Stampa Italiana Economia Blu Numero 0 Anno 1

Page 1

#acquacoltura #ricerca #trasporti #pesca #turismo #formazione #porti Un MARE di opportunità Stampa Italiana BluAnno 1 N. 0novembre 2022Supplemento bimestrale della testata giornalistica Stampa ItalianaCopia gratuita STAMPA ITALIANA Economia Blu

STAMPA ITALIANA

Economia Blu

Stampa Italiana Blu Anno 1 N. 0 - novembre 2022

Supplemento bimestrale della testata giornalistica Stampa Italiana Registrazione Tribunale di Roma N. 174 del 17 dicembre 2019

Proprietario e direttore responsabile: Andrea Nicosia

Editore: Si Informa Srls Sede legale: Via Domokos, 4 20147 Milano P. Iva: 11304160960 Pec: siinformasrls@legalmail.it

Direttore editoriale: Valentina Flacchi

Vice Direttore editoriale: Mario Caprini

Pubblicità: segreteria@stampaitaliana.online

Collaborano: Domenico Cavazzino, Silvia Gambirasi, Nicodemo Lanti, Giuseppe Motisi, Leonardo Nesi, Lorenzo Scalia

Art director e progetto grafico: Stefano Salvatori

Sede operativa: Piazza Augusto Imperatore, 32 00186 Roma

Sito internet: stampaitaliana.online Mail: redazione@stampaitaliana.online

Stampa: L’Istantanea srl Via Merulana, 213-214 00185 Roma

Prezzo di copertina: Gratuito Mandato in stampa il: 14-11-2022

BLUE ECONOMY Tutti i numeri di un settore in ripresa

Quello della blue economy è un nuovo ap proccio sostenibile a un modello di svi luppo economico legato, come facilmen te intuibile, all’acqua e, in particolare, al mare. Si tratta di una branca della green eco nomy, da cui prende le tematiche inerenti la sostenibilità e le energie rinnovabili. Attual mente, questo settore conta circa 225mila at tività, di cui poco meno dei due terzi legate al turismo. Un dato che emerge da un’analisi sul X Rapporto dell’Economia del Mare, sviluppa to dal Centro Studi Tagliacarne per la Camera di Commercio di Frosinone e Latina, Informare e Unioncamere. Anche le imprese della blue economy hanno sof ferto durante la pandemia. Tut tavia, seppure i livelli pre-Covid siano ancora lontani, il settore nel 2021 è tornato a crescere. Rispetto all’anno precedente, infatti, si è registrato un aumento della ricchezza pari al + 9,3 per cento. Un dato che porta a quasi 56 miliardi di euro il valore aggiunto generato dalle imprese del settore. In questo contesto, le aziende del Lazio sono al vertice come numero (15,5 per cento) con Ro ma come prima tra le province, grazie a quasi 30mila aziende nel settore (13 per cento).

I NUMERI DELL’ECONOMIA BLU - Il rapporto analizza quale è la salute del setto re e la distribuzione delle aziende della blue economy sul territorio. Le tre regioni sul po dio sono Lazio, Campania e Sicilia che con centrano oltre il 40 per cento delle imprese del mare. Nel dettaglio delle province, Roma guida la classifica con 29.728 realtà, seguita da Napoli (22mila aziende) e Venezia (9.526).

A trainare l’economia del mare in Italia è il turismo, con i servizi di alloggio e ristorazione tra i più presenti. Emerge, infatti, che sono ben 107mila le imprese che, unite alle attività spor tive e ricreative (33.684 imprese), rappresenta no il 62,4 per cento dell’imprenditoria della blue economy. Subito dopo troviamo il setto re della pesca, con la filiera ittica che registra 33.601 aziende (15 per cento), seguito dalla cantieristica con 28.489 imprese (13 per cento). Per quanto riguarda la diffusione delle aziende in Italia, la distribuzione sul ter ritorio è ovviamente influenzata dalla vicinanza o meno al mare. Infatti, ben 107.568 imprese, pari al 47,9 per cento, si trovano al Sud Italia. Segue il centro con 58.755 aziende (26,2 per cento), mentre in coda troviamo il Nord est e il Nord ovest con, rispettivamente, 33.300 (14,8 per cento) e 25.055 (11,2 per cento) imprese. Tuttavia, se nel Centro e nel Sud Italia abbon dano le imprese inerenti i servizi di alloggio e ristorazione, è nel Nord est dove la filiera ittica presenta numeri superiori alla media.

SEGNALI INCORAGGIANTI - Questi dati, uniti agli importi prodotti nel 2021, fanno ben sperare per il futuro. Come ricorda Gaeta no Fausto Esposito, direttore generale del Cen tro Studi Tagliacarne, «le buone performance del settore turistico e della logistica, due com ponenti molto importanti per l’economia del mare, inducono a ritenere che anche nel 2022 ci saranno risultati molto incoraggianti che porteranno il settore a superare, già quest’an no, i valori del 2019».

marittimo meno inquinante di Giuseppe Motisi 20

Università delle Marche Pesca e acquacoltura: due strade, un traguardo di Domenico Cavazzino 22

Formazione Tre nuovi dottorati alla Bicocca di Milano di Silvia Gambirasi 23

3
Sommario Sealogy «Al centro l’intera economia del mare» di Lorenzo Scalia 4 Campania Plastica Bye bye polistirolo di Giuseppe Motisi 6 Comune di Goro (Ferrara) Musei e ciclabili per rilanciare il turismo di Lorenzo Scalia 7 Infrastrutture Porti e sostenibilità: un binomio indissolubile di Domenico Cavazzino 8 Nuovi “mostri” Chi sta colonizzando il Mar Mediterraneo? di Leonardo Nesi 10 Cirspe Il futuro della pesca passa dai giovani di Domenico Cavazzino 12 Ostriche made in Italy Le nuove frontiere dell’acquacoltura di Giuseppe Motisi 17 Fercam Carburanti alternativi, ricerca e solidarietà di Lorenzo Scalia 18 Grimaldi e Amazon Trasporto

SEALOGY

Andrea Moretti: «Al centro l’intera economia del mare»

Un evento al servizio della Blue Eco nomy. In esteso di «tutte le attività umane che utilizzano il mare, le co ste e i fondali come risorse per atti vità industriali e lo sviluppo di servizi, inserite in un’ottica di sostenibilità ambientale». Ecco Sealogy, una fera dal respiro inter nazionale che è arrivata alla seconda edizione diventan do, in tempi record, un ap puntamento fsso per il set tore, sia per i player privati che per le istituzioni pub bliche italiane e straniere.

DATI - Il successo, come detto, è stato im mediato, rapido e riconosciuto all’esterno. I numeri della prima edizione – anticipata tra l’altro dalla Digital Preview del 2020 – parla no da soli: 3250 presenze, 20 Paesi UE rap presentati, 8 extraeuropei, 80 iniziative con vegnistiche e 380 relatori. In prima fla anche startup e aziende consolidate che hanno a cuore un’eccellenza italiana e continentale:

il blu sotto ogni forma. Insomma, il mare più o meno è sempre lo stesso, ma l’approccio al concetto di “blue“ sta cambiando. Il merito è anche di Sealogy, un appuntamento che «promuove e valorizza l’am biente marino, divulga ten denze, innovazioni e buone pratiche, nel pieno rispetto della tutela e salvaguardia dell’ecosistema marino e del lo sviluppo sostenibile».

LA CASA DI SEALOGY

- Ferrara Expo è il luogo dove va in scena la manifestazio ne. Si tratta di un quartiere feristico progettato dall architetto ittorio Gregotti. Si sviluppa su un’area di 26.000 mq che comprende 6 padiglioni e 4 corpi servi zi. Ferrara Expo, oltre a Sealogy, ospita altri eventi importanti come per esempio il Sa lone del Restauro. Andrea Moretti è il pre sidente di Ferrara Expo. L’abbiamo intervi stato mettendo il focus sulla tre giorni che accende un faro sulla Blue Economy.

Dove e quando nasce l’idea di Sealogy?

STAMPA ITALIANA Blu 4
Intervista al presidente di Ferrara Expo che ripercorre la storia della manifestazione e ne traccia le prospettive
di Lorenzo Scalia
«L’idea nasce con l’obiettivo di valorizzare le eccellenze dei nostri territori»

«L’idea nasce a Ferrara nel 2018 con l’obietti vo di valorizzare le eccellenze dei nostri ter ritori. Si comincia da qui a costruire un even to dedicato all’universo mare, all’interno del quale i suoi prodotti ne sono i principali pro tagonisti, rappresentati dall intera fliera, con particolare riferimento a molluschi e frutti di mare provenienti dall area geografca ospi tante l’evento: il Medio e Alto Adriatico. Nel maggio 2019 fu presentata dalla Regione Emilia-Romagna la prima edizione di que sto progetto allora denominato come “Fiera del Mare in Italy”. La presentazione avvenne presso il Seafood Expo Global di Bruxelles, la fera mondiale dei prodotti del mare, all in terno del Padiglione “Casa Italia” del Mini stero per le Politiche Agricole, Alimentari Fo restali e del Turismo».

