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La leggenda del green

Biopic di Maurice Flitcroft, un bizzarro giocatore di golf che da dilettante ha preso parte, con risultati improbabili, a tornei professionistici. Un film di uno sportivo ingenuo che, tra humour e commozione, non ci fa perdere la speranza di una buca al primo colpo

di Andrea Barbetti

C’è Forrest Gump in Inghilterra! Dimenticate però Tom Hanks, gli States e il film di Zemeckis e venite con noi al Formby Golf Club, anno 1976, mentre al suo tee shot nelle qualificazioni dell’Open Championship si accinge Maurice Flitcroft, professionista. Almeno così è scritto sul modulo d’iscrizione.

A vederlo con scarpe di plastica, cappello da pesca e un set di bastoni chiaramente acquistati per corrispondenza, diremmo invece che non ha mai tirato un colpo in vita sua.

Bingo, che occhio! Il nastro riavvolto riporta infatti alla storia di un quarantenne gruista dell’anglonord alle prese con un cantiere d’operai in possibile esubero, ma convinto da sempre che ai sogni si debba dar corpo. Lo zapping notturno gli suggerisce la futura carriera: il golf.

Nascono così l’ancora imbattuto peggior punteggio delle qualifiche dell’Open Championship ed una serie d’esilaranti sotterfugi e travestimenti con cui il nostro protagonista prova ad aggirare la marcatura serratissima di Keith Mackenzie, l’allora segretario del Royal and Ancient.

Dall’omonimo libro di Scott Murray, “The phantom of the open” è l’esilarante biopic del talentuoso regista Craig Roberts – un po’ Ken Loach, un po’ Mike Leigh – sul dilettantesco ed ingenuo gaglioffo Maurice Flitcroft, diventato sul finire degli anni Settanta un personaggio non secondario di popolari rotocalchi britannici.

Però è anche la storia di un padre di famiglia innamorato di moglie e figli, disastroso visionario di galassie lontanissime, idolo casuale di quanti tra noi Fantozzi scendono in campo con mutandoni orribili per regalarsi un quarto d’ora di celebrità sportiva, nonostante l’economia ci dichiari fuori mercato.

Il motto di Flitcroft, “la pratica porta alla perfezione”, è smentito da ogni putt, pull, punch shot che un suo legno o ferro esegue. Ma non importa: il film è puro godimento, con molto humour e qualche attimo di commozione, anche grazie alla magistrale interpretazione di Mark Rylance.

Ora, a distanza di quasi cinquant’anni, non resta che trovare un altro impertinente gruista del Nord inglese per dare a noi dilettanti della domenica la speranza di una buca al primo colpo. Ne abbiamo bisogno, e pazienza se mancherà della grazia che piace a quelli che non sbagliano mai. Questo fastidioso bunker sabbioso che ci allaccia le caviglie non potrà fermarci per sempre!

LA LEGGENDA DEL GREEN

Regia di Craig Roberts con Mark Rylance, Sally Hawkins, Rhys Ifans, Jake Davies Genere Biopic Sportivo Gran Bretagna, 2021, durata 106 minuti.

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