Interview with Mr. Horseware - Tom MacGuinness,

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Success is the result of knowing how to seize an opportunity Mr. Tom MacGuinness, the owner of Horseware, meets Sport Endurance EVO

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el 2018 lo staff di Sport Endurance EVO era a King Forest in UK per seguire una gara di endurance internazionale. Pioveva ed era davvero freddo; aspettavamo l’arrivo della CEI3* 160 km. Al traguardo arrivò un uomo distinto, elegante in sella, con un sottosella verde. Chiediamo chi fosse ad un giudice locale che ci disse che era il sign. Tom MacGuinness di Horseware. Decidemmo di regalare lui una copia della nostra rivista auspicando un giorno di poterlo intervistare. E’ passato un anno circa e Luca Giannangeli, publisher of Sport Endurance EVO magazine, si è ritrovato con tutta la sua famiglia, Elena e Diego, a casa sua prima e poi nella sua azienda in Irlanda ad intervistarlo. Un onore e un piacere aver conosciuto una persona sensibile, appassionata ed umile nonostante un grande imprenditore. Gli abbiamo chiesto di raccontarci un po’ la sua vita, il suo percorso equestre e lavorativo, perché le sue coperte sono già famose in tutto il mondo.

Success is the result of knowing how to seize an opportunity Mr. Tom MacGuinness, the owner of Horseware, meets Sport Endurance EVO

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n 2018, the staff of Sport Endurance EVO were following an international endurance event at King’s Forest in the UK. It was raining and really cold while we were waiting for the arrival of the CEI3* 160km. Over the finishing line came a distinguished man, elegantly sat in the saddle, with a green saddle blanket. We asked about him and a local judge told us it was Mr. Tom MacGuinness of Horseware. We decided to offer him a copy of our magazine in the hopes of being able to interview him one day. A year went by before Luca Giannangeli, publisher of Sport Endurance EVO magazine, found himself in Ireland, along with his whole family, Elena and Diego, in order to interview Tom, first at his home and then at his business. It was an honour and a pleasure to have met such a sensitive, passionate and engaging person, one who is also a remarkable businessman. We asked him to tell us a bit about his life, his equestrian and working career, as his blankets are already renowned worldwide.

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ro molto giovane, avevo appena 20 anni quando decisi di lasciare il College per diventare Missionario cristiano. Lasciai il mio paese direzione Sudamerica dove trascorsi ben 5 anni della mia vita in compagnia di mia moglie. Nel 1979 tornai nella mia isola dove decisi di riprendere in gestione la riding school della mia famiglia. Ho due fratelli che all’epoca studiavano per diventare veterinari e una sorella che lo stesso studiava per diventare infermiera. Erano tutti e tre impegnati ed io libero di scegliere la mia strada. Diventai istruttore di equitazione secondo i canoni dettati dalla federazione inglese. Mi specializzai nella disciplina dell’eventing dove ho gareggiato fino alla categoria 1 e 2 stelle. Nel 1982/83 l’Irlanda fu colpita da una importante recessione economica, bisognava inventarsi qualcosa e farlo subito.

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Over to Mr. Tom MacGuinness, a man who made a virtue out of necessity.

Mi misi semplicemente ad osservare e capii che forse il settore delle coperte per i cavalli poteva essere vincente. A quei tempi non erano molto usate, quantomeno non da tutti. Chi le utilizzava si serviva di coperte vecchie, di bassa qualitĂ . Venivano lavate spessissimo fino a consumarsi lasciando scoperte le chiusure o le finiture in ferro che finivano per graffiare e fare male al cavallo.


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ver to Mr. Tom MacGuinness, a man who made a virtue out of necessity. “I was very young, about 20 years old, when I decided to leave college and become a Christian missionary. I left my country for South America where my wife and I spent 5 years. In 1979, we returned to Ireland and I decided to go back to managing my family’s riding school. I had two brothers who were studying to be vets at the time and a sister who was training to be a nurse. All three were busy with their chosen professions but I chose a different path. Or rather, I had to develop a new path when my initial one became blocked. I became a riding instructor who specialized in eventing and competed in the 1 and 2 star categories. However, Ireland was hit by a terrible recession in 1982/83 and the riding school suffered as a result. With a young family at home, I had to come up with supplementary income, and quickly.