Un inizio niente male… «Già, da questa esperienza nacque Sealogy che si differenzia da Seafood perché pone al centro l’intera economia del mare mirando a divenire l’appuntamento europeo di rife rimento per tutta la Blue Economy. Sealogy offre al settore momenti di in contro e opportunità commer ciali, stimolando occasioni di scambio, confronto e condivi sione delle esperienze tra gli attori delle diverse fliere. n luogo dove tutti i soggetti pos sono interagire e confrontarsi nonché trovare occasioni per avviare contatti e sviluppare opportunità di business».

Sealogy, quindi, è l’agorà della Blue Economy?

«Se nell’antichità l’agorà era il centro, ol tre che economico, anche morale e sacro della città, oggi Sealogy è sicuramente il punto di riferimento per le profes sioni del settore della Blue Economy, ma anche il luogo e il momento in cui le eccellenze della scienza e del la tecnica legate ai mari si incontrano, attivando un confronto che ha come obiettivo quello di mettere sullo stesso tavolo valori e conoscenze condivisi in modo da disegnare le linee guida e le strategie per la valorizzazio ne commerciale e per la tute la dei nostri mari».

Puntare sulla Blue Economy può essere la strada per il rilan cio dell’Italia?

«Può certamente essere una delle più belle strade per puntare al rilancio dell’Italia e al la valorizzazione di quelle che sono le nostre eccellenze. Questo, fra l’altro, è un obiettivo che dovrebbe essere perseguito in maniera pi consapevole ed effcace a tutti i livelli e su tutti i settori commerciali ti pici del nostro Paese. In più, lo studio e l’approfondimento del la scienza legata ai nostri mari rappresenta il volano per con tribuire al risanamento dei mari e allo sfruttamento consapevole delle sue risorse, in linea con le migliori pratiche volte a salva guardare l’ambiente e a perse guire gli obiettivi dell’Agenda 2030».

Quali sono le prospettive per il futuro della fera?

«Sealogy punta a crescere nella qua lità specializzandosi su tema tiche specifche che possano coinvolgere aziende e impren ditori impegnati nella grande economia del mare. La parteci pazione attiva delle istituzio ni – come ad esempio la Com missione Europea, unitamente a quella del mondo universitario e un comitato scientifco di par ticolare prestigio – ci permetterà di caratterizzare ulteriormen te questo evento rimanen do aggiornati su ogni pos sibile evoluzione della Blue Economy a livello normativo, di mercato e scientifco .

In apertura un evento Sealogy, © Giacomo Brini da ufficio stampa MGP & Partners”.

Sopra, prelibatezze cucinate con prodotti del mare alla fiera Seafood.

Sotto, il presidente di Ferrara Expo, Andrea Moretti

5
«Puntiamo a crescere nella qualità coinvolgendo aziende e imprenditori»

CAMPANIA PLASTICA

Trasporto e conservazione dei prodotti ittici: bye bye polistirolo

Non un semplice box per il trasporto del pesce, ma un contenitore in materiale riciclabile che si appresta a rivoluzionare la logistica del comparto ittico: è DuWo

Le rivoluzioni, si sa, partono dai piccoli gesti, incluse quelle che cercano di cambiare il destino dell’ambiente marino assediato dai rifuti generati dall uomo, a cominciare da plastiche e micropla stiche. In questo caso, tutto inizia da una situazione sotto gli occhi di tutti: come ridurre la marea di polistirolo che galleggia lungo ampi tratti del le coste italiane? «Cominciamo con il cambiare le abitudini dei pescatori nel trasporto e nella commercializ zazione dei loro prodotti», è stata la proposta di Campania plastica, azien da di Salerno specializzata in packa ging, che nel 2010 ha ideato e brevet tato il classico ‘uovo di Colombo’: la cassetta DuWo in plastica riciclabile, dotata di microchip per l identifca zione dei prodotti ivi alloggiati.

Da quel lontano 2010 la diffusione del contenitore made in Campania, ideato da Dante Mele, è stata costan te e crescente in numerose marinerie, dal nord al sud della penisola, e ha portato da un lato a un concreto ri sparmio per gli operatori, che grazie alla robustezza della DuWo hanno ri dotto il numero delle cassette impie gate per le loro necessità lavorative,

dall’altro ha diminuito il quantitati vo di rifuti plastici nel editerraneo. Ma vediamone da vicino le caratteri stiche con un’intervista che abbiamo realizzato con il responsabile vendite di Campania plastica, Alfonso Raiola.

ADDIO AL POLISTIROLO -

«Una cassa DuWo riesce a sostituire 1.500 casse di polistirolo», spiega il direttore commerciale di Campania plastica, dando la chiara idea del ri voluzionario impatto sulle abitudini dei pescatori (e i conseguenti benef ci per l’ambiente) generato da un ge sto semplice come quello di cambiare gli oggetti per il trasporto dei prodot ti ittici.

Per quanto concerne i dettagli co struttivi «la DuWo è realizzata con materiale vergine di prima scelta PP 05 di lunga durata, idoneo al contat to alimentare e anti UV, ed è palet tizzabile (impilabile, ndr) secondo le direttive europee. Inoltre, grazie a un microchip affogato all’interno di ogni cassetta, permette la tracciabilità del pescato, potendo interfacciare que sto microchip con qualsiasi sistema informatico per dare appunto certi fcazione del contenuto della cassa. Le casse possono quindi essere lette a blocchi per controllare cosa va in ma

riciclabile

ittici.

re e cosa ritorna», spiega Raiola.

Degno di nota è poi il ‘destino’ del le cassette una volta concluso il loro utilizzo: «Il materiale con cui sono costruite le u o a fne vita viene ri ciclato per realizzare altri manufatti», precisa il direttore di Campania pla stica, aggiungendo che i benefci di questa cassetta sono molteplici, e non solo per l’ambiente: è infatti un con tenitore a rendere e sui pescherecci e nei magazzini ha una minore occupa zione di spazi, essendo accatastabile; inoltre non è frammentabile e galleg gia ed è garantita per essere impiega ta in oltre 1.500 pescate».

Ma gli impieghi di DuWo non si fer meranno al solo settore ittico. «In futuro sono previsti ulteriori forma ti univoci delle cassette che potran no essere utilizzate per altri settori alimentari», conclude il direttore di Campania plastica. «Se un contenito re a rendere sarà consegnato ad un ri storatore, lo stesso potrà dare il vuoto, ad esempio, al fornitore di mozzarelle, il quale a sua volta potrà fare lo stes so con il fornitore di frutta e verdura, e così via. In sintesi, una sola cassetta DuWo eliminerà una serie di packa ging a perdere e ridurrà la presenza di plastica nella catena distributiva del settore agroalimentare».

6
STAMPA ITALIANA Blu
A sinistra, Dante Mele l’inventore delle cassette di plastica per contenuti Qui accanto, una cassetta DuWo

GORO, IL SINDACO: «Musei e ciclabili per rilanciare il turismo»

Nella zona del porto sorgerà uno spazio permanente incentrato sull’acqua e il mare, in centro storico ci sarà una galleria dedicata a Milva

Acqua e natura. Stando ai dati del sito uffciale del comune di Goro, alla voce territorio si legge che la superfcie li uida è superiore rispetto a quel la della terra i 2824 ettari di mare e fume superano i 2407 ettari calpe stabili. el resto, l economia del bor go è sostenuta al 90 per cento dalla mitilicoltura e dalle cooperative che lavorano su un eccellenza del made in Italy. Goro è un paradiso terreste. bitato da cervi e animali ac uatici. Circondato da boschi, valli, canneti e lagune. Un posto ideale per le cop pie, ma anche per famiglie, che ma gari vogliono staccare la spina dal caos delle città. In vetrina, poi, c’è il Parco del Delta del Po, eletto dall’U nesco atrimonio dell manità.

