7 minute read
Lo sport come antidoto alle discriminazioni e al cyberbullismo
from Stadium n. 6/2023
by Stadium
L’attività sportiva ha un valore sociale ed educativo oltre ad essere fondamentale oggi per arginare i fenomeni di bullismo tra i giovani
di avv. Marianna Sala*
Èun dato assodato che lo sport abbia un valore sociale ed educativo. Grazie allo sport, i ragazzi vivono tra i loro coetanei e affrontano sfide comuni, improntate sul rispetto delle regole e dell’avversario. E così, imparano a vivere: imparano a riconoscere il loro ruolo all’interno di una comunità, imparano a lavorare insieme per perseguire un fine comune, imparano a gestire le emozioni e le frustrazioni, imparano a vincere e anche a perdere.
E non solo. Considerato che – in base alle ultime statistiche – la vita dei ragazzi trascorre per lungo tempo on line, sui social, è evidente che lo sport diventa anche uno strumento educativo per la gestione corretta dei social, sia in termini quantitativi – dato che il ragazzo sportivo, impegnato negli allenamenti e nelle gare, trascorre meno ore al cellulare rispetto al ragazzo inattivo –sia in termini qualitativi – dato che il ragazzo sportivo tende a trasfondere il proprio stile di vita “sportivo” e rispettoso anche on line. Per questi motivi, occorre incentivare tra i ragazzi lo sport, inteso come gioco organizzato. Al di là della resa finale e delle performance individuali, è importante che tutti i ragazzi, anche quelli meno propensi a scendere in campo, siano coinvolti in modo divertente nella pratica sportiva. Lasciando la pratica agonistica a quelli che più lo desiderano.
Un ragazzo costretto a “mettersi in gioco” impara a conoscere i propri limiti e a rispettare gli altri (che siano concorrenti o compagni di squadra): per questo lo sport ha un ruolo fondamentale per arginare i fenomeni di discriminazione e di bullismo anche on line.
Lo sport come antidoto alle difficoltà relazionali
Molti sono gli studi scientifici che dimostrano come l’attività fisica faccia bene e in alcuni casi abbia addirittura un effetto curativo contro ansia, solitudine e difficoltà relazionali. È dimostrato infatti che lo sport, in particolare per i giovani, tiene lontano dagli schermi e dai social, favorendo relazioni reali e attività all’aria aperta.
I social non sono necessariamente un male, ma lo diventano nel momento in cui si trasformano in una piazza di odio, generando il cosiddetto hate speech, oppure spazi virtuali in cui si innescano dinamiche di violenza, come il cyberbullismo, il revenge porn, il sexting, fenomeni che ledono la libertà individuale e mettono a dura prova la sensibilità dei nostri ragazzi.
I ragazzi sono purtroppo le prime vittime dei crimini in rete, perché strutturalmente più fragili e spesso inconsapevoli dei rischi che corrono. Ma noi come adulti che ruolo abbiamo in queste dinamiche? Un ruolo importantissimo, mi viene da dire con fermezza. Siamo noi in prima persona a dare le regole. Siamo noi a dover dare il buon esempio; e siamo noi adulti, più spesso di quanto si creda, a dover essere messi in guardia dinanzi ai pericoli del web.
Il web, infatti, è il contenitore di una gigantesca conversazione che spesso degenera in discorso di odio, colpendo in particolare le persone più vulnerabili, per età, per fragilità emotiva, per ragioni legate alle origini, alla religione, all’identità di genere, all’orientamento sessuale, alle condizioni socioeconomiche, all’aspetto esteriore.
Il cyberbullismo
Strettamente correlato al tema dei discorsi d’odio è il cyberbullismo. Di che si tratta? Con “bullismo” si definiscono tutte quelle situazioni caratterizzate da volontarie e ripetute aggressioni mirate a insultare, minacciare, diffamare e/o ferire una persona (o a volte un piccolo gruppo). Si tratta, pertanto, di una serie di comportamenti ripetuti nel tempo: quando queste vessazioni vengono fatte online, diventano cyberbullismo.
