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CORVI SENZA FRONTIERE
Tra il 9 e il 12 marzo, alle pendici del Gran San Bernardo, la community Black Crows si è ritrovata per la sesta edizione di La Sentinelle: un evento spontaneo, all’insegna della convivialità e della passione per lo ski touring dalla nostra inviata Francesca Cassi a Sentinelle è un raduno di scialpinismo che predica l’amore per la montagna, il gusto per lo sforzo e la ricerca dei pendii più belli. Nessuna gara, ma un percorso in altitudine, degli sci larghi e una disinvoltura incondizionata”. Così il team La Sentinelle descrive l’evento che riunisce da sei anni la community Black Crows sotto gli occhi attenti di Bruno Compagnet, founder del brand e di Guide Alpine del calibro di Liv Sansoz, Yannik Boissenot, Fred Degoulet e molti altri.
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La Sentinelle riunisce una comunità internazionale di appassionati di scialpinismo su un percorso lungo e tecnico. Un viaggio in compagnia - l’idea di Bruno Compagnet e Layla Kerley, fotoreporter, è quella di ritrovarsi come si farebbe tra amici per condividere i valori di una passione comune: il gusto per l’avventura e l’esperienza della montagna. Le giornate si concludono sempre con un momento conviviale, per condividere le emozioni e gustare prodotti locali.
LA SESTA EDIZIONE: SAINT-OYEN
Per La Sentinelle 2023 ci siamo trovati dal 9 al 12 marzo a Saint-Oyen, nell’Alta Valle del Gran San Bernardo, a tracciare curve. L’evento quest’anno è stato sponsorizzato, oltre che da Black Crows Skis, da Patagonia, SCARPA, ATK Bidings, Skinalp e Bollé, che hanno fornito gadget ai fortunati partecipanti – tra cui il sewing kit Patagonia e gli occhiali da ghiacciaio Bollé. Compagnet ha inaugurato il ritrovo giovedì sera con una breve presentazione della filosofia La Sentinelle alla quale sono seguiti la distribuzione del Welcome Kit e di un aperitivo offerto da SCARPA.
Una copiosa nevicata tra giovedì notte e venerdì mattina ci ha permesso di passare la prima giornata nella neve fresca. Da venerdì sera, purtroppo, le condizioni atmosferiche sono peggiorate, costringendoci ad accorciare il percorso rispetto a com’era stato inizialmente programmato e a esplorare i dintorni di Crévacol. Tuttavia, in pieno spirito Sentinelle, nessuno si è lasciato scoraggiare: anche sotto la pioggia, gli scialpinisti hanno caparbiamente risalito i pendii per lasciare le loro effimere tracce in discesa.
Per partecipare era obbligatorio uno sci largo almeno 100 mm sotto il piede. I modelli Black Crows che hanno sfilato sono stati l’Atris, il Camox, il Navis, l’Orb, il Corvus, il Ferox, l’Anima e il Divus. Non sono mancati alcuni sci ancora in fase di test, così come le novità in campo ATK. Venerdì sera infatti è stata presentata ai partecipanti la Raider Evo Collection nei suoi nuovi colori, direttamente ispirati a quelli degli sci Black Crows. Le tre giornate sono quindi volate tra salite, discese in neve fresca, evoluzioni in pista e campi ARTVA e di sicurezza in ghiacciaio, presieduti dalle Guide Alpine che collaborano da sempre con l’evento.
Gli atleti di Black Crows sono stati protagonisti sabato e domenica sera. Fred Degoulet ha presentato la sua ultra-traversata della Mer de Glace compiuta con Benjamin Ribeyre: un viaggio magistrale e inedito sulle più alte creste che vigilano sul ghiacciaio, dai Grand Montets fino al Montenvers passando per le Aiguilles de Chamonix – ovvero, 50 km su terreno misto. Liv Sansoz, invece, ha raccontato la sua scalata di Zodiac su El Capitan, in Yosemite, in compagnia di Vanessa François - alpinista che in seguito a un incidente nel 2010 ha perso l’uso delle gambe. Infine, Leah Evans, atleta Patagonia, ha presentato “Mind over mountains’’, il racconto della traversata da 120 km e più di 9.000 metri di dislivello che ha compiuto in British Columbia insieme a Madeleine Martin-Preney e Marie-France Roy.
