo, con

ri di installazione soprattutto dell’unità esterna del climatiz­ zatore contenente la presa e il filtro dell’aria esterna, oltre alle varie apparecchiature; l’u­ nità interna che immette l’aria trattata deve essere posizio­ nata nella parte alta del vano da rinfrescare, sia per rendere minima l’esposizione delle per­ sone alla corrente di immissio­ ne d’aria, sia per facilitare la ripresa ed espulsione dell’aria calda da eliminare che si accu­ mula nella parte alta del vano. Ai fini della salubrità dell’aria immessa, la Norma UNI 10339 precisa che il posizionamento dell’unità esterna deve evitare di essere prospiciente strade di continua a pag. 30

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ambiente e salute

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grande traffico, vicino a scarichi di fumi e deve trovarsi a un’al­ tezza dal piano stradale non in­ feriore a 4 metri per evitare di captare aria esterna con eleva­ to inquinamento che ne rende dispendiosa la depurazione sul piano energetico e meno affida­ bile su quello tecnico.

Rumore e impatto visivo Il rumore prodotto dall’unità esterna è una delle cause più frequenti di lamentela degli abitanti negli edifici condomi­ niali: raggiunge più facilmen­ te l’interno delle abitazioni a causa delle finestre sempre aperte nella stagione estiva e si somma ai numerosi clima­ tizzatori presenti nello stesso condominio e operanti a pieno regime in molte ore della gior­ nata e anche di notte. L’etichetta sull’apparecchia­ tura ne dovrebbe riportare le caratteristiche acustiche, faci­ litando la scelta. Secondo le vi­ genti norme (DPCM 14.11.1997) il rumore di origine esterna immesso nelle abitazioni non deve essere superiore di 5 de­ cibel nel periodo diurno (tra le ore 6 e le 22) e di 3 decibel in quello notturno (tra le ore 22 e le 6) alla differenza tra il rumore complessivo dell’am­ biente esterno compreso quel­ lo del climatizzatore acceso e quello a climatizzatore spento. Il superamento di tali limiti,

detti “differenziali”, si riscon­ tra quando è insufficiente la distanza tra le finestre delle unità abitative attigue o sopra­ stanti e l’unità esterna del cli­ matizzatore collocata sui muri perimetrali o sui balconi, op­ pure quando il climatizzatore è collocato sotto portici, balconi o verande che riverberano le onde sonore, effetto che si ac­ centua quando la parete su cui l’unità esterna è collocata deli­ mita uno spazio ristretto come quello di una chiostrina o di un piccolo cortile. La vicinanza dell’unità ester­ na alle finestre, soprattutto a quelle sovrastanti, può inoltre compromettere il microclima delle altre abitazioni, con l’im­

iscano danno alle parti comuni del condominio e alle singole proprietà, compresa la dimi­ nuzione dei rispettivi valori. È la tutela del così detto “diritto di terzi”, che si realizza con un pronunciamento dell’assem­ blea condominiale sulla instal­ lazione delle unità esterne e che gli interessati dovrebbero acquisire se previsto dal rego­ lamento di condominio. Molti problemi possono essere superati scegliendo impianti di ultima generazione, compo­ sti da una sola unità interna di minimo ingombro e di scarso impatto acustico per l’abitazio­ ne in cui è collocata, senza ef­ fetti negativi per quelle attigue qualora siano osservati “i limiti

Oltre a regolare la temperatura, i climatizzatori migliorano la qualità dell’aria se installati e utilizzati correttamente. Sono necessarie accortezze anche per ridurre l’impatto ambientale. missione di aria calda prove­ niente dal climatizzatore. Non va trascurato l’impatto sul decoro architettonico, che è mitigato quando l’apparecchio esterno è collocato sui balco­ ni, ma è di massima evidenza quando è installato sulle fac­ ciate delle pareti perimetrali. L’unico strumento di autotute­ la di cui dispongano i cittadini è l’art. 1122 del Codice Civile, secondo il quale non si posso­ no eseguire opere che costitu­

acustici passivi” previsti dalle norme per gli impianti interni agli edifici (DPCM 5.12.1997).