Il mondo sportivo, proprio per il suo ruolo di generatore di benessere e valori sani tra i giovani, deve essere tenuto alla larga da questi fenomeni. Le cronache, infatti, ci dicono che anche lo sport non è immune dalla violenza, sia in campo che nella vita virtuale: odio in campo, insulti razzisti, scontri tra tifosi, parole d’odio sul web mirate a colpire e ferire l’altro solo perché appartenente ad una squadra avversaria o per il colore della pelle. Abbiamo già detto come lo sport rappresenti un’alternativa salutare alle troppe ore passate davanti agli schermi. Lo sport fa bene al corpo e alla mente e aiuta a prevenire fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo. È importante però che anche nelle comunità sportive si faccia attenzione a condividere e promuovere i valori del bel gioco. In questo senso risultano cruciali ruolo e responsabilità degli adulti –allenatori, dirigenti sportivi, genitori –a partire dagli spogliatoi per arrivare al campo da gioco. Cosa possiamo fare dunque, come Istituzioni, media, rappresentanti della comunità sportiva e dell’associazionismo, per contrastare questi fenomeni? Sensibilizzare la comunità sportiva verso tematiche così importanti, quali appunto la violenza in rete, è il punto di partenza per la promozione e diffusione dei giusti valori dello sport, dall’accettazione della sconfitta alla non violenza verbale e fisica, passando per il rispetto assoluto del proprio avversario.
Le attività del Corecom Lombardia
Il Corecom Lombardia è attivo da anni nella promozione di momenti formativi, online e in presenza, rivolti a varie categorie di persone, tra cui anche le comunità sportive del territorio. Di grande importanza, per arginare il problema, è stata la firma di un Protocollo di Intesa con il CONI Lombardia per diffondere e promuovere i valori del bel gioco nelle comunità sportive lombarde. Perché quello della media education è un tema fondamentale per la crescita dei nostri ragazzi e ci riguarda tutti: dall’educazione e dalla sensibilizzazione dei giovani passa la nascita dei futuri campioni, sia nella vita che nello sport.
Il mondo sportivo deve essere un punto di riferimento anche nella crescita educativa dei nostri ragazzi ed è una missione che il Corecom Lombardia persegue con entusiasmo. Non dimentichiamo che ascoltare i giovani e orientarli verso buone prassi è un dovere di tutti, Istituzioni e cittadini.
*Presidente del Corecom Lombardia
Un video per parlare ai giovani: sport e ironia contro il bullismo
Educare attraverso lo sport è l’obiettivo primario del Centro Sportivo Italiano, che mette la formazione dei giovani e il loro benessere sempre al primo posto. Con l’intento di porre un freno a bullismo e cyberbullismo, fenomeni purtroppo diffusi tra ragazzi e ragazze, il CSI ha avviato una collaborazione con “Cartoni Morti” per la realizzazione di un video in grado di parlare a giovani e adulti di queste tematiche. Affrontarle, infatti, è senza dubbio necessario, e la vena umoristica del content creator e divulgatore Andrea Lorenzon è utile a veicolare il messaggio. La produzione di questo video, già disponibile online, rientra nel progetto “Net. Oltre le reti”, finanziato da Sport e Salute S.p.A. e dal Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’iniziativa progettuale, il cui nome deriva dagli sport di racchetta che ne costituiscono il cuore e con i quali si vuole frenare l’abbandono della pratica sportiva, desidera coinvolgere i giovani in attività di sensibilizzazione sui temi del bullismo e del cyberbullismo, dando voce anche ad iniziative volte a promuovere rispetto e tolleranza e rivolgendosi ad operatori sportivi e famiglie, perché sappiano cogliere i segnali di disagio che si palesano in chi è vittima di bullismo.