La community si è salutata tra la domenica sera e il lunedì mattina. Prima di ripartire, abbiamo chiesto a Bruno Compagnet quali fossero i suoi prossimi piani. “Ho i miei sci e una macchina” ha risposto il freerider. “E mi hanno detto che in Austria c’è neve”.
Digital Outdoor
La produzione virtuale dell'abbigliamento mette il consumatore al centro, migliora l’esperienza d’acquisto e consente di tracciare i prodotti. Con un importante passo avanti per l'ambiente
di Alice Rosati
Implementare la digitalizzazione nella produzione di capi significa migliorare il flusso di acquisto dei consumatori e allo stesso tempo accelerare le iniziative sostenibili a favore di un’economia circolare. I servizi digitali apportano benefici ai player del settore, ai negozianti e ai clienti che chiedono interazioni sempre più personalizzate.
L’IMPORTANZA DEL PASSAPORTO DIGITALE - Per Leslie Holden, co-founder di The Digital Fashion Group, in futuro tutti i capi d’abbigliamento saranno dotati di un passaporto digitale che diventerà un essenziale strumento di trasparenza che consentirà di tracciare l’intero ciclo vitale del prodotto, con il beneficio di rendere più consapevole il consumatore finale e diminuire lo spreco. Sul passaporto digitale, sia sotto forma di QR code che di tag NFC, potrebbero venire annotati i materiali utilizzati - come fibre e coloranti rendendo più semplice il processo di riciclo -, e le informazioni sulla provenienza del capo, sulla quantità di acqua utilizzata per produrlo così come sull’emissione di CO2. Tutta la industry parlerà lo stesso linguaggio, condividendo con il consumatore dati a cui ad oggi non ha accesso - motivo per cui le azioni di acquisto davvero motivate dall’elemento sostenibilità non sono ancora ben quantificabili -, e allo stesso tempo consentirà di mantenere la promessa di adottare modelli di business circolari. “Oggi sono pochi i brand che hanno implementato questi protocolli e non esiste ancora un regolamento preciso, ma lo faranno e saranno gli stessi clienti a richiederlo. Questo avrà un effetto enorme su come compreremo i capi di abbigliamento”.
PRODUZIONE ON DEMAND - La produzione on demand rappresenta il futuro della sostenibilità. “Questo modello a richiesta, che prevede di produrre solo quello che il consumatore chiede, consente di risparmiare molto. I processi sono tutti digitali e non serve neanche creare capi di campionario. La produzione, però, dovrà cambiare perché al momento non è strutturata per la modalità on demand. Le macchine oggi sono altamente differenziate, sono assestate sulla produzione di massa, mentre si dovranno avere macchine focalizzate su tipologia di capo. Il ritorno in Europa e la transizione verso micro produzioni con- sentirà un controllo diretto maggiore e quindi un’opportunità di implementare lavorazioni mirate”, spiega Holden.
LE OPPORTUNITÀ DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE - “L’intelligenza artificiale dovrebbe essere usata di più per capire cosa vogliono i clienti e per fare previsioni. Oggi i buyer guardano le collezioni e decidono cosa le aziende produrranno la stagione successiva. Mentre ci sono alcune realtà, come la francese Heuritech, che sviluppano software in grado di predire quali saranno i trend, i colori e i tessuti più apprezzati dalle community di consumatori e quindi di orientare la produzione. Queste informazioni consentono alle aziende di scegliere e produrre esattamente ciò che vuole il consumatore e, quindi, di sprecare meno. Circa il 60% dell’abbigliamento a un certo punto finisce nelle discariche di rifiuti. Il digitale può limitare questo problema, sfruttando le risorse dei big data per proporre prodotti tailor made”.