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pesso erano a terra, cadevano, si attorcigliavano non avendo buone cerniere, insomma, ho capito che dovevo migliorare quel prodotto. Dunque pensai che se l’uomo è riuscito ad andare sulla luna, potevamo realizzare coperte

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di qualitĂ anche noi! Ho iniziato dal nulla, non sapevo nulla di tessuti, macchine da cucire ecc. Ho dovuto lavorare molto per trovare un prodotto che andasse bene per tutti i cavalli. Passarono tre mesi per disegnare una coperta e altri tre per costruirla; considera che lavoravo sempre nel frattempo nella riding school.


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started looking around and observing and realised that maybe the horse blanket market could be much improved upon. Horse blankets weren’t used that much back then, certainly not widely. Those who did use them used old and poor quality blankets. They were often damaged when washed which meant that the metal fasteners or the trimmings would scratch and hurt the horses. They often fell off, got tangled and didn’t have decent clasps. In short, I knew I had to improve the product. It took three months to design the blanket and another three to make it; all while managing a riding school in the meantime. In 1986 I decided to close the school so that I could dedicate myself to Horseware. I knew it was time to get serious and take it to the next level. I had been married for a while and had a small child, a mortgage and various expenses to face. My project was quite different to other people’s so I had to make sure it was the best.

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el 1986 decidemmo di chiudere la scuola per dedicarmi H24 ad Horseware. Ha capito che era il momento di fare sul serio, di fare il salto di qualità. Ero sposato da tempo ed avevo un figlio piccolo, con mutuo e spese da affrontare. Il mio progetto era molto diverso da quello degli altri quindi dovevo essere sicuro che fosse il migliore. Le mie coperte erano destinate inizialmente a cavalli che rimanevano nel paese e pian piano

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superavano i confini. Le mie coperte erano uniche al momento. Usavo materiali specifici, come thermobond fiber, nylon ecc. tutti provenienti dall’Irlanda e da UK, oggi anche da far East. Nel 1990 le coperte di Horseware diventano waterproof, la traspirazione è sempre stato un mio pallino, era fondamentale. Il cavallo non poteva rimanere bagnato dopo un’uscita o un allenamento; deto questo in breve tempo diventai l’unico a produrre una coperta con queste caratteristiche.


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y blankets were initially sold for horses in Ireland and after that we slowly expanded to countries overseas. At the time my blankets were unique. I used special materials like thermobond fiber, nylon etc. originally sourced in Ireland and in the UK and now in the Far East. Horseware blankets were made waterproof in 1990. Transpiration has always been fundamental for me. Horses shouldn’t stay wet after being taken

out or trained and I was the only one who was making blankets with these characteristics. The blanket was resistant and didn’t fall off the horses anymore. I was the market leader for the next 5 years. Today, the brand is sold in 30 countries and available in approximately 2,500 retailers worldwide. As far as marketing is concerned, I prefer not to sell online. Also, it’s not an easy thing to do, selling online is complicated and requires a completely different form of logistical organization compared to classic selling.