PRIMA CITTADINA - Il sinda co di oro risponde al nome di a ria Bugnoli, conosciuta anche come ari a. la prima donna a ricoprire la massima carica nella lunga storia del paese in provincia di Ferrara. «Il primo anno da sindaco è stato molto impegnativo però ricco di soddisfazioni. Se prendo le giornate una ad una direi che sono lunghe e pesanti, ma poi mi guardo indietro e dico che l’anno è volato. Ci sono sempre tante uestioni da risol vere, problemi, diffcoltà che fanno

parte del gioco e incontri, per il tem po scivola via veloce. Rifarei tutto da capo, mi ricandiderei senza pensarci due volte. se ripenso al momento della proclamazione mi sembra ieri . ugnoli è anche mamma e sul brac cio ha un tatuaggio dedicato al fglio con su scritto Il meglio deve ancora venire . a vale anche per oro e per il nostro territorio. Credo che bisogna sempre pensare positivamente e non accontentarsi n fermarsi. Si pu sem pre fare di pi , sottolinea il sindaco.

PNRR - In Italia, da nord a sud, spes so i piccoli comuni combattono con i centesimi di euro per far uadrare i conti. Goro, grazie ai fondi del Pnrr, ha già vinto due bandi (da circa un milione e mezzo cia scuno) e pre sto avrà delle nuove “attra zioni“, utili per incentivare il turismo. b biamo già iniziato tutte le pro cedure del caso presentando un arti colato progetto per la rigenerazione del nostro borgo , sottolinea ugnoli . ra le diverse cose che si faranno mi

preme sottolineare la costruzione di due musei nella zona del porto ne sor gerà uno sull ac ua, il mare e uindi lla marineria, mentre in centro storico avremo un museo dedicato a ilva, un personaggio di Goro noto a livello in ternazionale. i auguriamo uno svilup po turistico rilevante . altro bando, vinto e portato a casa sotto il mandato del sindaco ugnoli, riguarda la messa a punto di due piste ciclabili. «Una in particolare sarà stupenda conferma la prima cittadina perch da orino por ta fno al faro. Stiamo parlando di un sentiero non asfaltabile, siamo in zona protetta dall’Unesco, dentro una riserva naturale, dove per cin ue chilometri hai il mare da una parte e il Po dall’altra. In sostanza, sembra di camminare sul le ac ue. ome detto, arriva al Faro, su una spiaggia, al cui interno c’è un ristorante, e nelle vicinanze si trova anche uno stabili mento balneare. altra ciclabile, inve ce, collegherà la estra o e arriva fno a errara .

7
di Lorenzo Scalia
STAMPA ITALIANA Blu
Sopra, vista del faro di Goro dall’alto. Nel tondo, il sindaco Maria Bugnoli
«Bisogna sempre pensare positivo e non accontentarsi»

INFRASTRUTTURE

Po rti e sostenibilità: un binomio indissolubile

Il presidente dell’Autorità del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Pino Musolino, ci spiega perché è necessario ripensare le nostre aree portuali in ottica sempre più ecologica e quali sono i principali interventi che vedranno coinvolti i porti del Lazio

Se volessimo dar forma alla blue eco nomy non potremmo fare a meno di pensare a un porto. Le infrastrutture costituiscono uno dei settori più im portanti dell’economia del mare e i porti, in particolar modo, sono uno dei ful cri su cui si regge questo mondo. Ripensare a queste costruzioni in ottica so stenibile è la strada per guardare al futuro e rilanciare il settore.

Come ci spiega Pino Musolino, presidente dell’Autorità portua le del Mar Tirreno Centro Set tentrionale, ormai «non si può più pensare a un modello pro duttivo e a uno sviluppo nel futuro che non si regga sui principi della sostenibilità. È evidente che noi dobbiamo avere un cambio radicale proprio di mentalità, di prospetti va, di approccio che ancora non è stato fatto in larga parte della nostra classe dirigente». Secondo Musolino, quindi, è necessario un nuovo approccio, sia in Italia che in Europa, per ampliare sempre più la platea dei bene fciari e delle possibilità di chi pu vivere attorno alla blue economy e ai temi della sostenibilità in maniera signifcativa.

L’IMPORTANZA DEI PORTI - In questo contesto, aggiunge, «i porti sono un elemento fondamentale perché sono sul mare, sono un luogo di produzione, di

scambio, di innovazione incredibile e per ché sono dei contenitori importanti di idee e tecnologie. Inoltre, hanno aree da recupe rare per fare nuovi investimenti e per nuovi insediamenti produttivi senza consumare suolo, senza andare a impattare su territori in questo momento “vergini” e perché l’8090 per cento delle merci mondiali hanno circolato almeno una vol ta su una nave. uesto signifca che almeno una volta nella loro vita di prodotto hanno visto due porti: quello di carico e quello di scarico». È importante, quindi, che queste strutture, in quanto fondamentali nella creazione di catene di valore, siano all’avanguardia.

SEMPLIFICAZIONE - Tuttavia, per rag giungere risultati sul lungo periodo è neces sario intervenire quanto prima sul tema del le norme e della semplifcazione giuridica. Il presidente Musolino ricorda come dei passi avanti, in questo senso, siano stati fatti dal governo Draghi, ma nonostante tutto «anco ra oggi viviamo in un ambiente di contrad dizioni. na norma viene semplifcata e due vengono complicate. Quindi abbiamo biso gno di un’organicità di visione che ci per metta effettivamente di spiegare a terra tut ti i cavalli che potenzialmente abbiamo nel motore e ancora non siamo in grado di farlo».

STAMPA ITALIANA Blu 8
di Domenico Cavazzino
«È necessario un cambio di mentalità»

Uno dei problemi, prosegue Musolino, riguar da il tempo per realizzare un’opera infrastrut turale. «Se ad esempio l’effetto moltiplicatore di un euro investito in infrastrutture portuali è 2,7 spiega signifca che sono soldi pubblici ben spesi, perch si crea valore una volta fnita l’opera. Però, se si pensa che al tempo stesso la media di realizzazione nel nostro caso è di 11,5 anni, ecco che il vantaggio dell’ef fetto moltiplicatore viene eroso dal fattore tempo. Dobbiamo es sere consapevoli di questi dati che impattano la qualità e l’economia del nostro Paese e allo stesso tem po ricordare la capacità che abbia mo di creare sana e buona occupa zione. Non tanto e non solo per gli italiani di oggi, quanto per quelli del futuro».

UNO SGUARDO ALL’EUROPA - In que sto senso, cambiare marcia è possibile e non richiede neanche particolare ingegno. Baste rebbe semplicemente osservare cosa è stato fatto in altre realtà e importare le pratiche che si sono rivelate più vantaggiose. Sono molti, infatti, i porti in Europa da cui prendere spun to. «Se guardo i nostri amici europei, che quindi seguono le stesse norme comunitarie – ricorda Musolino – vedo Paesi come il Belgio, l’Olan da e anche la Spagna, che nell’ultimo periodo soprattutto sui temi portuali hanno fatto pas si da gigante importanti. Tutti questi Paesi si muovono a una velocità maggiore della nostra. Allora, con umiltà e determinazione suggerisco sempre di andare a vedere quali sono le buo ne pratiche degli altri Stati, capire dove alcuni aspetti stanno funzionando meglio rispetto a noi e, se non copiando sic e simpliciter, adat tarli al nostro sistema».

I PORTI DEL LAZIO ffnch i nostri porti riescano a essere competitivi e a pro iettarsi nel futuro, è necessario che si tra sformino in veri e propri centri di economia circolare. Come per quel che riguarda il por to di Civitavecchia. Si tratta, secondo il pre sidente dell’Autorità portuale, non soltanto di un’opportunità di crescita per l’economia del territorio, ma anche di un modo per ovviare a un problema di gestione dei rifuti. Infne, il presidente usolino ci spiega quali sono i prossimi interventi nei porti del Lazio. «Stiamo facendo un importan te lavoro sia grazie ai fondi che arriveranno dal PNRR, che so no circa 182 milioni di euro, sia rispetto a dei capitali che avevamo già dal cosiddetto Fondo Infrastrutture, per la crea zione e il completamento dell’ultimo miglio ferroviario-stradale».

Tutti gli interventi coinvolgeranno sia il porto di Civitavecchia che quello di Fiumi cino e Gaeta, ma fra tutti sarà il primo che nei prossimi anni subirà una profonda tra sformazione. Da interventi di natura infra strutturale a un lavoro sull effcientamento energetico grazie alla creazione di un par co fotovoltaico. Questo sarà «collegato a un elettrolizzatore che produrrà idrogeno ver de con la possibilità di fotovoltaizzare tutti i nostri edifci e creare una comunità ener getica all’interno del porto per usare ed ef fcientare al massimo la produzione di ener gia». Questo insieme di misure, conclude Musolino, «dovrebbero permetterci di avere a breve un porto migliore, pi effciente, pi green, più sostenibile e più al servizio del territorio».

Sopra, veduta del porto di Civitavecchia.

Sotto, il presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Pino Musolino.