L’intelligenza artificiale potrebbe giovare anche ai retailer. Non solo le presentazioni delle collezioni potrebbero essere fatte in digitale, ma questo consentirebbe ai negozianti di delineare il layout del punto vendita, offrendo anche un’anteprima delle collezioni ai clienti. Qui entra in gioco anche il metaverso che, se da una parte ancora non esiste perché non c’è ancora la tecnologia, dall’altra l’idea di cosa si può fare in questo spazio virtuale è già realtà. Un social place da frequentare con il proprio avatar anche per provare e ordinare capi d’abbigliamento: “Provare i vestiti virtualmente consente alle aziende di produrre anche la versione digitale di quel capo d’abbigliamento, utile per mantenere tracciato tutto il ciclo produttivo”, spiega Holden. Un gemello digitale è un modello virtuale di un oggetto fisico che utilizza i dati in tempo reale per simulare il comportamento e monitorare le operazioni, trasformando in realtà l’economia circolare nell’outdoor Industry. L’alleanza tra retail fisico e digitale è sempre più necessaria. Un approccio multiplo, in cui le esperienze analogiche e lo shopping digitale si rafforzano reciprocamente. Realtà come The Retail Performance Company, che è intervenuta a Ispo con la conferenza sul multiverso del sistema retail, ha individuato quattro driver per realizzare un'esperienza di acquisto nel multiverso: flessibilità, sostenibilità, convenienza, comunità e spinta alla novità. Nel negozio del futuro, negozianti e designer collaboreranno per creare nuove esperienze d’acquisto e i consumatori diventeranno utenti e co-creatori.
CALZE TECNICHE: ISTRUZIONI PER L’USO
Che caratteristiche devono avere? Come sceglierle? Che tecnologie servono?
Un pratico kit realizzato in collaborazione con Miren Olaetxea Indaburu di Lorpen di Pietro Assereto
Le calze sono generalmente l’elemento più trascurato quando si tratta di abbigliamento per un’escursione in montagna: infatti, si presta più attenzione agli strati della parte superiore del corpo e persino agli accessori. Tuttavia, sono essenziali.
“ Se le calze non sono ottimali, non importa quali calzature si indossano”, afferma Miren Olaetxea Indaburu, product manager di Lorpen. E se c'è un marchio che se ne intende di calze tecniche, quello è sicuramente Lorpen. Con sede nel nord della Navarra (Spagna), ai piedi dei Pirenei, dal 1998, il marchio, leader internazionale e riferimento mondiale nel suo settore, progetta, produce e distribuisce i suoi prodotti in oltre 60 Paesi. “Utilizziamo i migliori filati e la migliore tecnologia affinché le calze si adattino al piede e respirino, evitando così la creazione di vesciche e persino di funghi o altri batteri che possono insorgere a causa dell'intensità dell'attività , continua Miren.
Ma, di preciso, quali caratteristiche dobbiamo ricercare in una calza quando l’acquistiamo? Da un lato, è essenziale che siano elastiche e che quindi si adattino bene al piede e che non formino grinze o pieghe che possano poi causare problemi. Dall'altro lato, bisogna considerare la cucitura della punta: partendo dal presupposto che non esiste una calza senza cuciture, molto apprezzata nel panorama outdoor è una calza con cucitura piatta, ovvero senza rilievi all’interno. Un altro aspetto da tenere in considerazione è la densità: una calza da sci, per esempio, sarà composta da tessuti differenti rispetto a una da trekking estivo.
Infine, si devono valutare la resistenza e la durata, aspetti molto importanti nelle attività estreme come il trail running o le uscite di skialp con scarponi rigidi o semirigidi, dove il filo esterno dell'intera calza o nelle zone di attrito deve essere di grande resistenza, come il nylon.
Per ottenere una buona calza tecnica è essenziale implementare le tecnologie tessili più avanzate e lavorare con le fibre più efficaci presenti sul mercato. Lorpen da anni intraprende questa strada ed è l'unico marchio al mondo che produce calze con la Tecnologia T3, cioè con tre strati di filato differenziati.
“ Mettiamo un filato idrofobo a contatto con la pelle, che espelle il sudore e mantiene la pelle asciutta. Nella parte centrale esterna introduciamo un filato idrofilo che allontana il sudore dalla pelle. Infine, utilizziamo un filo resistente nella parte esterna per proteggere le aree esposte all'attrito. Inoltre, qualche anno fa, nell'ambito dei nostri continui sforzi per migliorare le prestazioni dei nostri prodotti, abbiamo sviluppato la tecnologia Selective Layering System, che ci permette di combinare un numero diverso di strati nella stessa calza, a seconda dell'attività richiesta. C'è molto lavoro dietro ogni innovazione applicata al prodotto. Forse gli utenti non ne sono consapevoli quando lo leggono sull'etichetta, ma quando provano una buona calza tecnica e vedono che, dopo molti anni e molto utilizzo, continua a proteggere i piedi e non perde funzionalità, si rendono conto dell'importanza di investire in una buona calza da montagna” , dichiara la project manager.