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a coperta era resistente e non cadeva più dal cavallo. Per altri 5 anni rimasi leader del settore. Oggi il marchio è presente in 30 paesi e poso contare su circa 2500 punti vendita nel mondo che hanno il mio marchio esposto. Per quanto riguarda il marketing, ho deciso di non vendere su internet per rispetto a chi vende in negozio. Tra l’altro sarebbe assai difficile farlo; questo tipo di commercio è complicato e richiede un’organizzazione logistica totalmente differente dalla classica. Vendiamo molto on line, ma lasciamo farlo ai terzi. In futuro vorrei vendere in maniera diretta solamente nella disciplina dell’endurance perché c’è spazio per il tipo di prodotto che ho. Parliamo di Endurance Tu sei un cavaliere, hai fatto gare di eventing, di polo di endurance, ma quale disciplina preferisci e perché? Avevo 12 anni quando iniziai a cavalcare e continuai fino a 18 anni. Smisi per 10 anni e poi ripresi a fare eventing fino alla categoria 2 stelle. Ebbi un incidente quindi dovetti fermarmi. Per i futuri 15 anni mi sono dedicato e concentrato alla mia azienda. Ero felice di quello che avevo creato nella mia vita e trovavo il mio lavoro molto appagante e stimolante. Viaggiavo molto con il mio van portandomi dietro tutto il carico di coperte da vendere in giro durante gli aventi; era molto stancante. Avviato bene il mio lavoro avevo più tempo per me dunque ripresi a montare con mia figlia, seguendola nello show jumping. Un mio amico mi introdusse ne polo ed ebbi la possibilità di assistere ad alcune partite di polo in Argentina e, dopo un po’ di scetticismo, me ne appassionai. Nel 2010, avevo 60 anni, iniziai a giocare a polo comprando anche alcuni cavalli specifici per la disciplina. Mia moglie appoggiava questa mia scelta perché finalmente iniziavo a godermi la vita. Avevo un amico, che lavorava molto in UAE; una sera stavo cavalcando nella mia scuderia e mi disse: “perché non provi a praticare endurance, saresti perfetto visto anche il tuo

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e do sell a lot online but via third parties. In future, I would like to sell directly to the endurance market as there’s a gap in it for the kind of product I offer.

Let’s talk Endurance You’re a rider, you’ve competed in eventing, in polo and in endurance, but what’s your favorite discipline and why? I was 12 when I started riding and I carried on until I was 18. I stopped for 10 years and then started eventing again and reached the 2 star category. An accident made me stop and, for the following 15 years, I concentrated on my business. I was pleased with everything I’d created in my life and found my job rewarding and stimulating. I travelled a lot in my van, transporting blankets to sell at events; it was pretty tiring. Once my business had got off the ground, I had more time for me so I started riding again with my daughter and went showjumping with her. One of my friends introduced me to polo and I had the chance to watch some matches in Argentina and, despite some initial scepticism, I found I really enjoyed it. In 2010, when I was 60, I started to play polo and even bought some polo ponies. I had all my wife’s support as she thought it would be good for me to enjoy myself. A friend of mine, who worked a lot in the UAE, saw me riding at my stables one evening and said “Why not try endurance, you’d be just right for it seeing as you’re so fit”. I met a vet in Uruguay who had worked with polo ponies and he suggested I try endurance, a totally new discipline for me. There was no Irish team which motivated me even more and I decided to try it. This was in 2012. I went to South America and met Sebastian Brum, an endurance trainer. Riding 20 or 40 km wasn’t hard for me even though I found it a bit boring at the beginning. A German instructor gave me the incentive to go on; from her, I learnt to listen to the horse, to interpret its signals, to understand it. I un-


fisico atletico”. In Uruguay conoscevo un veterinario che lavorava nel mondo del polo pony e anch’egli mi consigliò di provare quella che per era una nuova disciplina, l’endurance. Non esisteva la squadra irlandese, quindi avevo uno stimolo in più e provai. Era il 2012. Andai in Sudamerica e incontrai Sebastian Brum che era un trainer di endurance. Percorrere 20 o 40 km mi usciva naturale, anche se all’inizio mi annoiavo. Fu un’istruttrice tedesca che mi dette il giusto stimolo; imparai da lei ad ascoltare il cavallo, ad interpretare i suoi segnali, a comprenderlo. Capii che era importante insegnargli la strada giusta da percorrere, ad evitare pericoli, a scegliere l’andatura giusta etc.

derstood it was important to teach it the right route to take, to avoid danger, to choose the right pace etc. Polo is a team sport, you’re never as alone as you are in endurance. How important is it to have support? It’s fundamental to have a good trainer, a vet, the perfect support waiting for you. Thanks to them, I managed to achieve important goals like taking part in two editions of the European Championships and as many World Championships. In 2013, the rules changed and, in order to qualify, I had to travel a lot and take part in a lot of competitions. It was tough but I managed it.