In apertura, il porto di Gaeta

9
«Osserviamo quali sono le buone pratiche degli altri Paesi»

NUOVI “MOSTRI” Chi sta colonizzando il Mar Mediterraneo?

Per oltre 150 anni, le specie ittiche indo-pacifiche si sono introdotte nel Mare Nostrum. Una ricerca coordinata dal Cnr-Irbim indica la possibilità che il fenomeno si estenda all’Oceano Atlantico a causa dei cambiamenti climatici

L’

area del Mar Mediterraneo è la re gione marina più invasa al mondo. Gli ultimi 130 anni, infatti, hanno visto centinaia di specie “aliene” in vadere questo mare. Le colpe van no suddivise tra l’intervento dell’uomo (con azioni come la creazione del Canale di Suez) e gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici che hanno portato nel Mare No strum pesci nativi del Mar Rosso, tramite trasporti navali o provenienti da qualche acquario privato. Inoltre, i ricercatori han no considerato anche la provenienza at lantica tramite lo Stretto di Gibilterra. infusso del clima e l au mento delle specie ittiche nel Mediterraneo sono i te mi al centro di due ricer che coordinate dall’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr. Il primo studio, recen temente pubblicato su “Frontiers in Eco logy and the Environment”, evidenzia in che modo la penetrazione di diverse spe cie ittiche dal Mar Rosso al Mediterraneo, tramite il Canale di Suez, possa in futuro estendersi all’Oceano Atlantico a causa dei cambiamenti climatici. La seconda ricer ca, pubblicata dalla rivista “Global Change Biology”, ricostruisce la storia delle inva sioni biologiche nel Mediterraneo, esami

nando le specie ittiche introdotte dal 1896.

LE NUOVE ROTTE DEI PESCI - L’a pertura del Canale di Suez, nel 1896, ha da un lato rappresentato un grande progres so industriale ed economico, ma allo stesso tempo ha infuito pesantemente sull eco sistema del Mediterraneo. Questo evento, spiega Ernesto Azzurro del Cnr-Irbim di An cona «ristabiliva un contatto tra il Mar Rosso e il Mediterraneo, permettendo a centinaia di specie esotiche, tra cui più di cento pesci tropicali, di penetrare e invadere il Mare No strum». Un fenomeno, prosegue il ricercato re, conosciuto con il termine di migrazione lessepsiana. Questo in omaggio all’inge gnere francese Ferdinand de Lesseps che realizzò il Cana le di Suez. Lo studio del Cnr, attraverso un set di modelli di distribuzione e testato su dieci specie ittiche, illustra la possibilità di una migrazione lessepsiana estesa che im plicherebbe la riconnessione degli oceani Indo acifco e tlantico, separati da milio ni di anni.

Lo studio, infatti, ricorda le segnalazio ni di alcune specie del Mar Rosso ritrovate alle porte dell’Atlantico, in prossimità dello Stretto di Gibilterra. Si tratta del pesce pal la maculato (“Lagocephalus sceleratus”), del

STAMPA ITALIANA Blu 10
di Leonardo Nesi
Il Canale di Suez ha permesso l’invasione delle nostre acque

pesce fauto ( istularia commersoni ) e della sardina di Golani (“Etrumeus golanii”). L’inva sione di specie “aliene” in un ecosistema mette a rischio le molteplici specie autoctone e i loro habitat e porta a conseguenze negative di tipo sociale ed economico. Il deterioramento am bientale e la perdita di biodiversità compor tano danni per decine di miliardi di euro ogni anno nella sola Unione Europea (secondo sti me Ispra).

Si va, quindi, verso uno scenario di omoge nizzazione biotica che rende ne cessario un intervento tempe stivo per arginare i cambiamenti climatici nel Mediterraneo e non solo. «L’emissione di gas serra in atmosfera – spiega Azzurro – sta spingendo il nostro pianeta ver so delle soglie critiche e questo studio ribadisce la necessità di accelerare l’attuazione di politi che climatiche, come concordato alla Cop26 di Glasgow e come sostenuto dalla comunità scientifca internazionale .

MIGRAZIONI ITTICHE - Per capire il presente è necessario conoscere il passato. Co sì, il secondo studio presenta una panorami ca su come si sono sviluppate le migrazioni di specie ittiche nel Mediterraneo nel corso del tempo. «Dimostra come il fenomeno abbia avuto un’importante accelerazione a partire dagli anni ’90 e come le invasioni più recen ti siano capaci delle più rapide e spettacolari espansioni geografche . omplessivamente, si parla di oltre 200 specie che, con la loro “in vasione” hanno cambiato per sempre la storia del nostro mare. Le specie entrate attraverso il Canale di Suez sono le più rappresentate e, so prattutto, quelle più problematiche. Non biso gna, però, dimenticare quei pesci che sono sta ti portati nelle nostre acque tramite trasporti

navali o dallo svuotamento degli acquari nel mare.

EFFETTI

SULL’AMBIENTE

- Attraverso questa ricerca, quindi, è possibile comprende re gli effetti ambientali e socio-economici di queste “migrazioni ittiche”. «Alcune di queste specie costituiscono nuove risorse per la pe sca, ben adattate a climi tropicali e già utilizza te nei settori più orientali del Mediterraneo», spiega il ricercatore del Cnr. «Allo stesso tem po, molti “invasori” provocano il deterioramento degli habitat na turali, riducendo drasticamente la biodiversità locale ed entrando in competizione con specie native, endemiche e più vulnerabili». Una colonizzazione avvenuta tanto rapidamente da aver già modif cato sostanzialmente l’identità faunistica del Mediterraneo. «Ri costruire la storia del fenomeno permette di capire meglio la trasformazione in atto e for nisce un esempio emblematico di globalizza zione biotica negli ambienti marini dell’intero pianeta».

La lotta ai cambiamenti climatici passa an che e soprattutto dalla salvaguardia dei nostri mari e il Mediterraneo sarà uno dei “campi di battaglia” principali.

In apertura, il pesce leone orientale (lionfish pterois volitans), noto anche come pesce scorpione.

Qui sopra, da sinistra, il pesce coniglio (siganus luridus) e il pesce armato rosso (sargocentron rubrum) .

Foto da ufficio stampa Cnr

Sotto, una varietà di pesce palla (torquigener flavimaculosus)

11
«La fauna del Mare Nostrum è ormai sostanzialmente modificata»

CIRSPE Il futuro della pesca passa dalla formazione dei giovani

Il presidente Gilberto Ferrari e i dirigenti dell’Istituto di ricerca presentano i principali progetti di lavoro e sottolineano l’importanza del turnover per il futuro del settore

Creare modelli economici avanzati puntando sull’interazione fra inno vazione tecnologica e sostenibilità. È questo il principio base su cui si fon da la blue economy. Questo concetto, elaborato per la prima volta nel 2010, si è evoluto e allargato nel corso degli anni a vari settori e, come il termine potrebbe far subito intuire, uno dei mondi a esso col legato è quello del mare e tutto ciò che vi gravita intorno. Per questo, quando si par la di economia blu, uno dei settori di riferi mento è senz’altro quello della pesca.

In questo caso, più che di settore si par la di un vero e proprio mondo: dai pescatori, all’ambiente marino e alla fauna ittica, ma non solo. In Italia a occuparsi di questo è il Cirspe (Centro Italiano Ricerche e Studi per la Pesca), cooperativa di servizi specializza ti. La società nasce nel 1979, inizialmente

con il compito di prestare servizi specifci a delle cooperative di pesca. Dal 1985 è iscrit to nell’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero dell’Università e della Ricerca e dal 1999 è riconosciuto dal ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali uale istituto scientifco per svolgere attivi tà di pesca diretta a scopi di studio, ricerca e sperimentazione. Inoltre, sin dalla sua na scita, il Cirspe risponde a esigenze formati ve, di ricerca e assistenza tecnica rivolte al mondo dell’acquacoltura, cercando di coniu gare innovazione, ambiente e tradizione in un quadro di sostenibilità e sviluppo.

Tuttavia, i compiti iniziali del Cirspe, ci spiega il presidente Gilberto Ferrari, «nasco no dalla convinzione che servisse offrire ai nostri soci, e al settore in genere, una sor ta di presidio di carattere tecnico scientifco per affrontare le sfde di un tempo che stava

12
di Domenico Cavazzino

cambiando molto velocemente. Oggi tutto ciò è chiaro ai più, ovvero che pesca e acquacol tura contengano un grado di tecnicalità molto spiccato, a tratti eccessivo. ll epoca, sul fni re degli anni ’70, non era tutta via così e l’intuizione dei nostri predecessori rappresentò la di mostrazione di una visione che è quella che dovremmo cercare di non perdere mai». Per questo motivo, dopo un periodo in cui i rapporti del Cirspe erano circo scritti perlopiù alle cooperative socie di Confcooperative, la si tuazione si è evoluta ampliandosi a operazioni con stakeholder anche di tipo pubblico.