Lorpen lavora con le migliori fibre ecologiche del mercato, sia naturali che sintetiche, tra cui PrimaLoft Eco, Nylon riciclato, Coolmax Eco, Tencel e lana Merino. E per la prima volta, la collezione invernale dell'azienda includerà calze di alta gamma realizzate con tessuti biodegradabili.
HAI LA STOFFA GIUSTA?
I Textrends di ISPO lanciano le linee guida del settore tessile per la SS 25 tra innovazione e sostenibilità. La chiave per una filiera performante? Un lavoro collettivo per il raggiungimento di obiettivi comuni di Francesca Cassi
Itre Textrends di ISPO per la SS 25 sottolineano che non sono solo i player b2b a dover affrontare le sfide del settore tessile, ma anche quelli b2c. E non basta: i consumatori stessi devono essere inclusi e istruiti soprattutto a livello di misure sostenibili e di economia circolare. Questa è la riflessione che emerge dalle ricerche di Louisa Smith, membro della giuria dei Textrends Awards per ISPO. Il suo spirito innovativo e la sua esperienza rendono la sua opinione una tra le più importanti nel settore outdoor e moda nel campo del tessile.
ISPO TEXTRENDS AWARDS: COSA SONO?
I Textrends Awards premiano i più innovativi tessuti, accessori, fibre, stoffe e componenti materiali nel settore outdoor&sport. Gli Awards si tengono due volte all’anno e si basano sui trend del settore tessile e apparel, decisi da esperti con almeno due anni di anticipo. I partecipanti presentano i loro prodotti più innovativi, che saranno poi giudicati da una giuria di esperti internazionali. I vincitori ricevono un pacchetto di benefit non indifferente, che include servizi promozionali e di vendita
ARIA DI CAMBIAMENTO
L’industria tessile sta cambiando: il tempo scorre e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile si sta per chiudere. Uno dei principali obiettivi è quello di proteggere l’ambiente. Per questo, non solo gli stakeholder B2B, ma anche i clienti e i consumatori sono chiamati all’azione.
Gli ingredient brand e i fornitori – dalle materie prime ai prodotti finali – stanno già lavorando con costanza per migliorare i processi e ridurre i rifiuti e le pratiche dannose a livello ambientale. Lo dimostrano iniziative come la tecnologia Shed Less di Polartec, o la collaborazione di quest’ultimo con The North Face per la creazione di un pile in tessuto 100% riciclato – due esempi tra molti. Ormai una delle domande che agita di più il settore outdoor è: come conciliare la sostenibilità con la performance, la tecnicità e il design?
Se l’obiettivo è quello di preservare l’ambiente e evitare lo spreco di risorse senza deludere gli amanti dell’outdoor, le tendenze dimostrano che questo cambiamento nell’industria tessile non può avvenire se non attraverso un lavoro collettivo. Il testimone dev’essere passato da un player all’altro per creare un ciclo di innovazione e nuove soluzioni grazie al savoir faire condiviso di aziende diverse, in collaborazione con i consumatori e lungo tutta la supply chain. È quanto emerso dalle ricerche della giuria ISPO Textrends Awards.
Abbiamo già visto degli esempi di cooperazione molto importanti e molto efficaci. Lo dimostrano i dati pubblicati dal Microfibre Consortium (TMC) nell’ultimo report, aggiornati in base ai progressi fatti in merito all’obiettivo di azzeramento, entro il 2030, dell’impatto della frammentazione delle fibre tessibili nell’ambiente. Riguardo i punti cardine 2021-2022, tutti gli obiettivi sono stati raggiunti. Ciò è stato permesso dall’engagement di ogni compagnia firmataria e dalla ricerca di strumenti pratici per la misurazione del fenomeno di frammentazione tessile. Il Microfibre Commitment è un framework globale a cui hanno aderito oltre 80 compagnie, tra le quali alcune delle più grandi aziende tessili e di apparel al mondo. Queste si sono poste l’obiettivo di contribuire a programmi sostenibili, collaborativi e proattivi.