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l polo è uno sport di squadra, non sei mai solo come nell’endurance. Quanto è importante l’assistenza? Avere un bravo trainer, un veterinario, un’assistenza perfetta che ti aspetta, è fondamentale. Con il loro supporto sono riuscito a raggiungere obiettivi importanti come partecipare a due edizione degli European Championship ed altrettanti World Championship. Nel 2013 cambiarono le regole e per avere le qualifiche necessarie, dovevo viaggiare molto e fare tante gare. Ci riuscii dopo tanti sacrifici. È importante la tecnologia nell’endurance? All’epoca correvo a piedi, ero un crosscountry runner. Le mie specialità erano i 5, 10 km. Si allenava secondo il metodo dell”interval training”, la stessa cosa che usavamo per i cavalli con il parametro fondamentale che era il cuore. Nell’endurance oggi, grazie all’utilizzo del cardiofrequenzimetro, anche chi non ha grande esperienza puoi capire quale velocità migliore mantenere. Anche in questo caso ho osservato l’endurance e sono arrivato a progettare un sensore elettronico collegato ad un sistema GPS. In sostanza la frequenza cardiaca del cavallo viene inviata in tempo reale su una dashboard collegata d una App. Posso seguire la sua evoluzione LIVE, salvarla e compararla nel tempo con le varie fasi di allenamento studiandone i loro grafici. In questa maniera posso stabilire se le tabelle di allenamento funzionano, se l’alimentazione del cavallo è buona, insomma, la tecnologia può aiutare senz’altro il training del nostro cavallo.

Endurance community Qual è l’endurance che vorresti. L’endurance ha due facce della stella medaglia: abbiamo le veloci gare nel deserto, paragonate a gare di velocità e prove più tecniche dove vedi cavalli trottare per 12 ore. Come la religione, i protestanti la vedono in un modo, altri in un altro, ma l’importante è che Gesù ci sia e sia al centro.

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ow important is technology for endurance? At the time I ran, I was a crosscountry runner. I specialized in the 5 and 10km. We trained using the “interval training” method, the same way we did with horses, basing ourselves on the heart’s parameters. Today, in endurance, thanks to the use of heart rate monitors, even those without much experience can work out the best speed to maintain. I looked to endurance here too and managed to design an electronic sensor connected to a GPS system. In short, the horse’s heartbeat is sent to a dashboard that’s connected to an app, all in real time. I can follow the evolution of the heartbeat LIVE, save it and compare it with the various phases of training by studying the charts. This way I can see if the training schedule works and if the horse’s nutrition is okay. In other words, technology can, without a doubt, improve the horse’s training.

Endurance community How would you like endurance to be? There are two sides to the same coin in endurance: on one side there are the fast races in the desert, and, on the other, races that test speed and technique where horses simply trot for 12 hours. It’s like religion, the protestants see it one way, the Catholics in another but all it comes down to Jesus in the end and the fact they are centred around him. When we talk about endurance, we’re talking about a competition where there has to be a winner, an objective, otherwise it wouldn’t make sense to take part, it would be boring. Endurance is the most noble, most natural equestrian discipline, one where respect for the horse is fundamental. Irish cowboys travelled from Dundalk to Dublin in two days. That was enough time to enter into harmony with your horse and cultivate a symbiotic relationship.