L’EUROPA - Con il presidente affrontiamo il discorso riguardante la blue economy, so prattutto per quel che riguarda l’Europa. Da

un’importanza più marcata sul settore (con un Commissario dedicato negli anni ’90) si è passati progressivamente ad affancare la pe sca ad altri portafogli, per poi fnire ricompresa all’interno del settore dell’agricoltura. Inoltre, aggiunge il presidente Ferrari, «nel primo disegno della presidente della Com missione, Ursula von Der Leyen non si parla di pesca. Si è assistito quindi nel tempo a una riduzione progressiva dell’attenzione verso questo settore, surclassato sempre di più da un approccio eccessivamente ambientalista; un ambientalismo eccessivo che con il proposi to, sacrosanto, di tutelare l’ambiente rischia, a nostro modo di vedere, di disegnare un mondo senza pescatori. Si parla sempre poco e meno di questo settore, se non nei circuiti dedicati e tutto ciò contribuisce a indebolire sempre di più l’intera economia ittica anziché aiutarla a ripartire per difendersi dalla competizione ex tra-Ue non sempre leale». Per quel che riguar da l’Italia, invece, la novità dell’istituzione di un ministero delle Politiche del Mare (che do vrebbe riprendere i compiti del ministero del la arina ercantile attivo fno agli anni 90, quando venne accorpato all’interno del mini stero dei Trasporti) rappresenta un possibile segnale di cambiamento che «potrebbe contri buire a ricreare il necessario coordinamento fra le varie competenze legate, appunto, al mare».

FORMAZIONE - In mancanza di in terventi, infatti, il settore della pesca nel nostro Paese rischia sempre più di assot tigliarsi. «È necessario un cambio di rotta sul turnover - sottolinea Ferrari - Non sa rà Bruxelles o l’Europa a fermare le no stre marinerie, ma la mancanza di per sonale». Sono sempre meno, infatti, i giovani che scelgono di intraprende re una carriera esplorando le possibilità che offre il mare. Per invertire la ten denza «è necessario fare formazione nelle scuole direttamente su questo mondo insegnando ai giovani che fare il pescatore non è un lavoro usurante, ma un altro modo di fare impresa».

Oltre alla formazione, sono vari i percorsi del Cirspe all’interno del mondo della blue eco nomy, così come i progetti seguiti. Questi, in

In apertura, un peschereccio di ritorno da una battuta di pesca

13
«L’acquacoltura ha un grado di tecnicalità molto spiccato»
Sotto, il presidente del Cirspe, Gilberto Ferrari

fatti, si inseriscono in vari ambiti da quello biologico all’ac uacoltura fno a uello socioeconomico.

RACCOLTA DATI - Uno di questi, ci spiega il direttore Stefano Cerioni, riguarda la raccolta dati nell’ambito della pesca. Un servizio che il Cirspe, in quanto Istituto scien tifco riconosciuto dal ministero delle olitiche gricole, svolge da diversi anni insieme a università e altri Enti di ricerca (come il Cnr). «Quando uno Stato membro deve da re il proprio contributo alle informazioni nell’ambito del la pesca mette a bando, in periodi generalmente triennali, un programma di raccolta dati che vede coinvolti diversi soggetti. Dall’università che si occupa soprattutto delle in formazioni sul pesce demersale (di profondità), al Cnr, che cura una serie di attività, ad esempio, sui molluschi bival vi». Per quel che riguarda il Cirspe, invece, l’Istituto «colla bora alla raccolta dei dati nel campo dell’acquacoltura e dei grandi pelagici (come tonno o pesce spada), sia dal punto di vista della pesca professionale che per la pesca sportiva». Inoltre, aggiunge Cerioni, «facciamo una raccolta su al cune marinerie per quanto riguarda l’analisi dello sforzo sulla risorsa delle vongole in Adriatico, in particolare per le zone di Ortona e Termoli. Sono ormai tanti anni che fac ciamo questo lavoro – ricorda Cerioni – perché è proprio questo monitoraggio annuale che serve a far conoscere a livello comunitario quali sono le attività di pesca fatte da ciascuno Stato membro e a quanto ammonta la produzione. Per esem pio, nel caso dell’acquacoltura la raccolta è molto puntuale, perché ci sono informazioni legate ai quantitativi di mangime comprati, di energia prodotta e consumata, fornendo così un quadro completo delle aziende e di cosa producono».

PIANI DI GESTIONE - Tra le varie azioni del Cirspe ci sono anche i piani di gestione, mediante i quali contribu ire a gestire alcune particolari attività di pesca “sorveglia te speciali” da parte di Bruxelles. Questi fanno riferimento al regolamento europeo 1967/2006, entrato in vigore nel 2010, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo. Come ricorda Stefano Cerioni, il regolamento «rappresenta una cornice organica per la gestione della pesca nel Me diterraneo e, fra le tante attività di cui si occupa, riguarda tutta una serie di pesche cosiddette tradizionali. Queste, dato il loro forte impatto sull’ambiente, parliamo ad esem pio della pesca di specie giovanili o della cattura di specie adulte ma di piccole dimensioni, richiedono l’utilizzo di attrezzi particolari che possono presentare interazioni im portanti con l’ecostistema e che per questo necessitano di un’attenta regolamentazione (maglie più piccole rispetto a quelle regolamentari abitualmente consentite o perché l’attività di pesca avviene in prossimità della costa)». Questa regolamentazione ad hoc, sottoposta al vaglio del ministero e della Commissione europea, è strutturata in

modo da assicurare una gestione sostenibile della risorsa e un suo sfruttamento all’insegna della compatibilità con gli standard di conservazione. «Vengono monitorate le cat ture e stabiliti degli alert. Ossia, nell’istante in cui ci si ac corge che per determinate categorie i quantitativi sono al di sotto di uanto è stato fssato come standard vuol dire che la risorsa comincia a scarseggiare e quindi vanno messi in atto una serie di correttivi: sospendere la pesca, sospen derla soltanto per un periodo o per delle annualità. C’è un comitato di controllo che monitora tutto ciò e propone alle autorità competenti gli opportuni interventi, suggerendo le misure da intraprendere per far sì che la risorsa non sia sovrasfruttata».

In questi anni, conclude Cerioni, «il Cirspe dal 2011 ha scritto il piano di gestione per la pesca del rossetto (aphia minuta) nella zona di Manfredonia, che stiamo monitoran do annualmente. Sulla base di questa esperienza abbiamo avviato una serie di attività anche in Calabria per la pesca della neonata di sardina e sardinella e poi, rimanendo in te ma di specie adulte ancorché di piccole dimensioni, anche il cicirello in Sicilia».

PROGETTO CARIATI - I progetti dell’Istituto sono volti anche alla protezione dell’ambiente marino. Come per quanto avviene grazie al cosiddetto Progetto “Dissuasori Cariati”. Il piano (“Posa in opera di strutture artifciali sommerse per favorire il ripopola mento ittico e quali dissuasori contro le prati ca della pesca a strascico in zone non consen tite”) prende il nome dal comune calabrese di Cariati, in provincia di Cosenza. Qui, ci spiega il dirigente del Cirspe, Pietro Gentiloni, sono stati presi alcuni accorgimenti contro la pesca a strascico a protezione del fondale di posido nia. Spesso confusa come una normale alga, in realtà la posidonia è una pianta acquatica molto importan te per l’ecosistema marino, in quanto offre rifugio a varie specie animali e vegetali. Si tratta, quindi, di un ambiente molto sensibile per cui sono necessari degli interventi in modo da tutelarlo contro alcuni tipi di pesca come quella a strascico.

«Esistono – spiega Gentiloni – degli accorgimenti, che si chiamano dissuasori, che fsicamente bloccano la rete. e ne sono di vari tipi, a forma di massi o uncini. A Cariati c’è una prateria di posidonia che deve essere assolutamen te difesa. Nella posidonia crescono i giovanili che saranno i pesci grandi di domani. Ecco perché è importantissimo difendere quelle aree. Per questo, dopo un lungo periodo preliminare di preparazione di tutte le azioni, andremo a immergere a breve dei techno-reef, ossia delle barriere che fsicamente bloccano le reti . uttavia, a differenza di uel lo che si potrebbe subito pensare, l’obiettivo non è trovare delle reti impigliate o bloccate, bensì di fungere da deter rente. Normalmente, se si dovesse misurare l effcienza dell’azione col numero di reti impigliate questa sarebbe quasi zero. Quello che conta è la comunicazione facendo

15 STAMPA ITALIANA Blu
«Col proposito di tutelare l’ambiente si rischia un mondo senza pescatori»

Sopra, una rete da pesca per pescherecci

sapere che lì ci sono delle barriere e perciò non si può pescare». Il progetto si compone di diver se fasi. Inizialmente si parte con una fotografa sullo stato dell’arte prima dell’intervento. Si cerca di capire gli aspetti socio-economici riguardanti i pescatori, quante persone sono impiegate nell’at tività di pesca, di trasformazione e commercializ zazione del pescato. E poi quali sono, più o meno, i rendimenti medi. Poi, una volta immersi i reef si ripetono le indagini in tempi succes sivi per fare un confronto».