DALLA FIBRA AL CONSUMATORE: I TEXTRENDS DI ISPO SS 25
Per molti anni, la parola sostenibilità rappresentava solo un termine in voga nel mercato outdoor. Nel frattempo, è stata sostituita con un altro concetto, quello del greenwashing. I colpevoli, in quest’ultimo caso, sono le aziende che, volendo saltare sul treno della sostenibilità, lo fanno con idee e pratiche senza scrupoli e mal concepite per attrarre il consumatore ma deludendolo, intenzionalmente o meno.
Questo, sottolinea Louisa Smith nelle sue ricerche annunciando i Textrends, è il momento in cui emerge il primo trend: il dovere. Tutti, nell’industria outdoor, devono fare il possibile per rivelare le origini e la natura dei materiali e prodotti che affermano di essere sostenibili. Quello di cui abbiamo bisogno è un eco-label forte, da sviluppare da zero. Non è abbastanza offrire servizi di ritiro solo per buttare i prodotti in discariche o mandarli all’inceneritore, né offrire prodotti fatti con fibre riciclate che però si basano su fibre vergini. E anche gli sforzi relativi alla catena di approvvigionamento da parte dei brand sono, molto spesso, promesse troppo belle per essere vere.
Il secondo trend è la realtà. Questo concetto sottolinea che la digitalizzazione non è più vista come un fattore innovativo, perché ormai è reale da tempo. Nuove pratiche di approvvigionamento, produzione e distribuzione efficaci vengono continuamente integrate nella filiera. La rivoluzione digitale, la realtà aumentata porta i processi a essere più efficaci e fluidi, mentre l’intelligenza artificiale accelera il ritmo generale della filiera. Stampa 3D, circuiti stampati, l’Internet of Things (IoT) che connette il mondo fisico al mondo digitale, la varietà di design e la customizzazione: sono tutte possibilità tecnologiche attuali e reali.
Il terzo e ultimo trend si concentra sul consumatore: il (ben)essere, o il vivere in un mondo che è cambiato. L’era della cultura del burnout sta arrivando alla sua fine, il consumatore moderno va alla ricerca del benessere sia fisico che, soprattutto, mentale. Entrambi sono finalmente considerati inestimabili così come è ormai appurato che gli sport abbiano un impatto indubitabile sul rilascio di endorfine – da una maratona a una piacevole passeggiata nel bosco. Un passo avanti, non sono per la salute fisica e le abilità mentali, reso possibile dagli sport e dall’outdoor industry.
Dovere, realtà e benessere: tre direzioni, o concetti, che esprimono al meglio l’impegno odierno che i player del settore, dalle aziende ai consumatori, devono garantire per far sì che l’industria tessile e il mercato outdoor siano in grado di rispondere agli appelli moderni, sia ambientali che sociali. Un obiettivo ambizioso e sovrastante per i singoli ma che, come abbiamo visto, può essere avvicinato da un lavoro collettivo e collaborativo.
Performance Days 2023
La fiera dedicata ai tessuti si è svolta quest’anno dal 15 al 16 marzo, a Monaco, al centro espositivo Messe München. Il focus topic di quest’anno è stato “The journey to carbon neutrality. Create. Align. Compare”. Si tratta della terza parte di lungo processo iniziato nell’autunno 2022 il cui obiettivo è la neutralità della filiera in termini di CO2. Si tratta di un criterio decisivo già per molti prodotti: la maggior parte delle aziende sono indirizzate verso una selezione di materiali che sia al tempo stesso performante e sostenibile, oltre che riciclabile. In questa edizione dei Performance Days ha preso vita la visione di calcolare l’impronta carbonio di ogni tessuto alla Functional Fabric Fair utilizzando gli stessi parametri per tutti, in modo che la comparazione sia realistica. Si conferma in questo modo il trend generale: per rendere la filiera sostenibile, il lavoro dev’essere corale e collaborativo.