SPELEOLOGIE
La geospeleodiversità della Sicilia Grotte vecchie, storie nuove Fare Speleologia, quella con la S maiuscola, spesso vuol dire esplorare, scoprire, documentare e divulgare. Non solo visitare, per il gusto personale, ma cercare di lasciare più di un ricordo e qualcosa che sia utile anche per gli altri. Per far scoprire la speleologia ai neofiti spesso vengono utilizzate grotte facili, vicine a casa, e apparentemente banali. Ma capita a volte che una visita più accurata porti a scoprire cose inaspettate. Non cunicoli nuovi, ma testimonianze geologiche del passato che consentono di ricostruire la storia evolutiva della grotta, e che rendono la grotta “banale” in un capitolo prezioso di un libro tutto da leggere. E questo è quello che ci è successo in un viaggio in Sicilia, dove grotte normali sono tornate a essere protagoniste di studi geologici ora in corso. Basta imparare a leggere con attenzione, con la curiosità di un bambino, le morfologie ed i depositi che si sono preservati, spesso in modo ottimale, nelle nostre grotte. Jo DE WAELE
N
ell’anno accademico 2015-2016, il Corso di Speleologia, un corso a scelta della Laurea triennale in Scienze Geologiche dell’Università di Bologna, si è svolto in Sicilia. Dopo i due anni di corso svolti in Sardegna, e altri due tra l’Italia e la Slovenia, si è deciso di tornare in un’isola. Rispetto alla Sardegna e alla Slovenia, la Sicilia non può vantare grandi sistemi carsici, ma ha dalla sua parte una diversità geospeleologica che non ha eguali in Italia. L’isola è attualmente situata in un’area in cui il clima è semi-arido e il suolo nelle zone carsificabili (necessario per acidificare le acque di pioggia) non è molto potente; in queste condizioni quindi il processo carsico non dovrebbe essere molto efficace. Bisogna però ricordare che il clima è cambiato nel tempo, con variazioni periodiche di temperatura e piovosità, legate ai cicli glaciali-interglaciali Pleistocenici. In Sicilia, il carsismo è maggiormente efficace in fase
Rumena Clava
Sughero Uzzo
glaciale, in cui vi è alta piovosità ed è meno efficace nell’interglaciale, più arido. In quest’articolo si descrive l’itinerario seguito dal corso di quest’anno, partendo dal lato occidentale dell’isola, costeggiando poi l’area palermitana a settentrione fino al siracusano a oriente, con una tappa anche nell’ambiente vulcanico etneo.
La Riserva dello Zingaro e l’area di San Vito Lo Capo Sviluppata nel settore nordoccidentale della Sicilia, a est della penisola di San Vito Lo Capo, la Riserva dello Zingaro rappresenta un eccezionale esempio di paesaggio carsico sviluppato in calcari e dolomie di piattaforma carbonatica Triassica. Nell’area della Riserva si riscontrano le tipiche forme del paesaggio carsico: valli fluviocarsiche, doline, stone forest (insieme di pinnacoli longili-
Molara
Cocci Tre livelli Santa Ninfa
Pellegrino
Itinerario geospeleologico in Sicilia
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Speleologia 75 dicembre 2016
nei), solchi e vaschette di corrosione. Lungo i sentieri è facile trovare dei ciottoli composti da resti di speleotemi probabilmente dovuti allo smantellamento di antiche grotte o di vene concrezionate. In rocce tenaci come quelle carbonatiche, la tettonica genera faglie e fratture che diventano spesso vie preferenziali per il flusso idrico, e sulle quali si sviluppano i reticoli carsici. La prima grotta visitata, quella del Sughero, è una cavità impostata in una zona di faglia N-S parallela alla linea di costa. In questa grotta non sono presenti depositi che testimoniano la passata presenza di un fiume sotterraneo o morfologie che indicano la presenza della tavola d’acqua o di scorrimento idrico. Questi elementi portano alla deduzione che la grotta si sviluppa solo limitatamente alla faglia, non riservando grandi possibilità di prosecuzione. Sono presenti un gran numero di concrezioni di vario tipo. Scendendo dalle porzioni elevate dei rilievi e avvicinandosi al mare è tipico imbattersi in ampi grottoni, alti anche decine di metri, che si addentrano nella parete per soli pochi metri. La Grotta dell’Uzzo è uno splendido esempio di questo tipo di cavità. Si può notare come queste nicchie tendono In alto: Monte Etna, le esplorazioni “marziane” di una coccinella. (Foto Marco Vattano) A sinistra: la Sicilia con i suoi affioramenti carsico-speleologici e l’itinerario percorso con le grotte studiate.