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Quando la meta è più importante del viaggio Il grande scrittore e reporter Tiziano Terzani, amava uscire a correre in tutti i posti in cui soggiornava ed era solito dire che nulla è meglio della corsa per vedere tanto e bene. E noi abbiamo seguito il suo insegnamento _ testo e foto di Dino Bonelli
A
Corfù, l’unica realtà urbana della splendida e omonima isola della Grecia ionica, alloggiamo in uno dei tantissimi hotel del
centro nord. Da qui, seguendo l’insegnamento di Terzani, a noi caro, indirizziamo le nostre gambe verso sud. La tenuta, sia per me che per il mio gio-
vane compagno di viaggio, Marco Liprandi, è quella classica della corsa su strada con l’aggiunta, apparentemente fuori luogo, dello zainetto da trail running. Ma la differenza è in quello che vi mettiamo dentro. Nessun telo termico, nessuna maglia di ricambio, nessuna giacca anti vento, nessun paio di guanti ma solo un telo mare, un costume e una crema protettiva. Adesso la destinazione della nostra corsa è alquanto evidente. I primi 5 km li corriamo in un misto di asfalto trafficato, marciapiedi su cui fare slalom tra la gente e un rilassante lungomare semi desertico, poi, attraverso una lunga e stretta pas-
meta del nostro cercare, il Garmin dice che abbiamo
serella in cemento attraversiamo una baia dalle ac-
fatto qualcosa di più di 10 km, per ora può bastare.
que placide. Ci spogliamo degli abiti del runner e in quattro e Verso la metà dell’attraversamento, il rombo di
quattr’otto siamo in costume, con i piedi nelle me-
qualcosa di grosso richiama i nostri sguardi ver-
ravigliose acque dal tepore tropicale. Qualche
so l’alto. Un enorme aeroplano di linea ci “spettina”
bracciata a stile libero, tanto da constatare la poca
volando a poche decine di metri dalle nostre teste.
salinità dell’acqua che permette di nuotare a occhi
Lo seguiamo con lo sguardo: ed ecco che appare la
aperti senza occhialini, e un paio d’ore a rosolare al
pista d’atterraggio dell’aeroporto internazionale di
sole sono il proseguo della nostra giornata.
Corfù che, a 200 metri dalla passerella, si allunga verso l’entroterra. Oltre la stretta lingua di cemento,
Poi, a stomaco pieno, rimessi i
ricominciamo a correre su stradine d’asfalto e mar-
panni da runner e dopo un’ul-
ciapiedi, questa volta fortunatamente vuoti.
tima immersione delle gambe nello splendore acquoso che
Sulla sinistra s’intravede il color smeraldo del mare
stiamo
nascosto dietro a una vegetazione mista. Marco
percorriamo a ritroso la stessa
per
abbandonare,
ri-
opta per scendere da una scalinata affogata in
via dell’andata. Sulla passerella
un canneto, continuando a correre in riva al mare,
che incrocia la linea d’atterrag-
mentre io dall’alto della strada tengo il suo ritmo e
gio dei tanti aerei, ci fermiamo a
lo immortalo nel suo gesto tecnico (ora appesanti-
fare qualche foto con la mia per-
to dalla battigia ghiaiosa). Finalmente troviamo la
sonale illusione di poter immortalare, nello stesso scatto, sia il runner che l’aereo. Quadretto fattibile con un obiettivo grandangolare, ma quando corro fotografo “solo” con una fotocamera compatta, che mi stia nella tasca anteriore dello zainetto, e il risultato dell’esperimento, che ci ha bloccati sul pontile per almeno tre quarti d’o-
num ero
giornata da sogno, rientriamo in hotel, ci cambia-
andremo a correre in Armenia
mo e usciamo a goderci la vita notturna che riempie le mille viuzze intrecciate in un centro storico, bello, pulito, ordinato ed estremamente vivace.
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S ul pros s imo
ra, è quello che è. Ugualmente soddisfatti da una