OSTRICHE - Un altro dei tanti progetti seguiti dal Cirspe riguarda il potenziamento del comparto dell’o stricoltura nazionale. Si tratta di un processo che vuole favorire uno svi luppo economico e di mercato carat terizzato al contempo da una piena sostenibilità ambientale e sociale. Le ostriche, infatti, nella formazio ne del loro guscio assorbono CO2, riuscendo così a “mitigare” gli effetti delle emissioni prodotte dagli stabilimenti dove vengono allevate. Inoltre, con questo progetto il Cirspe mira a contribuire al superamento dei principali ostacoli che limitano e rallentano lo sviluppo dell’ostricoltura nei vari siti dislocati lungo le coste italiane.

Tra i punti principali troviamo l’incentivazio ne di una produzione sostenibile a basso impatto

ambientale, lo scambio di esperienze e informa zioni tra i produttori, il miglioramento delle co noscenze bio-ecologiche sugli ostreidi di interesse commerciale. A questo dobbiamo poi aggiungere il supporto alla pianifcazione degli interventi ai fni della gestione sostenibile delle risorse e della tutela del territorio salvaguardando i livelli occu pazionali e i redditi degli operatori.

Nel dettaglio, tutte le operazioni si svolgono gra zie a sei unità operative sperimenta li, ciascuna delle quali è costituita da due soggetti: un’impresa acquicola e un ente di ricerca di riferimento, scelti nei comparti territoriali dove l’ostricoltura è già a un buon livello di sviluppo, cioè nelle regioni Ligu ria, Sardegna, Puglia, Marche, Vene to ed Emilia-Romagna. Un tentativo di costruire, grazie a questa articola zione, una rete nazionale trasversale tra imprese e ricerca, in un contesto di scambio e cross-contaminazione di idee e di so luzioni.

obiettivo fnale, non solo di uesto, ma di tutti i progetti del Cirspe, è quello di preservare l’am biente marino e tutti gli attori che quotidiana mente vi entrano in contatto, mostrando anche alle nuove generazioni le tante opportunità di svi luppo che offre il settore. Perché la vera perla da difendere è il mare stesso.

16
«Le nostre marinerie si fermeranno per mancanza di personale»
STAMPA ITALIANA Blu

OSTRICHE MADE IN ITALY

Le nuove frontiere dell’acquacoltura con la colla ora ione del mondo cienti co

Cozze, vongole e, perché no, ostri che! Il settore italiano dell’alle vamento dei molluschi punta ad ampliare l’offerta dei prodotti a doppio guscio puntando sulla conchiglia che più di ogni altra rap presenta raffnatezza e ricercatezza a tavola, con una doppia strategia: re cuperare la produzione tricolore del le ostriche e potenziare il comparto dell’ostricoltura nazionale introdu cendo elementi innovativi nelle fasi pre e post produzione, anche con la creazione di un database delle im prese che si dedicano all’allevamen to di questo mollusco.

GOLDEN OYSTER - È per meri to dell’intraprendenza degli alleva tori della cooperativa Sant’Antonio di Gorino che la Golden oyster, no me inglese che designa una pregiata qualità di ostrica italiana già alleva ta venti secoli fa dai Romani, torna oggi sulle nostre tavole, dopo una lunga assenza causata soprattutto dall’agguerrita concorrenza d’Oltral pe. Un’ostrica che trova il suo habitat

ideale in alto Adriatico e che la coo perativa della provincia di Ferrara ha appunto deciso di allevare seguendo un percorso di collaborazione con al cuni acquacoltori francesi, che in fat to di ostricoltura hanno sicuramente un consolidato know how. È nato così il progetto di allevamento dell’ostrica d’oro della cooperativa Sant’Antonio di Gorino, che ha messo in piedi una fliera partendo dal seme dell ostrica raccolto in Adriatico per poi passare al suo accrescimento e alle succes sive fasi di lavorazione e commer cializzazione. Il risultato è un’ostri ca completamente made in Italy dal sapore delicato, legato alle acque in cui cresce, quelle della Sacca di Goro, dove il mollusco nostrano stabula in un mix di acqua dolce e salata. «È un orgoglio per l’Emilia-Romagna e un fore all occhiello per l intero setto re, visto che la nostra cooperativa è riuscita a far riprodurre le ostriche da genitori provenienti dalla Sacca. Ca so unico nel nostro Paese, che soli tamente alleva con seme acquistato in Francia», spiega Vadis Paesanti, vi cepresidente regionale Fedagripesca Confcooperative.

IL PIANO DI RILANCIO - Le nuove produzioni di ostriche in Adria tico si accompagnano a un rinnovato interesse del mondo della ricerca per questo segmento dell’acquacoltura: il Cirspe (Centro italiano ricerche e stu di sulla pesca) è ad esempio impegna to in un partenariato di cui è capofla l’Università degli Studi di Ferrara nel cosiddetto “Piano di rilancio dell’o stricoltura nazionale”.

«L’obiettivo del progetto – spiegano i tecnici del Cirspe - è quello di poten ziare il comparto dell’ostricoltura na zionale attraverso l’introduzione di innovazioni di prodotto, processo e organizzative, mirate a favorirne uno sviluppo economico e di mercato, ca ratterizzato al contempo da una pie na sostenibilità ambientale e sociale. Ulteriore obiettivo è quello di contri buire al superamento dei principali ostacoli che limitano e rallentano lo sviluppo dell’ostricoltura nei vari siti dislocati lungo le coste italiane».

Le regioni coinvolte in questa atti vità sono quelle in cui l’ostricoltura è già ad un buon livello di sviluppo, os sia Liguria, Sardegna, Puglia, Marche, Veneto ed Emilia-Romagna.

17
Lo sbarco delle preziose conchiglie: da prodotto gourmet a mollusco sempre più frequentemente allevato grazie alla riscoperta delle specie nostrane e al supporto scientifico del mondo della ricerca
STAMPA ITALIANA
di Giuseppe Motisi
Blu

FERCAM

«Fonti rinnovabili per eliminare le emissioni della liera lo i tica»

La multinazionale altoatesina punta su una sostenibilità fatta non solo di carburanti alternativi, ricerca e innovazioni tecnologiche, ma che passa anche attraverso iniziative di solidarietà sociale, progetti di inclusione e circular economy

Via mare, terra o cielo. La sostanza non cambia. Fercam ha un macro obietti vo: puntare, nel settore della logistica, sulla transizione energetica per cam biare i paradigmi. Come? Attraverso investimenti, innovazione tecnologica, part nership, sperimentazioni e ricerca. Del resto, l’aumento del fatturato (record nel 2021) sta andando di pari passo con il consolidamen to dell affdabilità e dell effcienza, ma anche con l attenzione all ambiente. Nelle città e non solo. Per i combustibili, infatti, prosegue l’impegno dell’azienda per l’adozione di so luzioni alternative: dall’elettrico all’idroge no, dal Lng (gas naturale liquefatto) al bio gas, fno all vo (olio vegetale idrotrattato). Insomma, i veicoli della fotta stanno cam biando pelle, e a volte forma, per percorrere la strada che porta alla riduzione di emissio ni nocive. In realtà il discorso eco è molto più ampio, dato che la transizione passa dal trasporto a lunga percorrenza, dalla distri buzione urbana, e chiaramente dagli stessi impianti aziendali.

LARGA INTESA - Una delle intese più interessanti ha visto protagonisti tre attori: Fercam, Sapio e Cnr-Itae. Si tratta di un pro getto congiunto sull’intera catena del valore idrogeno che si rivolge alla decarbonizza zione dei trasporti, in particolare su Roma. Così Dino Menichetti, regional manager e

responsabile del progetto Emission Free De livery: «Nel 2021 Fercam ha avviato a Roma la fase pilota di un progetto dedicato alla ri duzione delle emissioni, con l’obiettivo di effettuare entro due anni il 100 per cento della distribuzione all interno della ascia erde della apitale, unicamente con mezzi ecosostenibili. Fercam ha inoltre siglato un accordo con il Cnr-Itae, per la consulenza sulla progettazione e realizzazione di veicoli a emissioni zero Bev e Fchev a idrogeno, e di impianti di produzione da Res, stoccaggio e distribuzione di combustibili alternativi. Il progetto è stato ideato secondo una logica ell to heel, cioè tenendo conto dell inte ro ciclo di vita del veicolo e delle modalità di produzione, trasporto e distribuzione del carburante e dell’energia elettrica. L’utilizzo delle fonti rinnovabili è determinante per la riduzione e infne per l eliminazione delle emissioni della fliera logistica e una part nership come quella appena sottoscritta con Sapio e Cnr-Itae ci consente di porre le basi per concretizzare i nostri disegni».

