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Sott’acqua anche lo sport
from Stadium n. 6/2023
by Stadium
Tanta solidarietà e partecipazione per sostenere i Comitati CSI colpiti dall'emergenza
Il post-alluvione in Emilia-Romagna: un resoconto dettagliato dal presidente del Comitato CSI di Reggio Emilia, Raffaele Candini
di Alessio Franchina
Ad alcuni giorni dalla disastrosa alluvione in EmiliaRomagna, abbiamo chiesto a Raffaele Candini, presidente del Comitato regionale CSI dell’EmiliaRomagna, di raccontarci com’è la situazione oggi e quanto l’allagamento abbia inciso anche sulle strutture, attrezzature e attività sportive. Queste le sue parole.
«La situazione post alluvione è drammatica: grande devastazione a macchia di leopardo. Faenza, Forlì, Cesena, Ravenna, Lugo e Conselice molto colpite, la zona turistica della Riviera per fortuna un po’ meno. Per quanto riguarda specificatamente le strutture sportive, purtroppo la conta dei danni è ancora in corso. Naturalmente nei giorni scorsi ci si è concentrati sul togliere il fango, spalare, pulire… ripristinare utenze, acqua, luce, gas, internet… recuperare le automobili, rendere praticabili le strade. La situazione degli impianti sportivi è naturalmente passata in secondo piano, pertanto non è ancora ben definita. Quello che sappiamo per certo è che molti campi da calcio, nelle zone allagate, sono completamente da rifare: sia perché negli spogliatoi è entrata l’acqua, ma soprattutto perché un prato, dopo che viene sommerso per tre settimane da un metro di fango che diventa roccia dura, non può più essere ripristinato, diventa sconnesso, l’erba è morta. Insomma, il numero dei campi da calcio da rifare sarà, in misura assolutamente ben pronosticabile, di alcune decine.
Le palestre – penso ad alcuni palasport come Faenza, ad esempio, ma non solo – sono state in molti casi usate anche per affrontare l’emergenza, quindi per l’accoglienza dei profughi e degli sfollati, di tutte le persone in difficoltà, oppure per la distribuzione dei beni di prima necessità.
Non c’è in realtà ancora una mappa esatta dei danni. La Regione sta facendo adesso un censimento, attraverso i Comuni, delle strutture che risultano inagibili, inutilizzabili… Perché, al di là del fatto che alcune strutture sono andate sott’acqua, si può certamente prevedere che anche altre, che non hanno subìto danni diretti dall’alluvione, non potranno essere utilizzate ancora per mesi, perché sono state adibite ad uso deposito o per altre necessità impellenti, quindi sicuramente lo sport – come al solito e per alcuni aspetti, in questo caso, anche giustamente – viene dopo tutto il resto, risultando assolutamente molto penalizzato.
Dicevo quindi che la conta dei danni esatta ancora non c’è, nel senso che ancora manca il censimento che la Regione sta facendo attraverso i Comuni; oltretutto naturalmente questo censimento considererà solo gli impianti pubblici, quindi ci sarà un gran numero di impianti sportivi inagibili la cui valutazione dei danni non rientra ancora in alcun tipo di censimento, perché gli impianti delle parrocchie, degli oratori, delle polisportive e delle strutture polivalenti sono ancora in una zona grigia, in un limbo informativo. È chiaro che l’auspicio è che ci siano rimborsi e ristori da parte degli enti pubblici, del Governo e della Regione al 100%, per tutti, però la situazione è ancora molto problematica e poco chiara. Quello che posso dire, per quanto riguarda i danni ricevuti direttamente dal Centro Sportivo Italiano, è che la sede e la palestra del CSI di Forlì sono andati completamente sott’acqua. La palestra del Comitato, che si trova in un seminterrato, è stata liberata dal fango solo molti giorni dopo l’inondazione, quindi il danno è estremamente significativo, anche perché, dopo che lasci materassi e materiali sportivi per dieci o venti giorni sott’acqua, questi sono completamente marciti, quindi non c’è più nulla da fare né da recuperare.
Il CSI di Forlì si stava adoperando per cercare un’altra sede anche in collaborazione con la Curia e con la Diocesi, perché prima i locali erano del seminario diocesano, quindi Forlì si è prodigato, direttamente e indirettamente coi volontari, per fare le operazioni di pulizie in questo seminario.
Dai Comitati CSI c’è stata una buonissima disponibilità ad aiutare.
Sono andate, secondo me, in una settimana, più di un centinaio di persone a turno a lavorare, tra scout di tutta la regione e tutto l’associazionismo cattolico vicino al CSI, quindi parrocchie e dirigenti di altri Comitati CSI. Insomma, c’è stata molta gente che è andata a spalare, cercando di aiutare a tirar fuori i mobili dalle strutture, cercando di pulire, di ripristinare. Il lavoro da fare resta però ancora immane. I locali del seminario diocesano di Forlì, quelli del piano terra e del piano seminterrato dove c’era tutto il materiale del CSI, risultano oggi completamente inagibili e si dovranno cercare soluzioni diverse. Anche una palestra di Gym Academy, che è una società vicina al Comitato CSI di Ravenna a Russi, è stata allagata e ha subìto danni alle attrezzature; ci sono in corso operazioni di pulizia proprio in questi giorni. Poi ci sono tutte le società sportive per le quali, anche lì, in realtà un censimento esatto di quanto è successo è ancora in corso e non abbiamo ancora dati certi. So di molte palestre o altri campi da calcio con grandi danni alle attrezzature. Ad esempio, una palestra di Forlì che si occupa di ginnastica artistica ed è affiliata al CSI ha subìto danni per attrezzature ginniche per oltre 400/500 mila euro. Casi come questo rappresentano un grande problema che si potrà risolvere solo attraverso l’intervento delle istituzioni pubbliche con ristori nazionali, perché, per quanto possano fare le raccolte fondi, gli angeli del fango, le raccolte di generi di prima necessità, per problematiche di tale entità questi interventi sono assolutamente insufficienti.
Ora come ora servono ancora persone che diano una mano su pulizie, su ripristini e sistemazioni. La raccolta di beni di primissima necessità fortunatamente non ha più la stessa urgenza. Però l’emergenza cambia tutti i giorni... ed è emergenza proprio per questa ragione: un giorno ti servono gli spalatori, il giorno dopo il fango si è seccato e non si riesce più a spalare e quindi servono le ruspe, poi, dopo che hai ruspato, bisogna portare i mobili in discarica, poi ci sono da ripristinare le linee elettriche, gli impianti termici… quindi insomma, l’emergenza cambia quotidianamente. Di sicuro la solidarietà si è vista e si è sentita. Anche con il CSI nazionale è stata fatta una raccolta fondi per aiutare. Ci è arrivata qualche richiesta da grandi società sportive di poter contattare le società sportive alluvionate per poter fare opere di solidarietà e beneficenza direttamente con loro.
I dati esatti del nazionale su quanti soldi abbiamo raccolto e come li useremo ancora non li abbiamo, ma il 19 giugno si è tenuto un consiglio regionale alla presenza del presidente nazionale Vittorio Bosio, per discutere anche questo, affrontando, un po’ più a freddo, tutto il tema legato all’alluvione e alla ricostruzione, sportiva e non».