Proposte di regolamentazione L’esperienza ha dimostrato che sarebbe opportuna una regolamentazione locale per l’installazione dei climatizza­ tori e soprattutto delle unità esterne, integrando la norma­ tiva nazionale con disposizioni regolamentari che tengano

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ambiente e salute conto delle diverse esigenze territoriali; a ciò possono ser­ vire i Regolamenti comunali di Igiene e quello Urbanistico Edi­ lizio, come già avviene in vari Comuni. Sarebbe importante che i Regolamenti comunali prescrivessero una distanza dell’unità esterna di almeno 5 metri dai fabbricati limitrofi e dalle pareti perimetrali del­ lo stesso edificio delimitanti chiostrine e cortili interni, una distanza dal bancale delle fi­ nestre sovrastanti non infe­ riore a 3 metri, una sporgenza dell’apparecchiatura non oltre 30 centimetri dalle pareti che si affacciano su strade con lar­ ghezza fino a 10 metri e non ol­ tre 45 centimetri su strade più ampie, il divieto di installazione sotto portici, balconi e verande. Tenuto conto delle nuove nor­ me che disciplinano la sem­ plificazione amministrativa, sarebbe sufficiente la Segna­ lazione Certificata Inizio Attivi­ tà (SCIA) per l’avvio delle opere di installazione e l’assunzione di responsabilità da parte dei tecnici abilitati e dei cittadini in­ teressati, con autodichiarazioni che asseverano la conformità alle norme legislative e rego­ lamentari in materia edilizia e decoro edilizio, di salute, sicu­ rezza e risparmio energetico degli impianti, dei valori limite per la prevenzione del rumore. Resta da considerare l’impor­ tante aspetto del risparmio energetico.

Consumo energetico e impatto ambientale La Commissione Europea, con disposizione IP/12/411 del 26.4.2012, ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE per non essersi adeguata alla Direttiva 2002/91/CE sul rendi­ mento energetico nell’edilizia e non avere comunicato le mi­ sure attuative per l’ispezione dei sistemi di condizionamento dell’aria. La stessa Direttiva definisce il sistema di condizio­ namento d’aria: “il complesso

di tutti i componenti necessari per un sistema di trattamento dell’aria in cui la temperatu­ ra è controllata o può essere abbassata, eventualmente in combinazione con il controllo della ventilazione, dell’umidità e della purezza dell’aria”. Secondo dati della Commissio­ ne Europea, nel 2011 in Euro­ pa il settore edilizio nelle fasi di utilizzo consumava il 42% del consumo complessivo di energia, di cui il 55% dovuto al riscaldamento invernale e alla climatizzazione estiva. In Italia nel 2011 il consumo energetico per riscaldamento e rinfresca­ mento è risultato il più elevato, con il 45% del consumo totale, seguito da quello del settore trasporti con il 32% (ENEA 2013, RAEE 2011, Rapporto annuale sull’efficienza energetica). La Norma UNI TS 11300 (par­ te 3) fornisce le indicazioni per la determinazione del fabbi­ sogno energetico e relativo rendimento nella climatizza­ zione estiva. Il Regolamento UE n. 626/2011 prescrive che le etichette sui climatizzatori devono riportare dall’1 genna­ io 2013 la classe di efficienza energetica, al fine di orientare i cittadini alla scelta di quelli più efficienti e quindi con minori consumi. Sono state definite 7 classi di efficienza (A+++, A++, A+, A, B, C, D) in una graduatoria in cui le prime classi hanno il minore consumo espresso in kilowattora (ENEA, L’etichetta energetica). Va comunque tenuto presente che l’entità del consumo dipen­ de anche dalla collocazione del climatizzatore (- 5% di consu­ mo energetico se non esposto all’irradiazione solare diretta) e dalla gestione degli spazi inter­ ni, con i maggiori vantaggi nel caso di ambienti da climatizza­ re di limitata cubatura, isolati rispetto agli altri vani, con porte e finestre tenute chiuse e con la presenza di doppi vetri. Secondo dati di letteratura,

la climatizzazione estiva com­ porta un maggiore consumo energetico rispetto al riscal­ damento invernale, come pure maggiore è il consumo se l’im­ pianto nel periodo estivo fun­ ziona per un limitato numero di ore nella giornata invece che per tutte le ventiquattro ore. Molto probabilmente, si tratta di un effetto analogo a quello che si riscontra con il riscal­ damento: lasciare spento il sistema di climatizzazione per alcune ore fa tornare la tem­ peratura interna ai valori ini­ ziali, così, quando si riaccen­ de, è come ripartire da zero e occorre molta più energia ri­ spetto a quella necessaria per mantenere la temperatura co­ stante. Tanto più che, come ab­ biamo già accennato, una volta raggiunti i gradi desiderati, il climatizzatore entra automati­ camente in pausa, per ripren­ dere a funzionare solo quando è necessario. faggioli@soluzionisodexo.it Antonio Faggioli Medico, Docente di Igiene all’Università di Bologna, membro dell’ISDE e del Comitato Scientifico Sodexo

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