MEZZO SPECIALE - In quest’ottica poi va visto il test svolto da Fercam con il nuovo eDaily a idrogeno di Iveco. È un primo pro totipo di veicolo elettrico a celle a combusti bile e presentato da Iveco e undai ad an nover. Da sottolineare che Fercam ha testato il prototipo con Mtt (Massa Totale a Terra)

STAMPA ITALIANA Blu 18
di Lorenzo Scalia

da 7,2 tonnellate, confermando un’autonomia di 350 km, un carico utile massimo di 3 tonnel late e un tempo di rifornimento entro 15 mi nuti. Il veicolo ha effettuato un ritiro in centro città di Bolzano per poi raggiungere una canti na vinicola di San Michele. Dopo il rifornimen to presso l’unico distributore italiano di H2, il viaggio è proseguito verso Egna, per poi con cludersi presso la filiale di Trento.

NIKOLA TRE - Fercam è anche pionere dell’elettrificazione. Nel percorso verso la de carbonizzazione c’è la firma sull’accordo con Iveco per mettere in strada a breve il primo trattore elettrico Nikola Tre. È sia in versione elettrica (Bev) che a idrogeno (Fcev). Il mezzo era già stato prenotato quattro anni fa, adesso è diventato realtà, dopo l’annuncio presso il Sa lone Ecomondo, evento di riferimento in Euro pa per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa.

Sociale

Fercam Echo Labs

La casa della sostenibilità

Dal primo progetto a un futuro tutto da scrivere: siamo all’inizio di una rivoluzione

Una pennellata di colore sul nero dell’asfalto. Perché un conto è riempirsi la bocca di parole che vanno di moda, leggi in primis sostenibilità, economia circo lare e inclusione, un altro conto è realizzare da zero o quasi un progetto che sa di buono, di genuino, di rivoluzionario. Dal processo di innovazione della filiera logistica, infatti, è nata Fercam Echo Labs, un’impresa sociale non a scopo di lucro che sostiene iniziative con crete e scalabili. Si tratta di un laboratorio permanente che lavora a un futuro più sostenibile per le persone e per l’ambiente. Valori, obiettivi e sinergie sono i pilastri che il presidente Dino Menichetti ha voluto imprimere a Fercam Echo Labs. Del resto, il manager ne ama il coraggio, l’am bizione, la voglia di mirare a obiettivi sociali, ecologici e ambientali. Il primo progetto è già realtà: ridando vita alle assi di legno ancora integre dei pallet, è stata creata un’a rea break sostenibile, chiamata Fercam Echo Park, pres so il centro di distribuzione di Roma, offrendo tra l’altro lavoro a dei rifugiati politici. Ma siamo solo all’inizio. Per ché è in moto da oltre un anno la macchina per creare una rete con aziende, università, scuole, enti del terzo settore, territori e istituzioni al fine di costruire un futuro diverso e quindi sostenibile.

19
Sopra, Dino Menichetti, regional manager Fercam e presidente Fercam Echo Labs. Sotto, il prototipo eDaily-H2-IvecoHyundai

GR IMALDI E AMAZON Trasporto merci marittimo più e ciente meno in inante e i rapido

di Giuseppe Motisi

Dalla sinergia tra la compagnia di navigazione e l’azienda di commercio elettronico nasce un nuovo concetto di logistica, in cui il mare sostituisce l’asfalto, con minori emissioni di sostanze dannose per l’ambiente

Sostenibilità ambientale ed effcienza nel settore del trasporto merci utiliz zando le autostrade del mare. ue sta è la sintesi della partnership tra il ruppo rimaldi e mazon Sea, due delle più grandi realtà mondiali nel settore della logistica e dei trasporti, che insieme hanno fatto viaggiare nel 2022, attraverso il editerraneo, migliaia di carichi tra Italia e Spagna, evitando cos l emissione di miglia ia di tonnellate di 2.

irca la metà degli spostamenti di artico li tra i magazzini di base in Italia e Spagna sono ora effettuati via mare. Spostando ue sti prodotti con le navi invece che su strada con i veicoli tradizionali, possiamo ridurre la nostra carbon footprint su ueste rotte , di chiara elder elho, Surface transportation, vice presidente di mazon transporta tion Services. e rotte marittime rappre sentano una modalità di trasporto merci pi effciente, meno in uinante e, in alcuni casi, pi rapida rispetto ad altre alternative .

gire in modo sostenibile è per rimaldi una priorità strategica. Negli ultimi anni, il ruppo ha commissionato la produzio ne di nuove navi pi ecocompatibili, oltre a convertire la uasi totalità di uelle già esistenti, cos da ridurre il loro impatto am bientale , afferma rancesco Satariano, e cutive e account manager Short sea lines del ruppo rimaldi. Siamo stati tra i primi del settore a installare sulle navi tecnologie innovative che permettessero di spegnere i motori durante la sosta in banchina, con l o biettivo ero missions in ort . Siamo stati pionieri anche nell ordinare e ricevere navi pronte per l alimentazione ad ammoniaca. rediamo uindi che uella con mazon sa rà una partnership di lungo periodo, poich entrambi condividiamo l impegno a ridurre l impatto ambientale e, al contempo, offrire sempre pi valore ai nostri clienti .

IL FUTURO DEL TRASPORTO

UN

MARE DI SOSTENIBILITÀ

- Dal 2019 mazon utilizza le rotte marittime per movimentare gli articoli tra le sue sedi eu ropee. per raggiungere l obiettivo di zero emissioni di 2 entro il 2040, la multina zionale collabora con vettori europei come il ruppo rimaldi, vero pioniere della decar bonizzazione del trasporto via mare.

MARITTIMO er una logistica maritti ma ecosostenibile è senza dubbio indispen sabile disporre di navi con propulsori diffe renti dai motori tradizionali a gasolio, che siano in grado di garantire le medesime per formance di velocità e di carico delle versio ni con motori endotermici ma che, al tempo stesso, rilascino minori sostanze in uinanti in navigazione. l identi it delle nuove navi veloci che

STAMPA ITALIANA Blu 20

costituiscono la fotta rimaldi denominata reen 5th eneration ( 5 ), costituita da 12 natanti dotati di motori ibridi, ossia alimentati sia con il carburante tradizionale sia con l e lettricità. ultima di ueste imbarcazioni, la dodicesima, è stata ribattezzata co Italia ed è stata consegnata al gruppo partenopeo lo scorso ottobre. già entrata in servizio, an dando a completare la fotta pi ecologica che oggi solchi il editerraneo e gli oceani.

a co Italia batte bandiera italiana, è lun ga 238 metri e larga 34, ha una stazza lorda di 67.311 tonnellate e una velocità di crociera di 20,8 nodi , affermano dal ruppo rimaldi. a capacità di carico dei suoi sette ponti, di cui due mobili, è doppia rispetto a uella del la precedente classe di navi ro ro impiegate dal ruppo rimaldi per il trasporto di merci di corto raggio la nave pu infatti trasportare 7.800 metri lineari di unità rotabili, pari a circa 500 trailer e 180 automobili .

utte le navi della fotta rimaldi reen 5th eneration sono state realizzate in ina dal cantiere inling di Nan ing su progetto italiano e sono impiegate nel editerraneo e in Nord uropa nello specifco la co Italia ha anche un record particolare è tra le pi grandi ed ecofriendl unità ro ro al mondo per il tra sporto marittimo di corto raggio. na stazza decisamente imponente, che comun ue non infuisce sulle performance di contenimento delle emissioni in uinanti.

ndando a esaminare le caratteristiche di uesti avveniristici motori che spingono le eli che della co Italia e delle altre sue 11 sorelle, si trovano interessanti soluzioni tecnologiche tutte made in Ital . a co Italia è dotata di motori di ultima generazione controllati elet tronicamente e di un impianto di depurazio ne dei gas di scarico per l abbattimento del le emissioni di zolfo e particolato , spiegano i tecnici rimaldi. In pi , mentre è ferma in banchina, la nave raggiunge l obiettivo ero emission in port durante le operazioni por tuali, la co Italia utilizza infatti l energia elet trica immagazzinata da mega batterie al litio con una potenza totale di 5 h che si rica ricano durante la navigazione grazie agli shaft generator e a 350 m2 di pannelli solari . in futuro cosa accadrà pensabile una ri voluzione in mare come uella che si sta ve rifcando con le automobili nelle nostre città on le loro elevatissime performance opera tive e ambientali, le nostre navi co stanno rivoluzionando il trasporto di corto raggio in uropa , chiarisce manuele rimaldi, am ministratore delegato del gruppo partenopeo. ontinueremo a investire in uesta rivolu zione green, come confermato di recente con l ordine di altre due unità della classe 5 , in consegna entro il 2025 .