Nation Cup Team 2019

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uando si parla di endurance comunque stiamo parlando di una competizione dunque deve esserci un vincitore, un obiettivo, altrimenti non avrebbe senso correre, sarebbe noioso. L’endurance è la disciplina equestre più nobile, la più naturale dove il rispetto del cavallo è fondamentale. I Cowboys irlandesi viaggiavano Dundolk, casa mia, fino a Dublino impiegando due giorni; questo tempo era sufficiente per entrare in sintonia col tuo cavallo entrandoci in simbiosi. Questo è il bello dell’endurance. A me esce spontaneo, naturale praticarlo come al contrario la coordinazione mani-gambe non lo è nel polo. Il grande problema dei giorni nostri è che c’è mancanza di buon senso e di conseguenza tutti devono soffrire per la mancanza del rispetto delle regola. Esiste poi la spettacolarizzazione delle notizie, voi siete giornalisti lo sapete bene. Leggo ogni giorni sui social di attacchi continui da parte ad esempio di vostri colleghi inglesi contro Sh. Mohammed di Dubai e le sue gare in UAE. I danni in gara ci sono, come ci sono nel calcio o in altri sport. La saggezza sta nell’accorgersi del danno e fermarsi in tempo, questo si.

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hat’s what’s nice about endurance. It comes naturally to me and the same can’t be said of the hand-leg coordination that’s needed in polo. A lack of common sense is a huge problem nowadays and, as a consequence, everyone suffers when rules aren’t respected. News also gets sensationalized and, as journalists, you’re well aware of that. Everyday on social media I read continuous attacks from some English journalists against Sh. Mohammed of Dubai and his races in the UAE. Injury is a possibility in races, just like in football or other sports. It’s wise to be aware of it and stop promptly when it happens, that’s for sure. Counting the first and last, there are seven check-ups in total in an endurance race which we pay for when we sign up. That’s why endurance is likely the most monitored discipline of all. How would you monitor the competitions and the FEI ranking? Today the FEI monitors, everyone monitors, but I ask myself what the people doing the monitoring want to achieve? I thought you could develop a kind of rating system for the competitions, that gave figures or points, based on some fundamental and universal parameters.

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urante una gara di endurance abbiamo anche 7 visite contando l’iniziale e la finale, le paghiamo con la quota di iscrizione. Per questo motivo l’endurance è probabilmente la disciplina più controllata di tutte. Cosa faresti per controllare le gare e il Ranking FEI? Oggi la FEI controlla, tutti controllano ma mi domando, le persone che controllano, quale obiettivi vogliono raggiungere? Io ho pensato che si potrebbe istituire una sorta di sistema di rating delle gare, che attribuisca dei valori, dei punteggi ad esse in base ad alcuni parametri fondamentali ed universali. Penso alla distanza, al dislivello del percorso, all’altitudine della location di gara, al tipo di terreno di gara (sabbia, roccia), alla temperature ed umidità media stagionale (negli ultimi 5 anni) ecc. Ogni gara prenderebbe un punteggio e ne assegnerebbe un altro in base alla posizione in classifica. Insomma, farei qualcosa per diversificare l’accesso alle qualifiche che con il nuovo regolamento scoraggiano l’endurance dei piccoli country. Dopo aver corso una CEI1* devi terminare tre CEI2* in 24 mesi (binomio) senza mai essere

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eliminato per accedere alla CEI3*, questo significa che solo chi ha tante gare nel proprio paese e tanti cavalli può pensare di andare avanti. Solamente chi può economicamente permetterselo potrà andare all’estero a cercare qualifiche e correre per il ranking, chi ha solo un cavallo a casa non ha chance. Si voleva intervenire per calmare la situazione in UAE ma in questo modo si è colpita la base dell’endurance... Non so come andrà a finire, vedremo...


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think about the distance, the unevenness of the route, the altitude of the location of the competition, the terrain (sand, rock), the temperature and humidity of the average seasons (in the last 5 years) etc. Every race would have a score and would be assigned another based on its position in the classification system. In short, I would do something to diversify access to the qualifiers that are discouraged by the new rules in smaller countries. After racing a CEI1* you have to finish three

CEI2* in 24 months (binomials) without being eliminated in order to access a CEI3*. This means that only those who have a lot of races in their own country and a lot of horses can progress. Only those who can afford it can go abroad and qualify and run for ranking. Those who only have one horse at home don’t have a chance. They needed to intervene to calm things down in the UAE but this way they’ve hit the foundations of endurance hard… I don’t know where this is going, we’ll see…

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Making life better for horses and riders

www.horseware.com

for the development of endurance riding


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