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Sconfinamenti diversi

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Prima di me

Prima di me

di Sonia Diouri

Sono nata da due genitori stranieri, quindi «sconfino» continuamente. Sconfino in modo diverso a seconda del Paese in cui mi trovo e delle persone che mi circondano. Sconfino in modo positivo se si tratta della Polonia, è come se entrassi in un’altra comfort zone. Sconfino, invece, in modo negativo quando si tratta del Marocco, un luogo in cui tendo a essere rigida. Sconfino in religioni, culture, persone e mentalità diverse di continuo. Mi sembra di avere il cervello diviso in tre confini diversi che, a seconda di dove mi trovo, si attiva con i comportamenti da tenere nel confine scelto.

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Se parliamo della Polonia, sconfino nella zona felice e sicura, in cui posso divertirmi senza preoccuparmi di niente. Com’è successo nell’agosto di quattro anni fa, ovvero l’ultima volta in cui ho messo piede in Polonia. Ricordo che era il matrimonio di mia zia, ero davvero contenta di poter trascorrere una settimana tra i miei famigliari, ma la mia felicità è cresciuta maggiormente non appena sentita la proposta di mio zio: «Sonia, che ne dici di passare un mese qui con noi?». Pensai che l’idea fosse fantastica, così la proponemmo a mia madre, che dopo un po’ di esitazione si convinse. La cosa che non sapevo, però, era che avrei passato un intero mese da sola, senza mia sorella e i miei genitori; non che non mi fosse già successo di viaggiare all’estero senza la mia famiglia, ma passare trentun giorni in un Paese di cui non sapevo perfettamente la lingua mi destabilizzò leggermente. Essendo orgogliosa, non mostrai la paura e mi convinsi che sarebbe andato tutto per il meglio; ed è quello che è successo effettivamente. Con un po’ di fatica e incomprensioni, ce l’ho fatta: imparando meglio la lingua, senza essere giudicata per i miei errori grammaticali o di pronuncia. Ho conosciuto meglio anche la mia famiglia materna e ho creato legami fantastici con i miei cugini e con gli zii. Ho sconfinato in un territorio semisconosciuto, ma con il quale ho preso confidenza,

© 2023, Biblioteche del Comune di Piacenza e Associazione La Matita Parlante, Storie sconfinate, Erickson, www.ericksonlive.it preferendolo addirittura al mio attuale confine, ovvero l’Italia. Ero fiera di me per essere cresciuta un po’ di più e ho reso fiera mia madre, per aver imparato qualcosa sul suo Paese di origine. Non si può dire lo stesso del Marocco, però. Quando sconfino nel territorio africano, assumo un comportamento rigido, sull’attenti. Non avendo un ottimo rapporto con quella parte famigliare, sto attenta a qualsiasi movimento. Non si può dire che io mi senta pienamente a mio agio tra loro. Non mi sento una di loro: non ho occhi scuri, capelli ricci, pelle ambrata. Ho preso caratteristiche fisiche europee e questo causa sempre occhiate curiose o critiche nei miei confronti; non che la cosa mi infastidisca, solo è come se avessi l’impressione di essere un alieno tra loro. La cosa non è da meno quando sono tra i miei famigliari. Una delle «doti» migliori della famiglia Diouri è farsi continuamente gli affari degli altri; cosa che porta disagio, fastidio, rabbia e scontrosità. Questo è quello che provo quando sono nel confine della famiglia paterna. L’unica soluzione è non darci troppo peso. Ho sconfinato in altri Paesi e città ovviamente e, ogni volta, è uno sconfinare diverso.

© 2023, Biblioteche del Comune di Piacenza e Associazione La Matita Parlante, Storie sconfinate, Erickson, www.ericksonlive.it

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