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Una mano amica per la generazione degli inizi
from Stadium n. 2/2022
by Stadium
Il 18 aprile 2022 anch’io ho partecipato allo straordinario incontro degli adolescenti con Papa Francesco in Piazza San Pietro. Il primo incontro pubblico dopo la pandemia in una piazza gremita di giovani festanti che arrivavano fino in via della Conciliazione. Quasi 80.000 ragazzi arrivati da ogni angolo d’Italia con al collo un fazzoletto blu per un’esplosione di canti, bandiere, tante quelle dell’Ucraina, e colori luminosi. «Questa piazza aveva fame di voi» esordisce Francesco, a due anni dalla camminata solitaria sul sagrato della Basilica il 27 marzo 2020, nei giorni bui del covid. Finalmente la rinascita. La generazione Z è la “generazione degli inizi” secondo una bella definizione dell’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, «chiamati ad essere l’inizio di un’epoca inedita del mondo», quella dell’addio, speriamo, alla pandemia e alla guerra. È la generazione che guarda al futuro con speranza negli occhi e nel cuore, quella che non smette di credere nella potenza dello stare insieme nel nome di qualcosa, o Qualcuno, più grande. La generazione che ha patito in maniera più profonda le ferite lasciate dalle restrizioni legate alla diffusione del virus e che ora si trova abbracciata ad ascoltare “Blu celeste” di Blanco, anche lui presente all’incontro. Non sono solo ragazzi spensierati ma, secondo le parole del Cardinal Bassetti, «vorrebbero capire che le loro domande sono accolte da qualcuno e che il mistero della vita può ancora continuare ad esercitare il suo fascino su di loro». La vita che rifiorisce, che si spalanca nuovamente, nonostante tutto, la vita che è bella «e va data agli altri. È importante che andiate avanti – l’augurio del Papa – illuminate le paure, vincete lo scoraggiamento con il coraggio di prendere la mano di chi abbiamo vicino e ce la tende». Il Centro Sportivo Italiano sente ancora una volta l’invito ad essere questa mano tesa verso la moltitudine di ragazzi riunita in piazza ad ascoltare le parole di Francesco o schierata sui campi sportivi, unita nelle proprie squadre. Poco importa. È a loro che questa presenza amica vuole rivolgere l’invito a non avere paura, a «non vergognarsi della paura del buio». È una mano che invita ad uscire per vincere la solitudine, a muoversi per sentire la vita, a non temere l’incertezza. Lo sport non è solo salute e divertimento, risultati e classifica, ma occasione straordinaria (me lo ha confidato il Cardinale Bassetti mentre attendevamo l’inizio dell’incontro) per incoraggiare chi sta provando la paura di una finale, l’emozione per un gesto tecnico difficile, la delusione di una sconfitta. Lo sport non è solo bello quando si vince ma soprattutto quando ti insegna a mettercela tutta per vincere e perché dopo una sconfitta ti offre ancora la possibilità di rialzarti e riprovare a vincere. A noi l’impegno di amare questi ragazzi, di accompagnarli perché la loro vita si apra alla novità, all’avventura, si ricarichi giorno dopo giorno sempre di nuova energia, anche quando in agguato c’è la stanchezza per l’impegno, la paura per la sofferenza, il dubbio per l’ignoto.

don Alessio Albertini Assistente ecclesiastico nazionale CSI