21
Sopra e sotto, dettagli della nave green Eco Valencia del Gruppo Grimaldi

PESCA E ACQUACOLTURA Due strade, un unico traguardo

Possiamo considerare la pesca e l’acquacoltura due facce del la stessa medaglia. Entrambi questi settori, infatti, si oc cupano di fornire prodotto it tico alla popolazione. Un obiettivo che, nel solco della blue economy, va perseguito sempre più in un’ot tica sostenibile, come ci spiegano la professoressa Giorgia Gioacchini (Laboratorio di biologia della ripro duzione e dello sviluppo) e il profes sor Ike Olivotto (docente di Acqua coltura e Citologia e Istologia) del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente all’Università Politecnica delle Marche.

L’IMPORTANZA DEL DIALOGO - Per coniugare pesca e sostenibilità, ci spie ga la professoressa Gioacchini, «il mondo della ricerca, gli operatori della pesca, chi si occupa delle leggi per la gestione del settore devono im parare a dialogare. Non si può andare avanti da soli. Quindi prima di tutto bisogna lavorare per fare gruppo. Poi di possibilità ce ne sono molte per ché di modi sostenibili di pescare ce ne sono tantissimi. Non è vero che la pesca non è sostenibile. Si può fa re tanta ricerca in questo campo e le amministrazioni possono avere tan to materiale su cui basare la gestione della pesca».

Come primo passo, prosegue la professoressa Gioacchini, è necessa rio «prima di tutto capire lo stato di

salute degli stock ittici. Come stanno e uanto la pesca infuisce veramen te su questi stock. Solo una volta che avremo le idee chiare e raggiunto una risposta a queste domande potremo mettere in atto delle attività per mi gliorare la sostenibilità della pesca».

MANGIMI E IMBALLAGGI -

Anche nel campo dell’acquacoltura il lavoro non manca, soprattutto se si pensa alla necessità di garantire un minore impatto organico e ambien tale. È possibile riuscirci, ci spiega il professor Olivotto, tramite diverse strategie. Ad esempio «miglio rando i sistemi produttivi e rendendoli pi effcienti, utilizzando sistemi come l ac uacoltura multitrof ca o l’acquaponica».

In merito agli interven ti più urgenti, sottolinea il professor Olivotto, va affron tata la questione dei mangimi da rendere più sostenibili. «Ci sono tanti progetti usciti negli ultimi 5 anni sulla formulazioni dei mangimi che met tono da parte tutta una serie di ingredienti sostenibili e che hanno mostrato come gli animali crescono e man tengono le qualità nutri zionali del prodotto. Biso gna però abbattere un po’ i costi di produzione di alcu ni di questi nuovi ingredien ti». Inoltre, è possibile intervenire sugli imballaggi utilizzati per l’acqua coltura «riducendo la plastica all’in terno della fliera di produzione. i sono già tutta una serie di packaging

biodegradabili che possono sostituire la plastica e fnire nell umido .

UN FUTURO INSIEME - Tutte queste strade hanno, però, un traguar do comune. Ragionando in ottica fu tura, infatti, sia la pesca che l’acqua coltura si troveranno sempre più a dialogare. «I due settori non si devono e non si possono far la guerra – sot tolinea il professor Olivotto – perché hanno un obiettivo comune: fornire alla popolazione in crescita il prodotto ittico. Quello che devono fare è venir si incontro in base alle esigen ze per trovare soluzioni reali che permettano ai due set tori di coesistere».

uesto, alla fne, po trebbe portare anche alla nascita di una nuova fgu ra professionale. «Non avre mo pi la fgura del pescato re o dell’acquacoltore – conclude la professoressa Gioacchini – ma un operatore unico che si occuperà sia di pescare in mare che di allevare sia in mare che a terra».

22
I professori Ike Olivotto e Giorgia Gioacchini dell’Università
Politecnica delle Marche spiegano l’importanza, per questi due settori dell’economia blu, di procedere uniti e ipotizzano la nascita di una nuova figura professionale
di Domenico Cavazzino
STAMPA ITALIANA Blu
Nei tondi, la professoressa Giorgia Gioacchini e il professor Ike Olivotto del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche

FORMAZIONE Come diventare esperti della PA, della blue economy e delle tradizioni vive

nuovi

C’

è un pianeta da salvare. Ca tastrof climatiche e crisi economica ce lo ricordano continuamente. i fron te all impoverimento delle risorse terrestri l unica via d uscita è una forma di produttività intelli gente che crei ricchezza rispettan do l ecosistema, proprio come fa la blue econom . a come ac uisire le competenze necessarie per di ventare professionisti dello svilup po sostenibile na risposta a ue sta domanda l ha data la icocca di ilano con l istituzione di tre nuovi dottorati di ricerca riguardan ti la pubblica ammini strazione, la blue eco nom e il patrimonio immateriale. Si tratta di corsi multidiscipli nari, in aggiunta ai 16 già in vigore, che l università statale meneghina fnanzia con i fondi del iano na zionale di ripresa e resilienza ( nrr). ccoli, uno per uno, con rispettive caratteristiche e sbocchi.

dati si rivolge a laureati magistrali e prevede 26 borse di studio. unta a formare profli ualifcati nella ge stione del capitale umano nelle pub bliche amministrazioni e manager con competenze tecnologiche, anche attraverso l utilizzo dei big data. i cocca ha stipulato accordi con le sin gole amministrazioni pubbliche per ch i dottorandi possano partecipare a progetti di ricerca sul campo.

PATRIMONIO IMMATERIALE

Infne ecco il corso in atrimonio Immateriale nell innovazione socio culturale , laddove per patrimonio immateriale s intendono le tradizioni vive trasmesse di generazione in ge nerazione all interno di una cultura, dal linguaggio, alle arti, allo spetta colo, all artigianato. oordinato dalla professoressa ranca uccoli, preve de 6 borse di studio e promuove fgure pronte a operare nell ambito della sal vaguardia e promozione del patrimo nio immateriale presso enti pubblici e privati. ra le istituzioni coinvolte nel lo svolgimento dei dottorati di ricerca, il udec ( useo delle ulture di ila no), l Icpi (Istituto entrale per il pa trimonio immateriale di oma).

PUBBLICA

AMMINISTRAZIONE - oordinato dal professor lfredo arra, il dottorato in i sorse per la nuova . . persone e

SCIENZE MARINE - Il titolo del dottorato, Scienze marine, tecnolo gie e gestione , dice tutto sulle sue fnalità. oordinato dal professor aolo alli, prevede 16 borse di studio e for ma ricercatori capaci di operare nell ambito del le scienze marine e della blue econom , i settori connessi a oceani, mari e coste. ra i suoi sboc chi ci sono la gestione di aree mari ne protette, il ripristino di aree dan neggiate da attività antropiche, lo sviluppo di energie rinnovabili oce aniche e l ecoturismo. I dottorandi potranno fre uentare istituti di ri cerca internazionali come le univer sità di arvard, ambridge, ubai e eeds e laboratori di ultima genera zione come il a enter di ila no icocca situato alle aldive.

Svolta in collaborazione con altri atenei della enisola, l iniziativa del la icocca è indiscutibilmente all a vanguardia. bbiamo colto le oppor tunità date dal nrr ha dichiarato la rettrice, iovanna Iannantuoni con l attivazione di 124 borse di studio per l anno accademico 2022 2023, 48 delle uali riservate a uesti tre nuo vi corsi. Si tratta di progetti formativi di alta ualifcazione fnalizzati a for mare professionisti destinati a diven tare i protagonisti del sistema am ministrativo, economico e culturale, locale, nazionale e internazionale, di oggi e del futuro .

23
Con tre
dottorati di ricerca, finanziati dal Pnrr, l’università Bicocca di Milano si pone all’avanguardia nella creazione di professionisti dello sviluppo sostenibile
Previste “trasferte” ad Harvard, Dubai e Maldive
di Silvia Gambirasi
STAMPA ITALIANA Blu

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.